Il piroscafo quando portava
il nome di Maronian (da www.wrecksite.eu)
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Piroscafo da carico
da 3329 (o 3385) tsl, 2127 tsn e 5088 tpl, lungo 97,2 metri e largo 12,9,
pescaggio 6,6 metri, velocità 9,5-10,5 nodi. Appartenente alla ditta Servizi
Marittimi Eugenio Szabados (con sede a Venezia), matricola 277 al Compartimento
Marittimo di Venezia.
Breve e parziale cronologia.
18 giugno 1913
Varato nei cantieri
Earle’s Shipbuilding & Engineering Company Ltd. di Hull (numero di
costruzione 598) come Maronian.
Agosto 1913
Completato per le
Ellerman Lines Ltd. di Liverpool. Stazza originaria 3585 tsl.
1922
Requisito dal governo
britannico ed impiegato nei collegamenti tra Liverpool e Costantinopoli.
1938
Acquistato dalla
ditta veneziana Servizi Marittimi Eugenio Szabados e ribattezzato Luciano.
25 dicembre 1940
Requisito a Napoli
dalla Regia Marina, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario
dello Stato.
26 gennaio 1941
Alle 23 lascia
Brindisi in convoglio con i piroscafi Lido,
Aprilia e Polcevera, trasportando benzina, munizioni, foraggio ed altri
rifornimenti, giungendo a Valona, scortati dalla torpediniera Angelo Bassini, alle 10.30 del 27 gennaio.
22 febbraio 1941
Alle 7 lascia Valona
insieme al piroscafo Diana (i due
piroscafi sono scarichi ma hanno prigionieri a bordo), e con la scorta della
torpediniera Generale Marcello Prestinari, arrivando a Brindisi alle
15.45 dello stesso giorno.
15 marzo 1941
Salpa da Bari
all’1.45, in convoglio con le motonavi Donizetti,
Città di Alessandria e Città di Savona e la scorta del
cacciatorpediniere Carlo Mirabello e dell’incrociatore ausiliario
Brioni. Il convoglio, che trasporta
in tutto 2234 uomini, 3190 tonnellate di benzina e 410 di altri rifornimenti,
arriva a Durazzo alle 15.
26 marzo 1941
Riparte da Durazzo
alle 6 insieme ai piroscafi Hermada, Rinucci, Giglio e Miseno, tutti
scarichi. Il convoglio, scortato dalla torpediniera Curtatone, arriverà a Bari alle 4 del mattino del 27, ma il Luciano si ferma prima, a Brindisi.
8 aprile 1941
Alle 3.30 parte da
Brindisi insieme al piroscafo Goffredo
Mameli, trasportando 3685 tonnellate di munizioni e 3594 di provviste. I
due piroscafi, scortati dall’incrociatore ausiliario Brioni, giungono a Valona alle 14.30: il Luciano non ne ripartirà mai più.
Aerosiluranti su Valona
Nella notte tra il 14
ed il 15 aprile 1941 il Luciano, al
comando del capitano istriano Marco Martinoli, si trovava ormeggiato nella
parte meridionale della rada di Valona, con ancora a bordo 2000 tonnellate di
munizioni. Alle 00.40 del 14 il naviglio italiano in rada venne attaccato da sei
aerosiluranti britannici Fairey Swordfish dell’815th Squadron della
Fleet Air Arm, decollati dall’aeroporto greco di Paramythia e guidati dal
tenente di vascello Frederick Michael Alexander Torrens-Spence, un veterano già
autore dei siluramenti della corazzata Littorio
(nella “notte di Taranto”) e dell’incrociatore pesante Pola (nella battaglia di Capo Matapan). Non era la prima incursione
aerea che gli Swordfish effettuavano su Valona: dal 12 marzo gli aerei dell’815th
Squadron erano stati trasferiti dalla portaerei Illustrious all’aeroporto di Paramythia, vicino al confine
albanese, proprio con l’obiettivo di attaccare le basi italiane in Albania, tra
cui i porti di Valona e Durazzo. Già nella notte tra il 13 ed il 14 marzo erano
stati affondati il piroscafo Santa Maria
e la nave ospedale Po, mentre quattro
notti dopo era toccato alla torpediniera Andromeda.
