Il Fulmine
(g.c. Carlo Di Nitto via www.naviearmatori.net)
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Cacciatorpediniere della classe Folgore
(dislocamento standard 1450 t, a pieno carico 2130 t). Durante il conflitto
svolse 97 missioni di guerra (4 con le forze da battaglia, 14 di caccia
antisommergibile, 4 di bombardamento contro costa, 37 di scorta convogli, 7 di
addestramento e 31 di trasferimento o di altro tipo), percorrendo 29.518 miglia
e passando ai lavori 68 giorni.
Il Fulmine nella seconda metà degli anni ’30 (g.c. Giorgio Parodi via www.naviearmatori.net). Maurizio Brescia nota che la foto, prodotta dallo Studio Pucci di La Spezia, è frutto di un fotomontaggio: l’immagine del Fulmine fermo al molo, infatti, è stata ‘incollata’ su uno sfondo che mostra lo sbocco del Golfo di La Spezia, con l’aggiunta di alcune piccole onde a prua per simularne il movimento a bassa velocità.
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Breve e parziale cronologia.
1° ottobre 1929
Impostazione nei Cantieri Navali del
Quarnaro di Fiume.
2 agosto 1931
Varo nei Cantieri Navali del Quarnaro di
Fiume.
14 luglio 1932
Entrata in servizio.
Le unità della classe Folgore si
riveleranno, sin dalle prove in mare, afflitte da seri problemi di stabilità trasversale,
tanto da superare ripetutamente la soglia del rischio di capovolgimento (è
interessante notare, a questo proposito, che tutte le quattro unità della
classe, Fulmine compreso, dopo essere
state colpite da bombe o cannonate in combattimento affonderanno infatti
capovolgendosi). Tutte le unità vengono perciò sottoposte ad importanti lavori
di modifica per ridurre i pesi situati in alto: 60 tonnellate di zavorra
vengono piazzate sotto i locali caldaie, altre 30 sotto le turbine di poppa, le
alette antirollio vengono allargate di dieci centimetri, il fumaiolo viene
abbassato (rendendo necessaria l’aggiunta di un’unghia alla sua sommità, per
impedire che il fumo rechi disturbo all’equipaggio), l’alberetto a tripode
viene rimosso ed il proiettore principale viene spostato sopra la timoniera,
più in basso rispetto alla sua posizione originaria; le due mitragliere da 40
mm situate sul cielo della tuga, a poppavia del fumaiolo, vengono spostate ai
lati della tuga, sul ponte di coperta (questo, però, fa perdere buona parte dei
vantaggi della riduzione del numero dei fumaioli da due ad uno, attuata per la
prima volta nelle unità delle classi Freccia e Folgore), vengono eliminati i
due obici illuminanti da 120/15 mm situati ai lati della sovrastruttura
principale e viene rivista la disposizione di parte dei depositi di nafta, che
si pianifica di riempire di acqua di mare quando sono vuoti.
Tutto questo, tuttavia, porterà a ridurre
di non poco la velocità ordinaria, facendola scendere a 31-32 nodi, al di sotto
di quella della precedente classe Turbine.
Seguiranno altre modifiche di minore
importanza, come lo spostamento degli occhi di cubia.
La nave fotografata a Tolone il 5 agosto 1933 (foto Marius Bar, collezione Maurizio Brescia, via Associazione Venus)
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1934
1934
Il Fulmine
fa parte della II Squadriglia Cacciatorpediniere con i gemelli Folgore, Lampo e Baleno. La II
Squadriglia, insieme alla I (Freccia,
Dardo, Saetta, Strale) forma la
1a Flottiglia Cacciatorpediniere (conduttore l’esploratore Antonio Pigafetta), inquadrata nella I
Squadra Navale.
In questo periodo presta servizio a bordo
del Fulmine, quale guardiamarina, la
futura MOVM Luigi Durand de la Penne.
1937-1938
Partecipa alla guerra civile spagnola.
Dettaglio di una foto di una pubblicazione ufficiale del 1937 con il Fulmine (g.c. Carlo Di Nitto via www.naviearmatori.net)
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7-9 aprile 1939
Il Fulmine,
inquadrato nel I Gruppo Navale (al comando dell’ammiraglio di divisione Angelo
Iachino) insieme al gemello Folgore,
all’incrociatore leggero Giovanni delle Bande Nere, al cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco, alle torpediniere Polluce e Pleiadi, alla nave cisterna e da sbarco Garigliano ed al grosso piroscafo Umbria, partecipa all’occupazione di San Giovanni di Medua durante
le operazioni per l’invasione dell’Albania (Operazione «OMT»).
La nave a La Spezia alla fine degli anni Trenta (Collezione Maurizio Brescia via Associazione Venus)
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1939-1940
Lavori di rimodernamento: vengono
eliminate due mitragliere singole da 40/39 mm e due binate da 13,2/76 mm,
rimpiazzate da 5-6 più moderne mitragliere singole Breda Mod. 1939/1940 da
20/65 mm.
10 giugno 1940
All’ingresso dell’Italia nel secondo
conflitto mondiale, il Fulmine forma
la VIII Squadriglia Cacciatorpediniere con i gemelli Folgore, Lampo e Baleno.
Essendo la velocità massima di queste
unità ridotta a non più di 30 nodi, verranno dapprima assegnate alla scorta
delle corazzate classe Cavour, le
navi maggiori più lente, e successivamente destinate alla scorta dei convogli
diretti in Libia.
7-9 luglio 1940
Il Fulmine
(CC Leonardo Gramaglia) salpa da Taranto con i tre gemelli, la VII Squadriglia
Cacciatorpediniere (Freccia, Dardo, Saetta e Strale) e le
corazzate Giulio Cesare e Conte di Cavour per fornire sostegno a
distanza ad un convoglio quattro mercantili carichi di truppe rifornimenti (i
trasporti truppe Esperia e Calitea e le moderne motonavi da carico Marco Foscarini, Vettor Pisani e Francesco
Barbaro) in navigazione verso la Libia con la scorta di sei torpediniere
(le moderne Orsa, Procione, Orione e Pegaso e le
vetuste Rosolino Pilo e Giuseppe Cesare Abba).
Giunto il convoglio a
destinazione, la flotta italiana si avvia sulla rotta di rientro, ma viene
informata che anche la Mediterranean Fleet è in mare per un’operazione simile,
quindi dirige per incontrare il nemico, in quella che diverrà l’inconclusiva
battaglia di Punta Stilo. Il 9 luglio la VIII Squadriglia, come altre
squadriglie di cacciatorpediniere, viene autorizzata a rifornirsi ad Augusta
prima di riprendere il mare per il previsto punto di riunione delle forze
navali italiane (37°40’ N e 17°20’ E, 65 miglia a sudest di Punta Stilo, con incontro
previsto per le 14 od al massimo, per i cacciatorpediniere distaccati a
rifornirsi, per le 16). Le unità della VIII Squadriglia non hanno un ruolo di
rilievo nella battaglia.
Terminata la
battaglia, la flotta italiana si avviò alle proprie basi. La VIII Squadriglia,
insieme alle Squadriglie Cacciatorpediniere VII, IX, XI, XIV, XV e XVI (36
unità in tutto), alla corazzata Conte di
Cavour, agli incrociatori pesanti Pola,
Zara, Fiume e Gorizia ed agli
incrociatori leggeri Alberico Da Barbiano,
Alberto Di Giussano, Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi e Giuseppe Garibaldi, entra ad Augusta nel
pomeriggio del 9 luglio. Poco dopo mezzanotte, però, a seguito
dell’intercettazione e decifrazione di messaggi radio britannici che facevano
presagire un imminente attacco di aerosiluranti contro il naviglio ormeggiato
ad Augusta, Supermarina ordina a tutte le navi di lasciare la base: dopo
essersi frettolosamente rifornite, le unità ripartono per le basi di
assegnazione. VIII, VII e IX Squadriglia salpano alle 00.55 del 10 luglio
scortando Cavour, Pola e I Divisione (Zara, Fiume, Gorizia), raggiungendo poi Napoli.
