La Cosenz a Venezia all’inizio del 1933 (da www.kreiser.unoforum.pro)
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Torpediniera, già
cacciatorpediniere, della classe La Masa (dislocamento standard 660 tonnellate,
in carico normale 840 tonnellate, a pieno carico 875 tonnellate). Già Agostino Bertani.
Durante la seconda
guerra mondiale fu intensamente impiegata quale nave scorta, dapprima sulle
rotte per l’Africa Settentrionale, poi nel Basso e Medio Tirreno, ed infine nel
Basso Adriatico. Svolse 165 missioni di scorta, 14 di ricerca e caccia
antisommergibili, 4 di posa di mine e 41 di altro tipo, percorrendo oltre
65.000 miglia.
Breve e parziale cronologia.
23 dicembre 1917
Impostazione nei
cantieri Nicolò Odero di Sestri Ponente.
6 giugno 1919
Varo nei cantieri
Nicolò Odero di Sestri Ponente.
13 giugno 1919
Entrata in servizio,
come Agostino Bertani.
Viene subito
impiegato nel Golfo del Quarnaro nel concitato periodo dell’“impresa di Fiume”,
l’occupazione da parte del poeta Gabriele D’Annunzio, alla testa di circa 2600
soldati “ribelli” (i “legionari fiumani”), della città di Fiume, popolata in
maggioranza da italiani ma territorialmente contesa tra Italia e Jugoslavia.
7-8 ottobre 1919
Nella notte tra il 7
e l’8, mentre il Bertani si trova
ormeggiato al Molo Sanità di Trieste, salgono a bordo otto “uscocchi” (legionari
fiumani divenuti “corsari” agli ordini di D’Annunzio – che ha istituito anche
un apposito “Ufficio colpi di mano” per coordinarne l’attività – e già autori
della cattura di alcuni piroscafi carichi di provviste, per rifornire i
legionari e la popolazione della città, sottoposta a blocco dal mare e da terra),
guidati dal tenente di vascello Romano Manzutto, che s’impadroniscono della
nave, minacciando l’equipaggio (6 ufficiali e 64 tra sottufficiali e marinai)
con pistole che, secondo alcuni racconti, sarebbero scariche. Il comandante del
Bertani viene imprigionato nella
propria cabina, e la nave, al comando di Manzutto, lascia Trieste e raggiunge
Fiume nonostante il mare burrascoso. Qui il Bertani
diviene parte della piccola Marina della “Reggenza del Carnaro” (alla quale,
secondo alcune fonti, aderirebbe del tutto od in parte anche l’equipaggio).
D’Annunzio scrive a
riguardo, in una lettera: “E ieri ho portato via dal porto di Trieste un
cacciatorpediniere nuovo fiammante, Agostino
Bertani, sotto il naso delle Autorità. Fu veramente un’operazione di
meravigliosa pirateria”.
16 ennaio 1921
A metà gennaio, conclusa
l’impresa di Fiume a seguito dell’energico intervento militare italiano, che ha
costretto D’Annunzio ed i suoi uomini alla resa ed alla ritirata, il Bertani rientra a Pola. Qui, il 16
gennaio, quale simbolica “punizione” per la sua “defezione”, la nave viene
radiata dai ruoli del naviglio militare, e poi nuovamente iscritta con un nuovo
nome, quello di Enrico Cosenz.
Giugno-Novembre 1924
La Cosenz viene impiegata in esperimenti di
guida radiocomandata di MAS, guidando il MAS
223, modificato in modo da essere radiocomandato.
19 febbraio 1926
Il Cosenz viene speronato accidentalmente
da un altro cacciatorpediniere similare, il Fratelli
Cairoli (anch’esso ex “ammutinato” fiumano), riportando gravi danni che
richiederanno alcuni mesi di riparazioni. Sarà la prima di ben quattro
collisioni che vedranno coinvolta questa nave durante la sua vita.
1929
Declassato a
torpediniera.
1931
La Cosenz, insieme alle torpediniere Nicola Fabrizi, Generale Antonio Chinotto
e Generale Achille Papa ed
all’esploratore Quarto, forma la
Divisione Speciale al comando dell’ammiraglio Denti.
16 gennaio 1932
Cosenz, Chinotto, Quarto e le torpediniere Angelo Bassini, Giuseppe Cesare Abba, Giuseppe
La Farina e Generale Carlo Montanari,
al comando dell’ammiraglio Moreno, si recano in visita a Capodistria. La formazione ripartirà il 18 dopo essere stata
raggiunta dal cacciatorpediniere Premuda.
La Cosenz, seguita dalla similare Giuseppe
La Masa, in transito nel canale navigabile di Taranto nel 1933 (Coll. Luigi
Accorsi via www.associazione-venus.it)
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1938
Per qualche tempo la Cosenz viene inviata a svolgere servizio
di vigilanza nelle acque di Favignana, Levante e Marettimo, luoghi di confino
di antifascisti, per sventare eventuali evasioni.
1940
Lavori di modifica
dell’armamento: vengono eliminati due dei quattro cannoni da 102/45 mm
Schneider-Armstrong 1917, entrambi i cannoncini da 76/40 mm Armstrong 1917,
entrambe le mitragliere Colt da 6,5/80 mm e due dei quattro tubi lanciasiluri
da 450 mm; al contempo vengono installate sei mitragliere singole Breda 1940 da
20/65 mm e due scaricabombe per bombe di profondità.
