mercoledì 25 ottobre 2017

Franca Fassio

Il Franca Fassio a Genova negli anni Trenta (g.c. Giorgio Parodi via www.naviearmatori.net)

Piroscafo passeggeri da 1858 tsl e 985 tsn, lungo 86,78 metri, largo 11,35 e pescante 7,05, con velocità di 14,5 nodi. Appartenente alla Società Anonima di Navigazione Villain e Fassio, con sede a Genova, ed iscritto con matricola 1361 al Compartimento Marittimo di Genova. Nominativo di chiamata IBGM.
Era l’unica nave passeggeri di proprietà degli armatori genovesi Fassio, possessori di una flotta di petroliere.
 
Un’immagine della nave sotto il suo originario nome di Thule (da www.faktaomfartyg.se)

Breve e parziale cronologia.

29 febbraio 1892
Varato nel cantiere Neptune di Low Walke (Newcastle-upon-Tyne) dellaWigham Richardson & Co. Ltd. come svedese Thule (numero di cantiere 248).
19 maggio 1892
Completato come Thule per la Angfartygs A/B Thule (Thule Line) di Göteborg, viene posto in servizio sulla rotta Londra-Göteborg. La sua costruzione è costata 41.109 sterline dell’epoca.
Caratteristiche originarie 1969 tsn, 1161 tsn, 1442 tpl; può trasportare 42 passeggeri in prima classe, 24 in seconda e 20 in terza, oltre a merci nelle stive. Nominativo di chiamata JBGR.

Il Thule (da www.faktaomfartyg.se)

Maggio 1910
La linea servita dal Thule viene allungata con l’aggiunta del porto di Harwich come scalo estivo.
15 giugno 1910
Il Thule assiste al naufragio dello sloop da regata Brynhild.
26 novembre 1919
Trasferito alla Rederi Svenska Lloyd A/B, a seguito dell’acquisizione della Thule Line da parte di quest’ultima.


Altre due immagini del Thule (sopra: da www.kommandobryggan.se; sotto: World Ship Society, via www.simplonpc.co.uk)



1920
Lavori di modifica ed ammodernamento: il ponte di plancia viene completamente ricostruito e le sistemazioni per i passeggeri vengono ampliate, al pari del ponte lance.
1921
Trasferito sulla linea Göteborg-Newcastle.

Pubblicità dello Svenska Lloyd (Swedish Lloyd in inglese) con l’immagine del Thule già vista più sopra (da www.kommandobryggan.se)

16 febbraio 1922
Il Thule, in navigazione da Londra a Göteborg con 27 passeggeri, rimane intrappolato nel Kattegat ghiacciato insieme ad altri quattro piroscafi.
Dicembre 1925
Acquistato per 20.000 sterline dall’armatore genovese Ernesto Fassio (Ernesto Fassio & C. Villain) e ribattezzato Franca Fassio. Posto in servizio sulla linea sovvenzionata bisettimanale Genova-Barcellona, sulla quale navigherà con poche interruzioni per i successivi quindici anni, fino alla sua perdita.

Il Franca Fassio ormeggiato al molo De San Beltran a Barcellona nel 1926 (g.c. Franco Lena via www.naviearmatori.net)

1929
A seguito della fondazione della Villain & Fassio Società Anonima Italiana di Navigazione Mercantile, con sede a Genova, il Franca Fassio ne diventa l’unica nave (le petroliere della Fassio appartengono ad un’altra ed apposita società, sempre controllata dalla famiglia Fassio).
Nel 1926-1927 Ernesto Fassio è riuscito ad ottenere (nell’ambito dei provvedimenti per la risistemazione delle convenzioni marittime) l'assegnazione di una sovvenzione di un milione di lire all'anno per l'esercizio della linea fra Genova e Barcellona, ma nemmeno tale aiuto statale riuscirà a rendere remunerativo tale servizio: tra il 1930 ed il 1939 i bilanci della società chiuderanno sempre con forti perdite, e neppure gli alti noli garantiti dalla guerra civile spagnola permetteranno di chiudere gli esercizi del 1936-1938 in attivo.
Nondimeno, il Franca Fassio continuerà incessantemente a solcare la rotta tra Italia e Spagna.
1935-1936
Noleggiato alla Tirrenia di Navigazione durante la guerra d’Etiopia, viene impiegato per i collegamenti tra l’Italia e l’Africa Orientale.

Il Franca Fassio con i colori della Tirrenia, durante il periodo in cui fu noleggiato a tale compagnia nel corso della guerra d’Etiopia (g.c. Pietro Berti via www.naviearmatori.net)

1937-1938
In servizio sulla linea Genova-Palma di Maiorca-Cadice-Siviglia, il Franca Fassio compie diversi viaggi dall’Italia alla Spagna durante la guerra civile spagnola, trasportando truppe e materiali per le forze nazionaliste spagnole e le truppe italiane del C.T.V. e dell’Aviazione Legionaria.
Nello stesso periodo, però, il Franca Fassio si troverà anche ad essere sospettato di contrabbando di merci per le forze repubblicane spagnole, benché l’Italia stia (copertamente) combattendo contro i repubblicani.
30 aprile 1937
Il Franca Fassio imbarca a Siviglia 180 militari italiani del C.T.V. feriti in combattimento in Spagna, trasportandoli a Genova per le cure.
Maggio 1937
La nave viene multata per 40.000 pesetas dalle autorità doganali di Palma di Maiorca per il trasporto di merci non dichiarate.
Durante i suoi viaggi tra Italia e Spagna, il Franca Fassio è frequentemente oggetto di controlli da parte delle sospettose autorità spagnole nazionaliste, che creano spesso disagi e problemi nei viaggi; non potendo rifornirsi di carbone in porti spagnoli, deve farlo a Gibilterra, con precise istruzioni di evitare di farsi osservare durante tali operazioni, e di impedire contatti tra il personale militare e “legionario” imbarcato e gli stranieri che si trovano in porto.
16 marzo 1938
Partito da Genova il 7, il Franca Fassio sbarca a Siviglia 250 avieri della Regia Aeronautica, altre truppe e materiale militare (principalmente aeronautico) per le forze nazionaliste spagnole e quelle “legionarie” italiane che combattono al loro fianco.
26 marzo 1938
Di ritorno dal viaggio a Siviglia, il Franca Fassio fa scalo a Marsiglia, dove imbarca due funzionari della Comitato di Non Intervento (organizzazione internazionale incaricata di vigilare per evitare il coinvolgimento di Paesi stranieri nella guerra civile spagnola, a supporto dell’una o dell’altra fazione).


