L'Andrea Gritti nella cartolina ufficiale della SIDARMA (foto E. Mioni Trieste, via g.c. Nedo B. Gonzales) |
Motonave da carico di
6338 tsl e 3707 tsn, lunga 143,5 metri, larga 18,5 e pescante 8, con velocità
di 16 nodi. Di proprietà della Società Italiana di Armamento (SIDARMA) avente
sede a Fiume, iscritta con matricola 93 al Compartimento Marittimo di Fiume, nominativo
di chiamata IBGD.
Faceva parte di una
serie di nove grandi e moderne motonavi gemelle (nota come "classe Gritti"
o "classe Orseolo"), ordinate ai CRDA di Monfalcone dalla SIDARMA,
tutte battezzate con nomi di dogi ed altre figure importanti della storia della
Repubblica di Venezia: le altre erano Marco
Foscarini, Vettor Pisani, Sebastiano Venier, Pietro Orseolo e Francesco
Barbaro, completate prima dello scoppio della guerra, cui durante il
conflitto si aggiunsero Andrea Gritti
(II), Marco Foscarini (II) e Sebastiano Venier (II), che andarono a
rimpiazzare le tre omonime unità perdutesi in guerra. Gritti, Orseolo e Pisani furono completate nel
1939, Foscarini, Barbaro e Venier nella prima metà del 1940.
La SIDARMA era stata
una delle prime compagnie italiane ad aderire alla Legge Benni del 1938, un
piano statale di incentivi agli armatori che mirava al rinnovamento della
flotta mercantile italiana (obiettivo della legge era la costruzione, nel giro
di dieci anni, di ben 2.500.000 tsl di naviglio mercantile). Aveva ordinato ben
nove motonavi da carico di 6300-6400 tsl e tre motocisterne da 8400 tsl; tra i
tipi di navi di cui si proponeva la costruzione, per la Gritti e le gemelle la SIDARMA
aveva scelto il secondo tipo: navi per trasporto di merci varie con ampie stive
e corridoi, grandi boccaporti, picchi di carico di elevata portata, verricelli
elettrici e due bighi di forza per i colli pesanti; propulse da motori diesel
FIAT a due tempi e doppio effetto e 6 cilindri che permettevano elevata potenza
e velocità (circa 15 nodi, una buona velocità per una nave mercantile
dell’epoca) e ridotti consumi. Una volta completate, queste motonavi sarebbero
state impiegate sulle linee commerciali per trasporto merci e passeggeri
Genova-Napoli-Marsiglia-Cadice-La Guaira-Curaçao-L'Avana-Veracruz-New
Orleans-Houston (o Galveston).
La guerra,
ovviamente, vanificò tali piani, dato che le moderne unità vennero
immediatamente requisite per trasportare rifornimenti in Libia. Gritti, Foscarini e Venier
andarono tutte perdute nel corso del 1941, ed i loro nomi vennero assegnati
alle ultime tre motonavi del gruppo, in costruzione presso i CRDA: la seconda Andrea Gritti, completata nel luglio
1943, navigò per la SIDARMA fino al 1967, quando fu venduta ad una compagnia
cipriota e solcò gli oceani come Veritas
per altri quattro anni, prima di concludere la sua carriera in un cantiere di
demolizione di Taiwan.
Breve e parziale cronologia.
26 gennaio 1939
Impostata nei
Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone (numero di costruzione 1231).
2 ottobre 1939
Varata nei Cantieri
Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone. Madrina è Maria Cobolli Gigli, moglie del
ministro dei lavori pubblici Giuseppe Cobolli Gigli; la nave è benedetta dal
vescovo di Gorizia.
Al varo viene
dedicato un cinegiornale Luce, che tra l'altro menziona come la Gritti sia dotata di un moderno sistema
antincendio ad anidride carbonica ed abbia una capacità di 18.000 metri cubi di
grano o di balle di cotone.
Alcune
immagini dell'Andrea Gritti pronta al
varo, il 1° ottobre 1939 (g.c. Giorgio Parodi, via www.naviearmatori.net)
27 dicembre 1939
Completata per la
Società Italiana d'Armamento (SIDARMA) di Fiume. È la seconda nave della classe
ad entrare in servizio, dopo la Pietro
Orseolo, pur essendo stata la terza ad essere impostata.
12 gennaio 1940
Il direttore di
macchina dell'Andrea Gritti, Angelo
Cappati da Sampierdarena, muore per infortunio sul lavoro a bordo della nave.
21 agosto 1940
Requisita dalla Regia
Marina, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
29 agosto 1940
La Gritti e la gemella Vettor Pisani salpano da Napoli per
Tripoli alle 00.30, scortate dalla vecchia torpediniera Generale Antonio Cantore. Al largo di
Marettimo (per altra fonte, a Trapani) la Cantore viene sostituita dalla torpediniera Sagittario, e si aggrega al convoglio
anche il rimorchiatore di salvataggio Salvatore
Primo.
30 agosto 1940
Il convoglio giunge a
Tripoli alle 23.30.
4 settembre 1940
La Gritti lascia Tripoli alle 00.30 diretta a Bengasi, con la
scorta del cacciatorpediniere Borea.
6 settembre 1940
Gritti e Borea arrivano a Bengasi alle 10.
14 settembre 1940
La Gritti salpa da Bengasi alle 9.30
diretta a Tripoli, con la scorta della torpediniera Pegaso.
15 settembre 1940
Gritti e Pegaso arrivano
a Tripoli alle 10.30.
21 settembre 1940
La Gritti lascia Tripoli per Napoli
alle 4.15 con la scorta della Pegaso.
22 settembre 1940
Le due navi giungono
a Napoli alle 18.30.