11 novembre 1940
Il Fulmine
è a Taranto, ormeggiato in Mar Grande vicino al gemello Lampo ed alla corazzata Conte
di Cavour (le unità della VIII Squadriglia sono tutte ormeggiate nel lato
sudorientale del Mar Grande, all’interno della diga della Tarantola, e sono
disposte quasi a semicerchio ad ovest della Cavour:
in senso orario Fulmine, Lampo, Baleno e Folgore) quando
la base viene attaccata da aerosiluranti britannici decollati dalla portaerei
Illustrious, che silurano le corazzate Littorio,
Caio Duilio e Conte di Cavour nella cosiddetta “notte di Taranto”. Nel corso
dell’incursione, uno dei primi siluri sganciati dagli aerei britannici passa
vicino proprio al Fulmine, prima di
raggiungere la nave da battaglia Cavour
provocandone l’affondamento. Lo Swordfish responsabile di questo attacco (l’L4A
del CC Kenneth Williamson e del TV Norman Scarlett) è anzi uno dei due soli
aerei britannici ad essere abbattuti nel corso dell’attacco, alle 23.14: non è
del tutto certo se per merito del tiro contraereo del Fulmine, o – più probabilmente – della Cavour stessa. Il Fulmine,
dopo aver assistito all’abbattimento dell’aereo, che cade in mare vicino al
cacciatorpediniere, riceve a bordo i due membri del suo equipaggio (soccorsi
dalla motolancia di un bacino galleggiante ormeggiato accanto al Fulmine e trasbordati poi sul
cacciatorpediniere), che vengono interrogati ed ai quali cui vengono offerti
vestiti puliti, cognac, birra, un pasto caldo e dei letti per la notte.
Nei giorni seguenti, la VIII Squadriglia, Fulmine compreso, è uno dei pochi
reparti navali che vengono mantenuti a Taranto, mentre quasi tutte le altre
unità vengono evacuate verso porti ritenuti più sicuri dall’offesa aerea. A
seguito dell’incursione diversiva effettuata da incrociatori britannici nel
canale d’Otranto contemporaneamente all’attacco su Taranto, che ha portato alla
distruzione di un convoglio di quattro mercantili, la VIII Squadriglia viene
designata per tenersi pronta a muovere insieme alla VIII Divisione (in
alternanza con VII Divisione e XV Squadriglia) per contrastare eventuali nuove
puntate offensive britanniche nel canale d’Otranto, che comunque non avranno
luogo.
Inizio 1941
Lavori di modifica: tutte le mitragliere
vengono eliminate, ed a loro posto sono installate 6 più moderne mitragliere da
20 mm.
6 gennaio 1941
Viene momentaneamente aggregato alla IX
Squadriglia Cacciatorpediniere, e con essa (Vittorio
Alfieri, Vincenzo Gioberti e Giosuè Carducci) partecipa, unitamente
alla XIV Squadriglia Torpediniere (Altair,
Andromeda, Pallade e Partenope), ad
un bombardamento navale delle posizioni greche a Porto Palermo, in Albania. Le
unità, partite da Valona, eseguono il bombardamento all’alba del 6 gennaio e
ritornano poi nella base albanese prima di mezzogiorno.
9 gennaio 1941
Fulmine, Folgore
ed i più moderni cacciatorpediniere Ascari
e Carabiniere effettuano il
pomeriggio del 9 un nuovo bombardamento delle posizioni elleniche di Porto
Palermo.
8-12 marzo 1941
Insieme al gemello Baleno ed al più anziano Turbine
scorta i trasporti tedeschi Alicante,
Arcturus e Wachtfels e la motonave italiana Rialto (convoglio «Arcturus») da Napoli a Tripoli.
12 marzo 1941
Riparte da Tripoli unitamente al Lampo, scortando Arcturus e Wachtfels che
rientrano a Napoli.
14 marzo 1941
Il convoglio arriva a Napoli.
Il Fulmine alla boa (Collezione Guido Alfano via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net)
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24 aprile 1941
Lascia Napoli alle 23 insieme al
cacciatorpediniere Euro ed alle
torpediniere Canopo, Castore, Orsa e Procione, per
scortare a Tripoli il convoglio denominato «Seetransportstaffel .23» o «Birmania», composto dai
mercantili italiani Birmania e Rialto e dai tedeschi Reichenfels, Marburg e Kybfels.
(Per altra fonte, probabilmente erronea,
prende il mare il 30 insieme ai cacciatorpediniere Ascari e Carabiniere,
agli incrociatori pesanti Trieste e Bolzano ed all’incrociatore leggero Eugenio di Savoia, per dare scorta
indiretta a tale convoglio, la cui scorta diretta sarebbe invece costituita dai
cacciatorpediniere Euro e Vincenzo Gioberti e dalle torpediniere Castore, Procione e Orione). Il
convoglio, dopo una sosta ad Augusta e Messina, prosegue verso la Libia con
rifornimenti per l’Afrika Korps.
1° maggio 1941
Il convoglio «Birmania» subisce un
attacco subacqueo nei pressi delle secche di Kerkennah.
Alle 12.44 il sommergibile britannico Undaunted avvista il convoglio «Birmania», in navigazione
ad otto nodi con rotta 205°, in posizione 34°40’ N e 12°20’ E, e passa
all’attacco. Alle 12.51, un’ottantina di miglia a nord di Tripoli, la Rialto (che
si trova in formazione vicino a Fulmine,
Canopo e Marburg) viene infatti mancata di poco da un siluro, che le passa a
poppa.
Il convoglio subirà anche attacchi aerei in
giornata, uscendone però indenne, ed arrivando a Tripoli alle 23 dello stesso
1° maggio.
5-7 maggio 1941
Fulmine ed Euro,
insieme alle torpediniere Orsa, Procione, Cigno, Centauro e Perseo, scortano a Tripoli un convoglio
formato dai mercantili tedeschi Marburg,
Reichenfels e Kybfels, dalla motonave italiana Rialto e dal trasporto truppe Marco
Polo.
Alle 13.25 del 6 maggio il convoglio viene
avvistato in posizione 37°36’ N e 15°28’ E dal sommergibile britannico Unique, ma questi, che dista una decina
di miglia dalle navi dell’Asse e non è nella posizione prevista a causa di un
errore di navigazione, non è in grado di attaccare.
16 maggio 1941
Lascia Napoli insieme ai
cacciatorpediniere Turbine, Euro, Folgore e Strale,
scortando in Libia il «26. Seetransport Konvoi», composto dai mercantili tedeschi Preussen
e Sparta, dagli italiani Motia, Capo Orso e Castelverde e
dalla motonave cisterna Panuco. Al
convoglio si aggiunge poi anche una seconda nave cisterna, la Superga. La forza di copertura è
costituita dagli incrociatori leggeri Luigi
di Savoia Duca degli Abruzzi e Giuseppe Garibaldi con i cacciatorpediniere
Granatiere, Bersagliere, Fuciliere e Alpino.
Durante la navigazione, Preussen e Panuco entrano in collisione.
20 maggio 1941
Tra le 9.32 e le 9.34 il sommergibile
britannico Urge avvista la forza di
copertura del convoglio, e poi, alle 9.47, il convoglio stesso, che procede a
dodici nodi con rotta 135°. L’Urge
passa quindi all’attacco (in posizione 35°44’ N e 11°59’ E), lanciando quattro
siluri contro il Capo Orso e la Superga, poi s’immerge a maggiore
profondità, subendo il contrattacco dell’Euro.
Tanto le rivendicazioni dell’Urge (di
aver affondato una o due navi) quanto quelle dell’Euro (di aver affondato il sommergibile attaccante) risulteranno
errate: nessuna unità riporta in realtà alcun danno.
21 maggio 1941
Il convoglio giunge a destinazione.
Maggio 1941
Scorta il piroscafo Bosforo, la motonave Bainsizza,
il piroscafo tedesco Duisburg ed
ancora la Panuco.
21 luglio 1941
Alle 5.15 Fulmine, Folgore, Saetta ed Euro partono da Napoli per scortare a Tripoli il convoglio «Nicolò Odero», formato dai piroscafi Maddalena Odero, Nicolò Odero, Caffaro e Preussen. Il
sommergibile britannico Olympus
attacca infruttuosamente il convoglio con lancio di siluri.
Successivamente, al convoglio si aggregano
anche la nave cisterna Brarena
(partita il 21 da Palermo scortata dal Fuciliere),
i cacciatorpediniere Alpino e Fuciliere e la torpediniera Pallade.
22 luglio 1941
Attacchi di
aerosiluranti britannici Fairey Swordfish dell’830th Squadron della
Fleet Air Arm, al largo di Pantelleria, affondano il Preussen (che affondando trascina con sé 180 dei 440 uomini a
bordo) ed immobilizzano la Brarena,
che, dopo un inutile tentativo dapprima di rimorchiarla verso Lampedusa (da
parte del Fuciliere, assistito dal Folgore) e poi di finirla a cannonate,
viene abbandonata alla deriva in fiamme (affonderà definitivamente dopo alcuni
giorni).
