Il battello durante la
seconda guerra mondiale (da “Sommergibili italiani” di Alessandro Turrini,
USMM, Roma 1999, via www.betasom.it)
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Sommergibile di
piccola crociera della classe Argonauta (650 tonnellate di dislocamento in
superficie e 800 in immersione). Effettuò 29 missioni di guerra (17
offensivo-esplorative e 12 di trasferimento), percorrendo 11.731 miglia in
superficie e 2708 in immersione, e 105 missioni d’addestramento.
Breve e parziale cronologia.
23 aprile 1930
Impostazione nei
cantieri Franco Tosi di Taranto. Inizialmente il nome scelto è Nautilus, che nel 1931 verrà però
cambiato in Serpente.
28 febbraio 1932
Varo nei cantieri
Franco Tosi di Taranto.
Luglio 1932
Durante le
esercitazioni e prove in mare, un membro dell’equipaggio viene “dimenticato”
all’esterno durante la manovra d’immersione; finito in mare, verrà tratto in
salvo diverse ore più tardi dal sommergibile Luigi Settembrini. Qualche giorno dopo il Serpente urterà anche una banchina a Taranto; dopo pochi giorni il
suo comandante, Cordero di Montezemolo, verrà sostituito.
12 novembre 1932
Entrata in servizio.
Assegnato alla VIII Squadriglia Sommergibili, che formerà insieme al gemello Salpa ed ai più grandi Luigi Settembrini e Ruggiero Settimo, anch’essi di nuova costruzione.
25 aprile 1933
Un’esplosione
verificatasi in un locale batterie, mentre il Serpente è in riparazione a Taranto, uccide un operaio civile e ne
ferisce altri sette.
1934
Compie una crociera
nelle Baleari ed in alcuni porti della Spagna.
21 gennaio 1935
Viene fatto partire
da Brindisi per andare in soccorso, con altre unità, dell’idrovolante francese «Normandie»,
ammarato per avaria al motore, in condizioni di mare proibitive, nel Canale
d’Otranto, durante un viaggio da Saigon a Marsiglia via Corfù e Napoli.
L’intervento del Serpente sarà
comunque superfluo, in quanto la motonave Paganini,
la più vicina al luogo del sinistro e per questo dirottata sul posto, riuscirà
da sola a salvare i sei occupanti dell’idrovolante ed a recuperare anche
bagagli e sacchi di posta prima che il velivolo affondi nel mare mosso.
Il Serpente in bacino di carenaggio a Taranto, insieme al
cacciatorpediniere Giosuè Carducci
(g.c. STORIA militare)
1936
Dislocato a Taranto,
poi in Mar Rosso per qualche mese, insieme al gemello Salpa, per verificare l’idoneità dei battelli della
classe Argonauta ad operare in quelle acque.
Successivamente
dislocato, assieme al Salpa,
dapprima in Mar Egeo e successivamente a Tobruk. In questo periodo è comandante del Serpente il tenente di vascello Aldo Enrici.
Parteciperà, con una
“missione speciale” al comando di Emilio Francardi, alla guerra civile
spagnola.
1938
Dislocato a Lero, poi
a Rodi.
1939
Dislocato a Tobruk.
10 giugno 1940
All'ingresso
dell'Italia nella seconda guerra mondiale, il Serpente ed il gemello Salpa
formano la XLV Squadriglia Sommergibili del IV Grupsom, con base a Taranto (per
altra fonte, però, allo scoppio della guerra i due battelli facevano parte del
Gruppo Sommergibili di Tobruk). In seguito il Serpente sarà trasferito ad Augusta.
22 luglio 1940
Il Serpente salpa da Taranto per una missione nel Golfo di Sollum, che è costretto ad interrompere da una grave avaria ai motori elettrici.
28 luglio 1940
Rientra a Taranto.
19 settembre 1940
Alle 20.34, 59 miglia
a sud di Morciano di Leuca, il Serpente
(capitano di corvetta
Vittorio Emanuele Tognelli) lancia tre siluri contro un sommergibile, ritenuto
nemico. In realtà si tratta di un battello italiano, il Marcantonio Colonna: per fortuna, questi riesce ad evitare i siluri.
Il Serpente rientra a Cagliari dopo una missione di guerra (g.c.
STORIA militare)
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23 settembre 1940
Inviato a sud di
Creta insieme ai sommergibili Ambra e
Goffredo Mameli.