Pubblicità della Villain & Fassio che reclamizza il Franca Fassio e la linea Genova-Barcellona (sopra: g.c. Rosario Sessa via www.naviearmatori.net; sotto: da www.timetableimages.com)


1-28 aprile 1938
Durante un viaggio da Genova a Siviglia e ritorno, la nave è oggetto più volte di controlli da parte del Comitato di Non Intervento, che non riscontrano però alcuna irregolarità (durante il viaggio si verifica anche la sostituzione di un funzionario olandese del Comitato con un altro olandese, ufficiale della Marina Mercantile dei Paesi Bassi, e con un britannico). La nave trasporta in questo viaggio 83 tonnellate di merci (64 delle quali sbarcate a Palma di Maiorca, e 19 a Siviglia) e 177 passeggeri; 15 di questi vengono sbarcati a Palma di Maiorca, gli altri 162 a Siviglia.
I passeggeri che scendono a Palma sono 6 sono marinai della Regia Marina assegnati all’esploratore Quarto ed al cacciatorpediniere Espero (dislocati alle Baleari); sono un ufficiale e tre avieri dell’Aviazione Legionaria; quattro uomini spagnoli e due donne, una spagnola ed una cubana. Dei 162 passeggeri che sbarcano a Siviglia, tutti, tranne 6 spagnoli ed uno studente universitario italiano, sono ufficiali e soldati dei reparti italiani operanti in Spagna a fianco dei nazionalisti: 91 ufficiali del Corpo Truppe Volontarie e 64 uomini dell’Aviazione Legionaria (10 ufficiali, 25 sottufficiali e 29 avieri).
Maggio 1938
Persistendo i controlli ed i sospetti nei confronti dell’attività del Franca Fassio, ormai anche da parte delle autorità italiane, la società di navigazione Villain & Fassio cerca di chiarire la situazione e rispondere alle accuse, scrivendo una lettera al console generale a Siviglia. L’equipaggio del piroscafo, sospettato di attività illegali, è stato sostituito, ed i controlli a Genova sono intensificati: non viene permesso l’imbarco di merci “proibite”, e quando se ne trovano a bordo, si provvede a sbarcarle.
La nave viene anche ispezionata, a Cadice, da una commissione navale e da funzionari del Ministero della Marina e del Ministero degli Affari Esteri; l’esito dell’ispezione è favorevole, ma permangono i sospetti, per via dei risultati meno positivi di altri e precedenti controlli. Nondimeno, si decide di cessare con i continui controlli, dato che in ogni caso il Franca Fassio ha svolto un utile servizio per la causa nazionalista, trasportando migliaia di uomini del Corpo Truppe Volontarie ai quali è stato accordato, in base a tutte le testimonianze, trattamento cordiale, ospitale e “cameratesco”.
Giugno 1938
Di nuovo i viaggi del Franca Fassio, che trasporta personale militare italiano facendo scalo a Gibilterra anziché a Tangeri, finiscono sotto “osservazione”: i sospetti riguardano stavolta l’utilizzo della nave da parte di disertori spagnoli che salirebbero a Palma di Maiorca, tra i quali si teme anche vi possano essere delle spie repubblicane. Il comandante del piroscafo, interrogato il 24 giugno (data dell’ultimo viaggio), afferma di non aver permesso a nessuno di scendere a terra, eccetto che per un agente del servizio informazioni italiano, travestito da venditore ambulante.
Anche a Siviglia la nave viene controllata da funzionari doganali ed anche da sottufficiali dei Carabinieri che si trovano in città. Permangono comunque sospetti di spionaggio e propaganda repubblicana a bordo del Franca Fassio, specie perché si ha notizia del contrabbando di divise da parte di alcuni individui.

Il ponte esterno di prima classe sul Franca Fassio (g.c. Franco Lena, via www.naviearmatori.net)

22 maggio 1939
Poco dopo la conclusione della guerra civile Spagnola, il Franca Fassio imbarca a Palma di Maiorca 96 prigionieri sovietici (marittimi dell’URSS catturati dagli spagnoli nazionalisti in seguito all’affondamento delle loro navi, impiegate dall’Unione Sovietica per trasportare rifornimenti per gli spagnoli repubblicani) dei quali il dittatore spagnolo Francisco Franco, dietro pressione delle autorità italiane, ha disposto il rilascio e rimpatrio, nell’ambito di un accordo tra Italia e Unione Sovietica per il rimpatrio di tali prigionieri sovietici in cambio del rimpatrio di cittadini italiani arrestati in URSS dalle autorità russe. La nave salpa poco dopo le 21.
24 maggio 1939
Arriva a Genova nel pomeriggio, sbarcando i 96 prigionieri.
Maggio 1940
Durante il periodo di “non belligeranza” dell’Italia, a guerra già in corso, dei campioni di penne stilografiche inviati col Franca Fassio da Genova a Barcellona vengono sequestrati dalle autorità di controllo francesi a Marsiglia.
10 giugno 1940
L’Italia entra nella seconda guerra mondiale. Il Franca Fassio non sarà mai requisito dalla Regia Marina, né iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
12 settembre 1940
Nonostante l’Italia sia ormai in guerra da mesi, il Franca Fassio trasporta ancora un carico di materiale bellico aeronautico in Spagna, in base agli accordi per tali forniture stipulati in precedenza tra il governo italiano e quello spagnolo: è l’ultimo carico, col quale si completano le forniture pattuite.
26 settembre 1940
Arriva a Barcellona al termine di un altro viaggio da Genova.
 
Un bel dipinto del Franca Fassio (da www.laciesma.com)

L'affondamento

Il 4 ottobre 1940 il Franca Fassio partì da Genova per un nuovo viaggio alla volta di Barcellona, al comando del capitano di lungo corso Melchiorre Spano. A bordo vi erano in tutto 73 persone: 18 passeggeri e 55 uomini di equipaggio, compresi 9 artiglieri del C.R.E.M. addetti al cannone sistemato a poppa.
La nave aveva ripreso i collegamenti sulla linea Genova-Barcellona ad inizio settembre, nonostante i gravi rischi che lo stato di guerra comportava; e a dispetto dei pericoli posti da un viaggio a bordo di una nave di un Paese belligerante, tra i passeggeri vi erano cinque cittadini dei neutrali Stati Uniti, tutti di origini italoamericane: Joseph Russo, i coniugi Paul e Maria Covolo, ed i coniugi Anna e Salvatore Piazza. Il resto dei passeggeri, con l'eccezione di due apolidi - Herz e Jerica Tennembaum, fratello e sorella - era costituito da cittadini dei Paesi dell'Asse, o da essi occupati o loro simpatizzanti: una coppia spagnola (anche la Spagna era neutrale), un uomo italiano, due donne tedesche, una giovane coppia ungherese, quattro polacchi. Tra questi ultimi erano i coniugi Ida e Simon Schreiber con la figlioletta Marion, di soli cinque anni.

