martedì 1 luglio 2025

Città di Marsala

La Città di Marsala nel dopoguerra, con il nuovo nome di Città di Trapani (da www.naviearmatori.net, utente HORO2006)

Motonave passeggeri (o mista) di 2480,14 tsl, 1432,96 tsn e 1494 (o 1700) tpl, lunga 87,98-93,03 metri, larga 12,20-12,25 e pescante 5,75-6,50, con velocità normale di 10 nodi e massima di 12,5 nodi. Di proprietà della Società Anonima di Navigazione Tirrenia, con sede a Napoli, ed iscritta con matricola 146 al Compartimento Marittimo di Palermo; nominativo di chiamata radio IBFF.

Aveva due ponti e quattro stive della capacità complessiva di 2555 metri cubi.


Breve e parziale cronologia.


1928

Impostata nei Cantieri Navali Riuniti di Palermo.

20 ottobre 1929

Varata nei Cantieri Navali Riuniti di Palermo.

31 dicembre 1929

Completata per la Florio Società Italiana di Navigazione, avente sede a Roma. Nominativo di chiamata NIZW (per altra fonte SIWZ).

Fa parte di una serie di nove motonavi gemelle (le altre sono Città di AgrigentoCittà di Alessandria, Città di BestiaCittà di Livorno, Città di MessinaCittà di SavonaCittà di La Spezia e Città di Trapani: la serie è detta “Città di Trapani”) costruite per le linee secondarie della compagnia, concepite per trasportare 111 (o 113) passeggeri in prima, seconda e terza classe (25 in dodici cabine di prima classe, 32 in otto cabine di seconda classe, 18 in quattro cabine di terza classe “distinta” e 38 in dormitori di terza classe di cui uno per uomini da 22 posti letto e due per donne da otto posti letto ciascuno) ed altri 450 in sistemazioni provvisorie. Per i passeggeri di prima classe vi sono una sala da pranzo ed una sala soggiorno, per quelli di seconda classe una sala unica che svolge entrambe le funzioni; per le merci vi sono quattro stive di capacità totale 2824 metri cubi, ognuna delle quali è servita da due bighi. Lo scafo è diviso in dieci compartimenti stagni e la propulsione è data da un motore diesel Franco Tosi da 1700 CV, che aziona un'elica quadripala.

La costruzione di queste motonavi è stata decisa dalla società Florio in seguito alla stipula di una convenzione con lo Stato italiano il 25 giugno 1925, con la quale la Florio ha ottenuto l'assegnazione dell'esercizio dei collegamenti sovvenzionati del Gruppo II, ossia le linee del Basso Tirreno, Napoli, Palermo e la Libia: per gestire queste linee è stata appositamente costituita una controllata, la Florio Società Anonima di Navigazione (avente sede a Roma), ed approfittando delle sovvenzioni statali per la cantieristica concesse nel 1923 è stato deciso di costruire un totale di 13 nuove motonavi miste, quattro di dimensioni medio-grandi (Città di Napoli, Città di Genova, Città di Palermo, Città di Tunisi, di 5400 tsl) per le linee principali (Napoli-Palermo-Tunisi e Napoli-Palermo-Tripoli) e nove più piccole (la classe “Città di Trapani”) per le linee minori, che comprendono quelle verso la Libia e l'Egitto. La Città di Marsala è stata ordinata il 1° luglio 1927.

25 aprile 1931

La Città di Marsala sperona ed affonda accidentalmente il brigantino goletta Maria al largo di Trapani.

1932

Con la fusione della Florio con la Compagnia Italiana Transatlantica (CITRA) nella Tirrenia Flotte Riunite Florio-CITRA (avente sede a Napoli), la Città di Marsala passa alla nuova compagnia.

In questo periodo è comandante della Città di Marsala il capitano S. Senise.

1935

Il nominativo di chiamata diviene IBFF.

Settembre 1936

La Città di Marsala trasporta da Tripoli ad Alessandria d'Egitto un gruppo di una quarantina di libici della Tripolitania diretti alla Mecca per l'hajj, il tradizionale pellegrinaggio alla città santa dell'Islam che ogni musulmano deve compiere almeno una volta nella vita. L'iniziativa è stata promossa da Benito Mussolini in persona e dal governatore della Libia Italo Balbo: rientra nel quadro delle trovate propagandistiche intraprese dal regime fascista, in seguito ai contrasti sorti con il Regno Unito a causa della guerra d'Etiopia, per presentare l'Italia di Mussolini come protettrice dei popoli arabi contro l'oppressore coloniale britannico, ed attirare al campo italiano i popoli musulmani nel futuro scontro tra Italia e Regno Unito (pochi mesi dopo, Mussolini si farà proclamare a Tripoli “protettore dell'Islam”, mentre il regime promuoverà in Libia la costruzione di moschee e scuole craniche).

Seguendo l'esempio francese, Mussolini ha dunque deciso di far organizzare dei pellegrinaggi alla Mecca sotto l'egida dello Stato italiano, selezionando pellegrini “fedeli” e mandandoli in Arabia a compiere l'hajj sotto la supervisione di un fidato capo spedizione, Mohamed Ben Jacubi, che durante il viaggio svolgerà attiva opera di propaganda in favore dell'Italia.

A Suez i pellegrini s'imbarcano su un piroscafo egiziano, per il viaggio in Mar Rosso fino all'Arabia.

1937

La compagnia armatrice assume il nome di Tirrenia Società Anonima di Navigazione. Le motonavi della serie “Città di Trapani” vengono messe in servizio sulle linee 6 (quattordicinale, Genova-La Spezia-Livorno-Portoferraio-La Maddalena-porti della costa orientale della Sardegna-Cagliari-Palermo), 7 (quattordicinale, Genova-La Spezia-Livorno-Portoferraio-La Maddalena- porti della costa occidentale della Sardegna-Cagliari-Palermo), 8 (settimanale, Genova-Livorno-Bastia-Porto Torres), 16 (quattordicinale, Palermo-Trapani-Pantelleria-Tunisi), 27 (quattordicinale, Tunisi-Sfax-Tripoli) e 28 (quattordicinale, Tripoli-Bengasi-Tobruk-Alessandria d'Egitto).

1940

In seguito all'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale, la Città di Marsala viene noleggiata al Ministero della Guerra per essere impiegata come trasporto truppe. Qualche sito Internet afferma che sarebbe stata requisita dal governo italiano, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato, ma dal volume "Navi mercantili perdute" dell'Ufficio Storico della Marina Militare non risulta alcuna requisizione.

Impiegata nel trasporto di truppe e materiali tra Taranto, Valona e Durazzo.

23 ottobre 1940

La Città di Marsala ed il piroscafo Campidoglio, con 20,2 tonnellate di materiali, compiono un viaggio da Bari a Durazzo, con la scorta della torpediniera Calatafimi e dell'incrociatore ausiliario Capitano A. Cecchi.

25 ottobre 1940

Città di Marsala, Campidoglio ed il piroscafo Casaregis, tutti scarichi, lasciano Durazzo alle sette del mattino per fare ritorno a Bari, sempre scortati da Capitano Cecchi e Calatafimi. Alle 18 quest'ultima deve lasciare il convoglio e rifugiarsi a Lagosta (dove arriva alle 13 del 26), a causa del mare grosso.

26 ottobre 1940

Il convoglio arriva a Bari alle 3.30.

31 ottobre 1940

Città di Marsala, Campidoglio ed il piroscafo Principessa Giovanna, con a bordo in tutto 2873 militari, partono Brindisi alle 23.30 con la scorta del Capitano Cecchi, dell'incrociatore ausiliario RAMB III e della torpediniera Solferino.

1° novembre 1940

Il convoglio arriva a Durazzo alle sei del mattino.

2 novembre 1940

Città di Marsala e Principessa Giovanna lasciano vuoti Durazzo alle 23.15 scortati dal Capitano Cecchi e dalla torpediniera Confienza, per fare ritorno in Italia.

3 novembre 1940

Il convoglio giunge a Bari alle 18.30.

8 novembre 1940

La Città di Marsala ed i piroscafi Italia, Firenze ed Argentina salpano da Bari alle 23.30 alla volta di Durazzo, trasportando in tutto 3219 militari e 287 tonnellate di rifornimenti. Li scortano il Capitano Cecchi e le torpediniere CurtatoneGiacomo Medici e Generale Antonio Cantore.

9 novembre 1940

Il convoglio raggiunge Durazzo alle 16.

10 novembre 1940

Città di Marsala, Italia, Firenze ed Argentina lasciano Durazzo alle 16 per fare ritorno in Italia, sempre scortati da Curtatone, Medici, Cantore e Capitano Cecchi.

11 novembre 1940

Il convoglio arriva a Bari alle 8.10.

13 novembre 1940

Alle due di notte Città di Marsala, ItaliaFirenze ed il piroscafo Galilea salpano da Bari per trasportare a Valona 1662 soldati e 48 quadrupedi, con la scorta delle torpediniere Antares e Calatafimi e dell'incrociatore ausiliario Egeo.

Il convoglio raggiunge Valona alle 16.20.

(da www.naviearmatori.net, utente mes68)

20 novembre 1940

La Città di Marsala, la gemella Città di Savona, il Galilea e la motonave Donizetti lasciano scariche Valona alle 11, scortate dalle torpediniere Antares ed Andromeda. Il convoglio arriva a Brindisi alle 19.

24 novembre 1940
La Città di Marsala ed i piroscafi Aventino e Milano salpano da Brindisi alle 7.45 per trasportare a Durazzo, dove giungono alle 17.15, il primo scaglione della 48a Divisione Fanteria "Taro" (2325 uomini e 145 tonnellate di materiali). Li scortano la torpediniera Aretusa ed il piccolo incrociatore ausiliario Lago Zuai.

26 novembre 1940
Città di Marsala, AventinoMilano lasciano scarichi Durazzo alle 6.40 per fare ritorno a Brindisi, dove arrivano alle 16.45, scortati dall'Aretusa.

