domenica 14 giugno 2015

Valverde


Il Valverde (Coll. Giorgio Spazzapan – da d.repubblica.it)



Piroscafo da carico da 4463 tsl e 2721 tsn, lungo 111,2 metri, largo 15,3 e pescante 8, con velocità 8 nodi. Appartenente alla Industrie Navali Società Anonima (INSA) di Genova, iscritto con matricola 1134 al Compartimento Marittimo di Genova. Nominativo di chiamata ICMU.

Breve e parziale cronologia.

10 marzo 1910
Varato nei cantieri William Droxford & Sons Ltd. di Pallion, Sunderland (numero di cantiere 411) come britannico Quantock.
1° giugno 1910
Completato per la Tatem Steam Navigation Company Ltd. di Cardiff (gestori W. J. Tatem & Co.). Stazza lorda e netta originarie 4470 tsl e 2777 tsn.
27 aprile 1917
Nella notte tra il 26 ed il 27 aprile il Quantock, proveniente da St. John’s con un carico di legname, viene danneggiato da un siluro lanciato in immersione dal sommergibile tedesco UC 66 (tenente di vascello Herbert Pustkuchen) otto miglia al largo di Mizzen Head. Due membri dell’equipaggio rimangono uccisi.
1917
Trasferito alla Atlantic Shipping & Trading Co. Ltd.
1919
Venduto alla Mediterranean Cargo Steamers Ltd. di Londra (gestore W. J. Forester).
23 dicembre 1922
Acquistato dalla Società Anonima Liva (gestore Lloyd Mediterraneo).
1923
Acquistato dal Lloyd Mediterraneo (La Meridionale di Navigazione), con sede a Genova, e ribattezzato Valverde.
20 gennaio 1935
Sul Valverde, in navigazione tra Bermuda e Porto Rico (mille miglia ad est della Florida, a 500 miglia da Porto Rico e 800 miglia a sud della Nuova Scozia) durante un viaggio dal Sudamerica ad Amburgo con un carico di olio combustibile, scoppia un incendio in sala macchine. Le fiamme invadono completamente la sala macchine, si estendono al carico di olio e bruciano anche due delle quattro lance del piroscafo (quelle poppiere), che chiede aiuto via radio; in suo soccorso accorrono sei navi. Il Valverde verrà infine soccorso e rimorchiato in salvo dall’incrociatore britannico Frobisher, giunto sul posto procedendo a 30 nodi, e potrà essere riparato.
1936
Acquistato dalla INSA di Genova.
Febbraio 1937
Durante la guerra civile spagnola, compie un viaggio per conto delle Ferrovie dello Stato, trasportando truppe e materiali del Corpo Truppe Volontarie. La nave (come altri trenta piroscafi), non essendovi grande disponibilità di mercantili noleggiabili per trasportare rifornimenti, effettua il trasporto in Spagna nel corso del viaggio di andata, altrimenti scarica, verso l’Europa settentrionale (parte dall’Italia, scarica i rifornimenti in Spagna e prosegue in zavorra sino in Nordeuropa, dove imbarca carbone per conto dell’Azienda Monopolio Carboni). Per il viaggio sino in Spagna, vengono imbarcati alcuni uomini della Regia Marina per mantenere le comunicazioni e compiere le segnalazioni, ed il comando della nave viene assunto da un ufficiale di Marina; i piroscafi compiono il viaggio da soli od a coppie, con la scorta di incrociatori leggeri o cacciatorpediniere della II Squadra sino al meridiano di Malaga od allo stretto di Gibilterra, poi di navi da guerra del gruppo «Quarto» (esploratori Quarto ed Aquila, torpediniera Audace) basate a Tangeri, che vigilano sulle rotte di accesso a Cadice.
2 aprile 1942
Requisito a Genova dalla Regia Marina, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
18 giugno 1942
Compie un viaggio da Taranto a Saseno scortato dalla torpediniera Solferino.
26 agosto 1943
Derequisito dalla Regia Marina.


