La nave a Taranto nel 1934 (foto Aldo Fraccaroli, collezione Luigi Accorsi, via Associazione Venus) |
Torpediniera, già
cacciatorpediniere, appartenente alla classe Rosolino Pilo (dislocamento in
carico normale 770 tonnellate, a pieno carico 806 tonnellate) della numerosa
serie detta dei “tre pipe”. Ex Francesco
Nullo.
Durante la seconda
guerra mondiale operò principalmente in compiti di scorta lungo le coste della
Libia.
Breve e parziale cronologia.
24 settembre 1913
Impostazione nei
cantieri Pattison di Napoli.
12 novembre 1914
Varo nei cantieri
Pattison di Napoli.
1° maggio 1915
Entrata in servizio
come cacciatorpediniere, con il nome di Francesco
Nullo.
24 maggio 1915
Ingresso dell’Italia
nella prima guerra mondiale. Il Nullo
(capitano di corvetta Catellani) appartiene alla I Squadriglia
Cacciatorpediniere, di stanza a Brindisi, che forma insieme ai cacciatorpediniere
Animoso, Ardente, Ardito ed Audace.
6 dicembre 1915
Nel pomeriggio
il Nullo parte da Taranto
insieme agli esploratori Quarto e Guglielmo Pepe, ai posamine Minerva e Partenope, all’incrociatore ausiliario Città di Catania ed ai cacciatorpediniere Borea, Giuseppe Cesare Abba
ed Ippolito Nievo, per scortare
a Valona i trasporti truppe Dante
Alighieri, America, Indiana e Cordova ed il trasporto militare Bengasi, che trasportano
in tutto 400 ufficiali, 6300 tra sottufficiali e soldati e 1200 cavalli.
7 dicembre 1915
Il convoglio arriva a
Valona alle otto del mattino.
Il Francesco Nullo in entrata nel Mar Piccolo a Taranto, probabilmente nel 1915-1916 (da STORIA militare, via Marcello Risolo e www.naviearmatori.net) |
14 marzo 1916
Insieme ai
gemelli Antonio Mosto, Pilade Bronzetti e Simone Schiaffino ed all’esploratore Marsala, il Nullo partecipa
ad una perlustrazione della costa albanese, alla vana ricerca di navi austroungariche
o nuclei di soldati distaccati lungo la costa. Non viene trovata alcuna nave a
San Giovanni di Medua, e solo pochi velieri albanesi a Durazzo; vengono
avvistati due U-Boote, cui viene data la caccia senza risultato.
3 maggio 1916
Il Nullo (capitano di corvetta Domenico
Bianchieri) parte da Venezia unitamente all’unità gemella Giuseppe Missori (capitano
di corvetta Ferrero) ed agli esploratori leggeri Guglielmo Pepe (capitano
di fregata Capon) e Cesare Rossarol (capitano di fregata Rota), per
dare appoggio a distanza all’operazione di posa di uno sbarramento di mine
effettuata dai cacciatorpediniere Zeffiro
e Fuciliere nelle acque antistanti
Sebenico. In prossimità di Punta Maestra le quattro navi italiane avvistano
fumi e dirigono per avvicinarvisi, avvistando quindi quattro cacciatorpediniere
austroungarici della classe Velebit e sei torpediniere d’alto mare pure
austroungariche (tali unità stavano procedendo verso ovest per dare appoggio ad
un attacco aereo in atto su Ravenna e Porto Corsini). Nullo, Missori, Pepe e Rossarol si pongono all’inseguimento della formazione nemica, che
dirige per la base di Pola, ma le quattro unità della Regia Marina vengono
attaccate da tre idrovolanti. L’attacco viene respinto e l’inseguimento
ripreso, ma alle 15.50, in vicinanza della costa nemica, vengono avvistati
anche un incrociatore e due unità sottili austroungariche uscite da Pola in
appoggio alle proprie unità di ritorno, pertanto Nullo, Missori, Pepe e Rossarol, venutisi a trovare in condizioni di netta inferiorità,
devono rinunciare all’attacco e ritirarsi.
