domenica 22 dicembre 2013

Zaffiro

Una bella immagine dello Zaffiro dal volume “I sommergibili in Mediterraneo” dell’USMM, Roma 1968 (via Marcello Risolo)

Sommergibile di piccola crociera della classe Sirena (678 t di dislocamento in superficie, 842 t in immersione). Durante la seconda guerra mondiale effettuò 13 missioni di guerra e 9 di trasferimento, percorrendo 12.919 miglia in superficie e 2629 in immersione.

Breve e parziale cronologia.

16 settembre 1931
Impostazione nei cantieri Odero-Terni-Orlando del Muggiano (La Spezia).
28 giugno 1933
Varo nei cantieri Odero-Terni-Orlando del Muggiano.
4 giugno 1934
Entrata in servizio. Viene assegnato alla III Squadriglia Sommergibili, avente base a La Spezia.


Lo Zaffiro, a sinistra, ed il gemello Ametista in allestimento nei cantieri del Muggiano (tratta da “Sommergibili italiani” di Alessandro Turrini ed Ottorino Ottone Miozzi, USMM, Roma 1999, via www.betasom.it)
Anni Trenta
Compie varie crociere d’addestramento annuali, come d’uso in tempo di pace.
1937
Partecipa alla guerra civile spagnola operando (segretamente) infruttuosamente contro il traffico navale delle forze repubblicane. Il 14 febbraio 1937 riceve ordine di rientrare alla base.
1940
Dislocato a Lero, da dove prenderà il mare per la sua prima missione di guerra.
10 giugno 1940
All’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale lo Zaffiro fa parte della LII Squadriglia Sommergibili (V Gruppo Sommergibili) di base a Lero, insieme ai battelli Ametista, Jalea e Jantina.
14 giugno 1940
Rientra a Lero dopo la prima missione di guerra, svolta nelle acque a meridione di Rodi, senza aver trovato navi nemiche.
Fine luglio-inizio agosto 1941
Viene schierato tra Pantelleria e Malta insieme ai sommergibili Tembien, Bandiera e Manara, per contrastare l'operazione britannica «Style» (ovvero l’invio di rifornimenti da Gibilterra a Malta con gli incrociatori Hermione ed Aretusa ed il posamine veloce Manxman, scortati da due cacciatorpediniere e con l’appoggio della Forza H). Non ha tuttavia modo di avvistare la formazione nemica.
Lo Zaffiro esce dai cantieri del Muggiano (tratta da “Gli squali dell’Adriatico” di Alessandro Turrini, Vittorelli Edizioni, 1999, via Marcello Risolo)


22-26 dicembre 1941
Lo Zaffiro (capitano di corvetta Giovanni Lombardi) viene inviato al largo di Rosetta per recuperare, nel caso siano riusciti a sfuggire alla cattura, gli operatori dei tre Siluri a Lenta Corsa autori dell’impresa di Alessandria (la messa fuori combattimento, nella notte tra il 18 ed il 19, delle corazzate britanniche Queen Elizabeth e Valiant, della nave cisterna Sagona e del cacciatorpediniere Jervis): i capitani del Genio Navale Antonio Marceglia e Vincenzo Martellotta, il tenente di vascello Luigi Durand de la Penne, il secondo capo Emilio Bianchi, il secondo capo Mario Marino ed il sottocapo Spartaco Schergat.
Lo Zaffiro pendola nell’area concordata dal 22 al 25 dicembre, avvistando in un’occasione un’unità sottile avversaria a pochissima distanza e dovendosi allontanare. Ogni notte, dal 24 al 26 dicembre, il sommergibile si porta nelle acque antistanti Rosetta (15 miglia a nord della foce del Nilo; per altra versione ad una decina di miglia dalla costa) e vi staziona da mezzanotte alle tre di notte, in attesa che qualcuno degli uomini della X MAS sopraggiunga (a bordo di una barca procurata al momento) come concordato; il riconoscimento dovrebbe avvenire a voce, gli incursori dovrebbero gridare “Lombardi, Lombardi”, il nome del comandante dello Zaffiro. Nessuno dei sei incursori di Alessandria, tuttavia, si presenterà all’appuntamento, essendo gli operatori dei SLC già stati catturati: Martellotta, Marino, Durand de la Penne e Bianchi ad Alessandria la notte dell’incursione, Marceglia e Schergat il 20 dicembre mentre, lasciata Alessandria, stanno tentando di raggiungere Rosetta. La sera del 25 lo Zaffiro, preso atto dell’impossibilità del recupero, deve infine tornare a Lero, dove arriverà il 26 dicembre.

