Un dipinto del Lido (g.c. Mauro Millefiorini via www.naviearmatori.net)
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Piroscafo da carico da 1243 tsl e 721 tsn, dell’armatore Ignazio Messina & C. di Genova. Lungo 70,4 (o 73) metri, largo 9,5 (o 9,12), pescaggio 6,38 m, velocità 8,5 nodi. Matricola 1519 al Compartimento Marittimo di Genova.
Breve e parziale cronologia
Marzo 1889
Varato nei cantieri
AG Stettiner Vulcan di Stettino-Bredow (numero di cantiere 186) come London.
Maggio 1889
Completato nei
cantieri AG Stettiner Vulcan di Stettino-Bredow come London, per la compagnia tedesca Neue Dampfer Cie. AG di Stettino.
Stazza originaria 1227 tsl (oppure 1251 tsl, e stazza netta 931 tsn).
1° agosto 1914
Con lo scoppio della
prima guerra mondiale, il London
viene requisito dalla Kaiserliche Marine per essere impiegato come nave
ausiliaria/ostruzione in Mar Baltico.
24 ottobre 1914
Restituito agli
armatori.
1919
Consegnato
formalmente dalla Germania e rilevato dallo Shipping Controller britannico come
preda bellica, a seguito della conclusione della prima guerra mondiale, torna
poi in mano ai precedenti armatori (risulta in Germania il 29 marzo 1920).
1920 (o 1921)
Acquistato dalla
Deutsche Orient Linie AG e ribattezzato Ostmark.
1° settembre 1923
Venduto alla
Stettiner Dampfer Cie. AG di Stettino.
1925
Acquistato dalla
Latvian English Steam Ship Company Ltd. di Riga (armatore H. Lærum) e ribattezzato
Mary.
1928
Acquistato
dall’armatore genovese Giuseppe Messina Tabuso e ribattezzato Lido.
1931
Donato da Giuseppe
Messina Tabuso ai figli (dei quali il maggiore, Ignazio, diviene unico socio
accomandatario della nuova società), il Lido
va a formare, insieme ai piroscafi Oreto,
Sturla e Foce (tutte piccole e vecchie ma solide navi di costruzione
tedesca), il nucleo originario della flotta della compagnia Ignazio Messina
& C, che andrà poi accrescendosi notevolmente negli anni a venire. Sebbene
decisamente anziano, il piroscafo è ancora adatto all’impiego sulle rotte di
cabotaggio tra la Liguria e la Sicilia e tra l’Italia e la Libia, percorse
dalle navi Messina.
Negli anni Trenta il Lido fa servizio sulla linea
Genova-Livorno-Napoli-Messina-Catania-Malta-Tripoli-Homs-Zliten-Misurata-Sirte-Bengasi,
facendo saltuariamente scalo anche a Sfax, Susa e talvolta in altri sorgitori
della Tunisia.
17 febbraio 1931
Viene urtato, mentre
si trova nel porto di Saint Nazaire, dal piroscafo francese Chef Mécanicien Armand Blanc (che sta
manovrando per portarsi sotto carico), riportando alcuni danni a poppa dritta.
28 dicembre 1940
Requisito dalla Regia
Marina, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
21 agosto 1941
Compie un viaggio da
Bari a Porto Edda scortato dalla torpediniera Giacomo Medici.
19 novembre 1941
Derequisito dalla
Regia Marina.
L’attacco del Torbay, e il seguito
Alle sette del
mattino del 26 febbraio 1942 il Lido
lasciò Corfù diretto a Prevesa. La nave incontrò però mare grosso, che le
precluse l’accesso al Canale di Prevesa, costringendola a tornare a Corfù.
L’indomani mattina,
alle 8.30 del 27, il Lido ripartì da
Corfù per Prevesa, accompagnato stavolta da un altro piroscafo, il Tripoli, e dalla piccola motonave Apuania.
Alle 13.40, tuttavia,
in posizione 39°05’ N e 20°30’ E, il Tripoli,
che procedeva a tre miglia dalla costa su rotta 150°, venne avvistato dal
sommergibile britannico Torbay, al
comando del capitano di corvetta Anthony Cecil Capel Myers, il quale,
avvicinatosi a tutta velocità, avvistò poco dopo anche il Lido e l’Apuania, che lo
seguivano.
