Sommergibile di
piccola crociera, capoclasse dell’omonima classe di 17 unità (dislocamento di 697,254
t in superficie ed 856,397 t in immersione) detta anche degli “Africani” (i
sommergibili della classe portavano infatti i nomi di battaglie combattute dalle
truppe italiane in Africa Orientale).
1° febbraio 1936
Durante la seconda
guerra mondiale svolse otto missioni offensive od esplorative e 16 di
trasferimento tra porti nazionali (percorrendo 8146 miglia in superficie e 1504
in immersione e trascorrendo 85 giorni in mare), e 46 missioni addestrative per
la Scuola Sommergibili di Pola (percorrendo ulteriori 2009 miglia).
Breve cronologia.
Impostazione nei
Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone (numero di costruzione 1177).
13 settembre 1936
Varo nei Cantieri
Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.
14 novembre 1936
Entrata in servizio.
Assegnato alla XXIII Squadriglia Sommergibili, avente base a Napoli.
7 gennaio 1937
Assume il comando dell'Adua il tenente di vascello Alfredo Iaschi.
7 gennaio 1937
Assume il comando dell'Adua il tenente di vascello Alfredo Iaschi.
Primavera 1937
Compie una lunga ed
intensa crociera d’addestramento nel bacino orientale del Mediterraneo,
segnatamente nel Dodecaneso, in Grecia ed in Libia. Verrà impiegato per
l’addestramento sino alla seconda guerra mondiale.
Fine 1939
Assegnato alla LXXI
Squadriglia Sommergibili (VII Gruppo Sommergibili), avente base a Cagliari, di
cui risulterà ancora far parte allo scoppio della guerra.
L’Adua in navigazione (g.c. Piotr Mierzejewski/facta-nautica.graptolite.net) |
10 giugno 1940
Entrata in guerra
dell’Italia. L’Adua (tenente di vascello Giuseppe
Roselli Lorenzini) si trova in agguato insieme ad altri tre battelli nel canale
di Sardegna (a sud dell’isola, tra Capo Teulada e l’isola tunisina della
Galite), sul meridiano di Capo Teulada.
13 giugno 1940
Viene spostato al
largo delle Baleari, nel canale di Ibiza (ad ovest di Maiorca). Si verificano
degli avvistamenti, che non sono però seguiti da attacchi. Successivamente
riceverà ordine di portarsi nel Golfo del Leone, in un settore una quindicina
di miglia ad est di Capo Creus.
17 giugno 1940
Nella notte avvista
un cacciatorpediniere, ma le avverse condizioni cinematiche impediscono
l’attacco.
18 giugno 1940
Nella mattinata,
durante l’agguato nel Golfo del Leone, avvista un convoglio francese (cinque
mercantili e due avvisi scorta) in navigazione da Marsiglia a Tolone. La
presenza delle due navi scorta impedisce di avvicinarsi a distanza ridotta,
quindi l’attacco avviene da 1800 metri, con il lancio di un siluro contro un
trasporto truppe, la nave più grande del convoglio. Viene avvertito quella che
si ritiene essere la detonazione del siluro, ma in realtà da documentazione
francese nessuna unità risulta colpita. Secondo “Axis Submarine Successes of
World War Two” di Jürgen Rohwer l’attacco non ebbe luogo il 18 giugno ma alle
7.12 del 17, a nordovest di Capo Sant’Antonio.
Terminata questa
missione assumerà il comando dell’Adua
il tenente di vascello Luigi Riccardi (29 anni, da Cuneo; nipote dell'ammiraglio Arturo Riccardi, capo di Stato Maggiore della Regia Marina dal dicembre 1940 al luglio 1943), al comando del quale saranno effettuate tre infruttuose
missioni nelle acque dell’Egitto.
22 ottobre 1940-12 marzo 1941
L’Adua (tenente di vascello Luigi Riccardi) presta servizio
presso la Scuola Sommergibili di Pola, impiegato nell’addestramento. In questo
periodo si avvicendano al suo comando, in via temporanea e per poco tempo, il
tenente di vascello Carlo Todaro e successivamente il parigrado Mario Resio. In tutto vengono svolte 46
missioni addestrative.
