Il
MAS 552 (da www.navyworld.ru)
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Motoscafo armato silurante della classe MAS 551 (dislocamento
di 22 tonnellate, lunghezza 18,70 metri e larghezza 4,60, velocità 41-43 nodi,
armati con due tubi lanciasiluri da 450 mm, una mitragliera da 20/65 mm e
tramogge per 6 bombe torpedini da getto).
Breve e
parziale cronologia.
16
novembre 1940
Impostazione nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone
(numero di costruzione 1258).
20
aprile 1941
Varo nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.
1°
giugno 1941
Entrata in servizio.
11
agosto 1942
Il MAS 552
(sottotenente di vascello Rolando Perasso), insieme al resto della XX
Squadriglia MAS di cui fa parte (MAS 554,
MAS 557, MAS 564), alle Squadriglie MAS XV (MAS 543, 548, 549 e 563) e XVIII (MAS 533, 553, 556,
560 e 562), alla II Flottiglia Motosiluranti (MS 16, MS 22, MS 23, MS 25, MS 26 e MS 31) ed alla 3. Schnellboot-Flotille
tedesca (motosiluranti S 30, S 36, S 58 e S 59), viene
inviato nel Canale di Sicilia per tendere un agguato al grande convoglio britannico
diretto a Malta nell’ambito dell’operazione «Pedestal», consistente nell’invio
di un convoglio di 14 mercantili (le navi da carico Almeria Lykes, Melbourne Star,
Brisbane Star, Clan Ferguson, Dorset, Deucalion, Wairangi, Waimarama, Glenorchy, Port Chalmers, Empire Hope,
Rochester Castle e Santa Elisa e la nave cisterna Ohio) con forte scorta – quattro
incrociatori leggeri (Nigeria, Kenya, Cairo e Manchester) e
dodici cacciatorpediniere (Ashanti, Intrepid, Icarus, Foresight, Derwent, Fury, Bramham, Bicester, Wilton, Ledbury, Penn e Pathfinder) per la scorta lungo tutto il tragitto, e ben quattro
portaerei (Eagle, Furious, Indomitable e Victorious),
due corazzate (Rodney e Nelson), tre incrociatori leggeri (Sirius, Phoebe e Charybdis) e
dodici cacciatorpediniere (Laforey, Lightning, Lookout, Tartar, Quentin, Somali, Eskimo, Wishart, Zetland, Ithuriel, Antelope e Vantsittart) come ulteriore scorta nella prima metà del viaggio
(fino all’imbocco del Canale di Sicilia) – nel tentativo di rifornire Malta,
particolarmente alle strette dopo la battaglia di Mezzo Giugno, che ha impedito
a quasi tutti i rifornimenti di altri due convogli di raggiungere l’isola
assediata.
La XX Squadriglia MAS (tenente di vascello Carlo Paolizza), con
il MAS 552, salpa da Pantelleria e
raggiunge una zona individuata dai meridiani 11°30’ E e 11°40’ E e dai
meridiani 36°24’ N e 36°39’ N, a sud dell’isola ma leggermente più ad est della
XVIII Squadriglia. L’ordine è di agire con il massimo spirito offensivo: così
sarà.
L’invio dei MAS e delle motosiluranti nel Canale di Sicilia – e
precisamente al largo della costa tunisina – fa parte di un vasto dispositivo
offensivo predisposto dai comandi italiani: nel Mediterraneo occidentale e centro-occidentale,
il convoglio sarà sottoposto ad una serie di attacchi di sommergibili, quindi,
giunto nel Canale di Sicilia e superato Capo Bon (col favore della notte), di
MAS e motosiluranti italiane e tedesche, oltre che di incessanti attacchi di
bombardieri ed aerosiluranti (in tutto, ben 784 velivoli), sia della Regia
Aeronautica che della Luftwaffe, sino all’arrivo a Malta. È anche previsto
l’intervento (poi abortito) di due divisioni di incrociatori (la III e la VII)
per finire quanto rimanesse del convoglio decimato dai precedenti attacchi
aerei, subacquei e di mezzi insidiosi. Si svolgerà così la battaglia di Mezzo
Agosto, la più grande battaglia aeronavale della guerra del Mediterraneo.
Alle 22 dell’11 agosto il MAS 552 ed il MAS 553, a 6 miglia per 154°da Capo Bon, s’imbattono nel cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello, inviato a posare mine nel Canale di Sicilia come ulteriore accorgimento contro «Pedestal»; il MAS 552 lo informa della presenza e posizione del convoglio.
Alle 22 dell’11 agosto il MAS 552 ed il MAS 553, a 6 miglia per 154°da Capo Bon, s’imbattono nel cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello, inviato a posare mine nel Canale di Sicilia come ulteriore accorgimento contro «Pedestal»; il MAS 552 lo informa della presenza e posizione del convoglio.
