Sommergibile di
piccola crociera (dislocamento di 676 tonnellate in superficie e 835 in
immersione), ex jugoslavo Osvetnik,
catturato nell’aprile 1941 in seguito all’invasione della Jugoslavia.
Costruito in Francia
per la Marina jugoslava, l’Osvetnik ("Vendicatore")
era capoclasse di una classe di due unità (la seconda era lo Smeli) a propulsione diesel-elettrica.
Si trattava di sommergibili a doppio scafo parziale progettati dall’ingegner G.
Simonot (ingegnere capo degli Ateliers et Chantier de la Loire), un progetto
simile a quello della classe francese Sirène. Il loro armamento principale
consisteva in sei tubi lanciasiluri da 550 mm (un calibro non in uso nella
Regia Marina), quattro a prua e due a poppa, un cannone Skoda M1925 da 100/45 mm
ed una mitragliera contraerea Skoda da 40/67 mm (quest’ultima aggiunta negli
anni ’30); la loro quota operativa era di 80 metri. Due motori diesel MAN da
1480 HP garantivano una velocità in superficie di 14,5 nodi ed un’autonomia di
3500 (o 5000) miglia nautiche a 9 nodi, mentre due motori elettrici Nancy da 1100
HP permettevano di raggiungere i 9,2 nodi in immersione, con un’autonomia
subacquea di 75 miglia nautiche a cinque nodi (o 100 a 4,5 nodi). Diedero
eccellenti prestazioni anche sotto bandiera italiana, nonostante i dodici anni
passati dall’entrata in servizio.
Sotto bandiera
italiana il Rismondo effettuò 128
missioni, di cui 123 addestrative e cinque missioni esplorative o di agguato
ravvicinato nell’Alto Tirreno (percorrendo, in queste ultime, 2204 miglia in
superficie e 120 in immersione).
Breve e parziale cronologia.
1927 o 1928
Impostato negli
Ateliers et Chantiers de la Loire di Nantes, in Francia (numero di costruzione
570).
L’Osvetnik, a destra, ed il gemello Smeli durante la costruzione (da “I sommergibili italiani” di Paolo M. Pollina, USMM, Roma 1963, per g.c. Sergio Mariotti) |
14 febbraio 1929
Varato come Osvetnik negli Ateliers et Chantiers de
la Loire di Nantes.
Due immagini
del varo dell’Osvetnik (da www.betasom.it)
Primavera-estate 1929
L’Osvetnik ed il gemello Smeli, con equipaggi misti
franco-jugoslavi (i marinai jugoslavi vengono così fatti familiarizzare con le
nuove unità), effettuano le prove di collaudo, dapprima in superficie sulla
Loira e poi in alto mare, al largo di Brest e Saint Nazaire, dove effettuano le
prime prove d’immersione.
Agosto 1929
A fine mese, Osvetnik e Smeli si trasferiscono da Nantes a Tolone. Successivamente si
recano a Saint Tropez per imbarcare i siluri (in tutto 24), dopo di che tornano
a Tolone.
Una foto di Smeli ed Osvetnik a Dubrovnik (da www.paluba.info) |
16 o 28 novembre 1929
Osvetnik e Smeli vengono
formalmente consegnati alla Marina del Regno di Jugoslavia (entrando così in
servizio sotto bandiera jugoslava) con una cerimonia tenuta nella stazione di
Missiessy della base navale di Tolone.
29 novembre 1929
I due sommergibili
lasciano Tolone per raggiungere la Jugoslavia, scortati dalla nave appoggio Sitnica (per altra fonte, da alcune navi
francesi).
L’Osvetnik in tempo di pace (da www.paluba.info) |
4 o 9 dicembre 1929
Osvetnik e Smeli arrivano nella
baia di Cattaro, accolti festosamente. I due gemelli vanno quindi a formare il
II Gruppo Sommergibili, insieme alla Sitnica.
Primo comandante dell’Osvetnik è il
capitano di corvetta Slavomir Tomić.
Negli anni
successivi, a causa della scarsità di fondi a disposizione della Marina
jugoslava, l’Osvetnik effettua scarsa
attività addestrativa, al pari del resto della flotta dello Stato balcanico.
L’Osvetnik nel 1930 (da Wikipedia) |
Settembre 1933
L’Osvetnik ed un altro sommergibile jugoslavo,
il Nebojsa, effettuano una crociera
nella parte meridionale del Mediterraneo centrale.
L’Osvetnik (a destra), lo Smeli (al centro) e lo Hrabri (a sinistra) a Cattaro negli anni Trenta (Facta Nautica – www.graptolite.net) |
Agosto 1935
L’Osvetnik ed il sommergibile jugoslavo Hrabri si recano in visita a Malta.
