domenica 28 febbraio 2016

Luigi Settembrini

Il Luigi Settembrini (g.c. Marcello Risolo via www.naviearmatori.net

Sommergibile di media crociera, capoclasse della classe Settembrini (dislocamento di 953 tonnellate in superficie e 1153 in immersione).
La classe Settembrini, appartenente al tipo Cavallini a doppio scafo parziale, costituì un miglioramento della precedente classe Mameli, della quale risolse i problemi di stabilità; rispetto ai Mameli, i Settembrini avevano dimensioni e dislocamento maggiori, tanto da essere i primi “Cavallini” ad essere talvolta definiti non più di media crociera, ma di grande crociera (oceanici). Grazie a forme di scafo più affinate, i Settembrini poterono superare la velocità dei Mameli nonostante il maggiore dislocamento, e senza bisogno di un motore più potente; dimostrarono buona capacità di tenere il mare di prora (a differenza delle classi precedenti, che avevano dovuto per questo subire estese modifiche; per altre fonti, però, anche i Settembrini mostrarono invece scarsa attitudine a tenere il mare di prora, anche se non così grave da richiedere lavori di modifica). Venne potenziato l’armamento silurante (quattro tubi lanciasiluri a poppa, invece che due) e contraereo (più mitragliere).
I Settembrini dimostrarono buone caratteristiche di affidabilità, velocità, autonomia (più che doppia rispetto ai Mameli, ed adatta anche all’utilizzo in oceano) e manovrabilità.

Il Settembrini effettuò, dal 10 giugno 1940 all’8 settembre 1943, 31 missioni di guerra (offensive/esplorative, di trasferimento e di trasporto – queste ultime in numero di due –), percorrendo in tutto 19.380 miglia in superficie e 2400 in immersione (per complessivi 163 giorni trascorsi in mare), oltre a 90 missioni addestrative per la Scuola Sommergibili di Pola.

Breve e parziale cronologia.

16 maggio 1928
Impostazione nei cantieri Franco Tosi di Taranto. Gli eredi di Luigi Settembrini donano “al sommergibile” un fondo documentale del loro antenato, che verrà consegnato dalla Marina al Museo del Risorgimento.
28 settembre 1930
Varo nei cantieri Franco Tosi di Taranto. Alle prove in mare raggiunge i 17,67 nodi di velocità, leggermente più di quanto previsto dal contratto (17,5 nodi).
25 gennaio 1932
Entrata in servizio.
Marzo 1932
Viene visitato da una delegazione sovietica, in visita in Italia per valutare l’acquisto di unità di costruzione italiana.
Luglio 1932
Durante le esercitazioni e prove in mare, trae in salvo un marinaio “perso” in mare alcune ore prima dal sommergibile Serpente.
1933
Il Settembrini ed il gemello Ruggero Settimo vanno a formare l’VIII Squadriglia Sommergibili, insieme ai più piccoli Salpa e Serpente.
11 settembre 1933-4 aprile 1934
Partito da Taranto (11 settembre) insieme al gemello Ruggero Settimo, il Settembrini compie una crociera di resistenza in Mar Rosso, facendo scalo a Tobruk, Port Said, Massaua, Aden, Assab, Massaua (di nuovo), Ismailia, Port Said (di nuovo) ed Alessandria d’Egitto, per poi fare ritorno a Taranto il 4 aprile. Le prestazioni messe in evidenza nel periodo in Mar Rosso sono giudicate come ampiamente soddisfacenti, salvo l’inconveniente di una perdita di gas refrigerante dall’impianto di condizionamento, occorsa durante una prova d’immersione statica e dinamica di otto ore. Non ci sono conseguenze, ma è un triste presagio di quanto accadrà tra qualche anno in Mar Rosso, con le morti da cloruro di metile.
Si tratta della prima delle lunghe crociere che diversi sommergibili italiani intraprenderanno negli anni Trenta, per far familiarizzare gli equipaggi con le lunghe navigazioni e verificare le capacità operative negli ambienti più diversi, nonché i migliori modi di operare in tali ambienti.
Estate 1935
Settembrini (capitano di corvetta Luciano Morra, 39 anni, da Cerignola) e Settimo vengono nuovamente dislocati a Massaua; vengono impiegati in Mar Rosso per un anno. Al rientro in Italia riceveranno uno specifico elogio ministeriale per l’attività svolta.

Una serie di immagini del Settembrini in Africa Orientale ed al suo rientro, nel 1935-1936 (Coll. Giuseppe Celeste, da www.associazione-venus.it):




In bacino a Massaua nel 1936.


