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Il varo del Morosini (foto tratta da “I sommergibili
di Monfalcone” di Alessandro Turrini, supplemento alla “Rivista Marittima” n.
11 del novembre 1998, via www.betasom.it)
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Sommergibile oceanico
classe Marcello (1060 tonnellate di dislocamento in superficie, 1313 in
immersione). Durante la guerra effettuò 2 missioni in Mediterraneo, percorrendo
in tutto 3521 miglia in superficie e 765 in immersione, e 9 in Atlantico,
percorrendo 43.575 miglia in superficie e 1440 in immersione ed affondando 6
navi per 40.933 tsl. Trascorse 326 giorni in mare.
Breve e parziale cronologia.
2 marzo 1937
Impostazione nei
Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.
25 luglio 1938
Varo nei Cantieri
Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.
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Un’altra immagine del varo
(dal libro di Alessandro Turrini “Gli squali dell’Adriatico. Monfalcone e i
suoi sommergibili nella storia navale italiana”, Vittorelli Edizioni, 1999, via
www.betasom.it). Dietro il Morosini è visibile il transatlantico Stockholm, in costruzione per la Svezia.
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11 novembre 1938
Entrata in servizio.
Dislocato a Napoli in seno al II Gruppo Sommergibili.
1938-1940
Impiegato in intensa attività
addestrativa.
5 giugno 1940
Parte da Napoli (al
comando del CC Alfredo Criscuolo) per portarsi al largo di Orano.
10 giugno 1940
Al momento
dell’entrata in guerra, il Morosini
(CC Alfredo Criscuolo) è già in missione, nelle acque di Capo Palos. Il
battello risulta assegnato alla XXII Squadriglia Sommergibili (II Gruppo
Sommergibili) di base a Napoli, che forma insieme ai sommergibili oceanici Barbarigo, Emo, Leonardo Da Vinci e Guglielmo Marconi.
15 giugno 1940
Il mattino del 15
(oppure nella notte) attacca infruttuosamente una piccola nave, forse della
Marina francese, al largo di Capo Palos.
16 giugno 1940
Avvista un grosso convoglio
scortato al largo di Capo Palos, ma è troppo lontano per attaccare.
21 giugno 1940
Alle 3.35, a 65
miglia da Capo Palos, lancia un siluro da poca distanza contro un mercantile di
medie dimensioni, sentendo dopo il tempo previsto, 56 secondi, una detonazione
seguita da un’esplosione più violenta (il maltempo e le sfavorevoli condizioni
d’illuminazione impediscono una pronta verifica), ma nessuna nave è stata
colpita: il siluro ha mancato il bersaglio, a causa del mare mosso.
Luglio 1940
Seconda ed ultima
missione mediterranea, una ricognizione tra Capo di Gata (Almeria) e Capo Tres
Forcas (in Marocco).
Al ritorno dalla
missione, essendone stato deciso l’invio in Atlantico, viene sottoposto ad un
turno di lavori in arsenale per prepararsi al trasferimento nella base
atlantica dei sommergibili italiani, Betasom.
25 (o 26) ottobre 1940
Parte da Napoli (al
comando del CC Alfredo Criscuolo) diretto in Atlantico, dove dovrà far parte
del gruppo denominato appunto «Morosini», insieme ai sommergibili Michele Bianchi, Marcello e Brin, per
formare uno sbarramento al largo della penisola iberica a contrasto del
traffico britannico tra Freetown ed il Regno Unito.
31 ottobre 1940
Supera in immersione,
con buone condizioni meteomarine, lo stretto di Gibilterra (che ha raggiunto
nelle prime ore del 31, per poi immergersi per l’attraversamento), senza essere
localizzato dalle unità britanniche che ha invece rilevato con gli idrofoni all’altezza
del meridiano di Tarifa. Al largo di Tangeri le correnti lo fanno andare
momentaneamente fuori controllo, appruare e precipitare fino alla profondità di
130 metri, trenta in più della quota di collaudo. L’incidente, che non è il
primo di questo tipo per i sommergibili che attraversano lo stretto, non
provoca danni.
Dopo il superamento
emerge e raggiunge poi la sua zona d’agguato, nelle acque di Oporto.
3 novembre 1940
Arriva nel settore
assegnato per la missione, al largo di Oporto.
16 novembre 1940
Riceve ordine da
Betasom di spostarsi al parallelo 20°00’ O in seguito alla segnalazione, da
parte tedesca, della presenza di naviglio britannico in navigazione da
Gibilterra e Spagna verso la Gran Bretagna.
20 novembre 1940
Viene informato che
un convoglio si trova nel suo settore, e si mette pertanto alla sua ricerca,
senza però riuscire a trovarlo, nonostante tutti gli sforzi.
26 novembre 1940
Lascia in serata il
settore d’operazione, essendo giunto al limite dell’autonomia, per raggiungere
la base.
28 novembre 1940
Arriva a Bordeaux,
nella Francia occupata, dove è stata stabilita la base atlantica italiana di
Betasom.