1° dicembre 1940
Alle 00.15 la Gritti e la motonave Col di Lana salpano da Napoli
dirette a Tripoli, con la scorta del cacciatorpediniere Turbine (capitano di corvetta Aldo
Naccari).
Il convoglio fa uno
scalo intermedio a Palermo.
3 dicembre 1940
Gritti, Col di Lana e Turbine lasciano Palermo alla volta
di Tripoli.
5 dicembre 1940
All'1.35, a nove
miglia da Capo Bon, le vedette di prua del Turbine avvistano due scie provenienti da traverso a dritta,
che passano a poca distanza dalla prua del cacciatorpediniere. Il comandante
del cacciatorpediniere, ritenendo che si tratti di siluri lanciati da un
sommergibile in affioramento, ordina subito di accostare a dritta, dirigendosi
alla massima velocità verso il punto di origine delle scie; giunto sul posto,
il Turbine manovra per
mantenersi su un arco concentrico al punto di provenienza delle scie e lancia a
brevi intervalli due bombe di profondità da 100 kg, regolate per scoppiare a 50
metri di profondità. Il cacciatorpediniere continua poi ad incrociare nella
zona fino alle due di notte, dopo di che, non riuscendo più a rintracciare il
sommergibile, si riunisce alle due motonavi e prosegue nella navigazione.
Il convoglio giunge a
Tripoli alle dieci.
23 dicembre 1940
La Gritti lascia Tripoli alle 8 per
raggiungere Bengasi, scortata da varie unità lungo il percorso.
25 dicembre 1940
Arriva a Bengasi alle
10.
4 gennaio 1941
Lascia Bengasi alle
quattro per tornare da Tripoli, sempre scortata da unità varie lungo il tragitto.
5 gennaio 1941
Arriva a Tripoli alle
7 e riparte per Napoli dodici ore più tardi, scortata dalla torpediniera Orsa.
7 gennaio 1941
Arriva a Napoli alle
10.15.
18 gennaio 1941
Gritti e Venier salpano da
Napoli per Tripoli alle 16.30, scortate dalla torpediniera Orione.
20 gennaio 1941
Il convoglio arriva a
Tripoli a mezzogiorno.
25 gennaio 1941
Gritti e Venier lasciano
Tripoli alle 20.30 per fare ritorno a Napoli, via Palermo, scortate dalla
torpediniera Castore.
27 gennaio 1941
Le due motonavi
arrivano a Palermo alle 5.15; da qui proseguono per Napoli con la scorta
dell’incrociatore ausiliario RAMB III.
28 gennaio 1941
Il convoglio arriva a
Napoli alle 16.
Cartolina pubblicitaria delle navi tipo “Orseolo”, la nave in foto è l'Andrea Gritti (Coll. Francesco Mistetta, via www.naviearmatori.net) |
15 febbraio 1941
Alle 11.30 Gritti, Venier ed il piroscafo Caffaro salpano
da Napoli per Tripoli con la scorta delle torpediniere Rosolino Pilo e Generale Antonino Cascino.
17 febbraio 1941
Alle cinque il
convoglio viene infruttuosamente attaccato al largo dell'isola di Kuriat da un
sommergibile, che lancia dei siluri contro l'Andrea Gritti.
Le navi arrivano a
Tripoli tra le 20 e le 24.
21 febbraio 1941
La Gritti lascia Tripoli alle 15 insieme
alle motonavi Rialto e Venier, e con la scorta della
torpediniera Alcione.
23 febbraio 1941
Il convoglio giunge a
Napoli alle 9.
6 marzo 1941
Gritti e Venier,
che costituiscono il convoglio «Sonnenblume 9» per il trasferimento in Libia
dell'Afrika Korps, salpano da Napoli alle 19 dirette a Tripoli, con la scorta
della torpediniera Alcione.
8 marzo 1941
Il convoglio giunge a Palermo in mattinata e vi si sosta fino all'indomani
sera.
9 marzo 1941
Il convoglio riparte in serata da Palermo; la scorta è ora rinforzata dalle
torpediniere Pallade e Polluce.
11 marzo 1941
Raggiunto anche dalle torpediniere Clio e Centauro uscite da Tripoli, il
convoglio giunge nel porto libico alle 13.30.
15 marzo 1941
Gritti, Rialto e Venier partono da Tripoli per Napoli
alle 16.30, scortati dalle torpediniere Polluce, Cigno (caposcorta) e Missori.
17 marzo 1941
Il convoglio giunge a
Napoli alle 8.
9 aprile 1941
La Gritti salpa da Napoli alle 14.30
in convoglio con le motonavi Birmania, Barbarigo, Rialto e Sebastiano
Venier. La scorta è fornita dal cacciatorpediniere Dardo (caposcorta) e dalle
torpediniere Clio, Enrico Cosenz e Generale Achille Papa.
11 aprile 1941
Il convoglio giunge a
Tripoli alle 11.30.
19 aprile 1941
Gritti, Barbarigo, Birmania, Rialto e Venier
lasciano Tripoli alle 15 per fare ritorno a Napoli, scortate da Missori, Dardo e Clio.
20 aprile 1941
Al largo di
Pantelleria, il convoglio viene attaccato da bombardieri britannici in più
ondate alle nove del mattino, ma soltanto la Clio viene colpita, subendo solo danni leggeri.
21 aprile 1941
Il convoglio giunge a
Tripoli alle 11.