L’Adua all’ormeggio (Coll. A. Turrini, tratta da “I sommergibili classe 600 serie Adua” di Alessandro Turrini sulla “Rivista Italiana di Difesa” n. 3 del marzo 1986 via www.betasom.it)
|
Metà marzo 1941
Viene dislocato a
Tarato, di nuovo al comando del tenente di vascello Riccardi.
Marzo 1941
Avendo base a
Taranto, effettua un pattugliamento 40 miglia ad ovest dell’Isola di Santa
Maura (Isole Ionie) ed un agguato nel golfo di Taranto.
Aprile 1941
Effettua un agguato a
sud di Capo Crio e del canale di Cerigotto, con base a Taranto.
10 maggio 1941
Arriva a Lero.
24 maggio 1941
Lascia Lero diretto
tra Alessandria d’Egitto ed il Canale di Caso, ponendosi in agguato sulla
congiungente tra le due località.
28 maggio 1941
Si sposta a sud di
Creta. Una ventina di miglia a sud di Capo Littinos avvista una grande
formazione britannica, ma questa procede a velocità troppo elevata perché l’Adua possa attaccare.
3 giugno 1941
All’1.30, al largo di
Capo Littinos, nella baia di Messaria, intercetta una grossa bettolina a motore
avente a bordo 8 ufficiali e 64 sottufficiali e soldati britannici, che stanno
cercando di fuggire da Creta, occupata dalle forze tedesche (la battaglia di
Creta è terminata con la vittoria delle forze dell’Asse proprio due giorni
prima), per raggiungere l’Egitto, in mano agli Alleati. L’Adua cattura gli otto ufficiali ed obbliga la bettolina a tornare a
Creta, scortandola nella navigazione. A Creta anche i rimanenti militari
britannici vengono fatti prigionieri.
4 giugno 1941
Conclusa la missione,
fa ritorno a Taranto. Seguono tre mesi di lavori.
28 agosto 1941
Alle 16.30, durante
la navigazione di trasferimento da Pola a Messina, in posizione 37°51’ N e
15°46’ E, viene avvistato a 2300 metri di distanza dal sommergibile britannico Unbeaten, che lo identifica erroneamente
come un’unità della classe Balilla (molto più grossa) ed apprezza che stia
navigando lungo la costa verso ovest. L’avvistamento si verifica troppo tardi
perché l’unità britannica possa attaccare con migliori probabilità di successo,
tuttavia l’Unbeaten lancia quattro
siluri da 2750 metri. L’Adua viene
mancato, ed i quattro siluri esplodono contro la costa; l’unità italiana non si
accorge nemmeno di essere stata attaccata.
Metà settembre 1941
Effettua un
pattugliamento nelle acque di Minorca, facendo ritorno a Cagliari il 16
settembre
L’Adua con colorazione mimetica durante la guerra (da www.marina.difesa.it, via www.betasom.it)
|
L’affondamento
Il 23 settembre 1941
l’Adua partì da Cagliari per
raggiungere una zona d’agguato al largo di Capo Palos, a nord di Cartagena ed a
sud-sudovest di Ibiza, dove era previsto che sarebbe passato un grosso
convoglio britannico in navigazione da Gibilterra a Malta. Era infatti in corso
l’operazione britannica “Halberd” per il rifornimento di Malta. A bordo del
sommergibile vi erano 47 uomini di equipaggio (5 ufficiali, 8 sottufficiali e
34 sottocapi e marinai); uno degli ufficiali, il guardiamarina Angelo
Lombardini, era al suo primo imbarco su un’unità subacquea.
L’Adua raggiunse la sua area d’agguato il
26 settembre, ma nel frattempo il convoglio di “Halberd” era già passato: gli
attacchi subacquei si verificarono quando le navi britanniche, terminato il
proprio compito, stavano tornando alle basi.
