Il Gemma in allestimento a Monfalcone (da www.grupsom.com)
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Sommergibile di
piccola crociera della classe Perla (dislocamento di 695 tonnellate in
superficie e 855 in
immersione). In guerra effettuò 4 missioni offensive/esplorative in Mar Egeo,
percorrendo 2509 miglia
in superficie e 951 in
immersione.
Breve e parziale cronologia.
7 settembre 1935
Impostazione nei
Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone (numero di costruzione 1140).
21 maggio 1936
Varo nei Cantieri
Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.
8 luglio 1936
Entrata in servizio.
Assegnato alla XXXV Squadriglia Sommergibili (III Grupsom), viene dislocato a
Messina. Suo primo comandante è il capitano di corvetta Mario Ciliberto.
Sotto, il
comandante Ciliberto durante la cerimonia di consegna della bandiera di
combattimento, svoltasi a Crotone il 6 novembre 1936 (la bandiera era offerta
dalla locale sezione del PNF). Accanto al Gemma
è ormeggiata la torpediniera Ippolito
Nievo (g.c. Giovanni Pinna)
1936
Compie una lunga
crociera addestrativa nel Dodecaneso.
1937
Altra lunga crociera
addestrativa nel Dodecaneso.
27 agosto-5 settembre 1937
Partito da Augusta, effettua
una missione segreta di agguato nel Canale di Sicilia durante la guerra civile
spagnola (al comando del tenente di vascello Carlo Ferracuti), durante la quale
effettua tre manovre d’attacco, senza però portarne a termine nessuna per
l’impossibilità di identificare con certezza i bersagli. Torna poi ad Augusta.
1938
Viene inviato insieme
al capoclasse Perla a Massaua, in
Eritrea (Mar Rosso).
1939
Assume il comando del Gemma il tenente di vascello Vincenzo D'Amato, che lo terrà fino al maggio 1940.
1939
Assume il comando del Gemma il tenente di vascello Vincenzo D'Amato, che lo terrà fino al maggio 1940.
Primavera 1939
Gemma
e Perla compiono una crociera nell’Oceano
Indiano per testare le prestazioni della classe (in termini di tenuta al mare e
capacità operativa) in mari caldi e nella stagione dei monsoni (nel loro caso,
durante il monsone di nordest). I risultati sono deludenti: il mare in
tempesta, che raggiunge la forza 9, impedisce l’uso dell’armamento e rende
molto difficile anche solo restare a quota periscopica; si verificano anche
perdite di cloruro di metile, gas usato nell’impianto di condizionamento
dell’aria ma altamente tossico e anche mortale.
Fine 1939
Rientra in
Mediterraneo e viene assegnato alla XIV Squadriglia Sommergibili del I Grupsom,
di base a La Spezia.
10 giugno 1940
L’Italia entra nel
secondo conflitto mondiale. Il Gemma
(tenente di vascello Guido Lanza Cordero di Montezemolo) è dislocato a Lero, in
seno alla XIII Squadriglia Sommergibili.
10-15 giugno 1940
Compie un’infruttuosa
missione nelle acque di Chio.
30 giugno-8 luglio 1940
Seconda missione, nuovamente senza risultati, al largo di Sollum.
7-16 agosto 1940
Terza missione, a
nord di Creta; di nuovo non coglie successi.
Il Gemma (da “I sommergibili in Mediterraneo”, USMM, Roma 1972, via
Marcello Risolo e www.naviearmatori.net)
Fuoco amico
Il Gemma fu l’unico sommergibile della
Regia Marina ad andare perduto in un tragico caso di quello che oggi verrebbe
definito “fuoco amico”.
Il 30 settembre 1940
l’unità, al comando del capitano di corvetta Guido Lanza Cordero di
Montezemolo, salpò da Lero per raggiungere la propria area d’operazioni,
situata nel tratto settentrionale del canale di Caso (a levante di Creta). A
sud settore del Gemma, al centro del
Canale di Caso, c’era quello del gemello Ametista,
a sud del quale (nel tratto meridionale del canale) era ubicato quello di un
terzo sommergibile, il Tricheco
(capitano di corvetta Alberto Avogadro di Cerrione).
Il Gemma giunse in zona il 1° ottobre; vi
sarebbe dovuto restare fino all’8 ottobre, ma la sera del 3 gli fu ordinato di
spostarsi più ad est, nel canale tra Rodi e Scarpanto. Avrebbe dovuto
pattugliare fino alla sera dell’8 un quadrilatero i cui lati erano costituiti
dalle congiungenti isola Saria-Capo Monolito (Rodi)-Capo Prosso (estremità
meridionale di Rodi)-Capo Castello (estremità meridionale di Scarpanto).
Il 6 ottobre il
Comando di Lero inviò al Gemma un
nuovo ordine, quello di rientrare alla base: il cifrato con tale disposizione
doveva essere ritrasmesso al sommergibile da Supermarina, ma ciò non fu fatto a
causa di un disguido, ed il Gemma
rimase al suo posto.