La navigazione del Franca Fassio doveva però tragicamente interrompersi poche ore dopo la partenza. Alle 11.10 il sommergibile britannico Triton (tenente di vascello Guy Claud Ian St Barbe Slade Watkins) avvistò il piroscafo – dipinto di grigio ed armato con un cannone a poppa – in posizione 44°10' N e 08°52' E, mentre procedeva su rotta 200°. Watkins sovrastimò fortemente la stazza del suo bersaglio, che valutò come compresa tra le 4000 e le 8000 tsl, giudicandola simile ai piroscafi tipo “Adria” e “Galilea” del Lloyd Triestino.
Pochi minuti dopo, il Triton lanciò quattro siluri da 1200 metri, ad intervalli di sei secondi l'uno dall'altro: colpito alle 11.27 da ben tre di essi, il Franca Fassio affondò in pochi secondi nel punto 44°10'06" N  e 09°25'00" E, a 16 miglia per 97° dal faro di Capo Noli e venti miglia a sudovest di Savona, portando con sé la quasi totalità delle persone presenti a bordo.

Solo nove persone riuscirono a salvarsi, raggiungendo la costa: sette membri dell'equipaggio civile e due dell'equipaggio militare. Perirono con la nave il comandante Spano, altri 38 membri dell'equipaggio civile, sette militari del C.R.E.M. e tutti i passeggeri.
 
I loro nomi:
 
Elfriede Adler, passeggera, nazionalità tedesca
Agostino Agnese, marinaio cannoniere puntatore scelto, da Alassio (equipaggio militare)
Natale Agosta, marinaio, da Pozzallo (equipaggio civile)
Paolino Bertacca, secondo ufficiale, da Viareggio (equipaggio civile)
Antonio Bottaro, fuochista, da Genova (equipaggio civile)
Enrico Bravi, primo ufficiale di macchina, da Spalato (equipaggio civile)
Giacomo Burani, garzone di cucina, da Savona (equipaggio civile)
Mulmei Cafferata, marinaio, da Genova (equipaggio civile)
Filippo Carrozzi, carbonaio, da Genova Rivarolo (equipaggio civile)
Onofrio Castiglia, marinaio, da Monte di Procida (equipaggio militare)
Vittorio Cecchini, fuochista, da Pesaro (equipaggio civile)
Rocco Chinè, fuochista, da Gioia Tauro (equipaggio civile)
Nicola Colantonio, cameriere, da Torre del Greco (equipaggio civile)
Colombo Conti, piccolo di camera, da Genova (equipaggio civile)
Vittorio Costi, panettiere, da Camogli (equipaggio civile)
Maria Covolo, passeggera, nazionalità statunitense
Paul Covolo, passeggero, nazionalità statunitense
Santo Currò, fuochista, da Torre del Faro (equipaggio civile)
Domenico Cutrone, marinaio cannoniere, da Pizzo Calabro (equipaggio militare)
Melchiorre Spano, comandante, da Palermo (equipaggio civile)
Ubaldo Dellasantina, mozzo, da Viareggio (equipaggio civile)
Attilio Donato, primo ufficiale, da Genova (equipaggio civile)
Bartolomeo Eusebio, fuochista, da Genova Prà (equipaggio civile)
Woldee Gobrù, fuochista, da Asmara (equipaggio civile)
Ruckla Grunbaum, passeggera, nazionalità tedesca
Mario Guglielmone, garzone di cucina, da Ameglia (equipaggio civile)
Giuseppe Lamarca, primo cuoco, da Napoli (equipaggio civile)
Margherita Leon Cortes, passeggera, da Madrid 
Georges Ledig, passeggera, nazionalità ungherese
Giorgio Ledig, passeggero, nazionalità ungherese
Cipriano Loreni, carbonaio, da Milazzo (equipaggio civile)
Annibale Luciani, fuochista, da Porto San Giorgio (equipaggio civile)
Salvatore Maggini, nostromo, da Viareggio (equipaggio civile)
Gaetano Marino, marinaio, da Siderno (equipaggio civile)
Carlo Martini, cameriere, da Genova (equipaggio civile)
Giovanni Messina, capo fuochista, da Palermo (equipaggio civile)
Eugenio Misirochi, passeggero, da Roma
Bartolomeo Monciatti, secondo cuoco, da Genova Pegli (equipaggio civile)
Antonio Nunnari, marinaio cannoniere armaiolo, da Catania (equipaggio militare)
Eugenio (o Roberto) Paone (o Paolin), maestro di casa, da Napoli (equipaggio civile)
Henryk Pfeffer, passeggero, nazionalità polacca
Anna Piazza, passeggera, nazionalità statunitense
Salvatore Piazza, passeggero, nazionalità statunitense
Celso Piergiorgi, cameriere, da Bobbio (equipaggio civile)
Jaime Pignatelli de Aragon, passeggero, da Madrid
Pietro Pitzoi, marinaio cannoniere, da Olbia (equipaggio militare)
Pietro Ramondetti, marinaio, da Trapani (equipaggio civile)
Giuseppe Ragazzo, marconista, da Genova Sampierdarena (equipaggio civile)
Giuseppe Ruggeri, marinaio cannoniere, da Messina (equipaggio militare)
Joseph Russo, passeggero, nazionalità statunitense
Luigi Sassarini, carbonaio, da Framura (equipaggio civile)
Ida Schreiber, passeggera, nazionalità polacca 
Marion Schreiber, passeggera, nazionalità polacca
Simon Schreiber, passeggero, nazionalità polacca
Salvatore Silanos, fuochista, da Alghero (equipaggio civile)
Enrico Simonetti, maestro di casa, da Roma (equipaggio civile)
Anonio Sintich, garzone di cucina, da Cherso (equipaggio civile)
Francesco Tanca, fuochista, da La Maddalena (equipaggio civile)
Vittorio Tellucini, sergente cannoniere, da Genova (equipaggio militare)
Herz Tennembaum, passeggero, apolide
Jerica Tennembaum, passeggera, apolide
Giuseppe Vassallo, fuochista, da Genova Quinto (equipaggio civile)
Antonio Vianelli, direttore di macchina, da Pola (equipaggio civile)
Vincenzo Viannelli, fuochista, da Parghelia (equipaggio civile)

 
 
 
 
Processo verbale di scomparizione in mare relativo alle vittime del Franca Fassio (g.c. Michele Strazzeri)
 
 
 


L'affondamento del Franca Fassio sul giornale di bordo del Triton (da Uboat.net):

"1010 hours - In position 44°10'N, 08°52'E sighted a large merchant vessel on a course of 200°. The vessel was painted gray and had a gun on the poop. Fired four torpedoes from 1300 yards. Three hits were obtained and the vessel sank immediately."
 
Un’altra immagine del piroscafo con l’originario nome di Thule (da www.kommandobryggan.se)


mercoledì 18 ottobre 2017

Zoea

Lo Zoea (Archivio Centrale dello Stato).

