lunedì 26 gennaio 2015

Bainsizza


Il Bainsizza (g.c. Mauro Millefiorini via www.naviearmatori.net)

Piroscafo da carico da 7933 tsl e 4965 tsn, lungo 136,2 metri, largo 17,7 e pescante 8,93, con velocità 10 nodi. Appartenente alla Società Anonima Parodi, con sede a Genova, ed immatricolato al 1663 del Compartimento Marittimo di Genova.

Breve e parziale cronologia.

12 aprile 1930
Varato nello Stabilimento Tecnico Triestino di Trieste (numero di cantiere 779).
1930
Completato per la Società Anonima Emanuele Vittorio Parodi, di Genova.
Giugno 1934
Nel porto di Genova, il personale addetto allo scaricamento del Bainsizza rivendica un record mondiale nella velocità di scaricamento, scaricando 10.001 tonnellate di carbone in 23 ore e 43 minuti.
1935
Il Bainsizza, insieme ad altri mercantili come le navi cisterna Riva Sarda, Riva Ligure e Luisiano ed i piroscafi Provvidenza ed Ircania nonché alla portaidrovolanti Giuseppe Miraglia, viene impiegato nel trasporto di materiali per conto della Regia Aeronautica da Napoli a Massaua e Mogadiscio, nell’ambito delle operazioni di occupazione dell’Etiopia. Le navi formano il Reparto Tappa Africa Orientale.
7 novembre 1935
Salpa da Napoli diretto a Massaua con a bordo 50 tra bombardieri e ricognitori nonché un consistente quantitativo di materiali della Regia Aeronautica.
Gennaio-febbraio 1937
Durante la guerra civile spagnola, compie alcuni viaggi per conto delle Ferrovie dello Stato, trasportando truppe e materiali del Corpo Truppe Volontarie. La nave (come altri trenta piroscafi), non essendovi grande disponibilità di mercantili noleggiabili per trasportare rifornimenti, effettua i due trasporti in Spagna nel corso di viaggi di andata, altrimenti scarica, verso l’Europa settentrionale: parte dall’Italia, scarica i rifornimenti in Spagna e prosegue in zavorra sino in Nordeuropa, dove imbarca carbone per conto dell’Azienda Monopolio Carboni. Per il viaggio sino in Spagna, vengono imbarcati alcuni uomini della Regia Marina per mantenere le comunicazioni e compiere le segnalazioni, ed il comando della nave viene assunto da un ufficiale di Marina; i piroscafi compiono il viaggio da soli od a coppie, con la scorta di incrociatori leggeri o cacciatorpediniere della II Squadra sino al meridiano di Malaga od allo stretto di Gibilterra, poi di navi da guerra del gruppo «Quarto» (esploratori Quarto ed Aquila, torpediniera Audace) di base a Tangeri, che vigilano sulle rotte di accesso a Cadice.
5 luglio 1940
Requisito dalla Regia Marina, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
27 luglio 1940
Partecipa all’operazione «Trasporto Veloce Lento» salpando da Napoli per Tripoli alle 5.30, in convoglio con i piroscafi Maria Eugenia e Gloriastella e le motonavi Città di Bari, Mauly, Francesco Barbaro e Col di Lana, scortate dalle torpediniere Orsa, Procione, Orione e Pegaso (IV Squadriglia Torpediniere) e dai cacciatorpediniere Maestrale, Grecale, Libeccio e Scirocco della X Squadriglia (forniscono inoltre supporto a distanza, nelle giornate del 30 e 31 luglio e del 1° agosto, anche aliquote delle forze da battaglia, con 5 incrociatori pesanti, 6 incrociatori leggeri e 15 cacciatorpediniere).
30 luglio 1940
Intorno alle 14 il convoglio cui appartiene il Bainsizza viene attaccato, circa 20 miglia a sud di Capo dell’Armi, dal sommergibile britannico Oswald (capitano di corvetta David Alexander Fraser), che lancia alcuni siluri contro il Grecale: il cacciatorpediniere riesce però a schivare le armi.
1° agosto 1940
Alle 9.45 tutte le navi del convoglio raggiungono Tripoli senza danni.
4 settembre 1940
Il Bainsizza parte da Tripoli alle 8.30 insieme al piroscafo Achille e raggiunge Napoli e Palermo scortato dalla torpediniera Procione.
15 ottobre 1940
Lascia Tripoli alle 5.30 e rientra a Palermo insieme al piroscafo Castelverde ed alla motonave Tergestea, con la scorta della torpediniera Sagittario.