27 novembre 1940

Città di Marsala ed Aventino lasciano vuoti Brindisi alle 7.35 per trasferirsi a Bari, dove arrivano alle 16.35, con la scorta del Lago Zuai.

29 novembre 1940

Città di Marsala, Milano e Firenze partono da Bari alle 00:30, con a bordo complessivamente 2683 militari, 107 quadrupedi e 120 tonnellate di materiali, scortate dalla torpediniera Andromeda e dall'incrociatore ausiliario Francesco Morosini. Il convoglio arriva a Durazzo alle 15:40.

1° dicembre 1940

Città di Marsala, Milano e Firenze lasciano vuoti Durazzo alle 20:30, scortati dall'Andromeda.

2 dicembre 1940

Il convoglio giunge a Bari alle 14:45.

5 dicembre 1940

Città di Marsala, Milano e Firenze, scortati dalla torpediniera Angelo Bassini e dal Morosini, trasportano 2674 uomini e 301,5 tonnellate di materiali da Bari a Durazzo.

9 dicembre 1940

Città di Marsala, Milano e Firenze, scarichi e scortati dalla Bassini, ripartono da Durazzo all'1.10 ed arrivano a Bari alle 17.30.

15 dicembre 1940

La Città di Marsala, il piroscafo Zena e la motonave Tergestea lasciano Bari alle 20 per trasportare a Durazzo 861 soldati, 198 quadrupedi e 504 automezzi, scortati dalla torpediniera Bassini e dall'incrociatore ausiliario Morosini.

16 dicembre 1940

Il convoglio arriva a Durazzo alle 13.35.

18 dicembre 1940

La Città di Marsala ed i piroscafi Acilia e Laura C. lasciano scarichi Durazzo alle 15 per tornare a Bari, con la scorta del Morosini.

19 dicembre 1940

Il convoglio arriva a Bari alle quattro del mattino.

20 dicembre 1940

Città di Marsala, Acilia e Laura C. lasciano scarichi Durazzo alle 14.25 diretti a Bari, con la scorta del Morosini.

21 dicembre 1940

Il convoglio giunge a Bari alle 8.40.

2 gennaio 1941

La Città di Marsala rientra scarica da Bari a Brindisi, con la scorta del Capitano Cecchi.

3 gennaio 1941

La Città di Marsala e la gemella Città di Agrigento salpano da Brindisi alle 6.20 dirette a Valona, ma devono tornare in porto a causa del mare tempestoso.

5 gennaio 1941

Città di Marsala, Città di Agrigento e la motonave Verdi ripartono da Brindisi alle 00.10 per trasportare a Valona 2024 uomini e 328 tonnellate di rifornimenti; li scortano il Capitano Cecchi, i cacciatorpediniere Fulmine e Giosuè Carducci e la torpediniera Cantore. Il convoglio giunge a Valona alle otto.

7 gennaio 1941

Città di Marsala, Città di Agrigento e la motonave Narenta lasciano scariche Valona alle otto, scortate dalla torpediniera Andromeda, per raggiungere Bari, dove arrivano alle 21.30.

11 gennaio 1941

Città di MarsalaAventinoMilano e Italia partono da Bari alle 15 con a bordo il primo scaglione della 24a Divisione Fanteria «Pinerolo» (3978 uomini, 69 quadrupedi e 183 tonnellate di materiali). Li scortano gli incrociatori ausiliari Città di GenovaBrioni e la torpediniera Canopo.

12 gennaio 1941

Il convoglio giunge a Durazzo alle 3.50.

13 gennaio 1941

Città di Marsala, Italia e Milano viaggiano vuote da Bari a Brindisi con la scorta del Brioni.

14 gennaio 1941

La Città di Marsala, le gemelle Città di Agrigento e Città di Trapani ed il piroscafo Milano partono da Brindisi alle 2.30 con a bordo il primo scaglione della 22a Divisione Fanteria "Cacciatori delle Alpi" (2570 militari e 99 tonnellate di materiali). Li scortano la torpediniera Altair e l'incrociatore ausiliario Brioni.

Il convoglio giunge a Durazzo alle 11.45.

16 gennaio 1941

Città di Marsala, Città di Bestia e Milano salpano scarichi da Durazzo alle 7.45 diretti a Brindisi, con la scorta della torpediniera Calatafimi.

17 gennaio 1941

Il convoglio giunge a Bari all'1.15.

20 gennaio 1941

Città di Marsala, Città di BestiaAventino e Milano salpano da Bari all'una di notte con a bordo 2682 uomini, 130 quadrupedi e 517 tonnellate di materiali, da portare a Durazzo. La scorta è costituita dal Città di Genova e dalla torpediniera Partenope.

Il convoglio giunge a Durazzo alle 14.50.

24 gennaio 1941

La Città di Marsala, la gemella Città di Bestia ed il Campidoglio lasciano scariche Durazzo a mezzanotte con la scorta della torpediniera Nicola Fabrizi, per tornare in Italia. Alle 7.30 il convoglio giunge a Brindisi; Città di Marsala e Città di Bestia proseguono per Bari scortate dall'incrociatore ausiliario Arborea.

25 gennaio 1941

Città di Marsala, Città di Bestia ed i piroscafi Diana ed Aventino salpano da Bari alle 20 con a bordo 1720 militari, 384 quadrupedi e 133 tonnellate di materiali; li scortano la torpediniera Aretusa e l'incrociatore ausiliario Egeo.

26 gennaio 1941

Il convoglio arriva a Valona alle nove del mattino.

27 gennaio 1941

La Città di Marsala e la piccola nave frigorifera Genepesca 2° lasciano scariche Valona alle 10.30 per rientrare in Italia, scortate dalla torpediniera Partenope; il convoglio giunge a Brindisi alle 18.

30 gennaio 1941

Città di Marsala ed Argentina salpano da Brindisi alle due di notte diretti a Valona, con a bordo 1230 uomini, dodici automezzi e 234 tonnellate di provviste, vestiario, pezzi d'artiglieria, munizioni ed altri rifornimenti; li scortano l'incrociatore ausiliario Brindisi e le vecchie torpediniere Angelo Bassini e Nicola Fabrizi.

Il convoglio arriva a Valona alle 9.30.

2 febbraio 1941

Città di Marsala (vuota) e Città di Agrigento (con feriti) lasciano Valona alle 14 scortati da Brindisi ed Altair, con cui arrivano a Brindisi alle 21.40.

6 febbraio 1941

Città di MarsalaCittà di Trapani ed i piroscafi Diana e Francesco Crispi partono da Brindisi per Valona all'1.50; in tutto il convoglio trasporta 2580 tra ufficiali e soldati, 362 quadrupedi e 243 tonnellate di artiglieria, munizioni, provviste, vestiario, foraggio e materiali vari. Lo scortano l'incrociatore ausiliario Brindisi e la torpediniera Pallade.

Le navi arrivano a Valona alle dieci.

9 febbraio 1941

La Città di Marsala ed i piroscafi Absirtea e Diana lasciano scarichi Valona alle 7, scortati dall'Altair. Il convoglio giunge a Bari alle 16.

11 febbraio 1941

Città di Marsala e Città di Trapani partono da Brindisi alle 6.20 con a bordo 1167 militari e 205 tonnellate di materiali. Il convoglio, scortato da Brindisi ed Altair, arriva a Valona alle 14.30.

16 febbraio 1941

La Città di Marsala, la motonave Piero Foscari ed il piroscafo Polcevera salpano da Valona a mezzogiorno, scarichi, per fare ritorno a Brindisi con la scorta della torpediniera Generale Marcello Prestinari.

17 febbraio 1941

Il convoglio arriva a Brindisi alle 00.45.

20 febbraio 1941

Città di Marsala e Città di Trapani, con a bordo 1197 tra ufficiali e soldati e 130 tonnellate di materiali, partono da Brindisi alle 15.15 dirette a Valona, dove arrivano alle 14.30, con la scorta di Altair ed Egeo.

23 febbraio 1941

La Città di Marsala (vuota) ed il piroscafo Piemonte (con a bordo feriti) lasciano Valona alle 8.30 con la scorta dell'Altair e dell'incrociatore ausiliario Francesco Morosini, arrivando a Brindisi dopo otto ore di navigazione.

Durante la traversata, il sommergibile greco Nereus (capitano di corvetta Brasidas Rotas) attacca infruttuosamente il Piemonte con il lancio di quattro siluri da soli 730 metri di distanza: il primo viene lanciato in superficie, gli altri tre durante l'immersione rapida. Nessuna delle armi va a segno, ed il Nereus viene poi sottoposto per due ore a caccia con bombe di profondità.

1° marzo 1941

La Città di Marsala, la motonave Rossini ed i piroscafi DianaZena e Titania salpano da Bari alle 22:30 trasportando in tutto 1285 uomini, 1676 quadrupedi e 443 tonnellate di munizioni e altri rifornimenti, con la scorta della torpediniera Angelo Bassini e dell'incrociatore ausiliario Francesco Morosini.

2 marzo 1941

Il convoglio giunge a Durazzo alle 14:45.

3 marzo 1941

La Città di Marsala (vuota) e la motonave Verdi (con a bordo 178 feriti leggeri) salpano da Durazzo alle 13.40 dirette in Italia, scortate dall'incrociatore ausiliario Brioni.

4 marzo 1941

Il convoglio giunge a Bari alle 2.15.

6 marzo 1941

La Città di Marsala ed il piroscafo Monstella, aventi a bordo in tutto 660 militari, 572 quadrupedi e 138 tonnellate di materiali, salpano da Brindisi all'una di notte e raggiungono Valona alle 9.45, scortati dall'incrociatore ausiliario Francesco Morosini e dalla torpediniera Generale Marcello Prestinari.

10 marzo 1941

La Città di Marsala salpa da Valona alle 7 insieme al Monstella ed al piroscafo Sant'Agata. I tre mercantili, tutti scarichi, raggiungono Brindisi alle 17, con la scorta della torpediniera Castelfidardo.

