domenica 20 ottobre 2024

Aprile

L'Aprile sotto l'originario nome di Brescou (da www.marine-marchande.net)


Motonave da carico di 325 tsl, 167 tsn e 410 tpl, lunga 37,8 metri, larga 7,47 e pescante 3,32. Ex francese Brescou, trasferita in Italia nel novembre 1942 ed affidata in gestione alla Società Anonima di Navigazione Tirrenia, avente sede a Napoli. Andò perduta prima che potesse essere completata la procedura di immatricolazione presso la Capitaneria di Porto di Palermo.
Era uno degli oltre duecento mercantili francesi confiscati dall'Asse a fine 1942, in seguito all'occupazione della Francia di Vichy ed agli accordi Laval-Kaufmann, che prevedevano la consegna all'Asse di 159 bastimenti mercantili che si trovavano nei porti mediterranei della Francia. Insieme all'altrettanto piccola motonave Maggio (ex Bidouane), ebbe la singolare distinzione di non ricevere, come gli altri mercantili ex francesi, il nome di una città italiana, bensì quello di un mese.
Aprile e Maggio erano di gran lunga i più piccoli tra i bastimenti francesi ceduti all'Italia, oltre che gli unici a non ricevere nomi di città italiane, bensì di mesi dell'anno.

Breve e parziale cronologia.

1935
Varata dai cantieri N. V. Industrieele Maatsch. "De Noord" di Alblasserdam (Paesi Bassi) come Brescou.
Novembre 1935
Conduce le prove in mare nel Mare del Nord, con esito positivo.
1936
Consegnata come Brescou alla Compagnie Méridionale de Navigation di Marsiglia. Porto di registrazione Marsiglia, nominativo di chiamata TTQG.
Si tratta della prima nave costruita espressamente per questa compagnia, fondata nel 1931 e dedita inizialmente al solo traffico di cabotaggio tra Marsiglia, Sète ed Agde con un vecchio motoveliero di seconda mano, il Canigou. Con la Brescou la Méridionale espanderà la propria attività ai collegamenti con la Corsica nonché alla nuova linea con Port-Vendres, via porti della Linguadoca.
Giugno 1937
Adibita ai collegamenti tra la Corsica e la Francia continentale fino al 1939, trasportando prodotti petroliferi e merci varie.
1939
Requisita dalla Marina Militare francese.
1940
Derequisita.
Novembre 1942
Confiscata dalle autorità italiane, ribattezzata Aprile ed affidata in gestione alla Società Anonima di Navigazione Tirrenia, avente sede a Napoli. Non viene requisita dalla Regia Marina, né iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
Dopo gli sbarchi angloamericani nel Nordafrica francese (operazione "Torch", 8 novembre 1942) e il passaggio agli Alleati, dopo un'iniziale reazione, delle truppe francesi di Vichy ivi stanziate, le forze italo-tedesche lanciano l'Operazione "Anton" (10-11 novembre 1942), procedendo all'occupazione della Francia meridionale e della Corsica, fino a quel momento controllate dal regime francese collaborazionista di Vichy.
Anche la flotta mercantile francese nel Mediterraneo, concentrata nei porti di Marsiglia e Berre, cade al completo in mani italo-tedesche (non così quella militare, che si autoaffonda in massa a Tolone il 27 novembre). Il 20 novembre la Germania pretende che tutti i mercantili francesi disponibili vengano messi a sua disposizione per essere impiegati per le esigenze belliche delle forze tedesche; già il giorno seguente, ad ogni modo, 900 militari tedeschi vengono inviati a Marsiglia per sorvegliare le navi francesi, a bordo delle quali sono mandate delle guardie armate, preparandosi ad impadronirsene con la forza nel caso la Francia dovesse rifiutarne la concessione.
Il presidente del consiglio di Vichy, il collaborazionista Pierre Laval, accetta verbalmente ed il 22 novembre 1942, in una lettera ad Hitler, informa quest’ultimo che 158 bastimenti mercantili francesi (112 navi da carico, 31 navi passeggeri e 16 navi cisterna), per quasi 650.000 tsl complessive, verranno messi a disposizione della Germania. Il 1° dicembre 1942 si tiene a Roma un incontro tra Karl Kaufmann ("Gauleiter" nazista di Amburgo e commissario del Reich alla Marina Mercantile), il gerarca nazista Hermann Göring, il feldmaresciallo Erwin Rommel, il maresciallo Albert Kesselring (comandante delle forze tedesche nel Mediterraneo), l’ammiraglio Arturo Riccardi (capo di Stato Maggiore della Regia Marina) ed il generale Ugo Cavallero (capo di Stato Maggiore generale delle forze armate italiane), nel quale viene decisa la spartizione tra Italia e Germania dei mercantili francesi: 83 andranno all'Italia e 75 alla Germania. Per la flotta mercantile italiana, duramente colpita dalla guerra, queste 83 navi sono una notevole boccata d'ossigeno, e permetteranno, a caro prezzo, il mantenimento dei collegamenti con la Tunisia.
L'accordo formale, detto accordo Laval-Kaufmann (dal nome di Laval e del firmatario da parte tedesca, Karl Kaufmann), verrà firmato a Parigi il 23 gennaio 1943; in base a tale impegno, il governo francese mette a disposizione dell'Asse un quarto della flotta mercantile francese del 1939. In base all’articolo 4 dell'accordo, le navi francesi devono essere in buone condizioni d'efficienza e pienamente equipaggiate; in cambio, il governo tedesco s'impegna a pagare alla Francia un indennizzo, eccezion fatta che per i viaggi verso il Nordafrica. Laval vorrebbe che le navi mantenessero bandiera ed equipaggio francese, ma la proposta viene rifiutata; vi è diffidenza verso i marinai francesi (specie dato il comportamento delle forze di Vichy nel Nordafrica francese) e, d'altro canto, sono ben pochi i marittimi francesi che desiderino navigare per conto dell’Asse.
Quando l'accordo viene firmato, comunque, la maggior parte dei mercantili francesi ha già lasciato la Francia per l'Italia: l'Aprile, anzi, sarà prima quella data già andata perduta.