21 ottobre 1940
Salpa da Napoli alla volta di Tripoli.
25 ottobre 1940
Arriva a Tripoli.
19 dicembre 1940
Parte da Napoli a mezzogiorno insieme al piroscafo Aquitania ed alle motonavi Assiria e Rialto e con la scorta della torpediniera Clio.
21 dicembre 1940
Alle 13.13, una quarantina di miglia a nord delle Kerkennah, il convoglio viene attaccato da un aereo britannico, che dopo aver seguito le navi per dieci minuti restando fuori tiro si butta in picchiata sull’Aquitania ma viene abbattuto dalla Clio prima di poter sganciare le proprie bombe.
Il velivolo è decollato dalla portaerei britannica Illustrious, che, in mare per un’altra operazione britannica, ha lanciato una dozzina di aerei contro due convogli italiani avvistati dai ricognitori.
22 dicembre 1940
Il convoglio arriva a Tripoli.
11 febbraio 1941
Parte da Tripoli alle 8.30 in convoglio con i piroscafi Sabaudia e Motia e la nave cisterna Utilitas e la scorta dell’incrociatore ausiliario Attilio Deffenu (capitano di fregata Angelo Coliolo) e dell’anziana torpediniera Giuseppe Missori per rientrare a Palermo e Napoli. Sabaudia, Bainsizza e Deffenu formano poi un convoglio a sé.
Alle 13.10 il sommergibile britannico Truant (capitano di corvetta Hugh Alfred Vernon Haggard) avvista il convoglio a 11.000 metri, su rotta 330°, e dopo essersi avvicinato sino a 4150 metri, alle 14.45 (rapporto del Deffenu; le 14.11 in quello del Truant), nel punto 33°32’30” N e 12°56’ E (fonti italiane; fonti britanniche: 33°36’ N e 12°53’ E, circa 45 miglia a nord-nord-ovest di Tripoli), il emerge a 700 metri per 45° dalla prua del Deffenu (che si trova in quel momento un chilometro a sinistra dei due mercantili) ed apre il fuoco contro il Bainsizza. Il Deffenu reagisce aprendo il fuoco con il proprio cannone prodiero contro il battello nemico, poi anche il Bainsizza (che dopo la quinta salva del sommergibile accosta per allontanasi seguito dal Sabaudia, che diventa il nuovo bersaglio a causa del cambio di posizione) apre il fuoco con il proprio armamento contro il Truant, e l’unità britannica, dopo aver sparato in tutto dodici salve, è costretta a tornare rapidamente ad immergersi (alle 14.16, secondo l’orario britannico). Concluso l’attacco il capitano di fregata Coliolo del Deffenu, considerata la bassa velocità del convoglio e temendo un nuovo attacco da parte del sommergibile una volta che sia calato il buio (in realtà il Truant si prepara ad attaccare l’incrociatore ausiliario con il siluro già poco dopo la fine dello scontro, ma non lancia perché il Deffenu non si avvicina abbastanza, così che alle 14.26 rinuncia ad attaccare), decide di rientrare a Tripoli.
Alle 16.30, nel punto 33°46’ N e 12°57’ E (una sessantina di miglia a nord-nord-ovest di Tripoli), il Truant rileva nuovamente all’idrofono i rumori delle eliche delle navi italiane, che avvista alle 16.34 a 6000 metri per 300°, su rotta 118°. Alle 17.09, visto che il Deffenu è ben lontano sulla dritta (Bainsizza e Sabaudia stanno zigzagando, mentre due idrovolanti sorvolano il convoglio), il Truant lancia tre siluri, da 1800 metri, contro il Bainsizza, la nave più grande.
Alle 17.10 un aereo italiano sopraggiunto dieci minuti prima avvista le scie dei siluri ed il Truant stesso: l’aereo mitraglia e bombarda il sommergibile, mentre il Deffenu, dopo essere stato mancato di poco da due dei siluri durante l’accostata, si porta nella direzione di provenienza dei siluri ed attacca il Truant prima coi cannoni e poi, alle 17.20, con il lancio di sei bombe di profondità. Vengono viste emergere parecchie bolle d’aria, ma in realtà il sommergibile (sceso a 45 metri dopo aver subito qualche lieve danno) non è affondato.
12 febbraio 1941
Bainsizza, Sabaudia e Deffenu arrivano a Tripoli alle 23.30.