10 giugno 1940
All’entrata in guerra
dell’Italia, la Cosenz fa parte della
VII Squadriglia Torpediniere (con base a Brindisi), insieme alle gemelle Angelo Bassini, Nicola Fabrizi e Giacomo
Medici.
13 agosto 1940
Il marinaio fuochista
Pietro Scarano, della Cosenz, muore
in territorio metropolitano.
27 settembre 1940
La Cosenz (tenente di vascello Carlantonio De
Grossi Mazzorin) assume a Ras Tajunes la scorta dei piroscafetti Sirena e Famiglia, provenienti da Tripoli (da dove li ha scortati fino a
Bengasi la torpediniera Rosolino Pilo,
giungendo in tale porto alle 16.30) e diretti a Tobruk.
28 settembre 1940
Alle 7.40, mentre il
convoglio procede in linea di fila con Cosenz
in testa, Sirena al centro e Famiglia in coda, le navi vengono
avvistate dal sommergibile britannico Pandora
(capitano di corvetta John Wallace Linton). Linton identifica correttamente la Cosenz dalle lettere identificative
(“CS”) dipinte sulla prua, e decide di attaccare la nave di coda, il Famiglia: alle 8.43 il Pandora lancia due siluri da 2290 metri.
Alle 8.49, nel punto
33°00’ N e 21°38’ E (al largo di Ras Aamer e dieci miglia a nordest di Al
Haniyah/Apollonia), il Famiglia
accosta improvvisamente a dritta e viene poco dopo colpito da un siluro sul
lato sinistro, nell’estrema prua. La Cosenz
inverte subito la rotta e dirige verso il Famiglia
a tutta forza; il piroscafetto affonda rapidamente di prua, inabissandosi già
alle 8.53.
Intanto, la Cosenz avvista le tracce della scia del
siluro ed accosta subito a dritta, risalendo la scia per portarsi nella
posizione in cui presumibilmente si trova il sommergibile; al contempo la
torpediniera inizia a lanciare bombe di profondità con intervalli di sei
secondi tra ogni lancio. Dopo il lancio dell’ottava bomba, gran parte
dell’equipaggio, tra cui il comandante in seconda (sottotenente di vascello
Diego Dabinovich), il direttore di macchina Vittorio Fiscal, il guardiamarina
Franco Longo e l’aspirante Franco Carni, vedono lo scafo del sommergibile
avversario affiorare, rovesciato su un fianco, per qualche secondo; la Cosenz inverte la rotta ed il comandante
De Grossi Mazzorin ha modo di vedere personalmente una chiazza oleosa, nel
centro della quale affiorano in superficie molte bolle d’aria. De Grossi Mazzorin
fa lanciare altre tre bombe di profondità sulla chiazza oleosa, poi – alle 8.58
– si dirige verso il punto di affondamento del Famiglia, dove trova una lancia di salvataggio con a bordo l’intero
equipaggio del piroscafo.
Mentre sulla Cosenz si ritiene di aver affondato il
sommergibile attaccante, tanto che l’affondamento sarà annunciato nel
bollettino di guerra del 30 settembre («Nel
Mediterraneo orientale un sommergibile nemico ha silurato un nostro piroscafo
di 700 tonnellate; la torpediniera Cosenz di scorta attaccava con bombe il
sommergibile, che affiorava rovesciato sul fianco e poscia affondato.
L'equipaggio del piroscafo è stato tratto in salvo al completo») e celebrato,
il 6 ottobre, da una illustrazione di Achille Beltrame sulla “Domenica del
Corriere”; in realtà il Pandora è
sfuggito al contrattacco senza riportare danni, dato che le bombe di profondità
non sono esplose vicine.
Alle 9.12 la Cosenz recupera i naufraghi, e poi si
dirige verso il Sirena, che si è
fermato ed ha calato un’imbarcazione per partecipare ai soccorsi; alle 9.30 De
Grossi Mazzorin ordina al piroscafo di riprendere la rotta, e la Cosenz riassume la sua posizione di
scorta. Cosenz e Sirena proseguono per Tobruk seguendo le rotte costiere.
Alle 18.10, giunti in
prossimità di Derna, la Cosenz si
porta vicino all’imboccatura di tale porto e si ferma per sbarcare i naufraghi
del Famiglia, poi rimette in moto
alle 18.40 e riprende il viaggio verso Tobruk, sempre su rotte costiere.
29 settembre 1940
Cosenz e Sirena arrivano a
Tobruk in mattinata. Alle 11 la Cosenz
ne riparte scortando i piroscafi Motia
e Santa Chiara ed il rimorchiatore Polifemo, diretti a Bengasi.
1° ottobre 1940
Il convoglietto
giunge a Bengasi alle 7.
4 ottobre 1940
Il marinaio Giovanni
Caprino ed il secondo capo furiere Vincenzo Ruggieri, della Cosenz, muoiono nel Mediterraneo.
9 ottobre 1940
La Cosenz salpa da Tripoli alle 13, di
scorta al piroscafo Caffaro ed alla
motonave Col di Lana.
11 ottobre 1940
Il convoglio giunge a
Palermo alle 8.30; Cosenz e Col di Lana proseguono per Napoli.