4 maggio 1941
La Gritti salpa da Napoli all'1.15 in
convoglio con le motonavi Victoria (trasporto
truppe), Calitea (trasporto
truppe), Ankara (tedesca), Barbarigo, Marco Foscarini e Sebastiano
Venier (tutte da carico), scortate dai cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi (caposcorta), Antonio Da Noli e Lanzerotto Malocello e dalle
torpediniere Cassiopea, Orione e Pegaso. C’è anche una forza di copertura, con gli incrociatori
leggeri Eugenio di Savoia, Muzio Attendolo ed Emanuele Filiberto Duca d’Aosta (la VII Divisione, al comando dell’ammiraglio
Ferdinando Casardi con insegna sull’Eugenio) ed i cacciatorpediniere Antonio Pigafetta, Nicolò Zeno, Nicoloso Da Recco, Alvise
Da Mosto e Giovanni Da
Verrazzano: la sua presenza è stata motivata dall’avvistamento a Malta di
alcune unità leggere di superficie britanniche (che il precedente 16 aprile
hanno attaccato e distrutto il convoglio «Tarigo»).
Il convoglio,
denominato «Victoria», segue la rotta che passa per lo stretto di Messina ed a
levante di Malta; durante la navigazione, il convoglio è continuamente pedinato
da ricognitori britannici e soggetto a diversi attacchi aerei, ma non subisce
danni. Zeno e Pigafetta attaccano un contatto
subacqueo.
Alle 20.03 la VII
Divisione, con due successive accostate ad un tempo, prende posizione circa 3
km a proravia del convoglio «Victoria» e dispone i cacciatorpediniere in
posizione di scorta avanzata.
La formazione di
marcia notturna disposta da Casardi è così articolata: cacciatorpediniere in
scorta avanzata, seguiti dagli incrociatori in linea di fila, seguiti dal
convoglio disposto su tre colonne, con scorta laterale. Ciò al fine di consentire
alle navi della VII Divisione di reagire prontamente contro unità di superficie
che dovessero attaccare dai settori dove ciò appare più probabile, senza essere
intralciati nelle manovre da convoglio e scorta, che avrebbe inoltre così modo
di allontanarsi senza perdite. La scorta diretta, secondo la valutazione
dell’ammiraglio, dovrebbe bastare a proteggere il convoglio da attacchi nei
settori poppieri, che comunque sono poco probabili, stante la velocità del
convoglio e la posizione delle basi britanniche.
Fino al tramonto il
convoglio gode di forte scorta aerea, svolta sia da caccia che da bombardieri.
5 maggio 1941
La navigazione
notturna si svolge senza problemi; alle 5.45 la VII Divisione inizia la manovra
per portarsi sulla congiungente Malta-convoglio, posizione nella quale resterà
per il resto del giorno, procedendo a zig zag e tenendosi in vista del
convoglio. Alle 6.40 sopraggiungono i primi velivoli della scorta aerea, questa
volta composta da idrovolanti da ricognizione marittima e da bombardieri.
Alle 14.26 viene
avvistato un secondo convoglio, il «Marco Polo», in navigazione su rotta
opposta, e la VII Divisione passa a scortare quest’ultimo, mentre il convoglio
«Victoria» si dirige verso Tripoli.
Dopo un viaggio nel
quale il convoglio «Victoria», continuamente pedinato da ricognitori, ha subito
diversi infruttuosi attacchi aerei, le navi entrano a Tripoli alle 20.45.
12 maggio 1941
Gritti, Venier, Barbarigo, Ankara e Victoria
lasciano scariche Tripoli alle 19.30 per rientrare a Napoli, scortate da Vivaldi (caposcorta), Da Noli, Malocello e dal cacciatorpediniere Saetta.
Durante la
navigazione nel Canale di Sicilia, lungo la rotta che passa ad ovest di Malta
(nelle vicinanze delle Kerkennah), il convoglio fruisce della protezione a
distanza della IV Divisione (incrociatori leggeri Bande Nere e Cadorna,
cacciatorpediniere Scirocco, Maestrale ed Alpino) e dell'VIII Divisione
(incrociatori leggeri Duca degli
Abruzzi e Garibaldi,
cacciatorpediniere Granatiere e Bersagliere), oltre che – nelle ore diurne
– di una buona scorta aerea.
Durante la
navigazione non si verificano eventi di rilievo, eccezion fatta per problemi di
comunicazione all’interno del convoglio e tra le unità della scorta diretta e
le Divisioni di incrociatori. In merito a ciò il caposcorta Galati farà
presente, nel suo rapporto, che il servizio segnali dei mercantili “lascia molto a desiderare”, come ha già
rilevato in precedenza per altri convogli; la trasmissione di ogni segnale,
specialmente nottetempo, richiede ogni volta troppo tempo, e la causa
principale è l’insufficiente preparazione del personale addetto alle
segnalazioni, nonché l’inadeguatezza dei mezzi di segnalazione (bandierine di
segnalazione troppo piccole, nessun proiettorino per segnalazioni notturne).
Inoltre, i vetri dei fanali donath in dotazione a molti mercantili sono verdi,
anziché, come dovrebbero essere, azzurri, e la loro luminosità è tale da
renderli visibili a 3-4 km di distanza, con rischio di essere avvistati dal
nemico. Galati aggiungerà di aver già richiamato l’attenzione dei comandanti
militari su questi problemi inerenti alle comunicazioni, sollecitandoli ad
intervenire per porvi rimedio, ma di ritenere necessarie misure radicali da
parte dell’ente della Regia Marina responsabile dell’organizzazione del
servizio comunicazioni sui mercantili requisiti.
14 maggio 1941
Il convoglio giunge a
Napoli alle 16.30.
26 maggio 1941
La Gritti parte da Napoli per Tripoli
alle 2.30 insieme alle motonavi Barbarigo, Ankara (tedesca), Rialto, Marco Foscarini e Sebastiano
Venier; la scorta è assicurata dai cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi (caposcorta, capitano di
corvetta Giovanni Galati), Saetta
ed Antonio Da Noli e dalle
torpediniere Cigno, Castore, Pallade, Procione e Pegaso.