12 giugno 1916
Nullo
(capitano di corvetta Domenico Biancheri) e Missori
forniscono appoggio (tenendosi pronti ad intervenire nel caso di un attacco di
unità nemiche di superficie) ad un gruppo di siluranti impegnate in una
missione di forzamento del porto istriano di Parenzo per distruggere una
presunta base di idrovolanti là situata. La formazione è composta dal
cacciatorpediniere Zeffiro (capitano
di corvetta Costanzo Ciano; a bordo anche il comandante della spedizione,
capitano di vascello Pignatti Morano) e dalle torpediniere 30 PN e 46 PN incaricati
dell’attacco, con appoggio ravvicinato da parte dei cacciatorpediniere Fuciliere ed Alpino, il supporto di Nullo
e Missori e la scorta, sino agli
sbarramenti, di Pepe (capitano di
fregata Roberto Guida) e Rossarol (capitano
di fregata Ettore Rota) più alcune torpediniere.
L’ordine d’operazioni
prevede che alle 3.30 del 12 giugno Nullo
e Missori incrocino sulla
congiungente tra Parenzo e Cortellazzo, a 20 miglia da Parenzo, tenendosi
pronti ad intervenire in caso di uscita di navi nemiche da Pola, mentre sulla
medesima congiungente Alpino e Fuciliere si trovano a 15 miglia dalla
cittadina istriana, e Pepe e Rossarol a 25 miglia.
Il forzamento del
porto da parte di Zeffiro, 30 PN e 46 PN avviene nottetempo senza problemi, con la cattura di un
gendarme di guardia sul molo da parte del cacciatorpediniere seguita dal
cannoneggiamento, per una ventina di minuti, della posizione – indicata dallo
stesso gendarme – della presunta stazione di idrovolanti. L’immediata reazione
delle batterie costiere è prontamente controbattuta dal tiro delle
torpediniere. Le tre unità lasciano poi Parenzo, anche a seguito
dell’avvistamento di fumo all’orizzonte, che fa presagire l’arrivo di navi
austroungariche, e dirigono per unirsi al gruppo di sostegno (Nullo, Missori, Pepe e Rossarol, che stanno incrociano a 25
miglia da Parenzo), per prepararsi al combattimento, ma il fumo avvistato
scompare sottocosta. Durante la navigazione di ritorno verso Venezia la
formazione italiana verrà attaccata da dieci idrovolanti austroungarici, a più
ondate, che, nonostante la reazione degli aerei dell’Intesa (due idrovolanti
italiani ed un caccia francese) preparati per questa specifica evenienza,
riusciranno a colpire alcune delle navi, uccidendo quattro uomini e ferendone
altri 14.
1-2 novembre 1916
Nullo,
Missori, Pepe ed un altro esploratore, l’Alessandro
Poerio, ricevono il compito di dare eventuale appoggio ad un attacco di MAS
nel canale di Fasana.
Con il favore della
notte, il MAS 20, appoggiato dalla
torpediniera 9 PN, supererà le
ostruzioni del canale di Fasana, vi penetrerà ed attaccherà la vecchia
pirofregata corazzata Mars con il
lancio di due siluri, che tuttavia non potranno colpire a causa del mancato
funzionamento degli acciarini tagliareti. Il MAS riuscirà comunque ad
allontanarsi senza destare reazioni da parte nemica, così che l’intervento del Nullo e delle altre navi non si renderà
necessario; le unità italiane rientreranno indisturbate alle basi.
4-5 maggio 1917
Il Nullo, insieme ad altri sette
cacciatorpediniere (Rosolino Pilo, Pilade Bronzetti, Ippolito Nievo, Antonio Mosto, Giuseppe Missori, Simone
Schiaffino ed Insidioso)
e due torpediniere (Airone e Pegaso), esce in mare per fornire
appoggio e guida ad una formazione di aerei inviati a bombardare la base
austroungarica di Cattaro. Le unità sono suddivise in sette gruppi: il Nullo, da solo, costituisce il
quinto, mentre gli altri sei gruppi sono composti da Simone Schiaffino ed Ippolito
Nievo (1° Gruppo), Rosolino
Pilo e Pilade Bronzetti (2°
Gruppo), Antonio Mosto e Giuseppe Missori (3° Gruppo), Insidioso (4° Gruppo), Airone (6°
Gruppo) e Pegaso (7°
Gruppo). Il 1°, 2° e 3° Gruppo, composti da due unità ciascuno, sono
posizionati più vicini alle coste nemiche. Sono in mare anche gli
esploratori Aquila e Carlo Alberto Racchia, per fornire
appoggio a distanza alle siluranti.