L'affondamento

L'Aprile fu una delle primissime navi ex francesi ad andare perdute dopo il trasferimento sotto bandiera italiana, se non la prima in assoluto. Già il 17 novembre 1942, infatti, da poco partita da Tunisi alla volta di Tripoli, affondò circa 500 metri a nordest del fanale del molo sud di La Goletta in seguito ad una violenta esplosione, verificatasi alle 17.15.
Al momento del disastro la nave era praticamente ferma e si trovava in bassi fondali, e non c'erano aerei in vista, il che indusse a ritenere che l’esplosione fosse stata causata da una mina magnetica (ipotesi più accreditata) o da un atto di sabotaggio.

Dei dodici membri dell'equipaggio, soltanto quattro sopravvissero. Tra le vittime:

Rinaldo Mazzucco, capitano di lungo corso (comandante)
Paolo Candela, marinaio, 50 anni, da Palermo
Francesco Dragotto, marinaio, 58 anni, da Palermo
Giuseppe Guarino, meccanico, 42 anni, da Palermo
Giuseppe Torregiani, garzone di camera, 29 anni, da Palermo

Non è stato ad ora possibile risalire ai nomi delle altre tre vittime.

A titolo di cronaca, è interessante notare come il volume "La difesa del traffico con l'Africa Settentrionale dal 1° ottobre 1942 alla caduta della Tunisia" dell'Ufficio Storico della Marina Militare attribuisca con certezza la perdita dell'Aprile ad una mina magnetica, a differenza di "Navi mercantili perdute", anch'esso dell'USMM, che ventila sia la possibilità della mina che quella del sabotaggio. "La difesa del traffico" erra altresì circa la nazionalità della nave, definita tedesca, ed il bilancio delle vittime, indicato come 4 morti su 12 uomini dell’equipaggio (mentre sia "Navi mercantili perdute" che i documenti della Capitaneria di Porto di Trapani mostrano che purtroppo il rapporto tra vittime e sopravvissuti fu inverso).