Il convoglio, che ha
scorta aerea per alcuni tratti, è scortato a distanza dall’incrociatore leggero
Luigi Cadorna con i
cacciatorpediniere Maestrale e Grecale, dallo stretto di Messina in
poi; segue le rotte che passano ad est di Malta.
27 maggio 1941
Verso le 13 (poco
dopo che gli aerei dell'Aeronautica di Sicilia della scorta aerea hanno
lasciato il convoglio, mentre i velivoli che avrebbero dovuto sostituirli,
provenienti dalla Libia, non sono potuti decollare a causa del forte ghibli)
il Vivaldi avvista a
proravia sinistra sei aerei, a 6-7 km di distanza, che volano a 10-20 metri di
quota su rotta opposta al convoglio. Il caposcorta Galati li scambia
inizialmente per aerei da trasporto tedeschi tipo Junkers Ju 52, ma in realtà
sono bombardieri britannici Bristol Blenheim decollati da Malta, i quali una
volta arrivati al traverso del convoglio accostano per attaccare a volo radente
il gruppo formato da Foscarini, Barbarigo e Venier.
Da Noli e Cigno,
unitamente alle motonavi, aprono il fuoco non appena identificano gli aerei
come nemici; due degli attaccanti (il V6460 del sergente Edwin Bentall Inman e
lo Z6247 del capitano Garnet Mackenzie Fairbairn) vengono abbattuti (secondo
fonti italiane, dal fuoco delle mitragliere delle navi; per i britannici,
ambedue gli aerei sarebbero stati travolti e distrutti dallo scoppio delle
bombe sganciate dallo stesso Inman su una delle motonavi), ma Foscarini e Venier sono colpite. In tutto,
l’attacco dura tre minuti.
Gli aerei conducono
il loro attacco a bassa quota, con una manovra mai compiuta prima di allora;
dal febbraio 1941 (quando i convogli importanti hanno iniziato a godere di
scorta aerea) fino a questo momento non si è mai verificato un solo attacco
diurno di bombardieri od aerosiluranti contro convogli in mare. Si tratta del
primo attacco aereo verificatosi sulla rotta di levante per la Libia, nonché
del primo bombardamento a bassa quota contro navi nella guerra del
Mediterraneo.
La Venier subisce solo danni lievi,
perché l’unica bomba che la colpisce non esplode; ma la Foscarini viene incendiata ed
immobilizzata. Da Noli e Cigno si trattengono presso
quest’ultima, sulla quale l’incendio divampa violento.
Alle 16.10 il Da Noli lancia in rapida
successione i telegrammi di richiesta di intervento della caccia e di scoperta,
ed alle 16.21 il caposcorta ordina alla Cigno di riunirsi alla formazione, ed al Da Noli di restare con la Foscarini per prestarle assistenza.
Alle 16.25 Galati informa Tripoli sulle condizioni della Foscarini, richiedendo che venga mandato
un rimorchiatore. Il convoglio, meno Da
Noli e Foscarini,
prosegue verso Tripoli; alle 16.40 viene incrociato il convoglio «Freccia», e
la III Divisione ne assume la protezione, lasciando quella del convoglio «Vivaldi».
Alle 17.10, siccome non si è ancora fatto vedere neanche un aereo da caccia e Tripoli
è ancora lontana, il caposcorta Galati, temendo probabile – considerata anche
l’ora – un altro attacco aereo, chiede di nuovo che intervenga la caccia; alle
17.20 chiede che da Tripoli sia inviata una silurante per cooperare con
il Da Noli, ancora intento a
prestare assistenza alla Foscarini.
Alle 17.45 la Venier comunica
al Vivaldi che la bomba
inesplosa è stata rimossa e buttata fuori bordo da alcuni militari tedeschi di
artiglieria (ufficiali e soldati) imbarcati di passaggio e da uomini dell’equipaggio
militare.
Cinque minuti più
tardi si riunisce alla formazione anche la Cigno, che riferisce di avere a bordo tredici uomini della Foscarini, due dei quali feriti, ed un
sergente osservatore britannico, anch’esso ferito in modo piuttosto grave (dovrà
subire l’amputazione della gamba sinistra): quest’ultimo è il sergente Kenneth
Peter Collins dell’82nd Squadron della Royal Air Force, l’unico
sopravvissuto tra i sei uomini che componevano gli equipaggi dei due aerei. Il
comandante della Cigno riferirà
poi a Galati che il prigioniero britannico «si
è espresso in termini violenti contro la guerra ed in principio temeva che gli
si volesse fare del male. Appena a bordo della torpediniera ha domandato con
ansia se lo si sarebbe consegnato ai tedeschi dimostrando di paventare assai
tale eventualità».
Alle 18.50, siccome
gli aerei da caccia continuano a non farsi vedere, il caposcorta Galati ne
chiede ancora una volta l’invio. Finalmente, alle 19.10, vengono avvistati
quattro caccia della Regia Aeronautica (i primi a giungere sul cielo del
convoglio da quando quelli dell’Aeronautica della Sicilia ne hanno lasciato la
scorta prima dell’attacco) ed un bombardiere Savoia Marchetti S.M. 79 "Sparviero".
28 maggio 1941
Il convoglio giunge a
Tripoli in mattinata.
La Foscarini, raggiunta ed assistita dalla
torpediniera Pallade e dai
rimorchiatori Pronta e Salvatore Primo, potrà essere
rimorchiata fino a Tripoli e portata a poggiare sul fondo dell’avamporto il 30
maggio, scongiurandone l’affondamento, ma non verrà mai recuperata.
(Museo della Cantieristica di Monfalcone) |
3 giugno 1941
Gritti, Venier, Rialto ed Ankara (tedesca) lasciano Tripoli alle 20 dirette a Napoli,
scortate da Vivaldi (caposcorta,
capitano di vascello Giovanni Galati), Da
Noli e Castore.
