Il piroscafo Eastcheap, futuro Arsia, fotografato al largo di Avonmouth nell’aprile 1921 (g.c.
Mauro Millefiorini).
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Breve e parziale cronologia.
1899
Impostazione nei
cantieri S McKnight Ayr Shipyard (numero di cantiere 58).
16 dicembre 1899
Varo nei cantieri S
McKnight Ayr Shipyard di Glasgow.
1900
Completamento come Val de Travers per l’armatore J. T.
Harrison di Glasgow.
1907
Passato alla
compagnia Services Maritimes du Treport di Glasgow.
1913
Passato all’armatore
John Harrison di Glasgow.
1914
Passato dalla Eastcheap
Steamship Company (sempre appartenente alla famiglia Harrison). Ribattezzato Eastcheap.
1915
Acquistato dalla
compagnia J. & P. Hutchinson di Londra.
1923
Ribattezzato Anubius (o Anubis).
1933
Acquistato
dall’armatore F. Italo Croce di Genova. Ribattezzato Ezilda.
1936
Ribattezzato Ezilda Croce.
1937
Ribattezzato Credere.
1938
Acquistato
dall’armatore Raffaele Romano di Napoli e ribattezzato Arsia.
31 maggio 1940-1° giugno 1940
Requisito dalla Regia
Marina a Venezia (31 maggio) ed iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario
dello Stato con sigla F 23 (1°
giugno). Armato ed impiegato sino ad agosto come nave scorta convogli.
31 agosto 1940
Derequisito e radiato
dal ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
15 novembre 1940
Noleggiato dal
Ministero dell’Aeronautica da questa data.
19 marzo 1941
L’Arsia si trova ormeggiato nel
porticciolo libico di Buerat El-Hsun insieme ad un altro piccolo piroscafo, il Silvio Scaroni, quando alle 7.15 del
mattino il sommergibile britannico Truant
si avvicina in immersione all’approdo per ricognizione e vede le due navi, che
ritiene essere un piccolo piroscafo ed una piccola nave cisterna. (L’equivoco è
probabilmente causato dall’inusuale, per l’epoca, configurazione delle
sovrastrutture dell’Arsia, che pur
essendo una nave da carico ha sovrastrutture e fumaiolo a poppa e blocco della
plancia a centro nave, proprio come le navi cisterna). Notando che la “nave
cisterna” sembra bassa sull’acqua e perciò a pieno carico, verosimilmente di
benzina, il comandante del Truant,
capitano di corvetta H. A. V. Haggard, ritiene che valga la pena penetrare nel
porticciolo, con il favore del buio, per affondarla. Il Truant si avvicina pertanto all’ancoraggio ed aspetta che venga
sera, poi, alle 19.44, emerge, alle 20.00 si avvicina ulteriormente
all’ormeggio ed alle 20.25 lancia due siluri contro l’Arsia. Entrambi i siluri, regolati per una profondità eccessiva,
passano sotto lo scafo della nave senza esplodere: il comandante del Truant deve infatti accorgersi che la
nave è molto più alta sull’acqua di prima, scarica, verosimilmente dopo aver
scaricato il proprio carico nel pomeriggio. L’attacco è fallito, nessun danno
per le due navi italiane. (Per Uboat.net il bersaglio dell’attacco sarebbe
stato non l’Arsia ma un altro piccolo
piroscafo, il Costanza, mentre
Historisches Marinearchiv identifica la nave attaccata come l’Arsia, sebbene non in maniera certa;
sembra probabile che la nave attaccata fosse l’Arsia in considerazione delle sovrastrutture che effettivamente lo
facevano assomigliare ad una nave cisterna, e di cui si è già detto).
L’affondamento
Alle 5.30 del 1° giugno 1941 l’Arsia partì da Tripoli in convoglio con un altro piroscafetto, il Costanza, ed il rimorchiatore Costante Neri, con la scorta della cannoniera Grazioli Lante. Dopo una tappa intermedia a Lampedusa, il convoglio avrebbe dovuto raggiungere Trapani.
Alle 18.25 del 2
giugno 1941 il sommergibile britannico Unique,
al comando del tenente di vascello Anthony Foster Collett, avvistò il piccolo
convoglio, che entrò nel porto di Lampedusa poco meno di un’ora più tardi. Il
giorno seguente l’Unique si avvicinò
in immersione al porto – che di fatto era più un ormeggio aperto che un vero porto
– per vedere la situazione, e notò che una delle navi (ritenuta essere un
piroscafo di 1000 tsl), l’Arsia, si
trovava in posizione esposta, se le difese dell’imboccatura del porto non erano
antisiluri. Alle 7.53 del 3 giugno, pertanto, l’Unique lanciò un siluro, che esplose contro la costa,
immediatamente a poppavia dell’Arsia:
questo dimostrò che le difese dell’entrata del porticciolo non erano a prova di
siluro, dunque, alle 8.22, l’Unique
lanciò un altro siluro, che colpì l’Arsia
a poppa (il comandante Collett ritenne invece che avesse colpito a centro nave)
sollevando una grande colonna di acqua e rottami, seguita da fumo bianco.
Spezzato in due e con la zona poppiera dilaniata, l’Arsia affondò di poppa sui bassifondali del porticciolo di
Lampedusa, lasciando emergere la prua e le sovrastrutture. Non si ebbero
perdite tra gli undici uomini che componevano l’equipaggio dell’Arsia, mentre due membri dell’equipaggio
del motopeschereccio Giuseppe Padre
rimasero feriti dalle schegge dello scoppio; anche un altro piccolo
piroscafo ormeggiato nei pressi dell’Arsia,
l’Egusa, rimase danneggiato
dall’esplosione.
Dato che il relitto
dell’Arsia ostruiva l’ingresso del
porto di Lampedusa, il 5 giugno si tentò di spostarlo, ma, mentre si mettevano
i cavi in tensione, il relitto del piccolo piroscafo si rovesciò improvvisamente
sul lato sinistro ed affondò a circa 60 metri dalla riva.
L’Arsia semiaffondato a Lampedusa, fotografato poche ore dopo il siluramento (tratta da “Navi mercantili perdute” di Rolando Notarangelo e Gian Paolo Pagano, USMM, Roma 1997).
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