Sommergibile posamine classe Foca (dislocamento 1305 tonnellate in superficie, 1625 in immersione).
Come altre unità similari, la sua attività di sommergibile posamine fu assai breve, limitandosi a due missioni nel corso del 1940; per il resto, fu impiegato prevalentemente come unità da trasporto in missioni per l’Africa Settentrionale o per il Dodecaneso.

Dato che l’Alto Comando italiano riteneva che il contrasto nemico potesse esporre a rischi eccessivi le navi di superficie impiegate nei collegamenti tra l’Italia e la Cirenaica orientale, si era deciso di affidare una (peraltro esigua) parte dei carichi di rifornimenti da inviare in quella regione a sommergibili, da impiegarsi in missioni di trasporto. L’Italia era priva, nel 1940, di veri e propri sommergibili da trasporto; di conseguenza, erano stati scelti per questo ruolo alcuni dei sommergibili posamine relativamente meno recenti. I sommergibili posamine, infatti, avevano maggiori spazi interni in cui stivare il carico (quegli spazi che, normalmente, sarebbero serviti a stivare le mine) nonché boccaporti più ampi rispetto agli altri sommergibili; ciò li rendeva più atti a caricare, trasportare e scaricare una certa quantità di rifornimenti, comunque limitata in poche decine di tonnellate (un cinquantesimo, od un centesimo, di quello che poteva trasportare una normale nave mercantile). Lo Zoea fu appunto una delle unità selezionate per questo ruolo.

Nel periodo giugno 1940-settembre 1943 effettuò complessivamente 29 missioni di agguato offensivo, 21 di trasporto, 3 di trasferimento e due di posa di mine, percorrendo complessivamente 31.192 miglia in superficie e 2689 in immersione, e trascorrendo 195 giorni in mare. Trasportò in tutto 1112,3 tonnellate di materiali (meno di quanti ne avrebbe potuti portare un piccolo mercantile in un singolo viaggio), e precisamente 818,4 tonnellate di munizioni, 214,6 tonnellate di benzina in latte, 71,6 tonnellate di viveri e 7,7 tonnellate di materiali vari.
 
Il sommergibile nell’autunno 1941 (g.c. STORIA militare)

Breve e parziale cronologia.

3 febbraio 1936
Impostazione presso i cantieri Franco Tosi di Taranto (numero di costruzione 82).
5 dicembre 1937
Varo presso i cantieri Franco Tosi di Taranto, alla presenza del segretario del P.N.F. Achille Starace.


Sopra, lo Zoea a Taranto e sotto, sempre a Taranto, in Mar Piccolo. Entrambe le foto sono state scattate tra fine 1937 e inizio 1938 (g.c. Marcello Risolo via www.naviearmatori.net)



12 febbraio 1938
Entrata in servizio. Insieme ai gemelli Foca ed Atropo, viene assegnato alla XLV Squadriglia Sommergibili (Gruppo Sommergibili di Taranto), cui appartengono anche gli altri sommergibili posamine della Regia Marina (Pietro MiccaMarcantonio BragadinFilippo CorridoniX 2 e X 3).
In tempo di pace svolge intensa attività d’addestramento ed esercitazioni di posa mine con ordigni inattivi.

Il battello nella primavera del 1938 (Coll. Erminio Bagnasco, via Maurizio Brescia e www.associazione-venus.it)

15 dicembre 1938
Riceve a Bari la bandiera di combattimento, insieme al capoclasse Foca.
10 giugno 1940
All’entrata in guerra dell’Italia, lo Zoea, insieme al gemello Atropo ed al più anziano Filippo Corridoni, forma la XLIX Squadriglia Sommergibili del IV Grupsom, con base a Taranto.
18 giugno 1940
Lo Zoea (capitano di corvetta Giorgio Bernabò) salpa da Napoli per Tobruk alle 16.45, in missione di trasporto di 49 (o 60) tonnellate di munizioni per il Regio Esercito (per la precisione, 17.770 colpi completi da 47/32 mm). Si tratta, in assoluto, della prima unità a partire per la Libia con un carico di rifornimenti dopo l’entrata in guerra dell’Italia: il primo viaggio di quella che diventerà nota come la "battaglia dei convogli" per l’Africa Settentrionale.
21 giugno 1940
Arriva a Tobruk alle 13 dopo una navigazione priva di eventi, in parte svolta in superficie ed in parte in immersione.
22 giugno 1940
Riparte da Tobruk alle 23.10, scarico.
24 giugno 1940

Arriva a Taranto alle 22.10. Durante la missione ha percorso 1415 miglia in superficie e 6,4 in immersione, consumando 57 tonnellate di nafta (vale a dire, oltre una tonnellate di nafta consumata per ogni tonnellata di munizioni trasportata).
29 giugno 1940
Lo Zoea (capitano di corvetta Bernabò) salpa da Taranto in serata per posare un campo minato (40 ordigni) un centinaio di miglia ad ovest (per 300°) di Alessandria d’Egitto.
4 luglio 1940
Arriva nella zona designata per la posa, e dà inizio alle operazioni di posa delle mine; dopo l’uscita delle prime sei, tuttavia, si verificano due esplosioni alquanto vicine (provocate da difetti nel funzionamento delle mine), pur senza causare danni, pertanto viene deciso d’interrompere la missione e tornare alla base, dopo aver espulso altre due mine che, essendo già pronte, non possono essere tenute a bordo senza pericolo.
A questo punto lo Zoea viene inviato invece in missione di agguato 35 miglia a sud di Creta; attaccato da idrovolante Short Sunderland del 230th Squadron R.A.F. (capitano Wooward) con lancio bombe, subisce alcuni lievi danni allo scafo per lo scoppio in mare di alcune di queste, che lo costringono a rientrare alla base (l’aereo britannico ritiene di averlo colpito).

Lo Zoea durante la guerra (Archivio Centrale dello Stato)