Alle 3.50 del 30
settembre, tra Capo Palos e Capo Caxine, l’Adua
avvistò una formazione di undici cacciatorpediniere – appartenenti ad una
formazione britannica che stava rientrando a Gibilterra dopo il completamento
dell’operazione “Halberd” – e la attaccò, con il lancio di una salva di quattro
siluri. Le unità della squadra britannica al comando del contrammiraglio Alban
Curteis, tra le 3.30 e le 4.00, rilevarono segni della presenza di un
sommergibile in superficie e sentirono quelli che ritennero essere gli scoppi
di siluri a fine corsa. Avvertito uno scoppio (evidentemente quello dei siluri
a fine corsa), l’Adua si ritirò verso
nord per evitare l’individuazione ed il contrattacco (i cacciatorpediniere
costituenti lo schermo protettivo della formazione di Curteis, infatti,
cercarono il sommergibile attaccante senza risultato), ed alle 5.25 (o 5.20) lanciò
il segnale di scoperta della formazione (avvistamento, composizione e
posizione), comunicando inoltre a Maricosom l’avvenuto attacco. Poi più nulla.
Alle 9.28 del 30
settembre, in posizione 37°10' N e 00°56' E (altra fonte indica la latitudine
come 36°50' N, più a sud; in ogni caso a nordovest della città algerina di
Ténès, ad est di Cartagena e 250 miglia ad est di Gibilterra), leggermente più
a nord del punto indicato da Curteis come luogo del precedente attacco, il
sonar del cacciatorpediniere britannico Gurkha,
appartenente alla Forza H – un’altra formazione britannica che rientrava a
Gibilterra dopo “Halberd” –, segnalò un contatto a 1800 metri, con rilevamento
240 e ¼ gradi: si trattava dell’Adua.
(Secondo fonti italiane l’Adua
sarebbe probabilmente stato rilevato al radiogoniometro quando trasmise il
segnale di scoperta via radio, venendo poi localizzato con il sonar). Ottenuta
conferma che il contatto fosse un sommergibile, il Gurkha passò all’attacco, ed immediatamente si unì alla caccia
anche un altro cacciatorpediniere, il Legion,
mentre il resto della formazione britannica (la Rodney, l’Ark Royal, gli
incrociatori Hermione, Edinburgh ed Euryalus ed i cacciatorpediniere Farndale, Heythrop, Cossack, Zulu, Isaac Sweers, Lance e Lively, sebbene la pagina del sito Naval History di quest’ultimo
riporta che anche il Lively avrebbe
partecipato alla caccia; non essendovene però menzione nelle descrizioni
dell’attacco presenti sullo stesso sito, sembra probabile trattarsi di un
errore) proseguiva sulla sua rotta, verso Gibilterra.
Alle 9.33 il Gurkha gettò un "pattern" di quattordici bombe di
profondità, regolate per scoppiare a bassa profondità, sulla posizione
dell’Adua, dopo la cui esplosione affiorò in superficie un gavitello circolare di colore nero; alle 9.45 venne sentita
una forte esplosione subacquea che scosse il cacciatorpediniere, del carburante iniziò ad affiorare in
superficie ed il Gurkha perse il
contatto. Alle 9.55, tuttavia, il Legion
rilevò di nuovo un contatto sonar ed attaccò a sua volta con un "pattern" di 14
cariche di profondità, per poi perdere a sua volta il contatto. Alle 10.01 il Legion ritrovò il contatto, ed alle
10.09 attaccò con un terzo "pattern" di 14 bombe di profondità; durante questo
attacco, rottami e carburante emersero vicino al punto dove il
cacciatorpediniere aveva lanciato il precedente gruppo di bombe di profondità,
confermando l’avvenuta distruzione di un sommergibile. Peter C. Smith, nel suo libro "Fighting Flotilla: RN Laforey Class Destroyers in World War II" aggiunge ulteriori dettagli: "Tra i patetici resti ripescati dal mare c'erano un dizionario italiano, un materasso, pezzi di legno, uno dei quali con un pezzo di uno scalpo umano attaccato ad esso da una scheggia di metallo, un tappo di sughero con stampigliata la parola 'Chianti' ed altre stranezze. Si disse che il medico del Legion era 'nel suo elemento' nel diagnosticare parti di italiani".
L’Adua non sarebbe mai più tornato alla base.