1° ottobre 1940
Localizzato da una
formazione britannica al largo di Creta, viene danneggiato da caccia con bombe
di profondità, venendo costretto a rientrare alla base a causa delle avarie
riportate.
16-25 dicembre 1940
Inviato a
pattugliare, insieme ai sommergibili Dessiè
e Fratelli Bandiera, le acque attorno
a Malta.
20 dicembre 1940
All’1.02 il Serpente (capitano di corvetta Antonio
Dotta), stando in superficie (nel punto 35°30’ N e 16°20’ E), lancia due siluri
da meno di 2000 metri contro la penultima unità (stimata essere un incrociatore
leggero) di una formazione che ritiene essere composta da tre incrociatori e da
un’unità sottile, forse un cacciatorpediniere (si tratta dei tre incrociatori
che formano la forza di protezione del convoglio britannico «M.W. 5» diretto a
Malta, a sua volta situato poche miglia più a sud), in linea di fila, 85 miglia
a sudest di Malta, ritenendo di aver colpito un incrociatore con uno o due
siluri (avendo sentito un’esplosione due minuti dopo il lancio, dopo essersi
immerso in profondità per evitare la reazione). Dell’azione, e dell’ottimistica
valutazione del suo esito, darà notizia anche il bollettino di guerra numero
202 del 26 dicembre: «Il sommergibile Serpente,
al comando del tenente di vascello Antonio Dotta, nella notte fra il 20 e il 21
ha attaccato nel Mediterraneo centrale una formazione navale nemica, lanciando
due siluri contro un incrociatore leggero ed affondandolo come è stato
constatato dalla ricognizione aerea».
In realtà nessuna
nave è stata colpita (le navi britanniche non si accorgono nemmeno di essere
state attaccate); alcune fonti attribuiranno inizialmente (ed attribuiscono
tutt’oggi) all’azione del Serpente
l’affondamento del cacciatorpediniere britannico Hyperion, ma in realtà tale unità affondò per urto contro mina
italiana (appartenente allo sbarramento 4 AN) solo due giorni dopo ed a 300
miglia di distanza (nel punto 37°40’ N e 11°31’ E).
1941
Opera soprattutto nel
Mediterraneo occidentale, in particolare al largo di Algeri ed Orano.
Il Serpente a Taranto all’inizio del 1941, con la torretta verniciata
a macchie di piccole dimensioni per i primi esperimenti di mimetizzazione dei
sommergibili (g.c. STORIA militare)
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12 gennaio 1941
Inviato in
pattugliamento al largo di Derna.
2 marzo 1941
Inviato in
pattugliamento nelle acque della Cirenaica.
24 agosto 1941
Viene inviato in
agguato, con altri tre sommergibili, a sudovest della Sardegna, a contrasto
dell’operazione britannica «Style» (invio a Malta di un convoglio di
rifornimenti), formando uno sbarramento assieme ad Alagi, Aradam e Diaspro, ma non avvista alcuna unità
nemica.
26 settembre 1941
Il Serpente (tenente di vascello Renato
Ferrini) viene inviato, con altri tre sommergibili (Axum, Aradam e Diaspro), in agguato difensivo ad est
delle Baleari ed a nord di Capo Bougaroni durante l’operazione britannica
«Halberd», consistente nell’invio di un convoglio a Malta (cisterna militare Breconshire e navi da carico Ajax, City of Lincoln, City of
Calcutta, Clan MacDonald, Clan Ferguson, Rowallan Castle, Imperial
Star e Dunedin Star con un carico
complessivo di 81.000 tonnellate di rifornimenti), ma che i comandi italiani
ritengono essere invece un tentativo di bombardamento navale contro le coste
italiane. La squadra britannica in mare non passa però in tale area, così il
battello viene fatto spostare più a sud.
