La Groppo nel 1942 (g.c. Giorgio Parodi, via www.naviearmatori.net)
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Torpediniera di
scorta della classe Ciclone (dislocamento standard 1113 tonnellate, a pieno
carico 1683 t). Svolse intensa attività di scorta sulle rotte che univano
l’Italia all’Africa Settentrionale.
Breve e parziale cronologia.
18 giugno 1941
Impostazione nei
cantieri Navalmeccanica di Castellammare di Stabia.
19 aprile 1942
Varo nei cantieri
Navalmeccanica di Castellammare di Stabia.
31 agosto 1942
Entrata in servizio.
4 novembre 1942
La Groppo, la gemella Animoso e le torpediniere Cigno
e Calliope salpano da Palermo alle
19.50, scortando i piroscafi Numidia
e XXI Aprile diretti a Tripoli.
7 novembre 1942
Cigno
e Calliope lasciano la scorta del
convoglio.
8 novembre 1942
Il convoglio giunge a
Tripoli alle 7.40.
10 novembre 1942
Alle nove del mattino
la Groppo assume la scorta del
piroscafo Arlesiana, partito alle
7.10 da Sfax (dov’è giunto da Tripoli) alla volta di Napoli.
12
novembre 1942
Groppo e Arlesiana
raggiungono Napoli alle 9.
16 novembre 1942
La Groppo (tenente di vascello Beniamino
Farina, caposcorta) e la vecchia torpediniera Giuseppe Sirtori (tenente di vascello Emilio Gaetano) salpano alle
10 da Biserta per scortare a Napoli i piroscafi Campania e Rhea
(tedesco). Alle 11.57 un aereo attacca il convoglio nel Canale di Sicilia: non
colpisce alcuna nave, ma abbatte un caccia tedesco della scorta. Alle 17.20 le
navi sono attaccate anche da un sommergibile, ma senza risultato.
17 novembre 1942
Il convoglio arriva a
Napoli alle 20.30.
18 novembre 1942
Parte alle cinque da
Palermo per scortare a Biserta, insieme ai cacciatorpediniere Bombardiere e Legionario (caposcorta), i trasporti truppe Puccini e Viminale. Alle
14 convoglio viene attaccato da sommergibili a 30 miglia da Capo San Vito siculo,
ma nessuna nave viene colpita.
19 novembre 1942
Il convoglio giunge a
Biserta alle 8.30.
20 novembre 1942
La Groppo (tenente di vascello di
complemento Beniamino Farina, caposcorta) e la torpediniera Perseo (tenente di vascello Saverio
Marotta) partono alle 9.30 da Biserta per scortare le motonavi Puccini e Viminale nel ritorno in Italia. Poco dopo le 13.30 (od alle 13.40) il
convoglio viene attaccato da quattro cacciabombardieri statunitensi, che
mitragliano le navi causando un morto e sei feriti sulla Viminale, ma nessun danno serio.
21 novembre 1942
Il convoglio arriva a
Palermo alle 8.30.
22 novembre 1942
La Groppo (capitano di corvetta Beniamino
Farina) lascia Palermo alle 18.30 per scortare a Biserta l’incrociatore
ausiliario Barletta.
23 novembre 1942
Alle 12.15, nel punto
38°31’ N e 12°01’ E (tre miglia a nord di Capo Blanc), il Barletta avvista tre siluri, li elude con la manovra e lancia tre
bombe di profondità. Il sonar della Groppo
(che si trova a proravia dell’incrociatore ausiliario) non rileva nulla; mentre
il Barletta prosegue verso Biserta,
la torpediniera inverte la rotta e si pone alla ricerca del sommergibile, ma
non ottiene alcun contatto, vedendo solo pesci morti laddove il Barletta ha lanciato le proprie cariche
di profondità.
L’attaccante è il
sommergibile britannico Utmost (tenente
di vascello John Walter David Coombe), che, sfuggito alla ricerca della Groppo, la notte successiva, alle 00.31,
comunicherà alla base di aver affondato una nave con tre siluri (in realtà
nessuna unità è stata colpita: Coombe ha probabilmente scambiato le esplosioni
delle tre bombe di profondità gettate dal Barletta
per quelle dei propri siluri), aggiungendo che alle 22 si trova nel punto
37°40' N e 11°03' E. Avendo finito i propri siluri, l’Utmost dovrà ora rientrare a Malta, dove il suo arrivo è previsto
per il 25 novembre.
23 novembre 1942
Le due navi giungono
alle 13 a Biserta, da dove il Barletta
prosegue da solo per Tunisi.
25 novembre 1942
All’1.45 la Groppo lascia nuovamente Palermo per
Biserta, scortando, insieme alla torpediniera Sirio (caposcorta, capitano di corvetta Romualdo Bertone), un
convoglio formato dai piroscafi XXI
Aprile, Etruria e Carlo Zeno e dalle motozattere MZ 705 e MZ 756.
Alle 11.55, mentre il
convoglio si trova in posizione 30°31’ N e 12°01’ E, a nordovest di Marettimo,
l’attenzione del comandante della Groppo,
capitano di corvetta Beniamino Farina, viene richiamata dall’aereo di scorta,
che ha sganciato una bomba a circa 3660 metri dal convoglio; poco dopo il
velivolo segnala alla Groppo «sommergibile
a sinistra». Mentre il convoglio vira a dritta, la Groppo lascia la propria posizione nella scorta per effettuare una
ricerca, ed alle 12.10 ottiene un contatto all’ecogoniometro, che attacca alle
12.14 con bombe di profondità, nel punto 38°31.5' N e 12°01' E (circa 40 miglia
ad ovest/nordovest di Capo San Vito Siculo). Ritenendo di aver colpito il
sommergibile, la torpediniera esegue un secondo attacco e poi conclude di aver
affondato l’unità nemica, si trattiene in zona per un’altra ora ed infine torna
ad assumere la propria posizione nel convoglio.
Alle 13.53, tuttavia,
al largo delle Egadi, il velivolo della scorta aerea (un idrovolante CANT Z.
506) lancia un’altra bomba e segnala un sommergibile in posizione 38°32' N,
11°43' E; di nuovo la Groppo lascia
il convoglio per attaccarlo. Alle 14 l’aereo getta un’altra bomba, ed alle
14.13.5 la Groppo avvista quella che
ritiene essere la scia di un siluro. (Un elemento strano della vicenda è che l’Utmost non aveva più siluri a bordo, dunque
non si spiega la scia avvistata dalla Groppo:
potrebbe essersi trattata di un’illusione ottica, forse la cresta di un’onda
più vistosa che qualche vedetta innervosita dalla presenza di un sommergibile
potrebbe aver scambiato per la scia di un siluro).