Il 7 ottobre, il Tricheco ebbe un ferito a bordo e
dovette rientrare a Lero in anticipo sul previsto. Nella navigazione di ritorno
sarebbe dovuto passare vicino alla costa orientale di Scarpanto, così
attraversando la nuova area d’agguato del Gemma:
per un ritardo nella trasmissione delle comunicazioni, però, non ne venne
avvisato (né lo fu il Gemma del
passaggio del Tricheco).
All’1.15 dell’8
ottobre, il Tricheco avvistò nel buio
la sagoma di un sommergibile in superficie. Non essendo possibile riconoscere
di notte un’unità subacquea, era norma considerare come nemici i sommergibili
sconosciuti, avvistati in zone dove non era stata comunicata la prevista
presenza di altri battelli nazionali: e così, non essendo stato informato della
presenza del Gemma, fece il Tricheco.
All’1.21, pertanto,
il Tricheco lanciò due siluri da
breve distanza contro l’unità “nemica”. Il Gemma
fu colpito da entrambe le armi a centro nave, ed affondò immediatamente con
l’intero equipaggio, nel punto 35°30’ N e 27°18’ E, a tre miglia per 78° da
Kero Panagia (Scarpanto).
Morirono il
comandante Cordero di Montezemolo, quattro altri ufficiali, 12 sottufficiali e
27 tra sottocapi e marinai.
Inizialmente la
sparizione del Gemma fu attribuita ad
unità britanniche – il che diede qualche speranza ad alcune famiglie, dato che
i bollettini radiofonici dell’8 ottobre riportavano proprio in quella data la
perdita per mano nemica di due sommergibili, con diversi sopravvissuti
catturati –, ma non ci volle molto prima di notare la coincidenza tra l’attacco
del Tricheco e la scomparsa del Gemma. Alla fine dell’ottobre 1940
l’equipaggio venne dichiarato «come deceduto anziché disperso».
Morirono sul Gemma:
Bruno Alampi, marinaio
Danilo Benedet, sergente
Vittorio Bragoni, sergente
Pietro Camurri, marinaio
Giuseppe Catino, sottocapo
Stelio Coacci, marinaio
Guido Cordero di Montezemolo, capitano di
corvetta (comandante)
Guerino Costantini, sergente
Aniello Cozzolino, sottocapo
Oscar Culotta, sottotenente di vascello
(comandante in seconda)
Felice Deidda, sottocapo
Giuseppe De Salvo, marinaio
Giuseppe Ferro, guardiamarina
Fabio Fissi, marinaio
Luigi Gattabugi, marinaio
Cesare Ghinamo, secondo capo
Bruno Giordani, sottocapo
Antonino Giustolisi, marinaio
Bruno Graziano, marinaio
Salvatore Iacomino, marinaio
Giuseppe Infantino, marinaio
Fabio Luisi, secondo capo
Francesco Malaspina, marinaio
Narciso Marangoni, marinaio
Pasquale Meola, sottocapo
Pietro Mologni, marinaio
Angelo Monzo, sottocapo
Achille Opulente, secondo capo
Vittorio Pasquini, marinaio
Damiano Peluso, marinaio
Aroldo Pierattini, secondo capo
Oreste Ravecca, marinaio
Stefano Romeo, marinaio
Giacomo Rossi, sergente
Gaetano Rubera, sottocapo
Liborio Savarese, guardiamarina
Antonio Scalco, secondo capo
Francesco Scelzo, capo di terza classe
Giuseppe Sommella, capo di seconda classe
Alfredo Titonel, secondo capo
Egidio Tranfa, sottocapo
Pasquale Vaccari, sottocapo
Luigi Vado (o Vada), tenente del Genio Navale
(direttore di macchina)
Fortunato Verma, marinaio
Il marinaio silurista Pietro Mologni, 21 anni, da Albano Sant’Alessandro (BG), morto sul Gemma (da un numero del 1941 della “Rivista di Bergamo”, via Rinaldo Monella e www.combattentibergamaschi.it) |
Il Gemma fotografato verosimilmente nell’estate 1940 (g.c. STORIA militare) |
IL guardiamarina Ferro Giuseppe (Pino), era di Varazze, la mia città. Alla sua memoria fu intitolato il campo sportivo, in ricordo anche della sua passione per lo sport di mare e di terra, che praticò con successo prima dello scoppio della seconda guerra mondiale.
RispondiEliminaBgiorno. Nel 1939-40, sino al mese di maggio 40, il Gemma fu al comando del TV Vincenzo D'Amato.
RispondiEliminaGrazie, aggiungo.
EliminaMancanza di coordinamento ,e tempestività di comunicazioni.
RispondiEliminaIl fratello di mio padre, guardiamarina Antonio Scalco, deceduto nel Gemma....
RispondiEliminaMio padre Giuca Vincenzo era di equipaggio sul tricheco quel fatidico giorno, quando mi raccontara dell'accaduto e dei suoi amici di stanza sul gemma che a causa dell'Icuria di Roma aveva perso gli venivano le lacrime agli occhi. A l'Ero erano tutti una famiglia.
RispondiEliminaMio zio, fratello di mio nonno, era sul Gemma. R.I.P.
RispondiEliminaMio zio Alfredo Titonel morto sul Gemma...
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