L’Ausonia quando portava il nome di Eland (g.c. Mauro Millefiorini) |
Motoveliero da carico
(goletta) con scafo in acciaio da 218 tsl e 163 tsn, lungo 34,38 metri, largo
6,93 e pescante 2,86. Appartenente alla Società Generale Esplosivi e Munizioni,
con sede a Milano, ed iscritto con matricola 61 al Compartimento Marittimo di
La Spezia.
Breve e parziale cronologia.
2 aprile 1921
Varato nel cantiere
J. Drewes & Co. ‘Gideon’ di Groningen (Paesi Bassi) con numero di cantiere
157 ed il nome di Zeelandia, per la «Maatschappij
tot Exploitatie van het motorschoenerschp Zeeland» di Mittelburg. Non entrato
in servizio, sequestrato per il mancato pagamento.
1923
Posto in vendita.
4 agosto (o 12 dicembre) 1923
Acquistato a Delfzijl
dalla Naval Reederei A. G. di Amburgo.
17 dicembre 1923
Ribattezzato Locking Naval, porto di registrazione
Amburgo. Caratteristiche originarie 199 tsl, 146 tsn, 300 tpl (ma già nel 1926
la stazza lorda e netta saranno aumentate a rispettivamente 210 tsl e 152 tsn).
17 agosto 1924
Mentre è in
navigazione con un carico di legno da Memel a Delfzijl, il Locking Naval viene colto da un’avaria al motore, dovendo
raggiungere Amburgo per le riparazioni.
1925
Ammodernato e
rimotorizzato con un motore a due cilindri prodotto dalla Kromhout Motoren
Fabriek D. Goedkoop Jr. N.V. di Amsterdam, che consente una velocità di sei
nodi.
Febbraio 1926
Rivenduto alla Doeko
Oosting & Douwe Vellinga di Delfzijl (Paesi Bassi), registrato a Delfzijl e
ribattezzato Gazelle II.
27 dicembre 1926
Acquistato dalla N.V.
Motorschoener 'Eland' di Delfzijl, restando in gestione alla Doeko Oosting;
ribattezzato Eland, riceve il
nominativo di chiamata NPFL (successivamente NFLY).
2 aprile 1928
Acquistato dalla S.A.
Italiana Consumatori Esplosivi di Roma e ribattezzato Ausonia (nuovo nominativo di chiamata IKNM).
1936
Passato alla Società
Generale Esplosivi e Munizioni. Riceve un nuovo motore a quattro cilindri da
240 HP, prodotto dalla Deutsche Werke Kiel AG di Kiel.
10 giugno 1940
L’Italia entra nella
seconda guerra mondiale. L’Ausonia
non verrà mai requisito, né iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello
Stato.
L’affondamento
A metà agosto 1942 l’Ausonia, al comando del capitano Dante Tommasi di Forte dei Marmi, salpò da Civitavecchia alla volta di Cagliari, trasportando un carico di esplosivi (dinamite). L'equipaggio del motoveliero era formato da otto uomini.
Durante la navigazione verso Cagliari, alle 11.45 del 17 agosto, l'Ausonia venne avvistato al largo di Punta Nera (a nord del Golfo di Orosei) dal sommergibile britannico P 211 (poi divenuto Safari), al comando del capitano di fregata Benjamin Bryant, che si trovava in agguato circa cinque miglia a sud di Gonone (nel punto approssimato 40°12’ N e 09°40’ E).
Durante la navigazione verso Cagliari, alle 11.45 del 17 agosto, l'Ausonia venne avvistato al largo di Punta Nera (a nord del Golfo di Orosei) dal sommergibile britannico P 211 (poi divenuto Safari), al comando del capitano di fregata Benjamin Bryant, che si trovava in agguato circa cinque miglia a sud di Gonone (nel punto approssimato 40°12’ N e 09°40’ E).
Il sommergibile – che
nei mesi successivi avrebbe seminato una lunga scia di morte e distruzione
nelle acque della Sardegna –, avvistato il motoveliero in avvicinamento da
nord, emerse alle 12.23 ed aprì il fuoco contro l’Ausonia con il cannone da 76 mm, da una distanza di 915 metri.
L’equipaggio del
motoveliero abbandonò la nave su due scialuppe, ma alle 12.28, dopo la sesta
salva sparata dal P 211, l’Ausonia saltò in aria a undici miglia
per 180° da Orosei, proiettando ovunque rottami che piovvero poi dal cielo.
L’esplosione,
probabilmente, travolse e distrusse anche le lance con i naufraghi dell’Ausonia: nonostante il P 211 avesse visto l'equipaggio abbandonare la nave, infatti, non vi fu alcun sopravvissuto.
A Forte dei Marmi (Lucca), paese di origine di sette degli otto uomini che componevano l'equipaggio dell'Ausonia, si sparse la voce che l'equipaggio fosse stato soccorso dal sommergibile, ma che avesse poco dopo trovato la morte nell'affondamento di quest'ultimo, colpito da un attacco aereo: voce del tutto priva di fondamento, dato che in realtà il Safari non recuperò alcun naufrago dell'Ausonia, e non fu affondato né durante quella missione né in seguito, sopravvivendo al conflitto e venendo radiato dai quadri della Royal Navy nel 1946.
Oggi, un cippo commemorativo a Forte dei Marmi ricorda i sette marittimi di quel paese scomparsi in mare nell'affondamento dell'Ausonia (cippo che però contiene ben due errori: oltre a chiamare l'Ausonia "motonave" anziché motoveliero, l'incisione sul cippo recita che i sette marittimi sarebbero morti "nelle acque antistanti Porto S. Stefano (Grosseto)" anziché al largo di Orosei, dove fu in realtà affondata la piccola nave).
L’equipaggio dell’Ausonia, perito al completo:
Lorenzino Federigi, mozzo, da Forte dei Marmi
Giuseppe Fois, secondo motorista, da Forte dei Marmi
Mansueto Fontana, marinaio, da Forte dei Marmi
Giorgio Magnini, marinaio, da Forte dei Marmi
… Parodi, direttore di macchina, da Savona
Bruno Polacci, nostromo, da Forte dei Marmi
Dante Tommasi, comandante, da Forte dei Marmi
Giuseppe Tommasi, cuoco, da Forte dei Marmi
Oggi, un cippo commemorativo a Forte dei Marmi ricorda i sette marittimi di quel paese scomparsi in mare nell'affondamento dell'Ausonia (cippo che però contiene ben due errori: oltre a chiamare l'Ausonia "motonave" anziché motoveliero, l'incisione sul cippo recita che i sette marittimi sarebbero morti "nelle acque antistanti Porto S. Stefano (Grosseto)" anziché al largo di Orosei, dove fu in realtà affondata la piccola nave).
L’affondamento dell’Ausonia nel giornale di bordo del P 211
(da Uboat.net):
“1145 hours – Sighted
a large schooner approaching from the Northward.
1223 hours – Surfaced
about 5 nautical miles South of Gonone (approximately 40°12'N, 09°40'E) and
opened fire on the schooner, thought to be 250 tons in size, from 1000 yards.
After the 6th round the schooner blew up. The debris rained from the sky. Had P
211 been closer she most likely would have been damaged by the blast.”
Un’altra immagine dell’Eland (da www.wrecksite.eu)
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