Alle 15.25 la
torpediniera ottiene un contatto che attacca di nuovo con 15 bombe di
profondità, e presto perde il contatto; l’esito è incerto, ma la Sirio le ordina di riunirsi al
convoglio. Il comandante Farina riterrà di aver attaccato, tra le 12.10 e le
15.30, due sommergibili, e di aver affondato il primo. (Alcune fonti indicano
la posizione di affondamento del battello come 36°30’ N e 12°00’ E, ma si
tratta probabilmente di un errore).
Il convoglio arriverà
a Biserta a mezzogiorno del 26 novembre.
Il risultato degli
attacchi della Groppo è discusso.
Unico sommergibile britannico perso in quel periodo senza spiegazione e senza
superstiti è l’Utmost, che dopo il
suo messaggio del 23 novembre non aveva più dato notizia di sé. Cosa avesse
fatto in seguito, non era dato sapere; vi erano due rotte per tornare a Malta,
la più veloce delle quali gli avrebbe fatto attraversare diversi campi minati,
mentre l’altra prevedeva di portarsi una quindicina di miglia a nord di Capo
Blanc e poi di dirigere verso est, in modo da evitare i campi minati; il
sommergibile sarebbe poi transitato al largo di Marettimo, dirigendosi verso
sud attraverso il canale dragato. Secondo un’ipotesi l’Utmost seguì quest’ultima rotta, e s’imbatté nel convoglio della Groppo mentre procedeva verso est,
magari avvicinandosi – non avendo più siluri per attaccare – allo scopo di
trasmetterne la posizione ad altri sommergibili, per poi essere affondato dalle
bombe di profondità della nave italiana.
Tuttavia il 25
novembre l’Utmost sarebbe dovuto
essere arrivato a Malta, non essere ancora al largo di Marettimo; è stato
osservato che l’attacco della Groppo,
a poco più di un centinaio di miglia dall’attacco al Barletta di due giorni prima, non si era svolto sulla presunta
rotta di ritorno a Malta dell’Utmost,
e non c’era spiegazione sul perché il battello si sarebbe dovuto spingere in
quella direzione senza informare Malta. I comandi italiani non giudicarono
favorevolmente l’azione antisommergibile della Groppo, ritenendo che il comandante Farina fosse stato troppo
ottimista e ritenendo l’esito di entrambi gli attacchi dubbioso.
Se la Groppo abbia effettivamente attaccato ed
affondato l’Utmost, o se si sia
trattato di un falso allarme ed il sommergibile si sia perso sulle mine
tornando a Malta, non è a tutt’oggi dato sapere.
26 novembre 1942
Il convoglio giunge a
destinazione a mezzogiorno. Groppo e Sirio ripartono da Biserta alle 18
scortando la moderna motonave Caterina
Costa, in viaggio di ritorno. Intorno alle 21.30 (mezzanotte per altra
fonte) ha inizio una serie di attacchi di aerosiluranti diretti contro la
motonave, protrattisi fino alle 2.45 del 27: nessuna delle armi colpisce il
mercantile, che raggiungerà indenne Napoli alle 21 del 27.
30 novembre 1942
La Groppo parte da Napoli alle 14.30 per
scortare in Tunisia, insieme alle torpediniere Sirio (caposcorta), Pallade
ed Orione, il convoglio «B», formato
dai piroscafi Arlesiana, Achille Lauro, Campania, Menes e Lisboa.
1° dicembre 1942
Alle 17.10 la
torpediniera di scorta Uragano si
aggrega alla scorta del convoglio «B», che è stato avvistato da ricognitori
britannici alle 14.40 e da allora tenuto sotto sorveglianza.
Alle 19.35 la scorta
viene ulteriormente rinforzata con l’arrivo della X Squadriglia Cacciatorpediniere,
con i cacciatorpediniere Maestrale, Ascari e Grecale, ma la notizia che la Forza Q britannica (incrociatori
leggeri Aurora, Sirius ed Argonaut,
cacciatorpediniere HMCS Quiberon e Quentin) è uscita da Bona fa sì che il
convoglio «B», ritenuto a rischio d’intercettazione (questo è stato anche il
motivo per il rinforzo della scorta: viaggiando a 30 nodi, la Forza Q potrebbe
raggiungere il convoglio in sei ore), venga infine dirottato su Palermo.
Un altro convoglio,
l’«H», fatto proseguire, verrà distrutto nella notte seguente dalla Forza Q,
con gravissime perdite, nello scontro divenuto noto come del banco di Skerki:
le navi del convoglio «B» vedono esse stesse, durante la serata e la notte,
molti bengala accendersi nella direzione in cui si trova il convoglio «H», così
che alle 22.30 il caposcorta ordina alle navi di accostare verso est per non
avvicinarsi troppo all’altro convoglio, che appare sotto attacco.
2 dicembre 1942
All’una di notte il
comandante del Maestrale ordina di
fare rotta su Palermo, essendo ormai evidente che il convoglio «H» è sotto
attacco da parte di una formazione navale.
Alle 7.06 il
convoglio «B» riceve ordine di dirigere per Trapani, dove giunge alle 10.50.
Le navi ripartiranno
poi in due gruppi (il Lisboa alle
12.20 del 5, preceduto dagli altri quattro mercantili alle 19 del 2) e
giungeranno tutte a destinazione (Campania
a Biserta alle 15.45 del 3, Arlesiana
ed Achille Lauro a Tunisi alle 18.45
del 3, Lisboa a Susa alle 16 del 6),
ad eccezione del Menes, affondato su
mine alle 14.15 del 3, al largo dell’Isola dei Cani.
4 dicembre 1942
Alle 3.30 la Groppo e la torpediniera Orione lasciano Tunisi scortando i
piroscafi Sant’Antioco ed Honestas. Alle 17.15 il convoglio viene
infruttuosamente attaccato da un sommergibile al largo di Marettimo.
