giovedì 13 novembre 2014

Tergestea

La Tergestea (Museo della Cantieristica di Monfalcone)

Motonave da carico da 5890 tsl, 4431 tsn e 8011 tpl, lunga 121,92 (o 127) metri e larga 16,95, pescaggio 7,5 m, velocità 10,5 nodi. Appartenente alla Società Anonima di Navigazione Premuda, con sede a Trieste. Matricola 259 al Compartimento Marittimo di Trieste, numero di chiamata internazionale ICJP.
 
Breve e parziale cronologia.
 
25 marzo 1925
Impostata nel Cantiere Navale Triestino di Monfalcone (numero di costruzione 157).
12 aprile 1926
Varata nel Cantiere Navale Triestino di Monfalcone.
3 settembre 1926
Completata per la Società Anonima di Navigazione Premuda di Trieste.
Metà anni Trenta
Presta servizio per il Lloyd Triestino sulla linea per l’Estremo Oriente (Trieste-Venezia-Fiume-Brindisi-Porto Said-Suez-Aden-Karachi-Bombay-Colombo-Penang-Singapore-Hong Kong-Shanghai-Kobe-Yokohama e Venezia-Trieste-Brindisi-Pireo-Porto Said-Suez-Massaua-Aden-Bombay-Colombo-Singapore-Penang-Hong Kong-Shanghai-Tsingtao-Chefoo-Dairen-Yokohama).
1935
Il marittimo Lorenzo Zarotti, da Pirano, rimane ucciso in un incidente a bordo della Tergestea, nel porto di Penang (Malesia).
10 giugno 1940
L'Italia entra nella seconda guerra mondiale.
A bordo della Tergestea, nel porto di Trieste, vengono catturate 550 balle di crine vegetale (peso complessivo 29.833 kg) che erano state imbarcate dalla compagnia Nord African Commercial di Algeri il 31 maggio per essere trasportate al Pireo.
6 settembre 1940
Trasporta 40 soldati e 967 tonnellate di veicoli (carri, automezzi, rimorchi e moto) da Bari a Durazzo, insieme al piroscafo Oreste e con la scorta della torpediniera Nicola Fabrizi.
12 settembre 1940
Lascia Durazzo e ritorna scarica a Bari insieme ai piroscafi Perla ed Enrico, con la scorta della torpediniera Nicola Fabrizi.
19 settembre 1940
Requisita a Napoli dalla Regia Marina, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
Lo stesso giorno la Tergestea ed il piroscafo Castelverde salpano da Napoli per Tripoli alle 15.30, scortati dalla vecchia torpediniera Giuseppe Sirtori.
22 settembre 1940
Il convoglio giunge a Tripoli alle 13.
14 ottobre 1940
Parte da Napoli per Tripoli alle 15.30, scortata dalla torpediniera Orione.
16 ottobre 1940
Giunge a Tripoli in mattinata.
23 ottobre 1940
Tergestea e Castelverde lasciano Tripoli alle 18.30 diretti a Bengasi, con la scorta della Sirtori.
24 ottobre 1940
Le tre navi arrivano a Bengasi alle 11.30.
4 novembre 1940
Tergestea e Castelverde ripartono da Bengasi alle 17.30 per tornare a Tripoli, scortati dalla torpediniera Sagittario.
7 novembre 1940
Le navi giungono a Tripoli in mattinata.
13 novembre 1940
Tergestea, Castelverde ed un altro piroscafo, il Bainsizza, partono da Tripoli per Palermo alle 5.40, scortati dalla Sagittario.
15 novembre 1940
Il convoglio giunge a Palermo alle 10.55 (o 11).
26 novembre 1940
La Tergestea ed il piroscafo Olimpia partono da Bari alle 18 trasportando 327 veicoli, con la scorta della torpediniera Generale Antonio Cantore.
27 novembre 1940
Le navi arrivano a Durazzo alle 9.30.
5 dicembre 1940
La Tergestea lascia scarica Durazzo alle 18.30 insieme al piroscafo Diana ed alla motonave Barbarigo, con la scorta della torpediniera Francesco Stocco.
6 dicembre 1940
Il convoglio arriva a Bari alle 8.
15 dicembre 1940
La Tergestea, il piroscafo Zena e la motonave Città di Marsala lasciano Bari alle 20 per trasportare a Durazzo 861 soldati, 198 quadrupedi e 504 automezzi, scortati dalla torpediniera Angelo Bassini e dall’incrociatore ausiliario Francesco Morosini.
16 dicembre 1940
Il convoglio arriva a Durazzo alle 13.35.
31 dicembre 1940
La Tergestea ed il piroscafo Nita, entrambi scarichi, lasciano Durazzo alle 12.50 per rientrare in Italia, con la scorta della torpediniera Altair. Il convoglio giunge a destinazione alle 20.
1° gennaio 1941
Tergestea e Nita, carichi adesso di 262 veicoli e 1078 tonnellate di materiali oltre a 35 soldati, lasciano Bari alle 00.00 con la scorta dell’Altair. Il convoglio arriva a Durazzo alle 13.50.
6 gennaio 1941
Tergestea e Nita lasciano scarichi Durazzo alle 16 con la scorta della torpediniera Aretusa.
7 gennaio 1941
Il convoglio arriva a Bari alle otto del mattino.
13 gennaio 1941
Lascia Bari alle 23 in convoglio con la motonave Città di Bastia ed il piroscafo Aventino, sotto la scorta dell’incrociatore ausiliario Barletta e della torpediniera Calatafimi, diretta a Durazzo (le navi del convoglio trasportano in tutto 1822 uomini, 166 veicoli e 1580 tonnellate di materiali).
14 gennaio 1941
Il convoglio arriva a Durazzo alle 13.50.
20 gennaio 1941