Queste ultime
indicano agli aerei la rotta da seguire puntando i fari verso l’alto e verso le
loro scie, ed impiegando fuochi verdi o rossi per indicare ai velivoli se si
trovino a sud od a nord del segnalamento. Nonostante il forte scarroccio e la
fitta foschia rendano difficile l’avvistamento delle siluranti, dodici aerei
(su uno dei quali è imbarcato il poeta Gabriele D’Annunzio; comandante della
formazione è invece il maggiore Armani) riescono a raggiungere Cattaro ed a
sganciare le bombe sull’obiettivo, per poi rientrare alla base senza subire
perdite, dopo un volo di cinque ore e mezza.
7 agosto 1917
Il Nullo lascia Brindisi alle 5,
insieme ai similari Giuseppe Missori,
Antonio Mosto e Simone Schiaffino, per partecipare alle ricerche del sommergibile W 4, scomparso con tutto l’equipaggio
durante una missione nelle acque della Dalmazia. Le ricerche risulteranno vane.
Il Nullo all’ormeggio, forse in un porto istriano (Coll. Guido Alfano, da “Oltre Adriatico” di Francesco Fatutta, supplemento alla “Rivista Marittima” del dicembre 2006, via Marcello Risolo e www.naviearmatori.net) |
1918
Grandi lavori di
sostituzione dell’armamento. L’originario armamento artiglieresco composto da 4
pezzi da 76/40 mm e due da 76/30 mm viene sostituito con 5 pezzi da 102/35 mm,
due mitragliere pesanti da 40/39 mm e due mitragliere da 6,5 mm. Rimane
inalterato l’armamento silurante, 4 tubi lanciasiluri da 450 mm. In seguito ai
lavori il dislocamento a pieno carico viene incrementato da 806 a 900
tonnellate. (Per altra fonte, tuttavia, il Nullo
ed il gemello Simone Schiaffino
sarebbero invece state le uniche due unità della classe a non subire queste
modifiche, mantenendo l’armamento originario).
1° novembre 1918
Il Nullo fa parte della I Squadriglia
Cacciatorpediniere, di base a Venezia, che forma insieme al gemello Giuseppe Cesare Abba nonché ad Ardito ed Audace. La I Squadriglia forma la Flottiglia cacciatorpediniere di
Venezia insieme alle Squadriglie III (Nicola
Fabrizi, Giuseppe La Masa, Rosolino Pilo, Giuseppe Missori) e V (Giuseppe
Sirtori, Francesco Stocco, Giovanni Acerbi e Vincenzo Giordano Orsini).
12 settembre 1919
Quando Gabriele
D’Annunzio ed i suoi legionari entrano a Fiume, proclamandone l’annessione
all’Italia (contro il volere delle autorità italiane) e dando inizio alla
cosiddetta “Impresa di Fiume”, il Nullo,
insieme al gemello Giuseppe Cesare Abba,
all’esploratore Carlo Mirabello ed
alla corazzata Dante Alighieri, è una
delle quattro navi da guerra italiane presenti nel porto. Quando viene dato il
segnale della partenza, gran parte dell’equipaggio, tra cui molti marinai
scalzi e senza berretti, scende invece a terra gridando "Viva Fiume
italiana!" e si pone agli ordini di D’Annunzio, dichiarandolo suo unico
comandante e ponendosi a difesa dell’italianità della città.
Il Nullo rimane a Fiume per i successivi
due mesi.
1° dicembre 1919
Quando il generale
Enrico Caviglia ordina a D’Annunzio di lasciare Fiume e questi rifiuta, Nullo, Abba, Mirabello e Dante Alighieri ricevono l’ordine
di uscire dal porto, ma i legionari impediscono alle quattro navi italiane di salpare,
bloccandole nel porto mediante la nave ausiliaria Cortellazzo, passata dalla loro parte: questa viene messa di
traverso all’imboccatura del porto, ostruendola per tre quarti, ed impedendo
così alle altre navi di uscire. Diversi membri degli equipaggi del Nullo e delle altre unità scendono anzi
a terra e si uniscono ai legionari.
8 dicembre 1919
Il Nullo si pone al servizio di D’Annunzio,
divenendo così una delle unità della piccola Marina della Reggenza del Carnaro
(la "Flotta del Quarnaro").
(Altra fonte data
l’adesione del Nullo ai legionari
all’8 dicembre 1920).