Perì con il sommergibile l’intero equipaggio:
Adriano Ansaldo, marinaio, da Isola del Giglio
Edoardo Baricchi, tenente del Genio Navale (direttore di macchina), da Trieste
Giuseppe Barresi, sottocapo furiere, da Piazza Armerina
Giovanni Baselli, marinaio motorista, da Torino
Emilio Bosio, sottocapo silurista, da Cremona
Luigi Camilletti, sottocapo nocchiere, da Porto Recanati
Vittorino Caramori, sottocapo radiotelegrafista, da Poggio Rusco
Paolo Cataldo, sottocapo nocchiere, da Favignana
Luigi Ciardo, secondo capo elettricista, da Mottola
Luciano Ciulli, marinaio cannoniere, da Firenze
Mario Colasanti, marinaio motorista, da Roma
Sante Colonnello, secondo capo silurista, da Spilimbergo
Angelo Coluccia, marinaio, da Castri di Lecce
Giovanni Costantini, secondo capo elettricista, da Adelfia
Giacomo Dapiran, secondo capo motorista, da Rovigno
Domenico Gagliardo, marinaio, da Palermo
Carlo Ghersi, marinaio fuochista, da Capodistria
Spiridione Giordani, sottotenenente di vascello (comandante in seconda), da Lussinpiccolo
Mario Guccini, marinaio silurista, da Bologna
Sergio Guelfi, sottocapo silurista, da Livorno
Giuseppe Leotta, sottocapo cannoniere, da Acireale
Angelo Lombardini, guardiamarina, da Carrara
Mario Mainardi, capo meccanico di seconda classe, da Carmignano
Guerrino Meneguzzi, sottocapo motorista, nato in Germania
Vincenzo Mercurio, sottocapo radiotelegrafista, da Pietrelcina
Domenico Messina, marinaio elettricista, da Palermo
Carmelo Moceo, sottocapo elettricista, da Palermo
Achille Morichelli, sottocapo cannoniere, da Trevignano Romano
Ampelio Onofri, marinaio fuochista, da Legnago
Fernando Pagni, sottocapo elettricista, da La Spezia
Antonio Pappalardo, sottocapo elettricista, da Potenza
Francesco Ranzenigo, sottocapo radiotelegrafista, da Borgo San Giacomo
Luigi Riccardi, tenente di vascello (comandante), da Cuneo
Ciro Riccio, marinaio, da Ercolano
Andrea Rossi, sottocapo fuochista, da Arrone
Francesco Sacchi, secondo capo nocchiere, da Bassignana
Bruno Santandrea, marinaio silurista, da Sasso Marconi
Olindo Santarato, sottocapo silurista, da Rovigo
Fiorino Scagliotti, capo silurista di seconda classe, da Ozzano Monferrato
Nunzio Schintu, capo radiotelegrafista di seconda classe, da Bosa
Mario Scotti, marinaio, da Ponza
Salvatore Scotto di Vettimo, sottotenente di vascello, da Procida
Alfredo Serio, marinaio fuochista, da Taranto
Silverio Siciliano, marinaio fuochista, da Carloforte
Salvatore Silvestri, sottocapo silurista, da Napoli
Antonio Umbro, sottocapo segnalatore, da Reggio Calabria
Paolo Urbani, sottocapo elettricista, da Castelfranco di Sotto
Adriano Ansaldo, marinaio, da Isola del Giglio
Edoardo Baricchi, tenente del Genio Navale (direttore di macchina), da Trieste
Giuseppe Barresi, sottocapo furiere, da Piazza Armerina
Giovanni Baselli, marinaio motorista, da Torino
Emilio Bosio, sottocapo silurista, da Cremona
Luigi Camilletti, sottocapo nocchiere, da Porto Recanati
Vittorino Caramori, sottocapo radiotelegrafista, da Poggio Rusco
Paolo Cataldo, sottocapo nocchiere, da Favignana
Luigi Ciardo, secondo capo elettricista, da Mottola
Luciano Ciulli, marinaio cannoniere, da Firenze