12 ottobre 1940
Cosenz e Col di Lana giungono
a Napoli alle 11.
2 dicembre 1940
La Cosenz salpa da Napoli alle 16,
scortando i piroscafi Sabaudia e Silvia Tripcovich diretti a Tripoli.
Il convoglio fa scalo
a Trapani, dove la Cosenz viene
sostituita dalla torpediniera Generale
Achille Papa.
13 dicembre 1940
La Cosenz e la torpediniera Generale Antonino Cascino salpano da
Napoli alle due di notte, scortando un convoglio composto dai trasporti truppe Esperia, Conte Rosso e Marco Polo,
diretti a Tripoli.
A Palermo le due
torpediniere vengono sostituite nella scorta dalla XIV Squadriglia
Cacciatorpediniere (Ugolino Vivaldi, Antonio Da Noli, Luca Tarigo, Lanzerotto
Malocello).
19 dicembre 1940
La Cosenz parte da Napoli a mezzogiorno
scortando la motonave Assiria ed i
piroscafi Aquitania e Bainsizza, diretti a Tripoli.
20 dicembre 1940
A Trapani, alle
15.40, la Cosenz viene sostituita
nella scorta dalla torpediniera Clio.
26 dicembre 1940
Cosenz, Tarigo, Vivaldi (caposcorta), Da Noli e Malocello partono da Napoli alle 19 diretti a Tripoli, scortando Esperia, Conte Rosso e Marco Polo.
La Cosenz lascia il convoglio a
Trapani.
La Cosenz in navigazione ad alta velocità nel Golfo di Napoli nell’autunno
del 1940 (Coll. Maurizio Brescia via www.betasom.it)
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12 gennaio 1941
La Cosenz parte da Napoli alle 19 scortando
Esperia, Calitea, Conte Rosso e Marco Polo diretti a Tripoli.
Come al solito, a
Trapani la torpediniera viene rilevata dalle unità della XIV Squadriglia
Cacciatorpediniere (Vivaldi, Tarigo e Malocello, più il Da Noli
unitosi in un secondo momento).
8 febbraio 1941
La Cosenz salpa da Napoli scortando
l’incrociatore leggero Alberto Di
Giussano, in navigazione di trasferimento a La Maddalena.
9 febbraio 1941
Le due navi giungono
alla Maddalena alle 15.50.
9 aprile 1941
La Cosenz, le torpediniere Papa e Clio ed il cacciatorpediniere Dardo
(caposcorta) salpano da Napoli alle 14.30, scortando un convoglio formato dalle
motonavi da carico Rialto, Birmania, Barbarigo, Andrea Gritti
e Sebastiano Venier.
11 aprile 1941
Il convoglio giunge a
Tripoli alle 11.30.
30 aprile 1941
Cosenz, Clio (caposcorta) ed
una terza torpediniera, la Generale Carlo
Montanari, salpano da Palermo per Tripoli alle 22, scortando i piroscafi
tedeschi Brook e Tilly L. M. Russ, l’italiano Bainsizza,
la pirocisterna italiana Sanandrea ed
il rimorchiatore tedesco Max Berendt.
Successivamente le tre unità di scorta vengono sostituite dalle torpediniere Polluce e Centauro.
5 maggio 1941
La Cosenz e la torpediniera Calliope partono da Palermo alle otto,
scortando i piroscafi Giuseppe Leva, Giovinezza, Cadamosto ed Amsterdam,
diretti a Tripoli.
6 maggio 1941
In serata il
convoglio viene dirottato a Trapani per allarme navale.
11 maggio 1941
Alle 15 il convoglio,
cui si sono uniti anche il piroscafo Nita
e la torpediniera Circe, riparte da
Trapani.
13 maggio 1941
Le navi giungono a
Tripoli alle 15.40.
20 maggio 1941
La Cosenz ed i cacciatorpediniere Aviere (caposcorta), Grecale, Dardo e Camicia Nera
lasciano Tripoli per Napoli alle 16, scortando i piroscafi Wachtfels (tedesco), Ernesto
ed Amsterdam, la pirocisterna Sanandrea e le motonavi Col di Lana e Giulia.
La scorta a distanza
è assicurata dalla VII Divisione Navale, con gli incrociatori leggeri Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi e Garibaldi ed i cacciatorpediniere Granatiere, Bersagliere ed Alpino.
23 maggio 1941
Il convoglio giunge a
Napoli alle 23.
21 giugno 1941
Alle 15 la Cosenz salpa da Tripoli insieme al
cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello
(caposcorta) ed alle torpediniere Orsa,
Procione, Pegaso e Clio, scortando
un convoglio composto dai piroscafi Wachtfels
(tedesco), Amsterdam, Giulia, Ernesto e Tembien, e
dalla motonave Col di Lana.
22 giugno 1941
Il convoglio subisce
ripetuti attacchi aerei; tra le 12 e le 15, Tembien
e Wachtfels vengono colpiti da bombe
e devono rifugiarsi a Trapani, scortati dall’Orsa. Tre aerei vengono abbattuti dal tiro delle navi della scorta.
23 giugno 1941
In rinforzo alla
scorta viene inviata la X Squadriglia Cacciatorpediniere, con Maestrale, Grecale ed Antoniotto
Usodimare.
24 giugno 1941
Il convoglio giunge a
Napoli alle 3.30.