Il sommergibile di ritorno dall’Africa Orientale nel 1936 (da www.crtpesaro.it

1937
Per sei mesi ha alternativamente base a Tobruk e Lero.
6 agosto 1937
Al comando del tenente di vascello Beppino Manca, salpa da Tobruk per effettuare una missione clandestina in Mar Egeo, connessa alle operazioni della guerra civile spagnola. Durante la missione inizierà diverse manovre d’attacco, ma non ne porterà a termine nessuna, non riuscendo ad identificare con chiarezza gli obiettivi.
21 agosto 1937
Conclude la missione raggiungendo Lero.
30 agosto 1937
Sempre al comando del tenente di vascello Manca, lascia Lero per una seconda missione clandestina in Egeo (nella stessa zona della precedente), sempre nell’ambito della guerra civile spagnola.
3 settembre 1937
A 6 miglia da Skyros (per altra fonte al largo dell’isola di Psara) il Settembrini, mentre naviga in superficie, incontra il piroscafo sovietico Blagoiev, da 3100 tsl, in navigazione da Mariupol (URSS, attuale Ucraina) a Ceuta con un carico di 4480 tonnellate di catrame di carbone (per altra fonte, in navigazione da Odessa a Sète con un carico di asfalto, ma ritenuto utilizzato nel trasporto di rifornimenti per le truppe repubblicane spagnole), al comando del capitano D. F. Kaminsky.
Dopo avergli intimato il fermo con una cannonata davanti alla prora, il Settembrini lo fa abbandonare dall’equipaggio sulle scialuppe e poi gli lancia tre siluri, due da 533 mm ed uno da 450 mm. Colpito da quest’ultima, il Blagoiev affonda in mezz’ora circa in posizione 38°36'N 25°01'E.
La versione russa sull’accaduto è differente: secondo essa, il Settembrini, non riconoscibile in quanto sprovvisto di contrassegni che ne indicano la nazionalità, emerge nella prima mattina mentre il Blagoiev è in navigazione 15 miglia a sud di Skyros, ed alle 6.30 lancia improvvisamente un siluro, che viene evitato dal Blagoiev (l’arma gli passa a poppa) con un’immediata contromanovra. A questo punto il Settembrini spara diversi colpi di cannone a proravia del Blagoiev, poi lancia una coppiola di siluri ed al tempo stesso issa la bandiera della Spagna nazionalista di Franco. Non riuscendo ad evitare i siluri con la manovra, il Blagoiev viene colpito da uno di essi ed affonda in mezz’ora; il siluramento avviene quando l’equipaggio è ancora a bordo (ed anzi i marittimi tentano in ogni modo di salvare la nave anche una volta silurata, ed alcuni di essi restano in sala macchine anche quando questa è allagata).
Non vi sono vittime subitanee nell’affondamento; i naufraghi raggiungeranno l’isola di Sarakino o Skyros sulla loro lancia, dopo una navigazione di dieci ore, ma il marinaio Pavel Shtepenko, ferito gravemente, morirà per le ferite e verrà sepolto sull’isola. Gli altri verranno recuperati il giorno stesso dal veliero greco Aghios Nikolaos.
La stampa francese, nei giorni successivi, diffonde la falsa notizia che il sommergibile (definito “pirata” e non identificato) abbia mitragliato la lancia dei naufraghi del Blagoiev.
4 settembre 1937
Conclude la missione raggiungendo Lero.
1938
Settembrini e Settimo vengono assegnati alla XLI Squadriglia Sommergibili (successivamente divenuta XLII Squadriglia), di base a Taranto.
5 maggio 1938
Partecipa alla rivista navale "H", tenuta nel Golfo di Napoli durante la visita in Italia di Adolf Hitler.

Il Settembrini fotografato durante la rivista “H”; sullo sfondo la corazzata Conte di Cavour (g.c. STORIA militare)

24 giugno 1938
Riceve la bandiera di combattimento, donata dalla moglie del rettore dell’Università di Napoli, Giunio Salvi.
1939
Settembrini e Settimo vengono posti alle dipendenze della Scuola Comando di Augusta, con la quale resteranno fino all’entrata in guerra.
10 giugno 1940
All’entrata in guerra dell’Italia, Settembrini e Settimo costituiscono la XLIII Squadriglia Sommergibili (IV Grupsom), di base a Taranto.
21 giugno 1940
Compie la prima missione di guerra, un agguato difensivo antisommergibili nel Golfo di Taranto.
Luglio 1940
Prima missione offensiva, ad est di Capo Passero; non incontra nave nemiche.
7 agosto 1940
Inviato in agguato 60 miglia ad ovest del Canale di Cerigotto, al comando del capitano di corvetta Alcide Bardi. Nelle prime ore della mattina, avvista due cacciatorpediniere mentre procede in superficie. Avvicinatosi in superficie (per ridurre le distanze più in fretta) e poi immersosi, lancia un siluro, che viene però evitato con rapida contromanovra da parte dei cacciatorpediniere.
16 agosto 1940
Rientra alla base.
Settembre 1940
Trasferito a Messina ed assegnato al locale Gruppo Sommergibili.
11-12 novembre 1940
Si trova a Taranto durante il famoso attacco di aerosiluranti britannici (“notte di Taranto”), che affondano la corazzata Conte di Cavour e danneggiano gravemente le corazzate Littorio e Duilio; apre il fuoco contro gli aerei attaccanti con le proprie mitragliatrici.
Novembre 1940
È tra i sommergibili inviati a formare uno sbarramento tra Mar Ionio e Mar Egeo. Nonostante l’uscita in mare della Mediterranean Fleet (che opera proprio in quell’area, spingendosi fino ad ovest delle Isole Ionie), il Settembrini non avvista nulla: lo sbarramento che forma con altri tre battelli (Menotti, Dessiè, Tricheco) è infatti a maglie troppo larghe.