Il sommergibile con colorazione mimetica, durante la guerra (da www.marina.difesa.it via Marcello Risolo)

L’affondamento

L’8 giugno 1942 lo Zaffiro partì da Cagliari al comando del tenente di vascello Carlo Mottura, per raggiungere il settore d’agguato ad esso assegnato a sud delle Baleari, 50 miglia a sud di Capo Solinas (Maiorca). A bordo vi erano 49 uomini di equipaggio; altri due, il timoniere Gelso Alfonsi ed il marinaio puteolano Procolo Maddaluno, non poterono partecipare alla missione per quelle casualità che sperro, in guerra, possano fare la differenza tra la vita e la morte. Gelfo Alfonsi non si era potuto imbarcare a causa di una ferita riportata cadendo da una bicicletta, pochi giorni prima, che lo aveva costretto a letto; Procolo Maddaluno rimase a terra per un forte attacco di congiuntivite, verificatosi qualche giorno prima, in seguito al quale era stato posto in congedo temporaneo. Al posto di Maddaluno venne imbarcato in sostituzione il marinaio Antonio Pacifico, di Mondragone. (Anche a distanza di molti anni, Maddaluno avrebbe sentito un “senso di colpa” per la morte di Pacifico, suo amico, che era morto al suo posto, come raccontava ai parenti ogni Natale. Maddaluno sarebbe sopravvissuto anche alla prigionia in Germania, dopo l’armistizio; alla fine degli anni Sessanta si recò a Roma per incontrare l’ex capitano di fregata Virgilio Spigai, che aveva conosciuto a Lero come comandante del sommergibile Ametista, appartenente alla stessa squadriglia dello Zaffiro. Spigai, frattanto divenuto ammiraglio e capo di Stato Maggiore della Marina, riconobbe Maddaluno e rimase stupito che non fosse morto sullo Zaffiro). 
Successivamente gli fu ordinato via radio di cambiare il suo settore d’agguato, per permettergli d’intercettare una squadra navale britannica in navigazione da Gibilterra verso est. L’ultimo ordine lo mandava verso Gibilterra, tra Sardegna ed Algeria, per l’intercettazione di un convoglio britannico, nell’ambito dei preparativi di quella che sarebbe stata la grande battaglia aeronavale di Mezzo Giugno; in particolare il sommergibile, con altri tre (Bronzo, Emo e Velella), avrebbe dovuto formare tra Capo Falcon e Capo Ferrat (al largo del golfo di Orano) uno sbarramento di sommergibili a contrasto dell’operazione britannica «Harpoon» (l’invio di un convoglio di rifornimenti da Gibilterra a Malta). Ma lo Zaffiro probabilmente non ricevette mai questi ordini: il battello non rispose mai a nessuno dei messaggi radio inviatigli, sin da subito dopo la partenza (l’ultimo messaggio radio gli fu inviato il 22 luglio 1942). Il sommergibile venne considerato perduto per attacco aereo in data compresa tra il 9 giugno e l’8 luglio 1942 in un’area del Mediterraneo occidentale compresa tra il 39° parallelo e la costa nordafricana sulla congiungente Cagliari-Algeri.

(Alcune fonti da parte alleata accreditano erroneamente l’affondamento dello Zaffiro – od un fallito attacco ai suoi danni – al sommergibile britannico Ultimatum, il 24 giugno 1942, a sud di Creta ed a nord di Tobruk, in posizione 34°22’ N e 24°08’ E. In realtà lo Zaffiro non solo non fu affondato, ma nemmeno attaccato dall’Ultimatum, dato che il 24 giugno giaceva da due settimane in fondo al mare e dalla parte opposta del Mediterraneo. In realtà l’Ultimatum aveva attaccato con quattro siluri, lanciati da 6400 metri, in posizione 34°20’ N e 24°09’ E, il sommergibile tedesco U 77, che era stato mancato, anche se il battello britannico aveva rivendicato un possibile siluro a segno.)

