![]() |
L’Usodimare a Taranto negli anni ’30, sullo sfondo una corazzata
classe Duilio (cartolina ediz. Manzotti, da Wikipedia)
|
Cacciatorpediniere, già esploratore, della classe Navigatori (1900 t di dislocamento standard, 2605 t a pieno carico). Durante la seconda guerra mondiale svolse 113 missioni di guerra, percorrendo 41.972 miglia nautiche e trascorrendo quasi 2618 ore in navigazione.
Breve e parziale cronologia.
1° giugno 1927
Impostazione presso i
cantieri Odero di Sestri Ponente.
12 maggio 1929
Varo presso i
cantieri Odero di Sestri Ponente.
21 novembre 1929
Entrata in servizio,
come esploratore, sesta unità della classe ad entrare in servizio. L’Usodimare entrerà poi a far parte della
Divisione Esploratori dell’ammiraglio Bucci, costituita dalle dodici unità
della classe Navigatori.
1930-1931
Grandi lavori di
modifica tesi a ridurre i pesi situati in alto per migliorare la precaria
stabilità trasversale, abbassando le sovrastrutture prodiere di un livello,
sostituendo l’albero a tripode con uno a fuso, rendendo inutilizzabili i
serbatoi di nafta sopra la linea di galleggiamento (e conseguentemente
riducendo l’autonomia, causa la riduzione di circa cento tonnellate del
carburante imbarcabile) e sostituendo i due impianti trinati di tubi
lanciasiluri con altrettanti impianti binati.
Dicembre 1930
Adibito a compiti di
appoggio e scorta, assieme a sette delle unità gemelle, per la crociera aerea
transatlantica dall’Italia al Brasile intrapresa da Italo Balbo con 14
idrovolanti. In questo periodo è comandante dell'Usodimare il capitano di vascello Vincenzo Magliocco; suo secondo è un concittadino di Balbo, il ferrarese capitano di corvetta Ludovico Sitta.
1932
Lavori di
sostituzione del timone originario con uno di maggiori dimensioni, per
migliorarne la non eccellente manovrabilità.
10 agosto 1934
Alle 00.50 l’Usodimare, proveniente dal Lido di Roma
e diretto a Napoli, viene speronato dal piroscafo Pallade, in navigazione da Torre Annunziata a Gaeta, nel canale tra
Procida e la penisola di Capo Miseno. Tre membri dell’equipaggio dell’Usodimare perdono la vita, ed altri 17
rimangono feriti; l’esploratore subisce un grosso squarcio a proravia del
complesso binato prodiero da 120 mm, sul lato dritto. Il Pallade, invece, non subisce danni. L’Usodimare può raggiungere Napoli con i propri mezzi, venendo poi
immesso in bacino per le necessarie riparazioni.
![]() |
Il danno alla prua dell’Usodimare (foto tratta da Warships 1900-1950, crediti sconosciuti) |
![]() |
Un’altra foto dell’Usodimare danneggiato dopo la collisione con il Pallade (foto scattata dal maresciallo capo cannoniere Antonio Miccoli dell’Alvise Da Mosto, dal blog La Voce del Marinaio)
|
Partecipa alla guerra
civile spagnola.
1938
Riclassificato
cacciatorpediniere ed assegnato alla XVI Squadriglia Cacciatorpediniere, di
base a Taranto. Insieme al Nicoloso Da
Recco sarà uno degli unici due “Navigatori” (su un totale di dodici unità)
a non ricevere l’ultima fase di grandi lavori di modifica, che migliorarono la
stabilità delle altre unità della classe, aumentandone leggermente le
dimensioni (250 t di dislocamento in più) ma riducendone la velocità di 3-4
nodi.
10 giugno 1940
All’ingresso
dell’Italia nella seconda guerra mondiale, l’Usodimare appartiene alla XVI Squadriglia Cacciatorpediniere, che
forma con i gemelli Nicoloso Da Recco,
Luca Tarigo ed Emanuele Pessagno.