Il Settembrini si ormeggia a Taranto al rientro da una missione, nell’autunno del 1940. Sulla destra la vecchia nave caserma Buttafuoco (g.c. STORIA militare)

24 dicembre 1940
Alle 5.30, in posizione 33°20’ N e 22°43’ E (a nord di Derna), il Settembrini (capitano di corvetta Bardi), mentre procede in superficie su rotta 124°, viene avvistato dal sommergibile britannico Otus (capitano di corvetta Edward Christian Frederick Nicolay). L’avvistamento, che avviene nel mare in burrasca, è reciproco; entrambi i sommergibili s’immergono ed il Settembrini lancia un siluro, che però manca l’Otus (immersosi a 17 metri di profondità, dopo essere passato da una rotta di 299° ad una di 55°). Il sommergibile britannico, da parte sua, non riesce ad attaccare.
23 aprile 1941
In mattinata il Settembrini (capitano di corvetta Bardi), in pattugliamento al largo del Golfo di Sollum, avvista un incrociatore leggero classe Leander, fortemente scortato, e gli lancia infruttuosamente due siluri; esce poi indenne dalla reazione della scorta.
10 luglio 1941
Durante la notte il Settembrini (capitano di corvetta Alcide Baldi), in agguato al largo di Tobruk, avvista due motoscafi antisommergibili a circa un chilometro di distanza; manovra per attaccarli ed anch’essi si avvicinano, uno a dritta e l’altro a sinistra, scambiando raffiche di mitragliera con il Settembrini, che apre il fuoco anche col cannone. Giunti a 500 metri, i due motoscafi si ritirano, uno di essi apparentemente danneggiato.
11 luglio 1941
Durante la notte, verso le 3.30, il Settembrini avvista due cacciatorpediniere (con rotta perpendicolare alla sua), che però avanzano a velocità e distanza (8 km) troppo elevata perché sia possibile colpirli. Apparsi nella luce lunare, scompaiono quasi subito.
12 luglio 1941
Verso le 19 il Settembrini avvista al periscopio due cacciasommergibili in ascolto; scende in profondità e ferma i motori. Dopo un paio d’ore i cacciasommergibili se ne vanno senza averlo rilevato.
13 luglio 1941
Avvistato un cacciatorpediniere in mattinata, gli si avvicina in superficie e lancia un siluro, che però è difettoso; avvistato, s’immerge, ma dalla parte opposta sopraggiunge un altro cacciatorpediniere. Dopo un breve ma violento lancio di bombe di profondità, che arreca modesti danni, i cacciatorpediniere se ne vanno.
La notte successiva avvista di nuovo due cacciatorpediniere, molto lontani.
15 luglio 1941
Durante la notte, all’1.35, avvista di nuovo due motoscafi armati e li attacca con cannone e mitragliera, ma questi si ritirano.
Prima dell’alba avvista quella che ritiene essere una nave cisterna da 700 tsl, apre contro di essa il fuoco con cannone (che però s’inceppa dopo soli cinque colpi, nessuno dei quali sembra aver colpito) e mitragliere e le lancia un siluro, che però passa sotto lo scafo senza detonare, seguito da altri due che non vanno a segno. Il Settembrini giunge addirittura a speronare la nave nemica, danneggiandosi vistosamente la prua; avendo notato che la nave sembra deserta, abbandonata dall’equipaggio, effettua un giro intorno ad essa per cercare eventuali naufraghi, poi se ne va, lasciandola in apparente stato di lento affondamento.
In realtà, l’unità attaccata dal Settembrini è probabilmente la bettolina britannica A 10 (un’unità dell’esercito britannico di 360 tonnellate di dislocamento), abbandonata poco prima dall’equipaggio a seguito di un attacco aereo, dopo un infruttuoso tentativo di rimorchio da parte della gemella A 11. L’A 10 verrà affondata più tardi da bombardieri Junkers Ju 87.
Alle 23.10 il Settembrini attacca ancora, con le sole mitragliere, due piccole imbarcazioni, ma alla fine interrompe l’attacco perché il cannone è ancora inceppato.
Durante il viaggio di ritorno verrà attaccato anche da un aereo con bombe di profondità, uscendone indenne.
La movimentata settimana del Settembrini verrà raccontata dal grande giornalista Dino Buzzati in un articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” del 2 agosto 1941. Il comandante Bardi riceverà la Medaglia d’Argento al Valor Militare, con motivazione: «Comandate di sommergibile sosteneva, stando in superficie in prossimità di una base nemica, ripetuti combattimenti, a distanza ravvicinata, contro unità cacciasommergibili, riuscendo sempre a fugare il nemico, colpendolo ripetutamente con le mitragliatrici. Attaccava col siluro una sezione di ct. e, fatto segno a violenta caccia, riusciva abilmente a disimpegnarsi. Successivamente effettuava altro attacco contro una nave cisterna che mandava a picco. (Mediterraneo Centrale, 13 luglio 1941).»

Il Settembrini a Taranto dopo la missione, con la prora deformata dallo speronamento (Centro Risorse Territoriali di Pesaro e Urbino).