22 gennaio 1941
Il Morosini (CC Alfredo Criscuolo) lascia
La Pallice per la sua seconda missione atlantica, al largo della Scozia (per
altra fonte ad ovest dell’Irlanda), assegnato al gruppo «Baracca» (sommergibili
Maggiore Baracca, Dandolo ed Otaria, inviati nelle acque della Scozia).
29 gennaio 1941
Raggiunge il settore
d’operazione assegnato, ma riceve subito ordine di spostarsi più ad ovest. Nel
mentre vengono ricevuti due messaggi che comunicano che in zona si trova del
naviglio nemico (un grosso convoglio ed una portaerei), ma le ricerche del Morosini (che si mette alla ricerca
della portaerei) portano solo a trovare due scialuppe piene di superstiti di
navi già affondate da altri.
Durante il
trasferimento vengono incontrati anche altri due sommergibili italiani, Dandolo e Baracca, pure destinati alla medesima zona.
7 febbraio 1941
Alle 22.08 avvista
una nave da guerra che procede isolata, ma, dato che gli ordini sono di evitare
di attaccare simili unità (che potrebbero essere navi corsare tedesche oppure
unità da queste catturate), non l’attacca.
8 febbraio 1941
Poco dopo aver
incontrato il Dandolo, attacca
infruttuosamente un mercantile con tre siluri (causa probabile del mancato
successo è il mare mosso, che verosimilmente impedisce ai siluri di colpire).
L’equipaggio avverte uno scoppio, e pertanto il battello si allontana,
ritenendo a torto di aver colpito la nave (probabilmente il siluro è esploso
per fine corsa o per altre cause).
17 febbraio 1941
Nella notte,
nonostante il maltempo, viene avvistato un grosso mercantile, che viene però
perso di vista, senza che si riesca più a trovarlo, nonostante le ricerche.
Non vengono più
avvistate navi nemiche.
24 febbraio 1941
Giunto al limite
dell’autonomia, torna a Bordeaux. Il CC Criscuolo viene rilevato dal parigrado
Athos Fraternale.
30 aprile 1941
Salpa da Bordeaux al
comando del CC Athos Fraternale, per effettuare la terza missione atlantica, a
levante dell’Irlanda. In questa missione, il Morosini fa parte di un gruppo di altri quattro battelli che devono
operare congiuntamente al largo dell’Irlanda, denominato proprio «Morosini»:
gli altri sono Bianchi, Otaria e Barbarigo.
9 maggio 1941
Nel corso della
navigazione di avvicinamento al settore d’operazioni (situato tra i meridiani
25° e 30° O e tra i paralleli 53° e 54’ N, un po’ più a sud di quelli degli
altri sommergibili del gruppo), il Morosini
riceve comunicazione da Betasom, al pari degli altri sommergibili del suo
gruppo, che nel punto 54°30’ N e 28°30’ O è stato individuato un convoglio
diretto verso ovest.
Il Morosini si trova ad essere l’unico
sommergibile già nei pressi del punto indicato, ed attacca con il cannone, al
largo dell’Islanda, la nave cisterna britannica Vancouver (5727 tsl), che tuttavia riesce a fuggire per via della
sua maggiore velocità. Il sommergibile cessa il fuoco poco dopo averlo aperto,
essendone evidente l’inutilità in considerazione della propria modesta velocità.
14 maggio 1941
Riceve da Betasom la
segnalazione di un altro convoglio di 20-30 mercantili scortati da
cacciatorpediniere in posizione 55°45’ N e 13°15’ O, diretto a sudovest ad otto
nodi di velocità. Raggiunge ed attacca un piroscafo britannico, il Manchester Port (5469 tsl), che però riesce
anch’esso a fuggire.
15 maggio 1941
Attaccato nottetempo con
bombe da un aereo mentre è alla ricerca del convoglio, è costretto
all’immersione rapida. Non subisce danni importanti, ma l’attacco è sfumato.
16-17 maggio 1941
Avvisato via radio
del transito di convogli non lontano dalla sua zona, tenta di raggiungerli, ma
a causa del maltempo e delle posizioni errate dei convogli segnalate via radio,
non li trova. Con le riserve di carburante ridotte al minimo, deve assumere
rotta di ritorno per Bordeaux.
20 maggio 1941
Giunge a Bordeaux a
mani vuote.
28 giugno 1941
Lascia Bordeaux (al
comando del CC Athos Fraternale) diretto a ponente dello stretto di Gibilterra,
nelle acque delle Azzorre, facendo parte di un gruppo insieme ai sommergibili Da Vinci, Baracca, Alessandro Malaspina, Comandante Cappellini, Torelli, Bianchi, Barbarigo ed Alpino Bagnolini.
8 luglio 1941
Raggiunge la zona
d’operazioni assegnata, ad ovest di Gibilterra. Giunto in zona, si mette alla
ricerca di vari convogli che gli sono stati segnalati (il 5 luglio il Torelli ha localizzato un piccolo
convoglio con rotta verso ovest, segnalandolo a Morosini, Malaspina, Baracca e Da Vinci, mentre il 7 sempre il Torelli
ha avvistato un altro convoglio diretto verso ovest – forse l’«HG 66» –, alla cui
ricerca si pongono Morosini, Da Vinci, Baracca ed il tedesco U 103,
senza tuttavia riuscire a trovarlo).