Un’altra immagine della nave quando si chiamava Francesco Nullo (da www.modellismopiu.net) |
14 novembre 1920
Il Nullo trasporta a Zara, accompagnato
dalla torpediniera 66 PN, dal
trasporto Cortellazzo e dal MAS 22, D’Annunzio, Giovanni Giuriati,
Giovani Host-Venturi (comandante della Legione Fiumana), Guido Keller (aviatore
e responsabile agli approvvigionamenti dei legionari) e Luigi Rizzo (comandante
di MAS affondatore delle corazzate Wien
e Szent Istvan e decorato con la
Medaglia d’Oro al Valor Militare). A Zara D’Annunzio incontra l’ammiraglio
Enrico Millo, comandante delle truppe italiane lì stanziate, che gli dichiara
il suo appoggio.
24-29 dicembre 1920
“Natale di Sangue”:
le forze regolari italiane, 8000 uomini a terra (al comando del generale Enrico
Caviglia) appoggiati da un’aliquota della Regia Marina (in particolare la
corazzata Andrea Doria, che
bombarda il palazzo nel quale D’Annunzio ha installato il suo governo),
attaccano le forze di D’Annunzio e le costringono ad abbandonare Fiume dopo
cinque giorni di scontri, nei quali rimangono uccisi 25 soldati dell’esercito
regolare italiano, 22 legionari fiumani e 7 civili, mentre i feriti sono 207
(139 militari dell’esercito regolare, 46 “legionari” e 22 civili).
15 gennaio 1921
In seguito
all’accordo con cui, dopo il "Natale di Sangue", D’Annunzio accetta
di lasciare Fiume, il Nullo e le
altre unità “legionarie” lasciano Fiume e raggiungono Pola.
16 gennaio 1921
Come simbolica
“punizione” per l’“ammutinamento” a favore di D’Annunzio, il Nullo viene radiato dai quadri del
naviglio della Regia Marina e subito reiscritto con il nuovo nome di Fratelli Cairoli.
1922
Il Cairoli presta servizio nelle acque
della Dalmazia tra Zara e Spalato.
16 marzo 1924
Il Cairoli, insieme ai cacciatorpediniere Ippolito Nievo, Indomito ed Insidioso ed all’esploratore Carlo Mirabello, scorta da Ancona a
Fiume (dove le navi giungono poco prima delle dieci), per la cerimonia di
annessione della città quarnerina all’Italia, l’esploratore Brindisi, avente a bordo Vittorio
Emanuele III.
Il Cairoli a Venezia nel 1925 (Coll. Marcello Risolo, via www.naviearmatori.net) |
19 febbraio 1926
Il Cairoli sperona accidentalmente il
similare Enrico Cosenz (che per
coincidenza era un’altra unità “legionaria” di Fiume, l’ex Agostino Bertani), riportando gravi danni.
6 agosto 1928
Nel mattino del 6
agosto, si svolge un’esercitazione che prevede l’impiego dei sommergibili F 14 ed F 15, dell’esploratore Brindisi,
dell’esploratore leggero Aquila e
della V Flottiglia Cacciatorpediniere, con la simulazione di un attacco da
parte dei due battelli ai danni del Brindisi.
Le navi di superficie, riunitesi ad ovest di Parenzo, fanno rotta su Pola con
il Brindisi e l’Aquila in linea di fila al centro scortati sui fianchi dalle due
squadriglie dei cacciatorpediniere della V Flottiglia anch’essi disposti in
linea di fila, subendo dapprima il finto attacco dell’F 15, poi, alle 8.40, mentre il mare mosso va peggiorando con vento
che gira da Grecale a Scirocco. Alle 8.40, sette miglia ad ovest di San
Giovanni in Pelago, il cacciatorpediniere Giuseppe
Cesare Abba (caposquadriglia di dritta) avvista l’F 14 a quota periscopica ed in via di emersione, ma a causa di
errate manovre l’F 14 viene poco dopo
speronato dal Missori, che sta
seguendo l’Abba, ed affonda su un
fondale di 40 metri. Il Cairoli viene
distaccato per richiamare sul luogo l’F
15, che, avendo completato la propria manovra d’attacco ed essendo emerso,
sta rientrando a Pola ignaro dell’accaduto. L’F 15 riuscirà a mettersi in contatto con l’F 14 e verranno avviati immediatamente i soccorsi (cui parteciperà
anche il Cairoli) ai 23 uomini
intrappolati all’interno dei compartimenti non allagati del sommergibile
affondato (altri quattro erano annegati a seguito della collisione), ma l’F 14 potrà essere riportato a galla, con
l’ausilio di grossi pontoni, solo alle 18 del 7 agosto, troppo tardi per
salvare i superstiti.