La Tergestea lascia Durazzo alle 14, scarica, insieme al piroscafo Stampalia, con la scorta dell’incrociatore ausiliario Città di Genova.
21 gennaio 1941
Le navi arrivano a Bari alle 3.30.
31 gennaio 1941
La Tergestea e le motonavi Città di Alessandria e Città di Bastia salpano da Bari alle 22.30 per trasportare a Durazzo 1471 militari, 182 veicoli e 52 tonnellate di materiali, scortati dall’Aretusa e dall’incrociatore ausiliario Barletta.
1° febbraio 1941
Il convoglio giunge a Durazzo alle 17.20.
9 febbraio 1941
Lascia scarica Durazzo insieme al piroscafo Iseo ed alla motonave Verdi, scortati dalla torpediniera Giacomo Medici, e raggiunge Brindisi (i soli Iseo e Medici proseguono poi per Bari).
17 febbraio 1941
Salpa da Brindisi alle 6.30 insieme al piroscafo Campidoglio, diretta a Durazzo con la scorta del cacciatorpediniere Carlo Mirabello. Il convoglio, con a bordo 107 militari, 89 autoveicoli e 607 tonnellate di materiali, arriva a Durazzo alle 14.30.
1° marzo 1941
Salpa scarica da Durazzo alle 17.50 insieme alla motonave Birmania ed al piroscafo Tagliamento, con la scorta della Medici.
2 marzo 1941
Il convoglio arriva a Bari alle 7.30.
10 marzo 1941
Tergestea (con a bordo 101 automezzi e 89 soldati) e Campidoglio (in servizio postale) lasciano Brindisi alle 7 e raggiungono Durazzo alle 15.15, scortati dalla torpediniera Giuseppe Cesare Abba.
20 marzo 1941
Alle 16.30 la Tergestea ed i piroscafi Zenobia Martini e Giacomo C. lasciano scarichi Durazzo diretti in Italia, con la scorta della torpediniera Solferino.
21 marzo 1941
Il convoglio raggiunge Bari alle cinque del mattino.
27 marzo 1941
Salpa da Bari alle 19 insieme al piroscafo Sant’Agata ed alla motonave Narenta, con un carico (tra tutte e tre le navi) di 299 uomini, 609 quadrupedi, 150 veicoli e 710 tonnellate di materiali; la scorta è fornita dalla torpediniera Curtatone.
28 marzo 1941
Il convoglio arriva a Durazzo alle 11.
30 marzo 1941
Alle 7.45 parte scarica da Durazzo insieme al piroscafo Laura C., con la scorta dell’incrociatore ausiliario Capitano A. Cecchi, alla volta di Bari, dove arriva alle 22.
7 aprile 1941
La Tergestea ed i piroscafi Campidoglio (postale) e Sant’Agata lasciano Brindisi alle 6 con la scorta del cacciatorpediniere Carlo Mirabello. Il convoglio, che trasporta complessivamente 112 militari, 670 quadrupedi, 138 veicoli e 2318 tonnellate di materiali, giunge a Durazzo alle 16.30.
10 aprile 1941
La Tergestea, i piroscafi Monstella e Laura C. e la motonave Città di Marsala, scarichi, lasciano Durazzo alle 11 per tornare in Italia, con la scorta della torpediniera Giuseppe Cesare Abba.
11 aprile 1941
Il convoglio raggiunge Bari alle 4.25.
14 aprile 1941
Alle 23 la Tergestea, i piroscafi Campidoglio (in servizio postale) e Monstella a la motonave Marco Foscarini salpano da Bari per trasportare a Durazzo 104 soldati, 547 quadrupedi ed un carico di munizioni. Il convoglio è scortato dalla torpediniera Solferino.
15 aprile 1941
Il convoglio giunge a Durazzo alle 15.30.
19 aprile 1941
Salpa da Bari alle 22.30 insieme ai piroscafi Vesta, Sagitta ed Iseo (il convoglio trasporta in tutto 101 veicoli, 2422 tonnellate di munizioni, 1480 tonnellate di viveri e 5546 tonnellate di altri rifornimenti, oltre a nove uomini) e con la scorta dell’incrociatore ausiliario Brioni. A Brindisi il Brioni viene sostituito dalla torpediniera Medici.
20 aprile 1941
Il convoglio raggiunge Durazzo alle 15.20.
24 aprile 1941
Lascia scarica Durazzo alle 8.30, scortata dal Capitano Cecchi, arrivando a Bari alle 20.40.
13 maggio 1941
La Tergestea ed i piroscafi Monrosa e Monstella, carichi di materiali vari, partono da Bari per Durazzo alle quattro del mattino. Scortati dalla torpediniera Nicola Fabrizi, arrivano a destinazione dopo quindici ore.
16 maggio 1941
La Tergestea lascia Durazzo alle 4.30 insieme ai piroscafi Contarini e Tripolino; i tre mercantili, carichi di veicoli, quadrupedi e materiali vari, sono scortati dalla torpediniera Generale Marcello Prestinari, con cui raggiungono Bari alle 18.30.
15 giugno 1941
Compie un viaggio da Durazzo a Bari, da sola e senza scorta.
26 giugno 1941
Altro viaggio da Durazzo a Bari, da sola e senza scorta.
6 luglio 1941
Trasporta un carico di materiali vari da Bari a Durazzo, viaggiando da sola e senza scorta.
11 luglio 1941
Torna da Durazzo a Bari, sempre in navigazione isolata.
28 luglio 1941
Trasporta materiali vari da Brindisi a Durazzo, sempre navigando da sola.
4 agosto 1941
Viaggio da Durazzo a Bari, ancora in navigazione isolata.
7 agosto 1941
Parte da Taranto al comando del capitano di lungo corso Giorgio Visentini.
12 agosto 1941
Giunge insieme al piroscafo Istria a Vibo Marina (Vibo Valentia), dove le due navi sbarcano 12 militari.
 