14 luglio 1941
Alle 16.07 affonda
con tre siluri nel punto 36°18’ N e 21°11’ O (36° N e 21° O per fonte
britannica, ad ovest di Madera) il piroscafo merci britannico Rupert de Larrinaga (5358 tsl), unità
dispersa del convoglio «OG 67», in navigazione da Oban a Las Palmas con 7098
tonnellate di carbone e merci varie. Non vi sono vittime tra i 44 uomini
dell’equipaggio.
15 luglio 1941
Affonda con tre siluri,
alle 3.44 di notte, l’incrociatore ausiliario (ocean boarding vessel) HMS Lady Somers (già nave passeggeri da 8194
tsl) in posizione 37°10’ N e 20°42’ O (37°12’ N e 20°32’ O, 36°00’ N e 21°oo’ O
oppure 37° N e 21° O per fonte britannica), 233 miglia a est-sud-est dell’Isola
di Santa Maria (Azzorre). I 175 uomini dell’equipaggio del Lady Somers verranno soccorsi al completo dalla petroliera spagnola
Campeche (che ne recupera 138) e da
un’altra nave spagnola tra le Azzorre ed il Portogallo.
18 luglio 1941
Morosini, Malaspina, Torelli, Bagnolini e Barbarigo
vengono inviati ad intercettare il convoglio «HG 67», del quale è stata
segnalata la partenza da Gibilterra, ma non riescono a trovarlo.
19 luglio 1941
Con il carburante
agli sgoccioli, il Morosini si avvia
sulla rotta di rientro a Bordeaux, dove giunge a fine mese.
Agosto 1941
A metà mese parte da
Bordeaux al comando del CC Athos Fraternale, diretto nuovamente a ponente di
Gibilterra. Il Morosini e gli altri
sommergibili vengono diretti da Betasom sulla base delle segnalazioni della
Luftwaffe.
19 settembre 1941
Alle 8.10 del mattino
il Morosini (che è stato inviato
insieme a Da Vinci, Malaspina e Torelli alla ricerca del convoglio «HG 73», avvistato da un
ricognitore tedesco al largo di Capo San Vincenzo dopo essere partito da
Gibilterra) avvista al largo di Capo Spartel un convoglio di circa 25
mercantili fortemente scortati (anche da aerei): è proprio l’«HG 73», ed il Morosini è il primo sommergibile ad
averlo avvistato. Il battello ne comunica l’avvistamento al comando via radio e
tenta di raggiungerlo, ma un’avaria ad uno dei due motori elettrici (molto
grave e non riparabile in mare), verificatasi la sera del 20 settembre, lo
costringe a tornare subito alla base.
20 settembre 1941
Arriva a Bordeaux.
Seguono lavori di raddobbo.
18 novembre 1941
Salpa da La Pallice
per la sesta missione atlantica (comandante CC Athos Fraternale), con settore
d’operazioni a sud delle Azzorre, dove si suppone transitino vari grossi
convogli.
13 dicembre 1941
Poco prima del
tramonto avvista un convoglio di 15 mercantili (scortati da parecchi
cacciatorpediniere ed in navigazione verso ovest, o verso est, a seconda delle
fonti) 250 miglia ad ovest-nord-ovest (o nord-nord-ovest) dell’isola di La
Palma, e nella notte si avvicina per lanciare i propri siluri, ma viene
localizzato dalla scorta (in posizione 30°21’ N e 22°08’ O) e sottoposto a pesante
e precisa caccia con bombe di profondità (da parte dello sloop britannico Rochester), molte delle quali esplodono
vicine e provocano gravi danni a diversi impianti di fondamentale importanza, a
seguito dei quali è costretto a tornare alla base.
20 dicembre 1941
Arriva a Le Verdon
alle 11.10, imbarca un pilota e prosegue per Bordeaux, dove arriva alle 15.40.
Durante il successivo
periodo di lavori, alcune casse di compensazione vengono trasformate in
depositi supplementari di nafta, e le scorte di munizioni, cibo e siluri
vengono di molto aumentate (gli originari 12 siluri diventano 16). Queste
modifiche, che permettono un incremento dell’autonomia, provocano però anche un
appesantimento e rallentamento del sommergibile (che è più basso sull’acqua di
22 cm, ed ha la riserva di spinta ridotta appena al 10 %).
11 febbraio (o 2 febbraio) 1942
Il Morosini (CC Athos Fraternale) parte da
Bordeaux per una nuova missione, a nordest della Guadalupa (Antille), facendo
parte del gruppo «Da Vinci» (sommergibili Da
Vinci, Torelli, Finzi, Tazzoli e Morosini), il
primo inviato ad operare nelle acque americane, nuovo e fruttuoso terreno di
caccia per i sommergibili dell’Asse. Ha inizio l’operazione congiunta
italo-tedesca «Neuland», la guerra subacquea al traffico alleato nel Mar dei
Caraibi, che porterà abbondanti frutti ai sommergibili sia italiani che
tedeschi.