13 febbraio 1941
Il convoglio riparte per raggiungere Napoli.
16 febbraio 1941
Bainsizza, Sabaudia e Deffenu arrivano infine a Napoli alle 15.30.
2 maggio 1941
Parte da Trapani alla volta di Tripoli insieme ai piroscafi tedeschi Brook e Tilly M. Russ, alla nave cisterna Sanandrea ed al rimorchiatore tedesco Max Barendt, con la scorta delle torpediniere Polluce, Centauro, Clio e Generale Carlo Montanari e dell’incrociatore ausiliario RAMB III.
Alle 16.23 il sommergibile britannico Upright (tenente di vascello Russell Stanhope Brookes) avvista fumi su rilevamento 260°, in posizione 33°59’ N e 12°01’ E, e dopo aver accostato per avvicinarsi avvista alle 16.38 il convoglio di cui fa parte il Bainsizza, una cinquantina di miglia a sudest delle secche di Kerkennah. Alle 16.52, tuttavia, a causa dell’inesperienza del comandante Brooke, l’Upright si viene a trovare, al momento stabilito per il lancio, a soli 275 metri da una delle unità della scorta, così che deve rinunciare all’attacco ed immergersi in profondità. Alle 17.28 il sommergibile torna a quota periscopica e, avendo visto che uno dei mercantili (quello di coda della colonna di sinistra) è rimasto un po’ indietro rispetto al resto del convoglio, gli lancia contro un siluro alle 17.43, ma l’arma, lanciata da 5500 metri, manca il bersaglio.
24 maggio 1941
Lascia Tripoli in convoglio con i piroscafi tedeschi Duisburg e Preussen, l’italiano Bosforo e le navi cisterna Superga e Panuco, scortate dai cacciatorpediniere Folgore, Fulmine e Turbine, nonché da una forza di copertura costituita dall’incrociatore leggero Luigi Cadorna e dai cacciatorpediniere Maestrale e Grecale. Il convoglio raggiunge Palermo e poi Napoli senza danni.
21 giugno 1941
Parte da Napoli insieme ai piroscafi Preussen (tedesco), Motia, Nicolò Odero e Maddalena Odero, scortati dai cacciatorpediniere Folgore, Fulmine, Euro e Saetta.
22 giugno 1941
Nonostante diversi attacchi aerei britannici, il convoglio raggiunge indenne Tripoli.
1° luglio 1941
Lascia Tripoli alle 20 in convoglio con i piroscafi Preussen (tedesco), Nicolò Odero, Maddalena Odero e Giuseppe Leva e la motocisterna Ardor.
5 luglio 1941
Il convoglio arriva a Napoli alle 00.10.
27 luglio 1941
Parte da Napoli alle 13.45 in convoglio con i piroscafi Spezia ed Amsterdam e la motonave Col di Lana (le navi trasportano rifornimenti per l’Afrika Korps), scortati dai cacciatorpediniere Freccia, Dardo, Turbine e Strale. In mare, per coprire questo ed altri convogli, si trovano gli incrociatori leggeri Raimondo Montecuccoli e Giuseppe Garibaldi ed i cacciatorpediniere Granatiere, Bersagliere, Fuciliere ed Alpino.
29 luglio 1941
Il convoglio giunge a Tripoli alle 19.15.
4 agosto 1941
Riparte da Tripoli per tornare a Napoli insieme ad Amsterdam, Col di Lana e Maddalena Odero e la scorta dei cacciatorpediniere Turbine, Freccia, Strale e Lanzerotto Malocello e della torpediniera Pegaso.
5 agosto 1941
Il convoglio viene attaccato da aerei britannici, ma nessuna nave subisce danni.
10 settembre 1941
Il Bainsizza, i piroscafi Caffaro, Nirvo, Tembien e Nicolò Odero e la motonave Giulia salpano da Napoli diretti a Tripoli, con la scorta dei cacciatorpediniere Fulmine ed Alfredo Oriani (capitano di fregata Vittorio Chinigò, caposcorta) e delle torpediniere Orsa, Procione ed Orione, più una quarta, la Circe, aggregatasi nel Canale di Sicilia. Si tratta del convoglio «Tembien», che, essendo composto da navi piuttosto lente, riceve l’ordine di seguire la rotta di ponente (Marettimo-Canale di Sicilia-Secche di Kerkennah).
12 settembre 1941