Il convoglio imbocca
la rotta di ponente, che passa nelle acque delle Kerkennah; stavolta, a
differenza che all’andata, la scorta aerea (con caccia FIAT CR. 42 e
bombardieri S.M. 79 "Sparviero") viene organizzata perfettamente,
permanendo anche nel tratto Tripoli-Marettimo dove spesso, nei viaggi
precedenti, era stata quasi mancante. Più incostante è la scorta
antisommergibili fornita dagli idrovolanti CANT Z, venendo a mancare del tutto
quella degli idroricognitori di base in Libia.
5 giugno 1941
Il convoglio arriva a
Napoli alle 15.
30 giugno 1941
La Gritti parte da Napoli per Tripoli
alle 18 in convoglio con le motonavi Barbarigo, Rialto, Ankara (tedesca), Francesco
Barbaro e Sebastiano Venier,
scortate dai cacciatorpediniere Freccia (caposcorta), Dardo, Turbine e Strale.
Le navi procedono a 16 nodi.
2 luglio 1941
Il convoglio giunge a
destinazione alle 18.
14 luglio 1941
La Gritti lascia Tripoli alle 16 (o
17) diretta a Napoli, in convoglio con le motonavi da carico Rialto, Sebastiano Venier, Ankara (tedesca)
e Barbarigo e con la scorta
dei cacciatorpediniere Lanzerotto
Malocello (caposcorta), Fuciliere ed Alpino e delle torpediniere di
scorta Orsa, Procione e Pegaso (il convoglio è denominato «Barbarigo»).
Questo convoglio è il
primo ad essere oggetto con successo delle intercettazioni di “ULTRA”, che l'11
luglio 1941, tre giorni prima della partenza, apprende da messaggi decrittati
che un convoglio di sei mercantili di 5000 tsl, scortato da cacciatorpediniere,
lascerà Tripoli alle 16 del 14 luglio, procedendo a 14 nodi, passando a est
delle Kerkennah alle cinque del mattino del 15 luglio e poi ad ovest di
Pantelleria alle 14 del 15 luglio, probabilmente diretto a Napoli.
In seguito a
quest’informazione, i comandi britannici schierano uno sbarramento di
sommergibili (tra cui l'Union ed
il P 33) attorno a Pantelleria,
dove sanno che il convoglio dovrà passare nel primo pomeriggio del 15.
Vengono anche
lanciati diversi attacchi aerei tra il 14 ed il 15 luglio, ma i velivoli –
Fairey Swordfish decollati da Malta – non riescono a localizzare il convoglio
da attaccare.
15 luglio 1941
In mattinata il
convoglio viene localizzato da un ricognitore britannico, e nel pomeriggio si
verificano gli attacchi dei sommergibili.
Alle 11.20 le navi
giungono in vista di Pantelleria, su rilevamento 24°, ed accostano in tale
direzione, procedendo a zig zag; oltre ai cacciatorpediniere ed alle
torpediniere, è presente anche una scorta aerea, con due caccia e due
idrovolanti CANT Z. 501. Alle 14.07 il P
33 (tenente di vascello Reginald Denis Whiteway-Wilkinson) avvista il
convoglio nel punto 36°27' N e 11°54' E, da una distanza di 10 km; alle
14.16 il comandante britannico può constatare che il convoglio è formato da
cinque mercantili, apparentemente carichi a metà, suddivisi in due colonne di
due unità ciascuna in linea di fila, mentre il quinto trasporto è in testa, a
metà tra le due colonne. Le navi della scorta – che Whiteway-Wilkinson pensa
essere tutte torpediniere classe Spica – sono disposte due a proravia del
convoglio e le altre quattro in due coppie su ciascun lato del convoglio; sono
tutte continuamente in manovra. Nel cielo c’è un aereo che sorvola il
convoglio.
Avvicinatosi al
convoglio, alle 14.39 il P 33 lancia
quattro siluri da 2300 metri contro la nave di testa della colonna di
dritta, la cui stazza valuta in 7000 tsl.
Alle 14.41 il
convoglio si trova a 21 miglia per 209° da Punta Sciaccazza
(Pantelleria) quando l'Alpino riferisce
per radiosegnalatore «Scie di siluro a
dritta», mentre uno dei velivoli della scorta aerea (l’idrovolante CANT Z.
501/6 della 144a Squadriglia della Regia Aeronautica) si getta
in picchiata sul punto dove si presume essere il sommergibile nemico,
sganciando due bombe per poi inseguire e mitragliare le scie dei siluri. L'Alpino ed il Fuciliere riescono ad avvistare ed
evitare con la manovra rispettivamente uno e due siluri (subito dopo, l'Alpino si porta nel punto in cui è
comparsa la bolla di lancio e getta in mare prima un segnale e poi 28 bombe di
profondità, assistito da uno dei CANT Z. 501 che, oltre a seguitare a segnalare
la posizione del sommergibile, lancia a sua volta due cariche di profondità),
ma la Barbarigo viene
colpita alle 14.43 ed inizia subito ad affondare di poppa.
La Pegaso viene distaccata per dare
assistenza alla motonave danneggiata, che affonderà ugualmente alle 15.10 nel
punto 36°27' N e 11°54' E (otto miglia a sud di Punta Sciaccazza); Alpino, Orsa, Procione ed
un CANT Z. 501 contrattaccano con 116 bombe di profondità, senza riuscire a
danneggiare seriamente il P 33, che
però riporta gravi danni proprio durante il tentativo di eludere la caccia,
precipitando accidentalmente ad una quota eccessiva.
Alle 15.26 si
verifica un nuovo attacco di sommergibili, ma nessuna nave viene colpita.
16 luglio 1941
Il convoglio arriva a
Tripoli alle 14.30.