Alle 14.45 (13.45 per
altra fonte, 14.37 secondo il giornale di bordo del Torbay) il Torbay emerse 15
miglia a sudest di Antipaxo (o di Pàxoi, a 30 miglia per 359° da Capo Dukato) ed
aprì il fuoco contro il Lido con il
proprio cannone. Tutte e tre le navi diressero inizialmente verso la costa, poi
il Tripoli cercò di fuggire verso sud
e l’Apuania verso Corfù, mentre il Lido continuava ad essere bersagliato
dal sommergibile. Già il secondo proiettile andò a segno, colpendo il piroscafo
a poppa, scatenando immediatamente un incendio. Il Torbay continuò il tiro, colpendo ancora il Lido sulla murata di dritta, così che l’incendio dilagò da poppa
verso prua. Il comandante Myers, seccato che tanti colpi a segno non fossero
ancora riusciti ad affondare la nave, stava per far lanciare un siluro per
darle il colpo di grazia, quando vide il vasto incendio sviluppatosi a bordo, e
decise di abbandonare il piroscafo al suo destino, pensando che fosse ormai
condannato. Un ufficiale e tre marinai del Lido
erano rimasti uccisi; gli altri abbandonarono la nave, che, in fiamme, senza
più timone (spazzato via dalle cannonate) e con la fiancata costellata di una
cinquantina di fori aperti dalle cannonate, fu sospinta dal vento ad
incagliarsi nei pressi di Capo Kastrosikia (Castrosichia in italiano).
Mentre questo
accadeva, l’Apuania, invertendo la
rotta, era riuscita a dileguarsi verso nord, ed il Torbay spostò quindi il tiro sul Tripoli, che tuttavia riuscì ad evitare di essere colpito ed a
portarsi velocemente sottocosta, nel raggio d’azione della batteria italiana di
Kanalia, che aprì il fuoco contro il sommergibile. A questo punto il Torbay, che aveva sparato in tutto una
trentina di colpi, dovette rinunciare a proseguire l’attacco, e s’immerse,
allontanandosi.
Alle nove di sera il Torbay, che era ancora in zona, vide due
violente esplosioni scuotere la nave incagliata. Il Lido bruciò furiosamente per tutta la notte: il fuoco distrusse la
coperta, le sovrastrutture e la quasi totalità del carico.
Dal giornale di bordo
del Torbay (da Uboat.net):
“1340 hours - In
position 39°05'N, 20°30'E sighted a small coaster of about 1200 tons [il Tripoli] three miles inshore steering
150° (it obviously came out of Corfu). Torbay
closed at full speed and it was seen that the ship was followed by a somewhat
smaller vessel (800 - 1000 tons) [il Lido]
and a small trawler (unarmed) [l’Apuania].
Neither of the ships was worth more than one torpedo.
1437 hours - Surfaced
in position 359° Cape Dukato 30 nautical miles and engaged the second ship [il Lido] with the deck gun. All three ships
initially turned towards the shore. Later the trawler turned towards Corfu and
the first ship steered to the South at high speed. The progress of the second
ship towards the shore was arrested by the crew abandoning ship. Despite many
direct hits the ship refused to sink. Cdr. Miers decided to fire a torpedo but
just as he was about to do so a large fire broke out on the ship. The ship was
left blazing, with her steering gear shot away and with about 50 holes in her
side.
1500 hours - Gave
chase at full speed after the first ship [il Tripoli] that was now heading at full speed for Prevenza. Torbay had to abandon the chase when
shore batteries opened fire with remarkable accuracy.
1524 hours - Dived in
position 011° Cape Dukato 27 nautical miles and abandoned the chase.”
Il 26 novembre 1942
il relitto del Lido venne
disincagliato e rimorchiato a Prevesa. Da lì la nave venne successivamente
rimorchiata a Venezia, ma non più riparata.
Il 12 settembre 1943,
in seguito alla dichiarazione dell’armistizio, l’ancora danneggiato Lido venne catturato a Venezia dalle
forze tedesche, che lo assegnarono alla Mittelmeer Reederei, la compagnia che
gestiva il naviglio sotto controllo tedesco in Mediterraneo. La nave, tuttavia,
a seguito di prove effettuate il 23 settembre 1943 venne giudicata troppo
malconcia per navigare, e così non prese mai il mare per conto delle forze
tedesche (sebbene ancora al 1° aprile 1945 risultasse sotto controllo della
Mittelmeer Reederei). Il Lido non fu
più riparato, ed anzi fu cannibalizzato per recuperare pezzi di ricambio per
altre navi ritenute di maggiore valore. Non è del tutto chiaro cosa accadde al
piroscafo il 28 aprile 1945: secondo alcune fonti il Lido fu autoaffondato dai tedeschi stessi, prima della resa, nel
porto di Venezia, venendo successivamente recuperato, mentre per altre fonti
venne riconsegnato intatto in mano italiana.
