Il Borea (foto Ernesto Burzagli, archivio privato famiglia Burzagli,
via it.wikipedia.org)
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Cacciatorpediniere
della classe Turbine (1220 tonnellate di dislocamento standard, 1560 t in
carico normale e 1715 t a pieno carico). In guerra fu impiegato in compiti di
scorta ai convogli tra la Sicilia e la Libia, ma ebbe il tempo di svolgere solo
due missioni di questo tipo.
Breve e parziale cronologia.
29 aprile 1925
Impostazione nei
cantieri Ansaldo di Sestri Ponente.
28 gennaio 1927
Varo nei cantieri
Ansaldo di Sestri Ponente.
24 novembre 1927
Entrata in servizio. Viene
inizialmente assegnato alla V Squadriglia Cacciatorpediniere. La bandiera di
combattimento sarà donata dalla città di Piacenza. Uno dei suoi primi
comandanti, per un paio d’anni, sarà il capitano di corvetta Salvatore Toscano,
futura MOVM.
Il Borea al traverso (g.c. Carlo Di Nitto)
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Marzo 1928
Viene assegnato alla
I Squadriglia Cacciatorpediniere ed impiegato nell’addestramento,
principalmente in Mar Tirreno.
1928
Compie una crociera
che lo porta ad Ibiza.
1929
Fa parte, con i
gemelli Espero, Ostro e Zeffiro, della I
Squadriglia della 1a Flottiglia della I Divisione Siluranti,
facente parte della 1a Squadra Navale, di base a La Spezia.
Effettua una crociera
fino a Tripoli.
Diviene la prima nave
ad essere dotata di un sistema completo di direzione del tiro tipo «Galileo».
Estate 1930
Compie, insieme a
resto della I Squadriglia ed ad altre unità della I Squadra Navale, una
crociera in Egeo, facendo scalo a Nauplia, Salonicco, Rodi ed altre isole del
Dodecaneso.
1931
Insieme ai gemelli Ostro, Turbine ed Aquilone ed ai
più anziani Daniele Manin, Giovanni Nicotera e Pantera (quest’ultimo ancora classificato esploratore), il Borea forma la 1a Flottiglia
Cacciatorpediniere, aggregata alla II Divisione Navale (1a Squadra
Navale).
La nave nel 1932 (g.c. Carlo
Di Nitto)
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Primi anni ’30
Subisce lavori di
rimodernamento con l’aggiunta di una mitragliera contraerea binata Breda Mod.
31 da 13,2/76 mm, l’imbarco di una centrale di tiro tipo «Galileo-Bergamini»
(sperimentata negli anni precedenti proprio sui gemelli della I Squadriglia
Cacciatorpediniere) ed un miglioramento delle sistemazioni di bordo.
1934
Borea, Espero, Ostro e Zeffiro formano
la IV Squadriglia Cacciatorpediniere, che, insieme alla VIII Squadriglia (Aquilone, Turbine, Euro e Nembo), è aggregata alla II Divisione
Navale, composta dagli incrociatori pesanti Fiume
e Gorizia.
1935
Presta servizio sul Borea il guardiamarina Leonardo Madoni,
futura Medaglia d’oro al Valor Militare. In precedenza è stato imbarcato sul Borea anche il cannoniere Alessio De
Vito, anch’egli futura MOVM.
Il Borea passa nel canale navigabile di Taranto nel 1936 (foto Nikola
Derezic, via www.panoramio.com)
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10 luglio 1936
Assume il comando del Borea il capitano di corvetta Giulio Di Gropello (32 anni, da Pinerolo).
Ottobre 1936-Novembre 1938
Assume il comando del Borea il capitano di corvetta Giulio Di Gropello (32 anni, da Pinerolo).
Ottobre 1936-Novembre 1938
Prende parte alle
operazioni connesse alla guerra civile spagnola, senza tuttavia cessare
l’usuale servizio di squadra e l’attività dipartimentale.
Autunno 1936
Svolge quattro
crociere di vigilanza, con base a Trapani, durante la guerra di Spagna.
1937
E' comandante del Borea il capitano di corvetta Oliviero Diana (37 anni, da Spoleto).
1937
E' comandante del Borea il capitano di corvetta Oliviero Diana (37 anni, da Spoleto).
Estate 1937
Effettua tre missioni
per impedire il contrabbando di rifornimenti per le forze repubblicane
spagnole.