17 ottobre 1941
Inviato in agguato nelle acque di Pantelleria, a seguito della notizia dell’uscita in mare della Forza H britannica (corazzata Rodney, portaerei Ark Royal, incrociatore leggero Hermione, cacciatorpediniere Cossack, Foresight, Forester, Fury, Legion, Sikh e Zulu), salpata da Gibilterra per l’operazione «Callboy» (invio a Malta di 13 aerosiluranti, 11 Albacore e due Swordfish, decollati dall’Ark Royal).
7 novembre 1941
Il Settembrini (capitano di corvetta Mario Resio) prende il mare per raggiungere la zona di agguato «A», ad est di Malta (delimitata dai paralleli 36°00’ N e 36°40’ N e dai meridiani 16°00’ E e 16°20’ E), per avvisare di eventuali uscite in mare da parte della Forza K (incrociatori leggeri Aurora e Penelope e cacciatorpediniere Lance e Lively), ed eventualmente attaccarla, a tutela del grosso convoglio «Beta» (meglio noto come «Duisburg»), in navigazione verso la la Libia.
Alle 21.45 il Settembrini raggiunge la posizione indicata per l’agguato.
8 novembre 1941
Alle 4.03 il Settembrini viene avvistato dal sommergibile britannico Upholder (capitano di corvetta Malcolm David Wanklyn; l’attacco è però eseguito dall’ufficiale di guardia, tenente di vascello J. H. Norman) in posizione 36°19’ N e 16°22’ E (una sessantina di miglia a sudest di Capo Passero), mentre procede a circa 8 nodi su rotta 180°. L’avvistamento avviene ad una distanza di 3660 metri, su rilevamento 030° dall’Upholder; alle 4.05 questi vira nella direzione del Settembrini e s’immerge, identificando erroneamente il bersaglio come un più piccolo battello delle classi Perla, Sirena od Argonauta. Alle 4.18 l’Upholder lancia quattro siluri da 1370 metri; benché il sommergibile britannico affermi di aver colpito, il Settembrini viene mancato e non nota nemmeno l’attacco.
Quando la Forza K, effettivamente uscita da Malta per attaccare il convoglio «Duisburg», attraversa la sua zona d’agguato (precisamente il suo spigolo nordoccidentale), alle 21 circa, il Settembrini non vede né sente nulla, perché si trova ad almeno dodici miglia di distanza.
9 novembre 1941
Alle due di notte il Settembrini rileva agli idrofoni una sorgente sonora: è la Forza K che torna a Malta, dopo aver distrutto il convoglio «Duisburg». Avendo correttamente identificato la sorgente sonora come una forza navale di ritorno a Malta, il sommergibile lascia la zona d’agguato e segue la sorgente in superficie per quattro ore, procedendo a tutta forza con i motori termini. Ma è ugualmente troppo lento, ed alle 6.15 vede la Forza K defilare alla distanza di 5 miglia, troppo lontana per poter lanciare i siluri.


Due immagini del comandante in seconda del Settembrini, tenente di vascello Gustavo Miniero (g.c. Giovanni Pinna)


22 novembre 1941
Il Settembrini (capitano di corvetta Mario Resio) viene inviato nuovamente in agguato al largo di Malta (area compresa tra 34°24’ N e 34°40’ N e tra 15°40’ E e 16°00’ E) di nuovo a copertura del traffico con la Libia.
24 novembre 1941
Alle 5.03 il Settembrini rileva agli idrofoni una forza navale in movimento non molto lontana, stimandone con buon grado di esattezza la direttrice di marcia; è ancora la Forza K, uscita da Malta a caccia di convogli. Il Settembrini lancia il segnale di scoperta (che viene intercettato anche da una delle navi scorta in mare, il cacciatorpediniere Strale), informando Supermarina che una forza navale si trova a 105 miglia per 125° da Malta, con rilevamento 135° e velocità imprecisata.
Ciò permette a Supermarina di dirottare i convogli a rischio nei porti più vicini; uno dei convogli, però, non riceverà l’ordine a causa di un disguido e verrà intercettato e distrutto dalla Forza K, con la perdita dei piroscafi tedeschi Maritza e Procida.
Durante la missione, caratterizzata dal maltempo, si verificano vari inconvenienti: l’aereo della radio si spezza ed il nostromo, andato a prua per ripararlo, cade in mare durante la notte, ma si riesce a recuperarlo con difficile manovra (per evitare che venga risucchiato dalle eliche); il comandante si ammala d’influenza (febbre a 40°) e chiede il permesso di rientrare, ma, essendogli stato negato, cede il comando all’ufficiale in seconda, sottotenente di vascello Ottorino Beltrami.
1° ottobre 1942
Assegnato alla Scuola Sommergibili di Pola.
Ottobre-novembre 1942
Effettua dieci missioni addestrative per la Scuola Sommergibili di Pola.      
7 dicembre 1942
Parte da Taranto per Tripoli alle 12.15, trasportando 27 mortai da 81 mm del Regio Esercito e le relative munizioni, per un totale di 41 tonnellate.
10 dicembre 1942
Arriva a Tripoli alle 9.30. Sbarcato il carico, riparte già alle 12.45.
13 dicembre 1942
Arriva a Taranto alle 13.