15 luglio 1941
La Cosenz salpa da Napoli alle 24,
scortando il piroscafo Bosforo.
19 luglio 1941
In mattinata, ormai
in acque libiche, la Cosenz viene
sostituita dalla torpediniera Perseo,
che scorta il Bosforo nell’ultimo
tratto di navigazione fino a Bengasi.
21 novembre 1941
La Cosenz (tenente di vascello Lelio
Campanella) ed il cacciatorpediniere Nicoloso
Da Recco (caposcorta, capitano di
vascello Stanislao Esposito) salpano da Napoli alle 5.30, scortando la motonave
Monginevro e la motonave cisterna Iridio
Mantovani (che formano il secondo scaglione del convoglio «C») dirette a
Tripoli. Il convoglio fa parte di un’operazione di traffico volta ad inviare
urgenti rifornimenti in Libia, dov’è iniziata da pochi giorni un’offensiva
britannica (operazione «Crusader») e dopo che la distruzione del convoglio
«Duisburg», avvenuta il 9 novembre ad opera della Forza K britannica, ha
provocato la perdita di un ingente quantitativo di rifornimenti diretti in
Africa Settentrionale.
Dopo qualche giorno
di parziale stasi dovuto al disastro del 9 novembre, infatti, il capo di Stato
Maggiore generale, maresciallo Ugo Cavallero, ha dato ordine il 13 novembre di
far partire immediatamente per la Libia le motonavi già cariche e pronte alla
partenza, con poderosa scorta di almeno due divisioni di incrociatori, con
operazione da svolgersi al più presto, al fine di “sfruttare il vantaggio della
sorpresa”.
Supermarina,
d’accordo con Superareo, ha quindi subito provveduto a dare le disposizioni per
l’invio a Tripoli delle sei motonavi già pronte a Napoli (Monginevro, Ankara, Sebastiano Venier, Vettor Pisani, Napoli ed Iridio Mantovani), lungo la rotta di levante,
passando per lo Stretto di Messina e tenendosi poi al di fuori del raggio
d’azione degli aerosiluranti di Malta (190 miglia).
L’operazione vede in
mare altri due gruppi di due moderne motonavi ciascuno: il primo scaglione del
convoglio «C», partito da Napoli alle 20 del 20 (motonavi Napoli e Vettor Pisani, cacciatorpediniere Turbine, torpediniera Perseo) ed il convoglio «Alfa», salpato
da Napoli alle 19 del 20 (motonavi Ankara
e Sebastiano Venier e cacciatorpediniere Maestrale,
Alfredo Oriani e Vincenzo Gioberti). La III e VIII Divisione
Navale dovranno dare loro protezione; dallo stretto di Messina in poi, dovranno
navigare ad immediato contatto col convoglio «C», quasi incorporate in esso.
Al contempo, una motonave
veloce (la Fabio Filzi) sarà inviata sempre a Tripoli ma sulla rotta di ponente (per
il Canale di Sicilia), con la scorta di un paio di cacciatorpediniere (oltre
che di aerei: sia sui due convogli che sulla Filzi la scorta aerea dovrà essere continua, nelle ore diurne, dal
20 al 23 novembre), per non dare nell’occhio. Contestualmente saranno inviati a
Bengasi l’incrociatore leggero Luigi Cadorna in missione di trasporto di
carburante (da Brindisi) e le motonavi Città
di Palermo e Città di Tunisi cariche
di truppe (da Taranto), e verranno fatte rientrare in Italia le navi rimaste
bloccate a Tripoli dall’inizio di novembre. L’idea è che un tale numero di navi
in movimento contemporaneamente, divise in più convogli sparsi su una vasta
area, confonda e disorienti la ricognizione maltese; che i convogli finiscano
col coprirsi a vicenda; che la presenza in mare della III e VIII Divisione
scoraggi interventi da parte della Forza K britannica (autrice della
distruzione del convoglio «Duisburg»), notevolmente inferiore per numero e
potenza (incrociatori leggeri Aurora
e Penelope e cacciatorpediniere Lance e Lively). L’Aeronautica, oltre alla scorta antiaerea ed
antisommergibile dei convogli, effettuerà anche azioni di ricognizione e di
bombardamento degli aeroporti di Malta. Alcuni sommergibili vengono disposti in
agguato nelle acque circostanti l’isola.
Dopo vari rinvii
dovuti al maltempo (che impedisce l’utilizzo degli aeroporti della Sicilia),
l’operazione prende il via, ma fin da subito molte cose non vanno per il verso
giusto. Il convoglio «Alfa» viene avvistato da un ricognitore britannico poco
dopo la partenza; quando viene intercettato un messaggio radio britannico dal
quale risulta che una forza navale britannica non è molto lontana, il convoglio
viene dirottato ad Argostoli, ponendo così fine alla sua partecipazione
nell’operazione.
I due scaglioni del
convoglio «C», invece, si uniscono invece poco prima di imboccare lo stretto di
Messina (poco dopo le 16 del 21), costituendo una formazione unica, sotto la
direzione del Da Recco, procedendo a
14 nodi.