Solo sul finire degli anni ’80, quando lo Zaffiro venne riconosciuto in una sequenza di sei fotografie scattate da un Catalina ad un sommergibile dell’Asse attaccato ed affondato al largo delle Baleari, 35 miglia a sudovest di Ibiza, il 9 giugno 1942 (in precedenza fonti alleate accreditavano a questo attacco l’affondamento di un altro sommergibile italiano, il Veniero, in realtà già affondato da un altro attacco aereo due giorni prima), si poté accertare con precisione l’attacco che aveva affondato il battello italiano. Il 9 giugno, infatti, l’idrovolante PBY Catalina Z2143 del 240th Squadron della Royal Air Force (di cui era il velivolo ‘J’), pilotato dal capitano (Flight Lieutenant) D. E. Hawkins e dal sottotenente (Pilot Officer) Parry, mentre era in volo di trasferimento dal Regno Unito all’India ed al contempo impegnato in un pattugliamento sul Mediterraneo (insieme ai Catalina ‘A’, ‘F’ ed ‘M’ dello stesso Squadron), aveva avvistato lo Zaffiro in navigazione in superficie ed era passato all’attacco, mentre il sommergibile reagiva con un intenso fuoco contraereo. L’idrovolante aveva sganciato le sue bombe, danneggiando mortalmente il battello, poi ne aveva mitragliato l’equipaggio, riducendo al silenzio il cannone prodiero. Richiamato dal messaggio inviato dall’aereo di Hawkins, era sopraggiunto anche il Catalina VA726 del tenente (Flight Officer) Godber e del Pilot Officer McColl, che aveva partecipato con lo Z2143 all’attacco, gettando un grappolo di 8 bombe di profondità da 15 metri. Lo Zaffiro si era immerso ma, poco dopo, era dovuto riemergere, ed era rimasto immobilizzato in superficie. L’equipaggio era salito in coperta e si era arreso, e più tardi lo Zaffiro era affondato di poppa, in posizione 38°03’ N e 04°00’ E (altra fonte indica la posizione dell’affondamento come 38°21’ N e 03°21’ E). Il Catalina del capitano Hawkins (che per l’azione avrebbe ricevuto una seconda Distinguished Flying Cross) aveva tentato di ammarare per recuperare i naufraghi del sommergibile, che si trovavano in mare, ma il tentativo era stato vanificato dal mare agitato, che aveva danneggiato i galleggianti. Nessuno dei sopravvissuti visti in mare venne mai recuperato: non vi fu nessun superstite dello Zaffiro.


La fine dello Zaffiro in una sequenza di sei fotografie (IWM C da 2727 a 2732) scattate dal Catalina affondatore, appartenenti alla collezione dell’Imperial War Museum. (La seconda immagine è tratta da “In guerra sul mare” per g.c. STORIA militare, le altre sono state gentilmente concesse dall’Imperial War Museum, si ringrazia Helen Murray).



Il battello in superficie, prima dell’attacco.

Lo Zaffiro sotto mitragliamento da parte dell’aereo.


Sopra e sotto: il sommergibile in affondamento, parte dell’equipaggio è in torretta ed intorno ad essa.

 

Alcuni uomini sono ancora in torretta.

 La fine.


L’equipaggio, perito al completo:

Enrico Aldinucci, sottocapo
Roberto Aprile, sottocapo
Giulio Areggi, sottocapo
Tristano Arich (o Arich-Tich), guardiamarina
Bruno Bertini, sottotenente di vascello
Bruno Bertolini, comune
Giovanni Bona, sergente
Giovanni Bonaldo, comune
Alfirio Bonuccelli (o Bonucelli), capo di terza classe
Bruno Borra, sergente
Vincenzo Bugetti, sergente
Giovanni Burgato, capo di terza classe
Cesario (o Cesare) Cadario, aspirante guardiamarina
Mario Carboni, sottocapo
Giuseppe Coluccio, comune
Guido Corio, comune
Ignazio Dellarieri, capo di prima classe
Carlo Dente, comune
Armando (o Felice) Di Somma, secondo capo
Vincenzo Faragalli, comune
Raffaele Finto, secondo capo
Cosimo Fonseca, comune
Giovanni Gadeschi, sottocapo
Mario Gai (o Gay), comune
Antonio Gerardi, secondo capo
Marcello Guidone, sottocapo
Antonio Loni, sottocapo
Rino Mezzenzanica, sottocapo
Agostino Mira, sergente
Carlo Mottura, tenente di vascello (comandante)
Francesco Noviello, secondo capo
Antonio Pacifico, comune
Vincenzo Paracalli, comune
Antonio Pedicini, secondo capo
Raffaele Pinto, secondo capo
Arnaldo Quaglia, sottocapo
Gualtiero Rama, sottocapo (nato a Firenze nel 1921)
Gigetto Ribuoli, sottocapo
Renato Rossarola, sottocapo
Orazio Ruvolo, secondo capo
Pierino Santoni, comune
Stanislao Scukovit, sottocapo
Giuseppe Taccone, sottocapo (da Ricadi)
Luciano Tartara, sottocapo
Paolo Trentin, secondo capo (nato ad Arre l'8 ottobre 1914 da Ernesto e Margherita Ciceri)
Sergio Uva, comune
Armando Vargiu, comune
Corrado Zanna, tenente del Genio Navale (direttore di macchina)
Angelo Zerbinati, sergente

