L’Italia in una bella cartolina d’epoca a colori (da www.pietrocristini.com)
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Piroscafo salone a
ruote da 371,67 tsn e 304 tonnellate di dislocamento, lungo 52,50 metri e largo
6,50, in grado di trasportare 800 passeggeri.
Breve e parziale cronologia.
1909
Costruito dai
cantieri Odero di Genova per la ditta Innocente Mangilli – Impresa di
Navigazione sul Lago di Garda, con sede a Milano. Ha un gemello sul Lago
Maggiore, il Lombardia.
5 maggio 1909
Compie il viaggio di
prova, spingendosi fino a Riva, dove viene respinto dal capo della dogana
austroungarica, Clemente Copacin, che gli impedisce di fermarsi a Riva
adducendo il mancato preavviso e la corsa fuori orario (ma più probabilmente
perché la nave è vista come un simbolo dell’Italia:
tanto che si dice “l’Italia è a
Riva”), così che la nave deve tornare a Torbole e poi a Peschiera.
10 maggio 1909
Compie il viaggio
inaugurale, iniziando il servizio regolare di linea.
Negli anni successivi
figureranno tra i suoi passeggeri Franz Kafka (nel 1909 e nel 1913) e D. H.
Lawrence (nel 1912).
24 maggio 1915
L’Italia entra nella
prima guerra mondiale. La notte precedente l’Italia e tutti gli altri piroscafi, a seguito di ordini giunti per
telegrafo, sono stati fatti furtivamente tornare a luci spente nel cantiere di
Peschiera, dove vengono requisiti, verniciati di grigio ed armati; gli
equipaggi sono militarizzati ed il comando di ogni nave è affidato ad un
ufficiale della Regia Marina. Alcuni dei battelli vengono poi restituiti alla
compagnia, ma l’Italia, con altri
rimane invece requisito dalla Regia Marina, armato con tre cannoncini da 57 mm
e due mitragliere e divenendo la nave di bandiera del Comando Marina del Garda.
Successivamente l’Italia verrà anche cannoneggiato dalle
artiglierie austroungariche sistemate sulle montagne sopra Riva, senza però
essere colpito.
11 settembre 1916
Alle 22 l’Italia lascia il pontile adiacente Villa
Lucchini, a Limone del Garda, con a bordo centinaia di abitanti del paese
rivierasco: l’abitato viene evacuato, ed i limonesi vengono portati dall’Italia a Gargnano, Maderno e Gardone
Riviera, dove vivranno come profughi per il resto della guerra.
1918
L’Italia viene derequisito e, scaduta la
concessione dell’Impresa di Navigazione sul Lago di Garda, viene affidato dal
governo italiano, insieme al resto della flotta, alle Ferrovie dello Stato (per
conto del Ministero della Guerra).
1923
La gestione del
servizio di navigazione passa all’Ispettorato Generale delle Ferrovie, Tranvie,
Automobili del Ministero dei Lavori Pubblici.
L’Italia incagliato vicino a Campione nel giugno 1923 (da “La
navigazione sui laghi italiani – Lago di Garda” di Francesco Ogliari, Cavallotti
Editori, Milano 1987)
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10 giugno 1923
L’Italia s’incaglia malamente presso
Campione del Garda, ritrovandosi con la prua fuori dall’acqua e la poppa appena
sopra la superficie, e deve essere abbandonato a mezzo imbarcazioni. Viene poi
disincagliato e riparato.
1° marzo 1924
A seguito delle
perdite causate dalla cattiva gestione governativa, la concessione dei servizi
di navigazione sul Benaco vengono nuovamente appaltati, questa volta alla
Società Anonima per la Navigazione sul Lago di Garda, cui l’Italia passa insieme al resto della
flotta. L’Italia (con capienza
ridotta a 700 passeggeri) ed il più anziano Giuseppe
Zanardelli sono gli unici piroscafi
gardesani che non verranno demoliti o trasformati in motonavi sotto la nuova
gestione, che rinnoverà ed amplierà la flotta negli anni ’20.
22 ottobre 1925
L’Italia presenzia al varo della nuova
motonave ad elica Verona nel cantiere
di Peschiera, poi imbarca le autorità (il presidente della S. A. per la
Navigazione sul Lago di Garda ingegner Ernesto Canobbio, il vicepresidente ed
altri funzionari della società, le autorità comunali di Desenzano, il
colonnello del presidio ed altri ufficiali dell’esercito e dei carabinieri, il
sottoprefetto cavalier Carnevali ed il rappresentante del governo, nonché un
distaccamento di Balilla) e si reca a Salò, dove imbarca il deputato e gerarca
fascista Attilio Teruzzi, il deputato Alfredo Giarratana ed altri notabili (il
viceprefetto ed il questore di Brescia, il sindaco ed il sottoprefetto di Salò, il sindaco di
Gardone Riviera, il segretario della Camera di Commercio di Verona, il
colonnello Rossi del presidio di Peschiera ed altri funzionari pubblici e
privati). A bordo del battello si tiene un banchetto, poi parte degli ospiti
viene sbarcata a Salò, e gli altri a Peschiera.