23 febbraio 1942
Avvista in
lontananza, in posizione 29°10’ N e 28°15’ O, il piroscafo britannico Sagaing (7968 tsl) e si pone al suo
inseguimento, ma il piroscafo, subito dopo aver avvistato il sommergibile,
mette le macchine avanti tutta per fuggire: il Morosini, a causa della grossa quantità di carburante ancora
contenuta nei serbatoi, che lo rallenta (la massima velocità che riesce a
sviluppare non supera i 13 nodi), non riesce a raggiungerlo.
3 marzo 1942
Dopo aver trascorso
la notte in immersione a causa del mare mosso, il Morosini incontra il Da Vinci
nel punto 21°15’ N e 74°05’ O, al largo delle Piccole Antille per rifornirsi da
questi di carburante (il Da Vinci,
che sta tornando alla base, ha infatti a bordo più nafta di quanta non sia
necessaria per raggiungere Bordeaux, mentre il Morosini ha comunicato di averne ormai molto poca). A causa del
mare agitato, però, tutti i cavi di entrambi i battelli si spezzano, ed il
rifornimento non può essere effettuato: le manichette sono infatti lunghe solo
80 metri e ciò obbliga ad effettuare il rifornimento da poppa, ma il maltempo
sposta di continuo i due battelli, che vengono ripetutamente a trovarsi di
sbieco tra di loro, provocando la rottura dei cavi alle 5.50, ed infine alle
7.15, dopo sei ore di tentativi vani, finiti tutti i cavi disponibili, la
rinuncia al rifornimento.
9 marzo 1942
S’incontra a nordest
di Anegada con un altro sommergibile di Betasom, il Giuseppe Finzi, per
rifornirsi di 21 tonnellate di nafta ed in tal modo incrementare l’autonomia.
Mentre il rifornimento è in corso, viene avvistata una grossa nave cisterna, la
norvegese Charles Racine, ed il Finzi interrompe il rifornimento per
affondarla con gli ultimi siluri rimasti.
11 marzo 1942
Durante la
navigazione verso il punto fissato per un incontro con il sommergibile Finzi (destinato a rifornire il Morosini di carburante), avvista una
nave cisterna non identificata, contro la quale lancia due siluri senza
riuscire a colpirla. Dopo qualche ora, poco prima del tramonto, avvista in
lontananza un piroscafo britannico con rotta 290°, ponendosi quindi al suo
inseguimento. Riuscirà a colpirlo con due siluri all’1.38 del 12 marzo, provocandone
il repentino affondamento in posizione 22°45’ N e 57°40’ O (o 23° N e 58° O),
520 miglia a nordest delle Isole Vergini Britanniche. In quegli stessi giorni,
nella medesima zona, sono due i piroscafi scomparsi senza sopravvissuti, lo Stangarth da 5966 tsl ed il Manaqui da 2802 tsl, e due i
sommergibili che rivendicano un affondamento ciascuno, il Morosini ed il tedesco U 504.
Per molti anni l’affondamento dello Stangarth
verrà accreditato da tutti gli storici (tra cui Jürgen Rohwer nel volume “Axis
Submarine Successes of World War Two”) al Morosini,
e quello del Manaqui all’U 504. Successive ricerche, però,
porteranno a scoprire che lo Stangarth
l’11 marzo era appena partito da New York diretto in India, e si trovava perciò
oltre mille miglia a nordovest rispetto alla posizione dell’attacco del Morosini. In realtà, lo Stangarth era stato affondato dall’U 504 il 16 marzo (come confermò il
ritrovamento da parte dell’U-Boot, tra i rottami della nave – esplosa con tutto
l’equipaggio –, di scatole contenenti parti d’aereo destinate a Bombay, ossia
la destinazione dello Stangarth), nel
punto 22° N e 65° O, mentre il Manaqui,
partito da Loch Ewe il 18 febbraio (o da Cardiff il 19, e poi temporaneamente
aggregatosi al convoglio «OS 20» partito da Belfast il 23 febbraio, dal quale
si era poi separato) e diretto a Kingston (Giamaica) con un carico di merci
varie (arrivo previsto per il 20 marzo), era caduto vittima del Morosini insieme ai 41 uomini del suo
equipaggio.
Dopo l’attacco, il Morosini si sposta più a sudovest.
13 marzo 1942
Il Morosini si incontra di nuovo con il Finzi, che nel frattempo ha affondato la
Charles Racine, e l’operazione di rifornimento viene completata.
Tre fotografie (le prime due
per g.c. di STORIA militare, la terza tratta da it.wikipedia.org) scattate da
bordo del Finzi, ritraenti il Morosini durante il rifornimento
effettuato nel marzo 1942.