![]() |
Il cacciatorpediniere fotografato agli inizi del 1939 (coll. Erminio Bagnasco, via Maurizio Brescia, tratta da www.associazione-venus.it)
|
12 giugno 1940
Alle due di notte l’Usodimare lascia Taranto insieme a Da Recco e Pessagno, alla I Divisione (incrociatori pesanti Zara, Fiume e Gorizia), alla
VIII Divisione (incrociatori leggeri Luigi
di Savoia Duca degli Abruzzi e Giuseppe
Garibaldi) ed alla IX Squadriglia Cacciatorpediniere (Vittorio Alfieri, Alfredo
Oriani, Vincenzo Gioberti e Giosuè Carducci) per un pattugliamento
in Mar Ionio.
7 luglio 1940
Alle 14.10 lascia
Taranto unitamente a Da Recco e Pessagno, alla IV Divisione
(incrociatori leggeri Alberico Da Barbiano,
Alberto Di Giussano, Luigi Cadorna ed Armando Diaz) ed alla VIII Divisione (Duca degli Abruzzi e Garibaldi)
per fornire scorta indiretta ad un convoglio diretto in Libia e composto dai
trasporti truppe Esperia e Calitea e dalle moderne motonavi da carico
Marco Foscarini, Francesco Barbaro e Vettor
Pisani, con la scorta diretta delle torpediniere di scorta Orsa, Procione, Orione e Pegaso e delle vecchie torpediniere Giuseppe Cesare Abba e Rosolino Pilo.
L’operazione porterà
poi, sulla rotta di ritorno, alla battaglia di Punta Stilo. Dopo essersi unita
alla I ed alla II Squadra Navale, la formazione di cui fa parte l’Usodimare prende parte all’inconclusiva
battaglia, nella quale l’Usodimare
non avrà parte rilevante.
1° agosto 1940
Salpa da Augusta
insieme ai gemelli Da Recco, Pessagno, Ugolino Vivaldi ed Antonio Da
Noli per una caccia antisommergibile. La missione porta all’affondamento
del sommergibile HMS Oswald,
speronato dal Vivaldi.
1° febbraio 1941
Intorno alle 6.30 entra
in collisione con la motonave mista Viminale
al largo di Brindisi, riportando danni non gravi. Rimorchiato a Brindisi dal
cacciatorpediniere Lampo, richiederà
otto giorni di riparazioni (per una fonte effettuate a Taranto).
3 giugno 1941
Partecipa, con
compiti di scorta alle unità adibite alla posa delle mine, alle operazioni di
posa delle spezzate «b» e «c» dello sbarramento di mine «T» a nordest di
Tripoli (si trattava di campi minati difensivi, che dovevano proteggere Tripoli
da attacchi da parte delle forze navali britanniche) insieme ai
cacciatorpediniere Alvise Da Mosto, Antonio Pigafetta, Giovanni Da Verrazzano, Da
Recco, Gioberti e Scirocco, alla IV Divisione
(incrociatori leggeri Giovanni delle
Bande Nere ed Alberto Di Giussano)
ed alla VII Divisione (incrociatori leggeri Eugenio
di Savoia, Emanuele Filiberto Duca
d’Aosta e Muzio Attendolo). L’Usodimare, in particolare, al comando
del capitano di fregata Galleani ed inquadrato nella XVI Squadriglia insieme a Da Recco, Gioberti e Scirocco,
parte da Taranto alle 05.00 del 2 giugno insieme al Da Recco, alla XV Squadriglia Cacciatorpediniere (Pigafetta, Da Mosto, Da Verrazzano)
ed alla VII Divisione; alle 18.10 viene incontrato il gruppo composto dalle
altre unità, che si unisce al primo alle 18.30. Alle 10.37 del 3 giugno la
formazione, giunta in prossimità dell’area designata per la posa di mine, si
divide come ordinato; alle 11.06 ha inizio la manovra per assumere rotta e
formazione per la posa delle mine, ma durante il suo svolgimento l’Usodimare, che non ha mine a bordo ma è
di scorta alle altre navi, subisce un’avaria al timone, che provvede a
segnalare. Il problema può però essere rapidamente risolto senza ostacolare la
manovra. Le mine vengono poi posate dalle navi designate tra le 11.31 e le
12.15 (spezzata «b») e tra le 12.22 e le 12.51 (spezzata «c»). Terminata la
posa, le navi dei due gruppi si riuniscono tra le 13.30 e le 14.10 ed assumono
poi la rotta di ritorno. Durante la navigazione notturna di rientro l’Usodimare ritiene di avvistare degli
aerei (era stato segnalato il decollo di aerosiluranti britannici da Malta) e
lancia l’allarme, provocando un’accostata per imitazione di manovra, ma non vi
sono attacchi. La formazione rientra regolarmente alle basi.