13
agosto 1942
Nelle prime ore della notte, come previsto, scatta l’attacco
dei mezzi insidiosi, che, grazie alle condizioni ottimali per una attacco del
genere – convoglio frammentato, mare non molto mosso, scarsa visibilità –
mietono numerose vittime tra le navi del convoglio, già indebolito e disperso dai
precedenti attacchi aerei e subacquei. Dopo aver subito un primo attacco di MAS
e motosiluranti, con gravi conseguenze, le navi britanniche entrano nella zona
d’agguato della XX Squadriglia MAS e di due motosiluranti tedesche.
Il MAS 552,
avvicinatosi al convoglio seguendo i bagliori delle navi incendiate verso Capo
Bon, e poi individuando le navi con ascolto idrofonico, attacca per primo alle
3.10, in posizione 36°30’ N e 11°12’ E: benché preso sotto il violento tiro
dell’incrociatore leggero Kenya (che
si trova a proravia dei mercantili), unico ancora efficiente dei quattro
incrociatori che scortavano il convoglio (altri due, Cairo e Manchester, sono
stati affondati; il terzo, il Nigeria,
si è ritirato con danni gravissimi), il MAS si avvicina rapidamente ad una nave
mercantile che il comandante Perasso valuta in 18.000 tsl (sovrastima: le navi
del convoglio hanno tutte stazza compresa tra le 7000 e le 13.000 tsl),
scortata da un cacciatorpediniere, e le lancia contro i suoi siluri; la nave,
colpita, si ferma, mentre il MAS 552
inverte la rotta e si disimpegna rapidamente senza danni.
Nella confusione dei molteplici attacchi notturni, non c’è
concordanza su quale nave sia stata silurata dal MAS 552: secondo alcune fonti sarebbe stata – alle 3 di notte,
insieme al MAS 554 – la motonave Wairangi (12.400 tsl), colpita da due
siluri sul lato sinistro e poi autoaffondata per disposizione del suo
comandante, capitano Richard Gordon; per altre, invece, il MAS 552 avrebbe silurato e danneggiato la motonave Brisbane Star (12.791 tsl), una delle
poche a raggiungere Malta nonostante i gravi danni; per altre ancora, avrebbe
silurato e danneggiato la motonave Rochester
Castle di 7795 tsl (che raggiunse Malta e qui affondò per i danni subiti,
ma dopo aver sbarcato il carico) e sarebbe poi sfuggito alla violenza reazione
del tiro avversario; secondo Peter C. Smith, autore del libro “Pedestal: The
Malta Convoy of August 1942”, il MAS 552
ed il MAS 554 avrebbero attaccato
contemporaneamente la motonave statunitense Almeria
Lykes (7773 tsl) ed uno dei due avrebbe colpito.
La versione che comunque sembra la più accettata dagli storici
(tra cui Francesco Mattesini e Giorgio Giorgerini) è che il MAS 552 abbia attaccato il gruppo di
testa del convoglio, formato dai mercantili Wairangi
e Santa Elisa; avvicinatosi a 400
metri, il MAS 552 avrebbe colpito il Wairangi alle 3.11 con un siluro a poppa
dritta (tra la sala macchine e la stiva numero 3), provocandone l’arresto ed
immobilizzazione (allagamento in sala macchine, oltre che nella stiva numero 3).
Il Wairangi sbandò leggermente sulla
sinistra; l’equipaggio tentò inutilmente di rimettere in moto, mentre le pompe
si dimostravano insufficienti ad espellere l’acqua che si riversava all’interno
attraverso una falla. Poco dopo anche il MAS
554 attaccò, e colpì il mercantile con un altro siluro. Il Wairangi lanciò l’SOS alle 4.10, dopo di
che l’equipaggio lo abbandonò, attivando delle cariche esplosive per
accelerarne l’autoaffondamento; la nave affondò poco dopo in posizione 36°25’ N
e 11°22’ E (l’equipaggio venne recuperato al completo dal cacciatorpediniere Eskimo).
