La nave con il suo originario
nome di Southwark (g.c. Charlie Hill
via www.tynebuiltships.co.uk)
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Piroscafo da carico
da 568,98 (o 558) tsl e 331 tsn, lunghezza 51,1 m, larghezza 9,2 m, pescaggio
3,3 m. In servizio per la Regia Marina come nave scorta ausiliaria con sigla F 34.
Breve e parziale cronologia.
2 gennaio 1889
Varato nei cantieri
Schlesinger, Davis & Co di Wallsend (numero di cantiere 149).
Febbraio 1889
Completato con il
nome di Southwark per gli armatori M.A.
Ray & Sons di Londra, numero di registrazione 95526.
1926
Acquistato
dall’armatrice Bianchina Rosa Fichera (in gestione a Biriaco Costa fu
Salvatore), di Catania, e ribattezzato Bianchina.
1933
Acquistato
dall’armatore catanese Sebastiano Tuillier di Natale e ribattezzato Esterina.
12 settembre 1935
Incidente durante la
navigazione da Pesaro a Gallipoli.
1939
Acquistato
dall’armatore napoletano Raffaele Romano e ribattezzato Apuania.
1939
Acquistato
dall’armatore Fioravante Italo Croce fu Giuseppe di Genova e ribattezzato Rina Croce. Iscritto al Compartimento
Marittimo di Genova con matricola 2249.
15 luglio 1940
Requisito dalla Regia
Marina ed iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato con sigla F 34 (sigla spesso assegnata ad unità
adibite al pilotaggio foraneo); definito talvolta come una pilotina (lo stesso
“Navi mercantili perdute” dell’USMM lo indica come requisito per essere
impiegato nel servizio di pilotaggio foraneo; altra fonte la menziona come
vedetta ausiliaria), viene in realtà impiegato come nave scorta ausiliaria (come
risulta dalla Gazzetta Ufficiale del 18 novembre 1940, che lo indica come
iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Sato nella categoria scorta a
convogli). Il regime di requisizione entra in vigore a partire dalle ore 20 del
15 luglio.
L’affondamento
Il 25 settembre 1940
il Rina Croce, in navigazione da
Augusta a Brindisi dopo aver fatto tappa ad Otranto, capitò in un fitto banco
di nebbia. Il piccolo piroscafo procedeva affidandosi a metodi di navigazione
alquanto rudimentali anche per l’epoca. Dopo aver navigato nella nebbia per
parecchio tempo, alle 6.30 del 25 settembre il Rina Croce urtò una mina ed affondò poco più di 6 miglia ad est di
Capo di Torre Cavallo (per altra fonte nelle acque antistanti Torre Mattarella
od a due miglia e mezzo da Brindisi; risultò impossibile indicare la posizione
esatta a causa della fittissima nebbia che vi era al momento dell’affondamento
e dei già citati rudimentali metodi di navigazione adottati).
Forse la nave urtò
una mina appartenente allo sbarramento posato il precedente 14 giugno dal
sommergibile britannico Rorqual due
miglia e mezzo ad est di Brindisi (50 ordigni), sul quale qualche mese prima
era già affondata la motonave Loasso,
ma, in considerazione della nebbia e dell’approssimativa conduzione della
navigazione, la commissione d’inchiesta istituita per stabilire le cause
dell’affondamento ritenne altrettanto probabile che il Rina Croce potesse aver urtato una mina appartenente agli
sbarramenti difensivi italiani posati al largo di Brindisi (secondo una fonte
britannica la posizione del campo posato dal Rorqual era indistinguibile da quella degli sbarramenti italiani
presenti nell’area).
Sette membri
dell’equipaggio, tra cui il comandante, risultarono dispersi.
I loro nomi:
Giuseppe Bellomia, sottocapo cannoniere, 25
anni, da Avola, disperso
Gaetano Bottalico, marinaio, 25 anni, da Bari,
disperso
Goffredo Durante, sottotenente del Genio
Navale, 62 anni, da Genova, disperso
Giuseppe Ferreri, marinaio, 25 anni, da
Augusta, disperso
Manlio Gattorno, sottotenente C.R.E.M., 47
anni, da Genova, deceduto
Carmelo Gerace, marinaio, 26 anni, da Palermo,
disperso
Cosimo Gonnella, operaio militarizzato, 40
anni, da Brindisi, disperso
Giuseppe Bellomia era mio zio;di lui è rimasta solo qualche foto.
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