A protezione
dell’operazione esce in mare da Napoli, alle 8.10 del 21, la VIII Divisione
(incrociatori leggeri Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi, nave di
bandiera del comandante superiore in mare, ammiraglio di divisione Giuseppe
Lombardi, e Giuseppe Garibaldi;
cacciatorpediniere Aviere, Geniere, Corazziere, Carabiniere e
Camicia Nera) quale scorta indiretta,
seguita alle 19.30 dello stesso giorno dalla III Divisione (incrociatori
pesanti Trento, Trieste e Gorizia,
quest’ultimo nave ammiraglia) per scorta strategica.
Poco dopo le 16, la
VIII Divisione raggiunge il convoglio «C» e ne assume la scorta diretta; quasi
contemporaneamente, però (mentre ancora la formazione è a nord della Sicilia),
convoglio e scorta vengono avvistati da un aereo e da un sommergibile
avversari, che segnalano a Malta la presenza di navi mercantili e navi da
guerra italiane dirette verso lo stretto di Messina. Supermarina intercetta e
decifra entrambi i segnali di scoperta; stante però la potente scorta di cui il
convoglio gode, sia Supermarina che l’ammiraglio Lombardi decidono di
proseguire, senza neanche modificare la rotta.
Alle 18 Cosenz e Da Recco lasciano la scorta, venendo sostituiti dai
cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi, Emanuele Pessagno ed Antonio
Da Noli.
Attacchi aerei e
subacquei britannici, tra la sera e la notte successiva, determineranno il
fallimento dell’operazione, col grave danneggiamento degli incrociatori Trieste e Duca degli Abruzzi ed il rientro in porto dei mercantili.
26 novembre 1941
La Cosenz, la torpediniera Giuseppe Dezza ed il cacciatorpediniere Alvise Da Mosto lasciano Taranto per
scortare a Trapani la nave cisterna Iridio
Mantovani. Nello stretto di Messina una torpediniera lancia un allarme
sommergibili, ed il Da Mosto effettua
un’infruttuosa ricerca; poi, al largo dell’estremità meridionale della Sicilia,
viene stato rilevato un campo minato di cui non era nota la presenza, e
l’S-Geraet del Da Mosto permette di
localizzare le mine ed evitarle.
La Dezza lascia la scorta per avaria,
mentre il resto del convoglio prosegue.
28 novembre 1941
Cosenz, Mantovani e Da Mosto giungono a Trapani alle 20.
17 gennaio 1942
La Cosenz salpa da Napoli per Tripoli alle
17, insieme alla similare Giuseppe
Sirtori, scortando il piroscafo tedesco Atlas.
Caposcorta è la Cosenz.
Le tre navi fanno
scalo a Trapani e poi proseguono fino al largo di Marettimo, dove Cosenz e Sirtori lasciano l’Atlas
per rientrare alla base, venendo sostituite nella scorta dalle torpediniere Circe e Perseo inviate da Tripoli.
21 gennaio 1942
Verso le 4.50 la Cosenz, in arrivo a Trapani, entra in
collisione con il rimorchiatore e dragamine ausiliario G 76 America, inviato ad assisterla. L’America subisce danni, ma non affonda.
22 febbraio 1942
Intorno alle 21, la Cosenz sperona nello stretto di Messina (a
nord di San Ranieri) il piroscafo Luisa,
in navigazione da Taranto a Trapani con carico di carbone. Il mercantile cola a
picco dopo circa venti minuti, con la perdita di un membro dell’equipaggio.
6 maggio 1942
La Cosenz e la più moderna torpediniera Circe si uniscono per un breve tratto
alla scorta di un convoglio in navigazione da Napoli e Brindisi per Bengasi, e
formato dai piroscafi Anna Maria Gualdi,
Trapani (tedesco) e Capo Arma con la scorta dei cacciatorpediniere
Ugolino Vivaldi (caposcorta, capitano
di vascello Ignazio Castrogiovanni) e Turbine
e della torpediniera Pegaso. Gualdi e Trapani sono partiti da Napoli tra le 8 e le 12 del 5, mentre il Capo Arma è salpato da Brindisi il 6; i
tre piroscafi si uniscono a formare un unico convoglio il 6 maggio, nello
stretto di Messina.
7 maggio 1942
Alle 5.35, la Cosenz lascia la scorta.
23 giugno 1942
La Cosenz salpa da Taranto insieme a tre
rimorchiatori, per prestare assistenza alla motonave Mario Roselli, silurata
ed immobilizzata da un attacco aereo a 39 miglia per 134° da Capo Rizzuto,
durante la navigazione in convoglio da Palermo a Bengasi. Da Messina e Crotone escono
in soccorso anche le torpediniere Antares
ed Aretusa. La Roselli, presa a rimorchio dapprima dalla torpediniera Orsa (della scorta diretta, dopo un
primo tentativo fallito da parte della torpediniera Partenope) e poi dal rimorchiatore Pluto di Taranto, può essere condotta in salvo a Taranto, dove
giungerà alle 12.35 del 25 giugno.
8 luglio 1942
La Cosenz ed il cacciatorpediniere Turbine partono da Napoli alle otto per
scortare a Tripoli la nave cisterna Picci
Fassio.
9 luglio 1942
Il convoglietto
giunge a Trapani a mezzogiorno, sostandovi alle 21.30. La Cosenz rimane a Trapani, venendo sostituita nella scorta dal
cacciasommergibili Oriole.
2 settembre 1942
La Cosenz lascia Messina alle 19.30,
scortando, insieme alla Sirtori ed
alla Circe, la motonave Monti, proveniente da Napoli e diretta a
Bengasi.
