Piroscafo
da carico di 1769,18 tsl e 870,97 tsn, lungo 84,50 metri, largo 11,10
e pescante 5,56, con velocità di 11 nodi. Di proprietà della
Società Anonima di Navigazione Tirrenia, con sede a Napoli, ed
iscritto con matricola 124 al Compartimento Marittimo di Palermo;
nominativo di chiamata IBHJ. Da altra fonte è descritto come
piroscafo misto.
Aveva
due gemelli, che analogamente ad esso recavano i nomi di città della
Libia, appena divenuta colonia italiana all’epoca della loro
costruzione: Tripoli
e Bengasi.
Tutti e tre andarono perduti in guerra per azione di sommergibili: il
Tripoli
ad opera di un U-Boot tedesco nella prima guerra mondiale, con
pesanti perdite umane, Derna
e Bengasi
ad opera di sommergibili britannici nella seconda.
Durante
il periodo 1940-1943 il Derna
navigò prevalentemente sulla linea Genova-Barcellona (forse in
sostituzione del perduto Franca
Fassio,
in servizio su tale tratta ed affondato nel 1940).
Breve
e parziale cronologia.
8
settembre 1912
Varato
come piroscafo misto nei Cantieri Navali Riuniti di Palermo (numero
di costruzione 48).
1912
Completato
per la Società Nazionale di Servizi Marittimi (SNSM), con sede a
Roma. Stazza lorda originaria 1749,39 tsl, netta 903 tsn, velocità
13 nodi (13,5 alle prove in mare).
Con
i gemelli Tripoli
e Bengasi,
è destinato dalla SNSM alle nuove linee celeri tra l'Italia e la
nuova colonia libica (per altra fonte sarebbe anche stato impiegato,
insieme al Bengasi
ed al più grande piroscafo Cagliari,
sulla linea settimanale Savona-Venezia con scali intermedi a
Portoferraio ed in vari porti della costa italiana).
1913
Acquistato
insieme ai due gemelli dalla neocostituita Società Italiana di
Servizi Marittimi (SITMAR), con sede a Venezia, che ha ottenuto la
concessione delle linee sovvenzionate dell’Adriatico e di quelle
postali celeri per l'Egitto.
26
aprile 1914
Il
Derna,
al comando del capitano
Bosio, trasporta a Venezia la bandiera del Club Canottieri "Libertas"
di Capodistria. Dinanzi all'inasprimento delle misure antiitaliane
disposte dalle autorità austroungariche, un gruppo di soci della
"Libertas" ha deciso di imbarcarsi sul Derna
per portare in Italia il vessillo della società – tessuto dalle
donne di Capodistria e donato al club canottieri, che come altre
società sportive giuliane è anche ritrovo di irredentisti – e
sottrarlo così al sequestro da parte delle autorità asburgiche.
Dopo
l'arrivo a Venezia, i soci della "Libertas" incontrano
all'Hotel
Bonvecchiati il colonnello degli Alpini Orlando Freri, cui il
presidente della società, Francesco De Almerigotti, consegna la
bandiera, su cui i canottieri hanno scritto con matita copiativa «Non
deporrem la spada / Finché a Trieste e Trento / Non splenda il
tricolor». Torneranno a
prenderlo, dicono, quando l'Istria e la Venezia Giulia saranno
italiane. (A guerra finita, nel dicembre 1918, Freri, frattanto
divenuto generale e comandante di brigata sul fronte macedone,
rivolgerà loro questo messaggio: "Sono
scorsi quattro anni dal 26.4.14 ed affine il voto dei capodistriani è
compiuto. La bandiera sacro pegno affidatomi a espressione vibrante
dei vostri sentimenti, è a vostra disposizione, La porterò io
stesso, quando con i miei ammirabili fanti rientrerò nella mia amata
Italia dalle lontane terre macedoni dove la guerra mi ha portato.
Gradiscano tutti i canottieri del Club Libertas, colla mia
ammirazione per l’esempio dato di fervida fede, il più fraterno
abbraccio di chi ammirandoli li ama").
