Il Bombardiere al largo di Ancona nel luglio 1942 (Coll. Aldo Fraccaroli
via Maurizio Brescia e www.associazione-venus.it)
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Cacciatorpediniere
della seconda serie della classe Soldati (1850 tonnellate di dislocamento
standard, 2153 in carico normale, 2475 a pieno carico).
Breve e parziale cronologia.
7 ottobre 1940
Impostazione nei
Cantieri Navali Riuniti di Ancona.
23 marzo 1942
Varo nei Cantieri
Navali Riuniti di Ancona.
15 luglio 1942
Entrata in servizio.
Ne assume il comando il capitano di fregata Giuseppe Moschini, suo primo ed
ultimo comandante.
Viene assegnato alla
XI Squadriglia Cacciatorpediniere e destinato a compiti di scorta dapprima nel
Mediterraneo orientale e poi sulle rotte della Tunisia.
Luglio 1942
Il Bombardiere viene danneggiato durante un
attacco aereo. Un locale di macchina viene allagato; il sottufficiale Emo
Bargellini, responsabile del locale, lo mette in sicurezza e mette in salvo i
due fuochisti che vi sono rimasti bloccati assieme a lui.
6 settembre 1942
Salpa da Taranto alle
due di notte insieme ai gemelli Geniere,
Fuciliere, Corsaro e Camicia Nera,
al più datato Freccia ed alla
torpediniera Pallade per scortare a
Bengasi il convoglio «N», composto dalle moderne motonavi Ravello e Luciano Manara.
Alle 10.40, al largo di Capo Santa Maria di Leuca, il convoglio «N» si
congiunge con il convoglio «P», proveniente da Brindisi con le motonavi Ankara (tedesca) e Sestriere e la scorta dei cacciatorpediniere Aviere, Lampo e Legionario e delle torpediniere Partenope e Pegaso: si forma così un unico grande convoglio, il «Lambda» (il
cui caposcorta è il CV Ignazio Castrogiovanni dell’Aviere), scortato anche da numerosi aerei della Regia Aeronautica e
della Luftwaffe.
Alle 15.40 il
convoglio, che in base agli ordini sta costeggiando la Grecia procedendo verso
sud, viene attaccato da aerosiluranti britannici (decollati da Malta) nelle acque
di Corfù. Quattro aerei vengono abbattuti dalla reazione della scorta, ma la Luciano Manara viene colpita a poppa da
un siluro: rimorchiata dal Freccia,
la motonave viene portata a poggiare su bassifondali nella baia di Arilla
(Corfù).
Al tramonto i convogli
«N» e «P» si dividono e procedono separati per tutta la notte nelle acque della
Grecia.
7 settembre 1942
All’alba i due
convogli tornano di nuovo insieme; le tre motonavi si dispongono in formazione
a triangolo (Ravello a dritta, Ankara a sinistra e Sestriere di poppa alle prime due), circondata tutt’intorno dalle
navi della scorta (tranne il Corsaro che
è a poppavia del convoglio); la scorta aerea è fornita da sette bombardieri
tedeschi Junkers Ju 88, cinque caccia italiani Macchi C. 200 ed un idrovolante
italiano CANT Z. 506.
Alle 8.23 il
sommergibile britannico Ultimatum
(tenente di vascello Peter Robert Helfrich Harrison) avvista a nordovest i
velivoli della scorta aerea, cui segue alle 8.35 la comparsa di alberature e
fumaioli del convoglio in avvicinamento su rilevamento 305°. Alle 8.40 l’Ultimatum inizia l’attacco, ed alle
9.21, nel punto 36°17’ N e 21°03’ E (45 miglia a sudovest dell’isola greca di
Schiza), lancia quattro siluri da 6400 metri contro il mercantile di coda. Uno
dei siluri esplode prematuramente, e gli altri vengono evitati dai mercantili
con la manovra; il Lampo (CC
Cuzzaniti) viene distaccato per dare la caccia al sommergibile. Dalle 9.36 alle
12.59 il Lampo lancia in tutto ben 83
bombe di profondità, delle quali nove (un pacchetto di quattro lanciato alle
10.56 ed uno di cinque gettato alle 12.58) esplodono molto vicine all’Ultimatum, mettendone fuori uso il
motore sinistro. Dopo aver danneggiato il battello avversario, il Lampo torna in formazione, mentre l’Ultimatum è costretto a rientrare a
Malta per riparare i danni subiti.
Il convoglio
prosegue. Durante la navigazione si verificano attacchi diurni, da parte di
bombardieri in quota statunitensi Consolidated B-24 “Liberator”, e notturni, da
parte sia di bombardieri che di aerosiluranti.
Alle 19.40 il
convoglio si scinde nuovamente: Ankara,
Bombardiere, Fuciliere, Lampo, Geniere e Partenope fanno rotta su Tobruk, mentre Sestriere, Ravello, Aviere, Corsaro, Camicia Nera, Pallade e Legionario dirigono per Bengasi.