10 ottobre 1940
Lo Zoea parte da Taranto diretto in Mediterraneo orientale, dove dovrà posare un campo minato al largo di Giaffa (Palestina) nonché eseguire la posa di campi minati “sperimentali” per verificare il comportamento di alcune mine. A bordo ha in tutto 36 mine tipo PA. 1935 (20 nelle camere mine e 16 nei tubi orizzontali); le mine nei tubi orizzontali, sprovviste di innesco, dovranno essere usate per sperimentare il comportamento delle fiale degli urtanti quando sistemate su armi ubicate nei tubi orizzontali, per controllare il comportamento delle torpedini PA. al lancio dopo lunga permanenza a bordo nei riguardi del perno di sale, e per la posa di due sbarramenti sperimentali di controllo da effettuarsi nel viaggio di ritorno, in una zona di mare designata dal IV Grupsom in accordo con Marina Taranto.
Per quanto riguarda il campo minato da posare al largo della Palestina, le istruzioni ricevute da Maricosom prescrivono di posare le 20 mine in tre gruppi di 6, 6 e 8 ordigni a partire dal punto a 10 miglia per 25° dal faro di Giaffa, su direttrice 340°, con distanza tra i gruppi di 1400 metri e distanza tra ogni mina di 50 metri. Le mine, posate su fondali di 160 metri, dovranno essere regolate per una profondità di quattro metri. La posa dovrà avvenire all’alba.
Dopo aver seguito rotte costiere fino a Capo Colonne, lo Zoea dirige verso il punto 34° N e 23°30’ E, dove dovrà posare le mine.
14 ottobre 1940
Lo Zoea (capitano di corvetta Bernabò) posa nottetempo lo sbarramento di 20 mine una decina di miglia ad ovest-sud-ovest di Haifa (o a 10 miglia da Giaffa), in Palestina, per poi dirigere per il rientro a Taranto.
21 ottobre 1940
Alle 20.25 lo Zoea, in navigazione in superficie di rientro dalla missione, viene avvistato in posizione 38°30.8’ N e 17°51.8’ E (al largo di Capo Colonne) dal sommergibile britannico Parthian (capitano di corvetta Michael Gordon Rimington). I due battelli hanno rotta di collisione; il Parthian manovra per speronare lo Zoea, ma due vedette italiane hanno avvistato l’unità britannica, consentendo una manovra evasiva; il Parthian manca quindi il “bersaglio”, passandogli a poppa. Lo Zoea si dilegua poi a tutta velocità nell’oscurità.
22 ottobre 1940
Arriva a Taranto, concludendo la missione.
21 dicembre 1940
Salpa da Taranto con rifornimenti destinati all’isola di Lero, nel Dodecaneso. Curiosa la composizione del carico, non proprio di vitale importanza bellica: alcune casse di parti di ricambio per il V Gruppo Sommergibili, 400 fiaschi di vino Chianti, 100 kg di fichi secchi, 50 rasoi, 48 penne stilografiche, 250 bottiglie di alcolici e superalcolici, 130 kg di salame, 40 panettoni Motta, 120 confezioni di acqua di Colonia, 5 scatole di torrone finissimo ed altro ancora.
26 dicembre 1940
Arriva a Lero con i rifornimenti.
19 febbraio 1941
Parte da Taranto per Lero, con un carico di rifornimenti.
1° aprile 1941
Parte nuovamente per Lero con un carico di rifornimenti. È l’ultima missione di rifornimento del Dodecaneso svolta da sommergibili: di lì a poco, con la caduta della Grecia, sarà possibile riprendere il normale traffico con naviglio di superficie tra l’Italia e le isole dell’Egeo.
14 maggio 1941
Lo Zoea (tenente di vascello Enrico Lambertini) salpa da Taranto alle 16 per Derna, in missione di trasporto di 75 (o 80) tonnellate di munizioni.
Derna è stata da poco riconquistata dalle forze italo-tedesche, in avanzata in Cirenaica, e rappresenta uno dei porti più vicini alla linea del fronte: il Comando delle forze dell’Asse in Africa Settentrionale ha espressamente chiesto che rifornimenti militari, ed in particolare munizioni, siano inviati via mare negli ancoraggi più vicini possibile alla prima linea (Derna e Porto Bardia). Si è pertanto avviato subito un intenso e regolare traffico di rifornimento verso Derna con l’impiego di sommergibili posamine. Le munizioni vengono sistemate dappertutto: non solo nei depositi delle mine e nei pozzi lanciamine, ma dovunque ci sia spazio, perfino nelle cuccette e negli alloggi dell’equipaggio, peggiorando le già spartane condizioni di vita a bordo.
17 maggio 1941
Giunge a Derna alle 17.45 (o 18.45).
18 maggio 1941
Lascia Derna alle tre di notte per rientrare a Taranto.
20 maggio 1941
Arriva a Taranto alle 18, dopo aver percorso complessivamente 1096 miglia in superficie e 86 in immersione.

Lo Zoea durante un’esercitazione di appoggio ad un reparto del Genio Pontieri nel 1941 (g.c. STORIA militare)

23 maggio 1941
Salpa da Taranto alle 16 per trasportare a Derna 73 tonnellate di munizioni.
26 maggio 1941
Arriva a Derna alle 19.35.
27 maggio 1941
Riparte da Derna all’1.15 per tornare a Taranto.
29 maggio 1941
Giunge a Taranto alle 14.30, dopo aver percorso in tutto 1062 miglia in superficie e 78 in immersione.
2 giugno 1941
Parte da Taranto per Derna alle 6.20, trasportando 76 o 77 tonnellate di munizioni.
4 giugno 1941
Arriva a Derna alle 19.40.
5 giugno 1941
Riparte scarico da Derna alle 3 (o 00.30).
7 giugno 1941
Arriva a Taranto alle 15. Ha percorso in tutto 1101 miglia in superficie e 62 in immersione.
23 giugno 1941
Lo Zoea (capitano di corvetta Alberto Campanella) parte da Taranto per Derna alle 8.40, con un carico di 76, 594 tonnellate di munizioni.
26 giugno 1941
Arriva a Derna alle 20.40.
27 giugno 1941
Riparte da Derna per Taranto alle tre di notte.
29 giugno 1941
Arriva a Taranto a mezzogiorno, avendo percorso 1110 miglia in superficie e 80 in immersione.
4 luglio 1941
Salpa da Taranto per Derna alle 11.45, con un carico di 54 tonnellate di munizioni.
7 luglio 1941
Giunge a Derna alle 20.15 (o 21), sbarca il carico e riparte per Taranto alle 23.30.
10 luglio 1941
Arriva a Taranto alle 10.30. Ha percorso 1104 miglia in superficie e 86 in immersione.

(g.c. Enzo Berardi)