Trascrizione nei registri dello Stato Civile di Palermo del verbale di scomparizione in mare dei marittimi dispersi nell'affondamento dell'Aprile (g.c. Michele Strazzeri)




L'Aprile su Wrecksite
La Brescou
La Brescou nei Lloyd’s Registers del 1938
La Compagnie Méridionale de Navigation
Compagnie Méridionale de Navigation
La Marine Marchande en Corse: la CMN, Compagnie Méridionale de Navigation
Les navires français avant 1970

martedì 1 ottobre 2024

Derna

Il Derna a Civitavecchia, nel 1915 (g.c. Pietro Berti, via www.naviearmatori.net)

Piroscafo da carico di 1769,18 tsl e 870,97 tsn, lungo 84,50 metri, largo 11,10 e pescante 5,56, con velocità di 11 nodi. Di proprietà della Società Anonima di Navigazione Tirrenia, con sede a Napoli, ed iscritto con matricola 124 al Compartimento Marittimo di Palermo; nominativo di chiamata IBHJ. Da altra fonte è descritto come piroscafo misto.

Aveva due gemelli, che analogamente ad esso recavano i nomi di città della Libia, appena divenuta colonia italiana all’epoca della loro costruzione: Tripoli e Bengasi. Tutti e tre andarono perduti in guerra per azione di sommergibili: il Tripoli ad opera di un U-Boot tedesco nella prima guerra mondiale, con pesanti perdite umane, Derna e Bengasi ad opera di sommergibili britannici nella seconda.

Durante il periodo 1940-1943 il Derna navigò prevalentemente sulla linea Genova-Barcellona (forse in sostituzione del perduto Franca Fassio, in servizio su tale tratta ed affondato nel 1940).


Breve e parziale cronologia.


8 settembre 1912

Varato come piroscafo misto nei Cantieri Navali Riuniti di Palermo (numero di costruzione 48).

1912

Completato per la Società Nazionale di Servizi Marittimi (SNSM), con sede a Roma. Stazza lorda originaria 1749,39 tsl, netta 903 tsn, velocità 13 nodi (13,5 alle prove in mare).

Con i gemelli Tripoli e Bengasi, è destinato dalla SNSM alle nuove linee celeri tra l'Italia e la nuova colonia libica (per altra fonte sarebbe anche stato impiegato, insieme al Bengasi ed al più grande piroscafo Cagliari, sulla linea settimanale Savona-Venezia con scali intermedi a Portoferraio ed in vari porti della costa italiana).

1913

Acquistato insieme ai due gemelli dalla neocostituita Società Italiana di Servizi Marittimi (SITMAR), con sede a Venezia, che ha ottenuto la concessione delle linee sovvenzionate dell’Adriatico e di quelle postali celeri per l'Egitto.

26 aprile 1914

Il Derna, al comando del capitano Bosio, trasporta a Venezia la bandiera del Club Canottieri "Libertas" di Capodistria. Dinanzi all'inasprimento delle misure antiitaliane disposte dalle autorità austroungariche, un gruppo di soci della "Libertas" ha deciso di imbarcarsi sul Derna per portare in Italia il vessillo della società – tessuto dalle donne di Capodistria e donato al club canottieri, che come altre società sportive giuliane è anche ritrovo di irredentisti – e sottrarlo così al sequestro da parte delle autorità asburgiche.

Dopo l'arrivo a Venezia, i soci della "Libertas" incontrano all'Hotel Bonvecchiati il colonnello degli Alpini Orlando Freri, cui il presidente della società, Francesco De Almerigotti, consegna la bandiera, su cui i canottieri hanno scritto con matita copiativa «Non deporrem la spada / Finché a Trieste e Trento / Non splenda il tricolor». Torneranno a prenderlo, dicono, quando l'Istria e la Venezia Giulia saranno italiane. (A guerra finita, nel dicembre 1918, Freri, frattanto divenuto generale e comandante di brigata sul fronte macedone, rivolgerà loro questo messaggio: "Sono scorsi quattro anni dal 26.4.14 ed affine il voto dei capodistriani è compiuto. La bandiera sacro pegno affidatomi a espressione vibrante dei vostri sentimenti, è a vostra disposizione, La porterò io stesso, quando con i miei ammirabili fanti rientrerò nella mia amata Italia dalle lontane terre macedoni dove la guerra mi ha portato. Gradiscano tutti i canottieri del Club Libertas, colla mia ammirazione per l’esempio dato di fervida fede, il più fraterno abbraccio di chi ammirandoli li ama").