Nella notte seguente
il convoglio diretto a Tobruk viene ripetutamente ed intensamente attaccato da
bombardieri: alle 2.14 dell’8 settembre il Fuciliere
viene danneggiato da bombe scoppiate vicino allo scafo ed è costretto a
lasciare la scorta ed a riparare a Creta, accompagnato dal Bombardiere. Il resto del convoglio giungerà a destinazione senza
altri danni.
18 novembre 1942
Scorta a Biserta,
unitamente al gemello Legionario ed
alla torpediniera di scorta Groppo,
le motonavi Viminale e Puccini cariche di truppe: benché attaccato
da sommergibili britannici al largo di Capo San Vito, il convoglio viene
mancato da tutti i siluri ed arriva in porto senza danni.
20 novembre 1942
Alle 21.15 Bombardiere (CF Giuseppe Moschini), Legionario ed il gemello Velite salpano da Biserta per scortare a
Napoli le motonavi da carico Monginevro
e Sestriere. Il viaggio si svolge
privo di eventi, all’infuori della ripetuta individuazione di vari sommergibili
nemici.
21 novembre 1942
Alle 14.35 il
sommergibile britannico Splendid (TV
Ian Lachlan Mackay McGeogh) avvista il convoglio italiano e manovra per
attaccare il Velite. Alle 15 lo Splendid, senza essere stato rilevato
dalla scorta italiana, lancia un siluro da 640 metri. Alle 15.04 – quando la
costa campana è già quasi in vista – il Velite
viene colpito dal siluro a poppa, restando immobilizzato e con la poppa
distrutta 18 miglia a sudovest di Ischia, nel punto 40°30’ N e 13°33’ E. Bombardiere e Legionario contrattaccano infruttuosamente con dieci bombe di
profondità, gettate due minuti dopo il siluramento ma solo a scopo
intimidatorio, non essendo stato possibile ottenere alcun contatto. Su ordine
del caposcorta, CF Corrado Tagliamonte, è il Bombardiere ad assistere e prendere a rimorchio il Velite, che può essere portato in salvo
a Napoli senza ulteriori problemi. Il convoglio giunge a Napoli alle 19.
6 dicembre 1942
In tarda serata il Bombardiere, insieme al resto della XI
Squadriglia (Aviere, Geniere e Corsaro) ed alla X Squadriglia Cacciatorpediniere (Maestrale, Legionario e Vincenzo Gioberti)
lascia Napoli di scorta alle moderne corazzate Littorio, Vittorio Veneto
e Roma (che formano la IX Divisione
Navale), delle quali è stato ordinato il trasferimento nella più sicura base di
La Spezia dopo che un bombardamento su Napoli, due giorni prima, ha
semidistrutto la VII Divisione Navale. Nell’uscire dal porto, un’elica del Bombardiere s’impiglia nelle ostruzioni
retali ed il cacciatorpediniere rimane bloccato a Napoli, dovendo così essere
sostituito dal più anziano Freccia.
L’affondamento
Nel gennaio 1943,
stante la crescente necessità di impiegare anche i cacciatorpediniere per
missioni veloci di trasporto truppe in Tunisia, il Bombardiere, come altre unità similari, fu trasferito in Sicilia.
L’unità ebbe però
modo di eseguire un’unica missione di trasporto truppe, con destinazione
Biserta.
A mezzogiorno del 17
gennaio 1943 il Bombardiere, al
comando del capitano di fregata Giuseppe Moschini, lasciò Biserta insieme al Legionario per tornare in Italia
scortando a Palermo la moderna motonave da carico Mario Roselli. La navigazione procedette senza problemi, il mare
era calmo, non ci furono attacchi nemici. L’arrivo a Palermo era previsto per
le 00.30 del 18 gennaio.
Era da poco passato
il tramonto, e la costa siciliana era già in vista, quando, poco prima delle
17.30, venne avvistata la scia di un siluro diretto contro il Bombardiere: l’aveva lanciato (alle
17.27 o 17.28, secondo l’equipaggio dell’United),
insieme ad altri tre (ad intervalli di undici secondi tra ogni siluro), il
sommergibile britannico United
(tenente di vascello John Charles Young Roxburgh). L’United, che si era silenziosamente avvicinato dopo aver avvistato
il convoglio, non aveva lanciato i suoi siluri contro il Bombardiere, bensì contro la Roselli,
ma le armi mancarono il bersaglio prescelto e si diressero invece verso il Bombardiere.
Il cacciatorpediniere
tentò di virare a dritta – il comandante Moschini, dopo aver avvistato la scia
del siluro ed aver ordinato “Tutta la barra a dritta”, si mise personalmente al
timone insieme al timoniere per virare più in fretta – per evitare il siluro,
ma invano: alle 17.22 l’arma esplose sotto la plancia, spezzando la nave in
chiglia, distruggendo la plancia stessa, parte della quale fu lanciata in mare,
e facendo scoppiare una caldaia. Il Bombardiere
si spezzò in due, ed il troncone poppiero affondò quasi immediatamente, alle
17.25, nel punto 38°15’ N e 11°43’ E (fonti italiane; per l’United 38°04’ N e 11°49’ E). (Sembra
esservi una discrepanza di alcuni minuti tra gli orari italiani e quelli
britannici).