 
La Tergestea nel 1937 (sopra, g.c. Mauro Millefiorini via www.naviearmatori.net; sotto, Agenzia Bozzo)
 
 
12 marzo 1942
Compie un viaggio da Argostoli a Patrasso, insieme al piroscafo tedesco Thessalia e con la scorta di un MAS.
22 aprile 1942
Viaggio da Katakolo a Navarino, da sola e senza scorta.
30 maggio 1942
Viaggio da Patrasso a Zante, insieme alla cisterna militare Adige.
29 luglio 1942
Compie un viaggio da Gallipoli a Patrasso, con la scorta della torpediniera Orsa.
1° agosto 1942
Proveniente da Patrasso, lascia a mezzogiorno il Canale di Corinto, diretta a Bengasi.
2 agosto 1942
Viene attaccata in serata da aerei nemici, ma non viene colpita.
3 agosto 1942
Arriva a Bengasi indenne, nonostante la sua rotta e data di partenza siano stati segnalati in un dispaccio del servizio di decrittazione britannico «ULTRA» delle 18.58 del 30 luglio.
4 agosto 1942
La Tergestea salpa da Bengasi alle 19 diretta a Brindisi, con la scorta del cacciatorpediniere Saetta e delle torpediniere Orsa e Pegaso (convoglio «T»).
Alle 24 la Pegaso lascia la scorta della motonave.
6 agosto 1942
Alle cinque del mattino il Saetta lascia il convoglio, che raggiunge poi il Pireo.
7 agosto 1942
Tergestea ed Orsa si trasferiscono dal Pireo a Patrasso.
8 agosto 1942
Si trasferisce da Patrasso a Brindisi, insieme al piroscafo Abbazia e con la scorta del cacciatorpediniere Sebenico.
24 agosto 1942
La Tergestea, diretta in Africa con un carico di vettovaglie e munizioni (più precisamente, 520 tonnellate di materiali vari, munizioni e materiale d’artiglieria, 117 tonnellate di carburanti e lubrificanti, 279 tra automezzi e rimorchi, nonché 206 tra ufficiali e soldati del Regio Esercito), salpa da Brindisi con la scorta della torpediniera Climene (capitano di corvetta Raffaele Cerqueti).
26 agosto 1942
All’alba, dopo aver attraversato il Canale di Corinto, Tergestea e Climene arrivano al Pireo. Qui si forma il convoglio che dovrà raggiungere la Libia: denominato «Camperio», è formato appunto dalla Tergestea e dalla motonave Manfredo Camperio (avente a bordo 296 tonnellate di materiali vari, 104 tonnellate di carburanti e lubrificanti, 224 tra automezzi e rimorchi e 195 militari del Regio Esercito) e scortato, oltre che dalla Climene, dalla gemella Polluce (tenente di vascello Tito Livio Burattini) e dal cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco (capitano di vascello Aldo Cocchia, caposcorta).
Alle 17 il convoglio «Camperio» lascia il Pireo diretto a Bengasi; procedendo a 10,5 nodi, passa tra Cerigotto e Creta. Il caposcorta Cocchia del Da Recco considera che, essendo le due motonavi piuttosto lente, una volta superata Creta il convoglio resterà in mare aperto per circa ventiquattr’ore, trovandosi a dover percorrere il tratto al largo della costa libica, quello più pericoloso, di notte invece che di giorno, come Cocchia preferirebbe. Dato che recentemente i sommergibili nemici hanno incrementato la propria attività, e per compensare la scorta non molto consistente, Marisudest ha inviato un rastrello di unità sottili munite di ecogoniometro a compiere ricerca e caccia antisommergibili subito a sud di Creta (zona notoriamente infestata dalle unità subacquee nemiche), lungo la rotta del convoglio, per scongiurare il rischio di attacchi subacquei.
In tutto, sette mercantili sono partiti da Suda per il Nordafrica, più o meno contemporaneamente, suddivisi in cinque convogli, con la scorta complessiva di due cacciatorpediniere e sette torpediniere. Il servizio di decrittazione britannico «ULTRA» ha tuttavia intercettato un messaggio della Luftwaffe riguardante le scorte aeree da assegnare a questo e ad altri convogli in mare contemporaneamente, così che i comandi britannici sono venuti a conoscenza dei particolari su rotte ed orari dei convogli. In particolare, già il 25 agosto «ULTRA» ha segnalato che la Tergestea ha lasciato Brindisi alle 13 del 24 per giungere al Pireo attraversando il Canale di Corinto all’alba del 26, seguita dalla Camperio (partita anch’essa da Brindisi ma alle 20 del 24), per poi proseguire a 10 nodi verso Bengasi con arrivo previsto per le 12 del 28 agosto. «ULTRA» conferma il tutto con nuove intercettazioni anche il 26 agosto, ed il sommergibile britannico P 35 (tenente di vascello Stephen Lynch Conway Maydon) riceve l’ordine di intercettare il convoglio in base alle informazioni ricevute.
27 agosto 1942