Da sinistra: Hrabri, Nebojsa, Osvetnik e Smeli (da www.betasom.it) |
Agosto 1936
Osvetnik e Nebojsa visitano
Corfù.
La piccola flotta subacquea jugoslava in tempo di pace (da www.jna-sfrij.forum-aktiv.com) |
6 aprile 1941
Le forze tedesche,
italiane ed ungheresi danno il via all’invasione della Jugoslavia. L’Osvetnik (al comando del tenente di
vascello Ivan Zivkovic, serbo) si trova nella base di Cattaro, insieme agli
altri tre battello coi quali forma la Divisione Sommergibili della Marina
jugoslava: Smeli, Hrabri e Nebojsa. A Cattaro è concentrato il grosso della piccola Marina
jugoslava: oltre ai quattro sommergibili, ci sono anche il vetusto incrociatore
Dalmacija, i cacciatorpediniere Zagreb, Beograd e Dubrovnik, le
torpediniere T 1 e T 8, la nave appoggio sommergibili Hvar, il panfilo reale Beli Orao, la nave scuola Jadran, la cisterna militare Perun, la vecchia torpediniera D 2 (ora dragamine), quattro posamine,
sei motosiluranti e numerose unità minori.
Lo stesso 6 aprile le
navi ormeggiate a Cattaro sono oggetto del primo bombardamento aereo da parte
italiana: 20 bombardieri medi CANT Z. 1007 bis e nove bombardieri in picchiata
Junkers Ju 87 (ceduti alla Regia Aeronautica dalla Luftwaffe e chiamati
"Picchiatelli") danneggiano in modo non grave il Beograd, affondano il rimorchiatore militare R 5 e distruggono un idrovolante in fase di decollo.
10 aprile 1941
L’Osvetnik e l’Hrabri ricevono ordine di partecipare ad un’operazione contro Zara,
enclave italiana sulla costa dalmata, ma la missione non si svolge.
Il morale degli
equipaggi jugoslavi, composti in massima parte da personale croato (compresi
ufficiali e sottufficiali), è in rapido deterioramento, come del resto lo è
quello delle altre forze armate del regno di Jugoslavia, in via di rapida
disgregazione: Ante Pavelic, il capo degli Ustascia, ha dichiarato la nascita
di uno Stato indipendente di Croazia (di fatto assoggettato all’Asse), e molti
croati sono più propensi a servire quest’ultimo che non un Regno di Jugoslavia
che percepiscono come non loro.
Il 12 aprile giunge a
Cattaro l’addetto navale britannico, il quale chiede che le unità migliori
della flotta jugoslava vengano trasferite a Corfù, onde sottrarle alla cattura;
ma la richiesta rimane inascoltata.
Fin dal 9 aprile i decrittatori
del Reparto Informazioni dello Stato Maggiore della Regia Marina intercettano e
decifrano molti messaggi trasmessi tra i comandi jugoslavi (alcuni dei quali
addirittura in chiaro), apprendendo così del crescente nervosismo tra gli
equipaggi nemici e dei sintomi, sempre più diffusi, dell’imminente collasso jugoslavo
(già l’11 aprile i comandanti delle varie navi, riuniti in consiglio di guerra,
hanno concluso che non è più possibile contare sugli equipaggi, neanche per un
trasferimento verso porti greci); Supermarina chiede allora alla Regia
Aeronautica di effettuare un nuovo e pesante bombardamento sulla base di
Cattaro, con lo scopo di impressionare gli equipaggi jugoslavi e distruggerne
definitivamente il morale.
13 aprile 1941
La richiesta di
Supermarina viene esaudita: le installazioni navali di Teodo e Cattaro vengono
bombardate da una quarantina tra CANT Z. 1007 bis e FIAT BR. 20. Fin dal 6
aprile, le navi jugoslave sono state diradate lungo tutte le Bocche di Cattaro,
provvedendo inoltre a mimetizzarle al meglio, in modo da minimizzare i danni in
caso di attacco aereo; pertanto, il bombardamento causa solo danni limitati,
cioè l’incendio di un piroscafo requisito ed il grave danneggiamento del
posamine Kobac, che dev’essere
portato all’incaglio per non affondare.
Gli effetti sul
morale, però, non mancano, ed il diradamento delle navi – che perdono così ogni
contatto l’una con l’altra, nonché con i comandi – agevola l’ammutinamento di
gran parte degli equipaggi: progressivamente, nei giorni seguenti, la maggior
parte del personale diserta, abbandona le navi e si disperde.