1914-1915

Nel periodo di neutralità dell'Italia dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, il Derna è in servizio tra Trieste e Venezia: durante questi viaggi trasporta in Italia diversi irredentisti istriani che, prevedendo la prossima entrata in guerra dell’Italia contro l'Impero austroungarico, espatriano – spesso con documenti falsi – per sottrarsi al servizio militare nell’esercito asburgico e talvolta per arruolarsi volontari in quello italiano. Il celebre irredentista capodistriano Nazario Sauro, fuggito in Italia nel settembre 1914 e qui fattosi promotore dell'entrata in guerra contro l'Austria-Ungheria per annettere l'Istria e la Venezia Giulia, compie clandestinamente diversi viaggi a Trieste con il Derna per portare passaporti falsi onde agevolare l'espatrio di altri irredentisti, e per mantenere i contatti tra gli irredentisti espatriati e quelli rimasti nel capoluogo giuliano (Sauro, egli stesso capitano marittimo, è amico personale del comandante Bosio del Derna, anch’egli irredentista).

Agosto 1914

Il Derna trasporta da Trieste a Venezia 310 lavoratori italiani rimpatriati da Germania ed Austria-Ungheria, dov’erano emigrati, in seguito allo scoppio della prima guerra mondiale. Uno di essi si uccide.

Gennaio 1915

Durante tre viaggi da Venezia a Trieste, il trentaduenne veneziano Lodovico Zandiri contrabbanda sul Derna vari quintali di stagno, di cui è stata vietata l'esportazione con decreto dell'ottobre precedente, nascondendolo nelle sue valigie: in un primo viaggio (il 21 gennaio) contrabbanda 178 kg di stagno, in un secondo (il 26 gennaio) altri 106,5 kg, e nel terzo – il 28 gennaio – viene arrestato mentre tenta di contrabbandare altri 372 kg di stagno e sette coperte da campo “ritenute oggetto di equipaggiamento militare”. Processato dal tribunale di Venezia, viene condannato a due anni e sei mesi di carcere, oltre a 1400 lire di multa ed all’interdizione dai pubblici uffici per un anno. Farà successivamente ricorso, ottenendo la riduzione della pena ad un anno e cinque mesi e della multa a 840 lire.

22 maggio 1915

Appena due giorni prima dell’inizio delle ostilità tra l'Italia e l'Impero austroungarico, il canottiere Umberto Tosoni della Ginnastica Triestina capovolge volontariamente il suo skiff poco fuori dalla diga foranea di Trieste, per essere soccorso come naufrago dal Derna appena partito per l'ultimo viaggio alla volta di Venezia. Il progetto riesce; raccolto dal Derna, viene portato in Italia, dove si arruola volontario nel Regio Esercito.

Settembre 1915

Sospesi i collegamenti con Trieste in seguito all’entrata in guerra dell'Italia, il Derna viene trasferito sulla linea Civitavecchia-Golfo Aranci, insieme ai gemelli Tripoli e Bengasi. I tre piroscafi vanno a sostituire altri tre, Caprera, Città di Cagliari e Città di Sassari, requisiti come incrociatori ausiliari, ma ciò costituisce un peggioramento del servizio, dal momento che i tre “libici” sono più lenti di circa quattro nodi rispetto alle navi che vanno a sostituire, velocità poi ulteriormente ridotta per la necessità di contenere i consumi e per la cattiva qualità del carbone.

Durante la Grande Guerra il Derna farà la spola tra la Sardegna e l'Italia trasportando merci e passeggeri, civili e militari sardi che rientrano in licenza.

Marzo 1918

In seguito all’affondamento del Tripoli, silurato il 17 marzo dal sommergibile tedesco UB 49 al largo di Capo Figari con quasi trecento vittime, i collegamenti marittimi con la Sardegna vengono interrotti per una ventina di giorni. Successivamente Derna e Bengasi riprendono servizio, ma navigando soltanto nelle ore diurne ed a giorni alterni. Rimarranno in servizio sulla linea per la Sardegna fino al gennaio 1919.

