sabato 28 novembre 2015

Polinice

La nave quando portava l’originario nome di Tempo (da www.searlecanada.org

Piroscafo da carico di 1373 tsl e 738 tsn, lungo 73,1 metri, largo 10,66 e pescante 4,75, con velocità di 11 nodi. Appartenente all’armatore Achille Lauro di Napoli, ed iscritto con matricola 379 al Compartimento Marittimo di Napoli.

Breve e parziale cronologia.

21 novembre 1911
Varato nei cantieri S. P. Austin & Son Ltd. di Wear Dock (Sunderland) come Tempo (numero di cantiere 261).
Dicembre 1911
Completato per la Pelton Steam Ship Company Ltd. di Newcastle (in gestione a R. S. Gardiner & Joseph Reay di Newcastle).
1912-1914
Naviga prevalentemente nelle acque dell’Arcipelago Britannico e nel Canale della Manica.
Novembre 1914
Requisito dall’Ammiragliato per essere impiegato come trasporto per munizioni durante la prima guerra mondiale; entra in servizio con la Royal Fleet Auxiliary.
20 novembre 1914
Giunge a Scapa Flow insieme all’incrociatore leggero HMS Falmouth.


Una foto del Polinice (foto di Umberto Bertolo, per g.c. del figlio Luciano)

Marzo 1919
Finita la guerra, il Tempo viene restituito agli armatori.
31 gennaio 1927
S’incaglia presso Austruweel, vicino ad Anversa, ma viene disincagliato senza danni.
1931
Acquistato da Antonino Pollio di Sorrento (o Napoli) e ribattezzato Polinice. Stazza lorda e netta risultano essere 1379 tsl e 687 tsn.
1936
Acquistato da Achille Lauro di Napoli.
 
Il Polinice a Savona nel 1936 (g.c. Pietro Berti via www.naviearmatori.net

Malta

Quando l’Italia dichiarò guerra a Gran Bretagna e Francia, il 10 giugno 1940, il Polinice (al comando del capitano Efisio Satta) era in Mediterraneo, in navigazione verso la Bulgaria, ma si trovava nei pressi di una delle più pericolose basi aeronavali britanniche in quel mare: Malta.
Prima di potersi allontanare, il piroscafo venne intercettato da unità britanniche e costretto a dirigere per La Valletta. La sua cattura fu però al centro di un grave episodio di “fuoco amico”: ad intercettare la nave in avvicinamento al Grand Harbour furono tre barche armate da marinai della fortezza di St. Angelo, ma il presidio del vicino forte di St. Rocco non era a conoscenza di quanto stava accadendo, e ritenne che le tre barche fossero italiane, ed intendessero attaccare La Valletta. Così, le batterie del forte aprirono il fuoco, distruggendo due delle tre barche, uccidendo i loro equipaggi e danneggiando anche il Polinice.
Cionondimeno, la nave fu catturata; l’equipaggio italiano riuscì tuttavia ad impedire che essa potesse essere utilizzata dal nemico: quando il Polinice giunse all’imboccatura del porto, l’11 giugno, i suoi marinai lo autoaffondarono. I sei membri dell’equipaggio vennero recuperati e fatti prigionieri; imprigionati in un primo tempo a Malta, vennero successivamente trasferiti a San Giovanni d'Acri (Palestina).
Il piroscafo venne recuperato, ma i britannici non sarebbero mai riusciti a servirsene prima della fine della guerra.
Il 20 giugno 1940 il Maresciallo della Corte Commerciale di Malta annunciò che era cominciato un procedimento per l’espropriazione della nave e del suo carico, ed il 4 luglio il Maresciallo della Corte delle Prede invitò privati a presentare offerte per l’acquisto del Polinice.
Ma la nave era ancora ferma a Malta quando, il 29 aprile 1941, venne gravemente danneggiata da un bombardamento della Luftwaffe mentre si trovava ormeggiata alle boe a Kalkara Creek. Dopo circa dodici ore, il Polinice affondò in sedici metri d’acqua, lasciando emergere soltanto la parte superiore di alberi e fumaiolo.
Ciò non bastò a fermare la Corte delle Prede: il 7 settembre 1943, benché la nave non fosse ancora stata recuperata, ci fu un nuovo invito a presentare offerte per il suo acquisto, ed il 12 febbraio 1944, quando ormai il Polinice giaceva da quasi tre anni sui fondali di Kalkara Creek, il bastimento venne messo all’asta. Questa volta qualcuno si fece avanti e lo acquistò: il maltese Anton Theuma, che tuttavia non procedette ancora al suo recupero.
Bisognò aspettare fino all’ottobre 1946 perché un armatore maltese, Emmanuel Schembri, recuperasse infine il piroscafo (dopo averlo acquistato da Theuma): dopo averlo riparato, Schembri gli diede il significativo nome di Reborn, “rinato”.
Sotto il nuovo nome e bandiera la nave solcò il Mediterraneo ancora per alcuni anni, poi, nel marzo 1950, venne posta in disarmo nel Grand Harbour di Malta.
Qui l’ex Polinice languì per quasi un quindicennio; poi, nel dicembre 1964, venne infine venduto per demolizione alla Dominion & Colonial Trading Company di Luqa (Malta). Lo smantellamento ebbe luogo tra gennaio e febbraio del 1965 in quel di Marsa (Malta).
 
Un’altra immagine del Tempo (g.c. Mauro Millefiorini via www.naviearmatori.net

4 commenti:

  1. che strano
    nell'album foto di guerra di mio padre
    c'è una foto del Polinice,
    con tanto di stella sul fumaiolo,
    nelle pagine dedicata al trasferimento del suo reparto, con la "Mantova" da Bari a Durazzo, nella notte tra il 28 ed il 29 gennaio 1941.
    flygertolo@libero.it

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    1. Buongiorno, mi potrebbe magari inviare la foto per e-mail (lorcol94@gmail.com)? Credo che si tratti di un errore di identificazione (magari un nome scritto male), forse si potrebbe identificare la nave. In navigazione da Bari a Durazzo tra il 28 ed il 29 gennaio 1941 risultano esservi stati i piroscafi Tagliamento, Vesta, Mameli, Italia, Milano e Quirinale e le motonavi Verdi e Narenta (oltre a tp e ct di scorta).

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  2. Mio nonno ne era il Comandante al tempo , Efisio Satta , catturato e tenuto prigioniero in un primo momento a malta ma poi trasferito a san giovanni d’acri

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    1. La ringrazio, aggiungo alla pagina menzione di suo nonno.

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