1929
Il Cairoli, con i similari Giuseppe Cesare Abba, Giuseppe Missori, Giuseppe Dezza ed Antonio Mosto, forma la IX Squadriglia Cacciatorpediniere, che,
insieme alla X Squadriglia Cacciatorpediniere (Giovanni Acerbi, Giuseppe
Sirtori, Francesco Stocco, Ippolito Nievo) ed all'esploratore Aquila, compone la 5a Flottiglia
della Divisione Speciale, che comprende anche l'esploratore Brindisi, nave comando.
1° ottobre 1929
Declassato a
torpediniera, essendo ormai obsoleto.
1930
Prende parte ad una
crociera nel Mediterraneo orientale.
La Cairoli vista di poppa, in una foto del 1930 (Coll. Luigi Accorsi, via www.associazione-venus.it) |
1931
La Cairoli, insieme alla similare Ippolito Nievo, ai cacciatorpediniere Castelfidardo e Calatafimi ed all’esploratore Augusto
Riboty, forma la 3a Flottiglia Cacciatorpediniere, inquadrata
nella IV Divisione Navale (II Squadra).
Gennaio 1931
La Cairoli e le altre unità della 3a Flottiglia
Cacciatorpediniere partecipano alle grandi manovre navali nel Medio Tirreno.
Durante tali manovre, Cairoli, Castelfidardo, Monzambano e Riboty sostano
brevemente a Torre Annunziata: è la prima volta che navi della Regia Marina
approdano in tale porto, e la cittadinanza ne accoglie festosamente gli
equipaggi; gli ufficiali vengono invitati a ricevimenti, ad un banchetto
offerto dal Comune e ad una festa danzante, oltre che a visitare i mulini e
pastifici della città ed anche i vicini scavi di Pompei.
1932
Altra crociera nel
Levante.
1936-1938
Partecipa alla Guerra
di Spagna, con compiti anticontrabbando contro le navi che trasportano
rifornimenti per le forze repubblicane.
10 giugno 1940
Entrata in guerra
dell’Italia. La Cairoli fa parte
della IX Squadriglia Torpediniere di base alla Maddalena, insieme alla similare
Antonio Mosto ed alle più moderne Canopo e Cassiopea.
Viene successivamente
trasferita in Libia, adibita a scorta dei convogli costieri.
14 settembre 1940
Alle 17.30 la Cairoli parte da Tripoli per scortare a
Bengasi i piroscafi da carico Maria
Eugenia e Gloria Stella, carichi
di uomini, rifornimenti e veicoli destinati alla X Armata ed arrivati da Napoli
insieme ad un terzo mercantile, l’Ogaden
(che però non fa parte del convoglio).
15 settembre 1940
In mattinata il
piccolo convoglio, in navigazione nel Golfo della Sirte, viene avvistato da un
idroricognitore Short Sunderland del 230th Squadron della Royal Air
Force.
Questo avvistamento
avrà conseguenze estremamente funeste: dopo esserne stato informato, infatti,
il comandante della Mediterranean Fleet, ammiraglio Andrew Browne Cunningham,
ordinerà di lanciare un attacco aereo contro il porto di Bengasi, per colpirvi
le navi del convoglio.
16 settembre 1940
Il convoglio
raggiunge Bengasi alle 19.30.
Durante la notte
successiva la portaerei britannica Illustrious,
salpata da Alessandria insieme ad un’aliquota della Mediterranean Fleet in base
agli ordini emanati da Cunningham in seguito all’avvistamento da parte del
Sunderland, lancerà quindici biplani Fairey Swordfish contro il naviglio
ormeggiato a Bengasi: nove di essi, armati con bombe, affonderanno il Maria Eugenia, il Gloria Stella
ed il cacciatorpediniere Borea, oltre
a danneggiare seriamente la torpediniera Cigno;
gli altri sei poseranno all’imboccatura del porto mine che provocheranno
l’affondamento del cacciatorpediniere Aquilone
ed il grave danneggiamento della motonave Francesco
Barbaro.
21 settembre 1940
La Cairoli riparte da Bengasi alle 15 per
scortare a Tripoli il piroscafo Argentea,
la motonave Città di Livorno e la
pirocisterna Marangona.
23 settembre 1940
Il convoglio
raggiunge Tripoli alle 16.
27 settembre 1940
La Cairoli lascia Tripoli alle 20 per
scortare a Bengasi ed Ain-el-Gazala la motonave Galata ed il rimorchiatore Salvatore.
Marinai della Cairoli, tra cui probabilmente Vincenzo Casciello di Boscotrecase (Coll. Fam. Casciello, via g.c. Vincenzo Marasco) |
30 settembre 1940
Il convoglietto
raggiunge Bengasi alle 14.
