Il Guglielmotti a Bordeaux nel maggio 1941 (da www.marina.difesa.it via Marcello
Risolo e www.betasom.it)
|
Sommergibile di
grande crociera della classe Brin (dislocamento di 1016 tonnellate in
superficie e 1266 in
immersione). Svolse 5 missioni di guerra, percorrendo 16.103 miglia in
superficie e 426 in
immersione, trascorrendo 92 giorni in mare ed affondando una nave cisterna da
4008 tsl.
Breve e parziale cronologia.
3 dicembre 1936
Impostazione nei
cantieri Franco Tosi di Taranto.
11 settembre 1938
Varo nei cantieri
Franco Tosi di Taranto.
Il Guglielmotti appena varato (da www.marina.difesa.it via Marcello
Risolo e www.betasom.it)
|
12 ottobre 1938
Entrata in servizio.
Assegnato, con i gemelli Brin, Archimede, Torricelli e Galvani
nonché i più anziani Galileo Galilei e Galileo Ferraris, alla
XLIV Squadriglia Sommergibili del Gruppo Sommergibili di Taranto.
1939
La XLIV Squadriglia
Sommergibili, ora senza più Galilei e
Ferraris, diventa XLI Squadriglia
Sommergibili.
21-29 giugno 1939
Compie un viaggio addestrativo
da Napoli a Lisbona, al comando di Folco Bonamici (uno dei più esperti
sommergibilisti della Regia Marina) ed in assetto di guerra, per constatare
quali siano le condizioni di attraversamento dello stretto di Gibilterra,
sperimentale le modalità di trasferimento nell’Atlantico ed individuare modi per
ottimizzare i tempi ed il rendimento della navigazione. La navigazione avviene
in immersione di giorno ed in superficie di notte, ma l’attraversamento dello
stretto, per evitare il passaggio in immersione nella zona di maggior traffico,
dove le correnti sono più forti, avviene in superficie (da 60 miglia ad est di
Gibilterra ad 80 miglia
ad ovest della stessa città) anziché – come in tempo di guerra – in immersione,
così vanificando parte dell’esperienza.
Il Guglielmotti nell’ottobre 1938 (g.c. STORIA militare)
|
3-8 luglio 1939
Viaggio di ritorno da
Lisbona a Napoli, sempre in missione addestrativa.
Nei mesi successivi è
sottoposto ad intenso addestramento ed effettua molte esercitazioni.
10 giugno 1940
All’entrata in guerra
dell’Italia, il Guglielmotti ha base
a Massaua (Eritrea, Africa Orientale Italiana), in Mar Rosso, dove forma la
LXXXI Squadriglia Sommergibili insieme al gemello Galvani ed ai più anziani Galileo
Galilei e Galileo Ferraris.
21 giugno 1940
Salpa da Massaua al
comando del capitano di corvetta Carlo Tucci, per la sua prima missione di
guerra (ultimo a farlo tra gli otto battelli di Massaua). A bordo è stato
imbarcato un medico, il dottor Origlia di Torino, per una missione di soccorso:
recuperare l’equipaggio del sommergibile Macallè.
22 giugno 1940
Raggiunge l’isolotto di
Barr Musa Kebir alle 12.45 e recupera l’equipaggio del Macallè, bloccato sull’isola da una settimana a seguito
dell’incaglio e affondamento, avvenuto il 15 giugno, della propria unità.
I naufraghi del Macallè sono molto malridotti,
specialmente per conseguenza dell’intossicazione da cloruro di metile subita a
bordo del proprio sommergibile. Molti, non appena vedono il Guglielmotti arrivare, fermarsi e
mettere in acqua un battellino, si gettano in acqua per raggiungerlo a nuoto,
non potendo più attendere. Con due o tre viaggi del battellino, il Guglielmotti recupera tutti i
superstiti, poi si allontana in immersione (più avanti riemergerà), proprio
mentre due aerei britannici tornano a sorvolare l’isola (un altro velivolo lo
aveva già fatto in precedenza). Alcuni dei naufraghi, impazziti o deliranti per
l’effetto combinato del cloruro di metile, dell’insolazione e della sete,
devono essere tenuti legati per tutto il viaggio di ritorno a Massaua.