Il Valverde semiaffondato nel golfo della Cianciafera (comune di Rosignano)


Armistizio e fine

Alle 00.00 del 9 settembre 1943 (oppure alle 11.30 dell’8 settembre), nei concitati momenti successivi all’armistizio, il Valverde (capitano Giovanni La Fauci), carico di 6000 tonnellate di carbone e scortato dall’incrociatore ausiliario Piero Foscari (capitano di corvetta Aldo Leonarduzzi), salpò da Genova per raggiungere Piombino o Portoferraio.
Verso l’una del pomeriggio Valverde e Foscari giunsero davanti al porto di Livorno, già occupato dalle forze tedesche: fu loro intimato di entrare nel porto ed arrendersi, ma i due bastimenti proseguirono invece nella loro navigazione. Mezz’ora dopo, tuttavia, al largo di Capo Castiglioncello, le due navi incontrarono tre motodragamine tedeschi (Räumboote) che, vista la bandiera italiana, aprirono il fuoco contro di loro; il Foscari rispose al fuoco e costrinse le R-Boote alla ritirata, ma alle 14.40, tra Antignano e Castiglioncello ed a sud di Quercianella, sopraggiunsero i posamine tedeschi Pommern e Brandenburg, inviati all’inseguimento del piccolo convoglio (che avevano avvistato dopo aver fermato e costretto ad entrare a Livorno, alle 14.15, il dragamine D 1), che aprirono il fuoco. Valverde e Foscari risposero con le loro armi, ed intervennero nel combattimento anche le batterie costiere: alcune, ormai sotto controllo tedesco, tirarono contro le navi italiane, mentre altre, ancora in mano italiana, spararono sulle batterie e navi tedesche per ordine del contrammiraglio Romolo Polacchini, comandante di Marina Livorno. Furono sparate oltre duecento cannonate, alcune delle quali, tirate a forcella dalle navi tedesche, caddero sul vicino paese di Rosignano Solvay, uccidendo tre civili (Augusto Fogli di 61 anni, Danilo Balestri di 42 anni e Teresa Marchione di 25 anni) e ferendone molti altri.
Dopo circa mezz’ora di combattimento, sopraggiunte anche sei R-Boote che si unirono allo scontro, il Valverde, il cui timone era stato centrato, tentò dapprima di entrare nella baia del Quercetano, poi, essendo tale baia troppo aperta, andò invece ad incagliarsi nel punto 43°15’ N e 10°20’ E, presso Punta Righini, sotto Villa Godilonda, nel piccolo golfo della Cianciafera, dove si adagiò sul fondale con la poppa sommersa fino al ponte di coperta; diversi membri dell’equipaggio si gettarono in mare. La popolazione locale mise in mare le proprie barche e soccorse i marinai, che furono sistemati nei vicini bagni Mannari, mentre i sei naufraghi feriti vennero portati negli ospedali di Rosignano e Cecina uno per volta, con una moto, da un negoziante locale. Tra l’equipaggio del Valverde si ebbe una vittima, il marinaio Manlio Marfè, di Portovenere.
Il Piero Foscari, danneggiato, si rifugiò nel golfo di Castiglioncello, dove fu finito dal Brandenburg l’indomani.
Nei giorni seguenti gli occupanti tedeschi disposero il recupero del carico di carbone del Valverde (già saccheggiato, in un primo momento, dalla popolazione locale), che fu affidato ad Alberto Faccenda. Venne pertanto allestita una passerella di legno tra il relitto (sorvegliato da alcune Guardie di Finanza) e la riva, e fu organizzata una catena umana che trasbordò il carbone con coffe e corbe a terra e poi fino ad un viottolo che conduceva ad uno spiazzo vicino a Villa Godilonda, da dove il carbone era poi trasportato con carri alla stazione ferroviaria e caricato su treni merci diretti più a nord.
Il relitto del Valverde, semidistrutto e scivolato sott’acqua a causa di una libecciata qualche tempo dopo il suo incaglio, venne demolito sul posto nel dopoguerra dalla ditta Neri di Livorno.


 Sopra, un’altra immagine del Valverde semiaffondato (da www.lungomarecastiglioncello.it); sotto, il relitto in una foto aerea (da d.repubblica.it) 






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