Il comandante
Moschini, avendo visto che il timoniere era intrappolato nei rottami della
plancia – schiacciato tra la ruota del timone ed un’altra strumentazione –,
tentò in ogni modo di liberarlo, senza pensare a salvarsi, fino a trovare la morte
nel tentativo, quando la plancia dilaniata cadde in mare. La Medaglia d’oro al
Valor Militare onorò il suo ultimo gesto.
Pochi minuti dopo la
poppa, anche il troncone prodiero del Bombardiere
affondò tra le 24 e le 26 miglia a nordovest di Marettimo.
Subito dopo il
siluramento, il Legionario gettò in
mare a scopo intimidatorio cinque bombe di profondità da 30 kg, poi, dopo tre
minuti, ne gettò altre tre da 100 kg cui seguirono poi altre 15 bombe di
profondità “intimidatorie” da 30 kg. Dato però che l’United aveva lanciato da grande distanza – 3380 metri, al di fuori
della portata dell’ecogoniometro –, il Legionario
non riuscì a localizzare alcun contatto, e le bombe di profondità furono
sostanzialmente lanciate “a caso” (appunto a scopo intimidatorio, per impedire
all’United di tornare all’attacco) ed
esplosero lontane dal sommergibile, che non subì alcun danno.
Temendo che, se si
fosse fermato a recuperare i naufraghi, sarebbe stato silurato a sua volta, il Legionario non soccorse i superstiti del
Bombardiere, ma gettò in mare tutti
gli zatterini che possedeva – otto – perché i naufraghi della nave gemella
potessero usarli, e contattò Marina Trapani chiedendo l’invio di mezzi di
soccorso. Alle 18.45 il Legionario si
ricongiunse con la Mario Roselli, che
dopo l’affondamento del Bombardiere
era proseguita da sola, e riprese la sua missione di scorta (le due navi
giunsero a Palermo a mezzanotte ed un minuto del 18).
Subito dopo il
messaggio del Legionario, Marina
Trapani fece partire la piccola nave soccorso Capri e la corvetta Antilope
per soccorrere i naufraghi, e dirottò sul posto anche le corvette Artemide e Gabbiano che erano impegnate in un pattugliamento antisommergibile.
Non furono pochi gli
uomini che soccombettero prima dell’arrivo dei soccorsi: il capo
stereotelemetrista di prima classe Giuseppe Chiesa, gettato in mare
dall’esplosione e gravemente ferito, fu uno tra i primi, avendo rifiutato di
essere aiutato da un altro marinaio a raggiungere una zattera, rispondendo con
“Lasciatemi morire qui, non occupatevi di me, pensate agli altri più giovani e
più in gamba, io sono ferito e non ne vale la pena”.
Le poche zattere
erano sovraccariche, e molti uomini dovettero restare in acqua, aggrappati ai
bordi. Tra di essi il direttore di macchina, capitano del Genio Navale Eugenio
Amatruda, che dopo aver fatto il possibile per mettere in salvo i suoi uomini pur
avendo una gamba spezzata da una scheggia, ed aver abbandonato la nave tra gli
ultimi, morì durante la notte mentre era aggrappato ad uno zatterino. Era
invece a bordo di una zattera sovraffollata il sottocapo elettricista Giovanni
Peluso, che, mentre altri naufraghi cercavano di medicarlo, capì di stare per
morire e disse loro di non perdere tempo e ributtarlo in mare per fare spazio
sulla zattera a qualche naufrago che avesse più possibilità di salvarsi, tra
quelli che erano aggrappati fuoribordo: “Muoio. Buttatemi in mare. Lo so che
debbo morire. Date il mio posto ad altri. Ho la gamba rotta, non mi posso
salvare”. Anche il direttore del tiro, il tenente di vascello Emanuele Revello,
si sacrificò cedendo il suo posto sulla zattera sovraccarica ad un marinaio che
era arrivato dopo di lui.
Il direttore di
macchina Amatruda, il direttore del tiro Revello, il capo di prima classe
chiesa, il sottocapo Peluso, il tenente del Genio Navale Spartaco Amodio ed il
marinaio elettricista Ermanno Fugolin furono tutti decorati con la Medaglia
d’argento al Valor Militare, alla memoria.
Ricevettero la
Medaglia di bronzo al Valor Militare il comandante in seconda, capitano di
corvetta Giulio Contreas (a vivente), il capo meccanico di terza classe
Giovanni Caradonna (alla memoria) ed il secondo capo meccanico Armidoro Foggi
(alla memoria).