26-31 luglio 1940
Parte da Massaua e
viene inviato, al pari dei cacciatorpediniere Cesare Battisti e Francesco
Nullo, alla ricerca di un mercantile
britannico (per altre fonti, due mercantili greci) che è stato segnalato come
proveniente da Suez e diretto verso sud, ma la nave non viene trovata.
21-25 agosto 1940
Effettua
un’infruttuosa missione in Mar Rosso.
6 settembre 1940
Il Guglielmotti (capitano di corvetta Carlo
Tucci), mentre è alla ricerca del convoglio britannico BN. 4 a sud delle isole Farisan, emerge
nella notte tra il 5 ed il 6 per ricaricare le batterie. La visibilità è molto
scarsa, dunque vedette ed idrofonisti devono vigilare con particolare
attenzione.
Alle quattro del
mattino del 6, completata la ricarica, il sommergibile torna ad immergersi,
adagiandosi sul fondale a 70
metri di profondità, per poi risollevarsene alle 11.30
ed iniziare a pattugliare, restando immerso, le rotte che attraversano il
centro del Mar Rosso. Alle 15, finalmente, il comandante Tucci avvista al
periscopio due navi: una è troppo lontana, ma l’altra è una petroliera carica
ed in posizione favorevole all’attacco: si tratta della nave cisterna greca Atlas da 4008 tsl, unità dispersa del convoglio
BN. 4, in
navigazione isolata da Abadan a Suez dopo essere rimasta indietro. Dopo aver
riconosciuto la bandiera come greca, il Guglielmotti
si avvicina fino a poco più di 700 metri dall’Atlas, indi Tucci ordina di lanciare due siluri. Ambedue le armi
colpiscono la nave cisterna sul lato dritto, tra il centro e la prua, aprendo
un grosso squarcio dal quale prende a riversarsi in mare del petrolio non
incendiato. L’equipaggio dell’Atlas
abbandona la nave al completo (non vi sono state vittime) sulle lance e si
allontana (sbarcheranno poi ad Aden), mentre il Guglielmotti osserva al periscopio; dato che la nave è sbandata ed
appruata ma non sembra in procinto di affondare, Tucci lancia un terzo siluro
che manca il bersaglio, poi un quarto che va a segno sul lato sinistro.
L’Atlas si apprua e si spezza in due; il
troncone prodiero affonda nel punto 15°50’ N (o 15°10’ N) e 41°50’ E (14 miglia a nord di Jabal
al-Tier e 15 miglia
ad est dell’isola di Antufash), mentre quello poppiero, rimasto galleggiante e
alla deriva (non visto dal Guglielmotti,
che nell’ultima osservazione periscopica non ha più trovato il bersaglio ed ha
quindi ritenuto di averlo affondato), verrà invece preso a rimorchio dai
rimorchiatori Hercules e Goliath che tenteranno di trainarlo per 400 miglia verso Suez,
ma affonderà anch’esso, a seguito della rottura del cavo di rimorchio (causa il
vento ed il mare avverso), tra Berenice e Ras Banas (Egitto).
Il sommergibile in
navigazione (da “Le operazioni in Africa Orientale” di Pier Filippo Lupinacci
ed Aldo Cocchia, USMM, Roma 1961)
|
Settembre 1940
Viene attaccato da un
aereo durante un bombardamento su Massaua, ma non viene colpito.
20 settembre 1940
Guglielmotti ed Archimede sono
inviati alla ricerca del convoglio BN. 5, ma non trovano nulla.
20-21 ottobre 1940
Guglielmotti e Ferraris vengono
mandati a cercare il convoglio BN. 7 (31 mercantili scortati dall’incrociatore
leggero Leander, dal
cacciatorpediniere Kimberley e da 5
sloops), ma non riescono a trovarlo. Il convoglio sarà invece attaccato da
alcuni cacciatorpediniere partiti da Massaua, ma lo scontro si concluderà senza
successi e con la perdita del cacciatorpediniere Francesco Nullo.
Gennaio 1941
Trovandosi ormeggiato
a Massaua, viene visitato da Amedeo di Savoia, viceré d’Etiopia.
4 marzo 1941
Lascia Massaua al
comando del capitano di fregata Gino Spagone (comandante della Flottiglia
Sommergibili di Massaua), per circumnavigare l’Africa e raggiungere la base
atlantica dei sommergibili italiani (Betasom) stabilita nel porto francese di
Bordeaux, in previsione dell’inevitabile caduta dell’Africa Orientale Italiana.