Alle 5.30 gli aerei tedeschi della scorta aerea raggiungono il convoglio, come previsto, e poco dopo, uscendo dal canale di Cerigo, vengono anche avvistati due cacciasommergibili tedeschi e la torpediniera Orione, impegnati nel rastrello antisommergibili. Alle 6.20, poco dopo l’alba, Tergestea (a dritta) e Camperio (a sinistra) vengono disposte in linea di fronte; Climene e Da Recco le fiancheggiano in posizione di scorta laterale rispettivamente a dritta e sinistra, mentre la Polluce è in coda al convoglio.
Alle 7.20 il P 35 avvista vicino all’imbocco del Canale di Cerigotto le navi italiane su rilevamento 025°, mentre queste procedono a 10 nodi su rotta 245°; inizialmente avvista solo due delle navi scorta, identificandole correttamente come appartenenti alle classi Spica e Navigatori, per poi avvistare altre due siluranti verso nordest alle 7.37, ed alle 7.42 anche due aerei in volo sul cielo del convoglio. Alle 7.48, nel punto 35°39' N e 23°05' E (35 miglia ad ovest di Capo Spada), il sommergibile lancia quattro siluri contro la Camperio, il mercantile più vicino, da 2700 metri di distanza. Il secondo siluro, difettoso, non parte.
Alle 7.49, poco dopo che l'Orione è scomparsa all’orizzonte e senza che gli ecogoniometri delle navi della scorta segnalino alcunché, la Camperio (comandante militare, capitano di corvetta Labriola) viene colpita a poppa da uno o due siluri e s’incendia.
Su ordine di Cocchia, la Tergestea prosegue scortata dalla Climene, in modo da allontanarsi dal pericolo il prima possibile, mentre la Polluce dà assistenza alla danneggiata Camperio e ne recupera i naufraghi ed il Da Recco dà la caccia al sommergibile (che bombarda con 29 cariche di profondità dalle 7.57 alle 8.21 e che, nonostante l’impressione di averlo affondato o almeno danneggiato gravemente, riuscirà a sfuggire senza danni, scendendo a 55 metri di profondità).
La Polluce recupera il personale imbarcato sulla Manfredo Camperio (verranno salvati 255 uomini, di cui 40 feriti, su 260 presenti a bordo) e tenta inutilmente di salvare il mercantile danneggiato, sul quale è scoppiato un violento incendio; nonostante gli sforzi la motonave, divorata dalle fiamme, non potrà essere salvata e dovrà da ultimo essere finita a cannonate dalla stessa torpediniera, affondando alle 12.28, nel punto 35°39' N e 23°07' E (o 35°41' N e 23°01' E; al largo di Capo Spada ed a ponente del Canale di Cerigotto).
Mentre questo avviene, la Climene rileva un altro sommergibile all’ecogoniometro e lo segnala al Da Recco, che ordina alle due navi di cambiare rotta per uscire prima possibile dall’area pericolosa.
Conclusa la caccia antisommergibile, il Da Recco accelera al massimo per ricongiungersi a Climene e Tergestea, che raggiunge poco dopo le nove del mattino. Alle 10.15 si aggrega al convoglietto il cacciatorpediniere Giovanni Da Verrazzano, che dopo aver compiuto ricerca antisommergibili è stato mandato a rinforzare la scorta del convoglio perché sono stati segnalati dei bombardieri diretti verso di esso. Nel pomeriggio un messaggio PAPA (Precedenza Assoluta sulle Precedenze Assolute) viene inviato alla Tergestea per avvisarla di un previsto attacco nemico, che viene così evitato con un cambiamento di rotta.
Al tramonto il Da Verrazzano viene lasciato libero di tornare al Pireo.
Poco prima del crepuscolo, mentre il convoglio procede verso Bengasi, alcuni dei velivoli della scorta aerea segnalano qualcosa di anomalo circa 7-8 miglia a proravia del convoglio: scendono in picchiata sul mare, lanciano razzi e girando in tondo attorno ad un punto, evidentemente cercando di segnalare qualcosa alle navi. Il caposcorta Cocchia ordina pertanto alla Climene di raggiungere quel punto e scoprire di cosa si tratti; la torpediniera esegue l’ordine e, dopo un po’, avvista delle zattere con naufraghi, comunicandolo subito al Da Recco, che a quel punto dirige anch’esso verso di esse. Le zattere sono quattro, due delle quali sono vuote mentre le altre due hanno a bordo due uomini ciascuna: i due su una zattera vengono recuperati dalla Climene, gli altri due dal Da Recco. Si tratta di prigionieri di guerra finiti in mare quasi due settimane prima in seguito al siluramento della motonave Nino Bixio, carica di prigionieri, da parte del sommergibile britannico Turbulent: ai loro salvatori raccontano che in origine c’erano circa cento uomini sulle zattere, equamente ripartiti; buttatisi in mare dalla Bixio silurata e non visti dalle unità soccorritrici, sono andati alla deriva per quasi due settimane senza cibo né acqua, morendo uno dopo l’altro di fame e di sete, o impazzendo e gettandosi in mare, fino a rimanere in quattro. I naufraghi sono sull’orlo della morte per fame, ridotti a pelle e ossa ed ustionati dal sole, indeboliti al punto di non reggersi in piedi; uno di essi, che per la disperazione ha mangiato il kapok del suo giubbotto salvagente, morirà poche ore dopo l’arrivo a Bengasi.
