Il Valverde (Coll. Giorgio Spazzapan – da d.repubblica.it)
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Piroscafo da carico
da 4463 tsl e 2721 tsn, lungo 111,2 metri, largo 15,3 e pescante 8, con velocità
8 nodi. Appartenente alla Industrie Navali Società Anonima (INSA) di Genova,
iscritto con matricola 1134 al Compartimento Marittimo di Genova. Nominativo di
chiamata ICMU.
Breve e parziale cronologia.
10 marzo 1910
Varato nei cantieri
William Droxford & Sons Ltd. di Pallion, Sunderland (numero di cantiere
411) come britannico Quantock.
1° giugno 1910
Completato per la
Tatem Steam Navigation Company Ltd. di Cardiff (gestori W. J. Tatem & Co.).
Stazza lorda e netta originarie 4470 tsl e 2777 tsn.
27 aprile 1917
Nella notte tra il 26
ed il 27 aprile il Quantock,
proveniente da St. John’s con un carico di legname, viene danneggiato da un
siluro lanciato in immersione dal sommergibile tedesco UC 66 (tenente di vascello Herbert Pustkuchen) otto miglia al largo
di Mizzen Head. Due membri dell’equipaggio rimangono uccisi.
1917
Trasferito alla
Atlantic Shipping & Trading Co. Ltd.
1919
Venduto alla
Mediterranean Cargo Steamers Ltd. di Londra (gestore W. J. Forester).
23 dicembre 1922
Acquistato dalla
Società Anonima Liva (gestore Lloyd Mediterraneo).
1923
Acquistato dal Lloyd
Mediterraneo (La Meridionale di Navigazione), con sede a Genova, e ribattezzato
Valverde.
20 gennaio 1935
Sul Valverde, in navigazione tra Bermuda e
Porto Rico (mille miglia ad est della Florida, a 500 miglia da Porto Rico e 800
miglia a sud della Nuova Scozia) durante un viaggio dal Sudamerica ad Amburgo
con un carico di olio combustibile, scoppia un incendio in sala macchine. Le
fiamme invadono completamente la sala macchine, si estendono al carico di olio
e bruciano anche due delle quattro lance del piroscafo (quelle poppiere), che
chiede aiuto via radio; in suo soccorso accorrono sei navi. Il Valverde verrà infine soccorso e
rimorchiato in salvo dall’incrociatore britannico Frobisher, giunto sul posto procedendo a 30 nodi, e potrà essere
riparato.
1936
Acquistato dalla INSA
di Genova.
Febbraio 1937
Durante la guerra
civile spagnola, compie un viaggio per conto delle Ferrovie dello Stato,
trasportando truppe e materiali del Corpo Truppe Volontarie. La nave (come
altri trenta piroscafi), non essendovi grande disponibilità di mercantili
noleggiabili per trasportare rifornimenti, effettua il trasporto in Spagna nel
corso del viaggio di andata, altrimenti scarica, verso l’Europa settentrionale
(parte dall’Italia, scarica i rifornimenti in Spagna e prosegue in zavorra sino
in Nordeuropa, dove imbarca carbone per conto dell’Azienda Monopolio Carboni).
Per il viaggio sino in Spagna, vengono imbarcati alcuni uomini della Regia
Marina per mantenere le comunicazioni e compiere le segnalazioni, ed il comando
della nave viene assunto da un ufficiale di Marina; i piroscafi compiono il
viaggio da soli od a coppie, con la scorta di incrociatori leggeri o
cacciatorpediniere della II Squadra sino al meridiano di Malaga od allo stretto
di Gibilterra, poi di navi da guerra del gruppo «Quarto» (esploratori Quarto ed Aquila, torpediniera Audace)
basate a Tangeri, che vigilano sulle rotte di accesso a Cadice.
2 aprile 1942
Requisito a Genova
dalla Regia Marina, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario
dello Stato.
18 giugno 1942
Compie un viaggio da
Taranto a Saseno scortato dalla torpediniera Solferino.
26 agosto 1943
Derequisito dalla
Regia Marina.