5 dicembre 1942
Alle 14.35 del 5 il
convoglio viene avvistato a 12.800 metri per 140°, una decina di miglia a
sudovest di Capri, dal sommergibile britannico P 217 (tenente di vascello Ernest John Donaldson Turner), che alle
15.15, nel punto 40°27’ N e 14°02’ E (o 40°26’ N e 14°06’ E), lancia quattro
siluri da 5500 metri. Nessuna nave viene colpita; la Groppo viene mancata da un siluro ed inizia il contrattacco con
bombe di profondità alle 15.35, proseguendo sino alle 17.30 con il lancio in
tutto di 62 bombe, ma nessuna viene gettata tanto vicina da danneggiare il P 217 (tanto che alle 15.45 questi può
portarsi a quota periscopica ed osservare Groppo
e Orione impegnate nel contrattacco).
Non avendo ottenuto risultati apprezzabili, la Groppo si riunisce al convoglio e viene rilevata nella caccia da
cacciasommergibili della difesa locale.
Le navi giungono a
Napoli alle 20.
13 dicembre 1942
Groppo (capitano di corvetta Beniamino Farina, caposcorta) e Orione (capitano di corvetta Luigi
Colavolpe) salpano da Napoli alle 15.15, scortando il Sant’Antioco (avente a bordo circa 200 uomini ed un consistente
carico di benzina in fusti) ed il piroscafo tedesco Brott, diretti a Biserta.
Superate le Egadi
verso la mezzanotte del 14, il convoglio prosegue a soli 3-4 nodi di velocità,
il massimo che il piccolo e lento Brott
possa fare con mare vivo di prora.
15 dicembre 1942
Alle 13.33 il
sommergibile britannico Unruffled (tenente
di vascello John Samuel Stevens) colpisce il Sant’Antioco con due siluri, sul lato sinistro: il piroscafo
affonda in un paio di minuti in posizione 37°32’ N e 10°39’ E (o 37°37’ N e
10°44’ E), circa 35 miglia a nord-nord-ovest (per 335°) di Capo Bon. Al
contempo gli aerei di scorta indicano la presenza di un sommergibile a circa
6000 metri dal mercantile affondato.
In acqua ci sono
circa 200 superstiti del Sant’Antioco,
ma Groppo ed Orione, impegnate nella caccia antisommergibile, non possono
provvedere subito al salvataggio. Conclusa l’intensa caccia (protrattasi per
mezz’ora, con l’erronea impressione, da parte della Groppo, di aver gravemente danneggiato od affondato il battello
attaccante – in realtà danneggiato solo in modo lieve –), le due torpediniere
traggono in salvo i superstiti; 62 sono recuperati dall’Orione, mentre la Groppo ne
recupera pochi prima di proseguire per Biserta scortando il Brott (che vi arriverà alle 16
dell’indomani). Più tardi verrà dirottata sul posto, per partecipare ai
soccorsi (protrattisi sino a sera tarda, ostacolati dal mare grosso), anche la
Squadriglia Cacciatorpediniere «Mitragliere»; del Sant’Antioco si riuscirà a salvare la maggior parte del personale
imbarcato, ad eccezione di 29 uomini.
16 dicembre 1942
Alle 10.40 la Groppo (caposcorta) e la vecchia
torpediniera Giuseppe Sirtori salpano
da Biserta scortando i piroscafi tedeschi Campania
e Rhea diretti a Napoli.
Alle 12.10 il
convoglio viene infruttuosamente attaccato da aerosiluranti al largo di
Biserta.
Alle 16.34 del 16 il
convoglio, diretto verso nord, viene avvistato dal sommergibile britannico P 44 (tenente di vascello John Charles
Young Roxburgh), che alle 17.17, in posizione 37°46’ N e 11°05’ E (40 miglia a
nord di Capo Bon), lancia quattro siluri da 1830 metri contro i due mercantili.
Nessuna nave viene colpita; dopo il lancio il P 44 scende a 36 metri e si allontana, subendo poi dalle 17.22 alle
18.22 una caccia con il lancio di sole cinque bombe di profondità, nessuna
delle quali, comunque, esplode vicina al sommergibile.
17 dicembre 1942
Il convoglio giunge a
Napoli alle 20.30.
5 gennaio 1943
Groppo, Animoso ed il
cacciatorpediniere Saetta
(caposcorta) partono da Palermo per Biserta alle 22, di scorta alle motonavi Ankara (tedesca) e Calino.
6 gennaio 1943
Il convoglio giunge a
Biserta alle 13. Alle 16.30 Groppo
(caposcorta) ed Animoso ne ripartono
scortando la motonave tedesca Ruhr
nonché i sommergibili ex francesi Phoque
e Saphir, catturati ed ora in
trasferimento a Napoli per porli in servizio nella Marina italiana.
7 gennaio 1943
La Ruhr arriva a Palermo alle 16.15.
12 gennaio 1943
Phoque e Saphir giungono a
Napoli alle 11.10.
15-16 gennaio 1943
La Groppo (caposcorta, capitano di corvetta
Beniamino Farina), la gemella Uragano
(capitano di corvetta Luigi Zamboni) ed una terza torpediniera, la Clio (tenente di vascello Carlo
Brambilla), partono da Napoli alle 17 del 15 gennaio per scortare a Biserta
(dove l’arrivo è previsto per le dieci del 16) le motonavi Emma (italiana) ed Ankara
(tedesca).
Alle 19.10 il
convoglio (mentre procede con due torpediniere in testa seguite dai mercantili
in linea di fila e con la terza torpediniera accanto al secondo mercantile)
viene avvistato ad una decina di miglia da Ischia dal sommergibile britannico P 228 (poi Splendid), che diciassette minuti più tardi lancia cinque siluri da
1830 metri. Ci sono vento e mare molto grosso da ponente-maestro.
Tra le 19.40 e le
19.45 l’Emma viene colpita da un
siluro, rimanendo immobilizzata nel punto 40°25’ N e 13°56’ E (una quindicina
di miglia a nordovest di Capri ed una decina di miglia a sudovest di Ischia);
le unità della scorta contrattaccano con alcune bombe di profondità (nessuna
delle quali esplode vicino al sommergibile), poi Groppo e Clio danno
assistenza alla motonave danneggiata, senza notare che il battello nemico è
emerso per ricaricare le batterie. L’Uragano
viene fatta proseguire con l’Ankara,
per ordine di Farina (giungerà a Palermo alle 10 del 16).
Groppo e Clio cercando di
prendere a rimorchio il mercantile, ma invano; il mare mosso da Maestrale
sbatte ripetutamente la Clio contro
l’Emma nel tentativo, da parte della
prima, di fornire aiuto, costringendola a rientrare a Napoli alle tre di notte.