28 agosto 1942
Tergestea, Climene e Da Recco raggiungono Bengasi alle 11.45 (o 11.30). La Tergestea scarica 279 automezzi, 520 tonnellate di materiali e munizioni, 206 soldati e 117 tonnellate di carburante: con quest’ultimo giunge a Erwin Rommel la quantità di carburante da lui richiesta per la prevista offensiva del 30 agosto (poi fallita con la battaglia di Alam Halfa), nonostante gli affondamenti, nei giorni precedenti, della Camperio e dei piroscafi Istria e Dielpi, ed il danneggiamento della nave cisterna Pozarica (5700 tonnellate di carburante sono state promesse a Rommel: di queste 117 sono arrivate con la Tergestea, 382 con il piroscafo Kreta, 2545 con la pirocisterna Giorgio e 2749 con la pirocisterna Alberto Fassio).
3 settembre 1942
La Tergestea salpa da Bengasi per il Pireo alle 15, scortata dalla torpediniera Cassiopea.
6 settembre 1942
Tergestea e Cassiopea arrivano al Pireo alle 4.40.
13 settembre 1942
Si trasferisce dal Pireo a Salonicco, scortata dal cacciatorpediniere Turbine.
7 ottobre 1942
La Tergestea, con a bordo 240 tonnellate di munizioni, 1000 tonnellate di provviste e 240 veicoli, salpa dal Salonicco alle 16 diretta a Tobruk insieme al piroscafo Petrarca, con la scorta delle torpediniere Sirio (capitano di corvetta Romualdo Bertone, caposcorta) e Solferino (tenente di vascello di complemento Mirko Vedovato). Le navi formano il convoglio «FF».
9 ottobre 1942
Alle 8.45 il convoglio giunge al Pireo, dove sosta fino all’indomani.
10 ottobre 1942
Tergestea e Petrarca ripartono dal Pireo per Tobruk alle 18.30, con la scorta delle torpediniere Libra (capitano di corvetta Carlo Brancia di Apricena, caposcorta), Lira (tenente di vascello Agostino Caletti) e Perseo (tenente di vascello Saverio Marotta).
11 ottobre 1942
Alle 7.20 si unisce alla scorta, quale rinforzo, anche la torpediniera Climene (tenente di vascello Mario Colussi), proveniente da Suda. In mattinata il convoglio passa tra Cerigotto e Creta.
Alle 17.20 (mentre il convoglio è scortato anche da 3-4 aerei in funzione antisommergibili), a 40 miglia per 200° (cioè a sud) da Capo Krio, vengono avvistati verso nord-nord-est otto bombardieri statunitensi Consolidated B-24 "Liberator", che si avvicinano al convoglio in doppia losanga di quattro, a 4500 metri di quota; le navi aprono subito il fuoco, e la Perseo manovra per portarsi tra gli aerei ed il convoglio, ma alle 17.25 vengono sganciate due salve di bombe, mentre compaiono altri nove "Liberators", in formazione a cuneo di tre gruppi, dalla stessa direzione. Le prime due salve colpiscono entrambi i mercantili; alle 17.27 il secondo gruppo sgancia altre tre salve: due cadono in mare sulla sinistra della Perseo, ma la terza colpisce il Petrarca. Alle 17.39 il Tergestea colpisce accidentalmente un velivolo tedesco della scorta aerea, che è costretto all’ammaraggio, inabissandosi subito dopo; i superstiti vengono recuperati dalla Perseo.
Una bomba esplosa vicinissima allo scafo della Tergestea provoca una falla in sala macchine, costringendo la motonave a tornare indietro scortata da Lira e Perseo.
Per la sua condotta in questa circostanza il direttore di macchina della Tergestea, il quarantaquattrenne triestino Ferdinando Nideri, riceverà la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, con motivazione "Capo macchinista di piroscafo requisito, colpito da bomba durante un violento attacco aereo nemico, prodigava la sua opera con sereno coraggio e perizia per contenere gli effetti dell'offesa nemica e riparare prontamente l'avaria sofferta. Assicurava l'efficienza dell'apparato motore, permetteva il rientro in porto dell'unità, dimostrando nel difficile frangente elevate qualità professionali".
12 ottobre 1942
In prossimità di Suda Lira e Perseo affidano la Tergestea al rimorchiatore Instancabile, per poi recarsi incontro ad un altro convoglio di cui devono assumere la scorta. La motonave danneggiata entra a Suda alle otto.

