martedì 24 novembre 2015

Gemma

Il Gemma in allestimento a Monfalcone (da www.grupsom.com

Sommergibile di piccola crociera della classe Perla (dislocamento di 695 tonnellate in superficie e 855 in immersione). In guerra effettuò 4 missioni offensive/esplorative in Mar Egeo, percorrendo 2509 miglia in superficie e 951 in immersione.

Breve e parziale cronologia.

7 settembre 1935
Impostazione nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone (numero di costruzione 1140).
21 maggio 1936
Varo nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.
8 luglio 1936
Entrata in servizio. Assegnato alla XXXV Squadriglia Sommergibili (III Grupsom), viene dislocato a Messina. Suo primo comandante è il capitano di corvetta Mario Ciliberto.

Sotto, il comandante Ciliberto durante la cerimonia di consegna della bandiera di combattimento, svoltasi a Crotone il 6 novembre 1936 (la bandiera era offerta dalla locale sezione del PNF). Accanto al Gemma è ormeggiata la torpediniera Ippolito Nievo (g.c. Giovanni Pinna)




1936
Compie una lunga crociera addestrativa nel Dodecaneso.
1937
Altra lunga crociera addestrativa nel Dodecaneso.
27 agosto-5 settembre 1937
Partito da Augusta, effettua una missione segreta di agguato nel Canale di Sicilia durante la guerra civile spagnola (al comando del tenente di vascello Carlo Ferracuti), durante la quale effettua tre manovre d'attacco, senza però portarne a termine nessuna per l’impossibilità di identificare con certezza i bersagli. Torna poi ad Augusta.
1938
Viene inviato insieme al capoclasse Perla a Massaua, in Eritrea (Mar Rosso).
1939
Assume il comando del Gemma il tenente di vascello Vincenzo D'Amato, che lo terrà fino al maggio 1940.
Primavera 1939
Gemma e Perla compiono una crociera nell’Oceano Indiano per testare le prestazioni della classe (in termini di tenuta al mare e capacità operativa) in mari caldi e nella stagione dei monsoni (nel loro caso, durante il monsone di nordest). I risultati sono deludenti: il mare in tempesta, che raggiunge la forza 9, impedisce l’uso dell’armamento e rende molto difficile anche solo restare a quota periscopica; si verificano anche perdite di cloruro di metile, gas usato nell’impianto di condizionamento dell’aria ma altamente tossico e anche mortale.
Fine 1939
Rientra in Mediterraneo e viene assegnato alla XIV Squadriglia Sommergibili del I Grupsom, di base a La Spezia.
10 maggio 1940
Assume il comando del Gemma il tenente di vascello Guido Cordero di Montezemolo, 32 anni, da Alessandria.

Il tenente di vascello Guido Cordero di Montezemolo, ultimo comandante del Gemma (da Uboat.net)