Il Borea a Taranto a fine anni Trenta (g.c. STORIA militare) |
5 maggio 1938
Partecipa alla rivista navale "H" tenuta nel Golfo di Napoli per la visita in Italia di Adolf Hitler, al comando del capitano di corvetta Giovanni Battista Mazzoli.
Estate 1938
Partecipa alla rivista navale "H" tenuta nel Golfo di Napoli per la visita in Italia di Adolf Hitler, al comando del capitano di corvetta Giovanni Battista Mazzoli.
Estate 1938
Viene inviato nelle
Baleari per vigilare su quel mare e per scortare i convogli che portano
rifornimenti per le truppe falangiste spagnole.
Fine 1938
Dislocato a Tobruk
per breve tempo.
Primavera 1939
Partecipa
all’invasione dell’Albania, poi viene nuovamente dislocato a Tobruk in
alternanza con altre unità della stessa classe.
Aprile 1939
Assume il comando del Borea il capitano di corvetta Alberto Banfi, che lo terrà fino al gennaio 1940.
Aprile 1939
Assume il comando del Borea il capitano di corvetta Alberto Banfi, che lo terrà fino al gennaio 1940.
L’unità alla fine degli anni Trenta (g.c. Carlo Di Nitto)
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10 giugno 1940
L’Italia entra nella
seconda guerra mondiale. Il Borea fa
parte della II Squadriglia Cacciatorpediniere, dislocata a Taranto (Settore
Ionio e Basso Adriatico), insieme ai gemelli Espero, Ostro e Zeffiro.
Nei mesi successivi
il Borea svolge due missioni di
scorta convogli dalla Sicilia alla Libia. Espero,
Ostro e Zeffiro verranno tutti affondati tra giugno e luglio 1940, così che
il Borea rimane l’unico superstite
dell’ormai dissolta II Squadriglia.
Il Borea (a destra) ed il gemello Ostro
alla fonda a Bardia nella primavera del 1940 (g.c. STORIA militare)
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Il Borea salpa da Palermo per Tripoli alle 11, scortando la nave cisterna Persiano ed il piroscafo Pozzuoli.
21 agosto 1940
Il convoglio giunge a Tripoli alle 9.
4 settembre 1940
Il Borea lascia Tripoli alle 00.30, scortando la motonave Andrea Gritti, diretta a Bengasi.
6 settembre 1940
Borea e Gritti arrivano a Bengasi alle 10.
La nave a La Spezia negli anni Trenta (g.c. STORIA militare) |
L’affondamento
Il mattino del 15
settembre 1940 un idrovolante Short Sunderland del 230th Squadron localizzò
nel Golfo della Sirte un convoglio formato dai piroscafi Maria Eugenia e Gloria Stella, in navigazione verso Bengasi
(dove giunsero alle 19.30 del 16, iniziando subito a scaricare rifornimenti)
con rifornimenti per le truppe italiane, scortati dalla torpediniera Fratelli Cairoli. Informato dell’avvistamento,
il comandante della Mediterranean Fleet, ammiraglio Andrew Browne Cunningham, dispose
che Bengasi, come già Tobruk nel mese di luglio, venisse attaccata dagli
antiquati ma efficaci bombardieri ed aerosiluranti Fairey Swordfish. Gli
attacchi su Tobruk, il 5 ed il 20 luglio, erano stati terribilmente efficaci:
erano stati affondati il Nembo, l’Ostro, lo Zeffiro ed i piroscafi Manzoni
e Sereno, e gravemente danneggiati l’Euro ed i piroscafi Liguria e Serenitas (il Borea era stata l’unica unità della sua
classe a non essere presente a Tobruk durante questi eventi); per questo le
poche unità di valore rimaste indenni erano state trasferite, a fine agosto, a
Bengasi.