7 marzo
1943
Il MAS 552 salpa da
Biserta insieme al MAS 554 ed alle
motosiluranti MS 13 e MS 21, per
raggiungere la torpediniera scorta Ciclone,
che ha urtato delle mine e si trova immobilizzata e gravemente danneggiata al
largo di Biserta. Le quattro piccole unità raggiungono la Ciclone verso le 18; grazie al loro ridottissimo pescaggio, che
riduce di molto il pericolo delle mine (che ha invece impedito alle
torpediniere Groppo e Cigno di prestare soccorso alla Ciclone, dato che sarebbero finite
anch’esse sulle mine), i MAS e le motosiluranti possono raggiungere i naufraghi
(non solo della Ciclone ma anche dei
piroscafi tedeschi Henry Estier e Balzac, appartenenti allo stesso
convoglio ed affondati anch’essi, l’uno su mine e l’altro da aerei) sulle
zattere e sulle lance, prendere a bordo i primi e prendere a rimorchio le
seconde. Mentre il MAS 554 rimane sul
posto con il comandante della Ciclone
ed altri dieci uomini, in attesa che giungano mezzi per il rimorchio della
torpediniera (che affonderà il mattino successivo dopo un vano tentativo di
rimorchiarla verso la salvezza), il MAS
552 e le due motosiluranti rientrano a Biserta, dove sbarcano i naufraghi
alle 23.30. Della Ciclone vengono
tratti in salvo 143 uomini, su un totale di 157 che ne componevano
l’equipaggio.
L’affondamento
Il MAS 552 fu una
delle ultime, dimenticate vittime della battaglia dei convogli per la Tunisia.
Il 30 aprile 1943, mentre la guerra in Tunisia stava per
volgere al termine, salparono dall’Italia diretti in Nordafrica tre
cacciatorpediniere in missione di trasporto, i primi due con truppe a bordo, il
terzo con munizioni: il Leone Pancaldo,
l’Hermes ed il Lampo (quest’ultimo in navigazione isolata, mentre Hermes e Pancaldo procedevano insieme).
Per tutta la mattinata, i tre cacciatorpediniere vennero
sottoposto ad intensi e reiterati attacchi aerei Alleati, e alla fine vennero
sopraffatti. Il Pancaldo, centrato da
diverse bombe, affondò alle 12.30 a due miglia per 29° da Capo Bon, con la
perdita di 199 dei 527 uomini a bordo (tra equipaggio italiano e truppe
tedesche); l’Hermes, danneggiato
gravemente, riuscì a trascinarsi fino a Tunisi con a bordo decine di vittime e
feriti. Il Lampo sarebbe stato anch’esso
affondato qualche ora dopo.
Durante gli attacchi aerei, il MAS 552 si trovava a Biserta. Quando il locale Comando Marina venne
a sapere di quel che stava accadendo ad Hermes
e Pancaldo, diede ordine che alcune
piccole unità prendessero il mare per assistere il Pancaldo, che si trovava in condizioni particolarmente critiche;
tra questi anche il MAS 552
(sottotenente di vascello Giorgio Bettini), che lasciò Biserta poco dopo le 13
insieme alla motosilurante MS 25
(sottotenente di vascello Antonio Scialdone). Quando si seppe che il Pancaldo era affondato, lo scopo della
missione divenne il salvataggio dei naufraghi.
L’aviazione nemica, però, non era disposta a consentirlo. Verso
le 15.30 il MAS 552 e la MS 25, mentre erano ancora in
navigazione verso il luogo dell’affondamento (si trovavano in quel momento 3
miglia a nord di Zembra), vennero assaliti da ben 22 cacciabombardieri Curtiss
P-40 “Kittyhawk” del 2nd e 5th Squadron della
South African Air Force, i quali effettuarono numerosi attacchi mitragliando e
bombardando con spezzoni le due minuscole unità. Il MAS e la MS attivarono i
nebbiogeni, tentando di coprirsi vicendevolmente, ma non servì a nulla; pur
difendendosi accanitamente, e riuscendo ad abbattere uno degli aerei attaccanti
(secondo una versione, quello del comandante della formazione sudafricana),
ebbero alla fine la peggio: il MAS 552
venne centrato da parecchi colpi di mitragliera ed alcuni spezzoni, che
causarono gravi danni e dei principi d’incendio, ed affondò poco dopo tre
miglia nord di Zembra. La MS 25,
gravemente danneggiata, recuperò i superstiti del MAS 552 e fu poi portata ad incagliare a Zembra, dove andò perduta.
Otto membri dell’equipaggio del MAS 552
persero la vita.
I
caduti del MAS 552:
Giuseppe
Cavelli, marinaio cannoniere, deceduto
Armildo
Greco, marinaio, deceduto
Francesco
Mescolini, sottocapo radiotelegrafista, deceduto
Giovanni
Pesca, sottocapo silurista, disperso
Donato
Potenza, sottocapo segnalatore, disperso
Bruno
Rosettin, marinaio silurista, disperso
Mario
Severi, sottocapo motorista, disperso
Marcello
Tornaboni, sottocapo motorista, deceduto
Il MAS 552, a destra, con i gemelli 553 e 554 della XX Squadriglia MAS (foto USMM, via Marcello Risolo e www.naviearmatori.net) |
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