Il varo della motonave (foto Mario Circovich, Civici Musei di Storia d’Arte, Comune di Trieste)

L'affondamento

Il mattino del 24 ottobre 1942 – in piena battaglia di El Alamein – la Tergestea, dopo aver imbarcato 1000 tonnellate di carburante e 1000 tonnellate di munizioni (nonché, per alcune fonti, degli esplosivi), salpò da Suda alla volta di Tobruk, scortata dalla vecchia torpediniera Calatafimi (tenente di vascello di complemento Giuseppe Brignole) e dalla moderna torpediniera di scorta Ciclone (capitano di corvetta Luigi Di Paola). Comandava la Tergestea il capitano di lungo corso Giorgio De Visintini.
Alle 17.30 di quello stesso giorno, Tergestea e scorta si riunirono nel punto 36°18' N e 23°11' E con la nave cisterna Proserpina ed il piccolo piroscafo tedesco Dora, provenienti dal Pireo con la scorta delle torpediniere Lira (tenente di vascello Agostino Caletti), Partenope (capitano di corvetta Gustavo Lovatelli) e Monzambano (tenente di vascello Attilio Gamaleri), quest'ultima separatasi dal convoglio per altra missione alle 17.45. Il convoglio unico così formato era denominato «TT» ossia Taranto (porto di partenza della Proserpina)-Tobruk (dove il convoglio sarebbe dovuto arrivare alle 18.50 del 26); in aggiunta alla scorta navale, fruiva anche di scorta aerea con numerosi caccia e bombardieri della Regia Aeronautica e della Luftwaffe. Caposcorta era la Partenope.
«ULTRA», tuttavia, era già a conoscenza di tutto. Già il 21 ottobre i decrittatori britannici avevano fatto sapere ai comandi della Royal Navy che la Proserpina sarebbe partita da Taranto  nel pomeriggio del 21 diretta al Pireo, da dove sarebbe proseguita per Tobruk con la Tergestea proveniente da Suda, con probabile arrivo per il 25 ottobre; il 24 ottobre «ULTRA» precisò che Proserpina e Dora avrebbero lasciato il Pireo alle 24 del 23, a 9 nodi di velocità, ed a loro si sarebbe unita in navigazione la Tergestea partita da Suda, giungendo a Tobruk probabilmente il 25, mentre il 25 stesso diede notizia dell’avvenuta partenza delle tre navi, e che sarebbero dovute arrivare a Tobruk il 25 stesso (quest’ultima informazione era errata, dato che l’effettiva data di arrivo era il 26). Anche il 26 sarebbe arrivato un ulteriore messaggio di «ULTRA», con altre precisazioni (orario dell’avvenuta partenza di Proserpina e Dora, punto di riunione con la Tergestea ed arrivo previsto per il 26 pomeriggio), ma ormai non più necessario. L’attacco al convoglio poté essere pianificato con cura.
Dapprima, alle sei di sera del 24 ottobre, decollarono quattro bombardieri Vickers Wellington del 38th Squadron della Royal Air Force, seguiti alle 23.30 da altri due; il primo gruppo dovette però rientrare senza aver trovato il convoglio, a causa di forti tempeste elettriche, mentre il secondo incontrò tempo così cattivo da costringere uno dei due velivoli all'atterraggio d'emergenza, mentre il secondo non trovò le navi dell'Asse. 
Migliorato il tempo, nel pomeriggio del 25, alcuni ricognitori vennero inviati sul cielo del convoglio a nordest di Bengasi, sia per aggiornare sulla sua posizione e situazione che per coprire le decrittazioni effettuate facendo credere ad un avvistamento casuale. A mezzogiorno del 25 Supermarina informò il convoglio che era stato avvistato da aerei nemici, ed alle 15.05 i velivoli della scorta aerea segnalarono aerei nemici in avvicinamento, ma questi non giunsero in vista delle navi.