Il marinaio silurista Armando Vargiu, di Gonnesa, disperso nell’affondamento dello Zaffiro (per g.c. della nipote Enerina Vargiu)


Di seguito, una serie di immagini del sottocapo Gualtiero (Walter) Rama, che fu imbarcato inizialmente sul Topazio e successivamente sullo Zaffiro, col quale scomparve in mare. Le foto, fortunosamente scampate alla distruzione dell’abitazione di famiglia (bruciata da un bombardamento britannico su Milano nel novembre 1942), sono state gentilmente inviate dal nipote Andrea Alessandro.


Gualtiero Rama, al centro, con altri membri dell’equipaggio dello Zaffiro: tra di essi Giovanni Burgato ed Armando Di Somma, oltre ad un non identificato Cellini (probabilmente sbarcato prima della missione finale, in quanto non figura nella lista dei caduti).

A bordo.







All’epoca dell’imbarco sul Topazio.






Accanto ad una mitragliera contraerea.





L’asciutta descrizione dell’azione del Catalina nell’articolo che su “Service Aviation” dava notizia del conferimento di una seconda Distinguished Flying Cross al capitano Hawkins (tratta da http://www.flightglobal.com/pdfarchive/view/1942/1942%20-%202585.html): questo lo scarno epitaffio per lo Zaffiro ed i suoi uomini.

Nel gennaio 2005 è stata diffusa la notizia che alcuni subacquei spagnoli appartenenti ai gruppi Mundo Azul, H2O e Filmasub, guidati dal ricercatore di Ibiza Pere Vilàs Gil, avevano ritrovato quello che ritenevano essere il relitto di un sommergibile lungo circa 60 metri ed alto dodici al largo di Ibiza (e più precisamente circa un miglio a sud dell’isolotto di Tagomago), ad una profondità di 83-85-90 metri a seconda delle versioni (per altri invece la profondità del relitto sarebbe stata di 60-70 metri, e per altri ancora il relitto sarebbe stato ritrovato non al largo di Tagomago, bensì a due miglia dalla costa settentrionale di Ibiza). Il subacqueo Luc Fuster Ferrer, insieme all’amico Dominique de Larrard, aveva già individuato il presunto relitto nel 2000, trovandolo integro, con la prua leggermente rialzata e parecchie reti da pesca impigliate nelle sue strutture; lo aveva trovato casualmente durante un’immersione e vi si era immerso due volte, ma successivamente aveva perso la posizone del relitto (che non era riuscito a rilevare con precisione). La notizia del ritrovamento era giunta ai subacquei del Mondo Azul agli inizi del 2001. Sull’identità del battello esistevano varie possibilità: durante il secondo conflitto mondiale, secondo le ricerche condotte dai subacquei, erano affondati al largo delle Baleari, oltre allo Zaffiro, anche i sommergibili Veniero (italiano) ed U 602 (tedesco), anch’essi da attacco aereo ed anch’essi senza superstiti, ma va rilevato che questi ultimi due erano stati affondati molto più lontano dalle Baleari dello Zaffiro, l’U 602 quasi in acque nordafricane, e dove del resto erano andati perduti anche altri sommergibili dell’Asse. Inizialmente i subacquei, in base alle dimensioni (60 metri di lunghezza corrispondevano infatti alla lunghezza dei sommergibili della classe Sirena, mentre i VII C tedeschi come l’U 62 ed i Marcello italiani come il Veniero misuravano rispettivamente 67 e 73 metri in lunghezza), hanno ritenuto che si trattasse dello Zaffiro, che il capo del gruppo H2O, Cristof Ubbelohde, ha definito “un modello da ricognizione per la preparazione di piani”, che non avrebbe avuto perciò armi pericolose a bordo; tale definizione è totalmente errata, dato che lo Zaffiro era un normale sommergibile di piccola crociera ed era armato con un cannone da 100/47 mm, due mitragliere da 13,2 mm e sei tubi lanciasiluri da 533 mm. Successivamente, tuttavia, i subacquei ritrovatori e Pere Vilàs Gil hanno ritenuto che il relitto fosse più probabilmente quello dell’U 602, basandosi anche sul tipo di mitragliera contraerea vista sul relitto durante una nuova immersione (il 19 maggio 2005), installata sui battelli della classe VII C, oltre che sulle dimensioni del relitto. Il 9 gennaio 2006, tuttavia, mentre gli sforzi per l’identificazione si arrestavano, è stato invece detto che non vi era certezza sull’identità del sommergibile, sebbene si ritenesse più probabile che fosse l’U 602.