Poco dopo le 21.50 una delle navi rileva il P
228 (che alle 20.37 è tornato sott’acqua e si sta avvicinando per finire la
nave danneggiata ed alle 21.50 è tornato in superficie per avvistare nuovamente
il bersaglio che aveva perso di vista, salvo poi reimmergersi subito dopo) con
l’ecogoniometro ma, non appena aumenta la velocità, perde di nuovo il contatto.
Alle 23.50 il P 228 lancia
infruttuosamente un altro siluro, poi si ritira momentaneamente per emergere e ricaricare
siluri e batterie, le unità della scorta lo cercano infruttuosamente il
sommergibile a nordovest della sua reale posizione. Alla fine, a causa del
tempo fortemente avverso, anche la Groppo
sarà costretta a rientrare a Napoli.
Alle 7.15 del 16
gennaio l’Emma, assistita da una
torpediniera e raggiunta dai rimorchiatori d’altura Ursus e Titano, può
essere infine presa a rimorchio per essere riportata a Napoli, ma così facendo
le navi si riavvicinano, inconsapevolmente, al P 228 in attesa poco distante, che alle 8.35 lancia un siluro da
soli 690 metri: l’Emma – il cui
carico comprende 300 tonnellate di munizioni – viene colpita ed esplode,
affondando in posizione 40°25’ N e 13°56’ E, diciassette miglia a sudovest di
Capri. I due rimorchiatori sono investiti e danneggiati dall’onda d’urto e dai
rottami, con morti e feriti tra i loro equipaggi.
Su circa 350 uomini a
bordo dell’Emma, le ricerche condotte
dalle torpediniere e da mezzi di soccorso provenienti da Napoli, coadiuvati
dalla ricognizione aerea e con il tempo in rapido miglioramento, permetteranno
di trovare solo sette superstiti.
Alle 10.07 le unità
della scorta attaccano il P 228, che
due minuti prima è accidentalmente affiorato prima d’immergersi di nuovo
immediatamente: una prima bomba di profondità scoppia piuttosto vicina al
sommergibile, che viene rilevata dagli ecogoniometri con crescente precisione.
Il P 228 scende a 107 metri, e poco
dopo un pacchetto di dieci bombe di profondità esplode a poppavia, vicino al
battello: dopo quest’attacco, però, il contatto viene perso, ed il sommergibile
riesce ad allontanarsi verso nordovest.
23 gennaio 1943
La Groppo (capitano di corvetta Beniamino
Farina, caposcorta) lascia Napoli alle 6.55 scortando, insieme alla Fortunale (capitano di corvetta Mario
Castelli della Vinca), i piroscafi Verona
e Pistoia diretti a Biserta. Alle
15.50 i ricognitori britannici, preavvertiti da “ULTRA” (che ha segnalato il
previsto arrivo a Biserta dei due mercantili per le 16 del 24) localizzano il
convoglio.
Alle 15.50 del 23 il
convoglio viene avvistato da ricognitori nemici; tra la tarda serata del 23 e
le prime ore del 24 il convoglio viene attaccato a più riprese da aerosiluranti
britannici decollati da Malta (Vickers Wellington del 221st Squadron
RAF, più due Bristol Beaufort del 39th Squadron RAF). Il comandante
Farina, oltre ad ordinare di emettere cortine nebbiogene ed aprire intenso
fuoco contraereo, dispone che le navi tengano sempre la prua verso la luna,
così che gli aerei non possano attaccare di fianco, avendo la luna di fronte
(si è quasi al plenilunio). In questo modo le navi possono vedere meglio i
velivoli avversari, grazie alla luce lunare, sebbene questa posizione non
impedisca comunque agli aerei di vedere a loro volta le navi, anche se non si stagliano
contro la luna.
Alle 23.02 del 23,
durante il secondo attacco aereo, il Verona
viene silurato ed immobilizzato; rimane a dargli assistenza la Fortunale (il piroscafo affonderà alle
otto del mattino seguente con 12 vittime tra gli uomini imbarcati, mentre 97 e
3 superstiti saranno recuperati rispettivamente dalla Fortunale e dal cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello di passaggio nella zona), mentre la Groppo prosegue scortando il Pistoia. Alle 23.13 la Groppo evita un siluro, e ritiene di
aver abbattuto l’aereo che lo ha sganciato.
24 gennaio 1943
Alle 2.40, durante un
nuovo attacco, il Pistoia viene centrato
ed affonda in fiamme insieme a 25 uomini del suo equipaggio, nel punto 38°32’ N
e 13°26’ E (30 miglia a nord di Capo Gallo), mentre i 56 superstiti sono
salvati dalla Groppo, che, dopo aver
terminato le ricerche, ritorna a Palermo (al pari della Fortunale) nel pomeriggio.
26 gennaio 1943
Groppo (caposcorta) e Fortunale
partono da Messina per Biserta alle 15, scortando la grossa nave cisterna Thorsheimer.
27 gennaio 1943
Le navi sostano a
Palermo dalle 7 alle 14, poi fanno scalo a Trapani alle 20.
28 gennaio 1943
Dopo una sosta a
Favignana, il convoglio ne riparte alle 5, arrivando a Biserta alle 16.45.
29 gennaio 1943
Groppo (caposcorta) e Fortunale
ripartono da Biserta alle 17, di scorta ai piroscafi Chieti e Chisone ed alla
motocisterna Labor.
30 gennaio 1943
Alle 16 il convoglio
giunge a Palermo, dove rimangono Chieti
e Labor. Groppo, Chisone e Fortunale ripartono alle 20 per Napoli.
31 gennaio 1943
Le tre navi giungono
a Napoli alle 14.20.
17 febbraio 1943
La Groppo (capitano di corvetta Beniamino
Farina, caposcorta) lascia Palermo alle 13.15 insieme alla gemella Fortunale (capitano di corvetta Mario
Castelli della Vinca), cui alle 16.40 si aggiunge, proveniente da Trapani, la
corvetta Gabbiano (tenente di
vascello Alberto Ceccacci) per scortare a Tunisi, via Trapani, un convoglio
composto dai piroscafi XXI Aprile e Siena (un terzo piroscafo, il Campania, non può partire come previsto
a causa di avarie). Le navi procedono a 7 nodi, velocità piuttosto scarsa,
perché di più non possono fare i due mercantili.