29 settembre 1941
Il Serpente avvista, al largo della Spagna,
una formazione nemica composta da una corazzata scortata da quattro
cacciatorpediniere (parte della Forza H – corazzate Rodney, Nelson e Prince of Wales, portaerei Ark Royal, incrociatori leggeri Kenya, Edinburgh, Sheffield, Euryalus ed Hermione, cacciatorpediniere britannici Cossack, Duncan, Farndale, Foresight, Forestr, Fury, Gurkha, Heythrop, Laforey, Lance, Legion, Lightning, Lively, Oribi e Zulu, oltre ai polacchi Garland e Piorun ed all’olandese Isaac
Sweers – in mare per «Halberd» e precisamente a copertura a distanza dei
convogli GM. 2 e MG. 2) in navigazione verso ovest a 16 nodi, 25 miglia a
nord-nord-ovest di Capo Bougaroni. Inizialmente il sommergibile manovra per
attaccare la corazzata, ma non ci riesce a causa dell’ostacolo rappresentato
dalla scorta, nonché dal fatto che le navi procedono a zig zag. Successivamente,
alle 16.45, lancia due siluri dai tubi di poppa contro uno dei quattro
cacciatorpediniere (nel punto 37°22’ N e 06°16’ E), ritenendo a torto di averlo
colpito (avendo sentito uno scoppio 50 secondi dopo il lancio, mentre si
disimpegna, ma in realtà ciò è probabilmente da attribuirsi alle bombe di
profondità lanciate in reazione). Due dei cacciatorpediniere britannici, il Legion ed il Lively, avvistano le scie dei siluri e contrattaccano subito con
bombe di profondità, ma il sommergibile esce indenne dal contrattacco.
Il Serpente di ritorno a Cagliari il 1° ottobre 1941: in primo piano
il comandante Ferrini (g.c. STORIA militare)
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17 ottobre 1941
Viene inviato in
pattugliamento al nord di Cap de Fer (Algeria) unitamente ai sommergibili Turchese, Alagi e Diaspro.
4 maggio 1942
Viene assegnato alla
Scuola Sommergibili di Pola (Mariscuolasom), per conto della quale effettuerà
105 missioni d’addestramento, oltre ad alcune missioni di agguato nell’Alto
Adriatico. (Per altra fonte la sua assegnazione a Mariscuolasom, assieme ai
gemelli Medusa e Jalea, risale al 1941).
Estate 1943: il Serpente fotografato da bordo di una
corvetta, durante un’esercitazione antisommergibile in Alto Adriatico (g.c.
STORIA militare)
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L’armistizio e la fine
L’armistizio dell’8
settembre 1943 colse il Serpente
ancora a Pola, al comando del capitano di corvetta Raffaele Allegri. Il
sommergibile era in bacino di carenaggio nel Cantiere di Scoglio Olivi, ma, a
differenza di molte altre navi sorprese ai lavori e sabotate o catturate per
l’impossibilità di metterle in grado di partire, poté essere subito rimesso in
acqua e preparato alla partenza. Lasciata Pola il 9 settembre, il Serpente fece rotta dapprima per
Lussino, poi Ancona, dove giunse alle 7.39 dell’11. Nel porto dorico erano già
presenti il sommergibile Ametista,
arrivato poche ore prima da Fiume, ed i sommergibili tascabili CB 11 e CB 12. Serpente ed Ametista erano ambedue afflitti da
avarie, che li avevano costretti alla sosta ad Ancona.
Alle 15 del 12
settembre tutti e quattro i battelli lasciarono Ancona diretti verso la Puglia:
il Serpente rimorchiando il CB 12, l’Ametista rimorchiando il CB
11.
Il viaggio dei due
sommergibili più grandi si concluse però poco più avanti, sette miglia a
nordest di Numana, al largo del Monte Conero: su decisione dei rispettivi
comandanti, Ametista e Serpente mollarono i cavi di rimorchio e
si autoaffondarono, rispettivamente alle 17 ed alle 17.30 del 12 settembre 1943.
I due CB proseguirono da soli per le Tremiti, da dove poi raggiunsero Brindisi
e Taranto.
L’equipaggio del Serpente fu recuperato al completo da un
peschereccio che transitava nelle vicinanze e sbarcato a Civitanova. La
popolazione di Numana e Sirolo fornì ai naufraghi indumenti civili asciutti.
Gli uomini che
componevano gli equipaggi dei due sommergibili, come centinaia di migliaia di
altri militari in Italia e nei territori occupati, dovettero dividersi, facendo
opposte scelte di campo. Alcuni di essi andarono al Nord, dove si arruolarono
nelle fila della X Flottiglia MAS della Repubblica Sociale Italiana; altri si
diressero invece al Sud, dove riuscirono a rientrare nei ranghi della Regia Marina
(secondo una fonte non verificabile e dalla dubbia affidabilità, l’intero
equipaggio del Serpente si sarebbe
diretto a nord per poi entrare nella X MAS).