Il Guglielmotti è l’ultimo a partire,
tra i quattro sommergibili salpati da Massaua per Bordeaux (gli altri quattro
erano andati perduti in precedenza).
La decisione è stata
presa il 28 febbraio, e già il 1° marzo i comandi britannici ne sono venuti a
conoscenza tramite le decrittazioni di “ULTRA”; vengono così a sapere
dell’imminente partenza, dei segnali distintivi assegnati ai vari battelli per
comunicare con Bordeaux (per il Guglielmotti
si tratta di 29W e N94) e di alcuni particolari sulla rotta da seguire ed i
giorni in cui sarà presente la nave rifornitrice nella zona prestabilita per
l’incontro e rifornimento (che però non è precisata).
Essendo però le
informazioni insufficienti, i britannici non sapranno organizzare
un’intercettazione dei sommergibili (ci proverà, ma senza successo, il
sommergibile Severn).
Marzo-maggio 1941
Dopo aver superato lo
stretto di Bab el Mandeb, eludendo la forte sorveglianza britannica, il Guglielmotti entra nell’Oceano Indiano.
Il maltempo ed i venti monsonici creeranno più di qualche difficoltà, in stato
di efficienza non ottimale ed armata da un equipaggio che ha risentito della
lunga permanenza nel clima tropicale dell’Eritrea. Al largo del Madagascar si
renderà necessario procedere con la prora al mare, e ciononostante le violente
ondate (forza 8/9) spezzeranno l’albero della radio, isolando il sommergibile,
impedendo ogni contatto con la base. Il danno sarà però prontamente riparato
grazie ai marinai Cuomo e Paolo Costagliola (quest’ultimo è un superstite del Macallè, uno dei tre uomini che si sono
offerti per attraversare il Mar Rosso su un modesto battellino a remi, con
limitatissime scorte di cibo ed acqua, per dare l’allarme e permettere così il
salvataggio dei compagni: si è imbarcato sul Guglielmotti su proposta del suo comandante, che si è recato a
visitarlo in ospedale) che, offertisi volontari, raggiungeranno strisciando
lungo il ponte l’estrema poppa (venendo più volte gettati contro lo scafo ed
anche in mare dalle onde, ma riuscendo sempre a tornare a bordo, essendo
assicurati con un cavo legato alla cintura) ove si trova l’antenna, e
riusciranno a ripararla nonostante le varie ferite e contusioni riportate.
Verranno decorati di Medaglia di Bronzo al Valor Militare con la motivazione: “Imbarcato su un sommergibile, durante
una lunga e difficile navigazione oceanica attraverso zone di mare intensamente
vigilate dal nemico, si offriva volontariamente in circostanze particolarmente
difficili per la riparazione di una avaria prodottasi a bordo e con calma ed energia
esemplare portava a termine l’incarico affidatogli. Oceano Atlantico, maggio
1941”.
7 maggio 1941
Raggiunge Bordeaux per
primo dopo 66 giorni di navigazione, durante i quali ha percorso 12.425 miglia
(tenendosi in prossimità della costa africana), attraversato il Canale del
Mozambico, doppiato il Capo di Buona Speranza, fatto rifornimento di nafta dalla
nave cisterna tedesca Nordmark (il 16
aprile, dopo 6600 miglia
di navigazione, in posizione 25° S e 26° O), essere passato a ponente delle
Isole di Capo Verde e delle Azzorre ed aver attraversato il Golfo di Biscaglia.
Il Guglielmotti in arrivo a Bordeaux il 7 maggio 1941 (g.c. STORIA militare)
Giugno-agosto 1941
Viene sottoposto a
lavori di raddobbo nella base di Betasom. Non opererà mai per tale Comando,
perché proprio in questo periodo viene deciso di far tornare in Mediterraneo
tutti i sommergibili inidonei a proseguire in modo soddisfacente l’attività in
Atlantico: tale giudizio verrà espresso anche nei confronti del Guglielmotti, causa le continue avarie
che affliggono i suoi quadri elettrici di manovra, la sua non grande velocità e
le particolari strutture della voluminosa torretta, che ne impediscono una
riduzione sul modello di quelle degli U-Boote tedeschi.
22 settembre 1941
Salpa da Le Verdon
per tornare in Mediterraneo.
30 settembre 1941
Attraversa lo stretto
di Gibilterra, iniziando l’attraversamento alle quattro del mattino con mare
calmo e buona visibilità.