Alle 17.32 il
convoglio viene avvistato 6 miglia ad est di Capo San Vito, mentre esce con
rotta 010° dal Golfo di Castellammare, dal sommergibile britannico Splendid (tenente di vascello Ian Lachlan
Mackay McGeoch), che si avvicina per attaccare. Già alle 17.23 Gabbiano e Fortunale rilevano degli echi agli ecogoniometri e si mettono alla
ricerca del sommergibile, mentre i piroscafi zigzagano, ma alle 19.03 quest’ultimo
lancia sei siluri contro i due mercantili. Il Siena viene mancato, ma il XXI
Aprile viene colpito da due siluri ed esplode nel punto 38°13’ N e 12°43’ E
(tre miglia a sud di Capo San Vito siculo). La Fortunale recupera i 16 superstiti su 48 uomini dell’equipaggio,
che trasborda poi su motovedette giunte da Trapani.
Alle 19.10 le unità
della scorta contrattaccano gettando in mare, fino alle 20.30, tre pacchetti di
6 bombe di profondità ed uno – l’ultimo – di 12; tutte le cariche esplodono
piuttosto vicine allo Splendid, che
tuttavia non viene danneggiato e scende a 128 metri, dove le unità della scorta
non riescono più a localizzarlo.
Il Siena, scortato dalla Groppo, dirige su Trapani, dove le due
navi giungono alle 23 dello stesso giorno.
18 febbraio 1943
La Groppo (caposcorta) lascia Trapani alle
12.30 insieme alla vecchia torpediniera Generale
Antonino Cascino (capitano di corvetta Gustavo Galliano) ed alla Gabbiano reduce dalla caccia allo Splendid, per scortare a Tunisi i piroscafi
tedeschi Baalbek e Charles Le Borgne. La Cascino lascia la scorta già alle 13.45,
inviata verso Marsala per ordine superiore.
Poco dopo la partenza
il convoglio incappa in una violenta burrasca da scirocco ed è costretto a
ridossarsi sotto Pantelleria e dare fondo in prossimità della sua costa, dove
perde molto tempo (resterà alla fonda dalle 7.30 del 19 alle 3.45 del 21).
Intanto “ULTRA”, il
19, avverte i comandi britannici che Baalbeck
e Le Borgne, partiti da Palermo
all’una del 18, dovranno trattenersi presso Pantelleria dalle 18 del 18 alle 3
del 19, per poi giungere a Tunisi alle 17 del 19; il 21 febbraio “ULTRA”
avverte poi che i due mercantili – la cui sosta forzata a Pantelleria si è
protratta più a lungo del previsto – dovranno lasciare l’isola alle 4 del 21,
procedendo a 8 nodi per arrivare a Tunisi alle 18.
20 febbraio 1943
Alle 23, mentre Groppo e Gabbiano pendolano intorno ai due piroscafi per proteggerli da
eventuali attacchi di sommergibili, il convoglio viene attaccato da
bombardieri, ma nessuna nave è colpita.
21 febbraio 1943
Alle 3.45 il
convoglio lascia finalmente Pantelleria per riprendere il viaggio verso Tunisi,
ma alle 8.35 il sommergibile britannico Unruffled
(tenente di vascello John Samuel Stevens), inviato in agguato a seguito delle
informazioni fornite da “ULTRA”, lancia quattro siluri contro il Baalbek, che viene colpito ed affonda in
fiamme nel punto 36°56’ N e 11°23’ E (18 miglia a est-sud-est di Capo Bon).
Sarà la Gabbiano ad effettuare la
caccia antisom e recuperare i 51 superstiti dal mare molto agitato (i naufraghi
saranno poi sbarcati a Trapani), mentre la Groppo
prosegue insieme al Charles Le Borgne,
giungendo a Tunisi alle 18.
22 febbraio 1943
La Groppo, la torpediniera Sagittario ed il cacciatorpediniere Lampo (caposcorta, capitano di corvetta
Loris Albanese) lasciano Tunisi alle 4.30 scortando i piroscafi tedeschi Gerd ed Henry Estier ed il trasporto militare KT 13, pure tedesco.
Alle 11.50, in
posizione 37°45’ N e 11°12’ E (una dozzina di miglia ad est del banco di Skerki)
il convoglio viene attaccato a bassa quota (50-60 metri) da nove bombardieri
Lockheed Hudson, scortati da altrettanti caccia Lockheed Lightning. Gli aerei
si avvicinano da poppa e, giunti a circa 3 km, si dividono in due gruppi, uno
di 6 bombardieri e 6 caccia, l’altro di 3 bombardieri e 3 caccia. Il primo
gruppo sorvola il convoglio risalendolo da poppa verso prua e sganciando le
bombe, una delle quali colpisce a poppa il Gerd;
le navi della scorta aprono il fuoco, ed i velivoli tedeschi della scorta aerea
si avventano sugli attaccanti. Due aerei nemici sono visti precipitare a
proravia del convoglio, gli altri si ritirano inseguiti dagli aerei tedeschi e
dalle cannonate delle navi di scorta. Il secondo gruppo di aerei si avvicina da
sinistra e serra le distanza, ma viene respinto dalla reazione della scorta
navale ed aerea e deve ritirarsi; uno Ju 88 tedesco viene però abbattuto. Il Gerd affonda alle 12.02; mentre il resto
del convoglio prosegue, la Groppo
viene distaccata per recuperarne i naufraghi. Oltre a 28 superstiti del
piroscafo tedesco (su 37 uomini imbarcati), la torpediniera recupererà, e
catturerà, anche due piloti britannici che tentavano di fuggire sul loro
battellino di gomma a motore, riferendo il tutto al Lampo alle 13.40.
23 febbraio 1943
Il resto del
convoglio raggiunge Palermo alle 8.
25 febbraio 1943
La Groppo salpa da Palermo insieme alla
torpediniera Orione, alla corvetta Gabbiano ed al motodragamine tedesco R 15, scortando il piroscafo Volta e le navi cisterna Labor e Bivona; tali navi si uniscono ad un altro gruppo salpato alcune ore
prima da Napoli (piroscafi Forlì e Teramo scortati dalle torpediniere Ciclone, Pegaso e Generale Antonino
Cascino e dai cacciasommergibili tedeschi UJ 2209, UJ 2210 e UJ 2220) formando un unico convoglio del
quale la Groppo è caposcorta.
26 febbraio 1943
Individuato da
ricognitori avversari, il convoglio viene attaccato da aerosiluranti alle 3.30,
38 miglia a sudovest da Punta Licosa.