L’United, sceso in profondità dopo il
lancio, aveva sentito un’esplosione dopo due minuti e riteneva di aver colpito
la nave mercantile. Si trattava, per il comandante Roxburgh, del primo
successo. Mentre tentava di allontanarsi, il sommergibile rilevò due navi che
identificò come cacciatorpediniere (erano in realtà, probabilmente, Artemide e Gabbiano) e la cui accurata ricerca, pur non portando ad alcun
contatto, lo costrinse a restare immerso fino a notte; quando riemerse con il
buio, alle 22.24, il battello britannico aprì i portelli e poté così
riabbassare la pressione (che era salita, all’interno del sommergibile, durante
la caccia), ma avvistò subito un MAS nelle vicinanze e dovette reimmergersi
dopo aver trascorso un solo minuto in superficie e senza aver quindi avuto il
tempo per un ricambio di aria. La presenza dei MAS costrinse l’United a restare immerso fino alle 18.26
del 18 gennaio, cioè per 36 ore mezza: quasi il limite massimo della sua
autonomia in immersione. Su ordine di Roxburgh, ogni attività che producesse il
minimo rumore cessò, per evitare che aiutasse le navi italiane ad individuare
il sommergibile; la maggior parte dell’equipaggio si mise a letto, non avendo
niente da fare e per risparmiare aria. Dopo le prime due ore si era iniziato a
rilasciare ossigeno dalle apposite bottiglie Oxy, ma dato che l’United non aveva il PROTOSORB, una
sostanza per l’assorbimento di anidride carbonica, diversi uomini si erano
sentiti male per la mancanza di aria. Quando l’United riemerse, pressoché l’intero equipaggio manifestava sintomi
da avvelenamento da anidride carbonica, e lo stesso Roxburgh scrisse nel suo
rapporto che, per i primi minuti successivi all’emersione, le sue facoltà
mentali si erano notevolmente ridotte e sia lui che gran parte dell’equipaggio
erano stati malissimo (Roxburgh ebbe un tremendo mal di testa e vomitò), prima
di riprendersi grazie all’aria fresca.
Antilope, Artemide e Gabbiano recuperarono in tutto 19
sopravvissuti del Bombardiere, molti
dei quali feriti o semiassiderati, tra cui il comandante in seconda Contreas ed
un altro ufficiale. La Capri recuperò
30 naufraghi, compresi due ufficiali (uno dei quali morì però successivamente),
e 31 salme.
Alla fine i
superstiti furono 3 ufficiali e 45 tra sottufficiali e marinai, su un
equipaggio di 223 uomini. Risultarono morti o dispersi, oltre al comandante
Moschini, 8 ufficiali e 166 tra sottufficiali, sottocapi e marinai.
I caduti:
Claudio Agosta, marinaio elettricista,
disperso
Salvatore Aguanno, marinaio fuochista,
disperso
Adolfo Mario Albericci, sottocapo radiotelegrafista,
disperso
Oreste Alchera, marinaio, disperso
Gaetano Altamura, marinaio fuochista, disperso
Eugenio Amatruda, maggiore del Genio Navale,
disperso
Vito Amato, sottocapo radiotelegrafista,
disperso
Spartaco Amodio, tenente del Genio Navale,
deceduto per le ferite il 28.1.1943
Gaetano Andaloro, marinaio fuochista, disperso
Antonio Angelillis, marinaio, disperso
Raimondo Aresu, capo cannoniere di prima
classe, deceduto
Franco Baldi, marinaio cannoniere, disperso
Annibale Barca, mariaio cannoniere, deceduto
Nilo Baroncini, marinaio silurista, deceduto
Araldo Bartolozzi, marinaio motorista,
disperso
Luciano Battisti, marinaio fuochista, disperso
Bruno Becucci, marinaio fuochista, deceduto
Luigi Berchio, marinaio torpediniere, disperso
Francesco Bernini, marinaio fuochista,
disperso
Lorenzo Bevilacqua, sergente S. D. T.,
disperso
Germanio Bizzarri, marinaio cannoniere,
deceduto
Lauro Boccolari, secondo capo cannoniere,
disperso
Angelo Boesso, sottocapo cannoniere, disperso
Antonio Bomboi, marinaio, disperso
Luigi Bonifacino, marinaio cannoniere,
disperso
Michele Borrelli, sottocapo cannoniere,
disperso
Antonio Bossetti, secondo capo
radiotelegrafista, disperso
Domenico Briganti, marinaio cannoniere,
deceduto
Alfredo Bucci, sottocapo S. D. T., disperso
Luigi Buovolo, marinaio radiotelegrafista,
disperso
Lino Buson, marinaio fuochista, disperso
Giovanni Cabizza, marinaio fuochista, disperso
Giorgio Cacioli, marinaio motorista, disperso
Armando Caggiano, marinaio, disperso
Pippo Campisi, sottocapo segnalatore, disperso
Giuseppe Capolingua, marinaio cannoniere,
disperso
Giovanni Caradonna, capo meccanico di terza
classe, deceduto
Francesco Carbone, sottocapo cannoniere,
disperso
Giuseppe Carciolo, sottocapo elettricista,