16 ottobre 1941
Giunge a Messina
senza aver incontrato difficoltà.
Novembre 1941-Febbraio 1942
Sottoposto a lavori
di rimodernamento a Taranto. Il cannone da 100/43 mm Mod. 1927 viene sostituito
con un più moderno pezzo da 100/47 mm Odero Terni Orlando Mod. 1938.
L’affondamento
Terminati i lavori,
il 15 marzo 1942 il Guglielmotti, al
comando del tenente di vascello Federico Tamburini (che in precedenza ne era stato
comandante in seconda, fin dai tempi del Mar Rosso), partì da Taranto alla
volta di Cagliari (per altre fonti, di Messina), dov’era stato dislocato per
essere impiegato in missioni offensive nel Mediterraneo occidentale.
Alle 6.33 del 17
marzo, tuttavia, il sommergibile britannico Unbeaten
(capitano di corvetta Edward Arthur Woodward), in agguato al largo di Capo
dell’Armi, sentì agli idrofoni i rumori prodotti da un’unità in movimento su
rilevamento 130°; due minuti dopo avvistò il Guglielmotti a 2010
metri per 125°.
Il sommergibile
italiano non parve accorgersi di nulla mentre l’Unbeaten manovrava per portarsi all’attacco; tale manovra incluse
la temporanea discesa ad una profondità maggiore, una virata di 100° e poi il
ritorno a quota periscopica, ma a quel punto, col sommergibile pronto al
lancio, Woodward non trovò più il bersaglio; riuscì a rintracciarlo poco dopo,
ma con un angolo di lancio sfavorevole. Dopo aver manovrato per assumere una
miglior posizione per il lancio, alle 6.40 il battello britannico lanciò
quattro siluri.
Uno di essi andò a
segno dopo un minuto e 40 secondi: il Guglielmotti
affondò rapidamente in posizione 37°42’ N e 15°58’ E (circa 15 miglia a sud di Capo
Spartivento Calabro e 22
miglia a sud di Capo dell’Armi), portando con sé la
maggior parte del proprio equipaggio.
Quando alle 7.20 l’Unbeaten riemerse, vide che in acqua
c’era una dozzina di sopravvissuti del Guglielmotti;
indossavano tutti dei giubbotti salvagente. Woodward si avvicinò per
raccoglierli, ma in quel momento vide un aereo avvicinarsi per attaccare, e
dovette ordinare subito l’immersione rapida. Il marinaio George Dallas Forbes,
salito in coperta per il salvataggio dei naufraghi, dovette tornare indietro di
corsa e lanciarsi attraverso il portello della torretta, chiudendolo dietro di
sé. L’Unbeaten, dopo essersi di nuovo
immerso, lasciò definitivamente la zona.
Dopo circa tre ore
giunse sul posto la torpediniera Francesco
Stocco, che lanciò 17 bombe di profondità senza però riuscire a danneggiare
l’Unbeaten, ormai lontano. Dei dodici
naufraghi che Woodward aveva visto in acqua, la Stocco trovò e recuperò tuttavia soltanto un cadavere.
Non ci furono
sopravvissuti tra i 61 uomini (7 ufficiali, 16 sottufficiali e 38 tra sottocapi
e marinai) che componevano l’equipaggio del Guglielmotti.
L’affondamento del Guglielmotti nel giornale di bordo dell’Unbeaten (da Uboat.net):
“0633 hours - In
position 37°42'N, 15°58'E heard H.E. (Hydrophone Effect) bearing 130°.
0635 hours - Sighted
a submarine bearing 125°, distant 2200 yards , manoeuvred into attack position.
0640 hours - Fired 4
torpedoes. One minute and 40 seconds after firing an explosion was heard, H.E.
stopped and the submarine was heard breaking up.
0720 hours - Surfaced
to pick up survivors. There were about 12 in the water but Unbeaten was forced to dive by an approaching aircraft and clear
the area.
1005 hours - Aircraft
and motor torpedo boats were seen in the area of the sinking.
1010 to 1020 hours -
Distant depth charging was heard. 24 Depth charges were dropped by the three
motor torpedo boats present.
Unbeaten was now out of torpedoes so course was set to Malta to take on
board new torpedoes.”