Il piroscafo in navigazione
nel 1937 (da “La navigazione sui laghi italiani – Lago di Garda” di Francesco
Ogliari, Cavallotti Editori, Milano 1987)
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1942
Nonostante lo stato
di guerra, l’Italia prosegue nel
regolare servizio di linea tra Desenzano e Riva.
6 novembre 1944
L’Italia soccorre il piroscafo Giuseppe Zanardelli, incagliatosi davanti a Limone con 12 morti e 17 feriti
gravi a bordo dopo essere stato mitragliato da aerei angloamericani, e lo
disincaglia per poi rimorchiarlo in serata a Riva del Garda.
Pochi giorni dopo, a
causa del rischio costituito dagli attacchi aerei, il servizio di navigazione
sul lago viene sospeso.
L’affondamento e la rinascita
Anche l’Italia rimase vittima della triste
stagione degli attacchi aerei contro «targets of opportunity» nell’Italia
settentrionale tra l’autunno 1944 e la primavera 1945. Rispetto agli altri casi
di battelli attaccati da aerei angloamericani, tuttavia, il caso dell’Italia risulta difficilmente
giustificabile, considerato che il piroscafo era stato trasformato in nave
ospedale.
Il 12 gennaio 1945 l’Italia, requisito dall’ospedale militare
tedesco (Kriegslazarett) di Gardone Riviera, venne attaccato da cacciabombardieri
angloamericani.
Il battello,
ormeggiato al pontile di Sirmione con la prua rivolta a settentrione, benché
fosse contrassegnato quale nave ospedale con i simboli della Croce Rossa
dipinti a prua, a poppa, sui fianchi e sul tetto della timoniera ed avesse al
vento bandiere bianche con croce rossa, venne attaccato alle 10.40 da quattro
aerei statunitensi. I velivoli mitragliarono l’Italia, colpendolo con due raffiche, poi sganciarono otto o nove
bombe delle quali tre finirono in acqua ad una sessantina di metri dalla prua e
le altre ad una cinquantina di metri dalla poppa.
La prima raffica che
colpì il piroscafo ferì a morte il pilota Guerrino Ceccon, di San Nazario, di
57 anni – distintosi mesi prima nel salvataggio dello Zanardelli – che al momento dell’attacco era con il comandante
dell’Italia nella sala di seconda
classe del battello. Altri due uomini rimasero feriti: in modo leggero un
operaio, più seriamente un soldato di Sanità italiano che prestava servizio a
bordo della nave.
La cinquantina di
proiettili che crivellò l’Italia,
colpendolo ovunque compresa la macchina a vapore, scatenò, dopo circa mezz’ora,
un incendio che avvolse la cabina del comandante e la saletta fumatori (situata
sotto la timoniera); l’equipaggio dell’Italia
ed i militari di Sanità tedeschi si misero subito all’opera e, nel giro di
un’ora, riuscirono ad estinguere le fiamme, evitando che potessero estendersi
al resto della nave. Ciò non bastò, comunque, ad impedire la distruzione del
ponte di comando, delle due cabine sottostanti e delle scale che portavano al
ponte superiore.
Le croci rosse dipinte a
bordo per contrassegnare il battello come nave ospedale (da “La navigazione sui
laghi italiani – Lago di Garda” di Francesco Ogliari, Cavallotti Editori,
Milano 1987)
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Gli attacchi al
battello benacense non erano però finiti. Nei giorni seguenti il danneggiato Italia rimase ormeggiato a Sirmione,
nonostante le reiterate sollecitazioni, da parte della società proprietaria, a
farlo rimorchiare nel cantiere navale di Peschiera, in attesa che l’Auslader
Kommissar tedesco si decidesse ad ordinarne il trasferimento.
La situazione perdurò
fino al 18 gennaio, quando furono di nuovo i caccia angloamericani ad
intervenire ed a porvi la parola “fine”. Intorno alle nove del mattino,
velivoli alleati sganciarono varie bombe che caddero tutt’attorno all’Italia, senza colpirlo ma colpendo
(alcune di esse) i moli del porto, ed arrecando danni agli alberghi che i
comandi tedeschi avevano requisito e trasformato in ospedali. Il comandante
dell’Ortskommandatur di Sirmione, temendo che nuovi attacchi aerei contro l’Italia potessero danneggiare
ulteriormente gli ospedali, ordinò subito, senza perdere tempo ad interpellare
l’Auslader Kommissar, di far allontanare la nave dal porto di Sirmione.
Così fu fatto: in
mattinata l’Italia venne portato al
largo della Punta di Sirmione ed ivi ancorato.
Nel pomeriggio dello
stesso giorno, intorno alle 14, i timori del comandante dell’Ortskommandatur si
avverarono. Gli aerei angloamericani tornarono all’attacco e mitragliarono l’Italia, colpendolo anche sotto la linea
di galleggiamento; scoppiò un nuovo incendio, mentre la sentina si allagava. I
tentativi di contenere i danni risultarono vani, ed il più bel battello del
Garda affondò dopo qualche ora un chilometro a sudovest della Punta di
Sirmione, lasciando emergere solo l’estremità superiore del fumaiolo. Questa
volta non vi furono vittime.