Nella notte tra il 25 ed il 26 ottobre il convoglio venne pesantemente attaccato con bombe e siluri da bombardieri britannici Vickers Wellington ed americani Consolidated B-24 Liberator, ma nessuna nave fu colpita, grazie alle continue manovre evasive ed all'intenso fuoco contraereo. Dei ricognitori Martin Baltimore continuarono però a tallonare il convoglio nella sua navigazione verso est.
L’aviazione alleata tornò alla carica tra le 11.10 e le 11.30 del 26 ottobre, ad una cinquantina di miglia da Tobruk, con 18 bombardieri statunitensi Consolidated B-24 “Liberator” (del 98th Bombardment Group, di stanza in Egitto) che, suddivisi in tre «flying boxes» di sei velivoli ciascuna, sganciarono le loro bombe da 6000 metri. Il primo attacco ebbe luogo alle 11.10, il secondo alle 11.25 ed il terzo alle 11.32; diverse bombe mancarono di poco le navi, ma di nuovo non vi furono danni.
Alle 13.30, quando il convoglio era ormai a sole 30 miglia da Tobruk, la Proserpina fu colta da un’avaria di macchina e rimase indietro, scortata dalla Calatafimi, mentre il resto del convoglio proseguiva (le avarie furono rapidamente riparate, e presto Proserpina e Calatafimi diressero per ricongiungersi con le altre navi).
Nel frattempo, alle 11.30, otto aerosiluranti Bristol Beaufort del 47th Squadron, al comando del tenente colonnello Richard Sprague (che tuttavia, data la sua scarsa esperienza negli attacchi siluranti, aveva delegato la conduzione dello squadrone al veterano capitano Ronald Gee) erano decollati dall’aeroporto egiziano di Gianaclis. Ai Beaufort si erano uniti in volo anche cinque bombardieri Bristol Blenheim V del 15th Squadron della South African Air Force (ognuno delle quali trasportava quattro bombe GP da 250 libbre; li guidava il maggiore Douglas W. Pidsley), decollati da Gianaclis alle 11.35, e nove caccia Bristol Beaufighter, quattro del 252nd Squadron e cinque del 272nd Squadron. I Beaufort avrebbero dovuto attaccare la Proserpina, obiettivo principale, i Blenheim gli altri mercantili ed i Beaufighter la scorta aerea.
I Beaufort volavano bassi sul mare, a soli trenta metri di quota, mentre i Beaufighter di scorta volavano più alti, sopra di loro, a varie quote. La formazione aerea volò verso ovest fino a circa 50 miglia dalla costa nemica, venendo presa sotto il tiro di batterie contraeree pesanti durante l’avvicinamento a Tobruk, e poi s’imbatté in un grosso gruppo di traghetti che a loro volta aprirono il fuoco.
Alle 14.25 i Beaufighter avvistarono il gruppo principale del convoglio, e lo segnalarono ai Beaufort (che, volando più bassi, non lo avevano ancora visto) scuotendo le ali. Il Dora procedeva primo in linea di fila, seguito dalla Tergestea; Partenope e Ciclone proteggevano il lato che dava verso il mare aperto, mentre la Lira procedeva in coda al convoglio. Sul cielo del convoglio volava la scorta aerea formata da due bombardieri tedeschi Junkers Ju 88, due caccia italiani Macchi C. 202 ed un caccia tedesco Messerschmitt Bf 109. I Beaufighter si diressero contro la scorta aerea, per attaccarla, mentre la maggior parte dei bombardieri puntava sui mercantili.
Le navi italiane avvistarono gli aerei alle 14.30; tutte, mercantili e navi scorta, aprirono il fuoco con l'armamento contraereo. I primi tre Blenheim, avendo scambiato il Dora, in quanto nave di testa, per la nave cisterna che cercavano (la Proserpina), lo attaccarono, ma le bombe mancarono il bersaglio ed uno dei bombardieri venne abbattuto, mentre gli altri due si allontanarono danneggiati (uno dei due precipitò per i danni durante il volo di rientro, entrando in collisione con un Beaufort e causando anche la sua perdita).
Cinque Beaufort lanciarono i loro siluri contro il Dora, mentre il sesto lanciò contro la Tergestea. Nessuna delle armi andò a segno; uno degli aerosiluranti fu abbattuto, un altro danneggiato.
Due Beaufort, tuttavia, si resero conto che la nave cisterna non c’era, quindi non attaccarono e si misero alla sua ricerca lungo la costa, insieme ai due Blenheim rimasti. Dopo qualche minuto avvistarono la Proserpina e la Calatafimi. Uno dei Beaufort perse il proprio siluro a causa dei danni subiti in precedenza, ma l’altro attaccò la Proserpina insieme ai due Blenheim, mentre un Beaufighter si avventava sulla Calatafimi. Uno dei Blenheim venne abbattuto e l’altro danneggiato, ma le loro bombe ed il siluro del Beaufort colpirono la petroliera, che s’incendiò per poi affondare. I naufraghi furono recuperati dalla Calatafimi e dalla Lira.
Durante il volo di ritorno alla base, la formazione aerea britannica fu attaccata da dei Macchi C. 202, che danneggiarono un Beaufort. Durante l’attacco, inoltre, un Beaufighter era stato abbattuto ed un altro danneggiato da un Messerschmitt Bf 109, mentre uno Ju 88 era stato a sua volta danneggiato da un Beaufighter.