16 aprile 1941
Una nuova missione
britannica giunge a Cattaro ed invita nuovamente le navi jugoslave a partire
per la Grecia, ma non promette alcuna protezione contro la Marina e
l’Aeronautica italiane, all’infuori di un generico appuntamento con una
divisione d’incrociatori britannici al largo di Corfù. Solo tre unità, con
equipaggi messi insieme alla meglio con il poco personale rimasto fedele
(compresi elementi dell’Esercito, in mancanza di altro), risponderanno
all’appello: il sommergibile Nebojsa
e due motosiluranti, che partiranno la mattina del 17 aprile e riusciranno a
raggiungere un porto Alleato. Il cacciatorpediniere Zagreb viene fatto saltare in aria per iniziativa di due ufficiali,
sacrificatisi con esso. Le altre navi, con gli equipaggi decimati dalle
continue diserzioni, rimangono passivamente all’ormeggio. Alcune unità vengono
saccheggiate dalla popolazione civile e dagli stessi equipaggi: vengono
asportati strumenti ottici, materiale di riposteria delle mense ed altri
oggetti utili o di valore.
17 aprile 1941
In tarda mattinata i
primi elementi della 18a Divisione Fanteria "Messina",
passata all’offensiva dall’Albania due giorni prima, entrano a Cattaro.
Supermarina, ben a
conoscenza del collasso della Marina jugoslava, ha provveduto ad aggregare al
gruppo di testa della Divisione "Messina" l’ammiraglio di divisione Ettore
Sportiello, comandante militare marittimo dell’Albania, ed una cinquantina di
uomini della Regia Marina, per provvedere a prendere in consegna le navi
nemiche.
Quando le avanguardie
italiane entrano a Cattaro, la scena è surreale: gli equipaggi delle navi, o la
parte di essi che ancora non ha disertato, osservano gli invasori con
indolenza, appoggiati ai parapetti delle unità, senza dire niente e senza
lasciar trapelare alcunché dalle proprie espressioni. In città, un gruppo di
ufficiali dell’Esercito jugoslavo si reca incontro alla colonna italiana; dopo
un breve colloquio tra un generale jugoslavo ed il comandante della colonna,
gli ufficiali jugoslavi si sfilano i cinturoni e li gettano a terra,
conservando solo gli spadini d’ordinanza. Una folla di civili, radunatasi
tutt’intorno per osservare la scena, si dirada a poco a poco, fino a disperdersi
del tutto. Le truppe italiane occupano celermente, senza incontrare
opposizione, l’accademia militare, il Comune, gli uffici postali, la banca
nazionale, il principale albergo della città ed ogni altro punto d’importanza;
solo le navi rimangono all’ormeggio indisturbate, senza che nessuno salga a
bordo. In serata, con i primi reparti mobili del grosso della Divisione
"Messina", arriva anche l’ammiraglio Sportiello: questi sale sulla
nave ammiraglia jugoslava. Dopo un’ora di colloquio, tutte le unità ammainano
la bandiera jugoslava ed issano quella italiana. La flotta jugoslava si è
arresa.
L’Osvetnik passa così in mano italiana,
insieme a Hrabri, Smeli, Dalmacija, Dubrovnik, Beograd, T 1, T 8, Beli Orao, Jadran, Perun, Hvar, D 2 e molte unità minori ed ausiliarie.
I tre sommergibili
vengono trovati in mediocri condizioni di efficienza. Denominato
provvisoriamente N 1, l’Osvetnik viene incorporato nella Regia
Marina insieme allo Smeli (N 2), mentre l’Hrabri (N 3) viene
giudicato obsoleto ed inutilizzabile, e se ne decide la demolizione.
N 1
e N 2 vengono trasferiti a Pola per
essere rimessi in efficienza.
L’Osvetnik (a sinistra) assieme allo Smeli (al centro) ed allo Hrabri (a destra) fotografati a Cattaro
dopo la cattura. Sullo sfondo, nella prima foto, il vecchio incrociatore Dalmacija (da www.betasom.it)
25 aprile 1941
Ribattezzato Francesco Rismondo (lo Smeli diventa Antonio Bajamonti: nella Regia Marina, è quest’ultimo ad essere
considerato "capoclasse", e non l’Osvetnik/Rismondo).
Sottoposto a controlli
e lavori di raddobbo e rimodernamento nell’Arsenale di Pola, durante i quali
viene riattrezzato con apparecchiature più moderne e di produzione italiana,
viene sostituito parte dell’armamento (in particolare, la mitragliera pesante
da 40/64 mm viene sostituita con due mitragliere singole da 13,2 mm) e viene
modificata la torretta: al termine dei lavori, il dislocamento in superficie è
passato da 630 a 676 tonnellate, e quello in immersione da 822 a 835.