13 marzo 1941

La Città di Marsala, il piroscafo Monrosa e la piccola motonave frigorifera Genepesca II partono da Brindisi alle 4.25 con la scorta di Altair e Morosini, trasportando complessivamente 747 militari, 913 quadrupedi, 265 tonnellate di carne congelata e 114 tonnellate di materiali. Il convoglio raggiunge Valona alle 12.30.

15 marzo 1941

La Città di Marsala (vuota) ed i trasporti truppe CrispiGalilea (tra tutt'e due, i due piroscafi trasportano 552 feriti) e Viminale (con 23 naufraghi e 85 prigionieri) lasciano Valona a mezzogiorno e giungono a Brindisi alle 23.30, scortati dal Morosini e dalla torpediniera Giuseppe Cesare Abba.

16 marzo 1941

Città di MarsalaMonrosa e due altri piroscafi scarichi, Silvano e Polcevera, lasciano Valona a mezzogiorno con la scorta dell'Altair, arrivando a Brindisi alle 21.15.

19 marzo 1941

Città di Marsala e Città di Agrigento salpano da Brindisi alle 3.25 dirette a Valona, con a bordo 1337 soldati e 19 tonnellate di materiali vari e con la scorta del Morosini e della torpediniera Giacomo Medici.

Il convoglio giunge a Valona alle 13.

19 marzo 1941

Città di Marsala e Città di Agrigento lasciano scariche Valona alle 19.30, dirette a Brindisi con la scorta della Medici.

20 marzo 1941

Il convoglio giunge a Brindisi alle 4.20.

23 marzo 1941

Città di Marsala, Città di Agrigento, Città di Trapani e la nave cisterna Lucania (quest'ultima in zavorra) salpano da Brindisi alle 3.30, dirette a Valona con la scorta dell'incrociatore ausiliario Barletta e del cacciatorpediniere Carlo Mirabello. Le tre motonavi hanno a bordo 1717 militari e 64 tonnellate di materiali vari; arrivano a Valona alle 11.45.

24 marzo 1941

Città di Marsala, Piero Foscari ed il piroscafo Tripolino lasciano scariche Valona alle 14.30, scortate dall'incrociatore ausiliario Barletta, e raggiungono a Brindisi dopo otto ore di navigazione.

26 marzo 1941

Città di Marsala, Città di Alessandria e Città di Bestia, aventi a bordo 2089 uomini di truppa e 119 tonnellate di rifornimenti, salpano da Bari alle otto di sera con la scorta di Abba e Capitano Cecchi.

27 marzo 1941

Il convoglio arriva a Durazzo alle 11.55.

28 marzo 1941

Città di Marsala e Città di Alessandria, con a bordo 250 feriti, ripartono da Durazzo dirette a Bari, con la scorta della Bassini. Il convoglio giunge in porto alle 20.

1° aprile 1941

Città di Marsala, Città di Trapani ed Italia salpano da Bari alle 00.05 per trasportare a Durazzo 2448 militari (il primo scaglione della 18a Divisione fanteria "Messina") e 231 tonnellate di materiali, con la scorta della torpediniera Curtatone.

Il convoglio giunge a Durazzo alle 14.45.

2 aprile 1941

Città di Marsala, Città di Trapani ed Italia ripartono da Durazzo a mezzogiorno, con la scorta della torpediniera Monzambano; Città di Marsala ed Italia hanno a bordo tra tutt'e due 431 feriti leggeri, mentre la Città di Trapani è vuota.

3 aprile 1941

Il convoglio giunge a Bari alle 00.30.

5 aprile 1941

Città di MarsalaRossini, Puccini ed Italia trasportano da Bari a Durazzo 3645 militari e 224 tonnellate di materiali, con la scorta dell'incrociatore ausiliario Brindisi e delle torpediniere Calatafimi e Monzambano.

6 aprile 1941

Città di Marsala, Rossini, Puccini ed Italia lasciano scariche Durazzo alle 16, scortate da Medici e Barletta.

7 aprile 1941

Il convoglio arriva a Bari alle 7.

9 aprile 1941

Città di Marsala, Rossini, Puccini ed Italia salpano da Bari alle 00.00 con a bordo 3672 militari e 182 tonnellate di materiali vari da portare a Durazzo, con la scorta della torpediniera Solferino. Il convoglio giunge a destinazione alle 15.

10 aprile 1941

La Città di Marsala, i piroscafi MonstellaLaura C. e la motonave Tergestea, tutte scariche, lasciano Durazzo alle 11 per tornare in Italia, con la scorta della torpediniera Giuseppe Cesare Abba.

11 aprile 1941

Il convoglio raggiunge Bari alle 4.25.

13 aprile 1941

Città di Marsala, Rossini e Puccini lasciano Bari a mezzanotte con a bordo 2332 militari e 538 tonnellate di rifornimenti. Scortate dal Capitano Cecchi e dal cacciatorpediniere Carlo Mirabello, arrivano a Durazzo alle 15.10.

15 aprile 1941

La Città di Marsala riparte scarica da Durazzo alle 5.30, insieme ai piroscafi Zena, Maddalena e Contarini (anch'essi vuoti) e con la scorta della torpediniera Prestinari, arrivando a Bari alle 13.

23 aprile 1941

Città di Marsala e Puccini, cariche di 1462 militari e 389 tonnellate di rifornimenti, partono da Bari per Durazzo alle 21, scortate da Capitano Cecchi e Monzambano.

24 aprile 1941

Il convoglio arriva a Durazzo alle 9.15.

25 aprile 1941

La Città di Marsala lascia vuota Durazzo alle 3.15, insieme alla Puccini e con la scorta della Calatafimi, arrivando a Bari alle 15.40.

30 aprile 1941

Città di Marsala e Milano salpano vuoti da Bari alle 19.30 con la scorta della Calatafimi, diretti a Durazzo.

1° maggio 1941

Il convoglio arriva a Durazzo alle 8.20.

2 maggio 1941

La Città di Marsala ed il piroscafo Milano, aventi a bordo 2000 soldati ed un carico di materiali vari, lasciano Durazzo alle 11 ed arrivano a Bari a mezzanotte, con la scorta del Brindisi e della torpediniera Giacomo Medici.

5 maggio 1941

Alle 20 la Città di Marsala, le motonavi Maria e Donizetti ed il piroscafo Città di Tripoli salpano da Bari con a bordo 400 militari ed un carico di materiali, scortate dalla torpediniera Solferino.

6 maggio 1941

Il convoglio arriva a Durazzo alle 9.15.

7 maggio 1941

Città di Marsala, Città di TripoliDonizetti ed il piroscafo Monrosa, aventi a bordo 1910 militari rimpatrianti e dei materiali, ripartono da Durazzo alle tre di notte scortati dalla Solferino e dall'incrociatore ausiliario Zara, arrivando a Bari alle 17.

11 maggio 1941

La Città di Marsala ed il piroscafo Quirinale, carichi di truppe e materiali vari, lasciano Bari alle due di notte con la scorta della torpediniera Solferino, raggiungendo Durazzo alle 14.

12 maggio 1941

Città di Marsala e Quirinale ripartono da Durazzo alle sei del mattino, con a bordo 1820 militari rimpatrianti e materiali vari, scortati dalla Solferino e dalla torpediniera Fabrizi. Arrivano a Bari alle 18.30.

15 maggio 1941

Città di Marsala, DonizettiQuirinale salpano da Bari alle 22 alla volta di Durazzo, scortati dall'incrociatore ausiliario Barletta, trasportando materiali vari.

16 maggio 1941

Il convoglio raggiunge Durazzo alle 11.45.

17 maggio 1941

Città di Marsala, DonizettiQuirinale lasciano Durazzo a mezzogiorno e raggiungono Brindisi alle 23.10, scortati dal Barletta e dalla torpediniera Nicola Fabrizi, trasportando 867 militari nonché materiali vari.

24 maggio 1941

Città di Marsala, Città di Bestia, DonizettiQuirinale partono da Bari alle 19 scortati dalla Fabrizi, trasportando 780 soldati e materiali vari.

25 maggio 1941

Il convoglio arriva a Durazzo alle 6; già alle 19.30 Città di Marsala, Città di Bestia e Quirinale ne ripartono con personale e materiali vari, scortati dalla Fabrizi e dall'incrociatore ausiliario Brioni.

26 maggio 1941

Il convoglio giunge a Bari alle otto.

27 maggio 1941

Città di Marsala, Città di Alessandria ed il piroscafo Milano partono da Bari per Durazzo alle 19, con a bordo 600 soldati e materiali vari, scortati dalla Fabrizi.

28 maggio 1941

Il convoglio arriva a Durazzo alle 10.29.

29 maggio 1941

Città di Marsala, Città di Alessandria, Milano e la motonave Marin Sanudo salpano da Durazzo alle 20 con a bordo complessivamente 830 prigionieri ed un carico di materiali vari. Li scortano il Brindisi e la torpediniera Generale Marcello Prestinari.

30 maggio 1941

Il convoglio raggiunge Bari con l'eccezione della Marin Sanudo, che si ferma a Brindisi.

4 giugno 1941

Città di Marsala, Città di Bestia e la motonave Maria trasportano 3000 militari, altro personale della Regia Aeronautica, automezzi e materiali vari da Bari a Durazzo, con la scorta del Brioni.

5 giugno 1941

Città di Marsala e Città di Bestia rientrano da Durazzo a Bari, scortati da Brioni e Medici.

7 giugno 1941

Città di Marsala, Città di Bestia, Milano e Quirinale trasportano 1700 uomini ed un carico di rifornimenti da Bari a Durazzo, via Brindisi, con la scorta della torpediniera Solferino.

9 giugno 1941

Città di Marsala, Città di Bestia, Milano e Quirinale rientrano da Durazzo a Bari con 3913 militari e materiali vari, scortati dalla Solferino e dal Brindisi.