17-18-19 giugno 1941
Insieme alla
torpediniera Partenope, l’Usodimare viene incaricato delle
operazioni preliminari alla posa della spezzata «S 2» del campo minato «S» (uno
sbarramento di mine offensivo posizionato tra Capo Bon e le isole Egadi, e
composto da varie spezzate). L’Usodimare
posa le boette che devono segnalare le estremità della linea di posa, poi ne
ricontrolla più volte attentamente la posizione. Le operazioni, interrotte
causa maltempo, riprendono dal 25 al 27 giugno.
28 giugno 1941
Posa della spezzata «S
2» da parte di Duca d’Aosta, Attendolo, Pessagno e Pigafetta. L’Usodimare attende l’arrivo delle navi
adibite alla posa nei pressi della boa orientale, ed all’inizio della posa,
alle 6.54, si allontana per non essere d’intralcio.
4-7 luglio 1941
All’alba del 4 luglio
l’Usodimare, nell’ambito delle
operazioni preliminari alla posa della spezzata «S 3», raggiunge la zona
indicata e posa le boette n. 1 e n. 3. All’alba del 6 l’unità, insieme alla
torpediniera Castore, ritorna sul
posto e verifica accuratamente la posizione delle boette. All’alba del 7,
giorno stabilito per la posa, l’Usodimare
attende le navi designate per la posa delle mine (Duca d’Aosta, Attendolo, Bande Nere, Di Giussano, Pigafetta e Pessagno oltre a sei cacciatorpediniere
di scorta) presso la boetta n. 1. Quando le navi iniziano a disporsi per la
posa, intorno alle 7, l’Usodimare
segnala che le unità della Divisione dovrebbero, se possibile, distruggere le
boe n. 2 e n. 4 (ordine che viene comunicato al Di Giussano, che deve passare nei pressi di tali boe). La posa
avviene regolarmente.
6-23 agosto 1941
Il 6 agosto l’Usodimare e la torpediniera Centauro, partiti da Trapani, provvedono
alle usuali operazioni preliminari per la posa del tratto «S 41» della spezzata
«S 4»; terminata quest’opera, non rientrano alla base ma eseguono analoghe operazioni
anche per i tratti «S 42», «S 43» e «S 44» della medesima spezzata. Come al
solito Usodimare e Centauro attendono poi l’arrivo delle
navi assegnate alla posa (posamine ausiliari Reggio ed Aspromonte e
cacciatorpediniere Pigafetta, Da Mosto, Da Verrazzano, Da Noli, Zeno e Pessagno) per segnalare le estremità dello sbarramento, venendo da
esse avvistati rispettivamente alle 6.10 ed alle 6.02 del 12 agosto, giorno
della posa del tratto «S 41». I tratti «S 42», «S 43» e «S 44» vengono posati
rispettivamente il 16, il 19 ed il 23 agosto. Alle 8.30 del 23 agosto, prima
dell’inizio della posa, Usodimare e Centauro, di nuovo in attesa per
segnalazione dei limiti del campo minato, vengono avvistati dalle navi
incaricate della posa.
29 agosto 1941
Alle 11.15 parte da
Napoli per scortare Tripoli, unitamente ai cacciatorpediniere Aviere, Pessagno, Gioberti, Da Noli e Camicia Nera, le motonavi passeggeri Victoria, Neptunia ed Oceania, cariche di truppe. A
mezzogiorno il sommergibile britannico Urge
avvista il convoglio al largo di Capri, ed alle 12.18, in posizione 40°25’ N
14°25’ E (una decina di miglia a sudest di Capri), l’unità nemica lancia tre
siluri contro la Victoria, che viene
mancata. Dalle 12.24 alle 12.55 le unità della scorta bombardano l’Urge con 26 cariche di profondità, ma il
sommergibile, benché scosso da alcune detonazioni avvenute non molto lontane,
non riporta danni.