4 giugno 1940
Sei giorni prima dell'entrata in guerra dell'Italia, il Gemma lascia Brindisi per trasferirsi a Lero. Durante il trasferimento, dopo la dichiarazione di guerra, dovrà pattugliare le acque ad undici miglia per 112° da Capo Mastiko (Chio). 
Poche ore dopo la partenza, avvista un cacciatorpediniere greco classe Pergamos al largo di Zante.
10 giugno 1940
L'Italia entra nel secondo conflitto mondiale. Il Gemma (tenente di vascello Guido Lanza Cordero di Montezemolo) risulta ancora far parte della XIII Squadriglia Sommergibili del I Grupsom di La Spezia, che forma insieme ai gemelli Berillo ed Onice, ma passerà di lì a poco al V Grupsom di Lero.
15 giugno 1940
Arriva a Lero. Durante la missione, oltre al cacciatorpediniere greco, ha avvistato soltanto quattro navi neutrali ed un cacciatorpediniere italiano classe Sella.
22 giugno 1940
Uscita da Lero per prove in mare.
28 giugno 1940
Parte da Lero per la seconda missione di guerra, un pattugliamento nelle acque tra Sollum e Sidi el Barrani, partendo da un punto trenta miglia a nordest di Ras Haleima.
29 giugno 1940
Alle 12.26 il Gemma viene attaccato in posizione 34°14' N e 27°09' E (a 76 miglia per 148° da Capo Sidero) da un aereo italiano, che lo ha scambiato per un sommergibile nemico e sgancia due piccole bombe, che cadono in mare una trentina di metri a poppavia. Il sommergibile effettua immersione rapida.
1° luglio 1940
Alle 2.47 il Gemma avvista la torretta di un sommergibile sconosciuto a 2000 metri di distanza, a nord di Ras Haleima (Sidi el Barrani), ma questi scompare prima che il battello italiano possa tentare un attacco. Alle 4.37 vengono captati all'idrofono suoni prodotti probabilmente da questo sommergibile, ma non si riesce a rintracciarlo.
Si trattava probabilmente del britannico Parthian (capitano di corvetta Michael Gordon Rimington), di ritorno ad Alessandria dopo una missione in cui aveva affondato il sommergibile Diamante, gemello del Gemma.
5 luglio 1940
Alle 19.28 il Gemma capta all'idrofono dei rumori generati da un sommergibile, che però non emerge e non viene dunque avvistato.
Alle 20.50 vengono invece rilevate due grosse navi in avvicinamento ed il Gemma emerge per avvicinarsi ad esse, ma avvista soltanto delle luci molto distanti ed alle 22 rinuncia all'inseguimento.
10 luglio 1940
Rientra a Lero.
23 luglio 1940
Uscita da Lero per prove in mare.
5 agosto 1940
Salpa da Lero per la terza missione di guerra, da svolgere a nord di Creta; deve pattugliare le acque tra Capo Sidero, Capo Spada ed il Canale di Cerigo, ispezionando l'ancoraggio della baia di Grandes ed il porto di Megalocastro.
17 agosto 1940
Rientra a Lero, al termine di una missione in cui ha avvistato soltanto navi greche e dunque neutrali.
 
Il Gemma (da “I sommergibili in Mediterraneo”, USMM, Roma 1972, via Marcello Risolo e www.naviearmatori.net

Fuoco amico

Il Gemma fu l'unico sommergibile della Regia Marina ad andare perduto in un tragico caso di quello che oggi verrebbe definito “fuoco amico”.
Alle 15.55 del 30 settembre 1940 l'unità, al comando del capitano di corvetta Guido Lanza Cordero di Montezemolo, salpò da Lero per raggiungere la propria area d'operazioni, situata nel tratto settentrionale del canale di Caso (a levante di Creta): scopo della missione era di fornire copertura all'operazione "C.V.", l'invio di un importante convoglio di rifornimenti dall'Italia al Dodecaneso, con la scorta di un'importante aliquote della squadra da battaglia. A sud settore del Gemma, al centro del Canale di Caso, c’era quello del gemello Ametista, a sud del quale (nel tratto meridionale del canale) era ubicato quello di un terzo sommergibile, il Tricheco (capitano di corvetta Alberto Avogadro di Cerrione).
Il Gemma giunse in zona il 1° ottobre; vi sarebbe dovuto restare fino all'8 ottobre, ma alle otto di sera del 3 gli fu ordinato di spostarsi più ad est, nel canale tra Rodi e Scarpanto. Avrebbe dovuto pattugliare fino alla sera dell'8 un quadrilatero i cui lati erano costituiti dalle congiungenti isola Saria-Capo Monolito (Rodi)-Capo Prosso (estremità meridionale di Rodi)-Capo Castello (estremità meridionale di Scarpanto).
Il 6 ottobre il Comando di Lero inviò al Gemma un nuovo ordine, quello di rientrare alla base: il cifrato con tale disposizione doveva essere ritrasmesso al sommergibile da Supermarina, ma ciò non fu fatto a causa di un disguido, ed il Gemma rimase al suo posto. (Per altra versione, la sera del 7 il Gemma ricevette l'ordine di lasciare il suo settore operativo alle 21 dell'8 e rientrare a Lero).
Il 7 ottobre, il Tricheco ebbe un ferito a bordo e dovette rientrare a Lero in anticipo sul previsto. Nella navigazione di ritorno sarebbe dovuto passare vicino alla costa orientale di Scarpanto, così attraversando la nuova area d'agguato del Gemma: per un ritardo nella trasmissione delle comunicazioni, però, non venne avvisato del cambio di settore operativo di questo sommergibile (né lo fu il Gemma del passaggio del Tricheco). Soltanto all'una di notte dell'8 ottobre Egeomil, il comando in capo delle forze italiane nel Dodecaneso, trasmise sia al Gemma che al Tricheco un messaggio in cui li avvisava della possibile presenza di un sommergibile italiano nei loro paraggi, ma era ormai troppo tardi.