10 giugno 1941

Città di Marsala, Città di Alessandria ed Italia trasportano truppe e materiali da Bari a Durazzo, con la scorta del Brindisi.

13 giugno 1941

Città di Marsala, Città di Alessandria ed Italia rientrano da Durazzo a Bari con a bordo 2800 militari nonché materiali vari, scortati dal Brindisi.

15 giugno 1941

Città di Marsala ed Italia trasportano truppe e materiali da Bari a Durazzo, con la scorta di Brindisi e Medici.

16 giugno 1941

Città di Marsala ed Italia ritornano da Durazzo a Bari con truppe e materiali, sempre scortati da Brindisi e Medici.

19 giugno 1941

Città di Marsala, Città di Tripoli e Marin Sanudo trasportano materiale militare da Bari a Durazzo, scortate dal Brioni.

20 giugno 1941

Città di Marsala, Città di Tripoli ed il piroscafo Rosandra trasportano da Durazzo a Brindisi personale del Regio Esercito, 1409 operai rimpatrianti e materiali. La scorta è fornita dalla Solferino e dall'incrociatore ausiliario Brioni.

21 giugno 1941

La Città di Marsala trasporta personale militare da Bari a Durazzo, viaggiando da sola e senza scorta.

27 giugno 1941

La Città di Marsala trasporta personale e materiale militare da Brindisi a Durazzo, con la scorta dell'incrociatore ausiliario Barletta e della torpediniera Francesco Stocco.

28 giugno 1941

Città di Marsala, Galilea e Milano trasportano personale e materiale militare da Durazzo a Bari, con la scorta di Barletta e Stocco.

1° luglio 1941

Città di MarsalaCittà di AgrigentoPucciniMilano trasportano personale e materiale militare da Bari a Durazzo, con la scorta dell'incrociatore ausiliario Zara.

Un’altra immagine della Città di Marsala nel dopoguerra, proprio a Marsala, ma sotto il nome di Città di Trapani (g.c. Mauro Millefiorini, via www.naviearmatori.net)

2 luglio 1941

Città di MarsalaCittà di AgrigentoPuccini, Rosandra e Milano trasportano da Durazzo a Bari 3250 militari rimpatrianti ed i relativi materiali, con la scorta della Solferino, dello Zara e del vecchio cacciatorpediniere Augusto Riboty.

5 luglio 1941

Città di MarsalaPucciniMilano trasportano personale e materiale militare da Bari a Durazzo, con la scorta del Barletta.

6 luglio 1941

Città di Marsala, Rosandra, Milano e Puccini lasciano Durazzo diretti a Bari con 3400 militari rimpatrianti, 1406 operai militarizzati e 70 quadrupedi, scortati dalla torpediniera Francesco Stocco e dall'incrociatore ausiliario Barletta.

8 luglio 1941

La Città di Marsala compie un viaggio da Bari a Durazzo, navigando da sola e senza scorta.

10 luglio 1941

Trasporta, insieme ai piroscafi Rosandra, Aventino e Milano (la scorta è costituita dalla Medici e dall'incrociatore ausiliario Zara), 3580 militari e 1400 operai militarizzati che rimpatriano da Durazzo a Bari.

12 luglio 1941

La Città di Marsala ed il piroscafo Iseo trasportano materiale del Regio Esercito da Bari a Valona.

14 luglio 1941

Città di Marsala e Galilea trasportano truppe rimpatrianti da Valona a Brindisi, con la scorta di Stocco e Zara.

16 luglio 1941

Città di Marsala, Aventino e Milano trasportano personale e materiale militare da Bari a Durazzo, con la scorta del Barletta.

19 luglio 1941

Città di Marsala, Milano, Aventino ed Italia trasportano truppe e materiali da Durazzo a Cattaro, con la scorta di Zara, Medici e Stocco.

21 luglio 1941

Città di Marsala, Puccini, Italia e Quirinale fanno ritorno da Cattaro a Durazzo, scortati da Medici e Barletta.

22 luglio 1941

Città di Marsala, Aventino e Milano trasportano truppe e materiali da Durazzo a Cattaro, con la scorta di Brindisi e Medici.

30 luglio 1941

Trasporta da Durazzo a Bari personale rimpatriante del Regio Esercito, con la scorta dell'incrociatore ausiliario Brindisi.

7 agosto 1941

Città di Marsala e Quirinale trasportano da Bari a Durazzo personale militare diretto a varie destinazioni, scortati dal Brindisi.

9 agosto 1941

Città di Marsala e Quirinale trasportano 1500 militari rimpatrianti da Durazzo a Bari, con la scorta di Brindisi e Medici.

13 agosto 1941

Città di Marsala e Quirinale trasportano truppe e materiale militare da Bari a Durazzo, con la scorta di Brindisi e Riboty.

25 agosto 1941

Città di Marsala, Città di Alessandria, Rosandra e Milano trasportano personale militare da Bari a Durazzo, scortate da Stocco e Barletta.

30 agosto 1941

Città di Marsala e Città di Savona trasportano truppe e materiali da Brindisi a Prevesa, via Corfù, con la scorta del Barletta e della torpediniera Aretusa.

5 settembre 1941

La Città di Marsala, scortata dall'Aretusa, trasporta truppe da Argostoli a Zante.

16 settembre 1941

Città di Marsala, Città di Savona, Monrosa ed il piroscafo tedesco Yalova trasportano truppe e materiali italiani e tedeschi dal Pireo a Suda, con la scorta del Barletta e dei cacciatorpediniere Francesco Crispi e Quintino Sella.

19 settembre 1941

Alle 14.30 il sommergibile britannico Torbay (capitano di corvetta Anthony Cecil Capel Miers) avvista a 9,3 miglia per 020° a San Giorgio (nel Golfo di Atene) un convoglio di tre navi mercantili, una delle quali ritenuta essere un incrociatore ausiliario, scortate da due cacciatorpediniere ed alcuni aerei; si avvicina a tutta forza per intercettarlo.

Le navi avvistate dal Torbay sono Città di Marsala e Città di Savona, di ritorno da Suda al Pireo con la scorta di Barletta, Crispi e Sella.

Alle 15.10, a 9,6 miglia per 003° da San Giorgio, il Torbay lancia quattro siluri da 3600 metri di distanza; sebbene Miers ritenga di aver “forse” colpito con un siluro, nessuna delle armi va a segno. Alle 15.15 il Crispi avvista tre scie di siluri in posizione 37°45' N e 23°50' E, e contemporaneamente un velivolo tedesco della scorta aerea (appartenente al 126° Gruppo della Luftwaffe) lancia l'allarme nel quadrante LQ 3846 (posizione 37°37.5' N e 23°55' E). La scorta passa al contrattacco con il lancio di 14 bombe di profondità, ma il Torbay riesce ad allontanarsi indenne.

Il convoglio arriva al Pireo alle 17.50.

20 settembre 1941

Città di Marsala e Città di Savona compiono un viaggio da Suda a Corinto, con la scorta del Sella.

26 settembre 1941

La Città di Marsala parte dal Pireo insieme alla gemella Città di Bestia ed ai piroscafi Trapani (tedesco) e Sant'Agata (italiano), con la scorta dell'incrociatore ausiliario Brioni (caposcorta, capitano di fregata Mario Menini), dell'anziano cacciatorpediniere Quintino Sella e della torpediniera Libra. I due piroscafi trasportano rifornimenti italiani e tedeschi, mentre Città di Marsala e Città di Bestia hanno a bordo truppe della 51a Divisione Fanteria «Siena», destinate a rinforzare la guarnigione di Creta.

Il convoglio, diretto a Candia, è diviso in due gruppi che procedono a poca distanza l'uno dall'altro: davanti le due le due motonavi scortate da Libra e Brioni, più indietro i due piroscafi scortati dal Sella.

27 settembre 1941

Secondo “La difesa del traffico con l'Albania, la Grecia e l'Egeo” dell'USMM, la sera del 26 il sommergibile britannico Tetrarch (capitano di corvetta George Henry Greenway), in agguato nella zona, riceve il segnale di scoperta del convoglio, ma si viene a trovare in posizione sfavorevole per attaccare. Il battello britannico approfitta allora della notte per superare il convoglio italiano e raggiungere una posizione adeguata all'attacco.

Dal giornale di bordo del Tetrarch stesso, riportato in estratti su Uboat.net, sembrerebbe però che in realtà il primo ed unico avvistamento da parte del Tetrarch sia avvenuto alle 5.53 del 27 settembre, appena mezz'ora prima dell'attacco. A quell'ora il sommergibile britannico avvista il primo gruppo del convoglio, composto da due mercantili la cui stazza Greenway stima in 5000 tsl (in realtà è la metà, trattandosi di Città di Marsala e Città di Bestia) scortati da un “grosso” incrociatore ausiliario (il Brioni, in realtà tutt'altro che grosso) e dalla Libra, che il comandante britannico identifica invece per nome; Greenway nota anche il secondo gruppo, formato da due mercantili (Trapani e Sant'Agata) scortati da un cacciatorpediniere (il Sella), che segue il primo a cinque miglia di distanza.

Alle 6.20 il Tetrarch lancia due siluri da 1370 metri contro la Città di Bestia, seconda nave del convoglio, immergendosi subito dopo in profondità e dando inizio alle manovre evasive per sfuggire alla prevedibile reazione della scorta.

Alle 6.21 del 27 settembre le due motonavi, in navigazione a dieci nodi su rotta 147°, stanno passando dalla linea di fila alla linea di fronte, mentre le unità di scorta zigzagano ad elevata velocità sui fianchi del convoglio (non è ancora arrivato, invece, l'aereo assegnato per la scorta aerea), quando la Città di Bestia viene colpita da un siluro a poppa sinistra, tra le stive 3 e 4. 
Un altro siluro, quasi contemporaneamente, passa 60 metri a poppa del 
Brioni. La Città di Marsala prosegue per la sua rotta, mentre il Brioni, dopo aver eseguito le segnalazioni previste per simili casi, subito si avvicina alla Città di Bestia per recuperarne i naufraghi. La Libra ed il Sella (avvicinatosi dopo l'attacco), frattanto, bombardano il sommergibile attaccante con cariche di profondità, anche per evitare che questi possa attaccare il Brioni impegnato nei soccorsi (il Tetrarch avverte la prima esplosione di bomba di profondità alle 6.30, la diciassettesima ed ultima alle 7.14; nessuna esplode vicina, e durante la caccia, alle 6.42, Greenway riconosce i rumori della Città di Bestia che affonda).