31 agosto 1931
Alle 6.30, nel tratto
finale della navigazione, il convoglio viene avvistato dal sommergibile
britannico Upholder, che alle 7.10, in
posizione 32°50’ N e 13°55’ E (ad est di Tripoli), lancia quattro siluri contro
l’Oceania e la Neptunia, ma le motonavi vengono mancate; due dei
cacciatorpediniere reagiscono gettando un totale di 23 bombe di profondità tra
le 7.16 e le 7.30, mentre l’Upholder
si ritira verso nord. Le navi arrivano a Tripoli alle 9.30 dello stesso giorno.
Le stesse unità
scorteranno poi i tre mercantili anche nella navigazione di ritorno da Napoli a
Taranto, dove il convoglio arriverà indenne il 2 settembre.
16 settembre 1941
Lascia Taranto
insieme a Da Recco, Da Noli, Gioberti e Pessagno, di
scorta al convoglio «Vulcania», composto dai grossi trasporti truppe Vulcania, Neptunia ed Oceania e diretto
a Tripoli.
18 settembre 1941
Il convoglio
s’imbatte in uno “sbarramento” di sommergibili britannici – Upholder, Unbeaten, Upright, Ursula – al largo della Libia. Alle
4.15, nel punto 33°02’ N e 14°42’ E, Neptunia
ed Oceania sono silurate dall’Upholder ed iniziano lentamente ad
affondare. L’Usodimare trae in salvo
485 superstiti, poi riceve dal caposcorta CV Stanislao Esposito (sul Da Recco) l’ordine di scortare l’ancora
illesa Vulcania a Tripoli. Gli altri
cacciatorpediniere rimangono invece in zona per tentare il rimorchio dell’Oceania, recuperare i naufraghi e dare
la caccia all’Upholder (caccia che
sarà inutile: l’Upholder finirà l’Oceania con un nuovo lancio alle 8.50,
mentre la Neptunia era già affondata
alle 6.50).
Alle 6.20 l’Ursula avvista Vulcania ed Usodimare e
manovra per attaccare la motonave, lanciando alle 7.20 quattro siluri da una
distanza di 3.000 metri. Aerei e navi inviate da Tripoli in appoggio al
convoglio, tuttavia, avvistano i siluri ed avvertono in tempo il Vulcania, che elude con la manovra il
lancio – i siluri transitano a poppavia della motonave – e raggiunge indenne
Tripoli insieme all’Usodimare.
2 ottobre 1941
Lascia Napoli insieme
ai cacciatorpediniere Euro, Da Noli e Gioberti, poi rinforzati con le torpediniere Partenope e Calliope, di
scorta alle motonavi da carico Vettor
Pisani, Fabio Filzi, Rialto e Sebastiano Venier.
5 ottobre 1941
Intorno alle quattro
del mattino la Rialto viene silurata
da quattro aerosiluranti britannici Fairey Swordfish dell’830th
Squadron della Fleet Air Arm un’ottantina di miglia a nord-nord-est di
Misurata, affondando dopo sei ore nel punto 33°30’ N e 15°53’ E.
16 ottobre 1941
L’Usodimare, insieme ai cacciatorpediniere
Folgore, Fulmine, Sebenico, Gioberti e Da Recco, parte da Napoli per scortare a Tripoli i mercantili Beppe, Marin Snudo, Paolina e Caterina, cui si uniscono poi anche la
piccola unità ausiliaria F 138 Amba
Aradam e la vecchia torpediniera Generale
Antonino Cascino.
18 ottobre 1941
Al largo di Lampedusa
il Beppe viene silurato dal
sommergibile HMS Ursula: preso a
rimorchio dal rimorchiatore tedesco Max
Barendt ed assistito dal Da Recco
e dalla torpediniera Calliope,
riuscirà ad arrivare a Tripoli il 21 ottobre.
Alle 22.30 il
convoglio viene attaccato da cinque aerosiluranti Swordfish dell’830th
Squadron, che silurano il Caterina.
Se ne tenta il rimorchio, ma alle 17.30 del 19 ottobre il piroscafo affonda
capovolgendosi a 62 miglia per 350° dal faro di Tripoli.
Il resto del
convoglio arriva a Tripoli il 19 ottobre.
