lunedì 9 marzo 2015

V 87 Aosta

Il varo dell’Aosta (g.c. Pietro Berti via www.naviearmatori.net)

Motoveliero da carico (brigantino goletta) da 494,45 tsl, 340 tsn, 700 tpl e 1050 tonnellate di dislocamento, lungo 55,8 metri, largo 8,8 e pescante 3,7. Appartenente all’armatore genovese Luigi Gotelli, iscritto con matricola 1035 al Compartimento Marittimo di Genova, nominativo internazionale IBOC.

Breve e parziale cronologia.

1913
Costruito nei Cantieri Officine Savoia di Cornigliano Ligure (numero di cantiere 20) per gli armatori genovesi Quaglia & Galdini.
1920
Acquistato dall’armatore genovese Tito Campanella.
1935
Acquistato dall’armatore Luigi Gotelli, pure di Genova.
8 giugno 1940
Requisito a Genova dalla Regia Marina (dalle ore 20) ed iscritto con matricola V 87 nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato, quale vedetta foranea.
20 dicembre 1940
Salpa da Bengasi alle 11 per scortare a Tripoli la piccola motonave Rosa.
22 dicembre 1940
Alle 12.45 il sommergibile britannico Regent (capitano di corvetta Hugh Christopher Browne) lancia due siluri da 2290 metri contro il minuscolo convoglio, nel punto 32°40’ N e 14°39’ E, ma le due navi vengono mancate e non si accorgono nemmeno dell’attacco.
23 dicembre 1940
Aosta e Rosa giungono a Tripoli.
14 maggio 1941
Salpa da Bengasi alle 16 in convoglio con altri due grossi motovelieri, il Luigi e l’Alato.
16 maggio 1941
Il convoglio viene infruttuosamente attaccato con lancio di siluri dal sommergibile britannico Unbeaten (tenente di vascello Edward Arthur Woodward). I tre motovelieri raggiungono Tripoli alle 19 del giorno stesso.
9 giugno 1941
Parte alle 2.30 da Tripoli, diretto a Bengasi, in convoglio con i piroscafi Silvio Scaroni e Cadamosto, con la scorta delle torpediniere Pallade e Polluce.
10 giugno 1941
Alle quattro del mattino il sommergibile britannico Taku (capitano di corvetta Edward Christian Fredric Nicolay) silura ed affonda il Silvio Scaroni in posizione 32°27’ N e 18°42’ E (a 70 miglia da Bengasi). Il Taku elude poi il contrattacco della scorta.
12 giugno 1941
Aosta e Cadamosto raggiungono Bengasi alle 18.
21 dicembre 1941
Salpa da Pantelleria alle 21.30 diretto a Tripoli, da solo e senza scorta.
23-24 dicembre 1941
Arriva a Zuara e vi si trattiene fino al 24.
25 dicembre 1941
Arriva a Tripoli alle dieci del mattino.

L’affondamento

Alle sette di sera del 7 febbraio 1942 l’Aosta, al comando del nocchiere di prima classe Sesto Franceschi – un non più giovane (aveva 53 anni) marittimo richiamato, da Porto Santo Stefano – salpò da Pantelleria alla volta di Tripoli, con un carico di munizioni e 34 uomini di equipaggio.
Ad insaputa dell’equipaggio del motoveliero, poche ore prima erano salpati da Malta due cacciatorpediniere britannici, il Lively e lo Zulu (capo sezione), con l’incarico di intercettare ed affondare una nave mercantile diretta verso nord, probabilmente la motonave Monviso in navigazione di rientro da Tripoli verso l’Italia scortata dal cacciatorpediniere Antonio Da Noli e dalla torpediniera Generale Antonio Cantore.
Giunti nelle acque di Pantelleria, i due cacciatorpediniere non avevano trovato ciò che cercavano, ma si erano imbattuti nello sfortunato piropeschereccio Grongo, che avevano mortalmente danneggiato a cannonate.
Proseguendo nella loro caccia, il Lively e lo Zulu incontrarono nel punto 36°04’ N e 12°00’ E (una quindicina di miglia a sud di Pantelleria), all’1.30 dell’8 febbraio, l’Aosta, che divenne il loro secondo bersaglio. Il motoveliero, che alla concentrazione di fuoco dei due cacciatorpediniere – in tutto 16 cannoni da 120 mm, 8 mitragliere pesanti da 40 mm, 16 mitragliere da 12,7 mm e 12 tubi lanciasiluri da 530 mm – non poteva opporre altro che la sua unica mitragliera da 20 mm, si batté egualmente con la sua modesta arma, con la quale riuscì anche a colpire e mettere fuori uso il proiettore di uno dei due cacciatorpediniere, ma l’esito dello scontro era scontato. Ridotto ad un relitto in fiamme, l’Aosta esplose quando le fiamme raggiunsero il carico di munizioni.
MAS 560563 e 574 della XVII Squadriglia MAS di Pantelleria recuperarono i 25 sopravvissuti, tra cui parecchi feriti; secondo il volume U.S.M.M. “La difesa del traffico con l’Africa Settentrionale dal 1° ottobre 1941 al 30 settembre 1942” mancarono all’appello nove uomini, tra cui il comandante Franceschi, che aveva voluto affondare con la nave, ed i valorosi serventi della mitragliera da 20 mm. Dalle motivazioni delle decorazioni alla memoria conferite in quella circostanza, tuttavia, risulterebbe che in realtà le vittime tra l’equipaggio dell’Aosta furono più di nove, almeno quindici. Oltre al comandante Franceschi morirono a bordo dell’Aosta i marinai Luigi Ruocco e Martino Proverbio, travolti dall’esplosione del carico che provocò l’affondamento della nave, mentre le altre vittime soccombettero in mare all’ipotermia.