Dopo solo un quarto d'ora, alle 6.36, la Città di Bestia affonda in posizione 36°21' N e 24°33' E, una dozzina di miglia a sud di Milo (secondo i rapporti italiani, mentre il Tetrarch indicò la posizione dell'attacco come 36°21' N e 24°23' N, circa 18 miglia a sud di Milo), portando con sé 150 dei 582 uomini imbarcati.

Alle 8.13 il Tetrarch torna a quota periscopica ed osserva il Brioni vicino al punto in cui è stata affondata la Città di Bestia, e Libra e Sella intenti alla caccia 2700 metri a poppavia; due idrovolanti sono in pattugliamento ed i due piroscafi di coda del convoglio (Trapani e Sant'Agata), di cui Greenway stima la stazza rispettivamente in 7000 e 4000 tsl, sono in navigazione verso nord. Siccome formano una linea ininterrotta nel periscopio, il Tetrarch si porta nuovamente all'attaco ed alle 8.26 (nel Canale di Zea) lancia altri due siluri da 4570 metri di distanza; stavolta nessuna delle armi va a segno. Alle 8.34 viene lanciata una bomba di profondità, seguita da altre quattro nei minuti successivi, tutte molto lontane dal sommergibile.

Concluso alle undici del mattino il recupero dei superstiti, al caposcorta non rimane che ordinare a Libra e Sella di scortare a Candia il Trapani ed il Sant'Agata ed alla torpediniera Cassiopea frattanto sopraggiunta di fare lo stesso con la Città di Marsala, dopo di che, come ordinato da Marisudest (il Comando Gruppo Navale dell'Egeo Settentrionale), il Brioni fa rotta a tutta forza per il Pireo ed Istmia. Alle 12.30 l'ultima unità della scorta lascia il luogo dell'attacco.

La Città di Marsala arriva a Candia il giorno stesso.
28 settembre 1941
La Città di Marsala ed il piroscafo tedesco Yalova, carichi di truppe e materiali vari italiani e tedeschi, salpano da Iraklion diretti al Pireo, con la scorta di Quintino Sella e Libra.
Alle 23.15, a 24 miglia per 170° (cioè a sud) dall'isola di San Giorgio (in posizione 37°10' N e 24°00' E; per altra fonte a venti miglia da tale isola ed al largo di Termia), l'ufficiale di guardia sul sommergibile britannico 
Tetrarch avvista delle navi in avvicinamento, che vengono poi identificate come due grossi mercantili (più forse un terzo che li segue, ma quest'ultimo non esiste) scortati da due torpediniere o cacciatorpediniere, sui lati verso prua, con rotta 350° e velocità otto nodi. Si tratta del convoglio di cui fa parte la Città di Marsala.

Alle 23.29 il sommergibile s'immerge per attaccare in immersione, ed alle 23.37 lancia due siluri (dovrebbero essere tre, ma il terzo non parte per un guasto) contro lo Yalova, di cui ha stimato la stazza in 4000 tsl, da 2300 metri di distanza. Dopo un minuto e 45 secondi, le armi vanno a segno: con nove vittime a bordo, lo Yalova dev'essere portato all'incaglio a Termia per evitarne l'affondamento (ma sarà nuovamente silurato pochi giorni dopo da un altro sommergibile britannico, il Talisman, andando definitivamente perduto). Dalle 23.47 alle 00.45 del 29 il Tetrarch viene sottoposto a caccia con il lancio in tutto di dieci bombe di profondità; solo uno degli ordigni esplode vicino al sommergibile, per puro caso.

Alle 3.10 il Tetrarch non rileva più rumori di macchine dopo che gli ultimi si sono allontanati verso nord fino a scomparire, ed alle 3.49 riemerge e non trova più navi in vista.

(Per altra fonte questo attacco sarebbe avvenuto alle 6.45 del 29, ma sembra probabile un errore).

29 settembre 1941

Il convoglio arriva al Pireo.

19 ottobre 1941

Città di Marsala, Città di Agrigento ed i piroscafi Tagliamento (italiano) e Salzburg (tedesco) salpano da Patrasso diretti al Pireo, da dove dovranno proseguire per Creta, con e materiali sia italiani che tedeschi.

Giunti al Pireo, i quattro mercantili ne ripartono nel pomeriggio diretti a Candia (per altra fonte, a Suda) con la scorta dell'incrociatore ausiliario Barletta e delle torpediniere LupoAltair e Monzambano.

Alle 19.28 dello stesso giorno, nel punto 35°45' N e 23°52' E (ad ovest dell'isola di San Giorgio, nel Golfo di Atene, a tre miglia per 320°, cioè a sudovest, di Gaidaro), l'Altair (capitano di fregata Paolo Cardinali), che si trova sul lato sinistro (occidentale) del convoglio, urta una mina – appartenente ad uno sbarramento di 50 ordigni posato undici giorni prima dal sommergibile britannico Rorqual – che le asporta la prua. Mentre la Lupo si ferma a dare assistenza alla nave danneggiata, il resto del convoglio riceve dalla Lupo stessa (caposcorta, capitano di fregata Francesco Mimbelli) l'ordine di proseguire per Candia, con la scorta di Monzambano e Barletta.

Successivamente la scorta viene rinforzata dal cacciatorpediniere Quintino Sella, inviato da Marisudest per rimpiazzare Lupo ed Altair; il convoglio raggiungerà Candia senza ulteriori danni, mentre l'Altair, nonostante l'assistenza prestata dalla Lupo e da un'altra torpediniera, l'Aldebaran (più tardi saltata a sua volta su una mina), affonderà alle 2.47 del 20 ottobre durante il tentativo di rimorchiarla in salvo.

22 ottobre 1941

Città di Marsala, Città di Agrigento ed il piroscafo Triton Maris rientrano da Candia al Pireo, con la scorta di Monzambano, Barletta e Quintino Sella.

31 ottobre 1941

La Città di Marsala ed il piroscafo Volodda trasportano militari rimpatrianti da Patrasso a Brindisi, con la scorta della torpediniera Bassini.

4 novembre 1941

La Città di Marsala compie un viaggio in navigazione isolata da Brindisi a Durazzo.

13 novembre 1941

Città di Marsala e Campidoglio trasportano truppe da Brindisi a Durazzo, con la scorta del Riboty.

20 dicembre 1941

Trasporta personale del Regio Esercito e materiali vari da Taranto ad Argostoli, con la scorta dell'incrociatore ausiliario Egitto.

22 dicembre 1941

Compie un viaggio da Taranto a Navarino, scortata dall'Egitto.


Cartolina del dopoguerra ritraente la Città di Marsala, ora Città di Trapani, alla Maddalena in un suggestivo scatto notturno (Coll. Eustachio Patalano)

Siluramento


Alle otto del mattino del 30 dicembre 1941 la Città di Marsala, al comando del capitano di lungo corso palermitano Giovanni Lo Giudice, salpò da Argostoli, dove aveva scaricato materiali destinati a quella base, diretta a Navarino, con la scorta del cacciatorpediniere Turbine. A bordo aveva automezzi, trattori, munizioni, olio in fusti ed altri materiali da portare a Navarino e Patrasso, nonché alcuni ufficiali e 54 militari di truppa.

Alle 8.45 le due navi vennero avvistate dal sommergibile britannico Proteus (capitano di corvetta Philip Stewart Francis) mentre uscivano da Argostoli, a due miglia e mezzo per 195° dall'isolotto di Vardiani: il comandante britannico, in mare da otto giorni (era partito da Alessandria d'Egitto il 22 dicembre per la sua decima missione di guerra, un pattugliamento lungo la costa occidentale della Grecia), ne stimò la rotta come 180° e la distanza come tre miglia, e manovrò per portarsi all'attacco. C'era calma piatta di mare, ed il sommergibile si avvicinò con cautela per via della presenza del Turbine e di una scorta aerea.

Alle 8.53 le navi italiane accostarono di 90° a dritta; stimata la stazza della Città di Marsala come 4000 tsl, alle 9.01 il Proteus lanciò tre siluri da 1830 metri di distanza, in posizione 38°02' N e 20°22' E o 38°07' N e 20°25' E (una decina di miglia a sudovest di Argostoli, al largo della costa occidentale di Cefalonia, ed a quattro miglia per 250° dall'isolotto Vardiani; talvolta è indicata la posizione 38°35' N e 20°27' E, che tuttavia è errata).

Dopo una breve corsa (fonti italiane parlano delle 9.30, ma sembra probabile un errore) uno dei siluri colpì la Città di Marsala a centro nave, nella sala macchine: cinque uomini rimasero uccisi e quattro furono feriti.

Le vittime:


Natale Criserà, primo ufficiale di macchina, 52 anni, da Messina

Giuseppe Gianlombardo, operaio, 33 anni, da Palermo

Salvatore Massa, elettricista, 47 anni, da Palermo

Antonino Meli, operaio, 43 anni, da Palermo

Nicolò Pisani, carbonaio, 41 anni, da Molfetta


Tutti e cinque erano in servizio di guardia in sala macchine al momento del siluramento, e furono dichiarati dispersi.



