Il Santa Maria sotto il precedente nome di Puseyjones No. 2 (g.c. Mauro Millefiorini)
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Motoveliero da carico
(goletta) da 399 tsl e 264 tsn, lungo 41,54 metri , largo 8,53
e pescante 3,87. Appartenente alla Società Anonima Stamar di Genova ed iscritto
con matricola 1237 al Compartimento Marittimo di Genova.
Breve e parziale cronologia.
24 maggio 1937
Varato come Puseyjones No. 2 dal cantiere di
Wilmington (Delaware, USA) della Pusey & Jones Company (numero di cantiere
362).
Luglio 1917
Completato come Puseyjones No. 2 per la compagnia
norvegese Thor O. Hannevigs D/S (o Christopher Hannevig) di Horten. Registrato
a Horten, con nominativo di chiamata MRHT; stazza lorda e netta originarie 387 (o
398) tsl e 220 tsn.
1920
Venduto alla società
A/S Pusey (in gestione ad E. Abrahamsen) di Sandefjord.
1922
Venduto a J. H. Lamey
di Sandefjord.
1923
Venduto ai Fratelli
Campisi di Siracusa e ribattezzato Maria.
1925
Venduto ad Oreste
Puccinelli fu F., di Viareggio.
1932
Ribattezzato Santa Maria, senza cambiare armatore.
1941
Venduto alla Società
Anonima “Stamar” Stazione sul Mare, con sede a Genova.
31 ottobre 1942
Requisito a Durazzo
dalla Regia Marina ed iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
Due immagini del Puseyjones No. 2 durante la costruzione
(g.c. Hagley Museum and Library).
L’affondamento
Alle 7.17 del 14 dicembre
1942 il Santa Maria, al comando del
nocchiere di prima classe militarizzato Galliano Magroncini, salpò da Trapani
per Tripoli con un carico di benzina in fusti. Si trattava di uno degli ultimi
motovelieri inviati in Libia, nelle settimane conclusive della battaglia dei
convogli per la Libia, nel tentativo di far giungere a Tripoli qualche ultimo,
modesto quantitativo di carburante e munizioni (l’offensiva aeronavale alleata
aveva affondato, nella prima metà del mese, diversi mercantili di maggiori
dimensioni partiti per la Libia con tali preziosi carichi: i piroscafi Veloce, Audace, Minerva e Palmaiola e la moderna motonave Foscolo).
Il giorno seguente il
Santa Maria giunse nel golfo di
Hammamet, da dove sarebbe poi dovuto proseguire su rotte costiere per maggior
sicurezza (così facevano sempre i motovelieri), e vi diede fondo sottocosta.
Mentre si trovava alla fonda, nel pomeriggio dello stesso 15 dicembre, il motoveliero
fu assalito da bombardieri angloamericani, che lo colpirono con bombe, affondandolo.
Della ventina di
uomini del suo equipaggio, si salvarono in dodici; il comandante Magroncini fu
tra i sopravvissuti.
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