22 gennaio-1° febbraio 1920

Temporaneamente requisito ed iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.

1923

Acquistato dalla Società di Navigazione Italia.

1927

Acquistato dalla Florio Società Italiana di Navigazione, con sede a Palermo.

Marzo 1932

La Florio si fonde con la Compagnia Italiana Transatlantica (CITRA) dando vita alla Tirrenia Flotte Riunite Florio-CITRA; il Derna passa alla nuova compagnia, avente sede a Napoli. Il suo nominativo di chiamata risulta essere in questo periodo NKOY.

21 dicembre 1936

La compagnia armatrice, assorbite alcune altre società minori, diviene Tirrenia Società Anonima di Navigazione.

6 luglio 1940

Alle 22 il Derna, in navigazione con rotta sud verso Cagliari, viene avvistato da 2500 metri di distanza dal sommergibile italiano Neghelli (capitano di corvetta Carlo Ferracuti), in pattugliamento al largo della costa sarda. Il Neghelli non è stato informato della sua presenza ed inizia una manovra d'attacco, ritenendo che si tratti di una nave nemica, ma il Derna s'identifica immediatamente e l’attacco viene quindi interrotto.

Marzo 1941

In un viaggio da Barcellona a Genova (dove arriva il 26 marzo) il Derna riporta in Italia l’antifascista piemontese Secondo Biglia, già combattente con i repubblicani durante la guerra civile spagnola, arrestato e rimpatriato forzosamente. Viene mandato al confino a Ventotene.

Aprile 1941

In un altro viaggio da Barcellona all’Italia il Derna riporta in Italia l'antifascista toscano Artorige Vezio Nozzoli, espulso dalla Spagna dov’era entrato clandestinamente. Viene condannato ad una pena carceraria per espatrio clandestino.

3 settembre 1941

Compie un viaggio da Barcellona a Genova nel quale porta in Italia un altro antifascista, Bruno Bellon; in questo caso il rimpatrio avviene su richiesta dello stesso Bellon, che dopo aver combattuto a fianco dei repubblicani durante la guerra civile spagnola ed essere fuggito in Francia al crollo della Repubblica, è stato dalle autorità francesi arrestato e rinchiuso in vari campi di internamento. Fuggito ed attraversato clandestinamente il confine franco-spagnolo, ha raggiunto il consolato italiano di Barcellona dove ha chiesto il rimpatrio. Dalle autorità italiane sarà poi condannato a cinque anni di confino a Ventotene.

12 gennaio 1942

Requisito a Genova dalla Regia Marina, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.

25 dicembre 1942

Derequisito dalla Regia Marina. Mantiene l'armamento difensivo, un cannone a poppa e delle mitragliere sulle alette di plancia.

14 gennaio 1943

Compie un viaggio da Barcellona a Genova, nel quale trasporta ancora un antifascista espulso dalla Spagna, Antonio Aiello Muntes.

Versione originale della stessa fotografia (g.c. Pietro Berti, via www.naviearmatori.net)

L'affondamento

Il 10 marzo 1943 il Derna, al comando del capitano Malusa, salpò da Tolone, all'epoca sotto occupazione italiana, diretto a Barcellona, con a bordo 50 tra passeggeri e membri dell'equipaggio. Qualche sito francese afferma che la nave avrebbe fatto scalo a Sète ed avrebbe dovuto fare tappa anche a Marsiglia.

Ad ogni modo, il viaggio del piroscafo era destinato ad interrompersi ben prima di arrivarvi. Il 27 febbraio il sommergibile britannico Taurus (capitano di corvetta Mervyn Robert George Wingfield), entrato in servizio pochi mesi prima, era partito da Algeri per la sua terza missione di guerra (la seconda in Mediterraneo), un pattugliamento al largo della costa mediterranea francese. Il 2 marzo aveva mietuto la sua prima vittima, affondando a cannonate il motoveliero francese Clairette al largo di Capo Ferrat; quattro giorni dopo aveva colto un secondo successo affondando con cannone e siluro il piroscafo spagnolo Bartolo, noleggiato dai tedeschi, al largo di Marsiglia. Adesso si era spostato al largo di Sète.