Due immagini dell’Italia in fiamme a Sirmione dopo il
primo attacco aereo. Si notano le croci rosse dipinte a bordo (da “La navigazione
sui laghi italiani – Lago di Garda” di Francesco Ogliari, Cavallotti Editori,
Milano 1987)
L’Italia rimase sott’acqua per quattro
lunghi anni.
Poi, il 30 maggio
1949, ebbero inizio i lavori di recupero. Vi parteciparono i macchinisti
Adalberto Prospero e Giacinto Salandini, i motoristi Pietro Raffa, Remo
Visconti e Giovanni Loro, il pilota Carlo Prospero, il fuochista Sante Giovanni
Rossi, i palombari Giulio Rossi, Oscar Bettinazzi ed Assuero Bettinazzi e gli
operai Tullio Zuanelli, Eugenio Rigetti, Giuseppe Danieli e Giuseppe Vaccari,
sotto la direzione del viceispettore capo Achille Cincarini; nei lavori furono
impiegati quattro barconi ed il rimorchiatore Mincio. Sotto lo scafo furono tesi i cavi per il sollevamento, che
furono messi in tiro il 27 luglio 1949, contemporaneamente all’attivazione
delle pompe d’esaurimento; così lo scafo poté essere alzato di venti
centimetri, dopo di che fu costruito uno zatterone di contenimento per evitare
che le murate potessero essere sfondate. Dopo varie prove, lo scafo fu
progressivamente sollevato, sino ad emergere completamente il 24 settembre
1949. Il relitto di quella ch’era stata l’ammiraglia della flotta benacense fu poi
preso a rimorchio dallo Zanardelli –
che così gli restituì il “favore” fatto ad esso dall’Italia nel novembre 1944 – e portato al cantiere navale aziendale
di Peschiera, dove giunse alle 16 (essendo partito alle 13.20). L’Italia fu l’ultimo, tra i battelli
affondati dalla guerra nelle acque del Garda, ad essere recuperato.
Di seguito una sequenza che
mostra le fasi del recupero dell’Italia: dall’inizio dei lavori nel giugno 1949
alla completa riemersione nel settembre dello stesso anno (da “La navigazione
sui laghi italiani – Lago di Garda” di Francesco Ogliari, Cavallotti Editori,
Milano 1987)
Dopo lunghi lavori di
ricostruzione diretti dal capo tecnico Arnaldo Naldini, il piroscafo tornò in
servizio il 21 giugno 1952, compiendo un nuovo viaggio inaugurale con a bordo
il Ministro dei Trasporti Enrico Malvestiti.
Il 18 gennaio 1955 si
tenne la commemorazione del decennale dell’affondamento: l’Italia lasciò Desenzano e, mentre a bordo si cantavano l’Inno del
Piave e si suonavano altri dischi patriottici, che s’interruppero per lasciare
spazio alla lettura dell’ordine di servizio del 1945 e quello contemporaneo –
nel quale il commissari governativo Pietro Giuliani, nel ricordare i fatti del
1945, elogiava l’eroismo tenuto dal pilota Guerrino Ceccon, ucciso sull’Italia, nel mitragliamento dello Zanardelli –, si diresse a Sirmione,
dove le quattro bandiere della piccola gala furono ammainate a mezz’asta e
venne gettata in acqua una corona d’alloro, mentre la sirena dell’Italia fischiò per tre volte. Il
piroscafo proseguì poi per Sirmione (dove vennero sbarcati gli invitati),
Desenzano ed infine Peschiera.
Il relitto del piroscafo, rimorchiato
verso Peschiera, il 24 settembre 1949 (da “La navigazione sui laghi italiani –
Lago di Garda” di Francesco Ogliari, Cavallotti Editori, Milano 1987)
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L’Italia proseguì poi il suo servizio sul
Garda, con capienza ridotta a 600 passeggeri (325 posti a sedere, di cui 221 in
sala da pranzo al coperto, e 275 in piedi). Nuovi lavori di modifica lo
dotarono di due bar ed una pista da ballo, stravolgendone però il profilo,
mentre nel 1976 venne disarmato per essere trasformato in motonave. La macchina
a vapore venne rimossa e fu sostituita con due motori diesel MTU 183 TE 62 da 1497
CV complessivi con trasmissione idraulica del moto alle ruote; furono anche
modificate – purtroppo in peggio – le sovrastrutture, chiudendo il ponte
scoperto superiore con una veranda e sostituendo la timoniera (spostata inoltre
più a prua), che con il fumaiolo venne abbassata di un livello. Terminati i
lavori, l’Italia tornò in servizio il
17 luglio 1977.
L’ultimo
rimodernamento risale al 1999; nel 2009 la Navigazione Lago di Garda ha
festeggiato il centenario del piroscafo, ormeggiandolo per due giorni (9 e 10
maggio) a Desenzano e organizzando a bordo una mostra.
Ancor oggi l’Italia presta servizio sul Lago di
Garda.
L’Italia oggi (foto Franco Mottironi, da www.panoramio.com)
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