All'1.15 dell'8 ottobre, il Tricheco avvistò nel buio la sagoma di un sommergibile in superficie su rilevamento 320°, con rotta parallela (verso nord). Non essendo possibile riconoscere di notte un'unità subacquea, era norma considerare come nemici i sommergibili sconosciuti, avvistati in zone dove non era stata comunicata la prevista presenza di altri battelli nazionali (il messaggio trasmesso poco prima da Egeomil non era ancora stato decifrato): e così, non essendo stato informato della presenza del Gemma, fece il Tricheco, anche perché alle vedette non parve che la sagoma avvistata assomigliasse a quella di un sommergibile italiano.
All'1.21, pertanto, il Tricheco, dopo aver accostato a sinistra, lanciò due siluri da 533 mm dai tubi prodieri contro l'unità “nemica”, distante appena 800 metri. Il primo siluro passò a prua del bersaglio, ma il secondo colpì il Gemma a centro nave (per altra versione, entrambi colpirono al centro), determinandone l'immediato affondamento con l'intero equipaggio, nel punto 35°30' N e 27°18' E, a tre miglia per 78° da Kero Panagia (Scarpanto).
Morirono il comandante Cordero di Montezemolo, quattro altri ufficiali, 12 sottufficiali e 28 tra sottocapi e marinai.
Il Tricheco s'immerse subito dopo il siluramento e proseguì alla volta di Lero, dove giunse alle 15.30 dello stesso 8 ottobre. Dopo l'immersione gli uomini del Tricheco sentirono una seconda esplosione, attribuita al primo siluro che aveva colpito la costa.

Inizialmente la sparizione del Gemma fu attribuita ad unità britanniche – il che diede qualche speranza ad alcune famiglie, dato che i bollettini radiofonici dell'8 ottobre riportavano proprio in quella data la perdita per mano nemica di due sommergibili, con diversi sopravvissuti catturati –, ma non ci volle molto prima di notare la coincidenza tra l'attacco del Tricheco e la scomparsa del Gemma. Alla fine dell’ottobre 1940 l'equipaggio venne dichiarato «come deceduto anziché disperso».

Morirono sul Gemma:

Bruno Alampi, marinaio, da Reggio Calabria
Gino Barisone, sottocapo elettricista, da Prasco
Danilo Benedet, sergente radiotelegrafista, da Perarolo di Cadore
Vittorio Bragoni, sergente furiere, da Vezzano Ligure
Pietro Camurri, marinaio elettricista, da Marmirolo
Francesco Catino, sottocapo nocchiere, da Napoli
Stelio Coacci, marinaio silurista, da Chiaravalle
Guido Cordero di Montezemolo, capitano di corvetta (comandante), da Alessandria
Guerino Costantini, sergente nocchiere, da Montesilvano
Aniello Cozzolino, sottocapo cannoniere, da Ercolano
Oscar Culotta, sottotenente di vascello (comandante in seconda), da Palermo
Felice Deidda, sottocapo motorista, da Tonara
Giuseppe De Salvo, marinaio, da Messina
Giuseppe Ferro, guardiamarina, da Varazze
Fabio Fissi, marinaio silurista, da Calenzano
Luigi Gattabugi, marinaio fuochista, da Genova
Cesare Ghinamo, secondo capo meccanico, da Cuneo
Bruno Giordani, sottocapo cannoniere, da Valduggia
Antonino Giustolisi, marinaio radiotelegrafista, da Catania
Bruno Graziano, marinaio fuochista, da Solero
Salvatore Iacomino, marinaio silurista, da Ercolano
Giuseppe Infantino, marinaio elettricista, da Acqui Terme
Fabio Luisi, secondo capo radiotelegrafista, da Negrar
Francesco Malaspina, marinaio, da Melito di Porto Salvo
Narciso Marangon, marinaio, da Chioggia
Pasquale Meola, sottocapo elettricista, da Montecorice
Pietro Mologni, marinaio elettricista, da Albano Sant'Alessandro
Angelo Monzo, sottocapo motorista, da Agropoli
Achille Opulente, secondo capo elettricista, da Napoli
Vittorio Pasquini, marinaio, da Roseto degli Abruzzi
Damiano Peluso, marinaio silurista, da Napoli
Aroldo Pierattini, secondo capo silurista, da Castelnuovo di Val di Cecina
Oreste Ravecca, marinaio fuochista, da Sarzana
Stefano Romeo, marinaio, da Melito di Porto Salvo
Giacomo Rossi, sergente elettricista, da Schiavon
Gaetano Rubera, sottocapo segnalatore, da Avola
Liborio Savarese, guardiamarina, da Vico Equense
Antonio Scalco, secondo capo furiere, da Vicenza
Francesco Scelzo, capo elettricista di terza classe, da Taranto
Giuseppe Sommella, capo meccanico di seconda classe, da Senigallia
Alfredo Titonel, secondo capo meccanico, da Vittorio Veneto
Egidio Tranfa, sottocapo motorista, da Ceppaloni
Pasquale Vaccari, sottocapo silurista, da Delianuova
Luigi Vado, tenente del Genio Navale (direttore di macchina), da Pomigliano d'Arco
Fortunato Verna, marinaio cannoniere, da Fano

Il marinaio silurista Pietro Mologni, 21 anni, da Albano Sant’Alessandro (BG), morto sul Gemma (da un numero del 1941 della “Rivista di Bergamo”, via Rinaldo Monella e www.combattentibergamaschi.it)

Il Gemma fotografato verosimilmente nell’estate 1940 (g.c. STORIA militare)


9 commenti:

  1. IL guardiamarina Ferro Giuseppe (Pino), era di Varazze, la mia città. Alla sua memoria fu intitolato il campo sportivo, in ricordo anche della sua passione per lo sport di mare e di terra, che praticò con successo prima dello scoppio della seconda guerra mondiale.

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  2. Bgiorno. Nel 1939-40, sino al mese di maggio 40, il Gemma fu al comando del TV Vincenzo D'Amato.

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  3. Mancanza di coordinamento ,e tempestività di comunicazioni.

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  4. Il fratello di mio padre, guardiamarina Antonio Scalco, deceduto nel Gemma....

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  5. Mio padre Giuca Vincenzo era di equipaggio sul tricheco quel fatidico giorno, quando mi raccontara dell'accaduto e dei suoi amici di stanza sul gemma che a causa dell'Icuria di Roma aveva perso gli venivano le lacrime agli occhi. A l'Ero erano tutti una famiglia.

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  6. Mio zio, fratello di mio nonno, era sul Gemma. R.I.P.

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  7. Mio zio Alfredo Titonel morto sul Gemma...

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  8. Marangon Narciso fratello di mio nonno materno, dopo tanti anni che nessuno sapeva nulla, alla fine ho scoperto che era sul Gemma. R.I.P.

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