23 luglio 1941
Il resto del
convoglio raggiunge Tripoli.
27 luglio 1941
Il Fulmine parte da Tripoli insieme ai
cacciatorpediniere Folgore e Saetta ed alla vecchia torpediniera Giuseppe Sirtori, scortando un convoglio formato dai piroscafi
Ernesto, Nita, Nirvo, Aquitania, Palmaiola e Castelverde
di ritorno a Napoli.
29 luglio 1941
Alle 3.20 il
convoglio (in navigazione a 9 nodi con rotta 030°) viene avvistato a nordest di
Capo San Vito dal sommergibile britannico Upholder,
che si prepara a lanciare ma che deve poi interrompere all’attacco in seguito
all’arrivo di un cacciatorpediniere in avvicinamento subito prima del lancio,
alle 3.35. Alle 3.46 l’Upholder
emerge, ed alle 3.52 lancia l’ultimo siluro rimasto contro due mercantili ed un
cacciatorpediniere, in posizione 38°28’ N e 12°14’ E, ma l’arma li manca,
passando a proravia.
Alle 14.51 il
convoglio viene avvistato in posizione 39°51’ N e 13°46’ E (una sessantina di
miglia a sudovest di Napoli) dal sommergibile olandese O 21, che alle 15.53 lancia quattro siluri contro due dei
mercantili, dalla distanza di 4150 metri, per poi immergersi a 35 metri ed
allontanarsi verso sudovest. Nessuna nave viene colpita; le unità della scorta
bombardano l’O 21 con 24 bombe di
profondità dalle 16.09 alle 17.01, ma il battello olandese elude senza danni il
contrattacco scendendo ad una quota di 87 metri.
30 luglio 1941
Il convoglio
raggiunge Napoli.
13 agosto 1941
Lascia Napoli insieme
ai cacciatorpediniere Folgore, Strale, Ugolino Vivaldi e Lanzerotto
Malocello ed alla torpediniera Orsa,
per scortare a Tripoli le motonavi Rialto,
Andrea Gritti, Francesco Barbaro, Vettor
Pisani e Sebastiano Venier.
Il convoglio viene
più volte attaccato da aerei e sommergibili, ma senza mai riportare danni
(fatta eccezione per un cannone del Vivaldi,
che scoppia accidentalmente durante un attacco aereo).
15 agosto 1941
Il convoglio
raggiunge Tripoli.
Il Fulmine in bacino di carenaggio nella tarda estate del 1941 (Collezione Erminio Bagnasco via Maurizio Brescia ed Associazione Venus)
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12 settembre 1941
Soccorre parecchi
naufraghi del piroscafo Caffaro,
affondato alle 16.11 in posizione 34°14’ N e 11°54’ E, dopo essere stato
colpito da aerosiluranti britannici alle 14.17 mentre navigava in convoglio da
Napoli a Tripoli (l’indomani un altro attacco aereo provocherà la perdita anche
del piroscafo Nicolò Odero, facente
parte dello stesso convoglio).
23 settembre 1941
Alle quattro del
mattino lascia Napoli insieme ai cacciatorpediniere Strale, Alfredo Oriani ed
Alpino, per scortare a Tripoli i
piroscafi Amsterdam, Perla e Castelverde.
24 settembre 1941
Intorno alle 13, al
largo di Pantelleria, si verifica un presunto, ed infruttuoso, attacco
subacqueo (mai confermato da parte britannica, e forse frutto di un falso
allarme).
25 settembre 1941
Il convoglio
raggiunge Tripoli alle 12.30.
16-19 ottobre 1941
Il Fulmine, insieme ai cacciatorpediniere Folgore, Oriani, Gioberti, Sebenico, Nicoloso Da Recco ed Antoniotto
Usodimare, scorta da Napoli a Tripoli i piroscafi Beppe, Paolina e Caterina e le motonavi Probitas e Marin Sanudo. Al convoglio si uniscono in mare anche il grosso
motopeschereccio Amba Aradam e la
vecchia torpediniera Generale Antonino
Cascino.
Il 18 ottobre il
sommergibile britannico Ursula silura
il Beppe, che tuttavia, preso a
rimorchio dal rimorchiatore tedesco Max
Barendt ed assistito dal Da Recco
e dalla torpediniera Calliope,
riuscirà a raggiungere Tripoli il 21. In un attacco di aerosiluranti, la sera
del 18, viene colpito anche il Caterina,
che, danneggiato irrimediabilmente, si capovolge ed affonda il mattino del 19, a
62 miglia per 350° da Tripoli. Il resto del convoglio raggiunge la città libica
il 19 ottobre.
Il convoglio “Duisburg”
Nelle prime ore del 7
novembre 1941 il Fulmine, al comando
del capitano di corvetta Mario Milano, lasciò Napoli facendo parte della scorta
del convoglio «Beta», poi divenuto meglio noto come “Duisburg”. Lo componevano
i piroscafi tedeschi Duisburg e San Marco, l’italiano Sagitta, la motonave Maria e la grande e moderna nave
cisterna Minatitlan. A scortare i
mercantili, insieme al Fulmine, vi
erano i cacciatorpediniere Euro, Maestrale (caposcorta), Bersagliere, Granatiere, Fuciliere ed Alpino. La formazione iniziò ad uscire
alle 2.20 di notte si riunì fuori dal porto di Napoli, poi si mise in movimento
alle 6.30.
Il Fulmine aveva a bordo, complessivamente,
circa 270 uomini: oltre all’equipaggio, infatti, erano presenti 41 militari
della Regia Marina di passaggio, diretti in Libia. Tra di essi vi erano quattro
ufficiali; uno di loro, Eduard Schloemann, era un ufficiale della Kriegsmarine,
un pittore di Kiel che dipingeva scene di vita marinara e di guerra sul mare,
il quale realizzava rapidi schizzi di quanto vedeva. La conversazione in
quadrato ufficiali, mentre la nave passava al largo di Messina, verteva sul
pericolo rappresentato dagli incrociatori britannici, che avrebbero potuto
attaccare il convoglio, ma il fatto che la III Divisione, con gli incrociatori
pesanti Trento e Trieste, avrebbe fornito scorta indiretta, sembrava
tranquillizzare. Il direttore di macchina, il capitano del Genio Navale
Maurizio Badoglio, sposato da appena una settimana, era particolarmente
taciturno.
Dopo aver conversato
del più e del meno, gli ufficiali si separarono.
Alle 4.30 dell’8
novembre, a sud dello stretto di Messina, si unirono al convoglio anche il
piroscafo Rina Corrado e la
pirocisterna Conte di Misurata,
partiti da Messina (dov’erano arrivati da Palermo) con la scorta dei
cacciatorpediniere Libeccio, Grecale ed Alfredo Oriani. Questi ultimi si unirono a Fulmine, Euro e Maestrale, mentre gli altri quattro
cacciatorpediniere, dopo essersi riforniti a Messina, si unirono alla III
Divisione (Trento e Trieste), uscita in mare per fornire
scorta indiretta al convoglio. Alle 16.30 la formazione era completa.
In tutto i sette
trasporti trasportavano 34.473 tonnellate di materiali, 389 autoveicoli e 243
uomini. Per la scorta aerea (nelle sole ore diurne) furono mobilitati in tutto
64 aerei, mantenendo sempre otto velivoli costantemente in volo sul cielo del
convoglio.
Un dispiegamento di
forze che agli uomini del Fulmine
diede maggiore sicurezza: ma che alla fine avrebbe solo reso la futura
sconfitta ancora più bruciante.
Il convoglio,
superato lo stretto di Messina, imboccò la rotta che passava a levante di Malta,
passando al largo della costa occidentale greca (in modo da tenersi fuori dal
raggio d’azione degli aerosiluranti di Malta, stimato in 190 miglia).