17 luglio 1941
Parte da Taranto per Derna alle 10.30, con 54,855 tonnellate di munizioni.
20 luglio 1941
Raggiunge a Derna alle 21.
21 luglio 1941
Lascia Derna all’una di notte per tornare a Taranto.
23 luglio 1941
Arriva a Taranto alle 11.45, dopo aver percorso complessivamente 1110 miglia in superficie e 80 in immersione.
Intanto (il 6 luglio 1941) l’ammiraglio Eberhard Weichold, ufficiale di collegamento della Kriegsmarine in Italia, ha scritto ai colleghi italiani una lettera con cui – esprimendo grande soddisfazione da parte dell’Afrika Korps e del Quartiermastro Generale dell’esercito tedesco per le missioni di trasporto già svolte da Zoea ed Atropo, che con i loro pur ridotti quantitativi di materiali portati a Derna hanno permesso un notevole alleggerimento dei rifornimenti verso il fronte, essendo la strada proveniente da Derna molto più corta di quella da Bengasi e Tripoli – propone, tra l’altro, l’intensificazione del traffico di sommergibili da trasporto con l’impiego di ulteriori unità in questo compito, ed inoltre caldeggia anche l’impiego di Porto Bardia per lo sbarco dei rifornimenti, essendo tale sorgitore ancora più vicino di Derna alla prima linea.
Porto Bardia è un porticciolo male attrezzato e peggio difeso, ed il suo utilizzo è ricco di problemi ed incognite; nondimeno, Supermarina acconsente ad utilizzarlo come approdo per alcune missioni di trasporto effettuate con sommergibili. Proprio allo Zoea tocca di “inaugurare” il nuovo approdo.
6 agosto 1941
Al comando del capitano di corvetta Alberto Campanella, lo Zoea parte da Taranto alle 13.30 per Porto Bardia, con un carico di 2750 lattine di benzina o gasolio (per un peso complessivo di 43,972 tonnellate nette).
8 agosto 1941
Viene attaccato, alle 10, da un bombardiere Bristol Blenheim, che viene però abbattuto dal tiro delle mitragliere, mentre l’attacco è sventato con la manovra. Ulteriori attacchi da parte di altri tre aerei, tuttavia, lo costringono all’immersione rapida.
L'ufficiale alle armi, guardiamarina Enzo Berardi (24 anni, da Firenze), sarà decorato per quest'azione con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, con motivazione "Ufficiale addetto alle armi di sommergibile, coadiuvava con slancio e perizia il comandante in una ardita missione di guerra, durante la quale l'unità subiva ripetuti attacchi aerei. Ingaggiata aspra lotta con un grosso apparecchio da bombardamento nemico, assumeva con sereno ardimento la direzione del tiro delle mitragliere di bordo, contribuendo all'abbattimento dell'aereo attaccante".



Sopra, due immagini del sottotenente di vascello Enzo Berardi, ufficiale addetto alle armi e successivamente comandante in seconda dello Zoea (dal giugno 1941 al febbraio 1943), a bordo del sommergibile nel settembre 1942; sotto, la sua Medaglia di Bronzo al Valor Militare (per g.c. del figlio Luca, via www.betasom.it)




La motivazione delle due decorazioni al Valor Militare ricevute da Enzo Berardi durante il suo imbarco sullo Zoea. Guardiamarina dal 16 dicembre 1940 e sottotenente di vascello dal 13 novembre 1942, Enzo Berardi trascorse la maggior parte del conflitto sullo Zoea, dal 1° giugno 1941 al 26 febbraio 1943; prima di imbarcare su questo battello prestò servizio sull’incrociatore ausiliario Egitto e, dall’ottobre 1940 al marzo 1941, sull’incrociatore leggero Muzio Attendolo. Fu poi imbarcato per brevi periodi su numerosi altri sommergibili: il Marcantonio Bragadin, il Mocenigo, il Volframio, lo Sparide, il Murena e l’Antonio Bajamonti. Quest’ultimo rappresentò il suo ultimo imbarco: il 12 agosto 1943 ne sbarcò infatti per congedo di malattia, a causa di un enfisema polmonare. L’armistizio lo sorprese in convalescenza a casa, a Firenze (per g.c. del figlio Luca)


Una serie di immagini scattate da Enzo Berardi a bordo dello Zoea (si ringrazia il figlio Luca):


Il comandante Campanella

Enzo Berardi, il sottotenente del Genio Navale Ciravegna ed il guardiamarina Amedeo Cacace (ufficiale di rotta)

L’ufficiale di rotta Amedeo Cacace

Il tenente di vascello Pier Vittorio Casarini, comandante in seconda, ed il tenente del Genio Navale Gino Pettener



Il tenente di vascello Rino Erler, comandante in seconda e poi comandante dello Zoea

10 agosto 1941
Arriva a Porto Bardia alle 5.10, accolto festosamente dal Comando tedesco e dallo stesso generale Erwin Rommel, comandante dell’Afrika Korps, che alle 7.10 si reca personalmente a bordo dello Zoea per congratularsi con l’equipaggio per il successo della missione, accompagnato dal generale Giorgio Calvi di Bergolo, capo dell'ufficio di collegamento con l'armata corazzata italo-tedesca. Rommel – del quale il capitano di corvetta tedesco Meixner, capo dell’Ufficio Sbarchi per la Libia, scrive in una lettera a Weichold “non l’ho mai visto così grato” – ringrazia cordialmente la Marina italiana, commentando “Se questa non è una cosa unica, ma il principio di una catena continua, allora siamo salvi!”; s’intrattiene col comandante Campanella, poi si fa presentare tutti gli ufficiali, dicendo che visiterà ogni sommergibile che arriverà, fin quando sarà a Bardia. Nell’Afrika Korps si attribuisce grande valore ai rifornimenti per mezzo di sommergibili italiani, sebbene i locali uffici della Kriegsmarine, più realisti, capiscono che l’utilità pratica di carichi tanto ridotti è assai limitata.
Dopo aver sbarcato il carico, riparte per Taranto alle 9.30.

Erwin Rommel, secondo da sinistra, posa a bordo dello Zoea per una foto con l’equipaggio (Coll. Amedeo Cacace, che nella foto è il primo a destra, via Maurizio Brescia e www.betasom.it)

Altre tre immagini di Rommel a bordo dello Zoea (g.c. Luca Berardi via www.betasom.it)...

…ed una da Pinterest.



Ancora una foto di Rommel a bordo dello Zoea e, sotto, i nomi degli ufficiali del sommergibile (g.c. Luca Berardi)


11 agosto 1941
Viene attaccato per errore da un aereo tedesco, ma senza conseguenze.
13 agosto 1941
Giunge a Taranto alle 14.30.
1941
Lavori di modifica: il cannone da 100/43 mm, sistemato in inusuale posizione nella parte poppiera della torretta (per permettere, teoricamente, di sparare anche in condizioni meteorologiche non ottimali), viene rimosso e sostituito con uno da 100/47 mod. OTO 1938, collocato in posizione più tradizionale sul ponte di coperta, a proravia della torretta.
 
La torretta dello Zoea nell’estate del 1941 (Archivio Centrale dello Stato).