2 ottobre 1940
Alle 6 le navi
raggiungono Ain-el-Gazala.
4 ottobre 1940
Alle 15 la Cairoli salpa da Bengasi per scortare a
Tobruk i piroscafi Argentea e Priaruggia.
6 ottobre 1940
Cairoli, Argentea e Priaruggia arrivano a Tobruk alle due.
Alle 19.30 dello
stesso giorno la Cairoli riparte da
Tobruk scortando i piroscafi Avionia,
Sirena ed Erice, diretti a Tripoli; li scorta però soltanto fino a Bengasi,
dove viene sostituita nella scorta dalla torpediniera Centauro.
14 ottobre 1940
Parte da Tobruk alle
17 scortando il piroscafo Snia Amba,
diretto a Tripoli.
Giunta a Bengasi, la Cairoli viene sostituita dalla
torpediniera Pallade, che scorta lo Snia Amba fino a Tripoli.
3 novembre 1940
La Cairoli parte da Bengasi per Tobruk alle
11, scortando i piroscafi Ascianghi
ed Amba Aradam.
5 novembre 1940
Il convoglietto
raggiunge Tobruk a mezzogiorno.
7 novembre 1940
In serata la Cairoli parte da Bengasi per scortare a
Tripoli il piroscafo Sabbia.
9 novembre 1940
Cairoli e Sabbia arrivano a
Tripoli alle 10.
Lo stesso giorno, a
mezzogiorno, la Cairoli sarebbe
partita da Bengasi (il che risulta però difficile, se era giunta a Tripoli due
ore prima) per scortare a Tripoli il piroscafo Priaruggia.
16 novembre 1940
Dopo aver compiuto
varie soste durante la navigazione, Cairoli
e Priaruggia raggiungono Tripoli in
nottata.
13 dicembre 1940
La Cairoli si trova ormeggiata a Tripoli
quando il porto viene sottoposto ad un’incursione aerea britannica, che prende
di mira alcuni mercantili ormeggiati nelle sue vicinanze con lancio di bombe e
mitragliamento. Il tiro delle mitragliere della Cairoli, diretto dal comandante in seconda, sottotenente di
vascello Ugo Albarella D’Afflitto (33 anni, da Torino), riesce a sventare
l’attacco, abbattendo uno degli aerei: a colpirlo è la mitragliera del
sottocapo cannoniere armaiolo Biagio Busicchia (26 anni, da Palermo).
Busicchia ed
Albarella D’Afflitto verranno entrambi decorati con la Croce di Guerra al Valor
Militare (il primo con motivazione «Puntatore
di mitragliera, eseguiva con calma il tiro dell’arma affidatagli ed abbatteva
con precisa scarica un aereo nemico», il secondo con motivazione «Ufficiale in 2a della torpediniera, dirigeva
il tiro antiaereo con calma e sicurezza riuscendo ad abbattere un velivolo
nemico che bombardava e mitragliava i piroscafi ormeggiati nei pressi
dell’unità»).
L’affondamento
Alle 14.00 del 21
dicembre 1940 la Fratelli Cairoli, al comando del toscano tenente
di vascello Ferdinando Menconi, lasciò Bengasi per scortare a Tripoli il
piroscafo Caffaro. Il convoglio
sarebbe dovuto arrivare a Tripoli alle 14.00 del 23 dicembre. Le condizioni del
cielo, all’alba del 23 dicembre, impedirono di osservare le stelle per
determinare la posizione, dunque le due navi procedevano con navigazione
stimata, beccheggiando notevolmente a causa del vento e del mare da ovest, in
peggioramento.
Alle 8.55 del 23
dicembre, in posizione 32°42’ N e 14°55’ E, il sommergibile britannico Regent attaccò il convoglio lanciando
due siluri contro il Caffaro da una
distanza di 2900 metri, ma il piroscafo venne mancato: le navi italiane non
notarono nemmeno l’attacco, e proseguirono sulla loro rotta.
La navigazione
continuò senza intoppi fino alle 10.25 (o 10.30), quando in posizione 32°48’ N
(o 32°40’ N) e 14°50’ E (20 miglia a nordovest di Misurata, nonché a nordest di
Tripoli) la Cairoli urtò una mina:
scossa da due enormi esplosioni a distanza di pochi secondi l’una dall’altra,
la vecchia “tre pipe” si spezzò in due ed affondò di poppa in pochi attimi,
portando con sé il comandante Menconi ed altri 70 dei 114 uomini
dell’equipaggio.