Successivamente, tuttavia, un’esplorazione del punto del presunto relitto con una telecamera ROV ha rivelato che non vi era nessun relitto di sommergibile, ma solo pietre; i subacquei di Mundo Azul, H2O e Filmasub hanno spiegato di non essersi mai immersi sul “relitto” (si trattava di notizie errate riferite da fonti locali), ed anche le voci circa il primo ritrovamento del sommergibile nel 2000 (o 2001-2002) si sono rivelate infondate. La tomba dello Zaffiro resta ancora sconosciuta.

Il battello in navigazione con mare molto mosso (da www.marina.difesa.it, via Marcello Risolo)


Sullo Zaffiro


Sul presunto relitto di Ibiza

25 commenti:

  1. A dire il vero un superstite dello Zaffiro c'era.
    Mio nonno: Alfonsi Gelso (timoniere).
    Aveva partecipato a tutte le missioni del sottomarino, tranne quella fatale.
    Il fato vuole che cadde rovinosamente dalla bicicletta e si procurò un periodo di prognosi che lo costrinse a letto, salvandolo dal funesto destino che accumunò tutti i suoi compagni.
    Purtroppo mio nonno è venuto a mancare a fine luglio del 2013, ma di storie sulle missioni e sulla vita che fece sullo Zaffiro durante la guerra me ne ha raccontate molte.
    Saluti.

    Ivan

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Buonasera e grazie, quando parlo di mancanza di superstiti mi riferisco all'equipaggio presente a bordo quando lo Zaffiro andò perduto; suo nonno non sopravvisse all'affondamento, nel senso che non era sullo Zaffiro nella sua ultima missione. Avevo letto di suo nonno in un post che lei aveva fatto su Betasom (http://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=14889), ed infatti lo avevo già scritto anche in questa pagina, poco sotto l'inizio della sezione "L'affondamento": "A bordo vi erano 49 uomini di equipaggio; il cinquantesimo, il timoniere Gelso Alfonsi, non si era potuto imbarcare a causa di una ferita cadendo da un automezzo, pochi giorni prima. " Avendo letto "mezzo di trasporto" nel suo post avevo presunto trattarsi di un automezzo, correggerò in merito alla bicicletta.

      Elimina
  2. La ringrazio per aver citato mio nonno nel suo stupendo e dattagliatissimo blog.
    Aggiungo che lo Zaffiro fu impiegato come ricognitore per studiare la posizione ed i movimenti navali nel porto di Alessandria in preparazione dell'incursione.
    Mi raccontava mio nonno che stettero all'interno del porto quasi un mese in attesa che qualche convoglio entrasse od uscisse per poter passare dagli sbarramenti posti all'ingresso del porto stesso. Emergevano solo a notte fonda quel tanto che bastava per ricambiare l'aria.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a lei per questi aneddoti. Mi viene però un dubbio: non avevo mai letto di un impiego dello "Zaffiro" in preparazione dell'impresa di Alessandria, bensì, come ho riportato nella pagina, di un suo utilizzo nel (fallito) tentativo di recuperare gli incursori. Non è che forse suo nonno ricordava male circa lo scopo della missione, e si riferisse appunto alla lunga attesa, da parte dello "Zaffiro" inviato lungo la costa egiziana, di un segno di vita da parte degli incursori (che non ci fu)?

      Elimina
    2. Sono il nipote di un disperso dello zaffiro:serg Bona Giovanni Vorrei se possibile entrare nel Bellissimo gruppo,è possibile,con cordialità.

      Elimina
    3. Buonasera, cosa intende per gruppo?