Non un uomo morì sul Serpente durante tre anni di guerra, ma
uno dei membri del suo equipaggio non avrebbe egualmente visto la fine del
conflitto. Il marinaio fuochista Antonio Giuffrida, ventunenne milanese, fu tra
gli uomini del Serpente che entrarono
a far parte della X MAS della RSI; convinto come molti, probabilmente, che
avrebbe continuato a combattere contro gli Alleati, si ritrovò invece destinato
ad Arona in un reparto assegnato a compiti di repressione antipartigiana. Non
intendendo combattere contro altri italiani, Giuffrida disertò e tornò a
Milano, ma venne catturato dagli ex camerati su delazione di una spia,
riportato ad Arona e fucilato nel cortile del collegio De Filippi alle 19.40
del 5 dicembre 1944.
A guerra finita il
comandante Allegri, al pari del comandante dell’Ametista, tenente di vascello Luigi Ginocchio, fu arrestato e
processato dal Tribunale Militare di Genova con l’accusa di aver disobbedito
agli ordini e per «perdita di nave»; la condanna in primo grado, nel febbraio
1949, fu di sei anni di carcere per entrambi. Nel 1950 ebbe luogo il processo
di appello, nel quale gli avvocati misero in rilievo la capacità ed il valore
dimostrati in guerra dai due comandanti, e fecero notare che gli ordini erano
di consegnare le navi agli Alleati, ma autoaffondare quelle obsolete ed
inefficienti; fu messo in rilievo anche il disorientamento causato dalla
confusa situazione dell’armistizio, che aveva impedito al comandante Allegri di
valutare con serenità il da farsi nonostante i chiari ordini del Comando Marina
di Ancona. Ciò portò, il 19 gennaio 1950, ad una riduzione di pena, con la
condizionale.
Mentre si consumavano
gli strascichi giudiziari della vicenda, nelle acque di Ancona aveva
definitivamente fine anche l’esistenza materiale dei due sommergibili. Un
palombaro anconetano, forse Elso Tonnarelli, trovò i relitti a 20-25 metri di
profondità, sul fondale fangoso al largo del Conero, in una zona dove le forti
correnti rendevano difficili le immersioni. Ciò non arrestò i propositi di
recupero: per il Serpente, ad unire
le forze furono la Società Dorica per Lavori Marittimi e Recuperi srl e
l’Impresa Cesare Davanzali; lavorarono al recupero i palombari anconetani
Alessandro Savini e Mariano Rinaldi, e successivamente anche Antonio Moroni
della «Davanzali».
Nei sei anni
trascorsi sott’acqua il Serpente era
progressivamente sprofondato nel fondale fangoso, che lo aveva ricoperto per
due terzi, lasciando fuori soltanto la prua e la torretta; anche l’interno si
era riempito di fango, a causa dei boccaporti lasciati aperti per
l’autoaffondamento, così che occorse svuotarlo per alleggerirlo in modo da
poterlo risollevare. Le difficoltà non furono poche; i palombari, data la
modesta profondità, iniziarono a trascorrere lunghi lassi di tempo in
immersione senza attenersi ai tempi prescritti per la decompressione. Il
Comando Marina fornì alcuni cilindri di sollevamento, ma le forti mareggiate
costrinsero a rimandare i lavori per mesi; quando si riprese, fu scavato tra
mille difficoltà uno stretto cunicolo nel fondale, sotto la carena del relitto,
attraverso il quale furono poi fatte passare delle grosse catene che furono
quindi agganciate ai cilindri di sollevamento. A quel punto non rimase che
riempire d’aria i cilindri; il Serpente
si staccò dal fondale che lo aveva ospitato per sei anni, e tornò, nel luglio
1949, a vedere la luce.
Solo per poco, tuttavia:
una volta recuperato, il sommergibile fu rimorchiato nel vicino porto di Ancona
e demolito nel 1950.
Il cannone da 102/35
mm venne restituito alla Marina (che aveva già radiato il Serpente dai suoi quadri il 27 febbraio 1947). La vendita del piombo
contenuto nelle batterie del battello, oltre nove tonnellate, fruttò ai
recuperanti 8.000.000 di lire; parte dell’acciaio dello scafo, ad elevato
contenuto di nichel (ed il cui valore era lievitato con lo scoppio della crisi
che avrebbe poi portato alla guerra di Corea), fu venduto alle Officine
Pieralisi di Jesi.
Il relitto del Serpente ad Ancona, nel 1950 (da “Palombari
dorici” di Luigi Borsini, Litografia Bottega Grafica, Ancona 2004, via Marco “Totiano”)
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Bsera. Il Serpente nel 1936 era al comando del TV Aldo Enrici, poi scomparso in Atlantico settentrionale nel 1940 sul Faà di Bruno.
RispondiEliminaGrazie, aggiungo.
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