disperso
Rodolfo Cardella, marinaio, disperso
Giovanni Carino, marinaio fuochista, disperso
Vincenzo Caruso, marinaio S. D. T., deceduto
Elia Castellani, sottocapo silurista, deceduto
Pietro Ceraolo, marinaio nocchiere, deceduto
Giuseppe Chiesa, capo S. D. T. di seconda
classe, deceduto
Gaetano Cicatelli, marinaio cannoniere,
disperso
Paolo Cisternino, marinaio cannoniere,
deceduto
Vincenzo Colantonio, sottotenente medico,
disperso
Gino Colombo, sottocapo meccanico, disperso
Tommaso Columbo, marinaio fuochista, disperso
Francesco Cordova, marinaio nocchiere,
disperso
Sauro Corrias, marinaio fuochista, disperso
Giuseppe Corso, marinaio cannoniere, disperso
Giuseppe Costa, marinaio elettricista,
disperso
Oronzo Costa, sottocapo radiotelegrafista,
disperso
Pasquale Cozzolino, marinaio, disperso
Luigi Crespi, marinaio cannoniere, disperso
Antonio D’Adamo, marinaio cannoniere, disperso
Arturo D’Amico, marinaio S. D. T., disperso
Mario Benedetto D’Andrea, marinaio fuochista,
disperso
Francesco D’Arrigo, marinaio, disperso
Dino Dazzi, marinaio fuochista, disperso
Giampietro De Agostini, sottocapo
elettricista, deceduto
Leandro De Luigi, marinaio silurista, disperso
Giuseppe De Somma, sottocapo cannoniere,
deceduto
Antonio Di Candido, marinaio, disperso
Giuseppe Di Domenico, sergente elettricista,
disperso
Giuseppe Di Giacomo, sergente cannoniere,
disperso
Saverio Di Maio, marinaio cannoniere, disperso
Rosario Di Marco, sottocapo cannoniere,
deceduto
Nicola Di Mola, marinaio torpediniere,
deceduto
Leonardo Diana, marinaio fuochista, disperso
Rocco Elia Draicchio, marinaio cannoniere,
deceduto
Remo Duvia, marinaio cannoniere, disperso
Luigi Elia, marinaio fuochista, disperso
Riccardo Ercolano, marinaio radiotelegrafista,
disperso
Sebastiano Failla, marinaio, deceduto
Giuseppe Fassari, marinaio, deceduto
Renzo Favro, marinaio fuochista, disperso
Giovanni Ferrarese, marinaio fuochista,
disperso
Antonio Ferretti, sottocapo cannoniere,
deceduto
Giovanni Fiumani, marinaio nocchiere, disperso
Agostino Foggi, marinaio elettricista,
deceduto
Armidoro Foggi, capo meccanico di seconda
classe, disperso
Cateno Foti, marinaio, disperso
Gerardo Gallo, sottocapo cannoniere, disperso
Michele Gellon, sottocapo meccanico, deceduto
Severino Ghigna, marinaio cannoniere, deceduto
Giovanni Ghiso, marinaio fuochista, deceduto
Giovanni Gialdini, secondo capo silurista,
deceduto
Cosimo Giancipolli, secondo capo meccanico,
disperso
Giuseppe Giannoccaro, sottocapo cannoniere,
deceduto
Salvatore Gibilisco, marinaio cannoniere,
disperso
Gaetano Graziano, marinaio fuochista, disperso
Donato Grieco, marinaio nocchiere, deceduto
Norino Grillo, sottocapo fuochista, deceduto
Rolando Guareschi, sottocapo meccanico,
disperso
Francesco Iervolino, sottocapo cannoniere,
disperso
Renato Lamberti, sottocapo cannoniere,
disperso
Primo Laurenti, marinaio cannoniere, disperso
Beniamino Ledda, sottocapo segnalatore,
disperso
Natale Lo Conte, marinaio cannoniere, deceduto
Edoardo Locatelli, marinaio cannoniere,
disperso
Angelino Lucchesi, marinaio, disperso
Gaetano Marino, cannoniere, disperso
Antonio Marsilio, marinaio cannoniere,
disperso
Andrea Mele, tenente del Genio Navale,
deceduto
Aldo Montaiuti, marinaio, disperso
Pasquale Montanaro, marinaio, disperso
Benedetto Monte, marinaio cannoniere, disperso
Diego Mortola, marinaio, disperso
Giuseppe Moschini, capitano di fregata
(comandante), disperso
Marcello Munaro, sottocapo meccanico, deceduto
Andrea Nuccio, marinaio, deceduto
Enzo Orrico, marinaio, deceduto
Franco Pace, meccanico, deceduto
Luca Pagnozzi, marinaio cannoniere, disperso
Paride Palmieri, sergente meccanico, disperso
Pellegrino Papa, marinaio cannoniere, disperso
Aldo Parenti, secondo capo meccanico, disperso
Giovanni Passarin, marinaio S. D. T., disperso
Giovanni Peluso, sottocapo elettricista,
disperso
Giuseppe Perrotta, marinaio fuochista,
disperso
Giovanni Pes, marinaio segnalatore, disperso
Giuseppe Petrone, marinaio cannoniere,
disperso
Fabiano Petrosillo, marinaio, disperso
Bruno Petruzzi, motorista, disperso
Umberto Piacenti, marinaio S. D. T., disperso
Leopoldo Piccioni, capo radiotelegrafista di
terza classe, disperso
Ettore Pignotti, marinaio elettricista,
disperso
Vincenzo Pilato, marinaio nocchiere, deceduto
Evaristo Pintucci, marinaio cannoniere,
disperso
Pietro Piras, marinaio fuochista, deceduto