Il Caffaro, nonostante il mare mosso, dopo
aver lanciato i segnali previsti per casi del genere provvide con immediatezza
ed abilità al salvataggio dei 43 sopravvissuti, alcuni dei quali contusi dalla
seconda esplosione (che non si seppe mai se fosse stata causata da una seconda
mina o dallo scoppio di una caldaia: a questo proposito la storia ufficiale
dell’USMM commenta che «dei superstiti,
uno solo ha espresso questa supposizione [cioè che la seconda esplosione
fosse dovuta allo scoppio di una caldaia], ma
senza motivarla; non si può escludere che egli, forse più padrone dei suoi
nervi, abbia avvertito la differenza di effetto acustico tra l’una e l’altra
esplosione»). Il tenente di vascello Guidi, comandante del piroscafo, così
descrisse nel suo rapporto l’affondamento della torpediniera di scorta: "Alle 10.25 mentre stavo scendendo la scaletta
del ponte di comando udii una violentissima esplosione, mi voltai subito in
direzione della scorta e vidi che stava affondando con la prua impennata. Ne
seguì, pochi secondi dopo, una seconda esplosione ed in brevi istanti la
Cairoli scompariva tra i flutti. Ebbi subito la percezione che si trattava di
mine".
La torpediniera Clio venne mandata da Tripoli a
rimpiazzare l’unità perduta nella scorta al Caffaro,
ed il piroscafo, con i naufraghi della Cairoli
a bordo, raggiunse Tripoli alle due di quel pomeriggio, scortato dalla Clio.
Venne in seguito
appurato che nella zona dove la Cairoli
era affondata nessuno, né la Regia Marina né la Royal Navy, aveva mai posato
delle mine, quindi si concluse che la Cairoli
era saltata su una mina alla deriva. Alcune fonti imputano la perdita della Cairoli al campo minato posato dal
sommergibile britannico Rorqual il 9
novembre 1940 sei miglia e mezzo a nordovest di Misurata (che costituiva il
punto di atterraggio per le navi che, partite da Bengasi, attraversavano il
golfo della Sirte), uno sbarramento di 50 mine su cui già il 5 dicembre era
affondata la torpediniera Calipso.
Morirono nell’affondamento:
Ugo Albarella D’Afflitto, sottotenente di
vascello (comandante in seconda), disperso
Giovanni Albergo, marinaio segnalatore,
disperso
Antonino Amante, marinaio fuochista, disperso
Vincenzo Barrera, marinaio, disperso
Vincenzo Bellino, marinaio radiotelegrafista,
disperso
Paolo Billeci, marinaio, disperso
Potenzo Brescia, marinaio fuochista, disperso
Giovanni Bufi, marinaio fuochista, disperso
Biagio Busicchia, sottocapo cannoniere,
disperso
Liberato Buzzo, sergente meccanico, disperso
Giovanni Calò, marinaio, disperso
Cosimo Cardellicchio, secondo capo
segnalatore, disperso
Vittorio Casini, marinaio cannoniere, disperso
Francesco Cicirello, marinaio, disperso
Giuseppe Corridori, marinaio fuochista,
disperso
Antonino Cotugno, sottocapo cannoniere,
disperso
Antonio D’Amato, marinaio, disperso
Gaetano D’Angelo, marinaio, disperso
Leonardo De Fraia, marinaio, disperso
Giuseppe De Francesco, marinaio fuochista,
disperso
Tonino Farinelli, marinaio nocchiere, disperso
Antonio Ferrari, marinaio radiotelegrafista,
disperso
Vittorio Gabrielli, marinaio fuochista,
disperso
Lucio Gallipoli, marinaio cannoniere, disperso
Gioacchino Ganci, marinaio, disperso
Emanuele Gozzo, marinaio fuochista, disperso
Donato Graziosi, marinaio fuochista, disperso
Salvatore Ingletto, marinaio, disperso
Salvatore La Rosa, marinaio, disperso
Sebastiano Lo Giudice, marinaio fuochista,
disperso
Nunzio Lo Verde, sottocapo elettricista,
deceduto
Mario Mandò, sottocapo torpediniere, disperso
Giuseppe Marcucci, marinaio fuochista,
disperso
Athos Marmocchi, secondo capo meccanico,
disperso
Natale Marnika, sottocapo furiere, disperso
Pietro Maritano, capo meccanico di prima
classe, disperso
Renato Massei, secondo capo silurista,
disperso