Nonostante questo (e nonostante, durante la navigazione verso est, le unità
avessero eseguito diverse accostate verso ovest per confondere le idee ad
eventuali ricognitori circa la loro rotta), nel pomeriggio dell’8 novembre,
alle 16.45, il convoglio (ma non la III Divisione) fu egualmente individuato,
in posizione 37°38’ N e 17°16’ E, da un ricognitore Martin Maryland della Royal
Air Force (69th Reconnaissance Squadron), decollato da Malta e
pilotato dal tenente colonnello J. N. Dowland. Le navi della scorta, da 5000
metri, avvistarono il ricognitore, ed inviarono segnali luminosi alla scorta
aerea (con cui non era possibile comunicare via radio) per richiedere che
attaccasse il velivolo nemico, ma gli aerei della scorta non fecero nulla. (Contrariamente
a molte altre occasioni, il servizio di intercettazione e decrittazione
britannico “ULTRA” non ebbe alcun ruolo nelle vicende del convoglio «Beta»). Alle
17.30 partì quindi da Malta la Forza K britannica, composta dagli incrociatori
leggeri Aurora e Penelope e dai cacciatorpediniere Lance e Lively e
destinata specificamente all’intercettazione dei convogli italiani diretti in
Libia. Anche un bombardiere Wellington dotato di radar ed otto aerosiluranti Fairey
Swordfish decollarono da Malta per rintracciare il convoglio (il primo per
seguirlo e mantenere il contatto con esso, i secondi per attaccarlo), ma non
riuscirono a trovarlo.
Le navi italiane,
ignare di tutto questo, procedevano regolarmente per la loro rotta, con buon
tempo (mare calmo, solo nubi leggere nel cielo ed un debole vento forza 3). La
scorta aerea venne ritirata al tramonto. Alle 19.30, dopo aver sino ad allora
navigato con rotta 090°, il convoglio «Beta» accostò per 122°, ed alle 19.55 accostò
per 161°, sempre per tenersi al di fuori del raggio d’azione degli
aerosiluranti.
Alle 00.39 del 9
novembre il convoglio venne avvistato otticamente (il radar non ebbe alcun
ruolo di rilievo, se non nel puntamento dei cannoni durante il combattimento:
le navi italiane vennero avvistate perché illuminate dalla luce lunare) dalla
Forza K in posizione 36°55’ N e 17°58’ E (135 miglia a sud di Siracusa, 100
miglia ad est-sud-est di Capo Spartivento e 180 miglia ad est di Malta), da una
distanza di 5 miglia e su rilevamento 30°. I mercantili procedevano a 9 nodi (con
rotta 170°) su due colonne (a destra, nell’ordine, Duisburg, San Marco e Conte di Misurata, a sinistra,
nell’ordine, Minatitlan, Maria e Sagitta, mentre il Rina
Corrado procedeva più a poppavia degli altri sei mercantili, in posizione
centrale rispetto alle due colonne), con la scorta diretta tutt’attorno (Maestrale in testa, Grecale in coda, Libeccio
seguito dall’Oriani sul lato sinistro
ed Euro seguito dal Fulmine sul lato destro) e quella indiretta
(la III Divisione) 4 km a poppavia. Qualcuna delle unità della scorta diretta
(proprio il Fulmine per una versione),
grazie alla luna piena, avvistò anche la Forza K, 3-5 km a poppavia, ma ritenne
trattarsi della III Divisione. Dopo aver ridotto la velocità da 28 a 20 nodi ed
aver aggirato il convoglio con una manovra che richiese 17 minuti, portandosi a
poppa dritta rispetto ad esso (in modo che i bersagli si stagliassero contro la
luce lunare), la Forza K, giunta circa 5 km a sudest del convoglio, aprì il
fuoco sulle ignare navi italiane da una distanza di 5200 metri, orientando il
tiro con l’ausilio dei radar tipo 284.
Erano le 00.57.
Il Fulmine si trovava sul lato destro del
convoglio, a poppa dritta (a poppavia dell’Euro
e vicino a San Marco e Conte di Misurata), trovandosi ad essere
l’unità della scorta più vicina alla direzione di provenienza della Forza K e
quindi più esposta all’attacco, e fu tra le prime navi ad essere bersagliate
dal tiro nemico: vanamente il cacciatorpediniere tentò di contrattaccare, ma fu
centrato prima dai proiettili da 120 mm del Lance,
che aveva inizialmente devastato con il suo tiro il Maria ed il Sagitta, poi
l’Aurora, dopo aver incendiato il Rina Corrado, rovesciò sul Fulmine il tiro delle sue mitragliere
pesanti “pom-pom” da 40 mm, falcidiandone l’equipaggio, e per ultimo, all’1.05,
il Penelope immobilizzò e mise fuori
uso il cacciatorpediniere italiano con il tiro dei suoi pezzi da 152 mm.
Il Fulmine fu crivellato dalle schegge e
colpito in pieno da sei proiettili (tre salve): il primo pose fuori uso le
macchine (che dapprima rallentarono e poi si fermarono del tutto) e fece
saltare la corrente, ponendo fuori uso anche i collegamenti telefonici, poi le
armi di bordo vennero rese inservibili; la plancia fu colpita e devastata ed il
comandante Milano venne gravemente ferito sin dai primi colpi, perdendo un
braccio, ma mantenne il comando della sua nave e continuò ad incitare
l’equipaggio a combattere. Ad aggravare la situazione si misero anche i
mercantili del convoglio, che, avendo aperto il fuoco con le loro mitragliere
contro quello che ritenevano essere un attacco di (inesistenti) aerosiluranti,
ma tirando troppo basso, finirono per colpire il Fulmine a loro volta. In sala macchine, il vapore scappava dalle
tubature colpite; il personale di macchina, compreso il capitano Badoglio,
corse in coperta, dove venne accolto dal tiro delle mitragliere. Sul Fulmine, soltanto il complesso binato
prodiero da 120 mm rispose al fuoco, sparando otto salve a punteria diretta
sotto la direzione del tenente di vascello Giovanni Garau, il direttore di tiro
del Fulmine. Questi, anzi, quando
alcuni dei suoi uomini caddero feriti, prese personalmente parte al caricamento
dei cannoni, per poter mantenere costante il ritmo di tiro, mentre incoraggiava
i cannonieri ancora vivi.
Il
cacciatorpediniere, ormai immobilizzato e ridotto ad un relitto galleggiante, sbandò
a sinistra a causa dello scoppio di una caldaia, si capovolse ed affondò
all’1.06 del 9 novembre, a soli nove minuti dall’inizio dello scontro (per
altra fonte dopo dodici minuti, oppure all’1.15), nel punto 37°00’ N e 18°10’
E, portando con sé gran parte dell’equipaggio, rimasto ucciso o ferito nel
combattimento. Il tenente di vascello Garau cessò il tiro con il complesso
prodiero solo quando l’acqua iniziò ad allagare la coperta, dopo di che ordinò
a quanti, tra i suoi uomini, erano ancora in vita, di salvarsi. Dopo aver
lanciato il tradizionale grido “Viva il Re!”, Garau decise di seguire la sorte
della nave: alla sua memoria fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Alfredo
Piacentini, un sottocapo cannoniere che aveva continuato a fare fuoco con il
complesso prodiero da 120 verso la direzione di provenienza delle cannonate
britanniche, fu tra gli ultimi ad abbandonare la nave, e scomparve
successivamente in mare (fu decorato con la Medaglia di Bronzo al Valor
Militare, alla memoria). Il comandante Milano rimase al suo posto sino alla
fine, raccogliendo le ultime forze per mettere in salvo il suo equipaggio, poi
abbandonò la nave per ultimo mentre questa scompariva sotto la superficie.
Seguì la distruzione
del convoglio – tutti i mercantili affondati, il Grecale danneggiato gravemente, il fiacco ed inutile intervento
della III Divisione – e poi la lunga nottata in mare, nel freddo di novembre. A
rompere qua e là l’oscurità della notte, solo gli incendi delle navi, come
quello della Minatitlan, che continuò
a bruciare per tutta la notte con le migliaia di tonnellate di carburante che
trasportava.
Non furono pochi
quanti scomparvero prima dell’alba. Il comandante Milano, gravemente ferito,
morì in acqua per dissanguamento (venne decorato alla memoria con la Medaglia
d’Oro al Valor Militare; il paese di Forlì del Sannio gli ha intitolato una via).
Il guardiamarina Adriano Atti, che aveva organizzato l’abbandono della nave sui
pochi mezzi disponibili, venne issato a bordo di una zattera ma continuò a
premurarsi più per i suoi uomini che per se stesso, finché, sfinito ed
assiderato, scomparve in mare. Alla sua memoria fu conferita la Medaglia di
Bronzo al Valor Militare. La stessa
decorazione, a vivente, fu conferita anche al capo di terza classe Aquilino
Rossi, che, dopo aver adempiuto ai propri compiti al posto di combattimento,
una volta in mare soccorse alcuni compagni che stavano per annegare.
Una delle
imbarcazioni di salvataggio, sovraccarica di naufraghi, si capovolse più volte;
molti annegarono nel mare coperto di nafta, o morirono d’ipotermia.