Matteo Poggio, marinaio cannoniere, disperso
Francesco Popesso, marinaio, disperso
Francesco Puleo, marinaio segnalatore,
disperso
Giuseppe Puletto, sergente cannoniere,
disperso
Gaetano Rana, marinaio, deceduto
Carlo Ravizza, secondo capo cannoniere,
disperso
Raoul Renucci, sottocapo furiere, disperso
Emanuele Revello, tenente di vascello,
disperso
Evres Ricci, marinaio cannoniere, disperso
Angelo Ruocco, marinaio fuochista, disperso
Giovanni Russo, marinaio, disperso
Saverio Saffioti, marinaio fuochista, deceduto
Giacomo Salvi, marinaio fuochista, disperso
Gino Sambo, capo meccanico di seconda classe,
disperso
Domenico Sangiovanni, marinaio silurista,
deceduto
Mario Scano, capo silurista di prima classe,
disperso
Elio Scotti, marinaio, disperso
Giovanni Sferco, marinaio, deceduto
Filippo Spagnolo, marinaio fuochista, deceduto
Salvatore Spano, marinaio fuochista, disperso
Vittorio Squillaci, sottotenente di vascello,
deceduto
Agostino Suigo, marinaio fuochista, deceduto
Leo Tagliati, marinaio fuochista, disperso
Renzo Taliani, marinaio cannoniere, disperso
Guido Talli, marinaio cannoniere, disperso
Michelangelo Tancorra, marinaio S. D. T.,
disperso
Otello Telletti, marinaio elettricista,
disperso
Giovanni Toso, sergente cannoniere, disperso
Natale Trevisan, secondo capo
radiotelegrafista, disperso
Alfonso Tufano, marinaio cannoniere, disperso
Gennaro Valanzano, marinaio, disperso
Torquato Vercelli, marinaio fuochista,
disperso
Bruno Verda, sottocapo cannoniere, disperso
Andrea Vermiglio, marinaio nocchiere, disperso
Enrico Viani, tenente di vascello, deceduto
Mario Vigorelli, marinaio fuochista, disperso
Elvezio Vischi, marinaio cannoniere, disperso
Catello Vitiello, marinaio, disperso
Aldo Zane, marinaio, deceduto
Francesco Zeraudo, capo segnalatore di terza
classe, disperso
Archimede Zucchelli, marinaio cannoniere,
disperso
La motivazione della
Medaglia d’oro al Valor Militare conferita alla memoria del capitano di fregata
Giuseppe Moschini, nato a Sant’Elpidio a Mare il 17 giugno 1903:
“Comandante di
altissime qualità morali ed intellettuali, di esempio a tutti in ogni
circostanza per generoso slancio e solida preparazione professionale,
profondeva durante il conflitto, le molteplici capacità acquisite in pace ed in
guerra di osservatore di aereo e di pioniere degli aerosiluranti, di valoroso
ufficiale sommergibilista e palombaro, e di brillante tecnico di artiglieria e
di armi subacquee.
Comandante di cacciatorpediniere di scorta ad importante convoglio, in un momento del conflitto in cui le missioni intraprese erano con quasi costante certezza votate a glorioso sacrificio sotto l'infuriare della preponderanza aerea e navale avversaria, conduceva la sua nave con l'abituale serena perizia attraverso le insanguinate rotte del Canale di Sicilia. Fatto segno a lancio di siluri da parte di sommergibile avversario, vista l'immediatezza del pericolo, si portava di persona presso il timone onde rendere più rapida la contromanovra. Colpita irrimediabilmente l'unità, che si divideva in due, incurante della propria esistenza dedicava gli ultimi istanti della sua operosa vita per salvare il timoniere rimasto imprigionato nelle lamiere contorte della plancia divelta.
Nell'altruistico slancio trovava eroica morte inabissandosi con l'unità e lasciando luminoso esempio di generoso altruismo e di elevate virtù militari.
Canale di Sicilia, 17 gennaio 1943”
Comandante di cacciatorpediniere di scorta ad importante convoglio, in un momento del conflitto in cui le missioni intraprese erano con quasi costante certezza votate a glorioso sacrificio sotto l'infuriare della preponderanza aerea e navale avversaria, conduceva la sua nave con l'abituale serena perizia attraverso le insanguinate rotte del Canale di Sicilia. Fatto segno a lancio di siluri da parte di sommergibile avversario, vista l'immediatezza del pericolo, si portava di persona presso il timone onde rendere più rapida la contromanovra. Colpita irrimediabilmente l'unità, che si divideva in due, incurante della propria esistenza dedicava gli ultimi istanti della sua operosa vita per salvare il timoniere rimasto imprigionato nelle lamiere contorte della plancia divelta.
Nell'altruistico slancio trovava eroica morte inabissandosi con l'unità e lasciando luminoso esempio di generoso altruismo e di elevate virtù militari.