15-16 marzo 1942
Nella notte tra il 15
ed il 16 il Morosini attacca al largo
delle coste americane la moderna motonave cisterna olandese Oscilla (6341 tsl, unità dispersa del
convoglio «ON. 71», partito da Liverpool), in navigazione scarica da Androssan/Gourock
(Scozia) a Curacao, dove dovrà imbarcare il suo prezioso carico. Alle 22.45 del
15 (ora locale) l’Oscilla viene
colpita da un primo siluro del Morosini,
sbandando subito di 35° sulla sinistra, poi, alle 23.10, mentre l’equipaggio
sta cercando di calare la scialuppa di dritta (operazione difficile causa lo
sbandamento), il sommergibile la colpisce con un secondo siluro (altri versioni
parlano di tre siluri a segno, in tutto; il Morosini
rivendicò due centri alle 5.03 ed alle 5.34 del 16, ora di Roma, oltre ad un
siluro che colpì la nave alle 5.20 ma non esplose). I morti sono 4 (tra cui il
comandante), mentre gli altri 51 uomini dell’equipaggio riescono infine a
mettersi in salvo sulle lance; quando queste si sono allontanate dalla nave, il
Morosini – che in tutto ha lanciato
cinque siluri – apre il fuoco contro la nave con i cannoni. Dopo aver incassato
un’ottantina di proiettili da 100 mm, l’Oscilla
affonda alle 5.03 del 16 nel punto 19°15’ N e 60°25’ O (o 19°09’ N e 60°36’ O, o
19° N e 61° O), circa 100 miglia a nord di Bermuda, 145 miglia a nord-nord-est
di Antigua e 155 a nordest di Anguilla. I 51 superstiti verranno soccorsi l’indomani
pomeriggio dalla nave statunitense Explorer.
16-22 marzo 1942
Pendola nel settore
assegnato.
23 marzo 1942
Nel pomeriggio, alle
16.15 (20.38 secondo l’orario italiano), colpisce con due siluri, in posizione
24°43’ (o 24°41’) N e 57°44’ O o 25° N e 57° O (circa 700 miglia a nordest di
Puerto Rico), la nave cisterna britannica Peder
Bogen (9741 tsl), in navigazione isolata da Port of Spain (Trinidad, da
dov’è partita il 19 marzo) ad Halifax con un carico di 11.020 tonnellate di
carburante (Admiralty fuel) oltre alle 2000 tonnellate di carburante della
propria scorta. La petroliera, che procede a 9,5 nodi senza zigzagare, viene
raggiunta dai due siluri (su tre lanciati) sul lato sinistro, il primo in
corrispondenza della cisterna n. 6, a proravia della plancia, ed il secondo
nella cisterna n. 1, subito a proravia della sala macchine. L’esplosione
distrugge parte della sovrastruttura centrale e della plancia, aprendo uno
squarcio enorme ed inducendo i 53 uomini a bordo, nessuno dei quali è rimasto
ferito, ad abbandonare la nave su due scialuppe, dieci minuti dopo il
siluramento. La nave rimane immobilizzata, ma non affonda, ed alle 19.30, dopo
aver atteso per tre ore, le scialuppe si riavvicinano alla cisterna con
l’intento di tornare a bordo e tentare di salvare la nave. Prima che
l’equipaggio possa tornare a bordo, il Morosini
apre il fuoco contro la nave con i propri cannoni, da un miglio di distanza a
proravia della nave, usando proiettili sia esplosivi che traccianti. Per via
della posizione inadeguata del battello (la prua della petroliera offre un
bersaglio molto più ridotto rispetto alla fiancata), il tiro è molto impreciso,
tanto che della prima quarantina di colpi sparati solo cinque vanno a segno, ma
alla fine, dopo 60-70 proiettili da 100 mm, la Peder Bogen prende fuoco e viene rapidamente avvolta dalle fiamme,
per poi appruarsi, bruciare per tutta la notte ed infine affondare il 24 marzo
in posizione 24°53’ N e 57°30’ O (per fonte britannica 24°41’ N e 57°44’ O),
680 miglia a sudest di Bermuda.
I 53 naufraghi
verranno tutti soccorsi il 27 marzo, 21 in una prima lancia dal mercantile
spagnolo Gobeo, e 32 nella seconda
dal mercantile argentino Rio Gallegos.
Finiti i siluri, il Morosini si avvia sulla rotta di
ritorno.
2 aprile 1942
Durante la
navigazione di ritorno, incontra alle 20.50, nel punto 44°52’ N e 13°16’ O, il
sommergibile tedesco U 108.
4 aprile 1942
Arriva a Bordeaux nel
pomeriggio.
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Il Morosini a Venezia poco prima dello scoppio della seconda guerra
mondiale (g.c. Giorgio Parodi via www.naviearmatori.net)
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Dopo il rientro da
quella che era stata la sua missione più fruttuosa, il pluridecorato comandante
Fraternale (due Medaglie d’argento al Valor Militare, tre Medaglie di Bronzo al
Valor Militare, due Croci di Guerra al Valor Militare, croce di Cavaliere
dell’Ordine Militare d’Italia; nel 2005 gli è stata intitolata la base navale
di Ancona), uno degli assi di Betasom (il terzo con 35.606 tsl all’attivo,
tutte con il Morosini), che per il
suo nome ed il suo aspetto, oltre che per i suoi successi, era divenuto celebre
come “il moschettiere dell’Atlantico” (per lo stesso aspetto l’equipaggio lo
chiamava “pizzobaffo”), lasciò il comando del battello, sostituito dal tenente
di vascello Francesco D’Alessandro.