Verbale di scomparizione in mare dei marittimi dispersi nel siluramento (g.c. Michele Strazzeri)

Subito dopo il lancio, il Proteus era sceso in profondità; alle 9.05 ebbe inizio il contrattacco della scorta, nel corso del quale vennero lanciate trenta bombe di profondità, di cui soltanto le prime tre o quattro esplosero vicine al sommergibile, che comunque non subì danni. Tornato a quota periscopica alle 10.15, il Proteus osservò la sua vittima ancora a galla, con un cacciatorpediniere (il Turbine) che incrociava sul lato rivolto verso il mare aperto ed un idrovolante in pattugliamento, il che fu sufficiente a dissuadere Francis dal tentare di serrare le distanze per finire la nave danneggiata. Tornò nuovamente a quota periscopica alle 11.05 e vide che la motonave silurata era molto bassa sull'acqua, mentre cacciatorpediniere ed idrovolante erano sempre in pattugliamento.

Fortemente sbandata, la Città di Marsala venne abbandonata da gran parte del personale imbarcato ma rimase nella sua pur precaria posizione senza affondare; due rimorchiatori subito inviati da Argostoli (tra cui il Bagnoli; altra fonte parla di dragamine ausiliari, probabilmente si trattava del Bagnoli e di un dragamine ausiliario) poterono così prenderla a rimorchio e ricondurla verso quel porto, dove fu portata all'incaglio alle 15.10 dello stesso giorno, quasi completamente sommersa e con uno sbandamento di 35 gradi.

Il Proteus tornò nel luogo dell'attacco poco prima del tramonto e non trovò più la Città di Marsala: il suo comandante ne trasse la conclusione, errata, che fosse affondata.


Il siluramento della Città di Marsala nel giornale di bordo del Proteus (da Uboat.net):

"0845 hours - In position 195°, Vardiani Island, 2.5 nautical miles, sighted one merchant vessel escorted by one destroyer leaving Argostoli. Enemy course was 180°, range was 3 nautical miles. Started attack.

0853 hours - The enemy had turned 90° to starboard.

0901 hours - Fired three torpedoes from 2000 yards. One hit was heard. Proteus had gone deep on firing.

0905 hours - The counter attack started. A total of 30 depth charges were dropped. Only the first 3 or 4 were close but caused no damage to Proteus.

1015 hours - Returned to periscope depth. The merchant vessel was still afloat. The destroyer was patrolling to her seaward. Also a flying boat was patrolling the area.

1105 hours - Had another look through the periscope, the target was very low in the water. The aircraft and the destroyer were still patrolling. When Proteus returned to the area shortly before dark the target was not seen and is thought to have sunk".


Secondo notizie intercettate dai decrittatori britannici di “ULTRA”, durante la notte tra il 30 ed il 31 dicembre la Città di Marsala si rovesciò nel porto di Argostoli ed affondò sui bassifondali, bloccando le operazioni di recupero del carico; tuttavia, dopo circa 70 ore dall'incaglio fu possibile ridurre lo sbandamento a 17 gradi, ed il carico poté essere recuperato e trasferito sul piroscafo Motia.

Nel luglio 1942 la Città di Marsala venne rimessa in condizione di galleggiare con l'ausilio della nave per recuperi Artiglio, che il 28 luglio la rimorchiò a Teodo; secondo il volume USMM “La difesa del traffico con l'Albania, la Grecia e l'Egeo”, la motonave fu riparata a Cattaro e poté riprendere a navigare nell'ottobre dello stesso anno.

Versione diversa è tuttavia presentata nel libro “Le navi della Tirrenia” di Bruno Balsamo, secondo il quale dopo il recupero ad Argostoli la Città di Marsala sarebbe stata rimorchiata a Trieste nell'ottobre 1942 e mandata nel cantiere San Rocco di Muggia per le riparazioni, che però non vennero ultimate prima dell'armistizio di Cassibile. In effetti è vero che all'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943 la Città di Marsala si trovava ai lavori a Trieste senza il motore, smontato ed inviato alla ditta costruttrice (la Franco Tosi di Legnano) per revisione e manutenzione secondo il volume USMM “Navi mercantili perdute” ed alcuni siti Internet, per le riparazioni dei danni causati dal siluramento e parziale affondamento ad Argostoli secondo il libro di Balsamo: di conseguenza cadde in mano tedesca in seguito all'occupazione del capoluogo giuliano. Non è del tutto chiaro se la Città di Marsala fosse rimasta ininterrottamente ai lavori dal recupero nel 1942 fino all'armistizio del settembre 1943, o se – come affermato nel volume USMM – fosse tornata in servizio nell'ottobre 1942, per poi presumibilmente trovarsi nuovamente ai lavori nel settembre 1943 per ragioni diverse (manutenzione, riparazione dopo un'avaria, etc.); il fatto che però non compaia più nella cronologia di “La difesa del traffico” dopo il dicembre 1941, come se non avesse più navigato dopo il siluramento, sembrerebbe avvalorare l'ipotesi secondo cui la nave non sarebbe stata riparata prima dell'armistizio. Va anche considerato che meno di tre mesi (fine luglio-ottobre 1942) sembrano un tempo improbabilmente ridotto per le riparazioni dei danni causati da un siluramento con parziale affondamento.

A fine 1944 la Città di Marsala risultava essere ancora a Trieste senza motore (non è chiaro se i lavori di riparazione siano proseguiti dopo l'armistizio, o se dopo l'arrivo dei tedeschi la nave sia stata semplicemente abbandonata a se stessa); rimase in questo stato fino al 17 febbraio 1945, quando venne colpita e parzialmente affondata durante un bombardamento aereo.


Maggio 1945

All'atto dell'occupazione jugoslava di Trieste, la Città di Marsala viene trovata semiaffondata presso l'Arsenale del Lloyd. Il governo jugoslavo la dichiara preda bellica (per altra fonte questo sarebbe avvenuto nel maggio 1946), ma l'amministrazione militare Alleata si oppone e la nave rimane così a Trieste in disponibilità: a differenza che per altre navi catturate a Trieste alla fine della guerra, gli jugoslavi non hanno modo di trasferire subito la Città di Marsala in un porto dell'Istria o della Dalmazia sotto il loro completo controllo, essendo appunto la nave semiaffondata e per giunta priva di motore, trattenuto in Italia dov'era stato mandato per la revisione. Successivamente, ritiratesi le truppe jugoslave da Trieste, la Città di Marsala viene rimessa a galla e portata nel cantiere San Rocco di Muggia per le riparazioni, mentre si discute della sua sorte futura.

Il relitto della Città di Marsala semiaffondato presso l’Arsenale del Lloyd a Trieste, nel maggio 1945 (g.c. STORIA militare ed Agenzia Bozzo)


Un’altra immagine della Città di Marsala semiaffondata a Trieste nel 1945 (da “Navi mercantili perdute” dell’USMM)

Dicembre 1946

Conclusa la diatriba con il governo jugoslavo, la Città di Marsala viene finalmente restituita alla Tirrenia, che la fa rimorchiare a Venezia per completare i lavori di riparazione nel Cantiere Navale Breda della città lagunare.

27 dicembre 1947

Completate le riparazioni, i cantieri Breda di Venezia riconsegnano alla Tirrenia la nave, frattanto ribattezzata Città di Trapani, assumendo così il nome di una delle gemelle perse in guerra. (Altra fonte data il cambio di nome al 1948, altra afferma che sarebbe tornata in servizio già nel 1946).

Dopo i lavori di ripristino seguiti al recupero la capienza della Città di Trapani risulterà essere di 590 passeggeri (255 secondo il sito del Gruppo di Cultura Navale, ma un'interrogazione parlamentare del settembre 1948 conferma che la nave poteva trasportare 600 passeggeri; secondo un altro sito anche la stazza lorda sarebbe aumentata, diventando di 2632 tsl, ma ciò non risulta dai registri del Lloyd's). Il sottosegretario di Stato alla Marina Mercantile del primo governo De Gasperi, Nicola Salerno, affermerà nel 1948 che la Città di TrapaniÈ stata rimessa su con una comodità ed un decoro che fanno onore alla marineria italiana”.

La “nuova” Città di Trapani entra quindi in servizio sulla linea postale Civitavecchia-Olbia (cinque corse alternate a settimana, successivamente portata a frequenza giornaliera) insieme alla Città di Alessandria, unica gemella sopravvissuta al conflitto. Le due navi hanno una capienza di 600 passeggeri ciascuna; le affianca occasionalmente la più piccola motonave Lorenzo Marcello, la cui capienza è di 300 passeggeri, e successivamente si aggiungeranno anche le motonavi Celio (ex Verdi) e Città di Messina (ex Rossini), anch'esse recuperate e ricostruite dopo essere state affondate in porto durante la guerra.

La Città di Trapani a Civitavecchia nel dopoguerra; sulla sinistra la nuova motonave Sicilia, anch'essa della Tirrenia (g.c. Stefano Cioglia, via www.naviearmatori.net)

Settembre 1948

Un periodo di lavori di carenamento della Città di Trapani, svolti a Napoli e Palermo, causa notevoli disagi sulla linea Civitavecchia-Olbia, in quanto a sostituirla è la Lorenzo Marcello, la cui capienza massima è la metà: ne consegue che spesso numerosi viaggiatori vengono lasciati a terra, sia ad Olbia che a Civitavecchia. Ne scaturirà anche un'interrogazione parlamentare alla Presidenza del Consiglio ed al Ministero dei Trasporti da parte dei senatori sardi Luigi Oggiano, Pietro Mastino, Antonio Azara e Giovanni Lamberti.