Il Luciano era stato presente in rada
durante questi attacchi, ma non era mai stato bersagliato a sua volta dagli
aerosiluranti britannici: ma questa volta sarebbe andata diversamente.
La sera del 14
aprile, alle 23.50, erano stati in sette, e non in sei, gli Swordfish che erano
decollati da Paramythia con un siluro da 730 kg ciascuno, ma uno di essi,
quello del tenente di vascello C. S. Lea, aveva subito un’avaria al motore ed
era dovuto tornare indietro. Gli altri, giunti sulla rada di Valona dopo aver
superato le montagne che la delimitavano ad una quota di 2440 metri, faticarono
inizialmente ad individuare i bersagli, e dovettero perciò fare un giro in
cerchio prima di riuscire a trovare le navi italiane. Alle 00.40 del 15
l’attacco, che si sarebbe protratto fino alle due di notte, ebbe inizio:
Torrens-Spence lanciò il proprio siluro contro un piroscafo la cui stazza sovrastimò
in 7000 tsl, mentre lo Swordfish del sottotenente di vascello Macaulay lanciò
contro un mercantile che ritenne stazzare 6000 tsl. Prima di Macaulay un altro
aerosilurante, quello del tenente di vascello Swayne, aveva lanciato, ma senza
riuscire a colpire, così un altro Swordfish (uno dei siluri andò ad arenarsi
sulla spiaggia), mentre altri due, dopo aver girato a vuoto per 45 minuti, se
ne andarono senza aver trovato bersagli da attaccare. La reazione della
contraerea abbatté uno degli Swordfish, quello dei sottotenenti di vascello W.
C. Sarra e J. Bowker (che furono catturati, mentre il terzo membro
dell’equipaggio dell’aereo rimase ucciso), ma il danno era fatto: due dei
siluri colpirono il piroscafo Stampalia,
che affondò dopo essere stato abbandonato dall’equipaggio, ed il Luciano. Quest’ultimo, a causa delle
2000 tonnellate di munizioni che aveva a bordo, ebbe la peggio: colpito dal
siluro, esplose ed affondò rapidamente, uccidendo 24 uomini. Si salvarono solo
in undici: dieci civili (il nostromo Raffaele Accardo, i marinai Francesco
Diomede e Giovanni Fusco, il giovanotto Antonio Tedesco, il mozzo Renato
Volponi, il fuochista Salvatore Di Cristo, i carbonai Antonio Olimpiaddi e
Francesco Marino, il cameriere Renato Marcolin e lo sguattero Vincenzo
Spagnuolo) ed un militare del CREM. I superstiti furono portati all’Ospedale
Militare di Valona, da dove furono poi rimpatriati.
Vi trovarono la morte:
Vincenzo Borriello (o Boriello) (1), ingrassatore (civile), da Torre del Greco
Guido Bassi, secondo capo meccanico richiamato
del CREM (Regia Marina), 31 anni, da Milano
Roberto Cabrini, sergente segnalatore
richiamato del CREM (Regia Marina), 26 anni, da Milano
Francesco Cane, fuochista (civile), da Savona
Vincenzo Cantogno, marinaio (civile), da Torre
del Greco
Guido Cappello, secondo ufficiale di macchina
(civile), da Venezia
Luigi Caricola, fuochista (civile), da Bari
Francesco Carrellini (1), tenente del 48° Reggimento Fanteria (Regio Esercito), da Lodi
Antonio Del Gaddo (o Del Gatto) (1), fuochista (civile), da Torre del Greco
Agostino Donà, fuochista (civile), da Chioggia
Giuseppe Ferro, capitano del Genio Navale
Direzione Macchine (Regia Marina), da Genova
Giovanni Fonda, cuoco (civile), da Venezia
Salvatore Ippolito, ingrassatore (civile), da
Catania
Bartolomeo Lombardo, direttore di macchina
(civile), da Palermo
Michele Maglione, capo fuochista (civile), da Torre del Greco
Marco Martinoli, comandante (civile), da Pola
(o Lussinpiccolo)
Antonio Mennella, carbonaio (civile), da Torre
del Greco
Mario Palman, primo ufficiale di macchina
(civile), da Venezia
Adamo Salomoni, radiotelegrafista (civile), da
Genova
Isidoro Sciuto, marinaio servizi vari di leva del
CREM (Regia Marina), 20 anni, da Giarre
Corrado Soriano, fuochista (civile), da
Molfetta
Corrado Spadavecchia, marinaio (civile), da
Molfetta
Antonino Spanò, primo ufficiale (civile), da
Palermo
Aldo Tiengo, secondo ufficiale (civile), da
Chioggia
(1)
Cognome non del tutto certo, perché di difficile lettura.