Nella notte il convoglio viene localizzato da un ricognitore britannico a sud di Pantelleria, ed alle 3.10 viene attaccato da aerosiluranti, il cui attacco riesce a vanificare con opportune manovre. Durante il mattino la navigazione nelle acque delle Kerkennah procede senza allarmi od altri problemi, ma alle 14, mentre le navi navigano a nordovest di Tripoli scortate anche da aerei italiani, si verifica un secondo attacco, da parte di otto bombardieri Bristol Blenheim del 105th Squadron della Royal Air Force (guidati dal maggiore Smithers), provenienti da ovest a bassa quota. Sia i mercantili che le unità della scorta aprono il fuoco (puntato e di sbarramento) con l’armamento contraereo; tre degli aerei attaccanti (i Blenheim Z7357, Z7423 e Z7504) vengono abbattuti (a seconda delle fonti, dal tiro contraereo delle navi o dall’intervento della scorta aerea, composta da tre caccia Macchi C. 200 ed altrettanti Fiat CR. 42 del 23° Gruppo della Regia Aeronautica), ma alle 14.10 il Caffaro viene incendiato da una bomba e dev’essere lasciato indietro, assistito da Orsa, Circe e poi anche Fulmine. Alle 16.50 il piroscafo, dopo che 224 naufraghi sono stati recuperati da Circe, Orsa e Fulmine, esplode ed affonda nel punto 34°15’ N e 11°54’ E (un centinaio di miglia a nordovest di Tripoli).
Alle 23.54 il resto del convoglio raggiunge il punto «C» della rotta di sicurezza di Tripoli.
13 settembre 1941
All’1.05 vengono avvistati con rotta 240° quattro o cinque aerei, ed all’1.20 si accendono 18 razzi illuminanti a sinistra del convoglio; le navi della scorta iniziano ad emettere cortine fumogene, mentre sia mercantili che navi da guerra aprono il fuoco (sia puntato che di sbarramento). L’attacco termina alle 2.30 senza che si abbiano a lamentare danni.
Alle 3.45 vengono sentiti (dalla Circe) rumori di aerei a poppa, ed alle 3.55 viene avvistato un bengala a dritta: è in corso un nuovo attacco da parte di sette bombardieri Vickers Wellington (per altra fonte Fairey Swordfish dell’830th Squadron della Fleet Air Arm) decollati da Malta. Alle 4 il Nicolò Odero viene colpito ed incendiato, ed al suo soccorso vengono distaccate la Circe e l’Orsa nonché un’altra torpediniera, la Perseo, che, inviata da Zuara per rinforzare la scorta, ha raggiunto il convoglio ad attacco in corso. Alle 5 l’attacco è terminato, la formazione si riordina e le navi proseguono lungo la rotta di sicurezza.
Bainsizza, Nirvo, Giulia e Tembien, con le unità della scorta rimaste (Circe, Orsa e Perseo rimangono indietro con il Caffaro), raggiungono Tripoli il mattino del 13, senza aver subito altri danni.
Il Nicolò Odero, avvolto dalle fiamme, potrà essere portato ad incagliare in costa (nel punto 32°51’ N e 12°18’ E) dai rimorchiatori Pronta e Porto Palo, ma qui andrà distrutto il 14 settembre a causa dell’esplosione delle munizioni contenute in una stiva.
8 ottobre 1941
Alle 22.20 il Bainsizza parte da Napoli insieme ai piroscafi Zena e Casaregis, alla motonave Giulia ed alla nave cisterna Proserpina, con la scorta dei cacciatorpediniere Granatiere (caposcorta capitano di vascello Capponi), Bersagliere, Fuciliere ed Alpino: le navi formano il convoglio «Giulia», diretto a Tripoli. Ad esso si dovrebbe aggregare anche il piroscafo Nirvo scortato dalla torpediniera Generale Antonino Cascino, usciti da Trapani, ma il Nirvo deve tornare in porto a causa di avarie, mentre la Cascino raggiunge il convoglio. Il convoglio procede a 9 nodi scortato, di giorno, da aerei della Regia Aeronautica; l’arrivo a Tripoli è previsto per le 18 dell’11 ottobre. A saperlo è però anche l’organizzazione britannica «Ultra», che con intercettazioni dell’8 e del 9 ottobre ha indicato orari e porti di partenza e di arrivo, composizione e velocità del convoglio, permettendo ai comandi britannici di predisporre un attacco di aerosiluranti. Già prima che la minaccia si concretizzi, tuttavia, il Bainsizza deve dirigere su Trapani per avarie alle macchine, giungendovi alle 16 del 10 ottobre. Il resto del convoglio verrà attaccato da aerosiluranti il 10 ottobre, subendo la perdita di Zena e Casaregis.