Proprio dalle lagnanze di questi senatori si ricava un quadro di quale fosse, a tre anni dalla fine della guerra, la situazione dei collegamenti marittimi con la Sardegna, ancora difficile per via della distruzione della flotta mercantile causata dalla guerra, non ancora pienamente rimediata da recuperi e nuove costruzioni. Oggiano asserisce che “Riconosco che effettivamente il servizio è migliore di quello che fosse nel periodo bellico e immediatamente postbellico; allora non esisteva affatto! È superfluo che io ricordi che per tre o quattro anni la Sardegna è stata completamente isolata. Quel che importa considerare è se sia vero che dopo quel periodo i piroscafi Città di Alessandrict e Città di Trapani, adibiti al servizio tra la Sardegna e il continente, hanno soddisfatto, e soddisfatto almeno sufficientemente le necessità isolane. Devo dire che non hanno soddisfatto (…) quanto alla linea Olbia-Civitavecchia è da rilevare che la irregolarità del servizio non è solo di un momento, di un giorno, o di un determinato periodo, ma è proprio continua, è una regolare irregolarità! (…) il numero dei passeggeri tra il continente e la Sardegna è molto aumentato; è superiore a quello del periodo prebellico ed è certamente superiore a quello di 600. E bene a ragione il numero dei passeggeri è più forte oggi, perchè sono intensificate le comunicazioni, perchè c'è gente in maggior numero che vuole imbarcarsi, perchè i traffici sono stati ripresi o si vuole riprenderli su più vasta scala. Orbene, con i due piroscafi Città di Alessandria e Città di Trapani qualche cosa si è fatto, ma la dimostrazione che esiste ancora una notevole insufficienza sta nel fatto che il Governo ha annunziato dei provvedimenti straordinari (…) La Sardegna nota il fatto che praticamente non si fa nulla e non crede più a nulla di questi tentativi e progetti, che di quando in quando, con larga pubblicità, si manifestano per abbonirla. (…) le condizioni attuali del servizio tra la Sardegna e il Continente fanno vergogna! L'altro ieri sera ad OIbia è intervenuta la polizia con gli sfollagente e i passeggeri hanno fatto quello che una volta si faceva in una famosa caserma di bersaglieri del continente per volontà di un famoso Sottosegretario alla guerra: salivano attraverso le finestre con le funi! Anche ad OIbia i passeggeri sono saliti con le funi per assicurarsi i posti. Vedano tutti di rendersi finalmente conto della situazione, perchè si tratta di una dolorosa e veramente vergognosa situazione che deve essere meditata ed alla quale occorre sia di urgenza rimediato. E non è tutto! Quei passeggeri dormendo in coperta erano separati soltanto con una tavola da un branco di maiali! (…) Orbene, la Sardegna lamenta mancanza o insufficienza di telefoni, di telegrafi e di mezzi e servizi di comunicazione nel suo interno, e deve anche lamentare questo fatto terribile. Come Isola tende ad avvicinarsi sempre all'Italia, vi manda i suoi figli per traffici o per turismo o per altre ragioni, e l'Italia sembra che, indifferente o seccata, voglia rispondere: non muovetevi, state a casa!”. Azara denuncia che “Sarei tanto contento se il Sottosegretario di Stato (…) facesse un viaggio sia pure col Trapani, che è un'ottima nave, ma che non ha la capacità di 600 posti come lei, onorevole Sottosegretario, afferma. Quanto al numero dei posti bisogna infatti intendersi, perchè non si possono caricare le persone come si caricavano i maiali nel viaggio fatto recentemente dal senatore Oggiano e come si caricavano i cavalli nel viaggio che ho fatto io. Subito dopo la cessazione delle ostilità io viaggiai sopra un piroscafo capace di 400 capi – persone e bestie in commistione inevitabile per quanto non gradita – ma i viaggiatori non possono e non debbono – oggi – esser più considerati come capi di bestiame! Poche sere fa, nella nave sulla quale viaggiavo, ho visto i corridoi della prima classe ingombri di donne e bambini che dormivano in terra. Non crediate che viaggiare per mare sia come viaggiare in ferrovia: sul treno ci si può sedere sulle valigie, si può stare appoggiati ai corridoi; ma in mare, quando v'è moto ondoso e, peggio, quando v'è proprio burrasca, il che capita frequentemente in questa stagione e più frequentemente capiterà durante l'inverno che si approssima, il disagio del viaggio è notevolissimo e può diventare una grave sofferenza. A questo si aggiunga che centinaia di persone – e non soltanto (…) nei periodi eccezionali come il Ferragosto ed altri, ma normalmente – sono lasciate a terra per mancanza di posti, lontane dalla loro residenza; e ciò non può ulteriormente essere consentito, nè tollerato”.

La Città di Trapani a Porto Torres negli anni Cinquanta (da www.naviearmatori.net, utente tetide)

1950

La Città di Trapani è sempre in servizio sulla linea Civitavecchia-Olbia insieme a Città di Alessandria, Celio e Città di Messina.

6 ottobre 1952

Inaugura la ripristinata linea Napoli-Catania-Siracusa-Malta-Bengasi.

La Città di Trapani a Marsala nel 1955 (g.c. Stefano Cioglia, via www.naviearmatori.net)

1955

Stazza lorda e netta diventano 2361 tsl e 1313 tsn.

1957

Dopo qualche tempo in servizio settimanale sulla linea Genova-Porto Torres, inaugura la nuova linea celere Genova-Cagliari-Palermo-Trapani-Tunisi.



Altre due immagini della Città di Trapani a Civitavecchia negli anni Cinquanta (da www.naviearmatori.net; sopra, Coll. Giuseppe Bellu, sotto, g.c. Nedo B. Gonzales)

Naufragio


Ad oltre un decennio dal suo primo affondamento e dalla sua rinascita, l'ex Città di Marsala doveva incontrare una tragica fine nelle acque della città che le aveva dato il suo secondo nome: Trapani.

Alle undici del mattino del 4 dicembre 1957 la Città di Trapani, al comando del capitano triestino (per altra versione, fiumano) Pietro Justin, prossimo alla pensione, partì da Trapani (dov'era giunta da Cagliari; per altra fonte l'incidente sarebbe avvenuto mentre la nave era in arrivo a Trapani da Cagliari, ma sembra probabile un errore) alla volta di Palermo per effettuare il normale percorso della linea quattordicinale che aveva inaugurato pochi mesi prima. A bordo aveva 13 o 14 passeggeri (tra cui un bambino di cinque anni), 33 uomini di equipaggio ed un carico di mandorle e merci varie per un totale di 360 tonnellate.

Poco dopo la partenza, tuttavia, un'improvvisa mareggiata (e, secondo i discendenti del secondo ufficiale Alfredo Sconzo, una manovra errata ordinata dal comandante Justin contro il parere dei suoi ufficiali) portò la motonave ad incagliarsi sulla secca della Balata (un miglio a sud di Trapani, un miglio ad ovest di Torre Ligny), in 4,5 metri di fondo.

Subito venne lanciata via radio una richiesta di soccorso: numerosi pescherecci (tra cui il Seponto, il Maria Maggiore, l'Anna Vincenzina, il Perseveranza, il Nuovo Glauco, l'Elettorina ed il S. Maria di Seponto), tre rimorchiatori e varie motobarche, lance e bettoline si diressero prontamente in soccorso della motonave. Primo a giungere sul posto fu il motopeschereccio Nuovo Glauco, attrezzato specificamente per operazioni di soccorso, seguito dai rimorchiatori Pirano (da 500 CV, della S.A.I.R.O.N.) e Trieste; entro mezzogiorno i due rimorchiatori ed un terzo, il Maltempo, erano accanto alla Città di Trapani (il caso aveva voluto che i tre rimorchiatori si trovassero a Trapani in quel momento, essendovi giunti poche ore prima della Città di Trapani). Il palombaro Giovanni Rodittis notò due grossi squarci nello scafo. Vennero inviati sul posto anche un elicottero ed una squadra di palombari. Le operazioni di soccorso furono dirette dal comandante del porto.

Per prima cosa si pensò al salvataggio dei passeggeri; nonostante il mare grosso furono tutti tratti in salvo senza inconvenienti entro le 16.30, dopo di che si tentò di disincagliare la nave (per altra fonte, dopo aver tratto in salvo i passeggeri venne evacuata anche metà dell'equipaggio, e si procedette al recupero di buona parte del carico; secondo un giornale straniero dell'epoca i passeggeri della Città di Trapani tratti in salvo sarebbero stati 42 anziché 13, ed oltre ad essi sarebbero stati salvati anche 40 uomini dell'equipaggio, ma sembra probabile un errore). Alle 17 il motopeschereccio Anna Vincenzina, al comando dell'ex sommergibilista Nino Aiello, recuperò quindici membri dell'equipaggio della motonave.

La Città di Trapani era incagliata a centro nave, con allagamento della sala macchine e della stiva numero 2, ma si pensava ancora di poterla salvare: verso le 17, mentre calava il buio e lo stato del mare era in rapido peggioramento – ormai il mare di maestrale era in tempesta –, la furia stessa del mare la liberò dalla morsa della secca, ma i tentativi di governare da parte degli uomini rimasti a bordo risultarono infruttuosi. Fortemente sbandata, con la carena squarciata ed in via di allagamento, la motonave fu presa a rimorchio da poppa dal Pirano, che tentò di passarle a prua per portarla verso il largo, ma invece finì – forse a causa di un cavo impigliatosi nei comandi del timone – con l'incagliarsi a sua volta sugli scogli alle 19, spezzandosi in due e venendo poi progressivamente distrutto dalla violenza delle onde.

Anche la Città di Trapani, pochi minuti dopo essersi liberata dall'incaglio, s'incagliò nuovamente su un altro banco roccioso (articoli dell'epoca parlano della “scogliera Nasi”) ad appena un miglio dal porto eponimo, circa 500 metri ad ovest dell'isolotto Nasi ed a soli duecento metri dalla costa. A questo punto anche il resto dell'equipaggio decise di abbandonare la nave, adesso sbandata di 15 gradi; tonnellate di mandorle, fuoriuscite dallo scafo squarciato, formarono un tappeto verde-bruno che coprì la superficie del mare.

Il brusco peggioramento delle condizioni meteomarine mise in seria difficoltà i mezzi di soccorso, che rollavano fortemente ed erano violentemente sballottati dalle onde con il rischio di fare la stessa fine del Pirano, ed un tentativo di calare soccorritori da un elicottero non riuscì, ma fu comunque possibile salvare la maggior parte degli uomini che ancora si trovavano sulla Città di Trapani.