Canale di Sicilia, 17 gennaio 1943”
Il capitano di fregata Giuseppe Moschini (da www.movm.it) |
La motivazione della
Medaglia d’argento al Valor Militare conferita alla memoria del capitano del
Genio Navale Eugenio Amatruda, nato a Crotone il 2 luglio 1908:
«Direttore di macchina
di cacciatorpediniere di scorta a convoglio proveniente dall'Africa
settentrionale, si prodigava al massimo delle sue forze per la riuscita della
manovra di disimpegno della nave fatta segno al lancio di siluro da parte di
sommergibile nemico in agguato. Colpito irrimediabilmente il cacciatorpediniere
da siluro che provocava lo scoppio delle caldaie, cooperava alla salvezza del
superstite personale di macchina, malgrado avesse una gamba spezzata da
scheggia. Raccolto sanguinante e privo di forze, acconsentiva a lanciarsi in
mare fra gli ultimi, dolente, più che per le gravi ferite, per non essere in
grado di dare ancora la sua valida opera per la salvezza della nave prossima ad
affondare. Si spegneva serenamente durante la notte, stando aggrappato ad uno
zatterino, dopo aver raccomandato ad altro ufficiale naufrago la sorte dei suoi
uomini. Fulgido esempio di sentimento del dovere e di spirito di sacrificio.
Canale di Sicilia, 17
gennaio 1943»
Il capitano del Genio Navale Eugenio Amatruda |
L’attacco al Bombardiere nel diario di Anton Mutrie
Frank, ufficiale dei Commandos che si trovava a bordo dell’United durante quella missione (per g.c. del figlio Simon Frank):
“(…) We just settle
down after the alarm when a second one goes – a fast merchant ship [la Roselli, nda] escorted by 2 destroyers [Bombardiere e Legionario] – We manoeuvre into position and at 1728hrs four
torpedoes are fired – amid great excitement in the control room – one hits! The
merchant ship (4000 tonner) which we later believe to have been sunk [in
realtà, ad essere stato colpito era il Bombardiere,
nda].
We then turn to dive
and get out of the way but something is wrong with the trim and it takes us
about five minutes to get down to 120ft where we dodge around –The heat is
turned on – to the tune of 25 depth charges or so but we manage to keep fairly
well away – great tenseness in the control room – everybody sitting and waiting
on Asdic operators words – however the heat is not too bad – In the approach,
Captain stalks up and down very excitedly – strips torn off right and left but
everybody cheerful as the hit is registered – the Captain’s fist since he has
taken command – We are now at 70ft dodging about trying to get past the two
destroyers which now are blocking our way to the south.
Depth charges close
make the boat rattle and shudder somewhat, but, are not too frightening – I
imagine if one scores a hit you would know very little about it – the nearest
we have had was approximately 1/2 mile away – seems rather different to the top
end – Got my clothes filthy in the control room – Felt very excited as we
approached our prey and fired – pressure on ear drums as torpedoes are fired –
4 at 11 seconds intervals – 2 minutes pause before hit scored – you hear the
torpedo (kipper) hit the ship and then the explosion – we have no food as yet
but are waiting low until we can surface and recharge our batteries – still in
slightly hot spot – at 2015hrs – heading north to get out of the way of the two
destroyers – Ship thought to be one that is specially fitted out for carrying
tanks and trains (Ankara) 4000 tons
but cannot be identified in Talbot Booth (Merchant Ships by E C Talbot–Booth,
Lloyds, Book of Ports and Shipping) [infatti non si trattava della motonave
tedesca Ankara, come si pensava sull’United, bensì della Mario Roselli, che, essendo stata costruita durante la guerra, non
poteva essere contenuta nel manuale di riconoscimento. Per singolare
coincidenza, l’Ankara andò perduta,
saltando su una mina, proprio il giorno successivo a quello dell’affondamento
del Bombardiere.]
Still lying quiet and
idle at 2020hrs – hope this clearing soon, but am glad that we had a shot at a
ship was feeling slightly disappointed at returning from patrol without
anything achieved – am now quite satisfied – Closing down temporarily at
2022hrs – Dark red lights in the control room – strained eager eyes shaggy
beards dirty men – scruffy faces – filthy clothes, voices calling – odd cries –
but somehow it all works out and a hit was scored.
1727 1/2hrs –
Torpedoes fired. Shut off for depth charges (120ft trying)
2224hrs – Surfaced
2226hrs – Klaxon –
dived again – got pressure out of boat (2 inches) 47 depth charges
0425hrs – E–Boat
hunting – transmitting
0800hrs – Convoy
overhead
0933hrs – A/S
Schooner sighted (heard on Asdic first)
1826hrs – Surfaced
1727 1/2hrs –
Torpedoes fired. Shut off for depth charges (120ft trying)
2224hrs – Surfaced
2226hrs – Klaxon –
dived again – got pressure out of boat (2 inches) 47 depth charges
0425hrs – E–Boat
hunting – transmitting
0800hrs – Convoy
overhead
0933hrs – A/S
Schooner sighted (heard on Asdic first)
1826hrs – Surfaced
1923hrs – Dived
1951 1/2hrs –
Surfaced
2110hrs – Floating
mine on starboard beam 3 bombs during daytime
Target presented
itself very quickly and the whole show was over in about 1/2hour –
We can now sail into
Valletta with one Jolly Roger flying.