Ultimati i lavori, il
sommergibile entra in servizio sotto bandiera italiana.
Nonostante la buona
stabilità in immersione, la rapidità dei tempi d’immersione (35 secondi) e la
robustezza ed affidabilità dei motori, il Rismondo
viene adibito esclusivamente a compiti di addestramento e sperimentazione, e
non come unità di prima linea: ciò per via della non elevata profondità di
collaudo, e dell’età ormai avanzata.
Altre due
immagini di Osvetnik (sopra, a
destra; sotto, a sinistra), Smeli e Hrabri a Cattaro dopo la cattura: ora
sventola sui sommergibili la bandiera italiana (da "I sommergibili italiani tascabili e di preda bellica nella II G.M.", di Alessandro Turrini, su "Rivista Italiana di Difesa" n.6 - giugno 1987, via www.betasom.it)
Luglio 1941
Terminati i lavori di
ammodernamento, il Rismondo inizia la
propria attività come unità per l’addestramento, alle dipendenze della Scuola
Sommergibili di Pola. Prosegue tale attività fino alla fine del 1941.
Inizio 1942
Trasferito a La
Spezia, ancora adibito ad attività addestrativa: questa volta impiegato
prevalentemente nell’addestramento delle unità cacciasommergibili della Scuola
Antisom di La Spezia, ed in seguito in quello delle nuove corvette classe
Gabbiano, che iniziano via via ad entrare in servizio e vengono sottoposte ad
un periodo di addestramento antisom prima di diventare pienamente operative.
Sempre a La Spezia,
il Rismondo viene impiegato per
importanti esperimenti radio, con antenna periscopica collocata al posto di uno
dei tre periscopi, nonché per lanci sperimentali con nuove apparecchiature.
28 febbraio-3 marzo 1942
Al comando del
capitano di corvetta Aldo De Paulis Fedele, il Rismondo effettua una missione di agguato difensivo nel Golfo di
Genova (in previsione di un’uscita da Gibilterra della Forza H britannica),
senza avvistare nulla.
22 aprile 1942
Altro agguato difensivo
nel Golfo di Genova.
Luglio 1942
Il Rismondo, insieme al Bajamonti ed ai vecchi sommergibili H 1, H
2, H 4, H 6 e H 8, risulta
appartenente al I Gruppo Sommergibili di La Spezia.
Il Francesco Rismondo (a sinistra) e l’Onice a Fiume, il 16 luglio 1942 (da www.betasom.it) |
Agosto 1942
Altra missione
difensiva nel Golfo di Genova.
30 gennaio 1943
Il sottocapo
motorista Dante Adanti, ventenne, di Fano, membro dell’equipaggio del Rismondo, muore in Tunisia.
3 aprile 1943
Alle 11.23, nelle
acque della Corsica, il sommergibile britannico Trident (tenente di vascello Peter Edward Newstead), dopo aver avvertito
alle 11.21 rumore di motori (su rilevamento 190°) ed aver avvistato fumo alle
11.22 (su rilevamento 285°), avvista a 4600 metri per 280° quello che ritiene
essere un U-Boot tedesco da 500 tonnellate: in realtà si tratta quasi
certamente del Rismondo, impegnato in
addestramento nella zona. Alle 11.28 il Trident
lancia sei siluri contro il battello nemico in posizione 41°39’ N e 07°20’ E;
uno dei siluri non parte, e gli altri cinque mancano il bersaglio. Il Rismondo non si accorge dell’attacco.
Giugno 1943
Agguato difensivo nel
Golfo di Genova.
7 settembre 1943
Nel pomeriggio, a
seguito dell’avvistamento della forza navale statunitense diretta a Salerno per
effettuarvi lo sbarco, il Rismondo riceve
ordine di trasferirsi da La Spezia a Ajaccio, in Corsica, e da lì a Bonifacio
(per l’occasione il battello, che fa parte del I Grupsom di La Spezia, viene
aggregato alla 1a Sezione del VII Grupsom di Cagliari/La Maddalena).
Insieme ad esso vengono trasferiti in Corsica anche i vecchi sommergibili H 1, H 2, H 4 e H 6. Per altra fonte tale trasferimento
è disposto da Supermarina in vista dell’imminente annuncio dell’armistizio tra
l’Italia e gli Alleati, per spostare questi sommergibili da La Spezia e
sottrarli così alla cattura da parte dei tedeschi che certamente occuperanno la
base ligure.
Il Rismondo salpa da La Spezia alle 15.30.