Due amici e
compaesani di Grazzanise, il silurista Salvatore Caianello ed il sergente
Giovanni Battista Vitolo, seppero di essere entrambi in mare quando riconobbero
reciprocamente il fischio che usavano solitamente come saluto. Vitolo prese
sulle spalle Caianello, che non sapeva nuotare, e riuscì a raggiungere una
zattera, sulla quale aiutò a salire l’amico. Poi anche Vitolo cercò di
arrampicarsi sulla zattera, ma qualcuno gli diede un calcio in faccia,
facendolo allontanare di qualche metro; poi la zattera, sovraccarica di
naufraghi, si capovolse, gettando in mare i suoi occupanti. Salvatore Caianello
non fu mai più rivisto (alla sua memoria fu conferita la Croce di Guerra al
Valor Militare), Giovanni Vitolo, rincuorato dalla visione della Madonna che lo
salvava dal mare mentre già disperava di potersi salvare, sopravvisse per
essere raccolto dal Libeccio.
Infine, verso le sei
del mattino del 9 novembre, i naufraghi vennero raggiunti dal Libeccio, uscito dal combattimento con
pochi e modesti danni, che recuperò quanti ancora erano vivi. Tra di essi vi
era anche il capitano Badoglio, che, quasi sul punto di morire assiderato,
riprese conoscenza dopo essere stato massaggiato; Eduard Schloemann, invece,
morì subito dopo il salvataggio. Molti dei feriti vennero portati sottocoperta
per le prime cure, ma alcuni spirarono a bordo della nave.
Ma alle 6.40, proprio
dopo aver finito l’operazione di soccorso (erano stati tratti in salvo 150-200
uomini, in gran parte del Fulmine),
il Libeccio, mentre si apprestava a
rimettere in moto, venne silurato dal sommergibile britannico Upholder. L’esplosione del siluro
asportò la poppa del cacciatorpediniere, che affondò portando con sé molti
naufraghi e quanti si stavano prendendo cura di loro. Molti altri uomini si
gettarono in mare, ed alcuni di loro rimasero uccisi dagli scoppi delle bombe
di profondità gettate dagli altri cacciatorpediniere per colpire l’Upholder. Tra le vittime del siluramento
del Libeccio vi fu anche il capitano
Badoglio, che forse si era illuso di essere in salvo, quando era stato
recuperato dal cacciatorpediniere. L’equipaggio del Libeccio ed i rimanenti superstiti del Fulmine ebbero il tempo di abbandonare la nave prima che questa,
dopo un vano tentativo di rimorchio, affondasse infine alle 11.18. I naufraghi,
recuperati da Euro e Maestrale, furono sbarcati a Messina.
Tra questi vi era il
sergente Giovanni Vitolo, che per il resto della sua vita, ogni 9 novembre,
avrebbe fatto tenere una messa in onore della Madonna di Montevergine. Anche il
capo di terza classe Aquilino Rossi, dopo essere stato recuperato dal Libeccio, sopravvisse anche all’affondamento
di questa nave e fu tratto in salvo dal Maestrale.
Solitamente viene
riportato che i morti del Fulmine
furono 141; dagli elenchi degli imbarcati, tuttavia, risulta che le vittime
furono in realtà 177, ovvero 151 membri dell’equipaggio e 26 militari di
passaggio. I sopravvissuti, alla fine, furono un novantina.
Su dieci ufficiali,
più quattro di passaggio, si salvarono solo il tenente del Genio Navale
Direzione Macchine Ernesto Scalambro ed il sottotenente medico Enrico Piras,
quest’ultimo ferito.
I morti del Fulmine:
Pasquale Abruzzese, capo meccanico di prima
classe in servizio permanente effettivo, 41 anni, da Mola di Bari (BA) (equipaggio)
Antonio Alaimo, cannoniere puntatore
mitragliere di leva, 21 anni, da Palermo (equipaggio)
Giovanni Alfano, fuochista ordinario di leva,
21 anni, da Pompei (NA) (equipaggio)
Gerardo Alvan, sottocapo meccanico volontario,
22 anni, da Alghero (SS) (equipaggio)
Pietro Amato, sergente cannoniere puntatore
mitragliere richiamato, 34 anni, da San Giorgio a Cremano (NA) (equipaggio)
Umberto Antonelli, cannoniere puntatore
volontario, 19 anni, da Sambuci (RM) (equipaggio)
Adriano Atti, guardiamarina di complemento, da
Milano (equipaggio) (MBVM)
Maurizio Badoglio, capitano del Genio Navale
Direzione Macchine R. S. (direttore di macchina), da Imperia
Antonio Bagnani, secondo capo
radiotelegrafista richiamato, 32 anni, da Trecenta (RO) (passeggero)
Vincenzo Baldino, sergente meccanico
volontario, 24 anni, da Casamicciola (NA) (equipaggio)
Paolo Balloni, fuochista ordinario richiamato,
22 anni, da Riva Ligure (IM) (equipaggio)
Domenico Battiferro, sottonocchiere
richiamato, 24 anni, da Amalfi (SA) (equipaggio)
Edoardo Bertellotti, fuochista ordinario
richiamato, 23 anni, da La Spezia (equipaggio)
Antonio Biancalana, capo meccanico di seconda
classe militarizzato (passeggero)
Pasquale Bizzocca, fuochista ordinario di
leva, 21 anni, da Barletta (BA) (equipaggio)
Giovanni Blundetto, sottocapo cannoniere
puntatore scelto volontario, 21 anni, da Scicli (RG) (equipaggio)
Angelo Boreatti, maresciallo capo cannoniere
puntatore di seconda classe in servizio permanente effettivo, 32 anni, da
Folgaria (UD) (equipaggio)
Pierino Bozzolini, marinai servizi vari di
leva, 20 anni, da Villimpenta (MN) (equipaggio)
Millo Brunetti, secondo capo specialista
direzione di tiro (volontario), da Viareggio (equipaggio)
Lorenzo Buscaglia, fuochista a. richiamato, 24
anni, da Genova (equipaggio)
Francesco Buzzotta, sergente cannoniere
puntatore scelto a.t.i., 26 anni, da Siracusa (equipaggio)
Arrigo Cacace, tenente di vascello, da Genova
(equipaggio)
Rosario Cacopardo, marinaio servizi vari
richiamato, 22 anni, da Gaggi (ME) (equipaggio)
Salvatore Caianello, silurista volontario, 21
anni, da Grazzanise (NA) (equipaggio)
Antonino Calajò, capo segnalatore di prima
classe in servizio permanente effettivo, 50 anni, da Roma (passeggero)
Enrico Campagnoni, sottocapo cannoniere
puntatore scelto richiamato, 28 anni, da Premoselle (NO) (equipaggio)
Cesare Cauduro, secondo capo meccanico
volontario, 27 anni, da Monticello Conte Otto (VI) (equipaggio)
Guido Canetti, sottotenente del Genio Navale
Direzione Macchine, da Napoli (passeggero)
Ciro Cappella, capo meccanico di seconda
classe in servizio permanente effettivo, 39 anni, da Napoli (equipaggio)
Giovanni Caradonna, capo meccanico di terza
classe in servizio permanente effettivo, 28 anni, da Bari (equipaggio)
Giuseppe Careri, marinaio servizi vari di
leva, 21 anni, da Ardore (RC) (equipaggio)
Antonio Carella, fuochista ordinario di leva,
20 anni, da Bari (equipaggio)
Arturo Carnemolla, tenente d’artiglieria di
complemento (passeggero)
Antonio Catta, sergente specialista direzione
tiro volontario, 24 anni, da Roma (equipaggio)
Renato Cassuto, sottotenente di vascello, da
Livorno (equipaggio)
Salvatore Cavallaro, marinaio servizi vari di
leva, 20 anni, da Messina (equipaggio)
Giovanni Centorrino, marinaio servizi vari richiamato,
22 anni, da Zafferia (ME) (equipaggio)
Umberto Cicalò, capo elettricista di terza
classe in servizio permanente effettivo, 37 anni, da Porto San Giorgio (AP)
(equipaggio)
Giovanni Cinque, fuochista motorista abilitato
di leva, 20 anni, da Positano (SA) (passeggero)
Leonardo Colonna, sottocapo furiere a.