Il battello con l’equipaggio schierato in coperta (da “Gli squali dell’Adriatico. Monfalcone ed i suoi sommergibili nella storia navale italiana” di Alessandro Turrini, Vittorelli Edizioni, 1999, via www.betasom.it

21 dicembre 1942
Salpa da Taranto alle 14.25 in missione di trasporto, con a bordo 45,4 tonnellate di munizioni.
25 dicembre 1942
Giunge a Tripoli alle otto del mattino. Scaricate le munizioni, riparte alle 15.
28 dicembre 1942
Arriva a Taranto alle 12.30.
1943
Subisce lavori di modifica, con la riduzione della torretta.
Primavera-luglio 1943
Di nuovo alle dipendenze della Scuola Sommergibili di Pola, effettua 80 missioni addestrative.
16 luglio 1943
Alle 13.56 il Settembrini, proveniente da Pola e diretto a Brindisi, viene avvistato dal sommergibile britannico Tactician (capitano di covetta Anthony Foster Collett), mentre sta apprestandosi ad entrare nel porto di Brindisi seguendo un peschereccio armato (che il Tactician ha già avvistato in uscita dal porto, alle 13). Alle 14.03 il Tactician lancia sei siluri; il Settembrini avvista le scie di due di essi, che gli passano a poppa (uno a 200 metri, l’altro a soli 15), ma non viene colpito.
Luglio 1943
Durante l’invasione angloamericana della Sicilia, il Settembrini è dislocato con compiti difensive nelle acque tra Sicilia e Calabria, ma non ottiene alcun successo.
3 settembre 1943
Nell’ambito del «Piano Zeta», lo schieramento di sommergibili per difendere le coste di Calabria e Campagnia dagli sbarchi angloamericani, il Settembrini (sottotenente di vascello Scarpa) viene inviato in agguato nello Ionio occidentale, al largo dello Stretto di Messina. In tutto altri dieci sommergibili vengono inviati in agguato nello Ionio e nel Basso Tirreno, ma quando diviene chiaro che lo sbarco in atto riguarda solo la Calabria (operazione «Baytown») viene disposto il rientro di tutti i battelli tranne Settembrini, Zoea, Vortice ed Onice.
8 settembre 1943
La dichiarazione dell’armistizio lo sorprende ancora in Mar Ionio. In base alle disposizioni ricevute, raggiunge Augusta, dove si consegna agli Alleati.
16 settembre 1943
Lascia Augusta al tramonto, insieme ad altri cinque sommergibili (Onice, Squalo, Vortice, Zoea, Marcantonio Bragadin), per raggiungere Malta. Subito fuori dal porto di Augusta i sommergibili si immergono, per evitare il rischio di essere scambiati per nemici, ed attaccati, da navi od aerei angloamericani; sono state comunicate loro istruzioni sulle rotte di avvicinamento presumibilmente sgombre da mine.
17 settembre 1943
Riemerge a sudest di Malta nel pomeriggio, e raggiunge l’isola.
21 settembre 1943
Viene temporaneamente dislocato nell’ormeggio di Marsa Scirocco (Malta), insieme ad altri nove sommergibili, alle “dipendenze” della corazzata Giulio Cesare.
13 ottobre 1943
A seguito della dichiarazione di guerra dell’Italia alla Germania, il Settembrini lascia Malta insieme ad altri 14 sommergibili (Alagi, Atropo, Fratelli Bandiera, Marcantonio Bragadin, Jalea, Brin, Squalo, H 1, H 2, H 4, Filippo Corridoni, Galatea, Ciro Menotti e Zoea) e fa ritorno in Italia, a Taranto.
Viene poi sottoposto ad un turno di grandi lavori nell’arsenale di quella base, in preparazione del suo invio alle Bermuda.

Il Settembrini con colorazione mimetica, durante la guerra (da www.betasom.it)

L'ultima perdita

Come molti altri sommergibili italiani, durante la cobelligeranza il Settembrini fu destinato all’invio in Atlantico per essere impiegato nell’addestramento delle unità antisommergibili Alleate.
L’11 novembre 1944 il sommergibile, al comando del tenente di vascello Eugenio Parodi, salpò da Gibilterra (dov’era arrivato con la scorta della torpediniera Indomito) per il raggiungere le Bermuda (con scalo intermedio a Horta, nelle Azzorre), scortato dal cacciatorpediniere di scorta statunitense Frament. Parte della navigazione avvenne a rimorchio del Frament.
Per il Settembrini questo viaggio, che sarebbe dovuto essere solo un normale trasferimento, fu fatale: alle 2.23 (o 2.21) del 15 novembre 1944, durante una violenta tempesta, il timoniere del Frament sbagliò un’accostata durante lo zigzagamento, ed il cacciatorpediniere statunitense speronò il Settembrini subito a proravia della torretta, sul lato di dritta.
Al rapido affondamento, avvenuto in posizione 36°11’ N e 19°45’ O (al largo delle Azzorre e circa 685 miglia ad ovest di Gibilterra), scamparono soltanto il comandante Parodi, il comandante in seconda e sei tra sottocapi e marinai: affondarono col Settembrini 42 membri dell’equipaggio (4 ufficiali, 12 sottufficiali e 26 tra sottocapi e marinai) ed i tre membri della squadra di collegamento dell’US Navy presente a bordo (un ufficiale e due marinai, tutti italoamericani).