12 dicembre 1941
Alle 10.30 l’Usodimare lascia Messina insieme al Da Recco per scortare a Taranto il
convoglio
«A», composto dalle
moderne motonavi Fabio Filzi e Carlo Del Greco. Nell’ambito
dell’operazione «M 41» per rifornire la Libia, il convoglio, una volta giunto a
Taranto, dovrebbe proseguire per Tripoli (subito prima ne era stata annullata
la prevista partenza per Argostoli, cambiando la destinazione intermedia con
Taranto). Alle 2.10 (o 2.15, o 2.30) del 13 dicembre, tuttavia, il convoglio, in
navigazione 15 miglia a sud di Capo San Vito (a circa dieci miglia da Taranto),
viene attaccato dal sommergibile britannico Upright
ed entrambi i mercantili sono colpiti. Il Filzi
si capovolge ed affonda in appena sette minuti a causa dello spostamento del
carico, il Del Greco affonda dopo
meno di un’ora, prima che se ne possa tentare il rimorchio. Vengono salvati 435
naufraghi, ma in 214 risultano morti o dispersi.
16 dicembre 1941
Aggregato alla X
Squadriglia Cacciatorpediniere, l’Usodimare
prende parte all’operazione «M 42», facendo parte della scorta indiretta
insieme ai cacciatorpediniere Oriani,
Gioberti, Maestrale, Corazziere, Carabiniere, Granatiere, Bersagliere, Fuciliere ed Alpino, agli incrociatori pesanti Trento e Gorizia ed alle
corazzate Littorio, Giulio Cesare ed Andrea Doria. I convogli in mare sono due, ambedue partiti da
Taranto: la motonave tedesca Ankara
diretta a Bengasi con la scorta del cacciatorpediniere Saetta, e le altrettanto moderne motonavi Monginevro, Napoli e Vettor Pisani dirette a Tripoli con la
scorta diretta dei cacciatorpediniere Da
Recco, Vivaldi, Da Noli, Nicolò Zeno, Pessagno e Lanzerotto Malocello.
I convogli giungono
in porto indenni il 18 dicembre, mentre il 17 dicembre la squadra d’appoggio
partecipa alla prima battaglia della Sirte, un breve scontro con una squadra
britannica che si conclude in un nulla di fatto. Durante il combattimento l’Usodimare fa parte della scorta della Littorio.
1942
Lavori di
ammodernamento, le otto mitragliere contraeree da 13,2 mm vengono sostituite
con sette più efficaci armi da 20 mm.
![]() |
L’Usodimare con colorazione mimetica in una foto del 1942 (crediti sconosciuti, tratta da www.navyworld.narod.ru)
|
3 gennaio 1942
Alle 10.15 parte da
Messina insieme ai cacciatorpediniere Bersagliere, Fuciliere, Vivaldi e Da Recco nell’ambito
dell’operazione «M 43», che consiste nell’invio in Libia di tre convogli con in
tutto 6 mercantili, 6 cacciatorpediniere e 5 torpediniere. Usodimare, Fuciliere, Vivaldi e Da Recco scortano le motonavi Nino Bixio, Lerici e Monginevro a
Tripoli, dove arrivano il 5 gennaio.
18 gennaio 1942
La grossa motonave
cisterna Giulio Giordani, scortata
dall’Usodimare e dal Da Recco, viene attaccata da
aerosiluranti Swordfish dell’830th Squadron, ma l’attacco non causa
alcun danno.
21 febbraio 1942
Alle 13.30 lascia
Corfù insieme ai cacciatorpediniere Maestrale, Pigafetta, Pessagno e Scirocco ed
alla torpediniera Circe, per
scortare a Tripoli un convoglio composto dalla Giulio Giordani e dalle motonavi da carico Lerici e Monviso, nell’ambito
dell'operazione «K. 7».