1914-1915
Nel
periodo di neutralità dell'Italia dopo lo scoppio della prima guerra
mondiale, il Derna
è in servizio tra Trieste e Venezia: durante questi viaggi trasporta
in Italia diversi irredentisti istriani che, prevedendo la prossima
entrata in guerra dell’Italia contro l'Impero austroungarico,
espatriano – spesso con documenti falsi – per sottrarsi al
servizio militare nell’esercito asburgico e talvolta per arruolarsi
volontari in quello italiano. Il celebre irredentista capodistriano
Nazario Sauro, fuggito in Italia nel settembre 1914 e qui fattosi
promotore dell'entrata in guerra contro l'Austria-Ungheria per
annettere l'Istria e la Venezia Giulia, compie clandestinamente
diversi viaggi a Trieste con il Derna
per portare passaporti falsi onde agevolare l'espatrio di altri
irredentisti, e per mantenere i contatti tra gli irredentisti
espatriati e quelli rimasti nel capoluogo giuliano (Sauro, egli
stesso capitano marittimo, è amico personale del comandante Bosio
del Derna,
anch’egli irredentista).
Agosto
1914
Il
Derna
trasporta da Trieste a Venezia 310 lavoratori italiani rimpatriati da
Germania ed Austria-Ungheria, dov’erano emigrati, in seguito allo
scoppio della prima guerra mondiale. Uno di essi si uccide.
Gennaio
1915
Durante
tre viaggi da Venezia a Trieste, il trentaduenne veneziano Lodovico
Zandiri contrabbanda sul Derna
vari quintali di stagno, di cui è stata vietata l'esportazione con
decreto dell'ottobre precedente, nascondendolo nelle sue valigie: in
un primo viaggio (il 21 gennaio) contrabbanda 178 kg di stagno, in un
secondo (il 26 gennaio) altri 106,5 kg, e nel terzo – il 28 gennaio
– viene arrestato mentre tenta di contrabbandare altri 372 kg di
stagno e sette coperte da campo “ritenute
oggetto di equipaggiamento militare”.
Processato dal tribunale di Venezia, viene condannato a due anni e
sei mesi di carcere, oltre a 1400 lire di multa ed all’interdizione
dai pubblici uffici per un anno. Farà successivamente ricorso,
ottenendo la riduzione della pena ad un anno e cinque mesi e della
multa a 840 lire.
22
maggio 1915
Appena
due giorni prima dell’inizio delle ostilità tra l'Italia e
l'Impero austroungarico, il canottiere Umberto Tosoni della
Ginnastica Triestina capovolge volontariamente il suo skiff poco
fuori dalla diga foranea di Trieste, per essere soccorso come
naufrago dal Derna
appena partito per l'ultimo viaggio alla volta di Venezia. Il
progetto riesce; raccolto dal Derna,
viene portato in Italia, dove si arruola volontario nel Regio
Esercito.
Settembre
1915
Sospesi
i collegamenti con Trieste in seguito all’entrata in guerra
dell'Italia, il Derna
viene trasferito sulla linea Civitavecchia-Golfo Aranci, insieme ai
gemelli Tripoli
e Bengasi.
I tre piroscafi vanno a sostituire altri tre, Caprera,
Città
di Cagliari
e Città
di Sassari,
requisiti come incrociatori ausiliari, ma ciò costituisce un
peggioramento del servizio, dal momento che i tre “libici” sono
più lenti di circa quattro nodi rispetto alle navi che vanno a
sostituire, velocità poi ulteriormente ridotta per la necessità di
contenere i consumi e per la cattiva qualità del carbone.
Durante
la Grande Guerra il Derna
farà la spola tra la Sardegna e l'Italia trasportando merci e
passeggeri, civili e militari sardi che rientrano in licenza.
Marzo
1918
In
seguito all’affondamento del Tripoli,
silurato il 17 marzo dal sommergibile tedesco UB
49 al largo di Capo Figari
con quasi trecento vittime, i collegamenti marittimi con la Sardegna
vengono interrotti per una ventina di giorni. Successivamente Derna
e Bengasi
riprendono servizio, ma navigando soltanto nelle ore diurne ed a
giorni alterni. Rimarranno in servizio sulla linea per la Sardegna
fino al gennaio 1919.