Bonifacio
Quando venne annunciato
l’armistizio di Cassibile, l’8 settembre 1943, il Rismondo (al comando del tenente di vascello Mario Priggione)
era da poco arrivato a Bonifacio, sede di uno dei tre Comandi Marina italiani
della Corsica (retto dal capitano di fregata Marc’Aurelio Raggio). Insieme al Rismondo, si trovavano in quel momento a
Bonifacio il sommergibile H 6,
la cisterna militare Garigliano e
sei piccole navi sussidiarie. Tra Bonifacio e la vicina Portovecchio il
presidio della Regia Marina contava circa 600-700 uomini, più il personale del
Regio Esercito.
Il generale Giovanni
Magli, comandante delle truppe italiane in Corsica (VII Corpo d’Armata), aveva ordinato
di non prendere iniziative contro i tedeschi che potessero dar loro pretesto
per azioni aggressive (non era ancora chiaro come si dovesse considerare lo
status delle truppe tedesche rispetto a quelle italiane, dopo l’improvviso
capovolgimento di fronte), ma di reagire decisamente contro qualsiasi attacco.
Il Rismondo avrebbe dovuto lasciare
Bonifacio il 10 settembre, ma quel giorno unità antisommergibili tedesche
presenti nel porto corso gli impedirono di partire, costringendolo a
restare in porto (lo stesso accadde all’H
6). Intanto, le batterie contraeree tedesche situate nei pressi della città
aprirono il fuoco contro aerei italiani di passaggio, abbattendone due; il
comandante della base, capitano di fregata Raggio, si venne a trovare in
conflitto con i tedeschi, che pretendevano di occupare le batterie costiere.
Lo stesso 10
settembre il generale Magli, dato che le truppe tedesche avevano assunto un
atteggiamento aggressivo e commettevano continue provocazioni, decise di
abbandonare l’atteggiamento attendista per muovere all’attacco dei tedeschi, e
cacciarli dalla Corsica: i combattimenti iniziarono il 12 settembre. Durante
gli scontri svoltisi a Bonifacio, il 14 settembre, sia il Rismondo che l’H 6
vennero catturati con un attacco a sorpresa dal motodragamine tedesco R 200; caddero in mano tedesca anche i dragamine
ausiliari (ex motopescherecci) B 73
Alba e B 120 Dina. Il
giorno precedente era stata catturata anche la Garigliano, che fu inviata a Genova tre giorni dopo con equipaggio
tedesco.
Non vi furono vittime
tra l’equipaggio del Rismondo, anche
se non si sono trovate notizie precise sulla sorte del suo equipaggio
(probabilmente lasciato libero ma disarmato, come il resto del personale della
Regia Marina stanziato a Bonifacio).
A seguito di
trattative con il Comando tedesco, i militari del Comando Marina di Bonifacio
rimasero liberi ma dovettero concentrare le loro armi nei depositi, pur senza
doverle consegnare ai tedeschi, tranne gli ufficiali, ai quali fu lasciata la
pistola. Bonifacio rimase sotto sostanziale controllo tedesco per alcuni
giorni, mentre nel resto dell’isola le truppe italiane, in cooperazione con i
partigiani corsi e con truppe della Francia libera sbarcate poco dopo,
combattevano per cacciare le forze tedesche dalla Corsica. Il 18 settembre
1943, prima di abbandonare la città per ritirarsi verso nord, i tedeschi, non
potendo rimorchiare i due sommergibili altra località, decisero di
distruggerli.
Rismondo e H 6 furono
portati a Cala Catena, non lontano da Bonifacio, e qui affondati dai tedeschi con
cariche esplosive (ciò secondo il diario della Divisione Operazioni dello Stato
Maggiore della Kriegsmarine; per altra fonte furono affondati a cannonate), il
18 settembre: prima l’H 6, alle nove
del mattino, e poi il Rismondo, a
mezzogiorno.
Le due vite di un sommergibile: sopra, Osvetnik e sotto, Francesco Rismondo (da www.paluba.info)
Secondo alcune fonti
il relitto del sommergibile sarebbe stato recuperato nel 1947 e demolito in
Francia, ma si tratta di un errore: in realtà, il relitto del Rismondo venne parzialmente demolito in loco ed i suoi rottami giacciono a tutt'oggi sul fondale sabbioso davanti a Cala Catena, a profondità compresa tra i sei e i dieci metri. I resti del sommergibile, identificati da Diego Barisone nel 2024, sono sparpagliati su un'area lunga una cinquantina di metri e larga una decina; tra le parti riconoscibili vi sono due paratie di una quindicina di metri, una mitragliera ed alcune parti interne.