Il comandante Justin, tre ufficiali di macchina e due marinai furono gli ultimi ad abbandonare la Città di Trapani, calandosi in tarda serata mediante una carrucola a bordo del motopeschereccio Maria Maggiore, avvicinatosi alla motonave incagliata dal mare aperto. Dopo aver brevemente parlato con il comandante del porto, Justin salì su un altro peschereccio per tornare sulla sua nave e vedere se fosse ancora possibile fare qualcosa.


La Città di Trapani incagliata sulla secca della Balata (Coll. Alessandro Asta)



(Archivio Giovanni Cannamela, via www.trapaninostra.it)

Alle tre di notte, un gruppo di volontari guidati da Nino Aiello riuscì ad accostarsi al relitto del Pirano mediante un battello calato dal motopeschereccio Elettorina; due palombari (uno dei quali, il trapanese Gaeta, nel pomeriggio si era immerso per esaminare i danni allo scafo della Città di Trapani) ed un marinaio del rimorchiatore si gettarono in mare e vennero issati a bordo. Dopo un secondo tentativo risultato infruttuoso alle cinque del mattino, all'alba l'Elettorina, al comando di Pietro Abate, riuscì a trarre in salvo anche il figlio del comandante del Pirano, che fu ricoverato nell'ospedale di Sant'Antonio in stato di shock. Venne altresì recuperato un vigile del fuoco del Comando di Trapani salito sulla Città di Trapani per tentare un collegamento, mentre rimase intrappolato, ferito, nella timoniera del Pirano, dove si era aggrappato dopo aver abbandonato la sua nave, l'allievo ufficiale della Città di Trapani Domenico Appritola: il peggioramento dello stato del mare frustrò ogni tentativo di soccorrerlo.

Il 5 dicembre, su richiesta del comando del porto di Trapani, vennero inviati anche due elicotteri della Guardia di Finanza di Palermo, pilotati dal capitano Girolamo Del Giudice dell'Aeronautica (uno dei primi piloti di elicottero in Italia) e dal tenente Aldo Morelli della Sezione Aerea della Guardia di Finanza di Palermo (per altra versione Morelli sarebbe stato imbarcato come osservatore, mentre l'elicottero era pilotato dal maresciallo Negri dell'Aeronautica), con l'incarico di mandare un uomo a bordo del relitto del Pirano per un ultimo tentativo di salvare Domenico Appritola. Il giovane pescatore trapanese Leonardo Pecorella, offertosi volontario per l'ispezione (già il giorno prima si era calato per tre volte per tentare di soccorrere Appritola, ma al terzo tentativo la cima si era spezzata ed era caduto in mare, venendo poi recuperato), venne calato con una fune dall'elicottero del capitano Del Giudice e riuscì ad avvistare il cadavere di Appritola che galleggiava nella timoniera del Pirano, con indosso un giubbotto salvagente. Vi fu un momento di tensione quando Pecorella, calato sul Pirano, legò la cima con cui era stato calato ad una bitta per poterla poi recuperare: ma così facendo immobilizzò l'elicottero; per fortuna la cima si spezzò, liberando il velivolo.


L’elicottero pilotato dal capitano Del Giudice cala un marinaio...


...sul relitto del Pirano, per cercare superstiti. In secondo piano è incagliata la Città di Trapani ormai abbandonata.


Il relitto del Pirano. Le tre foto sopra sono state scattate dal tenente Morelli sul secondo elicottero, pilotato dal maresciallo Negri (Coll. Aldo Morelli, via www.anfipraticadimare.it)

Aldo Morelli e Girolamo Del Giudice (Coll. Aldo Morelli, via www.anfipraticadimare.it)

Morirono nella tragedia sei uomini: quattro membri dell'equipaggio della Città di Trapani (il cinquantacinquenne primo ufficiale Antonio Gianni, da Fiume, il cinquantatreenne secondo ufficiale Alfredo Sconzo, da Palermo, il cinquantaquattrenne secondo ufficiale di macchina Giobatta Sallù, da Cagliari, e l'allievo ufficiale Domenico Appritola, da Napoli) e due del Pirano, il cinquantacinquenne comandante Francesco Paolo Bottone ed il sessantacinquenne capo macchinista Girolamo Brancato, entrambi palermitani. I corpi di Gianni, Sconzo, Bottone ed Appritola vennero recuperati (quello di Bottone venne trovato verso le 21.30 del 4 dicembre sulla spiaggia antistante il Villino Nasi e l'omonima scogliera, quello di Appritola fu recuperato il giorno dopo il disastro dalla timoniera del Pirano, quello di Gianni fu portato dal mare fino a Torre Nubia), mentre Sallù e Brancato vennero dichiarati dispersi.

Altri dodici uomini rimasero feriti e vennero ricoverati all'Ospedale Civico di Trapani (tra di essi i marinai della Città di Trapani Giacomo Lipari, Tommaso Castro, Giovanni Dabbene, Sebastiano Vaccaro, Salvatore Ricupero, Rosario Calamita e Sebastiano Gaeta).

Giobatta Sallù aveva preso imbarco sulla Città di Trapani appena due giorni prima del disastro, a Cagliari. Particolarmente tragica la storia del secondo ufficiale Alfredo Sconzo: capitano di lungo corso, era già sopravvissuto in guerra a due affondamenti e non avrebbe nemmeno dovuto essere a bordo, essendo malato da due mesi di ulcera gastrica; quando la Tirrenia gli aveva chiesto di imbarcarsi in via eccezionale per un solo viaggio (la Città di Trapani sarebbe stata di ritorno da Palermo entro quarantott'ore, dopo aver fatto scalo a Napoli, Livorno, Genova, Cagliari e Trapani), sospendendo momentaneamente la malattia, il fratello medico Giulio, che lo aveva in cura, gliene aveva fatto categorico divieto, ma lui si era imbarcato lo stesso. Mortalmente ustionato da un'esplosione avvenuta a bordo dopo l'incaglio (il nipote Gaetano parla di scoppio di una caldaia ma doveva essere qualcos'altro, essendo la Città di Trapani una motonave e dunque priva di caldaie), il suo corpo venne ritrovato su una spiaggia 30 km a sud del luogo della tragedia dai fratelli Giulio e Giovanni, messisi a battere le spiagge a piedi. Lasciò moglie e due figli.

La Tirrenia diramò un comunicato: "Alla memoria di sei vittime del dovere, accumulate dal sacrificio, rivolgiamo il nostro commosso e riverente pensiero. Come è doveroso esprimere la nostra gratitudine per il primo ed efficace interessamento delle Autorità marittime e civili di Trapani, nonché lo slancio di abnegazione di tutti coloro che si prodigarono in condizioni estremamente difficili per la salvezza delle persone".


La notizia del naufragio della Città di Trapani sulla “Stampa” del 4 dicembre 1957…



...del 6 dicembre…


...e del 7 dicembre (Archivio La Stampa)

(da www.tp24.it)

La notizia sul giornale statunitense “Florence Herald” del 2 gennaio 1958 (da www.theflorenceherald.com)

La perdita della Città di Trapani causò la temporanea sospensione del servizio sulle linee 6 e 16 (Genova-Sardegna-Sicilia-Tunisi) della Tirrenia.

Qualche sito afferma che la Città di Trapani sarebbe andata perduta nei pressi dell'Isola dei Cani (acque della Tunisia) ma si tratta di un errore, originato da confusione con la perdita della precedente Città di Trapani, affondata su una mina nel 1942 proprio al largo dell'Isola dei Cani.


Su incarico della Tirrenia, tra la fine del 1957 e gli inizi del 1958 la società di recuperi Tripcovich di Trieste tentò per ben 78 giorni di disincagliare la Città di Trapani, ma le operazioni di recupero vennero compromesse da una successione di tempeste (il tempo tornò a peggiorare già pochi giorni dopo il disastro), l'ultima delle quali ridusse la nave in condizioni tali – lo scafo era ormai spezzato in due – da indurre a decidere di rinunciare al recupero. Il 21 febbraio (o 1° marzo) 1958 la Città di Trapani viene ufficialmente dichiarata perduta: rimane ad oggi l'unica nave persa dalla Tirrenia per naufragio dopo la fine della seconda guerra mondiale. Per sostituirla venne trasferita dall'Adriatica la motonave Filippo Grimani, ribattezzata Città di Tripoli.

Il relitto rimase visibile per decenni, venendo progressivamente demolito dall'azione distruttrice del mare; alcuni resti arrugginiti della poppa sarebbero visibili ancor oggi dal Villino Nasi di Trapani, verso nord-nord-ovest.


I resti affioranti della Città di Trapani nell’aprile 1998 (Wikimedia Commons, utente Civa61)


La Città di Marsala sul sito dell'Agenzia Bozzo

La Città di Marsala su Wrecksite

La Città di Trapani su Wrecksite

Libro registro del RINA, 1932

La Città di Marsala sui Lloyd's Registers del 1941

L'HMS Proteus su Uboat.net

Diving Stations: The Story of Captain George Hunt and the Ultor

Villino Nasi, sospeso tra cielo e mare

La Città di Trapani sul sito dell'Associazione Navimodellisti Bolognesi

La società Tirrenia su Naviearmatori

Storia della società Tirrenia

La storia della Tirrenia di Navigazione

“Sei marinai morti nel naufragio di due navi sugli scogli di Trapani”

“Il naufragio di Trapani (sei morti) nel racconto dei marinai superstiti”

“Una motonave incagliata sulle scogliere di Trapani”

“Due uomini annegati e altri quattro dispersi”

Pasquale Sconzo

60 anni fa il naufragio del Città di Trapani

Tre navi di nome Trapani

Foto tratte dall'Album del Gen.D. pil. o.a. Aldo Morelli

Villino Nasi e lo scoglio dai tramonti più belli

Marineria trapanese

Notizia sul “Florence Herald” del 2 gennaio 1958

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