Tra il 26 ed il 27
maggio 1942 il Morosini si trasferì
da Bordeaux a La Pallice, ed il 2 giugno il battello, con a bordo 58 uomini
d’equipaggio, lasciò La Pallice insieme al Torelli
per raggiungere la sua zona d’operazione, tra Puerto Rico e San Salvador e
precisamente a nordest di Porto Rico. Un altro membro dell’equipaggio, il
nocchiere Igino Piunti, era stato lasciato a terra per gravi problemi di salute
(era convalescente dal fuoco di Sant’Antonio), mentre il marinaio Gennaro
Esposito, che non avrebbe dovuto prendere parte alla missione, si era imbarcato
in sostituzione di un marinaio malato (forse proprio Igino Piunti). Igino
Piunti, saputo dell’imminente partenza del sommergibile, si vestì e lasciò
frettolosamente l’ospedale senza autorizzazione, raggiungendo la base ed
arrivando sul molo mentre il Morosini
era già pronto a muovere, con gli uomini in coperta pronti ai posti di manovra.
Uno di loro, il sottocapo Torquato Pascetti, di Porto San Giorgio, che era
all’estrema poppa, quando vide Piunti scese a terra ad abbracciarlo, poi, al
momento di separarsi, gli strinse la mano e disse “Caro Gino! La
tua malattia ti salverà la pelle
perché sento che questa volta non torneremo
alla base. Quando passerai a Porto S.
Giorgio porta i miei saluti”. Poi Pascetti tornò a
bordo, furono mollati gli ormeggi, i giri dei motori aumentarono ed il Morosini si mise in moto. Piunti seguì
con lo sguardo il sommergibile finché questo non sparì dietro le chiuse del
bacino. La previsione di Pascetti si sarebbe rivelata drammaticamente esatta.
Nella notte tra il 3
ed il 4 giugno il Morosini, in
navigazione in superficie nel Golfo di Biscaglia, venne attaccato e mitragliato
da una quota di 15 metri da un bombardiere Vickers Wellington del 172th
Squadron RAF pilotato dal maggiore (squadron leader) Jeaffreson Greswell,
equipaggiato con un proiettore per l’attacco notturno ai sommergibili (la «Leigh
Light», che solo una decina di minuti prima aveva visto il suo primo impiego ai
danni di un altro battello italiano, il Luigi
Torelli). L’attacco non causò,
tuttavia, nessun danno.
Nel pomeriggio del 28
giugno il sommergibile raggiunse il proprio settore d’operazione (tra Bermuda e
Anegada), e due giorni dopo, a sudest delle Bermuda, cannoneggiò e colpì con due
siluri la motonave olandese Tysa
(5327 tsl), in navigazione isolata da Baltimora a Capetown, colpendola con due
siluri ed affondandola alle 8.40 nel punto 25°33’ N e 57°53’ O (o 25°35’ N e
58°10’ O, 650 miglia a nordest dell’isola di Saint Martin): sarebbe stata la
sua sesta ed ultima vittima (per una fonte la nave, irreparabilmente
danneggiata, viene finita dalle unità della scorta). Tutto l’equipaggio della Tysa (43 uomini) si mise in salvo sulle
lance, e raggiunse l’isola di Dog Island. Il sommergibile informò la base del
suo successo quello stesso giorno, poi trascorse la maggior parte di luglio
perlustrando la zona sudorientale della regione a nord di Puerto Rico.
Il 19 luglio, a
nordest di San Juan di Puerto Rico, il Morosini
cercò vanamente di silurare una piccola nave da guerra, forse una cannoniera od
un mercantile armato, che lo seguì per un po’ senza attaccare prima di
allontanarsi (il sommergibile riferì alla base del tentato attacco il 31 luglio),
mentre il 27 (od il 29, od il 25) si rifornì di 25 tonnellate di nafta e 10 di cibo
dal Finzi. Il 31 luglio, con ormai
solo il carburante bastante al rientro, il battello intraprese la navigazione
di ritorno.
Il 5 agosto il
sommergibile comunicò alla base di trovarsi in posizione 41°00’ N e 33°00’ O, nel
Golfo di Guascogna, e che probabilmente sarebbe arrivato alle 14.15 del 10
agosto. L’8 agosto 1942, alle 11, il Morosini
comunicò di aver ricevuto il messaggio di Betasom che lo informava su quale
rotta seguire una volta giunto vicino a Bordeaux (le istruzioni ricevute
dicevano di navigare in immersione, di giorno, dopo aver attraversato il
meridiano 10° O, che il battello aveva già superato), e riferì che avrebbe
seguito la rotta 2 (che iniziava nel punto 45°02’ N), prevedendo di arrivare
nel punto previsto per l’incontro con la scorta navale tedesca (a 15-20 miglia
dall’estuario della Gironda, da dove poi le navi tedesche lo avrebbero
accompagnato fino all’estuario stesso) alle 6 del 10 agosto: questo fu il suo
ultimo contatto con la base.