Il Valverde semiaffondato nel golfo della Cianciafera (comune di Rosignano) |
Armistizio e fine
Alle 00.00 del 9
settembre 1943 (oppure alle 11.30 dell’8 settembre), nei concitati momenti
successivi all’armistizio, il Valverde
(capitano Giovanni La Fauci), carico di 6000 tonnellate di carbone e scortato
dall’incrociatore ausiliario Piero
Foscari (capitano di corvetta Aldo Leonarduzzi), salpò da Genova per
raggiungere Piombino o Portoferraio.
Verso l’una del
pomeriggio Valverde e Foscari giunsero davanti al porto di
Livorno, già occupato dalle forze tedesche: fu loro intimato di entrare nel
porto ed arrendersi, ma i due bastimenti proseguirono invece nella loro
navigazione. Mezz’ora dopo, tuttavia, al largo di Capo Castiglioncello, le due
navi incontrarono tre motodragamine tedeschi (Räumboote) che, vista la bandiera
italiana, aprirono il fuoco contro di loro; il Foscari rispose al fuoco e costrinse le R-Boote alla ritirata, ma alle
14.40, tra Antignano e Castiglioncello ed a sud di Quercianella, sopraggiunsero
i posamine tedeschi Pommern e Brandenburg, inviati all’inseguimento
del piccolo convoglio (che avevano avvistato dopo aver fermato e costretto ad
entrare a Livorno, alle 14.15, il dragamine D
1), che aprirono il fuoco. Valverde
e Foscari risposero con le loro armi,
ed intervennero nel combattimento anche le batterie costiere: alcune, ormai
sotto controllo tedesco, tirarono contro le navi italiane, mentre altre, ancora
in mano italiana, spararono sulle batterie e navi tedesche per ordine del
contrammiraglio Romolo Polacchini, comandante di Marina Livorno. Furono sparate
oltre duecento cannonate, alcune delle quali, tirate a forcella dalle navi
tedesche, caddero sul vicino paese di Rosignano Solvay, uccidendo tre civili
(Augusto Fogli di 61 anni, Danilo Balestri di 42 anni e Teresa Marchione di 25
anni) e ferendone molti altri.
Dopo circa mezz’ora
di combattimento, sopraggiunte anche sei R-Boote che si unirono allo scontro,
il Valverde, il cui timone era stato
centrato, tentò dapprima di entrare nella baia del Quercetano, poi, essendo
tale baia troppo aperta, andò invece ad incagliarsi nel punto 43°15’ N e 10°20’
E, presso Punta Righini, sotto Villa Godilonda, nel piccolo golfo della
Cianciafera, dove si adagiò sul fondale con la poppa sommersa fino al ponte di
coperta; diversi membri dell’equipaggio si gettarono in mare. La popolazione
locale mise in mare le proprie barche e soccorse i marinai, che furono
sistemati nei vicini bagni Mannari, mentre i sei naufraghi feriti vennero
portati negli ospedali di Rosignano e Cecina uno per volta, con una moto, da un
negoziante locale. Tra l’equipaggio del Valverde
si ebbe una vittima, il marinaio Manlio Marfè, di Portovenere.
Il Piero Foscari, danneggiato, si rifugiò nel
golfo di Castiglioncello, dove fu finito dal Brandenburg l’indomani.
Nei giorni seguenti
gli occupanti tedeschi disposero il recupero del carico di carbone del Valverde (già saccheggiato, in un primo
momento, dalla popolazione locale), che fu affidato ad Alberto Faccenda. Venne
pertanto allestita una passerella di legno tra il relitto (sorvegliato da
alcune Guardie di Finanza) e la riva, e fu organizzata una catena umana che
trasbordò il carbone con coffe e corbe a terra e poi fino ad un viottolo che conduceva
ad uno spiazzo vicino a Villa Godilonda, da dove il carbone era poi trasportato
con carri alla stazione ferroviaria e caricato su treni merci diretti più a
nord.
Il relitto del Valverde, semidistrutto e scivolato
sott’acqua a causa di una libecciata qualche tempo dopo il suo incaglio, venne
demolito sul posto nel dopoguerra dalla ditta Neri di Livorno.
Sopra, un’altra immagine del Valverde semiaffondato (da www.lungomarecastiglioncello.it);
sotto, il relitto in una foto aerea (da d.repubblica.it)
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