Samuel Peter Bifarella, comandante della squadra di collegamento statunitense imbarcata sul Settembrini, morto nell’affondamento (da www.database.memoire.eu)

Salvatore Tosi, addetto ai timoni verticali, si allontanò a nuoto dal sommergibile in affondamento e si diresse verso le luci del Frament, portando in salvo il comandante Parodi. Tosi in tarda età sarebbe divenuto noto nella sua zona, a Massa, per il suo annuale tuffo dal pontile di Marina di Massa, compiuto in inverno e fino a tarda età, talvolta nell’ambito di iniziative di beneficenza (morì a 92 anni, travolto e ucciso da una macchina mentre andava in bicicletta a vedere il mare).
Il Frament, danneggiato (necessitò poi di un mese di riparazioni), venne raggiunto dal cacciatorpediniere di scorta Scott, distaccato per dargli assistenza (prese parte anche alle ricerche dei sopravvissuti del Settembrini) e raggiunse Boston il 3 dicembre.
Il Luigi Settembrini fu l’ultimo sommergibile italiano ad essere affondato durante la seconda guerra mondiale.

Le vittime:

Giuseppe Agnelli, guardiamarina, da Laurana
Emilio Annunziata, sottocapo radiotelegrafista, da Poggiomarino
Pietro Beretti, sottocapo motorista, da Rovato
Angelo Besagni, sottocapo silurista, da Germignaga
Samuel Peter Bifarella, tenente di vascello, da New York (United States Navy)
Nazzareno Canova, marinaio motorista, da Campolongo Maggiore
Luigi Capraro, marinaio nocchiere, da Diso
Pietro Cardini, marinaio nocchiere, da Mola di Bari
Pasquale Colagrande, sottocapo silurista, da Bari
Nibbio Colopi, marinaio silurista, da Nardò
Pietro Contegni, marinaio fuochista, nato negli Stati Uniti
Pasquale Coviello, secondo capo elettricista, da Lavello
Luigi D'Amore, marinaio silurista, da Taranto
Felice D'Angeli, capo radiotelegrafista di terza classe, da Cantalice
Domenico Di Catania, capo furiere di terza classe, da Fuscaldo
Caspar George Di Maggio, radiotelegrafista di terza classe, da New York (United States Navy)
Nicola Di Rienzo, marinaio motorista, da Barletta
Daniel D. Esposito, segnalatore di seconda classe, da Boston (United States Navy)
Giovanni Felotti, sottocapo cannoniere, da Castelli Calepio
Giuseppe Ferrara, sottocapo cannoniere, da Venosa
Giuseppe Carlo Ghiardo, sergente silurista, da Torino
Donato Giovanniello, sottocapo meccanico, da Camposano
Roberto Marchetti, marinaio radiotelegrafista, da Genova
Francesco Martini, capo silurista di prima classe, da Torino
Aniello Mastellone, sergente silurista, da Sassano
Vittorio Micheletti, sottocapo silurista, da Luogosanto
Michele Mitolo, marinaio elettricista, da Bitonto
Leonardo Musarra, sottocapo elettricista, da Mascali
Paolo Nicotra, marinaio elettricista, da Catania
Mario Paganini Froldi, capo motorista di terza classe, da Napoli
Nicolò Palazzo, sottocapo nocchiere, da Terlizzi
Francesco Palmisano, sottotenente del Genio Navale, da Napoli
Natale Partipilio, marinaio silurista, da Bari
Olivio Patrizi, marinaio elettricista, da Montecassiano
Attilio Pavone, capo elettricista di seconda classe, da Benevento
Pasquino Razzoli, sergente motorista, da Villafranca in Lunigiana
Francesco Rivelli, marinaio motorista, da Portici
Marcello Rossini, guardiamarina, da Roma
Domenico Sapia, sergente elettricista, da Andali
Carlo Scarpa, tenente del Genio Navale, da Cagliari
Giuseppe Schino, marinaio, da Bari
Elio Serafini, sottocapo radiotelegrafista, da Castrignano del Capo
Oliviero Siardi, capo nocchiere di seconda classe, da Pola
Luigi Tarantini, sergente silurista, da Monteroni di Lecce
Giovanni Vinci, marinaio motorista, da Venezia
 

Un’altra immagine del Settembrini (da www.grupsom.com


venerdì 26 febbraio 2016

RD 56

L’RD 56 (Coll. Guido Alfano via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net

Dragamine della classe RD 55 (dislocamento standard 155 tonnellate e 212 a pieno carico, 35,5 metri di lunghezza per 5,8 di larghezza e 2,2 di pescaggio, armato con un cannone da 76/40 mm e due mitragliatrici da 6,5 mm; velocità 12,9 nodi, autonomia 700 miglia).
Fu la penultima unità completata della numerosissima serie di rimorchiatori-dragamine del tipo RD; incredibilmente, la costruzione di una nave tanto piccola richiese ben sette anni, forse a causa del turbolento periodo storico che l’Italia attraversò in quegli anni.

