L’Alicantino (foto tratta da “Navi mercantili perdute” di Rolando
Notarangelo e Gian Paolo Pagano, USMM, Roma 1997)
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Piroscafo da carico
da 1642 (o 1668) tsl e 999 tsn, lungo 76,3 metri e largo 12,2, pescaggio 6 m,
velocità 11 nodi. Appartenente alla Società Anonima di Navigazione Tripcovich
& C. di Trieste ed iscritto con matricola 307 al Compartimento Marittimo di
Trieste.
Breve e parziale cronologia.
17 dicembre 1913
Varato come Pangbourne (numero di cantiere 601) dalla
Earles Shipbuilding & Engineering Company Ltd. di Hull.
Gennaio 1914
Completato e
consegnato dalla Earles Shipbuilding & Engineering Company Ltd. di Hull
alla Power Steamship Company Ltd. di Londra, come Pangbourne.
1930
Acquistato dalla
Tripcovich D. & Co. Società Anonima di Rimorchi e Salvataggi – Servizi
Marittimi del Mediterraneo, con sede a Trieste, e ribattezzato Alicantino.
10-14 agosto 1936
Il 10 agosto l'Alicantino lascia La Spezia diretta a
Melilla, trasportando clandestinamente dodici caccia Fiat CR. 32 della Regia
Aeronautica ed il relativo personale (dodici piloti, tre motoristi e tre
montatori, tutti della Regia Aeronautica ma con abiti civili e passaporti
falsi: formalmente si arruoleranno nel Tercio, la legione straniera spagnola),
nonché ricambi e munizioni, da inviare a rinforzo delle forze franchiste nella
guerra civile spagnola.
L'11 agosto la nave
raggiunge Cagliari, dove assume il nome fittizio di Nereide assegnato per la missione, ed il giorno stesso riparte con
la scorta a distanza dell’incrociatore leggero Giovanni delle Bande Nere e degli esploratori Luca Tarigo ed Antonio Da
Noli.
L'Alicantino/Nereide
raggiunge Melilla nelle prime ore del 14 agosto e mette a terra il suo carico,
che in pochi giorni verrà assemblato nell’aeroporto di Nador.
10 aprile 1940
Durante la
navigazione da Casablanca a Genova, l'Alicantino
viene fermato a Marsiglia dalle autorità francesi e trattenuto fino al 15
aprile per controllare poco meno di 150 tonnellate di merci di cui è stato
ordinato lo sbarco.
1940
L'Alicantino è in servizio sulla linea quindicinale Adriatico-Mediterraneo occidentale-Marocco della Tripcovich, insieme ai piroscafi Etruria, Giovinezza, Silvia Tripcovich e Fanny Brunner.
Senza traccia
Poco più di due
settimane dopo l'entrata in guerra dell'Italia, alle otto di sera del 28 giugno
1940, l'Alicantino lasciò Porto
Mahon, nelle Baleari, diretto a Cagliari. Non arrivò mai a destinazione e non
se ne seppe più nulla: scomparve nel Mediterraneo occidentale con i 26 uomini dell'equipaggio, che furono dichiarati scomparsi in mare nel gennaio 1941. Il 7 luglio 1943, a più di tre anni dalla scomparsa, anche la
nave fu ufficialmente dichiarata perduta.
Il volume "Navi mercantili
perdute" dell'Ufficio Storico della Marina Militare riporta erroneamente che l'Italian General Shipping Ltd. avrebbe
comunicato in data 19 agosto 1946, a guerra finita, che l'Alicantino sarebbe stato catturato al largo delle Baleari e che avrebbe
navigato per conto del governo britannico sino al suo affondamento, avvenuto
nel febbraio 1945. In realtà niente di tutto questo avvenne; nessuno vide più
l'Alicantino dopo la sua partenza da
Porto Mahon il 28 giugno 1940.
Si può soltanto
ipotizzare che la nave abbia urtato una mina, probabilmente tra il 29 ed il 30
giugno. Il 12 giugno 1940 il sommergibile posamine francese Saphir, al comando del tenente di vascello Roger Caminati, aveva
posato due campi minati al largo di Cagliari: un primo sbarramento di 12 mine
alle 5.07 del 12 giugno, in posizione 39°03' N e 09°09' E, ed un secondo di 20
mine alle 18.47 dello stesso giorno, in posizione 38°48' N e 09°02' E. Su
quest'ultimo sbarramento, probabilmente, affondò l'Alicantino.
La data di morte
presunta dei membri dell’equipaggio fu fissata come il 4 luglio 1940.
Le vittime:
Giuseppe Albano, primo ufficiale, da Monreale
Ferruccio Amigoni, direttore di macchina, da Trieste
Francesco Brenzella (o Brencella), capo fuochista, da Gradigne (Valdarsa)
Giovanni Cerljen, fuochista, bosniaco di Livno
ma residente in Dalmazia
Corrado Coblani (o Caplani), capitano di lungo corso, da
Ragusa di Dalmazia
Pietro Collari, primo ufficiale di macchina, da
Trieste
Ugo Crivelli, garzone di cucina, da Trieste
Silvestro D'Antoni (o D'Antoli), marinaio, da Catania
Raffaele Faggiana, marinaio, da Trapani
Dinko "Dume" (o Domenico) Kucic (o Cucci), nostromo, da Plahuta di Martinschizza (Cherso)
Dinko "Dume" (o Domenico) Kucic (o Cucci), nostromo, da Plahuta di Martinschizza (Cherso)
Domenico Luccisano, carbonaio, da Siderno
Sestilio Macchia, ufficiale di macchina, da Quinto
Giuseppe Magliuolo, carbonaio, da Torre del Greco
Augusto Mattisano, fuochista, da Limbadi
Gino Orlandi, marinaio, da Pesaro
Mariano Potocco, marinaio, da Pirano
Francesco Rabar, fuochista, da Pisino
Francesco Rossi, ufficiale radiotelegrafista, da Savignano
Bruno Sartori, piccolo di camera, da Trieste
Paolo Scatà, ufficiale di coperta, da Catania
Mario Skerl (o Scherl), cuoco, da Trieste
Antonio Sportiello, mozzo, da Vietri
Giovanni Terrazze (o Terrazer), garzone di camera, da Pirano
Angelo Turicchi, cameriere, da Ancona
Atto di
morte relativo a Silvestro D’Antoni e Paolo Scatà nei registri di stato civile
del Comune di Catania (g.c. Michele Strazzeri)
Copia
dell’atto di scomparizione in mare dell’equipaggio dell’Alicantino, purtroppo gran parte dei nomi è omessa (g.c. Michele
Strazzeri)
Alicantino
RispondiEliminaAggiungere tra i periti del equipaggio il nome di:
Dinko "Dume" Kucic - Plahuta di Martinschizza (Cherso) che a bordo era nostromo di coperta... mi ha scitto il suo pranipote Ivan Kolaric che la famiglia ha ricevuto la avviso di morte in data di 4 luglio... salutoni da Fiume
Grazie, provvedo ad aggiungere il suo nome.
Eliminatrovato anche nel Albo d'oro come Cucci Domenico fu Giovanni da San Martino- nostromo
RispondiEliminaGrazie per questa pubblicazione.ho rinvenuto il nome di mio nonno paterno Pietro Collari,direttore di macchina, tra gli scomparsi,di cui cercavo delle notizie.se avesse qualche ulteriore notizia su di lui gliene sarei grata.
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