22
gennaio-1° febbraio 1920
Temporaneamente
requisito ed iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
1923
Acquistato
dalla Società di Navigazione Italia.
1927
Acquistato
dalla Florio Società Italiana di Navigazione, con sede a Palermo.
Marzo
1932
La
Florio si fonde con la Compagnia Italiana Transatlantica (CITRA)
dando vita alla Tirrenia Flotte Riunite Florio-CITRA; il Derna
passa alla nuova compagnia, avente sede a Napoli. Il suo nominativo
di chiamata risulta essere in questo periodo NKOY.
21
dicembre 1936
La
compagnia armatrice, assorbite alcune altre società minori, diviene
Tirrenia Società Anonima di Navigazione.
6
luglio 1940
Alle
22 il Derna,
in navigazione con rotta sud verso Cagliari, viene avvistato da 2500
metri di distanza dal sommergibile italiano Neghelli
(capitano di corvetta Carlo Ferracuti), in pattugliamento al largo
della costa sarda. Il Neghelli
non è stato informato della sua presenza ed inizia una manovra
d'attacco, ritenendo che si tratti di una nave nemica, ma il Derna
s'identifica immediatamente e l’attacco viene quindi interrotto.
Marzo
1941
In
un viaggio da Barcellona a Genova (dove arriva il 26 marzo) il Derna
riporta in Italia l’antifascista piemontese Secondo Biglia, già
combattente con i repubblicani durante la guerra civile spagnola,
arrestato e rimpatriato forzosamente. Viene mandato al confino a
Ventotene.
Aprile
1941
In
un altro viaggio da Barcellona all’Italia il Derna
riporta in Italia l'antifascista toscano Artorige Vezio Nozzoli,
espulso dalla Spagna dov’era entrato clandestinamente. Viene
condannato ad una pena carceraria per espatrio clandestino.
3
settembre 1941
Compie
un viaggio da Barcellona a Genova nel quale porta in Italia un altro
antifascista, Bruno Bellon; in questo caso il rimpatrio avviene su
richiesta dello stesso Bellon, che dopo aver combattuto a fianco dei
repubblicani durante la guerra civile spagnola ed essere fuggito in
Francia al crollo della Repubblica, è stato dalle autorità francesi
arrestato e rinchiuso in vari campi di internamento. Fuggito ed
attraversato clandestinamente il confine franco-spagnolo, ha
raggiunto il consolato italiano di Barcellona dove ha chiesto il
rimpatrio. Dalle autorità italiane sarà poi condannato a cinque
anni di confino a Ventotene.
12
gennaio 1942
Requisito
a Genova dalla Regia Marina, senza essere iscritto nel ruolo del
naviglio ausiliario dello Stato.
25
dicembre 1942
Derequisito
dalla Regia Marina. Mantiene l'armamento difensivo, un cannone a
poppa e delle mitragliere sulle alette di plancia.
14
gennaio 1943
Compie
un viaggio da Barcellona a Genova, nel quale trasporta ancora un
antifascista espulso dalla Spagna, Antonio Aiello Muntes.
Versione
originale della stessa fotografia (g.c. Pietro Berti, via
www.naviearmatori.net)
L'affondamento
Il
10 marzo 1943 il Derna,
al comando del capitano Malusa, salpò da Tolone, all'epoca sotto
occupazione italiana, diretto a Barcellona, con a bordo 50 tra
passeggeri e membri dell'equipaggio. Qualche sito francese afferma
che la nave avrebbe fatto scalo a Sète ed avrebbe dovuto fare tappa
anche a Marsiglia.
Ad
ogni modo, il viaggio del piroscafo era destinato ad interrompersi
ben prima di arrivarvi. Il 27 febbraio il sommergibile britannico
Taurus
(capitano di corvetta Mervyn Robert George Wingfield), entrato in
servizio pochi mesi prima, era partito da Algeri per la sua terza
missione di guerra (la seconda in Mediterraneo), un pattugliamento al
largo della costa mediterranea francese. Il 2 marzo aveva mietuto la
sua prima vittima, affondando a cannonate il motoveliero francese
Clairette
al largo di Capo Ferrat; quattro giorni dopo aveva colto un secondo
successo affondando con cannone e siluro il piroscafo spagnolo
Bartolo,
noleggiato dai tedeschi, al largo di Marsiglia. Adesso si era
spostato al largo di Sète.
