Il varo dell’Aosta (g.c. Pietro Berti via www.naviearmatori.net) |
Motoveliero da carico
(brigantino goletta) da 494,45 tsl, 340 tsn, 700 tpl e 1050 tonnellate di
dislocamento, lungo 55,8 metri, largo 8,8 e pescante 3,7. Appartenente
all’armatore genovese Luigi Gotelli, iscritto con matricola 1035 al
Compartimento Marittimo di Genova, nominativo internazionale IBOC.
Breve e parziale cronologia.
1913
Costruito nei
Cantieri Officine Savoia di Cornigliano Ligure (numero di cantiere 20) per gli
armatori genovesi Quaglia & Galdini.
1920
Acquistato
dall’armatore genovese Tito Campanella.
1935
Acquistato
dall’armatore Luigi Gotelli, pure di Genova.
8 giugno 1940
Requisito a Genova
dalla Regia Marina (dalle ore 20) ed iscritto con matricola V 87 nel ruolo del naviglio ausiliario
dello Stato, quale vedetta foranea.
20 dicembre 1940
Salpa da Bengasi alle
11 per scortare a Tripoli la piccola motonave Rosa.
22 dicembre 1940
Alle 12.45 il
sommergibile britannico Regent (capitano
di corvetta Hugh Christopher Browne) lancia due siluri da 2290 metri contro il minuscolo
convoglio, nel punto 32°40’ N e 14°39’ E, ma le due navi vengono mancate e non
si accorgono nemmeno dell’attacco.
23 dicembre 1940
Aosta
e Rosa giungono a Tripoli.
14 maggio 1941
Salpa da Bengasi alle
16 in convoglio con altri due grossi motovelieri, il Luigi e l’Alato.
16 maggio 1941
Il convoglio viene
infruttuosamente attaccato con lancio di siluri dal sommergibile britannico Unbeaten (tenente di vascello Edward
Arthur Woodward). I tre motovelieri raggiungono Tripoli alle 19 del giorno
stesso.
9 giugno 1941
Parte alle 2.30 da
Tripoli, diretto a Bengasi, in convoglio con i piroscafi Silvio Scaroni e Cadamosto, con la scorta delle
torpediniere Pallade e Polluce.
10 giugno 1941
Alle quattro del
mattino il sommergibile britannico Taku (capitano
di corvetta Edward Christian Fredric Nicolay) silura ed affonda il Silvio Scaroni in posizione 32°27’
N e 18°42’ E (a 70 miglia da Bengasi). Il Taku elude poi il contrattacco della scorta.
12 giugno 1941
Aosta
e Cadamosto raggiungono Bengasi
alle 18.
21 dicembre 1941
Salpa da Pantelleria
alle 21.30 diretto a Tripoli, da solo e senza scorta.
23-24 dicembre 1941
Arriva a Zuara e vi
si trattiene fino al 24.
25 dicembre 1941
Arriva a Tripoli alle
dieci del mattino.
L’affondamento
Alle sette di sera
del 7 febbraio 1942 l’Aosta, al
comando del nocchiere di prima classe Sesto Franceschi – un non più giovane
(aveva 53 anni) marittimo richiamato, da Porto Santo Stefano – salpò da
Pantelleria alla volta di Tripoli, con un carico di munizioni e 34 uomini di
equipaggio.
Ad insaputa
dell’equipaggio del motoveliero, poche ore prima erano salpati da Malta due
cacciatorpediniere britannici, il Lively e
lo Zulu (capo sezione), con
l’incarico di intercettare ed affondare una nave mercantile diretta verso nord,
probabilmente la motonave Monviso in
navigazione di rientro da Tripoli verso l’Italia scortata dal
cacciatorpediniere Antonio Da Noli e
dalla torpediniera Generale Antonio
Cantore.
Giunti nelle acque di
Pantelleria, i due cacciatorpediniere non avevano trovato ciò che cercavano, ma
si erano imbattuti nello sfortunato piropeschereccio Grongo, che avevano mortalmente danneggiato a cannonate.
Proseguendo nella
loro caccia, il Lively e
lo Zulu incontrarono nel
punto 36°04’ N e 12°00’ E (una quindicina di miglia a sud di Pantelleria),
all’1.30 dell’8 febbraio, l’Aosta,
che divenne il loro secondo bersaglio. Il motoveliero, che alla concentrazione
di fuoco dei due cacciatorpediniere – in tutto 16 cannoni da 120 mm, 8
mitragliere pesanti da 40 mm, 16 mitragliere da 12,7 mm e 12 tubi lanciasiluri
da 530 mm – non poteva opporre altro che la sua unica mitragliera da 20 mm, si
batté egualmente con la sua modesta arma, con la quale riuscì anche a colpire e
mettere fuori uso il proiettore di uno dei due cacciatorpediniere, ma l’esito
dello scontro era scontato. Ridotto ad un relitto in fiamme, l’Aosta esplose quando le fiamme
raggiunsero il carico di munizioni.
I MAS 560, 563 e 574 della
XVII Squadriglia MAS di Pantelleria recuperarono i 25 sopravvissuti, tra cui
parecchi feriti; secondo il volume U.S.M.M. “La difesa del traffico con
l’Africa Settentrionale dal 1° ottobre 1941 al 30 settembre 1942” mancarono
all’appello nove uomini, tra cui il comandante Franceschi, che aveva voluto
affondare con la nave, ed i valorosi serventi della mitragliera da 20 mm. Dalle
motivazioni delle decorazioni alla memoria conferite in quella circostanza,
tuttavia, risulterebbe che in realtà le vittime tra l’equipaggio dell’Aosta furono più di nove, almeno
quindici. Oltre al comandante Franceschi morirono a bordo dell’Aosta i marinai Luigi Ruocco e Martino
Proverbio, travolti dall’esplosione del carico che provocò l’affondamento della
nave, mentre le altre vittime soccombettero in mare all’ipotermia.