Finita la guerra, in
ogni caso, il piroscafo tornò insperatamente nelle mani del suo armatore.
Paradossalmente, il Lido si ritrovò così ad essere l’unico
sopravvissuto tra le 17 navi che componevano, nel 1940, la flotta Messina. Una
flotta mercantile spazzata via dalla guerra aveva bisogno di ogni scafo che
ancora stesse a galla per riprendere a navigare, perciò il Lido tornò in servizio sulle linee della Grecia, della Turchia e
del Mar Nero, sola nave della compagnia Messina. Poi, tra il 1945 ed il 1948,
venne affiancato dalle prime tre motonavi di nuova costruzione: la rinascita
della compagnia Messina, e della flotta mercantile italiana, era iniziata, ed
il vecchio Lido, con mezzo secolo e
due guerre mondiali alle spalle, ancora sapeva rendersi utile.
Ma il tempo passa, e
tutto ha una fine. In pieno boom economico, con la flotta mercantile italiana
ormai completamente rinata, il Lido
non poté che soffrire gli anni, divenire superfluo e inadeguato: già da tempo
aveva superato l’“aspettativa di vita media” di una nave da carico. E così
anche la storia di una delle più longeve navi da carico italiane volse al
termine.
Nel 1963, dopo 74
anni di infaticabile servizio, il venerando piroscafo venne venduto ai
demolitori: la nave arrivò a La Spezia il 15 ottobre 1963, e la demolizione
ebbe inizio nel gennaio 1964.
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Il Lido in porto (g.c. Rosario Sessa via www.naviearmatori.net) |
Buon giorno,
RispondiEliminaSono il figlio di uno dei direttori di Macchina del Pfo Lido dove ho contratto la cosiddetta "malattia del ferro*" che mi ha condotto poi per 45 anni nel campo della navigazione marittima. Io ho un ricordo preciso di questa nave dove mi fermavo affascinato davanti alle due caldaie scozzesi e davanti alla motrice a vapore che piu sembrava una macchina da cucire.Poi ho conosciuto il Pace per parecchi anni dove la passione per le navi si e'consolidata.
Certo il Lido e' stata una unita; importante per la compagnia Ignazio Messina, in effetti era un ferrovecchio che galleggiava a malapena ma portava fedelmente il suo carico dal Nord Africa e dal medio oriente.UNa cosa che mi ricordo bene erano gli odori, del vapore e olio nero, della biacca e della cambusa.Mi affascinava anche il maneggio delle caldaie durante le manovre, due vecchie caldaie cilindriche dette "scozzesi"molto prone a perdite e difetti dovuti all'eta' e ai maltrattamenti subiti negli anni, originalmente furono convertite a combustibile liquido.IO ho ancora qualche scalpello con profilo speciale, di mio padre e che servivano per calafatare e stagnare le perdite di acqua dagli involucri delle caldaie e che con gli anni avevano perso le caratteristiche metallurgiche e non tenevano piu il calafato, a que itempi la saldatura elettrica esisteva solo nei laboratori,(esisteva a malapena l'elettricita') tutte le giunzioni di lamiere tipo scafo ed involucri a pressione di caldaie, erano tenute insieme con chiodatura e poi i bordi venivano calafatatati con un processo manuale.
*La malattia del ferro era quell'attaccamento causato dal coinvolgimento della professione col corpo Nave e dai grandi sacrifici di una vita durissima fatta di lavoro in condizioni che si possono immaginare, dalle fatiche , e che portava le singole persone a non volersi distaccare dal corpo "nave" (innamorandosene) tale al punto di non volere piu nemmeno andare a terra a fare due passi e a ritardare lo sbarco adducendo ragioni varie. A quei tempi i contratti erano lunghissimi anche oltre ai 18 mesi,.etc etc potrei andare all'infinito.
Ringraziando per aver letto questo noioso articolo,
Francesco Cenerini
Sono io a ringraziarla per aver condiviso questi suoi ricordi.
EliminaLorenzo Colombo