La sera stessa (verosimilmente
intorno alle 23.40), al largo di Roccella Ionica, la Cosenz deve invertire la rotta per rientrare a Messina; pochi
minuti dopo (alle 23.45), a tre miglia per 090° da Roccella Ionica, il
convoglio viene attaccato da aerosiluranti britannici della Fleet Air Arm, ed
alle 23.55.02 la Monti viene colpita
da un siluro a poppa sinistra, restando immobilizzata. Presa a rimorchio dalla Sirtori, la motonave viene portata ad
incagliare presso la Fiumara Condoianni, vicino al paese di Sant’Ilario Jonico.
La Cosenz nel Golfo di Napoli nell’autunno 1942 (g.c. STORIA militare)
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8 ottobre 1942
La Cosenz salpa da Tripoli alle otto,
scortando il piroscafo Castore,
diretto a Napoli.
12 ottobre 1942
Cosenz e Castore arrivano a
Napoli alle 7.35.
29 marzo 1943
La Cosenz (capitano di corvetta Emanuele
Campagnoli) parte da Napoli per Tunisi, insieme alle torpediniere Antares e Sagittario, alla torpediniera di scorta Fortunale (caposcorta, capitano di fregata Antonio Monaco) ed ai
cacciasommergibili tedeschi UJ 2202 e
UJ 2207, scortando il convoglio «RR»
(motonavi Belluno, italiana, e Pierre Claude, tedesca).
31 marzo 1943
Alle 11.25, su ordine
del caposcorta, la Cosenz lascia il
convoglio «RR» per andare a rafforzare la scorta del convoglio «GG» (piroscafi Nuoro, Crema e Benevento, in
navigazione da Napoli a Biserta con la scorta delle torpediniere Cigno, Clio e Cassiopea, della
corvetta Cicogna e dei
cacciasommergibili tedeschi UJ 2203, UJ 2207 e UJ 2210), che segue
l’«RR» a circa 40 miglia di distanza.
La Cosenz raggiunge il convoglio «GG» alle
14.24, e si unisce alla sua scorta. Alle 15.57, quando il convoglio è già in
linea di fila per passare sulla rotta obbligata di Zembretta, viene attaccato
da tre ondate successive di aerei: la prima (otto bombardieri bimotori Lockheed
Hudson scortati da caccia Lockheed P-38 “Lightning”) sgancia molte bombe da
2500 metri, senza colpire nulla; la seconda (otto bombardieri e quattro
aerosiluranti) attacca da ovest, dalla direzione del sole (cioè dal lato dritto
del convoglio) e sgancia alcuni siluri e parecchie bombe, di nuovo senza
risultato; la terza (sei bombardieri e cinque aerosiluranti), che viene subito
dopo la seconda, attacca il convoglio da entrambi i lati e questa volta ottiene
un risultato: il Nuoro viene colpito
da un siluro sul lato sinistro, e si ferma con incendio a bordo. Il tiro delle
navi abbatte due aerei, mentre i caccia della Luftwaffe di scorta aerea
abbattono un quadrimotore nemico ma perdono a loro volta due aerei. Il Nuoro viene lasciato indietro con la Cicogna ad assisterlo (esploderà alle
16.34, quando le fiamme raggiungeranno le munizioni che fanno parte del
carico), mentre il resto del convoglio prosegue per la sua rotta.
1° aprile 1943
Verso l’una di notte,
quando il convoglio è tre miglia a sud/sudovest dell’Isola dei Cani (a dieci
miglia da Biserta), alcune motosiluranti britanniche ferme in agguato attaccano
all’improvviso il convoglio sul lato di dritta; colpendo a sorpresa, riescono a
silurare sia il Crema che il Benevento e poi, dopo breve e confusa
schermaglia con Cassiopea ed UJ 2203, si dileguano ad alta velocità
nel buio della notte. Il Crema
affonda, mentre il Benevento riesce a
raggiungere la vicina costa tunisina e si porta all’incaglio presso Capo Zebib
(risulterà irrecuperabile, anche se sarà possibile recuperarne il carico).
6 aprile 1943
Alle 9.54 la Cosenz (tenente di vascello Alessandro
Senzi), salpata da Biserta, raggiunge un convoglio in navigazione da Napoli a
Biserta, formato dai piroscafi Rovereto
(italiano) e San Diego (tedesco) scortati
dalle torpediniere Perseo (capitano
di corvetta Saverio Marotta; comandante superiore in mare, capitano di fregata
Ernesto Pellegrini), Orione (capitano
di corvetta Luigi Colavolpe), Pallade
(capitano di corvetta Antonio Giungi), Libra
(capitano di corvetta Gustavo Lovatelli) e Clio
(capitano di corvetta Carlo Brambilla). Compito della Cosenz è pilotare il convoglio sulla rotta di sicurezza di Zembra,
che il convoglio ha appena imboccato.
Alle 11.10 il
convoglio viene infruttuosamente attaccato da 18 bombardieri; la Perseo richiama ripetutamente sul posto
i caccia tedeschi, ma questi non possono intervenire, perché a loro volta
assaliti da aerei nemici tra Tunisi e Biserta.