E nel rapporto di
missione (da www.couldridgehistory.com):
“At 0634 sighted U
Boat bearing 125 degrees distance 2200 yards turned onto a 130 degree track and
increased speed. At 0640 fired a dispersed salvo of four torpedoes, after one
minute forty seconds after firing one explosion was heard HE stopped and U Boat
was heard breaking up. Surfaced to attempt to pick up survivors of which there
were about twelve, but a fighter aircraft forced Unbeaten to dive and clear the area. All survivors appeared to be
wearing 'collar' life jackets. Aircraft and E Boats were observed in vicinity of
survivors [sfortunatamente non era così] a distant depth charge attack of
twenty four charges was carried out by three E Boats at 0850 on 19 March 1942
arrived Malta.”
L’equipaggio del Guglielmotti, perito al completo:
Bernardino Aceti, sottocapo
Giuseppe Archina, marinaio
Pietro Balbino, marinaio
Dino Baronti, marinaio
Adalgiso Bellini, marinaio
Luigi Buratti, marinaio
Sebastiano Campisi, sergente
Francesco Cara, sottocapo
Mario Casa, sottocapo
Carlo Castagna, sottocapo
Pasquale Castelgrano, marinaio
Antonio Caviglia, capo di seconda classe
Carlo Ceccarelli, tenente altri corpi
Donato De Bartolomeo, sottocapo
Alessandro De Brun, secondo capo
Giuseppe De Martino, marinaio
Giuseppe Dentoni, sergente
Aniello De Rosa, sottocapo
Gennaro Di Monaco, capo di terza classe
Agostino Di Tulco, sottocapo
Giovanni Dunatov, marinaio
Giovanni Elena, sottotenente altri corpi
Giuseppe Fasola, capo di prima classe
Vincenzo Fava, sottocapo
Silvio Ferrari, tenente di vascello
Renato Fiorentini, marinaio
Nicola Forcella, marinaio
Nando Fratocchi, secondo capo
Giulio Gemino, sottocapo
Francesco Genovese, marinaio
Furio Giacchini, marinaio
Eugenio Giacometti, marinaio
Primo Gianetti, sottocapo
Raffaele Lo Pane, marinaio
Angelo Lumini, marinaio
Cosimo Maddalena, sottocapo
Gaspare Malato, sergente
Enzo Manca, capo di seconda classe
Natale Manca, capo di terza classe
Virgilio Mandelli, tenente di vascello
Giorgio Mazzacurati, guardiamarina
Vittorio Meliado, sottocapo
Antonio Nemia, marinaio
Domenico Nosei, marinaio
Amedeo Papucci, sottocapo
Mario Pastre, sottocapo
Domenico Pileri, marinaio
Silvio Podestà, marinaio
Natale Prestigiacomo, secondo capo
Pilade Raggiante, sottocapo
Mario Riganti, sottocapo
Foscolo Romito, sottotenente altri corpi
Fulvio Scaglioni, marinaio
Federico Tamburini, capitano di corvetta
Carmelo Tarascio, sergente
Ezio Tortora, sottocapo
Armando Traetta, secondo capo
Carmine Vietri, sergente
Rinaldo Villa, secondo capo
Emilio Viotto, sottocapo
Mario Zolfanelli, capo di terza classe
Ancora il Guglielmotti a Bordeaux (g.c. Marcello
Risolo)
Buongiorno, un parente di nome GENOVESE FRANCESCO (fratello di mia nonna), era imbarcato nel guglielmotti e quindi anch'esso tra i morti seguito affondamento del sommergibile. Qualcuno percaso lo conosceva o sa se hanno trovato qualche resto seguito ritrovamento del relitto nel 2018?
RispondiEliminaBuongiorno, il relitto del Guglielmotti non è ancora stato ritrovato: lo scorso anno è stato localizzato il relitto del precedente sommergibile della Regia Marina di nome Guglielmotti, affondato durante la prima guerra mondiale (1917).
EliminaGentile sig. Arnò, mi conferma che il marinaio che sta cercando Genovese Francesco è nato a Venetico il 10.04.1921? Se così fosse possiamo sentirci? Sto ricostruendo la storia dei militari caduti durante il secondo conflitto mondiale nati a Venetico e probabilmente in estate organizzo insieme al Comune e alla Parrocchia una cerimonia in loro onore. francesco.tricomi@unipd.it
RispondiEliminaBuongiorno vorrei informare che e zo Magda era il mio bisnonno
RispondiElimina