Mario Colasanti, marinaio motorista, da Roma
Sante Colonnello, secondo capo silurista, da Spilimbergo
Angelo Coluccia, marinaio, da Castri di Lecce
Giovanni Costantini, secondo capo elettricista, da Adelfia
Giacomo Dapiran, secondo capo motorista, da Rovigno
Domenico Gagliardo, marinaio, da Palermo
Carlo Ghersi, marinaio fuochista, da Capodistria
Spiridione Giordani, sottotenenente di vascello (comandante in seconda), da Lussinpiccolo
Mario Guccini, marinaio silurista, da Bologna
Sergio Guelfi, sottocapo silurista, da Livorno
Giuseppe Leotta, sottocapo cannoniere, da Acireale
Angelo Lombardini, guardiamarina, da Carrara
Mario Mainardi, capo meccanico di seconda classe, da Carmignano
Guerrino Meneguzzi, sottocapo motorista, nato in Germania
Vincenzo Mercurio, sottocapo radiotelegrafista, da Pietrelcina
Domenico Messina, marinaio elettricista, da Palermo
Carmelo Moceo, sottocapo elettricista, da Palermo
Achille Morichelli, sottocapo cannoniere, da Trevignano Romano
Ampelio Onofri, marinaio fuochista, da Legnago
Fernando Pagni, sottocapo elettricista, da La Spezia
Antonio Pappalardo, sottocapo elettricista, da Potenza
Francesco Ranzenigo, sottocapo radiotelegrafista, da Borgo San Giacomo
Luigi Riccardi, tenente di vascello (comandante), da Cuneo
Ciro Riccio, marinaio, da Ercolano
Andrea Rossi, sottocapo fuochista, da Arrone
Francesco Sacchi, secondo capo nocchiere, da Bassignana
Bruno Santandrea, marinaio silurista, da Sasso Marconi
Olindo Santarato, sottocapo silurista, da Rovigo
Fiorino Scagliotti, capo silurista di seconda classe, da Ozzano Monferrato
Nunzio Schintu, capo radiotelegrafista di seconda classe, da Bosa
Mario Scotti, marinaio, da Ponza
Salvatore Scotto di Vettimo, sottotenente di vascello, da Procida
Alfredo Serio, marinaio fuochista, da Taranto
Silverio Siciliano, marinaio fuochista, da Carloforte
Salvatore Silvestri, sottocapo silurista, da Napoli
Antonio Umbro, sottocapo segnalatore, da Reggio Calabria
Paolo Urbani, sottocapo elettricista, da Castelfranco di Sotto
Il
sottotenente di vascello Salvatore Scotto di Vettimo, morto sull’Adua
(per g.c. del nipote Nicola Scotto di Vettimo)
Scheda e storia dell’Adua sul sito del Museo della Cantieristica di Monfalcone, il cantiere costruttore
SERVICE HISTORIES of ROYAL NAVY WARSHIPS in WORLD WAR 2: HMS ARK ROYAL – Fleet AircraftCarrier, including Convoy Escort Movements
Salve, ho notato che è inserita una stessa foto nella scheda del smg Adua e Durbo. Grazie ancora per il suo prezioso lavoro. Cordiali saluti. Dante Flore
RispondiEliminaOra che me lo fa notare me ne accorgo: però non so quale sia l'identità corretta del battello in foto...
EliminaBsera. Il comandante dell'Adua dal 7 gennaio 1937 era il TV Alfredo Iaschi.
RispondiEliminaGrazie, aggiungo.
Eliminasig. Pinna penso che lei abbia conosciuto mio padre il capo elettricista Pani Efisio. mi diceva che era stato sull adua dal 36 fino allo sbarco nelk estate del 1941. se vuole ci lossiamo sentire
EliminaIl Tv Luigi Riccardi era nato a Cuneo nel 1911 ed era nipote del capo di SM della Marina Arturo Riccardi.
RispondiEliminaMi ero sempre chiesto se tra i due ci fosse un rapporto di parentela.