23 febbraio 1942
Alle 10.14 del mattino, una novantina di miglia ad est di Tripoli ed al largo di Capo Misurata, la Circe localizza con l’ecogoniometro il sommergibile britannico P 38, che sta tentando di attaccare il convoglio (poco dopo ne viene avvistato anche il periscopio, che però subito scompare poiché il sommergibile, capendo di essere stato individuato, s’immerge a profondità maggiore), e, dopo aver ordinato al convoglio di virare a dritta, alle 10.32 lo bombarda con bombe di profondità, arrecandogli gravi danni. Subito dopo il P 38 affiora in superficie, per poi riaffondare subito: a questo punto si uniscono alla caccia anche l’Usodimare ed il Pessagno, che gettano altre cariche di profondità, e, insieme ad aerei della scorta, mitragliano il sommergibile. L’attacco è tanto violento e confuso che un marinaio, su una delle navi italiane, rimane ucciso dal tiro delle mitragliere, e la Circe deve richiamare le altre unità al loro posto per poter proseguire nella sua azione. Dopo questi ulteriori attacchi, la Circe effettua un nuovo attacco con bombe di profondità, ed alle 10.40 il sommergibile affiora di nuovo con la poppa, fortemente appruato, le eliche che girano all’impazzata ed i timoni orientati a salire, per poi affondare di prua con l’intero equipaggio in posizione 32°48’ N e 14°58’ E. Un’ampia chiazza di carburante, rottami e resti umani marcano la tomba dell’unità britannica.
Il convoglio giunge
indenne a Tripoli.
8 aprile 1942
Collisione, alle
00.25, tra l’Usodimare e la motonave
tedesca Ankara, che l’unità sta
scortando insieme alla torpediniera Lince,
nel punto 37°55’ N e 15°25’ E. L’Usodimare
riporta una falla e qualche danno superficiale.
L’affondamento
Alle due di notte
dell’8 giugno 1942 l’Antoniotto Usodimare,
al comando del capitano di fregata Luigi Merini, salpò da Napoli di scorta alla
motonave da carico Vettor Pisani,
diretta a Tripoli nell’ambito dell’operazione di rifornimento «Pisa» (il
convoglio era denominato «U»). Oltre all’equipaggio, il cacciatorpediniere
aveva a bordo anche 5 ufficiali e 25 sottufficiali e marinai di passaggio, per
un totale di 306 uomini. Giunte al largo di Palermo, le due navi si aggregarono
al convoglio «S», proveniente da Palermo ed anch’esso diretto a Tripoli, e
costituito dalla motonave Sestriere
scortata dal cacciatorpediniere Premuda
e dalla torpediniera Circe. (Per
altra fonte il convoglio «U» era scortato da Usodimare e Premuda, ed
il convoglio «S» dalla Circe e da
un’altra torpediniera, la Lince). Caposcorta
del convoglio era proprio il comandante Merini dell’Usodimare. Disgrazia volle che sulla loro rotta si trovasse il
sommergibile italiano Alagi, al
comando del tenente di vascello Sergio Puccini, appena arrivato nell’area
assegnatagli per un agguato (circa venti miglia a nord di Capo Blanc). L’Alagi aveva ricevuto ordine di attaccare
qualsiasi nave avesse incontrato (“Qualunque nave interferisce la vostra rotta
è nave nemica”), e non era stato informato del passaggio del convoglio italiano
nel suo settore. Avvistate le navi italiane nella tarda serata dell’8 giugno,
mentre il convoglio dirigeva per doppiare Capo Bon, il comandante Puccini ritenne
di trovarsi di fronte ad un convoglio britannico: contribuì al tragico equivoco
il fatto che il Premuda, un grosso
cacciatorpediniere di provenienza jugoslava (era stato catturato nel 1941) e di
costruzione britannica, aveva in effetti un aspetto piuttosto differente da
quello delle similari unità italiane e somigliante a quello delle classi di
cacciatorpediniere britannici “H” e “I”. L’Alagi,
pertanto, subito manovrò per attaccare e lanciò tre siluri dai tubi prodieri contro
il cacciatorpediniere più vicino: l’Usodimare.
Alle 21.20 il cacciatorpediniere venne colpito da uno dei siluri a centro nave,
sulla dritta, si spezzò in due ed affondò in cinque minuti, 72 miglia a nord di
Capo Bon, portando con sé 6 ufficiali e 135 tra sottufficiali e marinai. I
superstiti 5 ufficiali e 160 sottufficiali e marinai vennero recuperati nelle
ore seguenti dal Premuda e dalla Circe, alcuni dopo parecchie ore in
acqua (il superstite maresciallo Emanuele Ridi raccontò in seguito di essere
rimasto in acqua per quasi un giorno e mezzo, prima di essere salvato con la
pelle quasi tumefatta). Per alta fonte i convogli vennero fatti rientrare a
Palermo ed a soccorrere i naufraghi dell’Usodimare
vennero salvati dalla torpediniera Cigno.