Alle 14.30 esso
subisce un nuovo attacco, stavolta da parte di 18 bombardieri, 38 miglia a nord
di Capo Zaffarano. Nessuna nave è colpita tranne l’UJ 2209, lievemente danneggiato da schegge.
Al largo di Trapani
la Gabbiano lascia la scorta.
27 febbraio 1943
Alle 10.40 un aereo
da caccia italiano, di scorta al convoglio, precipita per avaria; l’Orione ne salva il pilota.
28 febbraio 1943
Il convoglio giunge a
Biserta all’1.45.
6 marzo 1943
Lascia Napoli alle
2.30 del 6 marzo insieme alle torpediniere Ardito,
Cigno, Orione e Generale Antonino Cascino,
per scortare a Biserta e Tunisi un convoglio composto dalla motonave Ines Corrado e dai piroscafi Henry Estier e Balzac (questi
ultimi diretti a Tunisi con arrivo previsto per le 15.30 del 7, mentre nel
tratto finale la Ines Corrado
dovrebbe separarsi dal convoglio per raggiungere Biserta alle 16 dello stesso
giorno). La Groppo è caposcorta.
“ULTRA”, il servizio
di decrittazione britannico dei messaggi in codice dell’Asse, ha intercettato
le informazioni relative a questo convoglio, preavvisando che l’arrivo dei tre
mercantili (più un quarto, il Nuoro,
poi non partito), partiti da Napoli, è previsto a Tunisi per il pomeriggio del
7: vengono pertanto organizzati degli attacchi.
Alle 7.45 del 6
marzo, l’Ardito vede un bombardiere
tedesco Junkers Ju 88 gettare una bomba di profondità a 34 miglia per 264° da
Punta Licosa (Calabria), 3 km a dritta del convoglio; il convoglio vira a
sinistra per evitare eventuali attacchi da parte di sommergibili che si trovino
in quella direzione, e l’Ardito (capitano
di corvetta Silvio Cavo) viene distaccata per attaccare il sommergibile;
ottenuto un contatto alle 1300 metri, la torpediniera lo bombarda con due
pacchetti di cariche di profondità fino a perdere il contatto alle 9.35.
Probabilmente l’Ardito ha affondato
il sommergibile britannico Turbulent
(capitano di corvetta John Wallace Linton).
7 marzo 1943
Il mattino del 7
marzo, alle 9.15, otto bombardieri britannici (scortati da 14 caccia) attaccano
il convoglio 22 miglia ad est dello scoglio Keith (34 miglia ad ovest-sudovest
di Marettimo). La scorta reagisce con un intenso fuoco contraereo ed anche i
caccia della scorta aerea (in inferiorità numerica rispetto agli aerei
attaccanti) contrattaccano, ma la Ines
Corrado viene colpita, incendiata ed abbandonata dall’equipaggio 40 miglia
ad ovest-sud-ovest di Marettimo (dopo essere lungamente andata alla deriva in
fiamme, affonderà infine alle tre del mattino dell’8 marzo).
Orione, Ardito e Cascino sono distaccate per l’esistenza;
a proseguire sono la Groppo (al
comando del capitano di corvetta Beniamino Farina, il caposcorta) e la Cigno (capitano di corvetta Carlo
Maccaferri) con i due residui piroscafi, l’Henry
Estier ed il Balzac, ambedue ex
francesi. Le quattro navi procedono in linea di fila nell’ordine Groppo – Cigno – Balzac – Estier, a circa nove nodi, ed alle 12.25
incontrano la torpediniera Ciclone (capitano
di corvetta Luigi di Paola), partita da Biserta alle 6.20 per pilotare il
convoglio nell’ultimo tratto della navigazione (con rotta vera 199° con prora
su Zembra). Il comandante Farina della Groppo
ordina alla Ciclone di accodarsi al
convoglio, poi assume la condotta diretta della navigazione, riducendo la
velocità a 6 nodi.
Il convoglio capita
però su un campo minato posato, appena il 4 marzo, dal posamine britannico Abdiel: ben 160 ordigni. Alle 12.32 l’Estier urta una mina, s’incendia ed
affonda rapidamente; sulle altre navi non si capisce però, sul momento, se la
nave abbia appunto urtato una mina (senza però, stranamente, che le tre navi
che la precedono in linea di fila l’abbiano urtata) oppure se sia stata
silurata (ma non sono state avvistate scie di siluri). Il comandante Farina
ordina alla Ciclone di soccorrere i
naufraghi con la propria motobarca.
Alle 12.40 il
convoglio viene attaccato da quattro formazioni di bombardieri statunitensi
Consolidated B-24 “Liberator” che, provenendo da diverse direzioni, sganciano
sul convoglio una pioggia di bombe prima ancora di essere avvistati, restando
ad alta quota. Sono stati inviati in base a nuove e più dettagliate
informazioni fornite da “ULTRA”, tra cui i porti ed orari di partenza e
destinazione del convoglio.
Subito, mentre le
bombe cadono tutt’intorno, le navi aprono il fuoco con l’armamento contraereo;
la Groppo si trattiene vicino al Balzac, mentre la Cigno inverte la rotta per diradare la formazione. Alle 12.42,
però, il Balzac viene colpito ed
esplode (ciò porterà il comandante Farina, alle 13.09, a chiedere al comandante
della Ciclone se ritenga che anche l’Estier sia stato colpito da bombe). La Groppo, evitate le bombe con manovre elusive,
ordina a Cigno e Ciclone di soccorrere i superstiti, poi inverte la rotta per
partecipare a sua volta al salvataggio; ma alle 13.10, diciotto miglia a nord
di Zembra, la Ciclone urta una mina
che le asporta la poppa. Alle 13.51 la nave urta una seconda mina, ma resta a
galla; il comandante Farina, essendo evidente che le navi sono in un campo
minato e che ogni tentativo da parte di Groppo
e Cigno di soccorrere la Ciclone comporterebbe un elevatissimo
rischio di urtare a propria volta delle mine, decide di rinunciare
all’assistenza, ordina alla Cigno di
seguire la sua nave e contatta Biserta richiedendo l’invio di mezzi veloci di
soccorso. Groppo e Cigno si portano a nord di Zembra, dove
rimangono a pendolare aspettando i mezzi di soccorso mandati da Biserta ed
ulteriori ordini da Supermarina; la radio della Groppo si guasta, pertanto Farina deve ordinare alla Cigno di comunicare con Supermarina.
Alle 18.30 la Ciclone viene raggiunta da due MAS ed
una motosilurante inviate da Biserta, che recuperano tutti i superstiti.