richiamato, 24 anni, da Terni (equipaggio)
Vito Corallo, fuochista ordinario di leva, 21
anni, da Bari (equipaggio)
Mario Cotta, radiotelegrafista volontario, 18
anni, da Torino (equipaggio)
Egidio Crismani, sottocapo segnalatore
volontario, 21 anni, da Pola (equipaggio)
Salvatore Daga, cannoniere a. richiamato, 22
anni, da Macomer (NU) (equipaggio)
Salvatore D’Angelo, sottocapo cannoniere
ordinario richiamato, 23 anni, da Trapani (equipaggio)
Antonio D’Avino, fuochista ordinario
richiamato, 22 anni, da Barra (NA) (equipaggio)
Michele De Palo, sottocapo nocchiere
volontario, 22 anni, da Giovinazzo (BA) (equipaggio)
Vincenzo De Santis, secondo capo cannoniere
puntatore scelto volontario, 27 anni, da Bitonto (BA) (equipaggio)
Luigi Di Chiaro, sottocapo silurista
volontario, 20 anni, da Andria (equipaggio)
Pasquale Di Gennaro, sottocapo cannoniere
puntatore scelto volontario, 23 anni, da Santa Maria Capua Vetere (NA)
(equipaggio)
Giulio Dirlinger, capo meccanico di terza
classe in servizio permanente effettivo, 32 anni, da Trieste (equipaggio)
Francesco Di Salvo, secondo capo meccanico
richiamato, 29 anni, da Barletta (BA) (equipaggio)
Gino Dittadi, cannoniere puntatore scelto
volontario, 18 anni, da Dolo (Venezia) (equipaggio)
Giuseppe Donniacuo, furiere di leva, 19 anni,
da Montoro Superiore (AV) (passeggero)
Vincenzo Esposito, fuochista ordinario
richiamato, 23 anni, da Napoli (equipaggio)
Santi Faggini, cannoniere puntatore scelto volontario,
18 anni, da Santa Maria delle Grazie (AR) (equipaggio)
Vito Favarel, sottocapo cannoniere s.t.
volontario, 25 anni, da Beda del Piave (TV) (equipaggio)
Antonio Forcina, marinaio s.m. richiamato, 23
anni, da Minturno (LT) (equipaggio)
Noemio Franca, elettricista di leva, 21 anni,
da Pesaro (equipaggio)
Dario Fusi, specialista direzione tiro
richiamato, 24 anni, da Laveno Mombello (VA) (equipaggio)
Carlo Gabusi, sottocapo radiotelegrafista
volontario, 23 anni, da Vestone (BS) (equipaggio)
Carlo Galli, fuochista ordinario richiamato,
22 anni, da Lecco (equipaggio)
Giovanni Garau, tenente di vascello (direttore
del tiro), 24 anni, da Cagliari (equipaggio) (MOVM)
Gino Giacinti, capo nocchiere di seconda
classe in servizio permanente effettivo, 37 anni, da Monte San Pietrangeli (AP)
(equipaggio)
Michele Gianoglio, fuochista ordinario di
leva, 20 anni, da Asti (equipaggio)
Alfredo Gironi, marinaio cuoco richiamato, 23
anni, da Genova (equipaggio)
Gaetano Giudice, capo meccanico di prima
classe in servizio permanente effettivo, 38 anni, da Taranto (equipaggio)
Paolo Gobetti, sottocapo elettricista di leva,
22 anni, da Dongo (CO) (passeggero)
Corrado Grillo, sottocapo cannoniere puntatore
mitragliere richiamato, 24 anni, da Molfetta (BA) (equipaggio)
Giuseppe Guarino, secondo capo cannoniere
puntatore scelto volontario, 25 anni, da Avellino (equipaggio)
Ernesto Gullotta, fuochista c.m. richiamato,
23 anni, da Catania (equipaggio)
Antonio Ibba, sottocapo cannoniere ordinario
di leva, 23 anni, da Besa (NU) (equipaggio)
Antonio Imparato, cannoniere ordinario di
leva, 21 anni, da Vietri sul Mare (SA) (equipaggio)
Salvatore Irosa, marinaio servizi vari
richiamato, 22 anni, da Palermo (passeggero)
Santo Lauria, fuochista ordinario di leva, 21
anni, da Sangineto (CS) (equipaggio)
Luigi Lincetto, sottocapo cannoniere puntatore
mitragliere volontario, 20 anni, da Cordenano (equipaggio)
Gioacchino Lipàri, nocchiere di leva, 21 anni,
da Trapani (passeggero)
Angelo Locci, sottocapo cannoniere richiamato,
24 anni, da Rivarolo Ligure (GE) (equipaggio)
Bruno Lorenzonetto, cannoniere puntatore
volontario, 17 anni, da Cassato (VC) (equipaggio)
Alfredo Loiodice, sottocapo radiotelegrafista
richiamato, 23 anni, da Genova (equipaggio)
Giuseppe Maddalena, radiotelegrafista
volontario, 20 anni, da Campobasso (equipaggio)
Ferdinando Maggio, marinaio servizi vari
richiamato, 24 anni, da Alezio (LE) (passeggero)
Giuseppe Maiorino, sottocapo furiere
volontario, 20 anni, da Baronissi (SA) (passeggero)
Antonio Manca, silurista volontario, 19 anni,
da Sorso (SS) (equipaggio)
Giulio Mander, cannoniere ordinario di leva,
20 anni, da Venezia (equipaggio)
Gennaro Maraucci, motorista navale di leva, 20
anni, da Napoli (passeggero)
Eliseo Marchi, fuochista a. richiamato, 23
anni, da Sarzana (SP) (equipaggio)
Ottorino Marinelli, sergente specialista
direzione del tiro, 26 anni, da Aringo (AQ) (equipaggio)
Filippo Martinico, cannoniere ordinario
richiamato, 23 anni, da Trapani (equipaggio)
Daniele Marzioni, capo silurista di terza
classe in servizio permanente effettivo, 37 anni, da Ancona (equipaggio)
Mario Massini, marinaio servizi vari richiamato,
22 anni, da Santa Brigida (FI) (equipaggio)
Umberto Mastromatteo, sottocapo meccanico
volontario, 21 anni, da Lucera (FG) (equipaggio)
Guido Mauri, guardiamarina, da Trieste
(passeggero)
Aramis Mazzara, sergente elettricista
volontario, 25 anni, da Maglie (LE) (equipaggio)
Lorenzo Merola, sottocapo cannoniere armaiolo
volontario, 20 anni, da Casalba (NA) (equipaggio)
Vincenzo Messina, sottotenente di vascello
(equipaggio)
Mario Milano, capitano di corvetta
(comandante), 34 anni, da Roma (MOVM)
Antonio Modofferi, marinaio richiamato, 27
anni, da Albano Laziale (RM) (passeggero)
Nicola Montanaro, marinaio servizi vari
richiamato, 22 anni, da Fasano (BR) (passeggero)
Ettorino Morlacchi, motorista navale di leva,
19 anni, da Castellanza (VA) (equipaggio)
Agostino Muolo, cannoniere ordinario
richiamato, 22 anni, da Monopoli (BA) (equipaggio)
Nello Nepi, marinaio servizi vari di leva, 22
anni, da San Benedetto del Tronto (AP) (equipaggio)
Otello Neri, sergente specialista direzione
del tiro volontario, 23 anni, da Volterra (PI) (equipaggio)
Fragno Giacomo Noascon, fuochista ordinario di
leva, 21 anni, da Locana (AO) (equipaggio)
Michele Oliviero, segnalatore di leva, 20
anni, da Torre del Greco (NA) (passeggero)
Pietro Pallesca, marinaio richiamato, 25 anni,
da Tremiti (FG) (passeggero)
Corrado Palmerini, fuochista ordinario di
leva, 21 anni, da Pescara (equipaggio)
Carlo Pandolfi, marinaio servizi vari
richiamato, 24 anni, da Morengo (BG) (equipaggio)
Lorenzo Parini, cannoniere armaiolo
richiamato, 23 anni, da Milano (equipaggio)
Aldo Parizzone, elettricista volontario, 18
anni, da Morano Pro (AL) (equipaggio)
Giacomo Parodi, motorista navale volontario,
19 anni, da Villalvernia (AL) (equipaggio)
Vincenzo Perrella, capo cannoniere puntatore
scelto di terza classe in servizio permanente effettivo, 29 anni, da Napoli
(equipaggio)
Mario Pautasso, fuochista ordinario di leva,
21 anni, da Torino (equipaggio)
Giusepe Pazzi, nocchiere volontario, 16 anni,
da Dorno (PV) (equipaggio)
Davide Pecoraro, cannoniere puntatore scelto
volontario, 20 anni, da Cava dei Tirreni (SA) (equipaggio)
Ugo Pelizzoni, fuochista ordinario di leva, 20
anni, da Vendrogno (LC) (equipaggio)
Arnaldo Perosini, marinaio servizi vari di
leva, 20 anni, da Roma (equipaggio)
Alfredo Piacentini, sottocapo cannoniere