Il comandante Merini, tratto in salvo dopo aver passato parecchio tempo in
acqua, assunse subito la direzione del recupero dei naufraghi.
Le vittime tra l’equipaggio:
Donato Amoruso, marinaio, disperso
Achille Andreoni, marinaio cannoniere,
disperso
Arturo Balbiano, marinaio cannoniere, disperso
Antonio Bancalà, marinaio, disperso
Agostino Barabino, marinaio fuochista,
deceduto
Nello Baracchini, marinaio meccanico, disperso
Leonardo Barbera, marinaio fuochista, disperso
Aurelio Basso, marinaio fuochista, disperso
Giovanni Bedoschi, marinaio fuochista,
disperso
Giovanni Bianco, marinaio, disperso
Francesco Boemo, marinaio, deceduto
Domenico Bonaccorsi, marinaio cannoniere,
disperso
Luigi Bondoni, marinaio cannoniere, deceduto
Alfredo Eugenio Bongiovanni, marinaio
elettricista, disperso
Celestino Aventino Bovolenta, marinaio,
deceduto
Giuseppe Bucceri, marinaio cannoniere,
disperso
Mario Calabria, capo segnalatore di terza
classe, disperso
Salvatore Calì, sottocapo S. D. T., disperso
Eugenio Cantero, marinaio segnalatore,
disperso
Giovanni Capozzi, marinaio cannoniere,
disperso
Giuseppe Cariola, marinaio fuochista, deceduto
Luigi Casciaro, marinaio fuochista, disperso
Ilario Ceccarelli, sottocapo cannoniere,
disperso
Fabbio Co, sergente furiere, disperso
Sergio Coccapani, sottotenente di vascello,
disperso
Francesco Colonna, sergente cannoniere,
disperso
Carlo Commesso, marinaio cannoniere, disperso
Giuseppe Coraducci, marinaio cannoniere,
disperso
Fulvio Corsini, marinaio fuochista, disperso
Luigi Corvaglia, marinaio motorista, disperso
Attilio Costigliolo, sottocapo elettricista,
disperso
Ignazio Crapola, marinaio fuochista, disperso
Welton Crescenzi, sottocapo furiere, disperso
Alberto Criscuolo, marinaio fuochista,
disperso
Michele D’Elia, marinaio cannoniere, disperso
Giovanni D’Ignoti, marinaio cannoniere,
disperso
Vito Dal Cin, marinaio cannoniere, disperso
Fedele De Paulis, capitano di corvetta,
disperso
Luca De Rosa, marinaio, disperso
Luigi De Sio, marinaio cannoniere, disperso
Antonio Dello Iacovo, marinaio cannoniere,
disperso
Nino Di Giacomo, sottocapo nocchiere, disperso
Antonio Di Iorio, marinaio elettricista,
disperso
Giovanni Di Pinto, marinaio, disperso
Sebastiano Dionisio, sergente infermiere,
disperso
Gastone Domenici, secondo capo meccanico,
disperso
Onorino Fabian, marinaio torpediniere,
disperso
Giuseppe Facciano, marinaio, disperso
Livio Faragli, marinaio cannoniere, disperso
Biagio Farinella, marinaio cannoniere,
disperso
Ezzelino Flora, marinaio, disperso
Eustacchio Fogato, marinaio fuochista,
disperso
Francesco Fortunato, marinaio elettricista,
disperso
Giuseppe Galatola, marinaio fuochista,
disperso
Rino Luigi Galbusera, sottocapo
radiotelegrafista, disperso
Mario Gallo, marinaio meccanico, disperso
Raffaele Gargiulo, sottotenente del Genio
Navale, disperso
Calogero Gatto, marinaio fuochista, disperso
Antonio Gavini, sottocapo meccanico, disperso
Leonardo Gazzuolo, marinaio S. D. T., disperso
Ermes Gelati, marinaio, disperso
Pietro Gerichievich, capo nocchiere di prima
classe, disperso
Luigi Gimona, marinaio, disperso
Vincenzo Gobbi, marinaio fuochista, disperso