      Elimina
  3. Buongiorno, questa storia mio nonno l'ha raccontata più volte, facendo riferimento ai preparativi per la missione di recupero degli incursori, quindi credo proprio che si riferiva con lucidità ad una missione precedente a quella da lei citata e dai noi tutti conosciuta. Naturalmente di tale missione di spionaggio non vi è alcuna traccia scritta, ma mi ricordo perfettamente ciò che mio nonno mi aveva raccontato più volte.

    RispondiElimina
  4. giovanni burgato nipote del marinaio capo di terza classe

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Giovanni, Burgato,, come mio zio,, somiglianza straordinaria

      Elimina
  5. Vorrei ringraziare chi ha creato questo blog consentendo ai familiari dei marinai dispersi di avere informazioni sui propri cari.
    Sono il nipote del sottocapo GUALTIERO RAMA.
    Vi scrivo perché ho notato che nel blog il suo nome viene riportato come Gualtiero Rana e ci tenevo, se fosse possibile, che il nome fosse scritto in modo corretto.
    Era nato a Firenze nel 1921, aveva sempre vissuto a Milano dove la famiglia risiedeva e alla morte del padre, nel 1932, è entrato nella scuola navale dei marinaretti di Venezia a 11 anni. Precedentemente imbarcato sul sommergibile Topazio passò successivamente al sommergibile Zaffiro.
    Dispongo di lettere e fotografie, in alcune dei quali vengono ritratti anche altri membri dell'equipaggio.
    Cordialmente,
    Andrea Alessandro

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono io a ringraziarla; correggo subito l'errore del nome. Se lo desidera posso pubblicare le foto e le lettere nella pagina: il mio indirizzo e-mail è lorcol94@gmail.com.

      Elimina
    2. oh grazie ho ritrovato la storia di mio zio raffaele pinto, elencato come secondo. mio padre credeva che fosse inabissato appunto davanti all'egitto e l'ho pensato anche io fino a che non vi ho letto. la moglie di raffaele mia zia rosa d'arco e' stata una vedova di guerra che aveva una figliola di pochi mesi al momento dell'affondamento ma lei lo attese per anni a la spezia sperando che si fosse salvato anche se ricevette la notizia che era tra i dispersi nel 1942. se le nipoti lo consentiranno mi piacerebbe che potessi inserire una sua foto. grazie ancora tanto. mi amareggia pero' sapere che i sommergibilisti erano in superficie e sono morti perchè nessuno li ha salvati. davvero triste.

      Elimina
  6. Grazie per aver effettuato la correzione del nome. La ringrazio anche a nome di mia madre che non ha mai dimenticato l'amato fratello e che, da anni, a giugno, fa dire una messa a ricordo di tutto l'equipaggio del sommergibile Zaffiro.
    Invierò quanto prima del materiale via mail.
    Grazie

    RispondiElimina
    Risposte
    1. mi piacerebbe vedere se c'è anche mio zio raffaele pinto

      Elimina
  7. scusate a me oggi mi hanno dato un compito una familiare di Vargiu Armando di 18/19 anni mi ha cheisto di trovare notizie dell'accaduto..voi per caso avete notizie del singolo?

    RispondiElimina
  8. Buonasera.sono la nipote di Armando Vargiu..vorrei sapere se ci sono foto del sommergibile e dell'equipaggio prima della partenza da Cagliari...noi abbiamo solo due foto di mio zio con la divisa bianca fatta prima di partire..vi ringrazio anticipatamente..

    RispondiElimina
  9. Sono la nipote di Armando Vargiu, vorrei sapere se ci sono delle foto dell'equipaggio dello zaffiro prima dell'ultima partenza...noi di mio zio abbiamo solo due foto che lo ritraggono in divisa prima di imbarcarsi

    RispondiElimina
  10. Risposte
    1. Purtroppo no. Il mio indirizzo e-mail è lorcol94@gmail.com; se desidera mandarmi la foto, andrebbe inviata a questo indirizzo, poi potrei pubblicarla.

      Elimina
    2. Purtroppo no. Il mio indirizzo e-mail è lorcol94@gmail.com; se desidera mandarmi la foto, andrebbe inviata a questo indirizzo, poi potrei pubblicarla.

      Elimina
  11. Grazie. Non potete sapere la gioia di avere notizie di mio zio Cosimo Fonseca. Grazie immensamente.

    RispondiElimina
  12. Qualcuno ha notizie dell epoca su Alfredo Allocco, imbarcato per 3 anni sullo zaffiro ?

    RispondiElimina