Il varo della nave (g.c. Pietro Berti via www.naviearmatori.net)

L’affondamento

Lo scampato pericolo del convoglio «Giulia», dovuto alla quasi provvidenziale avaria di macchina, rimandò solo di pochi giorni la fine del piroscafo, che, riparate le avarie, rimase a Trapani per unirsi al successivo convoglio in partenza per l’Africa: il convoglio «Nirvo».
Alle 17 del 12 ottobre 1941 il Bainsizza partì da Trapani alla volta di Tripoli in convoglio con il piroscafo Nirvo (che proprio come il Bainsizza era rientrato a Trapani per le avarie e non si era potuto unire al convoglio «Giulia») ed il rimorchiatore d’altura tedesco Max Barendt, con la scorta dei cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco (caposcorta, capitano di vascello Salvatore Esposito) e Sebenico (il cui comandante era alla sua prima missione di scorta sulle rotte per la Libia). A bordo del Bainsizza, che trasportava 240 tra autoveicoli e rimorchi, nove moticicli e 3273 tonnellate di materiali per l’Afrika Korps (tra cui munizioni), si trovavano 250 uomini tra militari tedeschi (oltre duecento) ed equipaggio italiano. Il convoglio seguiva la rotta che passava ad ovest di Malta.
Alle 2.50 del 13 ottobre le navi vennero attaccate una prima volta, nelle acque di Pantelleria, da aerei britannici, che tuttavia non arrecarono alcun danno.
Per tutta la giornata del 13 il convoglio fu protetto da una scorta aerea il cui mantenimento coinvolse in tutto dieci caccia biplani Fiat CR. 42, quattro caccia pesanti Fiat CR. 25, sei bombardieri/aerosiluranti Savoia Marchetti SM. 79 “Sparviero” e due C.A. 42. Indirettamente la scorta aerea era rafforzata anche dalla presenza, in acque non lontane, dei velivoli di scorta al piroscafo Achille Lauro in navigazione da Trapani a Tripoli, che con quelli del convoglio «Nirvo» andarono a formare un unico grande ombrello aereo a protezione dei due convogli.
L’arrivo del buio della notte, però, comportò la cessazione della scorta aerea, come usuale, sino al mattino successivo, e l’inizio di una serie di accaniti attacchi di aerei provenienti da Malta. La formazione notturna era su due colonne: una composta da Nirvo e Da Recco, l’altra da Bainsizza, Barendt e Sebenico.
Prima che fosse sera il convoglio aveva già deviato dalla rotta prestabilita, su ordine di Supermarina, perché un sommergibile nemico era stato avvistato nel tratto di mare dove le navi sarebbero dovute passare nottetempo. Le accostate richieste dal dirottamento non erano state eseguite con sufficiente prontezza da tutte le navi, così – complice anche la difficoltà di comunicare di notte – le due colonne del convoglio avevano finito col dividersi e diventare due gruppi separati: in posizione avanzata Nirvo e Da Recco, più arretrati di 4-5 km Bainsizza, Barendt e Sebenico. In tal modo, venne a mancare la possibilità di difesa ed assistenza reciproca sul quale si fonda il concetto stesso di convoglio, ed il caposcorta Esposito del Da Recco non fu più in grado di controllare di persona la navigazione di tutte le unità in mare sotto la sua responsabilità. Esposito, resosi conto della situazione, ordinò subito al Sebenico di riportarsi, insieme a Bainsizza e Barendt, presso il Da Recco, e gli indicò anche quale rotta avrebbe dovuto seguire per farlo, ma tale manovra non era ancora cominciata quando il convoglio venne attaccato da sei aerosiluranti britannici Fairey Swordfish dell’830th Squadron della Fleet Air Arm, decollati da Malta. All’1.20 del 14, nel punto 34°18’ N e 12°16’ E (ad una novantina di miglia da Tripoli e 65 miglia a nord di Zuara), il Bainsizza venne colpito da un siluro a prua ed iniziò ad appruarsi.
Subito dopo il siluramento, gli oltre 200 soldati tedeschi presenti a bordo ed anche parecchi membri dell’equipaggio, in preda al panico, si gettarono in mare. Il Max Barendt, invece che tentare di prendere subito a rimorchio il Bainsizza, provvide a recuperare i naufraghi, cosa che avrebbe potuto invece fare il Sebenico, il cui inesperto comandante esitò inizialmente ad intervenire; si persero così ore cruciali per salvare la nave, che, pur estremamente appruata (l’acqua arrivava a lambire gli occhi di cubia), sembrava continuare a galleggiare bene.
Il Da Recco, trovandosi a diversi chilometri di distanza, non si accorse dell’accaduto, e ne venne informato solo due ore dopo; quando il capitano di vascello Esposito venne a sapere del siluramento, comunque, non potendo lasciare che il Nirvo proseguisse da solo per tornare indietro a fornire assistenza, poté solo comunicare per radiosegnalatore al Sebenico le disposizioni da seguire, e poi informare i comandi a Roma ed a Tripoli che il Bainsizza era stato gravemente danneggiato.
Marina Tripoli, non appena ebbe notizia dell’accaduto, fece salpare il rimorchiatore Ciclope e la torpediniera Polluce ed ordinò al Max Barendt di mantenersi vicino alla nave colpita, ma quando le unità inviate da Tripoli giunsero sul posto il Bainsizza, dopo aver resistito a galla per ventiquattr’ore, era già stato colpito da una bomba durante un nuovo attacco aereo ed era ormai affondato, all’alba del 15 ottobre, nel punto 34°35’ N e 12°12’ E, un centinaio di miglia a nord-nord-ovest di Tripoli.
(Per altra versione, una volta terminato il recupero dei naufraghi il Max Barendt prese infine a rimorchio il piroscafo danneggiato, cui vennero incontro da Tripoli dapprima il Ciclope, che rilevò il Max Barendt nel rimorchio, e successivamente la Polluce, che andò a rinforzare la scorta, ma fu tutto vano: il convoglio venne nuovamente attaccato da aerei, ed il Bainsizza fu colpito di nuovo, questa volta da una bomba. Ci si dovette rassegnare ad abbandonare il rimorchio, e la nave affondò all’alba del 15 ottobre).
Dei 250 uomini imbarcati sul Bainsizza, risultarono dispersi un soldato tedesco ed un marinaio dell’equipaggio civile. Il Max Barendt, con i naufraghi del piroscafo, giunse a Tripoli alle otto di sera del 15 ottobre.