Mario Gualla, marinaio cannoniere, disperso
Carlo Guercia, marinaio, disperso
Pasquale Illiano, marinaio, disperso
Rodolfo Innocente, sottocapo cannoniere,
disperso
Carlo Lanzani, sottocapo meccanico, disperso
Luigi Laura, marinaio fuochista, disperso
Carmelo Leotta, sergente fuochista, disperso
Carlo Guido Lepore, sottotenente medico,
disperso
Pasquale Mammola, sergente carpentiere,
disperso
Filippo Manuguerra, sottocapo cannoniere,
disperso
Francesco Marzocca, marinaio fuochista,
disperso
Carlo Masini, marinaio fuochista, disperso
Vincenzo Mauriello, marinaio silurista,
disperso
Bruno Mazzucco, marinaio cannoniere, disperso
Mario Merlin, marinaio motorista, disperso
Libero Molon, sottocapo meccanico, disperso
Nicola Monti, marinaio cannoniere, disperso
Alberto Musca, marinaio cannoniere, disperso
Gemino Nardelotto, marinaio, disperso
Mario Pagano, marinaio fuochista, disperso
Michele Pagliero, marinaio fuochista, disperso
Basso Palermo, marinaio silurista, disperso
Giuseppe Pantè, marinaio, disperso
Ubaldo Pastore, marinaio fuochista, disperso
Adriano Pavani, marinaio fuochista, disperso
Lorenzo Pedretti, marinaio fuochista, disperso
Pietro Piccardi, sottocapo cannoniere,
disperso
Amelio Pifferi, secondo capo silurista,
disperso
Nicola Pino, sottocapo segnalatore, deceduto
il 9.6.1942
Antonio Pirinu, sottocapo segnalatore,
disperso
Luigi Piro, capitano del Genio Navale,
disperso
Amelio Polese, marinaio cannoniere, disperso
Antonio Ponti, marinaio cannoniere, disperso
Salvatore Punzo, marinaio fuochista, disperso
Giovanni Rui, sergente meccanico, disperso
Angelo Schiavone, marinaio S. D. T., disperso
Nello Scorrano, marinaio S. D. T., disperso
Teodoro Scotti, marinaio fuochista, disperso
Pasquale Servillo, marinaio cannoniere,
disperso
Carmine Siano, marinaio, disperso
Umberto Spekar, sottotenente di vascello,
disperso
Carlo Suardi, marinaio fuochista, disperso
Luigi Tarantini, marinaio cannoniere, disperso
Lorenzo Torone, sottocapo silurista, disperso
Carmelo Tosto, marinaio cannoniere, deceduto
in territorio metropolitano il 21.6.1942 Michele Vasta, sottocapo elettricista,
disperso
Giulio Carmelo Veltri, marinaio, disperso
Salvatore Virgilio, secondo capo meccanico,
disperso
Mario Vollaro, marinaio cannoniere, disperso
Marino Vucas, marinaio fuochista, disperso
Celestino Zampetti, secondo capo
radiotelegrafista, disperso
Gino Zanellati, marinaio fuochista, disperso
Rolando Zerbini, marinaio cannoniere, disperso
Erano in precedenza caduti sull’Usodimare:
Sergio Di Patrizi, marinaio, deceduto nel
Mediterraneo centrale il 27.8.1940
Giuseppe Gensini, sergente meccanico, deceduto
l’1.2.1941 nel Mediterraneo centrale
Sante Marchiori, marinaio fuochista, deceduto
il 27.8.1940 in Mediterraneo centrale
Guido Ortenzi, marinaio S. D. T., deceduto in
Mediterraneo centrale il 23.2.1942
![]() |
L’Usodimare, a sinistra, ed il gemello Da Noli in porto a fine anni ’30 (da una cartolina ediz. Fratelli Calì di Genova, tratta da Wikipedia)
|
![]() |
L’Usodimare, ancora sprovvisto di armamento, durante le prove in mare (tratta da Wikipedia; link d’origine non funzionante)
|