I loro nomi:
Luigi Bolpagni, marinaio cannoniere puntatore
mitragliere, da Ghedi
Salvatore Caroli, secondo capo cannoniere
puntatore mitragliere, da Carovigno
Italo Cocozza, marinaio cannoniere puntatore
mitragliere, da Casarsa Ligure
Guido Colzi, marinaio cannoniere, da Signa
Vincenzo Di Lieto, marinaio radiotelegrafista,
da Cetara
Gerlando Ferlisi, marinaio cannoniere
puntatore mitragliere, da Agrigento
Sesto Franceschi, capo nocchiere di prima
classe (militarizzato), da Porto Santo Stefano
Angelo Gulino, marinaio servizi vari, da San
Cataldo
Egidio Pilia, marinaio cannoniere puntatore
mitragliere, da Nuoro
Martino Proverbio, marinaio fuochista, da
Cerro Maggiore
Armando Raffaele, secondo capo meccanico
(militarizzato), da Viareggio
Edmondo Rossi, secondo nocchiere
(militarizzato), da Viareggio
Luigi Ruocco, marinaio (militarizzato), da
Capri
Giuseppe Sgrò, marinaio cannoniere puntatore
mitragliere, da Casaletto
Raffaele Vitale, marinaio cannoniere, da
Napoli
L’affondamento
di Aosta e Grongo fu l’ultimo successo colto
da navi di superficie britanniche contro il traffico italiano fino al mutamento
della situazione dell’autunno 1942.
La motivazione della
Medaglia d’Argento al Valor Militare conferita alla memoria del capo nocchiere
militarizzato di prima classe Sesto Franceschi, nato a Porto Santo Stefano
(Grosseto) il 30 dicembre 1888:
"Comandante di
motoveliero requisito, destinato al rifornimento munizioni del fronte libico,
attaccato nottetempo da siluranti nemiche, reagiva decisamente con elevato
spirito combattivo, incurante delle fiamme che alte si levavano dal locale
macchine colpito minacciando di estendersi rapidamente. Resosi vano ogni
tentativo di salvare la nave, si dedicava con vivo senso di abnegazione al
salvataggio del personale, dirigendo le operazioni dal ponte di comando, fermo
e sereno di fronte al pericolo sempre più incombente. Rimaneva al suo posto con
incrollabile saldezza d'animo e incondizionato attaccamento al dovere anche
quando, respinta l'offesa nemica ma irrimediabilmente compromessa l’unità,
avrebbe potuto mettersi in salvo, preferendo scomparire con la sua nave, che di
li a poco esplodeva col carico, nella suprema dedizione alla consegna.
(Mediterraneo
Centrale, notte sull’8 febbraio 1942)".
La motivazione della
Croce di Guerra al Valor Militare conferita alla memoria di Edmondo Rossi (nato
a Viareggio il 19 maggio 1913), Armando Raffaele (nato a Viareggio il 19
ottobre 1920), Italo Cocozza (nato a Casarza Ligure il 22 luglio 1917), Egidio
Pilia (nato a Casaletto il 25 dicembre 1919) e Giuseppe Sgrò (nato a Nuoro il 4
giugno 1922):
"Imbarcato su
motoveliero, attaccato nottetempo e incendiato da siluranti nemiche, assolveva
il proprio compito con serenità e noncuranza del pericolo, contribuendo a
ribattere l'offesa nemica. All'ordine di abbandono della nave, in imminente
pericolo di esplosione, conservava un contegno coraggioso e disciplinato
finché, colpito da assideramento, scompariva in mare nell'adempimento del
dovere".
La motivazione della
Croce di Guerra al Valor Militare conferita alla memoria di Luigi Ruocco (nato
a Capri il 14 dicembre 1920) e Martino Proverbio (nato a Cerro Maggiore il 12
gennaio 1921):
"Imbarcato su
motoveliero, attaccato nottetempo e incendiato da siluranti nemiche, assolveva
il proprio compito con serenità e noncuranza del pericolo, contribuendo a
ribattere l'offesa nemica.
Propagatesi le fiamme
al carico e sopravvenuta l'esplosione della nave, scompariva in mare
nell'adempimento del dovere".
La motivazione della
Croce di Guerra al Valor Militare conferita alla memoria di Salvatore Caroli
(nato a Carovigno il 27 marzo 1914), Angelo Gulino (nato a San Cataldo il 1°
aprile 1921), Vincenzo Di Lieto (nato a Cetara il 2 dicembre 1914), Raffaele
Vitale (nato a Napol il 19 ottobre 1920), Luigi Bolpagni (nato a Ghedi l’8
agosto 1920), Gerlando Ferlisi (nato ad Agrigento il 22 marzo 1914) e Guido
Colzi (nato a Signa il 26 maggio 1921):
"Imbarcato su
motoveliero, attaccato nottetempo e incendiato da siluranti nemiche, assolveva
il proprio compito con serenità e noncuranza del pericolo, contribuendo a
ribattere l'offesa nemica. All'ordine di
abbandono della nave, in imminente pericolo di esplosione, conservava un
contegno coraggioso e disciplinato finché, colpito da assideramento, sacrificava
la vita nell'adempimento del dovere".
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