Alle 17.17, al largo
di Capo Zebib, ha inizio il terzo attacco aereo: il convoglio ha appena
accostato in direzione di Biserta, quando vengono avvistati 22 quadrimotori
Boeing B 17 “Flying Fortress” che volano in formazione a 3000 metri di quota,
con rotta perpendicolare a quella del convoglio. I sei caccia che formano la
scorta aerea tentano vanamente di intercettare gli aerei Alleati; la prima
ondata di bombardieri non fa danni, ma la seconda colpisce sia il Rovereto che il San Diego.
Il primo esplode ed
affonda immediatamente otto miglia ad est di Biserta, mentre il secondo viene
colpito a prua ed incendiato (assistito da Perseo,
Pallade e Libra, dovrà essere abbandonato ed esploderà a sua volta alle
19.27).
Mentre l’Orione viene mandata a Biserta per
chiedere mezzi di salvataggio (vi arriverà alle 18.20, e da quel porto
usciranno i rimorchiatori Tebessa e Gabes, rispettivamente tedesco e
francese, per tentare un rimorchio del San
Diego), la Cosenz e la Clio vengono inviate a cercare eventuali
sopravvissuti del Rovereto: ne
trovano soltanto dodici, su 117 uomini imbarcati sul piroscafo.
Le torpediniere
raggiunsero Biserta tra le 20.10 e le 21.35.
13 maggio 1943
La Cosenz scorta la nave cisterna Cesco da Valona a Bari.
14 maggio 1943
La Cosenz e la vecchia torpediniera Audace scortano il piroscafo Bacchus e la nave cisterna Firius da Taranto a Patrasso.
19 maggio 1943
Scorta il piroscafo Alba Julia da Patrasso a Brindisi.
2 giugno 1943
La Cosenz ed il cacciatorpediniere Sebenico scortano il piroscafo Rosandra e la pirocisterna Annarella da Corfù a Patrasso.
4 giugno 1943
La Cosenz e la torpediniera Giuseppe Missori scortano la nave
cisterna Alberto Fassio da Bari a
Patrasso.
5 luglio 1943
Scorta i piroscafi Hermada e Cagliari da Bari a Patrasso.
11 luglio 1943
Scorta da Patrasso a
Corfù la piccola nave frigorifera Genepesca
I.
15 agosto 1943
La Cosenz, insieme alle moderne corvette Chimera e Pomona, scorta la nave cisterna Cesco
da Bari (dov’è giunta da Brindisi) a Valona.
Alle 10.25 il piccolo
convoglio (le due corvette sono l’una a prora dritta e l’altra a prora sinistra
della Cesco, la Cosenz è a poppa sinistra), diretto verso sud e scortato anche da
un idrovolante, viene avvistato dal sommergibile britannico Unruly (tenente di vascello John Paton
Fyfe). Alle 10.50 Fyfe, stimata rotta e velocità dei bersagli come 114° e 8
nodi, lancia quattro siluri da 1190 metri: la Cesco viene colpita, a 2,3 miglia per 027° dal faro di Pedagne (non
lontano da Brindisi), e dev’essere portata ad incagliare per evitarne
l’affondamento. La Pomona
contrattacca, dalle 11.32 alle 12.20, con 39 bombe di profondità, ma senza
riuscire a danneggiare l’Unruly.
La Cosenz viene invece inviata ad
aggregarsi ad un convoglio in navigazione da Valona a Bari, e composto dal
piroscafo Goggiam, dalla motonave Città di Spezia e dai rimorchiatori Nettuno ed Asinara.
Alle 20.32 anche
questo convoglio viene attaccato, stavolta dal sommergibile polacco Dzik (tenente di vascello Boleslaw
Romanowski): questi lancia quattro siluri in posizione 41°09’ N e 17°25’ E (27
miglia ad est di Bari), ed uno di essi colpisce il Goggiam, che dev’essere rimorchiato a Bari dal Nettuno.
19 agosto 1943
Scorta la nave
cisterna Adriana ed il piroscafo Prode da Bari a Patrasso.
22 agosto 1943
La Cosenz salpa da Patrasso per scortare a
Bari, via Corfù, un convoglio formato dai piroscafi Hermada, Merano e Caterina M. Successivamente si unisce
alla scorta anche la moderna corvetta Sibilla.
23 agosto 1943
Il convoglio fa scalo
a Corfù, poi prosegue per Bari.
24 agosto 1943
Alle 16.51 il
sommergibile britannico Unseen
(tenente di vascello Michael Lindsay Coulton Crawford) avvista il convoglio
scortato dalla Cosenz (che viene
identificata correttamente come “classe Cosenz”
e che sta zigzagando verso il largo), a cinque miglia per 145° di distanza.
Dopo aver manovrato per avvicinarsi, alle 17.24, in posizione 41°07’ N e 16°57’
E (a sei miglia da Bari) l’Unseen lancia
tre siluri contro l’Hermada, da una
distanza di 1370 metri. Nessun siluro va a segno (l’Hermada avvista le scie dei siluri, che ritiene essere addirittura
quattro, mentre gli passano a poppavia), ed alle 17.30 la Cosenz inizia il contrattacco, lanciando in tutto 23 bombe di
profondità. Le prime sei esplodono molto vicine all’Unseen, ma senza causare danni.
Poco dopo i
mercantili entrano a Bari, mentre la Cosenz
prosegue la sua caccia verso ovest.