30 luglio 1941
La Gritti parte da Napoli per Tripoli alle
15, in convoglio con le motonavi Vettor
Pisani, Rialto ed Ankara (tedesca), con la scorta del
cacciatorpediniere Lanzerotto
Malocello (caposcorta) e delle torpediniere Procione e Pegaso.
A Trapani si unisce alla scorta anche la torpediniera Orione.
31 luglio 1941
Al tramonto, dalle
19.30 alle 20.45, il convoglio viene fatto ripetutamente oggetto di attacchi
aerei una ventina di miglia a nordovest di Pantelleria; gli attaccanti sono sei
bombardieri Bristol Blenheim del 105th Squadron della RAF,
decollati dalla base di Luqa (Malta) e guidati dal maggiore George Goode.
Nessuna nave viene colpita, mentre uno degli aerei britannici viene abbattuto
dal Malocello (per altra
versione, danneggiato dal tiro del Malocello e
poi inseguito e colpito ancora dai biplani FIAT CR. 42 della scorta aerea); la
violenta reazione delle navi, anzi, induce i Blenheim a rinunciare all’attacco,
scaricando le bombe in mare e rientrando a Malta.
1° agosto 1941
Il convoglio,
raggiunto anche dalla torpediniera Partenope (venutagli
incontro da Tripoli per rinforzare la scorta nel tratto finale della
navigazione), giunge a Tripoli alle 13.30.
8 agosto 1941
Gritti, Pisani, Rialto ed Ankara lasciano Tripoli alle 15 per rientrare a Napoli,
scortate dai cacciatorpediniere Aviere (caposcorta), Camicia Nera, Alfredo Oriani e Vincenzo
Gioberti.
Durante la
navigazione non accade niente di particolare, a parte gli ormai usuali allarmi
per avvistamento di ricognitori o bombardieri, e per un sommergibile la cui
presenza è stata segnalata nel Canale di Sicilia.
10 agosto 1941
Il convoglio arriva a
Napoli alle 9.30.
13 agosto 1941
Gritti, Barbaro, Pisani, Rialto e Venier partono
da Napoli alle 17 dirette a Tripoli, scortate dai cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi (caposcorta,
capitano di vascello Giovanni Galati), Folgore, Strale, Lanzerotto Malocello e Fulmine e dalla torpediniera Orsa. Poco dopo la partenza il convoglio viene attaccato da un sommergibile
(più probabilmente, in realtà, frutto di un falso allarme), ma l’attacco viene
sventato dalla scorta.
Poco più tardi, però,
durante un allarme aereo, sul Vivaldi scoppia
accidentalmente un proiettile in un cannone da 120 mm, costringendo la nave al
rientro per via dei danni subiti e delle gravi condizioni di alcuni feriti. Al
suo posto, il Folgore (capitano
di fregata Ernesto Giuriati) assume il ruolo di caposcorta.
14 agosto 1941
Dopo mezzanotte, a
sud di Lampione, il convoglio viene attaccato da aerosiluranti, con lancio di
bengala illuminanti. Di nuovo, la reazione della scorta vanifica l’attacco.
15 agosto 1941
Il convoglio giunge a
Tripoli alle 14. Il caposcorta, nella sua relazione, segnalerà i problemi di
comunicazione tra navi mercantili e scorta, possibili soltanto con la radio
principale (non conveniente) o con segnalazioni luminose (troppo lunghe e
troppo pericolose, potrebbero portare all'avvistamento da parte nemica),
chiedendo che al più presto i mercantili vengano dotati di radiosegnalatori.
19 agosto 1941
Gritti, Barbaro, Pisani, Rialto e Venier lasciano
Tripoli alle 15, scortate dai cacciatorpediniere Freccia (caposcorta), Euro e Dardo e dalla torpediniera Procione.
21 agosto 1941
Lasciate a Palermo,
dove giungono alle due di notte, Euro e Rialto, il resto del convoglio prosegue
per Napoli, dove arriva alle otto del mattino.
Una cartolina dell'Andrea Gritti che permette di vedere i colori della livrea SIDARMA (g.c. Rosario Sessa, via www.naviearmatori.net) |
L'affondamento
Alle 22 (per altra
fonte, alle 24) del 1° settembre 1941 l'Andrea
Gritti lasciò Napoli diretta a Tripoli, in convoglio con le motonavi Rialto, Sebastiano Venier, Vettor
Pisani e Francesco Barbaro
e con la scorta dei cacciatorpediniere Nicoloso
Da Recco (caposcorta, capitano
di vascello Stanislao Esposito), Freccia, Folgore, Dardo e Strale. Tutte le unità del convoglio erano grandi
e veloci motonavi di recente costruzione – tranne la Rialto – come la Gritti,
con la quale avevano già viaggiato numerose volte in precedenza; la Gritti aveva a bordo gran parte
dell’armamento della 101a Divisione motorizzata "Trieste". Sull'Andrea Gritti si trovavano, tra equipaggio e truppe dirette in Libia, 349 uomini; comandante civile della motonave era il capitano di lungo corso Giorgio Prossen, comandante militare il tenente di vascello Mario Mirabella.
Durante la
navigazione nel Tirreno, nella notte sul 2 settembre, il convoglio fu informato
della probabile presenza di un sommergibile nemico e deviò dalla rotta per
evitarlo, manovra che lo fece passare nello stretto di Messina con tre ore di
ritardo rispetto al previsto. Superato lo stretto, il convoglio assunse la
formazione prestabilita dividendosi in due colonne, con Rialto e Pisani a dritta, Gritti e
Barbaro a sinistra, Venier più a poppavia, tra le due
colonne, e la scorta tutt’intorno (Da
Recco in testa, Freccia e Strale a dritta, Folgore e Dardo a sinistra); imboccò quindi la rotta di levante verso la
Libia.