Breve e parziale cronologia.

19 novembre 1918
Impostazione nel cantiere Migliardi di Savona.
14 marzo 1923
Varo nel cantiere Migliardi di Savona.
7 ottobre 1925
Entrata in servizio.
1939
Durante l’invasione del’Albania, l’RD 56 viene inviato a dragare le acque attorno a Pelagosa, alla guida di una flottiglia di pescherecci chioggiotti convertiti in dragamine ausiliari.
Durante l’operazione di dragaggio, essendo finito molto al di fuori della zona assegnata (più a nordovest), il tagliamine dell’RD 56 rimane impigliato in una vecchia ancora tipo ammiragliato, con resti di ceppo in legno ed ancora attaccata ad una lunga catena, e l’anno 1859 impresso nel metallo. Forse un’ancora di una nave affondata nella battaglia di Lissa? Il comandante dell’RD 56, tuttavia, la liquida come “rumenta” e la fa ributtare a mare.

L’affondamento

L’8 gennaio 1943 l’RD 56 si trovava ormeggiato presso l’Arsenale di Ferryville (Biserta), quando le installazioni portuali e militari di Biserta furono sottoposte ad uno dei frequenti bombardamenti aerei che piagavano i porgitori tunisini.
Schegge di bombe scoppiate vicine colpirono l’RD 56, provocando una detonazione nella sua riservetta munizioni; lo scoppio aprì una falla, e l’acqua allagò il locale macchina. Il dragamine venne portato all’incaglio, per evitare che affondasse, ma ciò non fu sufficiente: l’RD 56 scivolò sotto la superficie il giorno seguente. Non vi furono vittime.
Successivamente la nave venne riportata a galla  portata in bacino di carenaggio nell’Arsenale di Sidi Abdallah, sempre a Biserta, per essere rimesso in efficienza. Di nuovo, però, i martellanti attacchi aerei su quella città ne avrebbero decretato la perdita: il 24 marzo 1943 l’RD 56 si trovava ancora in bacino per le riparazioni, quando venne colpito di nuovo da bombe durante una nuova incursione aerea, e nuovamente affondato alle 13.45.



mercoledì 24 febbraio 2016

Peppino Palomba

La nave quando si chiamava ancora Homewood (da www.gooleships.co.uk

Piroscafo da carico da 2034 tsl e 1245 tsn, lungo 82,6 metri, largo 12,3 e pescante 5,4, con velocità di 9 nodi. Appartenente agli armatori Giuseppe D’Amico e Giuseppe Palomba, con sede a Roma, ed iscritto con matricola 202 al Compartimento Marittimo di Roma; nominativo di chiamata IBJN.

Breve e parziale cronologia.

20 settembre 1897
Varato nei cantieri Robert Craggs & Sons Ltd. di Middlesbrough come Homewood (numero di cantiere 139).
Dicembre 1897
Completato per la Constantine, Pickering & Co. Ltd. di Middlesborough.
1901
La compagnia armatrice cambia nome in Constantine & Pickering Steamship Company.
Luglio 1904
Mentre l’Homewood è ormeggiato nel porto di Brest, in Francia, un membro dell’equipaggio ne aggredisce un altro; il comandante cerca di fermarlo ed ammanettarlo, ma viene a sua volta assalito da due scaricatori di porto che stanno lavorando a bordo. Altri membri dell’equipaggio intervengono in difesa del comandante; uno dei suoi aggressori, il marinaio belga Van Gord, viene arrestato.
1916
Acquistato dalla Aldershot Steam Ship Company di Londra (in gestione a W. Fletcher & Son Ltd., sempre di Londra) e ribattezzato Silsden.
1919
Acquistato dalla Alfred Calvert Shipping Ltd. di Goole e ribattezzato Eric Calvert.
1924
La compagnia armatrice cambia nome in Calvert Steam Ship Company Ltd. (in gestione a J. S. Calvert).
1927
Acquistato dall’armatore L. Baltas del Pireo (in gestione a P. P. Lascarides) e ribattezzato Dorothea. Stazza lorda e netta risultano essere 2024 tsl e 1291 tsn.
Novembre 1930
Mentre il Dorothea si trova ormeggiato nel fiume Medina, il marinaio spagnolo Guillermo Perez scompare dalla nave. Verrà successivamente trovato nel fiume, annegato.
1931
Acquistato da X. Siderides di Sira (Grecia) e ribattezzato Florentia S.
1934
Acquistato dall’armatore E. N. Vintiadis di Leucade e ribattezzato Giorgakis.
1935
Acquistato da Giuseppe Palomba di Torre del Greco e ribattezzato Peppino Palomba.
1940
Acquistato da Giuseppe D’Amico, con sede a Roma.
È la prima nave in ferro ed a vapore della flotta D’Amico, composta sino ad allora solo da motovelieri.
10 giugno 1940
L’Italia entra nella seconda guerra mondiale. Il Palomba non verrà mai requisito dalla Regia Marina, né iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato; ma la Fratelli D’Amico assumerà un ruolo importante nel trasporto di rifornimenti in Albania prima ed in Grecia poi.
30 marzo 1941
Il Peppino Palomba parte da Valona alle 9 in convoglio con il piroscafo Assunzione e la motonave Città di Agrigento, scortati dalla torpediniera Giuseppe Cesare Abba. Le tre navi, scariche, giungono a Brindisi alle 20.15.
20 aprile 1941
Il Peppino Palomba, il piroscafo Lido e la motonave Filippo Grimani salpano da Brindisi alle 2.15, scortati dalla torpediniera Sirio, trasportando 176 tonnellate di materiali del Genio, 919,5 tonnellate di munizioni e 402 tonnellate di materiali. Il convoglio raggiunge Valona alle 11.15.
1° maggio 1941
Il Peppino Palomba, scarico, lascia Valona alle 6 insieme ai piroscafi Lido ed Irma Calzi, con la scorta del cacciatorpediniere Carlo Mirabello. Le navi arrivano a Brindisi alle 16.
3 maggio 1942
Compie un viaggio da Porto Edda a Valona, scortato dall’incrociatore ausiliario Brioni.
4 maggio 1942
Sempre scortato dal Brioni, riparte da Valona e raggiunge Durazzo.
10 dicembre 1942
Compie un viaggio, isolato e senza scorta, da Valona a Bari.
24 dicembre 1942
Salpa da Bari e raggiunge Durazzo, da solo e senza scorta.
15 marzo 1943
Compie un viaggio da Durazzo a Bari, di nuovo in navigazione isolata.
1° aprile 1943
Compie un viaggio da Brindisi a Valona.