La prua del Bainsizza, carica di autocarri sistemati in coperta, sempre più bassa sull’acqua, in una foto scattata dal Sebenico (da “Mussolini’s Navy” di Maurizio Brescia, dove la nave è erroneamente identificata come Caterina)


Due immagini del Bainsizza in affondamento il 14 ottobre 1941 (sopra: g.c. STORIA Militare; sotto: foto USMM, da “Navi mercantili perdute”)





6 commenti:

  1. Salve, mio nonno che purtroppo ora non c'è più mi ha sempre raccontato di aver fatto il cuoco su questa nave e di aver subito l'affondamento a largo di Tripoli. C'è qualcuno che saprebbe dirmi se esistono registri ufficiali del personale di bordo?

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    1. Buonasera,
      è possibile che esista un elenco dell'equipaggio all'epoca dell'affondamento presso l'archivio dell'Ufficio Storico della Marina Militare, a Roma.

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  2. Grazie mille per la risposta, proverò a scrivere.

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  3. Il mio papà era imbarcato sul Bainsizza. Il suo nome era Mario Umiltà.
    Ho documenti in mio possesso.

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  4. Esiste la M/N, Emanuele Parodi carboniera, ho è esistita.? Che anno, era quando era in attività?

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    1. Buongiorno,
      mi risulta una nave Liberty, costruita nel 1944 come Joseph E. Wing per la War Shipping Administration (in gestione alla Alcoa Steamship Company), acquistata nel 1947 dalla Società per Azioni Emanuele Vittorio Parodi di Genova e ribattezzata Emanuele Parodi. Nel 1962 trasferita sotto bandiera liberiana con il nuovo nome di Roby per la Armosy Corporation, ma in gestione alla Società di Navigazione Sturla di Genova. Demolita a Yokosuka nel 1963.

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