Quest’ultimo attacco
fu la goccia che fece traboccare il vaso: lo stesso 15 aprile, dopo
l’affondamento del Luciano e dello Stampalia, l’aeroporto di Paramythia e
gli Swordfish lì stanziati vennero definitivamente distrutti da un attacco
aereo tedesco. Le navi ormeggiate a Valona non avrebbero più dovuto temere
attacchi dal cielo.
Il relitto del Luciano giace oggi nella parte
sudoccidentale della rada di Valona, su fondali di non più di 26 metri (la
coperta è appena 14 metri sotto la superficie). Un pedagno marca la sua tomba.
Le sovrastrutture
appaiono contorte, dilaniate dall’esplosione che ne segnò la fine, ed una
scialuppa giace nella sabbia a più di venti metri di distanza dalla nave, forse
gettata fin lì dalla violenza dello scoppio. Neppure la tremenda esplosione che
mandò a fondo il Luciano, tuttavia,
fu sufficiente a distruggerne completamente il carico di munizioni: tra il 2000
ed il 2010, infatti, la Marina albanese (una cui base sorge sulla costa non
lontano dal relitto) ha dovuto provvedere a bonificare il relitto, e
ciononostante ancora oggi cataste di proiettili di grosso calibro e di
pallottole per armi leggere giacciono qua e là nel relitto e sul fondale
circostante.
Un’altra foto del Luciano come Maronian (foto USMM via Cesare Balzi e www.scubaportal.it)
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Si ringrazia Cesare Balzi.
CORRADO SPADAVECCHIA, DA MOLFETTA (BA), E' MIO PROZIO!!!!!!
RispondiEliminaMichele Maglione (non Maglioe)era mio nonno
RispondiEliminaGrazie mille per il lavoro che state facendo, molto utile per lasciare un ricordo indelebile a tutti.
La ringrazio, e mi scuso per l'errore, che provvedo immediatamente a correggere.
EliminaSalve a tutti dopo tanto finalmente ho trovato :lombardo Bartolomeo è mio nonno.Grazie ancora
RispondiEliminaSalve a tutti finalmente ho trovato dove si parla del Luciano; Bartolomeo lombardo è mio nonno,grazie ancora.
RispondiEliminaSalve a tutti finalmente ho trovato dove si parla del Luciano; Bartolomeo lombardo è mio nonno,grazie ancora.
RispondiEliminaantonino spano' era il mio bisnonno grazie x la storia e per i dettagli
RispondiEliminaSalve riscrivo nuovamente sono felicissimo di avere letto quello da lei scritto una storia che ho sempre acscoltato fin da bambino dalle figlie dell io bisnonno cioe' mia nonna e le sue sorelle la ringrazio infinitamente
RispondiEliminaUn cordiale saluto a tutti. Scrivo per comunicare che nella seconda foto ho riconosciuto il "LUCIANO" sul quale ho navigato nel lontano 1956 e 1957 da 2° e da 1° Ufficiale. La nave era sempre dell'armatore Szabados di Venezia. Facevamo viaggi dalla Svezia al Golfo Persico e
RispondiEliminaMormugao (allora India portoghese). Se qualcuno è interessato, posso fornire altri particolari.
Mi sembra strano... servirebbe una foto di quella nave per un confronto.
EliminaLe ho inviato una mail con allegata una foto. Saluti
RispondiEliminaLa ringrazio, tolgo la foto del Luciano "sbagliato".
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