La rotta scelta
sarebbe dovuta transitare ad est della massima autonomia delle squadriglie di
aerei britannici di base a Malta, che avevano un raggio d’azione di 160 miglia,
ma la deviazione compiuta in precedenza fece sì che il convoglio,
contrariamente alle previsioni iniziali, si trovasse in acque pericolose – nel
raggio d’azione degli aerei britannici di base a Malta – nelle ore notturne,
quando cioè era privo di copertura aerea. Non disponendo dei mezzi necessari a
proseguire la scorta anche nottetempo, infatti, i velivoli della scorta area
lasciarono il convoglio al tramonto, come di consueto.
Non appena in
franchia dello stretto di Messina, il convoglio assunse rotta 116° (mettendo la
prua sulla Morea), cioè verso est, per uscire dal cerchio di raggio 160 miglia
con centro su Malta (corrispondente al raggio d’azione dei suoi aerei, che
potevano colpire nella zona dello stretto e fino a sud di Capo Spartivento, ma
non più ad est) prima di assumere rotta sud.
Alle 00.25 (o 00.30)
del 3 settembre, mentre ancora si trovava ancora per poche miglia entro il
raggio d’azione degli aerei di Malta, il convoglio venne attaccato da nove
aerosiluranti Fairey Swordfish dell'830th Squadron della Fleet
Air Arm, decollati da Malta, a circa 26 miglia per 140° (a sud-sudest) di
Capo Spartivento Calabro.
Gli Swordfish
attaccarono provenendo dalla sinistra del convoglio: le navi subito aprirono il
fuoco con l'armamento contraereo – un aerosilurante fu abbattuto dal tiro del Folgore – ed iniziarono contromanovre
per ridurre la probabilità di essere colpite da siluri, ma due delle armi
andarono a segno.
La Barbaro venne immobilizzata da un
siluro che la colpì a poppa (venne poi rimorchiata a Messina dal rimorchiatore
militare Titano), ma sorte molto peggiore toccò alla Gritti: colpita a sua volta da un siluro,
dopo pochi minuti saltò in aria in posizione 37°33' N e 16°26' E per l’esplosione
delle munizioni trasportate nella stiva colpita, portando con sé 347 dei 349
uomini a bordo. Si salvarono soltanto due mitraglieri addetti alla mitragliera
contraerea situata all’estrema prua, trovati in mare, gravemente feriti, da una
delle unità di scorta.
Così il capitano di
fregata Luigi Martini, comandante militare della Francesco Barbaro, descrisse l’esplosione della Gritti nel suo rapporto: “…sulla nostra sinistra a poppavia del
traverso osservo che una unità ha aperto pure il fuoco ma in altra direzione. Subito
dopo, poco lontano dall’origine di detto fuoco, si verifica sul mare una
violenta esplosione accompagnata da un’altissima ed ampia colonna di
terrificante e vivido fumo rossastro con ricadenti scintille e sprazzi che
determina un sinistro chiarore illuminante a giorno per circa
tre minuti il mare e l’orizzonte annebbiati”.
Il sottonocchiere
Alessandro Caldara, imbarcato sul cacciatorpediniere Dardo, ha lasciato a sua volta una vivida descrizione dell’attacco
e dell’affondamento della Gritti nel
suo libro di memorie “Quelli di sottocastello”: “Nella notte, quando siamo circa all’altezza dell’isola di Malta, poco
dopo la mezzanotte, il cielo viene improvvisamente illuminato da decine di
bengala che piovono da tutte le parti: allarme! Siamo attaccati in grande
stile; tutto il convoglio è illuminato a giorno e, nonostante i nostri fumogeni
e il tiro di sbarramento di tutte le mitragliere, gli aerosiluranti riescono a
passare e si scagliano sulle motonavi. A un tratto si vede un’enorme fiammata Saettare
verso il cielo, mentre uno scoppio assordante per poco non ci rompe i timpani.
Sembra che il cielo abbia preso fuoco. Tutto è orrendamente arrossato: il Gritti,
carico di munizioni, è saltato in aria (…) Della nave saltata in aria non rimane nulla; solo per puro miracolo
vengono trovati in mare due uomini gravemente feriti che al momento dello
scoppio si trovavano all’estrema prora, sulla plancetta della mitragliera
antiaerea e sono stati lanciati fuori bordo dallo spostamento d’aria”.
Mentre i
rimorchiatori Titano e Porto Recanati ed i
cacciatorpediniere Ascari e Lanciere venivano inviati sul luogo
dell’attacco per prestare assistenza alla Barbaro,
le tre motonavi rimaste indenni e la scorta (tranne il Dardo, distaccato per il rimorchio
della Barbaro, che riuscì a
raggiungere Messina alle 19 di quello stesso giorno) non poterono che prendere
atto dell'accaduto e proseguire per Tripoli, dove giunsero l’indomani.