puntatore scelto volontario, 24 anni, da Roma (equipaggio) (MBVM)
Angelo Pintossi, silurista di leva, 21 anni,
da Gardone V. (BS) (equipaggio)
Walter Pozzuolo, fuochista ordinario di leva,
21 anni, da Torino (equipaggio)
Cesare Puliti, fuochista ordinario di leva, 21
anni, da Ortona a Mare (CH) (equipaggio)
Salvatore Rabini, sottocapo specialista
direzione del tiro richiamato, 22 anni, da Catanzaro Marina (equipaggio)
Giuseppe Raiola, marinaio nz., 52 anni, da
Torre del Greco (NA) (passeggero)
Bruno Ravalico, aspirante guardiamarina, da
Portorose (equipaggio)
Innocenzo Renzi, cannoniere puntatore
mitragliere di leva, 21 anni, da Firenze (equipaggio)
Mario Revelli, sottocapo fuochista motorista
navale richiamato, 23 anni, da Mondovì (CN) (equipaggio)
Michele Robertucci, marinaio s.m. di leva, 21
anni, da Torre del Greco (NA) (equipaggio)
Osvaldo Rossi, secondo capo segnalatore in
servizio permanente effettivo, 28 anni, da Marsico Nuovo (PZ) (equipaggio)
Salvatore Rossi, nocchiere volontario, 18
anni, da Castel di Sangro (AQ) (equipaggio)
Antonio Safina, marinaio servizi vari
richiamato, 23 anni, da Mazara del Vallo (TP) (equipaggio)
Gastone Sanier, marinaio servizi vari
richiamato, 22 anni, da Tolmezzo (UD) (equipaggio)
Domenico Santucci, sottocapo cannoniere
puntatore scelto volontario, 20 anni, da Acciamo (AQ) (equipaggio)
Armando Scarfato, marinaio servizi vari di
leva, 21 anni, da Gragnano (NA) (passeggero)
Amerigo Schiano, sottocapo nocchiere
richiamato, 24 anni, da Porto Santo Stefano (GR) (equipaggio)
Emanuele Schiappacasse, sergente furiere
richiamato, 31 anni, da Genova (equipaggio)
Eduard Schloemann, ufficiale della
Kriegsmarine, 53 anni (passeggero)
Francesco Scolaro, cannoniere puntatore scelto
volontario, 22 anni, da Mistretta (ME) (equipaggio)
Vittorio Senis, carpentiere volontario, 18
anni, da Fasano (BR) (passeggero)
Felice Sergnese, secondo capo cannoniere
puntatore scelto volontario, 23 anni, da Saviano (NA) (equipaggio)
Emilio Setti, cannoniere ordinario di leva, 21
anni, da Crevalcore (BO) (equipaggio)
Francesco Sgobba, nocchiere di leva, 20 anni,
da Taranto (passeggero)
Saverio Siano, sergente nocchiere volontario,
22 anni, da Montefusco (AV) (equipaggio)
Giovanni Sicale, marinaio servizi vari di
leva, 20 anni, da Catania (equipaggio)
Ernesto Silingardi, cannoniere ordinario di
leva, 21 anni, da Bosco (PR) (equipaggio)
Amedeo Simionato, fuochista c.m. di leva, 21
anni, da Salzano (VE) (equipaggio)
Nello Sistilli, marinaio servizi vari di leva,
21 anni, da Monte Silvano (PE) (equipaggio)
Nerino Rino Siviero, segretario di leva, 20
anni, di Polesella (RO) (equipaggio)
Tommaso Sposito, sottocapo meccanico
volontario, 22 anni, da La Maddalena (SS) (equipaggio)
Francesco Stampacchia, segnalatore volontario,
18 anni, da Roma (equipaggio)
Silvano Stecchina, secondo capo fuochista c.m.
richiamato, 27 anni, da Trieste (equipaggio)
Enzo Tannozzini, radiotelegrafista volontario,
21 anni, da Panicale (PG) (equipaggio)
Donato Taurino, sottocapo cannoniere puntatore
scelto volontario, 20 anni, da San Donato di Lecce (LE) (equipaggio)
Cesare Tavarini, fuochista ordinario richiamato,
23 anni, da Ortonuovo (SP) (equipaggio)
Giuseppe Timossi, secondo capo meccanico in
servizio permanente effettivo, 28 anni, da Busalla (GE) (equipaggio)
Emilio Tirabassi, secondo capo cannoniere
puntatore scelto volontario, 26 anni, da Bracciano (RM) (equipaggio)
Giuseppe Tobianchi, marinaio servizi vari di
leva, 21 anni, da Fossacesia (CH) (equipaggio)
Nevio Torri, sottocapo radiotelegrafista
volontario, 19 anni, da Cesenatico (FC) (equipaggio)
Walter Tosato, sottocapo elettricista
volontario, 20 anni, da Padova (equipaggio)
Arturo Tricoli, sergente furiere ordinario, 26
anni, da Crotone (equipaggio)
Pasquale Trinchillo, sergente cannoniere, 30
anni, da Napoli (equipaggio)
Giuseppe Umbrella, marinaio servizi vari di
leva, 20 anni, da Casinano (RC) (passeggero)
Domenico Valerio, fuochista art. richiamato,
22 anni, da Roma (equipaggio)
Bruno Vascon, marinaio s.m. di leva, 22 anni,
da Capo (PL) (equipaggio)
Giuseppe Visconti, specialista direzione tiro
di leva, 21 anni, da Saronno (VA) (equipaggio)
Bartolo Villante, fuochista ordinario di leva,
20 anni, da Lipari (ME) (equipaggio)
Giuseppe Zacchia, sottocapo elettricista
volontario, 19 anni, da Mantova (passeggero)
Evelino Zanerba, capo meccanico di seconda
classe in servizio permanente effettivo, 32 anni, da Venezia (equipaggio)
Ferdinando Zoffoli, secondo capo
radiotelegrafista richiamato, 37 anni, da Roma (passeggero)
Cipriano …tistella, secondo capo cannoniere,
26 anni, da Caldaro (BZ) (equipaggio) (1)
Pietro …li, sergente cannoniere puntatore
scelto richiamato, 27 anni, da Pontedera (PI) (equipaggio) (1)
Michele …ellon, sottocapo meccanico
volontario, 20 anni, da Siligo (SS) (equipaggio) (1)
Paolo …centini, sottocapo meccanico, 23 anni,
da Ferrara (equipaggio) (1)
Armando …erchiai, sergente cannoniere a.
volontario, 26 anni, da Firenze (equipaggio) (1)
Pietro …trangolino, secondo capo silurista
richiamato, 31 anni, da Aosta (equipaggio) (1)
Armando …fiatel, secondo capo cannoniere
armaiolo, 29 anni, da Avellino (equipaggio) (1)
Marcello …sili, sottocapo radiotelegrafista,
23 anni, da Roma (equipaggio) (1)
(1) I nomi dei caduti sono tratti da http://www.grazzaniseonline.eu/IMG/pdf/La%20fine%20del%20Fulmine.pdf, che a sua volta si basa sugli elenchi rilasciati dall’Ufficio Statistica del Comando Superiore CREM il 16 dicembre 1941. Purtroppo alcune delle pagine sono danneggiate, rendendo alcuni cognomi parzialmente illeggibili. L’elenco potrebbe contenere degli errori.
Il marinaio Carlo Pandolfi da Morengo (BG), caduto sul Fulmine (g.c. Rinaldo Monella/www.combattentibergamaschi.it) |
La zona prodiera del Fulmine (foto di Ernesto Burzagli, collezione Emiliano Burzagli via it.wikipedia.org)
|
La motivazione della
Medaglia d’Oro al Valor Militare conferita alla memoria del capitano di
corvetta Mario Milano:
“Comandante di Ct. di
scorta a convoglio, fatto segno a violento attacco di preponderanti forze
navali nemiche e irrimediabilmente colpito fin dall'inizio della battaglia,
affrontava con saldo cuore e decisa volontà il combattimento e, benché rimasto
ferito in modo grave dalle prime salve, che smantellavano le sistemazioni della
plancia, proseguiva audacemente la lotta, rinnovando nei suoi uomini, con la
parola animatrice e il suggestivo esempio, indomito coraggio e ardore
combattivo. Mentre l'unità sempre più colpita dalla furiosa e soverchiante
azione di fuoco nemica lentamente s'inabissava, Egli restava intrepido e sereno
e, vincendo con stoicismo il dolore delle ferite, si preoccupava di salvare il
suo equipaggio. Restava sulla nave, fino all'ultimo istante. Stremato nel
fisico, piegato dalle ferite, ma più forte che mai nello spirito corroborato
dall'avversa fortuna e dal sacrificio, scompariva in mare lasciando un retaggio
luminoso di ardimento e di fede.