L’affondamento

Il 6 maggio 1943 il Peppino Palomba salpò da Patrasso diretto a Bari, di nuovo da solo e privo di scorta. Alle sette del mattino del successivo 7 maggio, però, mentre era in navigazione verso nord, il piroscafo fu scosso da due esplosioni ed affondò al largo di Santa Nitica, sull’isola di Santa Maura (Isole Ionie).
Un MAS uscito da Cefalonia recuperò solo 6 sopravvissuti (tra cui il comandante ed il cuoco di bordo) su 30 uomini che componevano l’equipaggio del Peppino Palomba: scomparvero 19 marittimi civili e 5 militari del Corpo Reali Equipaggi Marittimi.

Le vittime tra l'equipaggio civile:

  Pasquale Camporeale, marinaio, 49 anni, da Molfetta
Francesco Cardella, primo ufficiale di macchina, 47 anni, da Casoria
Giacomo Carioggia, carbonaio, 47 anni, da Monopoli
Teodolindo Cristoffi (o Cristolfi), direttore di macchina, 46 anni, da Pola
Bartolo Cvecich (Sfecci), ingrassatore, 36 anni, da Valdarsa
Salvatore Di Maio, marinaio, 37 anni, da Torre del Greco
Vincenzo Ferrigno, marinaio, 32 anni, da Vietri sul Mare
Vincenzo Frulio, marinaio, 47 anni, da Torre del Greco
Mario Gabrielli, primo ufficiale, 30 anni, da Viareggio
Pio Gubertini, capo fuochista, 55 anni, da Isola d'Istria
Matteo Honovich, carbonaio, 30 anni, da Felicia (Fianona)
Luigi Lapedote, fuochista, 48 anni, da Alberobello
Antonio Liubicich, fuochista, 29 anni, da Felicia (Fianona)
Vincenzo Marrazzo, nostromo, 39 anni, da Torre del Greco
Gesumino Mirizzio, cameriere, 34 anni, da Monopoli
Tobia (o Giovanni) Nacinovich (o Hacinovich), fuochista, 29 anni, da Fianona
Antonio Papagna, mozzo, 18 anni, da Molfetta
Ferdinando Pontevivo, ufficiale radiotelegrafista, 34 anni, da Rovigno
Antonio Stinga, mozzo, 18 anni, da Capri
 
Vincenzo Frulio, già decorato nella prima guerra mondiale, nel 1941 era stato tra i sopravvissuti dell'esplosione della motonave Città di Bari, avvenuta nel porto di Tripoli. 

 
(g.c. Michele Strazzeri)
 

I libri dell’USMM e la maggior parte delle fonti attribuiscono ancor oggi l’affondamento del Peppino Palomba a due siluri lanciati dal sommergibile britannico Safari: in realtà, però, tale battello era in quel momento dall’altra parte del Mediterraneo, nelle acque della Sardegna (dove lo stesso giorno silurò ed affondò il piroscafo Liv a Porto Torres). Dal momento che nessun altro sommergibile britannico od alleato si trovava in quella zona del Mediterraneo in quel momento, la perdita del Peppino Palomba fu probabilmente causata dall’urto contro due mine appartenenti ad uno sbarramento posato in quelle acque, il 30 agosto 1942, dal sommergibile britannico Rorqual.
Coincidenza volle che la nave affondasse nelle acque dell’isola – Santa Maura, meglio nota come Leucade – dove viveva il suo ultimo armatore greco, prima che fosse acquistata da armatori italiani ed assumesse il suo ultimo nome.