I loro nomi:

Luigi Bolpagni, marinaio cannoniere puntatore mitragliere, da Ghedi
Salvatore Caroli, secondo capo cannoniere puntatore mitragliere, da Carovigno
Italo Cocozza, marinaio cannoniere puntatore mitragliere, da Casarsa Ligure
Guido Colzi, marinaio cannoniere, da Signa
Vincenzo Di Lieto, marinaio radiotelegrafista, da Cetara
Gerlando Ferlisi, marinaio cannoniere puntatore mitragliere, da Agrigento
Sesto Franceschi, capo nocchiere di prima classe (militarizzato), da Porto Santo Stefano
Angelo Gulino, marinaio servizi vari, da San Cataldo
Egidio Pilia, marinaio cannoniere puntatore mitragliere, da Nuoro
Martino Proverbio, marinaio fuochista, da Cerro Maggiore
Armando Raffaele, secondo capo meccanico (militarizzato), da Viareggio
Edmondo Rossi, secondo nocchiere (militarizzato), da Viareggio
Luigi Ruocco, marinaio (militarizzato), da Capri
Giuseppe Sgrò, marinaio cannoniere puntatore mitragliere, da Casaletto
Raffaele Vitale, marinaio cannoniere, da Napoli


L’affondamento di Aosta e Grongo fu l’ultimo successo colto da navi di superficie britanniche contro il traffico italiano fino al mutamento della situazione dell’autunno 1942.


La motivazione della Medaglia d’Argento al Valor Militare conferita alla memoria del capo nocchiere militarizzato di prima classe Sesto Franceschi, nato a Porto Santo Stefano (Grosseto) il 30 dicembre 1888:

"Comandante di motoveliero requisito, destinato al rifornimento munizioni del fronte libico, attaccato nottetempo da siluranti nemiche, reagiva decisamente con elevato spirito combattivo, incurante delle fiamme che alte si levavano dal locale macchine colpito minacciando di estendersi rapidamente. Resosi vano ogni tentativo di salvare la nave, si dedicava con vivo senso di abnegazione al salvataggio del personale, dirigendo le operazioni dal ponte di comando, fermo e sereno di fronte al pericolo sempre più incombente. Rimaneva al suo posto con incrollabile saldezza d'animo e incondizionato attaccamento al dovere anche quando, respinta l'offesa nemica ma irrimediabilmente compromessa l’unità, avrebbe potuto mettersi in salvo, preferendo scomparire con la sua nave, che di li a poco esplodeva col carico, nella suprema dedizione alla consegna.
(Mediterraneo Centrale, notte sull’8 febbraio 1942)".

La motivazione della Croce di Guerra al Valor Militare conferita alla memoria di Edmondo Rossi (nato a Viareggio il 19 maggio 1913), Armando Raffaele (nato a Viareggio il 19 ottobre 1920), Italo Cocozza (nato a Casarza Ligure il 22 luglio 1917), Egidio Pilia (nato a Casaletto il 25 dicembre 1919) e Giuseppe Sgrò (nato a Nuoro il 4 giugno 1922):

"Imbarcato su motoveliero, attaccato nottetempo e incendiato da siluranti nemiche, assolveva il proprio compito con serenità e noncuranza del pericolo, contribuendo a ribattere l'offesa nemica. All'ordine di abbandono della nave, in imminente pericolo di esplosione, conservava un contegno coraggioso e disciplinato finché, colpito da assideramento, scompariva in mare nell'adempimento del dovere".

La motivazione della Croce di Guerra al Valor Militare conferita alla memoria di Luigi Ruocco (nato a Capri il 14 dicembre 1920) e Martino Proverbio (nato a Cerro Maggiore il 12 gennaio 1921):

"Imbarcato su motoveliero, attaccato nottetempo e incendiato da siluranti nemiche, assolveva il proprio compito con serenità e noncuranza del pericolo, contribuendo a ribattere l'offesa nemica.
Propagatesi le fiamme al carico e sopravvenuta l'esplosione della nave, scompariva in mare nell'adempimento del dovere".

La motivazione della Croce di Guerra al Valor Militare conferita alla memoria di Salvatore Caroli (nato a Carovigno il 27 marzo 1914), Angelo Gulino (nato a San Cataldo il 1° aprile 1921), Vincenzo Di Lieto (nato a Cetara il 2 dicembre 1914), Raffaele Vitale (nato a Napol il 19 ottobre 1920), Luigi Bolpagni (nato a Ghedi l’8 agosto 1920), Gerlando Ferlisi (nato ad Agrigento il 22 marzo 1914) e Guido Colzi (nato a Signa il 26 maggio 1921):

"Imbarcato su motoveliero, attaccato nottetempo e incendiato da siluranti nemiche, assolveva il proprio compito con serenità e noncuranza del pericolo, contribuendo a ribattere l'offesa nemica. All'ordine di abbandono della nave, in imminente pericolo di esplosione, conservava un contegno coraggioso e disciplinato finché, colpito da assideramento, sacrificava la vita nell'adempimento del dovere".


L’Aosta su Wrecksite

Nessun commento:

Posta un commento