Le vittime tra l'equipaggio civile dell’Andrea Gritti:
(nominativi tratti dall'Albo
d'Oro della Marina Mercantile, si ringrazia Carlo Di Nitto)
Vladimiro Boiago, ufficiale radiotelegrafista, da Trieste
Antonio Cannavacciolo, piccolo di camera, da
Torre del Greco
Luigi Cigar, marittimo, da Pola
Antonio Conti, ufficiale di coperta, da
Venezia
Andrea D'Antonio, operaio meccanico, da Torre
del Greco
Salvatore Fabbricini, carpentiere, da Resina
Giovanni Fugatti, elettricista, da Trieste
Mario Gasperini, elettricista, da La Spezia
Giuseppe Giardini (o Giardini), ufficiale di
coperta, da Lussinpiccolo
Carmine Granato, operaio meccanico, da Torre
del Greco
Antonino Grossi, mozzo, da Torre del Greco
Francesco Hreglia, marinaio, da Pola
Vincenzo Jannuzzi, carbonaio, da Torre del
Greco
Sebastiano La Luce, ingrassatore, da Trapani
Ciro Madonna, garzone di cucina, da Torre del
Greco
Giovanni Madonna, operaio, da Resina
Giuseppe Malaspina, giovanotto, da Torre del
Greco
Mario March (o Marchi), ufficiale di macchina,
da Chioggia (o Venezia)
Ovidio Marcialis, cambusiere, da Cagliari
Giuseppe Martinolich, marinaio, da Fiume
Ermanno Micheluzzi, cameriere, da Trieste
Biagio Nocerino, piccolo di cucina, da Torre
del Greco
Alfredo Osseri, ufficiale di coperta, da Fiume
Marco Petrone, caporale, da Ossero
Antonio Piccini, nostromo, da Lussinpiccolo
Vincenzo Pollicino, cuoco, da Messina
Ciro Poppante, marinaio
Giorgio Prossen, comandante, da
Lussinpiccolo
Cesare Ricotti, ufficiale di macchina, da
Ancona
Girolamo Rivara, giovanotto, da Torre del
Greco
Rodolfo Roletto, garzone di camera, da Napoli
Salvatore Russo, marinaio, da Sorrento
Antonio Ruzzier, terzo ufficiale di macchina, da
Pirano
Luca Sacristano, mozzo, da Torre del Greco
Giovanni Santalesa, ingrassatore, da Pola
Anselmo Schiavuta, giovanotto, da Chioggia
Salvatore Sorrentino, piccolo di camera, da
Torre del Greco
Mario Surian, marinaio, da Fianona
Personale militare della Regia Marina deceduto o disperso su navi mercantili requisite il 3 settembre 1941, quasi certamente sull'Andrea Gritti:
Nicola Bonaduce, marinaio, da Petacciato
Salvatore Borriello, marinaio cannoniere, da Napoli
Giuseppe Calò, sottocapo cannoniere, da Palermo
Antonio Capello, secondo capo segnalatore, da Alghero
Vito Cipulli, marinaio cannoniere, da Monopoli
Fortunato Fortunato, marinaio, da Scafati
Orlando La Gatta, marinaio cannoniere, da Pomigliano d'Arco
Antonio Latella, sottocapo cannoniere, da Reggio Calabria
Oscar Martinelli, marinaio cannoniere, da Castro
Mario Mirabella, tenente di vascello (comandante militare), da Catania
Ciro Palomba, marinaio cannoniere, da Napoli
Luciano Panigada, secondo capo motorista, da Milano
Filippo Perdichizzi, secondo capo segnalatore, da Santa Domenica Vittoria
Teobaldo Pollastri, marinaio, da Roma
Armando Rania, sergente cannoniere, da Messina
Giuseppe Santoro, marinaio cannoniere, da Capo d'Orlando
Enrico Tagliaferro, marinaio, da Porto Azzurro
Francesco Trapani, secondo capo cannoniere, da Gaeta
La motivazione della Croce di Guerra al Valor Militare conferita alla memoria del capitano di lungo corso Giorgio Prossen, nato a Lussinpiccolo nel 1900:
"Comandante civile di piroscafo requisito navigante in convoglio durante un attacco di aerosiluranti nemici affrontava con sereno ardimento e prontezza di decisione l'offesa nemica e scompariva con la nave nell'adempimento del dovere".
Il comandante Prossen era già stato decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare per il "sereno ardimento, prontezza d'intuito ed elevate quarità marinaresche" mostrate nei quindici mesi al comando della Gritti.
La motivazione della Medaglia di Bronzo al Valor Militare conferita alla memoria del tenente di vascello Mario Mirabella, nato a Catania il 31 ottobre 1892:
"Comandante militare di piroscafo requisito durante il secondo anno della guerra 1940-1943, effettuava numerose missioni e scorte a convogli in acque insidiate dall'avversario. In ogni circostanza dimostrava perizia, coraggio ed alto sentimento del dovere. Scompariva in mare, combattendo per la Patria, in seguito all'affondamento dell'unità al suo comando.
(Mediterraneo Centrale, 8 agosto-3 settembre 1941)".
Tra le vittime vi fu
anche il regio commissario dell'Andrea
Gritti, sottotenente commissario dell'Esercito Giacomo Ghezzi, da Piacenza:
di lì a meno di un anno anche il fratello maggiore, capo motorista di seconda
classe Federico Ghezzi, sarebbe scomparso in mare nell'affondamento del
sommergibile Dagabur.
L'Andrea Gritti durante le prove in mare (g.c. Aldo Cavallini) |
Non ho mai conosciuto mio nonno. Era (e forse lo è ancora)a bordo dell' Andrea Gritti...... RIP.
RispondiEliminaAnche mio nonno se n'è andato con il tuo, senza aver conosciuto sua figlia, appena nata ❤
EliminaQuante navi Andrea Gritti ci sono state? Ho viaggiato a Buenos Aires nel 1947...
RispondiEliminaAlmeno tre, questa, una gemella completata nel 1943 e che ricevette il suo stesso nome (venduta nel 1967 alla Veritas Shipping Company di Famagosta e ribattezzata Veritas, demolita a Taiwan nel 1971), ed un'altra costruita nel 1961 (ex Wilke, poi Aurelia Di Maio).
EliminaAnche mio nonno era sulla gritti
RispondiEliminaMio nonno, Francesco Hreglia, era sulla nave. Lasciando mia nonna incinta di mio padre.
RispondiEliminaMio padre , Mario Jose Rampinelli ( Venezia ) arrivo nel 47( il 27 aprile)a Buenos Aires con la Gritti , sicuramente eravate compagni di nave.
RispondiEliminaSono io
RispondiElimina