La nave quando portava l’originario
nome di Tempo (da www.searlecanada.org)
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Piroscafo da carico
di 1373 tsl e 738 tsn, lungo 73,1
metri , largo 10,66 e pescante 4,75, con velocità di 11
nodi. Appartenente all’armatore Achille Lauro di Napoli, ed iscritto con
matricola 379 al Compartimento Marittimo di Napoli.
Breve e parziale cronologia.
21 novembre 1911
Varato nei cantieri
S. P. Austin & Son Ltd. di Wear Dock (Sunderland) come Tempo (numero di cantiere 261).
Dicembre 1911
Completato per la
Pelton Steam Ship Company Ltd. di Newcastle (in gestione a R. S. Gardiner &
Joseph Reay di Newcastle).
1912-1914
Naviga
prevalentemente nelle acque dell’Arcipelago Britannico e nel Canale della
Manica.
Novembre 1914
Requisito
dall’Ammiragliato per essere impiegato come trasporto per munizioni durante la
prima guerra mondiale; entra in servizio con la Royal Fleet Auxiliary.
20 novembre 1914
Giunge a Scapa Flow
insieme all’incrociatore leggero HMS Falmouth.
Una foto del Polinice (foto di Umberto Bertolo, per
g.c. del figlio Luciano)
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Marzo 1919
Finita la guerra, il Tempo viene restituito agli armatori.
31 gennaio 1927
S’incaglia presso
Austruweel, vicino ad Anversa, ma viene disincagliato senza danni.
1931
Acquistato da
Antonino Pollio di Sorrento (o Napoli) e ribattezzato Polinice. Stazza lorda e netta risultano essere 1379 tsl e 687 tsn.
1936
Acquistato da Achille
Lauro di Napoli.
Il Polinice a Savona nel 1936 (g.c. Pietro Berti via www.naviearmatori.net) |
Malta
Quando l’Italia
dichiarò guerra a Gran Bretagna e Francia, il 10 giugno 1940, il Polinice (al comando del capitano Efisio Satta) era in Mediterraneo, in
navigazione verso la Bulgaria, ma si trovava nei pressi di una delle più
pericolose basi aeronavali britanniche in quel mare: Malta.
Prima di potersi
allontanare, il piroscafo venne intercettato da unità britanniche e costretto a
dirigere per La Valletta. La sua cattura fu però al centro di un grave episodio
di “fuoco amico”: ad intercettare la nave in avvicinamento al Grand Harbour
furono tre barche armate da marinai della fortezza di St. Angelo, ma il
presidio del vicino forte di St. Rocco non era a conoscenza di quanto stava
accadendo, e ritenne che le tre barche fossero italiane, ed intendessero
attaccare La Valletta. Così, le batterie del forte aprirono il fuoco,
distruggendo due delle tre barche, uccidendo i loro equipaggi e danneggiando
anche il Polinice.
Cionondimeno, la nave
fu catturata; l’equipaggio italiano riuscì tuttavia ad impedire che essa
potesse essere utilizzata dal nemico: quando il Polinice giunse all’imboccatura del porto, l’11 giugno, i suoi
marinai lo autoaffondarono. I sei membri dell’equipaggio vennero recuperati e
fatti prigionieri; imprigionati in un primo tempo a Malta, vennero successivamente trasferiti a San Giovanni d'Acri (Palestina).
Il piroscafo venne
recuperato, ma i britannici non sarebbero mai riusciti a servirsene prima della
fine della guerra.
Il 20 giugno 1940 il
Maresciallo della Corte Commerciale di Malta annunciò che era cominciato un
procedimento per l’espropriazione della nave e del suo carico, ed il 4 luglio
il Maresciallo della Corte delle Prede invitò privati a presentare offerte per
l’acquisto del Polinice.
Ma la nave era ancora
ferma a Malta quando, il 29 aprile 1941, venne gravemente danneggiata da un
bombardamento della Luftwaffe mentre si trovava ormeggiata alle boe a Kalkara
Creek. Dopo circa dodici ore, il Polinice
affondò in sedici metri d’acqua, lasciando emergere soltanto la parte superiore
di alberi e fumaiolo.
Ciò non bastò a
fermare la Corte delle Prede: il 7 settembre 1943, benché la nave non fosse ancora
stata recuperata, ci fu un nuovo invito a presentare offerte per il suo
acquisto, ed il 12 febbraio 1944, quando ormai il Polinice giaceva da quasi tre anni sui fondali di Kalkara Creek, il
bastimento venne messo all’asta. Questa volta qualcuno si fece avanti e lo
acquistò: il maltese Anton Theuma, che tuttavia non procedette ancora al suo
recupero.
Bisognò aspettare
fino all’ottobre 1946 perché un armatore maltese, Emmanuel Schembri,
recuperasse infine il piroscafo (dopo averlo acquistato da Theuma): dopo averlo
riparato, Schembri gli diede il significativo nome di Reborn, “rinato”.
Sotto il nuovo nome e
bandiera la nave solcò il Mediterraneo ancora per alcuni anni, poi, nel marzo
1950, venne posta in disarmo nel Grand Harbour di Malta.
Qui l’ex Polinice languì per quasi un
quindicennio; poi, nel dicembre 1964, venne infine venduto per demolizione alla
Dominion & Colonial Trading Company di Luqa (Malta). Lo smantellamento ebbe
luogo tra gennaio e febbraio del 1965 in quel di Marsa (Malta).
Un’altra
immagine del Tempo (g.c. Mauro
Millefiorini via www.naviearmatori.net)
che strano
RispondiEliminanell'album foto di guerra di mio padre
c'è una foto del Polinice,
con tanto di stella sul fumaiolo,
nelle pagine dedicata al trasferimento del suo reparto, con la "Mantova" da Bari a Durazzo, nella notte tra il 28 ed il 29 gennaio 1941.
flygertolo@libero.it
Buongiorno, mi potrebbe magari inviare la foto per e-mail (lorcol94@gmail.com)? Credo che si tratti di un errore di identificazione (magari un nome scritto male), forse si potrebbe identificare la nave. In navigazione da Bari a Durazzo tra il 28 ed il 29 gennaio 1941 risultano esservi stati i piroscafi Tagliamento, Vesta, Mameli, Italia, Milano e Quirinale e le motonavi Verdi e Narenta (oltre a tp e ct di scorta).
EliminaMio nonno ne era il Comandante al tempo , Efisio Satta , catturato e tenuto prigioniero in un primo momento a malta ma poi trasferito a san giovanni d’acri
RispondiEliminaLa ringrazio, aggiungo alla pagina menzione di suo nonno.
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