8 marzo 1943
Groppo e Cigno, dopo aver fatto
un breve scalo a Tunisi per sbarcarvi dei feriti (naufraghi dei piroscafi)
recuperati dalla seconda, ripartono prima dell’alba dell’8 marzo per andare a
cercare la Ciclone, che, senza più
anima viva a bordo, è ancora galleggiante. Alle 10.25 la Groppo raggiunge la torpediniera danneggiata, che è scarrocciata di
molto verso nord, contemporaneamente al MAS
534, che dal giorno prima ha a bordo il comandante Di Paola della Ciclone ed altri 9 uomini della
torpediniera, rimasti in zona in attesa di mezzi che possano tentare il
salvataggio della nave. Di Paola ed i suoi uomini cercano di tornare a bordo,
ma il mare mosso e lo stato della Ciclone,
ormai agonizzante, lo impediscono; la Groppo
fa un ultimo tentativo di prendere a rimorchio la capoclasse ferita, dirigendo
verso Marettimo scortata dalla Cigno,
ma ormai è troppo tardi. Alle 12.48 il mare grosso provoca la rottura del cavo
di rimorchio, e la Ciclone affonda di
poppa alle 13.25, nel punto 37°40’ N e 10°59’ E.
“ULTRA” intercetterà
nei giorni seguenti anche i messaggi che permetteranno ai comandi britannici di
apprendere del successo degli attacchi lanciati, e dell’affondamento delle
quattro navi.
11 aprile 1943
Alle 4.30 la Groppo e la torpediniera Aretusa (caposcorta, capitano di fregata
Pio Valdambrini) lasciano Napoli di scorta ai piroscafi Fabriano e Caserta,
diretti a Tunisi. Durante la navigazione il Salvatore
Primo e la Gazzella lasciano il
convoglio per dirigere su La Maddalena, mentre il resto del convoglio, cui alle
18.30 si uniscono – provenienti da Messina – la motonave Carbonello e la corvetta Driade
(tenente di vascello Oscar Gran), proseguono verso Tunisi.
Alle 19.45 il Fabriano viene colto da un’avaria, che
lo costringe a dirigere verso Palermo scortato dalla Driade; alle 20.30 anche il resto del convoglio riceve ordine da
Supermarina di dirottare a Palermo, in quanto al largo dell’isola di La Galite
sono stati avvistati quattro cacciatorpediniere nemici che procedono ad alta
velocità verso il Canale di Sicilia.
Alle 23.05 il Fabriano, a 6 miglia per 305° da Capo
Gallo, viene attaccato, incendiato ed affondato da sei aerosiluranti britannici
decollati da Malta, con la perdita di 14 dei 105 uomini a bordo.
12 aprile 1943
Il convoglio giunge a
Palermo all’una di notte (o alle 00.50).
13 aprile 1943
Groppo, Aretusa e Caserta ripartono da Palermo alle 11.30 per
riprendere il viaggio, mentre la Carbonello
vi rimane poiché bloccata da avarie. Alle 22.23, al largo di Levanzo, un
velivolo isolato, sceso in picchiata motore spento, colpisce con una bomba l’Aretusa, lasciandola alla deriva con
gravi danni. Il Caserta spara contro
l’aereo, poi si avvicina a Levanzo per essere meno visibile in caso di altri
attacchi aerei, ma finisce con l’incagliarsi a Punta Pesce di Levanzo (sarà poi
disincagliato e trainato a Trapani da due rimorchiatori il mattino del 16). La Groppo si appresta a prendere a
rimorchio l’Aretusa, ma alle 00.50
del 14 quest’ultima s’incaglia a sua volta sulla costa settentrionale di
Favignana (Punta Faraglione), pur senza subire gravi danni nell’incaglio.
14 aprile 1943
Dopo il disincaglio
dell’Aretusa da parte di
rimorchiatori inviati da Trapani, la Groppo
la scorta in tale porto, dove arrivano alle 20.40.
Alle 23.40 la Groppo riparte da Trapani aggregandosi
alla scorta della motonave Marco
Foscarini, proveniente da Napoli e diretta a Biserta insieme alle
torpediniere Sagittario (caposcorta,
capitano di fregata Marco Notarbartolo), Cigno
e Cassiopea.
15 aprile 1943
Tra le 00.53 e le
5.43, tra Trapani e Zembra, il convoglio viene continuamente sorvolato da aerei
isolati e subisce sei attacchi da parte di essi, che lanciano varie bombe ed un
siluro. Nel primo attacco la Foscarini
viene mitragliata, con la morte di un militare tedesco; nell’ultimo, un siluro
manca la motonave di pochissimo, passandole qualche metro a proravia. Il
caposcorta Notarbartolo osserverà poi che è stato probabilmente grazie alla
notte molto buia, con nuvole basse, se non si sono verificati attacchi da parte
di formazioni aeree più numerose.
Alle 6 Cigno e Cassiopea lasciano la scorta per rientrare a Trapani, venendo
rimpiazzate dalle gemelle Libra e Perseo. Il convoglio arriva a Biserta
alle 11.08.
16 aprile 1943
La Groppo e le torpediniere Sagittario (caposcorta) e Perseo salpano da Biserta alle 21.30
dirette a Napoli, scortando la motonave Monginevro
e la nave cisterna Tarn.
17 aprile 1943
Poco dopo la mezzanotte, ricognitori britannici iniziano a sorvolare il convoglio. Alle 2.08, poche miglia a nord di Zembretta, la Sagittario avvista una sagoma scura a proravia, e tutte e tre le torpediniere aprono subito il fuoco contro di essa; ne compaiono altre due e si comprende che sono motosiluranti: prese sotto tiro, le unità avversarie si ritirano coprendosi con cortine fumogene, ma intanto hanno già lanciato i siluri, uno dei quali colpisce la Monginevro a poppa alle 2.10. La Perseo tenta di rimorchiare la motonave, ma dopo un’ora deve rinunciare e alle 3.40 essa affonda, senza perdite tra l’equipaggio, a 9,5 miglia per 13° da Zembretta.