Alfio Mazzocchio, sottocapo meccanico,
disperso
Vincenzo Megali, marinaio fuochista, disperso
Emanuele Menconi, capo cannoniere di seconda
classe, disperso
Ferdinando Menconi, tenente di vascello
(comandante), deceduto
Gennaro Meola, marinaio fuochista, disperso
Giuseppe Nappo, sottocapo silurista, disperso
Pietro Novelli, secondo capo nocchiere,
disperso
Gennaro Pagliuca, marinaio fuochista, disperso
Guerrino Pardini, marinaio, disperso
Antonio Paternoster, marinaio fuochista,
disperso
Mario Pecollo, marinaio fuochista, disperso
Emilio Peis, marinaio cannoniere, disperso
Francesco Petrolino, sottocapo S. D. T.,
disperso
Igino Pignoli, marinaio, disperso
Giuseppe Pipitone, sottocapo nocchiere,
disperso
Luigi Pisano, secondo capo meccanico, disperso
Rosario Raccampo, sottocapo cannoniere,
disperso
Amedeo Rinesi, sottocapo meccanico, disperso
Italo Rizzi, marinaio fuochista, disperso
Rosario Roccaforte, secondo capo meccanico,
disperso
Vincenzo Rubera, marinaio fuochista, disperso
Calogero Sansone, marinaio cannoniere,
disperso
Orlando Sartori, capo meccanico di prima
classe, disperso
Giovanni Scala, marinaio, disperso
Umberto Schiavo, marinaio, disperso
Mario Scorza, marinaio fuochista, disperso
Vincenzo Sforza, marinaio fuochista, disperso
Salvatore Sturiale, marinaio fuochista,
disperso
Antonio Tomaselli, sergente cannoniere,
disperso
Giovanni Troise, marinaio, disperso
Calogero Vercio, marinaio fuochista, disperso
Stanislao Zajec, marinaio torpediniere,
disperso
Risorto Zingaropoli, marinaio fuochista,
disperso
Guido Zucchini, marinaio furiere, disperso
La motivazione della
Medaglia di Bronzo al Valor Militare conferita alla memoria del tenente di
vascello Ferdinando Menconi, nato a Carrara il 28 agosto 1903:
"In occasione
dell’affondamento per urto contro mina della torpediniera della quale aveva il
comando, dimostrava elevate doti militari e lasciava la vita nell’adempimento
del proprio dovere, preoccupandosi fino all’ultimo della salvezza del personale
dipendente.
(Mediterraneo
Centrale, 23 dicembre 1940)"
Buonasera, grazie per aver pubblicato questa pagina sull'affondamento del cacciatorpediniere Fratelli Cairoli, cercavo mio zio il fratello di mio padre imbarcato sulla Cairoli e disperso nel dicembre del 1940 al largo di Misurata. Leggere l'elenco dei dispersi e trovare il nome di mio zio, il mio nome, è stato emozionante.
RispondiEliminaEmilio Peis, marinaio cannoniere, disperso
Salve, buongiorno, sistemando una raccolta fotografica che mi ha donato un amico marinaio di Boscotrecase, Vincenzo Casciello, quasi centenario e che oggi non più tra noi, ho trovato una foto con un gruppo di marinai tra due salvagenti della Cairoli. Non so chi siano, anche se presumo che uno di questi è senz'altro il marinaio Casciello. Vorrei girarvela. Vi lascio un mio indirizzo email: oplontis76@hotmail.com.
RispondiEliminaSaluti, Vincenzo.
Buonasera. A me il tenente di vascello di complemento Ferdinando Menconi risulta nato il 28 luglio 1902...
RispondiEliminaLa mia fonte è questa: http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/docs/m-bronzo%20tomo_3/BRONZO_TOMO%203_00000109.jpg
EliminaRingrazio di aver pubblicato la storia del cacciatorpediniere Cairoli, mio nonno capo meccanico Orlando Sartori era giovanissimo sposato con tre figli piccoli, il più grande mio papà di 11 anni che lo attendeva con ansia per le feste di Natale nella sua casa di Venezia assieme ai suoi fratelli....ma non è più tornato. Dai racconti di mio papà la nave stava rientrando in Italia per licenza in vista delle festività, e dal colpo della mina si è sollevata di 10 metri e si era spezzata in due e mio npnno sembra si trovasse nella parte anteriore della nave dove è stata colpita. Irene Sartori
RispondiElimina