We try to surface at
2220hrs but get put down within 2 minutes by an E–Boat lying with its engines
off 1/2 mile away.
Captain then decides
to stay down throughout the night and next day as we are being chased around
and cannot surface – 2 destroyers and MTBs follow us about – We attempt to go
North but they beat us to it – No hot drinks – cold salmon and biscuits –
Captain stayed in control room all the night – self slept very well from
2200hrs to 0400hrs 18th – Continual activity – all through the night – We
cannot refill the tubes as it would use too much oxygen – men lie quiet and
still – lights off. – A few biscuits for breakfast at 0500hrs – I was meant to
go on Asdic watch at 1400hrs 17th but do not get a chance until 1000hrs 18th.
Duckett and Edwards on all through the night – Atmosphere somewhat stuffy in
the morning – I do a 3 hour Asdic watch 0900hrs to 1200hrs nothing much happens
– I pick up a Schooner and an E–Boat – everybody lying quiet – A few biscuits and
some butter and sausages and bread at 1000hrs – lime juice – Atmosphere growing
worse – oxygen let in every 1 hour, great relief –
Personally do not
feel too bad but some people do.
This endures through
the afternoon with the atmosphere getting worse – breathing now in pants and
uncomfortable – more oxygen given – 1/2 hourly reading of the batteries which
are getting somewhat low – I go on Asdic watch 1600hrs – 1800hrs – reckon I
found E–Boats and they turn out to be fish!! Diving stations 1800hrs – some
people in bad way sick and headaches.
Self do not feel too
bad – head aching but nothing worse – Pilot is out – we surface at 1830hrs
having been dived for 36hrs 20mins – a record for this class of submarine.
Pressure 2 inches
when lid lifted – Captain and Coombs promptly sick in the bridge – Everybody
below has terrific headaches – several people sick. Generator pours white smoke
into conning tower – Atmosphere gradually clears and people take turns to stand
in control room and get some fresh air – all have same symptoms – headache
(violent) and sickness – self had a good shit and wash and brush up and feel
quite OK. Headache passing away fairly rapidly – feel extremely hungry now. –
crew much relieved but take quite a while to recover –
Some are still sick
at 1930hrs when most people have recovered though it is a record, I have no
wish to try and break it in the future – perhaps I did not realise how bad we
were – at 1800hrs – could probably have gone on for another 4 – 6hrs –
breathing sharp and uneasy –
During the day
everybody had to lie quiet and do no more than was necessary – this to save
oxygen and lengthen our time under water.
I wonder that some
means of supplying air has not been devised for submarines before this.
Cpl Butcher and
myself seem to have come through this endurance test better than any of the
crew – 1 officer was out and one or two also of the crew – perhaps it is our
comparative fitness though I am quite sure that I am hardly fit at all.
We had 47 depth
charges at us none very near and during the afternoon before an aeroplane had
the nerve to bomb us – This more or less completes my round of submarine
experience and the voyage on looking back has been somewhat more eventful than
one wants – a pity that we never had a shot at the railway train – The two
minutes up took off the pressure and saved us for we would otherwise have never
lasted the 36hrs. 1826hrs – 18th surfaced 0600hrs – 17th dived. (…)”
Grazie mille!
RispondiEliminaFinalmente a 51 anni son riuscito a conoscere qualcosa circa le vicissitudini vissute da mio zio (marinaio Diego Mortola) e compagni caduti nei suoi ultimi giorni
G.B. Musante
Ho trovato il nome di un mio parente, marinaio cannoniere Elvezio Vischi, che sapevo disperso. Mi fu detto che era imbarcato sulla Perseo, ma non riuscivo a trovare niente. Grazie
RispondiEliminaIl sottufficiale Emo Bargellini classe 1922 è tuttora in vita e fà parte del Gruppo A.N.M.I. di Crema. Recentemente ha ricevuto la "Medaglia d'Onore della Presidenza del Consiglio" dovuta ai soldati Italiani Internati in Germania dopo l'8 settembre.
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RispondiEliminaMio zio Annibale Barca, perito in quell'episodio bellico, risulta tra i deceduti e non tra i dispersi. Questo significa che il suo corpo fu recuperato. Però non fu mai restituito alla famiglia. Chi può aiutarmi a ritrovare le sue spoglie mortali? Dove possono essere state seppellite? Io sono nato nel 1958, ma porto il suo nome in sua memoria
RispondiEliminaBuongiorno,
Eliminala cosa migliore sarebbe di contattare Onorcaduti: onorcaduti@onorcaduti.difesa.it
Grazie mille per l'informazione, proverò
RispondiEliminaBuongiorno, ho finalmente ricostruito il decesso del mio prozio Spartaco Amodio. Grazie mille per la ricostruzione. Stefano Amodio
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