Poco dopo la mezzanotte, ricognitori britannici iniziano a sorvolare il convoglio. Alle 2.08, poche miglia a nord di Zembretta, la Sagittario avvista una sagoma scura a proravia, e tutte e tre le torpediniere aprono subito il fuoco contro di essa; ne compaiono altre due e si comprende che sono motosiluranti: prese sotto tiro, le unità avversarie si ritirano coprendosi con cortine fumogene, ma intanto hanno già lanciato i siluri, uno dei quali colpisce la Monginevro a poppa alle 2.10. La Perseo tenta di rimorchiare la motonave, ma dopo un’ora deve rinunciare e alle 3.40 essa affonda, senza perdite tra l’equipaggio, a 9,5 miglia per 13° da Zembretta.
Il resto del
convoglio, che è proseguito per la sua rotta, subisce alle 2.29 un attacco da
parte di quattro aerosiluranti: i siluri lanciati passano nello spazio che è
rimasto tra le tre navi, due tra Sagittario
e Tarn e due tra Tarn e Groppo. Alle 2.43
una salva di bombe manca di poco la Tarn,
cadendole a prora dritta.
18 aprile 1943
Il convoglio giunge a
Napoli alle 6.45 (o 7.15).
23 aprile 1943
Alle otto del mattino
la Groppo (capitano di corvetta
Beniamino Farina), salpata da Pozzuoli, rileva il cacciatorpediniere Mitragliere nella scorta del piroscafo Aquino, in navigazione da Livorno a
Tunisi. Le due navi proseguono a 17 nodi, ma alle 17.15, 34 miglia a nordovest
di Marettimo, vengono attaccate da 16 bombardieri Consolidated B-24
“Liberator”: l’Aquino viene raggiunto
da tre bombe e, carico di carburante, prende subito fuoco. La Groppo recupera 126 dei 135 uomini che
erano presenti sull’Aquino, poi ne
abbandona il relitto divorato dalle fiamme ed ormai in affondamento e dirige su
Trapani, dove arriva alle 21.50.
4 maggio 1943
La Groppo (capitano di fregata Ernesto
Forza, caposcorta) lascia Napoli alle 21.30 di scorta al piroscafo tedesco San Antonio, diretto a Tunisi. È il
penultimo convoglio che partirà per la Tunisia, ma non giungerà mai a
destinazione.
Il capitano di fregata Ernesto Forza, ultimo comandante della Groppo (da www.movm.it) |
5 maggio 1943
Alle nove del mattino
la scorta viene rinforzata dalla torpediniera Calliope (capitano di corvetta Marcello Giudici), salpata da
Messina.
Dalle 8.13 alle 14.21
viene ripetutamente avvistato un ricognitore Alleato, che i caccia della scorta
aerea non riescono ad intercettare.
Alle 14.37 una
formazione di 27 bombardieri “Liberator”, già rilevata dagli apparati Metox
della scorta, appare a poppavia del convoglio; quest’ultimo inverte la rotta
per presentare la prua agli aerei, ma alle 14.50 il San Antonio viene colpito da diverse bombe e salta in aria 25
miglia a nordovest di Capo San Vito. A Groppo
e Calliope non rimane che raccogliere
i naufraghi (52, su un’ottantina di persone imbarcate) e tornare indietro (la Groppo a Trapani, dove arriva alle 00.15
del 6, e la Calliope a Napoli, dove
arriva alle 00.50 del 6).
Tunisi cadrà in mano
alle forze alleate il 7 maggio 1943.
La Groppo in costruzione nel giugno 1942 (g.c. Giorgio Parodi, via www.naviearmatori.net) |
La fine
Caduta anche la
Tunisia, la battaglia dei convogli ebbe fine, e gli Alleati avviarono la fase
successiva della loro campagna in Mediterraneo, in preparazione dell’invasione
della Sicilia. I porti e le basi navali della Sicilia e di tutta l’Italia
meridionale vennero sottoposti ad un crescendo di bombardamenti aerei sempre
più pesanti, che causarono, oltre alle immani distruzioni ed alle vittime
civili, numerose perdite tra il naviglio mercantile e militare.
Il 25 maggio 1943,
neanche tre settimane dopo la conclusione della guerra dei convogli, la Groppo (al comando del capitano di
fregata Ernesto Forza) fu sorpresa all’ormeggio nel porto di Messina da
un’incursione condotta da 129 bombardieri della 9th e 12th
USAAF (40 Consolidated B-24 “Liberator” e 89 Boeing B-17 “Flying Fortess”),
aventi come obiettivo proprio il porto e le navi ivi ormeggiate (soprattutto
l’imbarco dei traghetti, nell’ambito delle operazioni preliminari allo sbarco
in Sicilia, che avrebbe avuto luogo due mesi più tardi), oltre alla stazione
ferroviaria. Le 253 tonnellate di bombe sganciate dagli aerei tra le 11.32 e le
14.55 centrarono sia i loro obiettivi che la città di Messina, causando
parecchie vittime tra la popolazione civile.
La Groppo, colpita dalle bombe, imbarcò
acqua, sbandò, si rovesciò ed affondò nel porto di Messina. Dato che l’equipaggio,
dopo aver messo in sicurezza la nave, si era recato nei rifugi antiaerei
(restare a bordo sarebbe stato infatti pressoché inutile per la difesa della
nave, in quanto i bombardieri in quota volavano ben al di fuori della portata
delle sue armi contraeree), non si ebbero perdite tra l’equipaggio.
Nello stesso
bombardamento furono affondati anche il piroscafo Polluce, il traghetto Reggio
ed il dragamine RD 55, mentre
subirono danni un’altra torpediniera ed il traghetto Scilla.
Informazioni errate
riportano il relitto della Groppo
come recuperato nel 1946 e demolito: in realtà la Groppo giace tuttora indisturbata sui fondali del porto di Messina,
a 60 metri di profondità, dov’è stata localizzata dal Centro Immersioni
Ecosfera e dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana con il
contributo dei sommozzatori della Sezione Operativa Navale di Messina della
Guardia di Finanza. La nave è poggiata sul lato sinistro sul fondale in lieve
pendenza; a prua, sul lato di dritta, è riconoscibile lo squarcio aperto nello
scafo dalle bombe. La zona poppiera e le sovrastrutture prodiere sono integre,
mentre la sezione centrale mostra i gravi danni causati dal bombardamento.
Caduti in guerra sulla Groppo:
Aldo Iurini, marinaio nocchiere, 23 anni, da
Numana, deceduto nel Mediterraneo centrale il 6.5.1943
Raffaele Serio, sottocapo elettricista, 21
anni, da Melissano, deceduto in territorio metropolitano il 5.5.1943
Sopra,
immagine sonar del relitto della Groppo,
e sotto, alcune fotografie del relitto (da www.marina.difesa.it)
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