Esempio di nobili virtù militari e guerriere, di assoluta dedizione al dovere eroicamente compiuto e alla Patria.
Mediterraneo Centrale, 9 novembre 1941”
Esempio di nobili virtù militari e guerriere, di assoluta dedizione al dovere eroicamente compiuto e alla Patria.
Mediterraneo Centrale, 9 novembre 1941”
La nave nel 1938, particolare da una foto tratta da “La R. Marina dalla vittoria all'Impero. Ventennale 1918-1938”, USMM/Sansaini, Roma 1938 (via it.wikipedia.org)
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La motivazione della
Medaglia d’Oro al Valor Militare conferita alla memoria del tenente di vascello
Giovanni Garau:
“Direttore del tiro
di C.T., di scorta a convoglio, durante un violento attacco notturno da parte
di preponderanti forze navali nemiche che inquadravano e colpivano gravemente
la sua unità, immobilizzandola e interrompendo i servizi telefonici, dirigeva
in coperta dal complesso di prora un'intensa e decisa reazione di fuoco contro
il nemico. Feriti alcuni dei suoi uomini, cooperava egli stesso al caricamento
dei pezzi perché il tiro proseguisse serrato e martellante contro le navi
nemiche, incitando i dipendenti con l'esempio altamente suggestivo e con la
parola animatrice. Mentre la sua unità squarciata dal bombardamento avversario
lentamente affondava, continuava a combattere e solo allorché l'acqua ebbe
raggiunto la coperta dava ordine alla sua gente di mettersi in salvo innalzando
al cielo l'ardente grido « Viva il Re ». Ma ricusava per sé la salvezza, nella
suprema fedeltà alla nave ergendosi solo di faccia al nemico come per
suggellare nell'estrema offerta l'eroismo del marinaio e la virtù della stirpe.
Mediterraneo Centrale, 9 novembre 1941.”
La motivazione della
Medaglia di Bronzo al Valor Militare conferita alla memoria del guardiamarina
Adriano Atti, disperso sul campo:
"Ufficiale
imbarcato su silurante, di scorta a convoglio, violentemente attaccata da preponderante
forza navale nemica e inesorabilmente colpita fin dalle prime salve, si prodigava
con serena fermezza e abnegazione nell'organizzazione dei mezzi di
salvataggio, rincuorando i suoi dipendenti. Tratto in salvo su una zattera, dopo l'affondamento
dell'unità, si preoccupava, più che della propria dell'altrui salvezza, finchè stremato di
forze e duramente provato dal freddo intenso, scompariva in mare, nell'adempimento del
dovere spinto al sacrificio".
(Mediterraneo
Centrale, 9 novembre 1941)
La motivazione della
Medaglia di Bronzo al Valor Militare conferita al capo di terza classe Aquilino Rossi, nato a La
Spezia il 6 giugno 1915:
"Imbarcato su
c.t. di scorta a convoglio, attaccato e gravemente colpito, fin dalle prime
salve, da superiori forze navali nemiche, assolveva con volontaria disciplina e
sereno coraggio il proprio compito al suo posto di combattimento. Lanciatosi in
mare, dopo l'ordine di abbandonare la nave, si prodigava, con abnegazione ed
elevato spirito di altruismo, per trarre in salvo alcuni compagni in pericolo
di annegare."
(Mediterraneo
Centrale, 9 novembre 1941)
“Imbarcato su
motosilurante [sic], di scorta a convoglio, fatta segno a violento attacco da
preponderanti forze navali nemiche, assolveva con serena fermezza e vibrante
senso del dovere i suoi compiti fino all’estremo limite di ogni possibilità,
scomparendo con la nave che s’inabissava.”
Sei unità della classe Dardo a Gaeta nel 1935: da sinistra Strale, Freccia, Fulmine, Lampo, Folgore e Baleno (Coll. Guido Alfano via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net)
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Potrei sapere chi era il comndante del Fulmine dopo il capitano di corvetta Leonardo Gramaglia? Nell'ottobre 1940 assunse il comando in 2^ di un incrociatore. Il comandante Mario Milano assunse il comando del caccia solo nell'ottobre 1941, pochi giorni prima dell'affondamento. Grazie.-
RispondiEliminaBuongiorno, nel marzo 1941 era comandante del Fulmine il capitano di corvetta Antonio Della Corte.
EliminaGrazie mille.
RispondiEliminaBuonasera, desidero fare una segnalazione.
EliminaMentre leggevo con emozione le fasi dell'affondamento del Fulmine, pensavo a mio nonno che si trovava imbarcato e visse quella tragica esperienza.
Alla fine stavo controllando i nomi dei caduti e ho trovato il suo nome.
In realtà Giobatta Grenoville, mio nonno, classe 1907 di Varazze, capo radiotelegrafista di terza classe si salvò, anche successivamente quando venne affondata la Libeccio che aveva recuperato i superstiti.
Per aver salvato dei commilitoni, venne insignito della medaglia di bronzo al valore militare.
Ha avuto poi una lunga vita e ci ha trasmesso alti valori e per me, che la insegno, la passione per la storia.
Ci tenevo a segnalarlo, grazie
Liliana Cozzi
Buonasera, mentre leggevo con emozione,le fasi dell'affondamento del
RispondiEliminaFulmine, sul quale era imbarcato mio nonno nel corso della guerra, ho letto elenco dei caduti ed erroneamente vi è il suo nome.
In realtà Giobatta Grenoville, nato a Varazze nel 1907,era capo radio telegrafista di terza classe e si salvò, anche successivamente in modo rocambolesco dopo essere stato ripescato dal Libeccio.
Per aver salvato dei commilitoni venne insignito della medaglia di bronzo al valore militare.
Ha poi vissuto una lunga e felice vita,trasmettendoci alti valori e per me, che la insegno, l'amore per la storia
Grazie
Buonasera,
Eliminala ringrazio per la segnalazione e mi scuso per l'errore: doveva esserci un errore nell'elenco che avevo usato come fonte. Provvedo subito a correggere.
Io ho a casa un modello del Fulmine fatto in lamiera proveniente dalle latte di conserva,questo modello è stato fatto a bordo del Fulmine stesso da mio nonno imbarcato su di esso
RispondiEliminaMio nonno Iannuzzi Francesco fu imbarcato sul Fulmine dal 1937 al 1941 era un fuochista,si salvò causalmente perché chiese di non partire per quella che fu l'ultima missi one della nave ,per gravi motivi familiari (si era aggravata la salute della madre, la mia bisnonna) e così fortunatamente si salvò.
RispondiEliminaNelle sue parole nel raccontarmi l'episodio ricordo tanta amarezza e dispiacere per non essere potuto partire ed essere vicino i suoi compagni d'armi, tanti citati dall'articolo in questione.
Grazie per la dettagliata ed emozionante storia del cacciatorpediniere Fulmine. Mi chiamo Mirta Zanella in Humphreys sono in vacanza a Monticello Conte Otto , Vicenza, (citta' natale) ma vivo negli USA. Una mia conoscente mi comunico' l'esistenza del vostro blog poche settimane fa. Il fratello di mia nonna, Cesare Cauduro, secondo capo meccanico, era a bordo del Fulmine quando il caccia affondo'. Mio zio Cesare e' uno dei tanti dispersi in mare, il cui corpo non e' stato mai ritrovato. Ho trovato un piccolo errore nel cognome di Cesare, non e' Canduro ma Cauduro. Se si potra' corregere, vi ringrazio in anticipo, altrimenti non importa. Grazie ancora per le dettagliate informazioni sul Fulmine.
RispondiEliminaBuongiorno,
Eliminala ringrazio per la segnalazione, provvedo subito a correggere.
Se le interessa ho una foto di mio zio Cesare Cauduro in divisa. Cesare era secondo capo meccanico del caccia Fulmine. Il suo corpo, a causa dell'affondamento, non venne mai trovato
RispondiEliminaBuongiorno,
Eliminacertamente, con il suo permesso avrei piacere di inserirla in questa pagina. Se vuole può inviarmela a lorcol94@gmail.com