5 settembre 1943
Il marinaio Francesco
Giacotta, della Cosenz, muore in
territorio metropolitano.
8 settembre 1943
Alla proclamazione
dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, la Cosenz risulta inquadrata nel III Gruppo Torpediniere, con base a
Brindisi, insieme alle altrettanto anziane Giuseppe
Sirtori, Francesco Stocco, Giuseppe Missori, Giuseppe
Dezza e Giuseppe Cesare Abba.
La Cosenz ormeggiata alla banchina torpediniere di Taranto nel maggio 1943 (Coll. Aldo Fraccaroli, via Carlo Di Nitto) |
L’affondamento
Nelle settimane che
seguirono l’armistizio e la conseguente occupazione tedesca dell’Italia
(Operazione «Achse»), la Cosenz fu
tra le navi impiegate nell’evacuazione verso l’Italia di parte dei militari e
civili italiani bloccati sull’altra sponda dell’Adriatico, in Albania e
Dalmazia.
Alle 19.05 del 25
settembre 1943, la Cosenz (tenente di
vascello Giovanni Sorrentino) giunse a Lagosta scortando i piroscafi Ulisse e Fanny Brunner, partiti da Bari e carichi di 6000 razioni di viveri
(dei quali il presidio di Lagosta necessitava con urgenza). Mentre i piroscafi
mettevano a terra il loro carico ed imbarcavano un migliaio di militari (affluiti
a Lagosta dalla Dalmazia) e civili italiani da portare a Bari, la Cosenz si mise all’ancora a ridosso
della punta che delimitava l’estremità settentrionale della baia di Lagosta; il
comandante Sorrentino mandò il suo secondo a sovrintendere all’imbarco di
militari e civili sui due piroscafi, ormeggiati alla banchina di Valle San
Pietro. Alle 21.25 la Cosenz levò
l’ancora e si portò un po’ più al largo, mantenendo accesi i fanali di via,
attendendo i due piroscafi, che erano in procinto di partire.
Alle 21.36 l’Ulisse, nonostante le segnalazioni fatte
dalla Cosenz per richiamarne
l’attenzione e la rapida manovra eseguita dal comandante per evitare la
collisione, speronò la torpediniera sul lato sinistro, all’altezza del locale
motrice poppiera (quella che azionava l’elica di dritta): la collisione aprì
nello scafo della torpediniera uno squarcio attraverso si riversò
immediatamente l’acqua del mare, allagando il locale motrice poppiera e diversi
altri locali.
Sorrentino ordinò al Fanny Brunner di proseguire da solo, ed
all’Ulisse di restare sul posto per
rimorchiare la Cosenz sul
bassofondale di Punta San Pietro. Propulsa dalla sola macchina di sinistra, la
torpediniera si affiancò col lato di dritta alla banchina di Valle San Pietro;
ore di lavori di tamponamento e prosciugamento da parte dell’equipaggio
permisero di tamponare la falla e di asciugare tutti i locali inondati ad
eccezione di quello della motrice poppiera, che rimase allagato.
Per quanto
provvisori, questi lavori garantivano la galleggiabilità della nave, che
sarebbe potuta rientrare in Italia a rimorchio dell’Ulisse; fu anche fatto partire il rimorchiatore militare Porto Fossone, per tentare il
salvataggio della torpediniera. Prima che questo fosse possibile, però, la
Luftwaffe bombardò ripetutamente il porto di Lagosta: tra il 26 ed il 27
settembre, tale sorgitore subì diversi pesanti attacchi aerei tedeschi. L’Ulisse, mandato ad ancorarsi in un altro
punto dell’isola, non subì alcun danno; la Cosenz
si difese con il proprio armamento fino all’esaurimento delle munizioni,
colpendo due degli aerei attaccanti (uno dei quali fu poi visto precipitare su
una delle colline di Lagosta dai partigiani dell’isola; secondo alcuni
superstiti, si trattava di uno “Stuka”). Nessuna bomba colpì direttamente la
torpediniera, ma parecchie caddero vicinissime, tanto da sollevarla e farla poi
ricadere con la murata contro la banchina, aprendo nuove falle, oltre a
scatenare violenti incendi a bordo.
I mezzi disponibili
si rivelarono insufficienti a domare le fiamme; presto la Cosenz fu ridotta in condizioni tali da non poter più restare a
galla, pertanto il comandante Sorrentino fece sbarcare tutto l’equipaggio
tranne pochi uomini e, rimasto a bordo con questi ultimi, fece tagliare i cavi
d’ormeggio. La vecchia nave, ormai un relitto in fiamme, venne portata alla
deriva dal vento ed affondò poco più tardi, alle 14.18 del 27 settembre,
lasciando affiorare dalla superficie parte dell’albero e l’estremità dei
fumaioli. Il punto dell’affondamento è indicato come 42°40’ N e 16°54’ E.
(Altre fonti danno la nave come autoaffondata alle 20.45 per l’impossibilità di
riparare i danni con i mezzi disponibili sul posto, ma si tratta evidentemente
di un errore).
Negli attacchi aerei
aveva perso la vita il marinaio nocchiere Elio Giordano, di 20 anni, da Vietri
sul Mare, deceduto il 26 settembre.
Il resto dell’equipaggio
della Cosenz s’imbarcò sull’Ulisse, che raggiunse Bari alle 14.30
del 28 settembre.