Piroscafo da carico
da 1010 tsl, 595 tsn e 1400 tpl, lungo 70,6 metri e largo 10,1, pescaggio 4,6
metri, velocità massima 10 nodi. Appartenente alla Società Anonima Salvagno di
Venezia, matricola 247 al Compartimento Marittimo di Venezia.
Breve e parziale cronologia.
Gennaio 1905
Varato nei cantieri
Stavanger Støberi & Dok di Stavanger come Dictator (numero di cantiere 47).
Giugno 1905
Completato come Dictator per la compagnia norvegese
Holdt & Isachsen A/S di Stavanger. Dal 1905, per 25 anni, la nave viaggerà a
noleggio per la United Fruit Company: il contratto scadrà solo nel 1930. La
stazza originaria è di 989 tsl.
Ottobre 1920
Trasferito alla D/S
A/S Svithun ved Halfdan Bucher Isachsen, di Stavanger (ma resta noleggiato alla
United Fruit Company).
Giugno 1922
Trasferito alla D/S
A/S Svithun ved Holdt & Isachsen Eftf., di Stavanger (ma resta noleggiato
alla United Fruit Company).
1930
Scade il contratto
con la United Fruit Company.
1932
Acquistato dalla
Società Anonima di Navigazione Salvagno, con sede a Venezia, e ribattezzato Cadamosto.
Agosto 1938
Incidente al largo di
Gallipoli durante la navigazione da Venezia a Gallipoli.
30 ottobre 1940
Lascia Bari alle
18.30, insieme al piroscafo Olimpia
ed alla motonave Birmania (in tutto
189 autoveicoli e 1314 tonnellate di rifornimenti sono ripartite sulle tre
navi), con la scorta del piccolo incrociatore ausiliario Lago Zuai e della vecchia torpediniera Generale Marcello Prestinari.
31 ottobre 1940
Il convoglio arriva a
Durazzo alle 10.50.
16 novembre 1940
Requisito a San
Giovanni di Medua dalla Regia Marina.
10 aprile 1941
Iscritto nel ruolo
del naviglio ausiliario dello Stato, con sigla L 10, categoria navi onerarie.
9 giugno 1941
Parte alle 2.30 da
Tripoli, diretto a Bengasi, in convoglio con il piroscafo Silvio Scaroni ed il grosso motoveliero Aosta, con la scorta delle torpediniere Pallade e Polluce.
10 giugno 1941
Alle quattro del
mattino il sommergibile britannico Taku
silura ed affonda il Silvio Scaroni
in posizione 32°27’ N e 18°42’ E (a 70 miglia da Bengasi). Il Taku elude poi il contrattacco della
scorta.
12 giugno 1941
Cadamosto ed Aosta raggiungono
Bengasi alle 18.
1° luglio 1941
Salpa da Bengasi alle
13, diretto a Tripoli, insieme al piroscafo Motia.
4 luglio 1941
Arriva a Tripoli alle
nove.
13 luglio 1941
Riparte da Tripoli a
mezzogiorno, insieme al Motia, per
Bengasi.
15 luglio 1941
Cadamosto e Motia arrivano a
Bengasi alle 12.30.
19 luglio 1941
Salpa da Bengasi
unitamente al Motia, alle 19.30.
24 luglio 1941
Giunge a Tripoli alle
21.
16 agosto 1941
Salpa da Tripoli alle
20.20 insieme al piroscafo Una ed
alla torpediniera Calliope, per
raggiungere Bengasi.
19 agosto 1941
Alle 7.15 il
convoglio, in arrivo a Bengasi, viene avvistato nel punto 32°04’ N e 20°00’ E
dal sommergibile britannico Tetrarch.
Questi, ritenendo di essere stato avvistato dalla Calliope durante l’attacco, alle 8.09 (9.02 per le fonti italiane)
lancia tre siluri contro il Cadamosto
e s’immerge in profondità, urtando il fondale di soli 20 metri. Le armi mancano
il Cadamosto (e due di esse anche la Calliope, che le evita di strettissima
misura con la manovra), poi la Calliope
contrattacca lanciando 37 bombe di profondità in 45 minuti, causando solo lievi
danni. Il Tetrarch riesce infine ad
allontanarsi, mentre il convoglio raggiunge Bengasi a mezzogiorno.
L’affondamento
Alle 19 del 20
dicembre 1941 il Cadamosto, scarico
ed in zavorra, lasciò Tripoli diretto a Bengasi insieme ad un altro piroscafo,
lo Spezia, e con la scorta della
torpediniera Perseo (per altra fonte
anche del cacciasommergibili Zuri).
La notizia della
partenza del convoglio non era sfuggita ad “ULTRA”, che lo stesso 21 dicembre
comunicò ai comandi britannici composizione del convoglio, carico (cioè
zavorra), porto ed orario di partenza e porto ed orario di destinazione
(l’arrivo a Bengasi era previsto per le otto del 23). Gli inglesi, in questa occasione,
non ebbero però modo di sfruttare le informazioni fornite da “ULTRA”. Secondo
alcune fonti, ad intercettare il convoglio sarebbe stato inviato il
sommergibile britannico Umbra (che
tali fonti indicano anche come responsabile degli affondamenti), ma in realtà
l’Umbra, nei giorni tra il 20 ed il
23 dicembre (ed al momento del duplice affondamento), non era ancora entrato
nel Mediterraneo: da poco in servizio, era arrivato a Gibilterra dalla Scozia
il 20 dicembre, e vi sarebbe rimasto sino al 27 prima di ripartire alla volta
di Malta.
In tutto il
Mediterraneo centrale vi erano solo quattro sommergibili britannici, ossia l’Upholder, che stava tornando alla base,
l’Unbeaten, il P 31 ed il polacco Sokol:
questi ultimi tre erano stati tutti inviati in agguato nel golfo di Taranto per
intercettare la flotta italiana, uscita in mare in quei giorni e valutata
bersaglio ben più importante dei due piroscafi, dunque nessun battello venne
inviato ad attaccarli.
Successivamente,
comunque, Cadamosto e Spezia vennero richiamati a Tripoli. Ma
a completare ciò che “ULTRA” non aveva potuto portare a termine fu un campo
minato, probabilmente quello che il sommergibile britannico Rorqual aveva posato il lontano 9
novembre 1940 sei miglia e mezzo a nordovest di Misurata (nel punto 32°26 N e
25°07 E), cinquanta mine su cui erano già andate perdute, un anno prima, le
torpediniere Calipso e Fratelli Cairoli. (Per altra fonte i due
piroscafi finirono su uno sbarramento difensivo italiano, da poco posato).
All’una di notte (o
1.30) del 22 dicembre il Cadamosto
urtò una mina ad otto miglia per 315° da Misurata ed iniziò ad affondare:
all’1.45 lo Spezia, avvicinatosi per portare
assistenza o recuperarne i naufraghi, saltò anch’esso su di una mina. In breve
il Cadamosto s’inabissò nel punto 32°26’
N (o 32°30’ N; “Navi mercantili perdute” indica erroneamente 30°26’ N) e 15°01’
E, 14-15 miglia a nordovest di Misurata, ed analoga sorte ebbe lo Spezia.
Fu la Perseo a recuperare i superstiti delle
due navi: tutto l’equipaggio del Cadamosto,
fortunatamente, venne tratto in salvo, senza perdite.
Si ringrazia Platon Alexiades.
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