Incidente

Il 22 ottobre 1941 lo Zoea, appena uscito dall’arsenale al termine di un periodo di lavori, rimase vittima di un singolare incidente.
Ad un’ora imprecisata di quel mattino, tra le 8.15 e le 9.20, il portello di dritta per il lancio delle mine venne accidentalmente aperto (altre fonti parlano di errata manovra degli sfoghi d’aria dei doppifondi o delle valvole di presa a mare, ma si tratta di un errore); il responsabile di questo errore non sarebbe mai stato identificato con certezza (la commissione d’inchiesta che indagò sull’incidente appurò poi che in camera di manovra girarono in tutto 19 persone – tre elettricisti dell’equipaggio e 16 operai delle ditte Tosi, Calzoni e San Giorgio e di Maricost Taranto – ciascuna delle quali potrebbe aver aperto per errore il portello). Al momento dell’incidente, lo Zoea era al comando dell’ufficiale in seconda, tenente di vascello Rino Erler, in quanto il comandante titolare, capitano di corvetta Alberto Campanella, era in licenza per assistere la moglie, gravemente malata. Oltre all’equipaggio, a bordo del sommergibile si trovavano in quel momento anche numerosi operai di ditte private e della Direzione Costruzioni Navali di Taranto.
L’apertura del portello per le mine provocò l’allagamento del sommergibile, che affondò lentamente al posto d’ormeggio, lasciando emergere soltanto la sommità delle antenne e dei periscopi. L’equipaggio abbandonò l’unità in buon ordine, mentre ci fu un po’ di panico tra gli operai; ad ogni modo, non vi furono vittime. Il maggiore del Genio Navale Festuccia del sommergibile Saint Bon, ormeggiato nelle vicinanze, si precipitò sullo Zoea per tentare di chiudere i portelli ed arrestare l’affondamento del battello, ma ormai non c’era più tempo, e finì col doversi tuffare in acqua.
La permanenza dello Zoea sul fondale del porto di Taranto, comunque, fu estremamente breve; già il 5 novembre il sommergibile poté essere recuperato ed essere immesso in bacino per le riparazioni, che si avrebbero richiesto sette mesi, concludendosi nel giugno 1942.


Due foto dello Zoea affondato nel porto di Taranto: uniche parti ad emergere sono le camicie dei periscopi, l’antenna del radiogoniometro e l’asta della bandiera (sopra: g.c. STORIA militare; sotto: da “Sommergibili in guerra” di Achille Rastelli ed Erminio Bagnasco, Albertelli 1994, per g.c. Sergio Mariotti).



12 giugno 1942
Inviato in pattugliamento in Mar Ionio per partecipare alla battaglia di Mezzo Giugno (attacco ai convogli britannici "Harpoon" e "Vigorous" diretti a Malta da Gibilterra ed Alessandria), nella quale non avrà comunque parte.
Giugno 1942
A seguito di insistenti richieste da parte dei Comandi tedeschi, che premono per l’impiego dei sommergibili in missioni di trasporto per far giungere rifornimenti in prossimità delle prime linee, durante l’avanzata delle forze di Rommel – benché il normale traffico di navi mercantili si stia svolgendo senza problemi, con perdite limitatissime (e dunque non vi sia alcun bisogno di impiegare i sommergibili), e nonostante un sommergibile non possa trasportare nemmeno un decimo di ciò che può caricare una piccola nave mercantile –, il Grupsom Taranto riceve ordine di adibire alcune delle proprie unità al trasporto di benzina avio per la Luftwaffe. Altri enti e comandi tedeschi fanno analoga richiesta.
Lo Zoea è di nuovo tra i sommergibili scelti per questo servizio.
25 giugno 1942
Lo Zoea (tenente di vascello Rino Erler) salpa da Taranto a mezzogiorno diretto a Derna, con un carico di 53 tonnellate di benzina in latte e tre tonnellate di provviste.
28 giugno 1942
Arriva a Derna alle 21.
29 giugno 1942
Sbarcato il carico, riparte da Derna alle tre di notte per rientrare a Taranto. Viene attaccato da un bombardiere Bristol Blenheim della RAF, ma non subisce danni, mentre la reazione delle mitragliere di bordo sembra danneggiare il Blenheim, che si allontana “visibilmente colpito”.
2 luglio 1942
Arriva a Taranto alle 11.
8 luglio 1942
Lascia Taranto per Tobruk alle 14.25, trasportando 51,5 tonnellate di munizioni.
11 luglio 1942
Raggiunge Tobruk alle 9.30, mette a terra il carico e riparte alle 19.
14 luglio 1942
Arriva a Taranto a mezzogiorno.
19 luglio 1942
Parte da Taranto per Tobruk alle 19.25, con a bordo 52,7 tonnellate di benzina in latte e tre tonnellate di viveri.
22 luglio 1942
Arriva a Tobruk alle sette, sbarca il carico e riparte alle 19.
25 luglio 1942
Giunge a Taranto alle 10.40.
2 agosto 1942
Lascia Taranto per Tobruk alle 13, in missione di trasporto di 54 tonnellate di benzina in latte, tre tonnellate di olio lubrificante e sette tonnellate di pezzi di ricambio.
6 agosto 1942
Giunge a Tobruk alle 8, sbarca il carico e riparte alle 20 per tornare a Taranto.
Manovrando per uscire dal porto di Tobruk, ingombro di innumerevoli relitti (specie all’imboccatura) che restringono di moltissimo lo spazio disponibile per le manovre, complice la fitta oscurità, lo Zoea urta col lato sinistro la sponda precipite dell’entrata, subendo alcuni danni.
9 agosto 1942
Raggiunto alle cinque del mattino dalla torpediniera Partenope, che gli fornisce assistenza, il sommergibile deve dirigere per Navarino, dove arriva alle 6.45, e sostarvi per due giorni per alcune riparazioni di modesta entità.


Altre due immagini della torretta dello Zoea nella sua configurazione originaria (sopra: g.c. Marcello Risolo; sotto: da “Gli squali dell’Adriatico” di Alessandro Turrini, Vittorelli Edizioni, 1999, via www.betasom.it)


11 agosto 1942
Lascia Navarino alle tre di notte.
12 agosto 1942
Arriva a Taranto alle 12.15.
9 settembre 1942
Salpa da Taranto alle 12.50 diretto a Bengasi, con un carico di 60 tonnellate di munizioni.
12 settembre 1942
Giunge a Bengasi alle 8.30, sbarca le munizioni e riparte alle 17.15.
15 settembre 1942
Arriva a Taranto alle 12.15.
23 settembre 1942
Parte da Taranto per Bengasi alle 12.30 con 62 tonnellate di munizioni.
26 settembre 1942
Giunge a Bengasi alle 9.15, scarica le munizioni e riparte alle 16.
29 settembre 1942
Arriva a Taranto alle 12.30.
10 ottobre 1942
Parte da Taranto per Bengasi alle 12.30, con un carico di 45,3 tonnellate di munizioni e 0,4 tonnellate di parti di ricambio.
13 ottobre 1942
Arriva a Bengasi alle 10, mette a terra il carico e riparte alle 16.40.
17 ottobre 1942
Giunge a Taranto alle 17.