Alle 21.30 del 16
settembre i primi Swordfish, su un totale di quindici, cominciarono a levarsi
in volo dal ponte della portaerei Illustrious,
uscita da Alessandria assieme alla corazzata Valiant, agli incrociatori leggeri Orion, Kent, Liverpool e Gloucester ed a 9 cacciatorpediniere (Hereward, Hyperion, Hasty, Hero, Nubian, Mohawk, Waterhen, Jervis e Decoy). La formazione, suddivisa in tre
gruppi (Forza A, incaricata dell’attacco, con Illustrious ed Orion e 4
cacciatorpediniere, Forza B di scorta alla Forza A e composta dalla Valiant con 3 cacciatorpediniere, Forza
C di sostegno con le altre unità 20-25 miglia più a sud del resto della
formazione), era giunta alle 21 cento miglia a nordest di Bengasi, come
previsto. Benché lo Swordfish vedesse impiego soprattutto come aerosilurante,
nessuno dei 15 aerei impiegati nell’attacco contro Bengasi aveva a bordo un
siluro: nove di essi, facenti parte dell’815th Squadron della Fleet
Air Arm (capitano di fregata R. A. Kilroy) ed a loro volta suddivisi in due
gruppi, trasportavano bombe dirompenti da 227 e 114 kg ed incendiarie da 45 kg
con le quali avrebbero dovuto bombardare le navi presenti nel porto, mentre gli
altri sei, dell’819th Squadron, avevano il compito di posare ciascuno
una mina magnetica Mk I da 680 kg all’imbocco del porto. Le condizioni erano
favorevoli, con buona visibilità fino a 6-7 km, mare calmo e vento debole da
nordest.
La sera del 16
settembre, il Borea era nel porto di
Bengasi, ormeggiato di poppa al Molo Sottoflutto insieme al piroscafo Gloria Stella (a sinistra della Cigno), alla torpediniera Cigno (a sinistra del Borea) ed alla motonave Città di Livorno (a dritta del Borea): le quattro navi erano ormeggiate
di punta, affiancate. Due suoi gemelli, l’Aquilone
ed il Turbine, erano ormeggiati di
poppa sul lato orientale del Molo Principale, mentre sul lato occidentale del
Molo Principale erano ormeggiate la nave ospedale California, il piroscafo Maria
Eugenia ed il rimorchiatore da salvataggio Salvatore Primo. In tutto erano 32 le navi di tutte le dimensioni
presenti in porto, 17 mercantili e 15 militari (comprese quelle d’uso locale),
che saturavano pressoché tutti i posti d’ormeggio, così offrendo grandi
probabilità di successo ad aerei attaccanti, e grandi rischi per le navi
ormeggiate.
Alle 21.15, a seguito
di un attacco aereo sull’aeroporto di Benina, vicino a Bengasi, venne dato
l’allarme, cui tuttavia non fece seguito il preallarme della Difesa Contraerea
Territoriale: quest’ultima, non avendo potuto far partire i motopescherecci della
vigilanza foranea, non poté così avvistare gli Swordfish che provenivano da
nordest, dal mare.
I velivoli nemici
giunsero sopra Bengasi alle 00.30 del 17 settembre, scendendo da 2000 a 200
metri di quota, e compirono un ampio giro sul porto per localizzare i bersagli
con maggior precisione prima di attaccare. Nessuno li vide.
Alle 00.57, senza che
nessuno li avesse ancora avvistati (la contraerea aprì poi il fuoco in ritardo,
senza riuscire a colpire alcun aereo), gli Swordfish lanciarono l’attacco, in
due ondate. La prima attaccò alle 00.57: il primo gruppo sorvolò il porto in
direzione sudovest-nordest e sganciando le bombe contro le navi ormeggiate al
Molo Sottoflutto, affondando il Gloria
Stella e danneggiando gravemente la Cigno,
mentre il secondo gruppo bombardò le navi affiancate al Molo Principale,
danneggiando leggermente il rimorchiatore Salvatore
Primo ed il pontone a biga Giuliana.
Gli Swordfish si allontanarono verso la terra, poi tornarono verso il porto e,
all’una di notte, compirono un secondo passaggio sganciando bombe, e questa
volta fu colpito, oltre al Maria Eugenia
(che affondò), anche il Borea. Una
prima bomba cadde tra il Borea e la Città di Livorno, senza causare danni,
ma pochi secondi più tardi un’altra, da 227 kg, colpì il Borea presso il parapetto della plancetta della mitragliera da
40/39 mm di sinistra, a centro nave. L’ordigno perforò diversi ponti finché
esplose sotto la linea di galleggiamento (per altra versione perforò tutti i
ponti, sino ad uscire dallo scafo, ed esplose sott’acqua, sotto la chiglia
della nave), spezzando il Borea in
chiglia e scatenando un rapido quanto incontenibile allagamento.
Nel giro di qualche
minuto, il cacciatorpediniere si appruò e poi affondò in dieci metri d’acqua,
insellato e con un lieve sbandamento sulla dritta, lasciando emergere le
sovrastrutture, i fumaioli, il castello e parte della poppa estrema.