Alle 16.30 di quel 10 marzo, il Taurus avvistò un mercantile in navigazione verso ovest, che il comandante Wingfield identificò correttamente come il Derna. L'attacco venne condotto con i tubi di poppa, da una distanza di 1370 metri; un siluro dei tre lanciati colpì la nave italiana subito a proravia della plancia, e questa iniziò ad affondare, mentre l'equipaggio la abbandonava su due lance. Alle 17.13, siccome il Derna stava affondando lentamente, il Taurus emerse e sparò nove colpi con il cannone da 100 mm per accelerarne l'agonia. Le cannonate sortirono l'effetto desiderato, il piroscafo s'inabissò definitivamente alle 17.21 in posizione 43°25' N e 04°11' E (per altra fonte 43°08' N e 05°56' E), una quindicina di miglia ad est di Sète e 14 miglia a sud di Le Grau du Roi (tra Sète e Marsiglia).

Dei 50 uomini imbarcati, due rimasero feriti ed uno risultò disperso: il marinaio Salvatore Abbagnato, 36 anni, da Palermo.

Il relitto del Derna, meta d'immersioni e noto localmente anche come “l’Italien”, giace oggi su un fondale fangoso a profondità compresa tra i 24 ed i 36 metri, a circa 6 km da riva, 11 km a sudest del faro di Pointe de l'Espiguette, a 18 km dalla Grande-Motte ed a circa 25 km da Palavas, in posizione 43° 24.419 Nord e 04° 12.035 E (o 43° 24,3577' N e 4° 11,9688' E, o 43° 24' 348 N e 004° 11' 950 E). La nave appare spezzata in due; il troncone centrale-poppiero poggia sul fondale in assetto di navigazione, orientato verso ovest, mentre la prua è adagiata sul fianco sinistro ad una trentina di metri di distanza. La poppa appare danneggiata, mentre sono ben conservate la prua e le sovrastrutture; nelle stive vive un gran numero di pesci lupo. All'interno sono visibili, tra l'altro, una vasca da bagno ed un baule che un tempo custodiva documenti danneggiati dall’acqua di mare, tra cui una rivista propagandistica dell’alleanza italo-tedesca, oggi non più presenti. Alberi e fumaiolo, crollati da tempo, giacciono sulla sabbia del fondale; anche l’elica è insabbiata e di difficile accesso.

Il relitto è colonizzato da numerosa flora e fauna marina, tra cui si annoverano spugne, ascidie, anthias, merluzzetti bruni, gronghi e nudibranchi. L'immersione è talvolta resa pericolosa dalla forte corrente causata dalle piene del Rodano, la cui foce è poco lontana (verso est) e sovente porta nubi di fango che riducono sensibilmente la visibilità.


L'affondamento del Derna nel giornale di bordo del Taurus (da Uboat.net):

"1630 hours - Sighted a Westbound merchant ship, carried out a torpedo attack with the stern tubes. The target was thought to be the Italian Derna, so it was identified correctly by Lt.Cdr. Wingfield. One hit was obtained just before the bridge. The crew was seen to be abandoning ship.

1713 hours - Surfaced and fired 9 rounds of 4" into the target to speed up the sinking.

1721 hours - The target sank in position 43°25'N, 04°11'E."




Alcune immagini del relitto del Derna (si ringraziano Nathalie Royo e Guillem de Parseval, proprietari del sito www.ecosystem-palavas.com)



Il Derna su Wrecksite

L'HMS Taurus su Uboat.net

Le Derna, dit l’Italien

L'épave du Derna en Camargue

Les opérations maritimes et aériennes dans le Golfe du Lion en 1943/44

Il relitto del Derna

Le top 10 des épaves de rêve en Languedoc-Roussillon

British and Allied Submarine Operations in World War II – Chapter XVIII – Tunisia and the Third Battle of the Convoys: January - May1943

Rivista marittima, Volume 45, Edizione 2