Alle 23 del 9 agosto
Betasom informò il sommergibile della presenza di un piroscafo tedesco e tre
torpediniere, ma non ci fu nessun messaggio di ricevuta. Altre chiamate alle 10
del 10 agosto, quando Betasom chiese al Morosini
di segnalare la propria posizione ed il nuovo orario previsto per l’incontro
con la scorta tedesca, andarono ugualmente a vuoto. Per giorni si sperò, a
Betasom, che il Morosini avesse
soltanto la radio in avaria, ma alla fine ci si dovette arrendere all’evidenza.
L’Atlantico aveva inghiottito un altro sommergibile ed il suo valoroso
equipaggio.
Niente di più si può
dire, se non che il Morosini andò
perduto dopo le 14.50 dell’8 agosto 1942 (è considerato perduto tra l’8 agosto
ed il 10 settembre 1942), in un’area compresa tra i meridiani 3°oo’ O e 8°80’ O,
nel golfo di Biscaglia. Un delle ipotesi avanzate dopo il conflitto è che il Morosini fosse rimasto vittima di un
attacco aereo l’11 agosto 1942, nel golfo di Biscaglia, attaccato mentre
procedeva emerso e bombardato con quattro bombe di profondità mentre
s’immergeva (essendosi il battello immerso, non era chiaro se fosse stato
colpito o meno), alle 16.15 (o 16.30). Un’altra possibilità ipotizzata è che il
sommergibile fosse stato affondato, mentre navigava di notte in superficie, da
un aereo dotato di radar. Negli anni ’50 una rivista italiana pubblicò una
sequenza di quattro fotografie di fonte britannica, ritraenti un sommergibile
sorpreso in superficie, bombardato durante il tentativo d’immersione ed
affondato di poppa subito dopo, identificandolo come il Morosini, ma si trattava in realtà del tedesco U 751, affondato con tutto l’equipaggio il 17 luglio 1942.
In base a ricerche
più recenti, nessuno dei summenzionati attacchi aerei avrebbe causato la
perdita del Morosini.
Secondo le
considerazioni del ricercatore Platon Alexiades, in base a quanto noto, il Morosini, quando trasmise il suo ultimo
messaggio (quello delle 11 dell’8 agosto), si trovava approssimativamente in
posizione 44°30’ N e 04°45’ O, a circa 150 miglia dal punto previsto per l’incontro
con la scorta tedesca (il Morosini
non comunicò la propria posizione nel suo ultimo messaggio, dunque si tratta di
una supposizione basata sull’ultima posizione nota e sulla velocità che avrebbe
avuto seguendo gli ordini ricevuti, circa 75-80 miglia al giorno).
Molti altri attacchi
aerei avvennero in quei giorni nel golfo di Biscaglia: alle 14.22 del 9 agosto
(da parte di un Vickers Wellington, in posizione 44°36’ N e 12°10’ E, forse
contro l’U 653), alle 15.45 del 10
(un Avro Lancaster che lanciò 6 bombe di profondità nel punto 46°15’ N e 12°52’
O, contro l’U 552), alle 17.23 del 10
(un Wellington che gettò 6 cariche di profondità nel punto 45°59’ N e 07°44’ O
contro l’U 135), alle 15.30 dell’11
(un Lancaster che sganciò sei bombe di profondità nel punto 46°02’ N e 12°19’
O), alle 16.05 dell’11 (uno Short Sunderland che lanciò due bombe di profondità
contro l’U 373 nel punto 45°12’ N e
12°36’ O), alle 16.10 dell’11 (un Wellington che, in posizione 46°05’ N e
07°25’ O, lanciò sei cariche di profondità ancora contro l’U 552), alle 9 del 12 (sei bombe di profondità lanciate da un
Wellington contro l’U 406 nel punto
46°20’ N e 06°30’ O), alle 9.49 del 13 (un Wellington che sganciò sei bombe di
profondità contro un sommergibile dall’identità non del tutto accertata, forse
l’U 607, nel punto 46°08’ N e 13°28’
O) ed altri ancora.
Tuttavia, tutti gli
attacchi aerei effettuati da velivoli alleati nel golfo di Biscaglia nei giorni
della scomparsa del Morosini
risultano essere stati compiuti troppo a nord o troppo ad ovest rispetto alla
zona in cui il sommergibile si sarebbe dovuto trovare. Il Morosini, a corto di carburante, non aveva né motivo né possibilità
di spingersi più a nord del parallelo 45° N, e l’unico attacco avvenuto a sud
di tale parallelo è quello delle 14.22 del 9, che però avvenne troppo ad ovest.