EliminaCiao Lorenzo, il mio nome é Nicola Scotto di Vettimo. Tra i caduti c´é il sottotenente di vascello Salvatore Scotto Vettimo da Procida, che era il fratello maggiore di mio nonno paterno (Nicola Scotto di Vettimo). Quando ero piccolo (negli anni 80) mio nonno mi raccontava di questo suo fratello morto su sottomarino affondato dagli inglesi al largo di Gibilterra. Non credo che mio nonno (deceduto nel 91), abbia mai letto una descrizione cosi dettagliata dell´affondamento del sommergibile Adua, e devo dirti la veritá mi ha molto toccato e mi ha fatto sorgere queste domande che ti giro: 1) Come puoi immaginare il corpo non é stato mai recuperato. A guerra finita, sapendo dove é avvenuto l´affondamento, le autoritá inglesi e italiane non avrebbero potuto cercare di recuperare il relitto dal fondo del mare? Secondo te c´é stata un impossibilita tecnica o mancanza di volontá nel farlo?: 2) Mio nonno quando mi raccontava questa storia la chiudeva dicendo, con un velo di tristezza "il sommergibile non doveva essere li". Rileggendo l´itinerario di missioni dell´Adua, sembra che abbia sempre agito in acque "italiane" o contigue all´Italia. Come mai é stato mandato nei pressi dello Stretto di Gibilterra dove, ovviamente, vi era una forte e agguerita presenza di navi e cacciatorpedinieri inglesi? A priori sembra una scelta azzardata (ed in effetti, purtroppo, lo fu), a tuo avviso, da cosa puó essere stata dettata? Per caritá, essendo in guerra si correva questo rischio, peró ho la sensazione che le autoritá italiane all´epoca non abbiano fornito a mio nonno (ed alla madre ancora viva all´epoca dei fatti) spiegazioni chiare sulla dinamica dei fatti e dei motivi per cui si trovassero in un contesto chiaramente difficile. Colgo l´occasione per farti i complimenti e ringraziarti per il tuo splendido lavoro.
RispondiEliminaBuonasera Nicola, ti ringrazio. Per quanto riguarda la prima domanda, si tratta di entrambe le cose: impossibilità tecnica (è in generale pressoché impossibile recuperare imbarcazioni di dimensioni medio-grandi che giacciono a più di qualche decina di metri di profondità, e l'Adua è affondato in un punto in cui il mare è profondo quasi 3000 metri) e mancanza di volontà, nel conflitto erano affondate migliaia di navi con centinaia di migliaia di vittime, non venne recuperato nessun relitto salvo quelli affondati nei porti o comunque in acque basse tali da rappresentare un pericolo per la navigazione. Il recupero dei relitti non è, in generale, pratica comune, vige il principio secondo cui la miglior tomba del marinaio è il mare. Per quanto riguarda la seconda domanda, non vi era in realtà niente di anomalo nell'invio dell'Adua nella zona di Gibilterra, essendo punto obbligato di passaggio dei convogli e squadre navali britanniche che entravano in Mediterraneo vi venivano inviato molto frequentemente dei sommergibili in agguato, per non parlare di quelli oceanici che attraversarono lo stretto per operare in Atlantico. L'Adua non vi aveva operato in precedenza, ma solo per caso. Il motivo del suo invio, come scrivo, era il contrasto all'operazione "Halberd", un convoglio britannico proveniente da Gibilterra e diretto a Malta; certo l'attività in quelle acque era rischiosa ma non di per sé suicida, decine di missioni svolte da altri battelli attorno a Gibilterra si conclusero con il normale rientro alla base, e della trentina di sommergibili italiani che attraversarono lo stretto da e per l'Atlantico uno solo andò perduto. L'Adua, semplicemente, non ebbe fortuna...
EliminaCiao Lorenzo, ti ringrazio molto per la cortese e puntuale risposta e ti rinnovo i complimenti. In questo post ci sono due foto del Sottotenente di Vascello Salvatore Scotto di Vettimo a cui é stata intitolata una piccola strada sull´Isola di Procida. Siamo una famiglia procidana da tante generazioni; un´isola che ha una grande vocazione marinara, avendo uno degli Istituti Nautici piú antichi d´Italia, ed avendo sfornato tanti Comandanti e Direttori di Macchina. Certo fa un po´impressione leggere la fredda descrizione di Peter Smith (per fortuna che mio nonno non l´ha mai letta..... ), ma ahimé questa é la guerra. (IStithttps://www.facebook.com/share/p/8C5tw83wn2swVNyt/
EliminaCiao Nicola, potrei inserire le due foto di Salvatore Scotto di Vettimo in questa pagina?
EliminaAssolutamente si, mi farebbe molto piacere.
EliminaGrazie!
Eliminaciao
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