Alle
16.30 di quel 10 marzo, il Taurus
avvistò un mercantile in navigazione verso ovest, che il comandante
Wingfield identificò correttamente come il Derna.
L'attacco venne condotto con i tubi di poppa, da una distanza di 1370
metri; un siluro dei tre lanciati colpì la nave italiana subito a
proravia della plancia, e questa iniziò ad affondare, mentre
l'equipaggio la abbandonava su due lance. Alle 17.13, siccome il
Derna
stava affondando lentamente, il Taurus
emerse e sparò nove colpi con il cannone da 100 mm per accelerarne
l'agonia. Le cannonate sortirono l'effetto desiderato, il piroscafo
s'inabissò definitivamente alle 17.21 in posizione 43°25' N e
04°11' E (per altra fonte 43°08' N e 05°56' E), una quindicina di
miglia ad est di Sète e 14 miglia a sud di Le Grau du Roi (tra Sète
e Marsiglia).
Dei
50 uomini imbarcati, due rimasero feriti ed uno risultò disperso: il
marinaio Salvatore Abbagnato, 36 anni, da Palermo.
Il
relitto del Derna,
meta d'immersioni e noto localmente anche come “l’Italien”,
giace oggi su un fondale fangoso a profondità compresa tra i 24 ed i
36 metri, a circa 6 km da riva, 11 km a sudest del faro di Pointe de
l'Espiguette, a 18 km dalla Grande-Motte ed a circa 25 km da Palavas,
in posizione 43° 24.419 Nord e 04° 12.035 E (o 43° 24,3577' N e 4°
11,9688' E, o 43° 24' 348 N e 004° 11' 950 E). La nave appare
spezzata in due; il troncone centrale-poppiero poggia sul fondale in
assetto di navigazione, orientato verso ovest, mentre la prua è
adagiata sul fianco sinistro ad una trentina di metri di distanza. La
poppa appare danneggiata, mentre sono ben conservate la prua e le
sovrastrutture; nelle stive vive un gran numero di pesci lupo.
All'interno sono visibili, tra l'altro, una vasca da bagno ed un
baule che un tempo custodiva documenti danneggiati dall’acqua di
mare, tra cui una rivista propagandistica dell’alleanza
italo-tedesca, oggi non più presenti. Alberi e fumaiolo, crollati da
tempo, giacciono sulla sabbia del fondale; anche l’elica è
insabbiata e di difficile accesso.
Il
relitto è colonizzato da numerosa flora e fauna marina, tra cui si
annoverano spugne, ascidie, anthias, merluzzetti bruni, gronghi e
nudibranchi. L'immersione è talvolta resa pericolosa dalla forte
corrente causata dalle piene del Rodano, la cui foce è poco lontana
(verso est) e sovente porta nubi di fango che riducono sensibilmente
la visibilità.
L'affondamento
del Derna
nel giornale di bordo del Taurus
(da Uboat.net):
"1630
hours - Sighted a Westbound merchant ship, carried out a torpedo
attack with the stern tubes. The target was thought to be the Italian
Derna,
so it was identified correctly by Lt.Cdr. Wingfield. One hit was
obtained just before the bridge. The crew was seen to be abandoning
ship.
1713
hours - Surfaced and fired 9 rounds of 4" into the target to
speed up the sinking.
1721
hours - The target sank in position 43°25'N, 04°11'E."
Alcune immagini del relitto del Derna (si ringraziano Nathalie Royo e Guillem de Parseval, proprietari del sito www.ecosystem-palavas.com)
Il Derna
su Wrecksite
L'HMS Taurus
su Uboat.net
Le Derna,
dit l’Italien
L'épave du Derna
en Camargue
Les opérations maritimes et aériennes dans le Golfe du Lion en 1943/44
Il relitto del Derna
Le top 10 des épaves de rêve en Languedoc-Roussillon
British and Allied Submarine Operations in World War II – Chapter XVIII – Tunisia and the Third Battle of the Convoys: January - May1943
Rivista marittima, Volume 45, Edizione 2