Il tenente di vascello Rodolfo Bombig (a destra), comandante dello Zoea dall’agosto 1942 al settembre del 1945, ed il secondo capo Salvatore Bonomo di guardia in plancia in una foto del 1943 (g.c. Giovanni Pinna)

1° novembre 1942
Salpa da Taranto per Tobruk alle 12.45, con un carico di 70 tonnellate di munizioni.
4 novembre 1942
Raggiunge Tobruk alle 9, scarica le munizioni e riparte alle 19.
8 novembre 1942
Arriva a Taranto alle 17.
15 gennaio 1943
Parte da Taranto per Sfax alle 15, trasportando 35 tonnellate di munizioni e 6 tonnellate di materiali vari.
23 gennaio 1943
Giunge a Sfax alle 8.30, sbarca il carico e riparte alle 12.50.
28 gennaio 1943
Arriva a Taranto alle 14.30.
3 settembre 1943
Nell’ambito del «Piano Zeta», lo schieramento di sommergibili per difendere le coste di Calabria e Campagnia dagli sbarchi angloamericani, lo Zoea (tenente di vascello Rodolfo Bombig) parte da Taranto alle 2.10 e viene inviato in agguato nello Ionio occidentale, al largo dello Stretto di Messina. In tutto, altri dieci sommergibili vengono inviati in agguato nello Ionio e nel Basso Tirreno, ma quando diviene chiaro che lo sbarco in atto riguarda solo la Calabria (operazione «Baytown») viene disposto il rientro di tutti i battelli tranne  ZoeaVortice, Onice e Luigi Settembrini.

Lo Zoea fotografato al traverso (da “I sommergibili in Mediterraneo” Vol. XIII, USMM, Roma 1972, via www.betasom.it)

8 settembre 1943
La dichiarazione dell’armistizio lo sorprende ancora in Mar Ionio. In base alle disposizioni ricevute, raggiunge Augusta, sotto il controllo degli Alleati.
16 settembre 1943
Lascia Augusta al tramonto (altra fonte: alle 6.02 del 17), insieme ad altri cinque sommergibili (OniceSqualoVorticeSettembrini, Bragadin), per raggiungere Malta. Subito fuori dal porto di Augusta i sommergibili si immergono, per evitare il rischio di essere scambiati per nemici, ed attaccati, da navi od aerei angloamericani; sono state comunicate loro istruzioni sulle rotte di avvicinamento presumibilmente sgombre da mine.
17 settembre 1943
Riemerge a sudest di Malta nel pomeriggio, e raggiunge l’isola alle 18.35.
21 settembre 1943
Viene temporaneamente dislocato nell’ormeggio di San Paolo (Malta), insieme ad altri dieci sommergibili (Alagi, Brin, Galatea, H 1, H 2, H 4, Jalea, Menotti, Onice e Squalo), alle “dipendenze” della nave appoggio idrovolanti Giuseppe Miraglia.
16 ottobre 1943
A seguito della dichiarazione di guerra dell’Italia alla Germania, lo Zoea lascia Malta alle 8.30 insieme ai sommergibili Atropo, Corridoni e Ciro Menotti, diretto ad Haifa (Palestina).
Dato che le guarnigioni italiane di alcune delle isole del Dodecaneso stanno ancora resistendo agli attacchi tedeschi, questi sommergibili vengono inviati ad Haifa per essere impiegati in missioni di rifornimento di armi e munizioni verso tali isole (nonché di sgombero feriti al ritorno). La loro capacità di carico stimata è di 70 tonnellate di munizioni.
21 ottobre 1943
Zoea, Menotti e Corridoni giungono ad Haifa in mattinata, preceduti dall’Atropo (arrivato il giorno precedente).
Qui viene costituito il Comando Superiore Navale Italiano del Levante (Maricosulev Haifa), con un Gruppo Sommergibili del Levante (Grupsom Levante), al comando del capitano di fregata Carlo Liannazza; i sommergibili del Gruppo sono alle dipendenze della 1st Submarine Flotilla della Royal Navy.
23 ottobre 1943
Lo Zoea (tenente di vascello Rodolfo Bombig) salpa da Haifa alle 6 per la sua prima missione di rifornimento di Lero, assediata e bombardata dalle forze tedesche.
26 ottobre 1943
Arriva a Lero alle 21.05.
27 ottobre 1943
Dopo aver sbarcato a Portolago 40 tonnellate di rifornimenti e posta, lascia Lero alle 02.27.
29 ottobre 1943
Arriva ad Haifa alle 21.52.
3 novembre 1943
Parte da Haifa alle 3.01 per una seconda missione di rifornimento di Lero.
6 novembre 1943
Arriva a Portolago (Lero) alle 20.32.


Membri dell’equipaggio dello Zoea in torretta, accanto alla bandiera di combattimento (da www.betasom.it, utente gpez)


7 novembre 1943
Consegnati i rifornimenti, riparte da Lero alle 2.20.
11 novembre 1943
Giunge ad Haifa alle 22.04. Lero, invasa dal mare e dall’aria, cadrà il 16 novembre.
Nei mesi successivi, i sommergibili italiani dislocati ad Haifa vengono utilizzati nell’addestramento di navi ed aerei Alleati nella guerra antisommergibili, prevalentemente ad Alessandria d’Egitto, sede del Flag Officer Liaison East Mediterranean del Senior Naval Officer Responsible Suez Canal Area.
Tale attività è coordinata con lo S.N.O.L.A. (Senior Submarine Officer Levant Area, Haifa) e, poi, dal luglio 1944, British Liaison Officer Italian Ships, Levant Area.
4-18 dicembre 1943
Lo Zoea svolge otto esercitazioni per unità navali britanniche (specialmente corvette) e per un cacciatorpediniere polacco, ad Alessandria.
19 dicembre 1943
Rientra ad Haifa alle 12.45.
1944
Continua nell’attività addestrativa, svolta principalmente ad Alessandria (con trasferimenti ad Haifa alla fine di ogni mese, e viceversa all’inizio del mese seguente), effettuando complessivamente 68 esercitazioni.
16 dicembre 1944
Lascia Haifa alle 10.11, per tornare in Italia.
20 dicembre 1944
Arriva a Tobruk alle 18.03. Durante l’ultimo tratto della navigazione ha dovuto rimorchiare il sommergibile jugoslavo Nebojsa, in trasferimento da Porto Said a Taranto, che ha subito un’avaria al largo della Cirenaica.
21 dicembre 1944
Lascia Tobruk alle 9.23.
25 dicembre 1944
Arriva a Messina alle 12.23.
8 gennaio 1945
Lascia Messina alle 6.43.
9 gennaio 1945
Giunge a Taranto alle 20.20, dopo di che inizia un periodo di grandi lavori, che si protrarranno fin dopo la fine della guerra.
1° febbraio 1948 (o 23 marzo 1947)
Per disposizione del trattato di pace di Parigi, le cui clausole ordinano il totale smantellamento della superstite flotta subacquea italiana (in origine era prescritto l’affondamento dei sommergibili in alti fondali, poi commutato – su richiesta dell’Italia – in demolizione per ricavarne il prezioso metallo, utile nella ricostruzione del Paese), lo Zoea viene radiato.
Successivamente demolito.
 
Un’altra immagine dello Zoea durante la seconda guerra mondiale (g.c. Marcello Risolo)