La maggior parte
dell’equipaggio non dovette nemmeno bagnarsi, potendo scendere lungo la
passerella e direttamente sul molo, mentre altri uomini si gettarono in acqua e
raggiunsero a nuoto l’Aquilone, che
si trovava sul lato opposto del porto, a meno di 200 metri di distanza. Tutti i
naufraghi del Borea vennero
inquadrati a terra e poi mandati nei rifugi antiaerei.
Il relitto del Borea nell’autunno del 1940 (g.c. STORIA
militare)
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Tra l’equipaggio del Borea si ebbe a lamentare un’unica
vittima: il fuochista messinese Francesco Celona, il quale, al momento
dell’incursione, stava dormendo nel locale caldaia n. 3, proprio vicino alla zona
dove la bomba era esplosa. Fu dichiarato disperso. Aveva ventun anni.
Un altro membro
dell’equipaggio rimase ferito leggermente.
Dopo aver ricevuto
nuovi indumenti e quant’altro era necessario, gli equipaggi di Borea ed Aquilone furono rimpatriati entro pochi giorni dall’affondamento
delle loro navi, dopo di che poterono fruire di dieci giorni di licenza prima di
doversi porre a disposizione di Marina Equipaggi per nuovi imbarchi.
Le sovrastrutture del Borea emergenti dalle acque del porto,
agli inizi del 1941 (Coll. Maurizio Brescia, via www.associazione-venus.it)
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Il relitto del Borea, dopo aver subito l’asportazione
delle artiglierie ancora riutilizzabili già poco dopo l’affondamento, venne in
seguito demolito in loco.
Sopra: il relitto del Borea in demolizione nell’agosto 1941,
con accanto il rimorchiatore Polifemo
(g.c. STORIA militare); sotto: i resti del Borea
fotografati durante l’occupazione britannica di Bengasi (Australian War
Museum).
Il fuochista messineese morto nell'affondamento, in realtà si chiamava Francesco CELONA era nato a Gesso, Messina Il 06.05.1919
RispondiElimina...ma questo è proprio quello che è scritto nella pagina. Mi aveva già scritto qualche mese fa per segnalare l'errore, che infatti avevo corretto, ricorda?
EliminaBuonasera. Potrebbe rilevare il comandante del Borea nel giugno - settembre 1940?
RispondiEliminaPurtroppo non lo conosco...
EliminaBgiorno. So che il 5.5.1938, in occasione della rivista H, nel golfo di Napoli, il Borea era la comando del CC Giovanni Battista Mazzoli (nato il 25.5.1901).
RispondiEliminaLa ringrazio per l'informazione.
EliminaBuon giorno Lorenzo. I comandanti del Ct Borea anteguerra furono: dal 10 luglio 1936 il CC Gulio di Gropello (nato a Pinerolo il 4 luglio 1904) e dal 1937 il CC Oliviero Diana (nato a Spoleto il 24 aprile 1900).
RispondiEliminaNel 1938 il comando del caccia fu del CC Mazzoli.
Grazie, aggiungo queste informazioni.
EliminaBgiorno Lorenzo. Il ct Borea fu al cmando del CC Alberto Banfi (futura medeglia d'oro a vivente) dall'aprile 1939 al gennaio 1940. Grazie.
RispondiEliminaGrazie, aggiungo.
EliminaEsistono foto dei marinai de Borea quando era imbarcato mio papà nel 1940 fino all’affondamento nel 1940,purtroppo mio papà le ha perse tutte quelle che aveva.
RispondiEliminaIo ho una foto di un solo marinaio
EliminaIo posseggo tra laltro 2 foto dell'equipaggio sulla nave. Mio padre Giacomo Valle classe 1917 imbarcato nel 1937 affondato a settembre 1940.
EliminaSalve, Mio nonno classe 1917 era imbarcato sul Borea dal 1938 fino all’’affondamento nel porto di Bengasi si chiamava Antonico Degortes. Mi piacerebbe vedere delle foto dell’equipaggio se esistono grazie
RispondiEliminaCiao, mio nonno marinaio era imbarcato su Borea dal 1938 al 1940 anno in cui affondò mi piacerebbe sapere se ci sono foto del equipaggio da vedere grazie
RispondiEliminaCiao, purtroppo non ne possiedo.
EliminaIo ho una sola foto di mio nonno sul Borea ci sono altri sei marinai con lui sul ponte della nave
Eliminapotremmo scambiarci le foto, casomai lei avesse una foto col mio parente????
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