Il Morosini era stato informato del rischio
della presenza di mine magnetiche nella Gironda, ma solitamente queste si
trovavano nell’estuario stesso o comunque ben più vicine alla costa rispetto
all’area in cui il sommergibile scomparve. Il sommergibile posamine Rubis, della Francia Libera, aveva
posato un campo minato il 7 luglio, circa 15 miglia a sud del punto fissato per
l’incontro tra il Morosini e la
scorta tedesca: ma si trattava di mine a funzionamento temporaneo, regolate per
disattivarsi ed affondare automaticamente dopo un tempo prefissato, e le mine
del Rubis erano state regolate per
affondare il 9 agosto, perciò, entro il momento in cui il Morosini fosse transitato in quella zona – e questo, in ogni caso,
sarebbe avvenuto solo in caso di errore di navigazione –, le mine sarebbero già
dovute essere inoffensive, anche se non è impossibile che qualche mina,
guastatasi, non si fosse disattivata.
A oggi, e forse per
sempre, la scomparsa del Morosini
rimane uno dei tanti segreti custoditi dall’oceano.
Scomparvero con il Morosini:
Vincenzo Angrisani, sottocapo
Aldo Annunziata, sottocapo
Efisio Bachis, comune
Giuseppe Badessi, capitano del Genio Navale
(direttore di macchina)
Giuseppe Bagaglino, comune
Angelo Ballerini, capo di seconda classe
Ernesto Bassotti, sottocapo
Carlo Benci, secondo capo
Cesare Bondi, sottocapo
Antonio Boscolo, capo di terza classe
Antonino Brago, sottocapo
Giuseppe Bucceri, sottocapo
Mario Cafora, comune
Apollo Carlino, sottocapo
Osvaldo Ciuffi, sergente
Mario Cutinella, sottocapo
Francesco D’Alessandro, tenente di vascello
(comandante)
Fabio De Benedectis, sottocapo
Gennaro Esposito, comune
Giorgio Feliciti, guardiamarina
Luigi Fortunato, comune
Augusto Gardonio, capo di terza classe
Vincenzo Gentile, sottocapo
Vittorio Gianasso, sottotenente di vascello
Costantino Iacoviello, comune
Dante Luppi, capo di prima classe
Ruggiero Maffione, secondo capo
Diego Mazzia, sottocapo
Adelmo Melloni, comune
Pasquale Monna, guardiamarina
Giulio Montepagano, comune
Bruno Moscolo, comune
Giovanni Nano, comune
Giuseppe Olivari, sottotenente altri corpi
Matteo Paliano, comune
Torquato Pascetti, sottocapo
Marcello Petillo, sottocapo
Angelo Pezzati, tenente di vascello
(comandante in seconda)
Antonio Pisani, comune
Gaetano Podestà, capo di terza classe
Giuseppe Potelli, sottocapo
Francesco Pucciani, sottocapo
Francesco Sabellio, comune
Lino Sansottera, sottocapo
Andrea Santoru, sottocapo cannoniere puntatore
scelto
Francesco Sclano, comune (1)
Guerrino
Senin, sergente
Mario Sessini, comune
Benvenuto Stivano, guardiamarina
Salvatore Tannini, secondo capo
Tommaso Taras, comune
Arturo Tedde, capo di seconda classe
Antonino Tesauro, sottocapo
Mario Tomasetta, sottocapo
Alfonso Traverso, comune
Luigi Traverso, secondo capo
Leopardo Ventrella, secondo capo
Mario Vetrone, sergente
(1)
Solitamente il nome di Francesco Sclano viene erroneamente riportato come
“Francesco Spano”.
Motivazione della
Croce di Guerra al Valor Militare conferita alla memoria del sottocapo
cannoniere puntatore scelto Andrea Santoru:
“Imbarcato su
sommergibile che in una missione oceanica di guerra attaccava un convoglio
scortato affondando un piroscafo e un incrociatore ausiliario, assolveva i suoi
compiti con perizia e spirito combattivo contribuendo al successo della
missione. Nella navigazione di rientro, faceva olocausto della vita alla Patria
scomparendo con la sua unità negli abissi.
Conferitagli la
croce di guerra al valor militare alla memoria con la seguente motivazione:
«Imbarcato su
sommergibile oceanico prendeva parte a lunga missione durante la quale
contribuiva all’affondamento di una motonave armata da 10.000 tonnellate.»
Elogiato dal Comando
Squadra Sommergibili per aver partecipato in atlantico all’azione di guerra conclusa
con l’affondamento di due unità nemiche.
Oceano Atlantico, 30
giugno 1942”
![]() |
Ancora una foto del varo del Morosini (da www.xmasgrupsom.com)
|
sul Morosini ho raccolto alcuni documenti ed ho composto e pubblicato un libretto, in quanto il comandante in seconda Angelo Pezzati la sua famiglia abitava nel mio stesso paese di Guidizzolo della Provincia di mantova, il percorso e la ricerca è stato faticoso della scarsita di documenti.
RispondiEliminaIl comune Iacoviello Costantino ha il cognome errato nel documento. Ci manca la i in Iacoviello. Io sono un nipote di Costantino e sono interessato nel sapere se ci sta possibilità di individuare il punto di scomparsa del Morosini. Il mio email Marc.furio@yahoo.com
RispondiEliminaGrazie per la segnalazione, provvedo a correggere...
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