L'attacco non era però terminato: i comandi britannici intendevano distruggere completamente il convoglio, perciò una seconda ondata, formata da cinque Beaufort del 39th Squadron scortati da nove Beaufighter degli Squadrons 252 e 272, decollò da Gianclis per attaccare le altre navi. Al largo della costa libica la formazione britannica s’imbatté in cinque Heinkel He 111 tedeschi, che vennero impegnati dai Beaufighter (nello scontro un Beaufighter fu abbattuto ed un altro danneggiato, mentre da parte britannica si rivendicarono due Heinkel abbattuti ed uno danneggiato), mentre i Beaufort continuarono a cercare il convoglio.
Terminato lo scontro con gli Heinkel, i Beaufighter si riunirono ai Beaufort, che non avevano trovato il «TT» ma avevano infruttuosamente lanciato tre siluri contro un convoglio di traghetti.
Da parte britannica si volle fare ancora un ultimo tentativo di distruggere il convoglio prima che arrivasse a destinazione: ormai, però, non c’erano più aerosiluranti idonei per attacco diurno disponibili, solo Wellington del 38th Squadron in grado di attaccare con buona sicurezza esclusivamente di notte, ma entro notte il convoglio sarebbe già giunto in porto. Si decise di mandare lo stesso i Wellington: il 38th Squadron avrebbe tentato per la prima volta un attacco al tramonto.
Tre aerosiluranti Vickers Wellington del 38th Squadron, guidati dal capitano Albert Wiggins, decollarono alle 15.40 dall’aeroporto di Gambut, e volarono a soli 30 metri (in modo da non essere avvistati se non all’ultimo momento) fino a 60 miglia dalla costa, poi virarono verso ovest e volarono parallelamente alla costa sin quando giunsero 60 miglia a nordest di Tobruk, dove puntarono dritti sul convoglio. Il tempo era buono, la visibilità ottima, con annuvolamento minimo.
Questa volta il convoglio venne avvistato, proprio quando era giunto davanti a Tobruk, ad un paio di miglia dal porto, e colto di sorpresa. I marinai si apprestavano ad entrare in rada, quando videro le sagome nere dei Wellington apparire all’orizzonte, a due miglia di distanza. Le sagome dei Wellington si confondevano con il cielo scuro del crepuscolo, mentre la Tergestea - che si apprestava a superare le ostruzioni della rada di Tobruk - si stagliava perfettamente visibile contro il sole che tramontava.
Le unità della scorta aprirono subito il fuoco ed iniziarono freneticamente a fare segnalazioni alla Tergestea, ma i Wellington lanciarono tutti i loro siluri, due per ogni aereo, da distanze comprese tra i 450 ed i 550 metri, tutti contro la motonave italiana, che agli equipaggi degli aerei sembrò quasi ferma.
Uno dei tre bombardieri, pilotato dal sergente Viles, fu colpito e precipitò vicino al porto (tre membri del suo equipaggio furono catturati, ma due fuggirono e raggiunsero le linee britanniche l'11 novembre), e gli altri due aerei (quello di Wiggins e quello del sottotenente Bertram) furono entrambi danneggiati, ma alle 18.16, nel punto 32°02' N e 24°04' E (altra fonte indica la posizione come 32°02'30" N e 24°04'12" E), almeno uno (forse anche tre) dei sei siluri lanciati colpì la Tergestea a poppa. La sfortunata motonave si disintegrò in una nuvola di fumo che si levò per oltre 900 metri, a un passo dalla salvezza. L'intero equipaggio di 80 uomini trovò la morte nell’esplosione.
 
Le vittime tra l'equipaggio civile:
(nominativi tratti dall'Albo d'Oro della Marina Mercantile, si ringrazia Carlo Di Nitto)
 
Domenico Ambrosini, piccolo di cucina, da Procida
Sadar Battistini, operaio, da Ravenna
Corrado Carpenzano, marinaio, da Pozzallo
Michele Cassano, marinaio, da Bari
Giovanni Castellano, carpentiere, da Cherso
Michele Costanzo, carbonaio, da Bari
Orazio Costanzo, marinaio, da Riposto
Amedeo Crosilla, ingrassatore, da Sanvincenti
Giorgio De Visintini, comandante, da Trieste
Giuseppe Di Colandrea, ufficiale di coperta, da Procida
 Gioacchino Esposito, carbonaio, da Genova
Tommaso Fiaschi, giovanotto, da Livorno
Emiliano Giurici, marinaio, da Albona
Pasquale Greco, ufficiale radiotelegrafista, da Catania
Angelo Guigno, operaio, da Porto Empedocle
Antonino Lipari, marinaio, da Trapani
Pasquale Lizzul, primo ufficiale di macchina, da Trieste
Gaspare Manca, nostromo, da Trapani
Andrea Matrone, giovanotto, da Torre del Greco
Ferdinando Nideri, direttore di macchina, da Trieste
Mario Palomba, ufficiale di coperta, da Torre del Greco
Luigi Pittini, elettricista, da Arta
Pasquale Repe, panettiere, da Resina
Domenico Ruocco, marinaio, da Messina
Francesco Sgomba, garzone di cucina, da Trieste
Ervino Stabile, cameriere, da Trieste
Filadelfio Tudisco, ufficiale di coperta, da Catania
Domenico Utmar, cambusiere, da Cherso
Stefano Valcich, cuoco, da Fianona
Giuseppe Valentin, secondo ufficiale di macchina, da Cherso

 
Sentenza del tribunale di Trieste relativa alla scomparsa in mare di marittimi del Tergestea di origini triestine (g.c. Michele Strazzeri)
 

Il 27 ed il 28 ottobre «ULTRA» ebbe modo di decrittare anche i messaggi che comunicavano la perdita delle due navi. Tergestea e Proserpina figurano tra le navi alla cui perdita è spesso imputata la scarsità di carburante delle truppe corazzate italo-tedesche nella battaglia di El Alamein (Rommel avrebbe scritto nel suo diario che con la perdita di Proserpina e Tergestea la battaglia era persa). Il capitano Wiggins fu decorato con il Distinguished Service Order per aver affondato la Tergestea.
Il relitto della motonave giaceva in acque molto basse e chiare, tanto da risultare visibile alle navi che passavano nei pressi: pochi giorni dopo il comandante Aldo Cocchia del cacciatorpediniere Da Recco, che aveva scortato la Tergestea nel viaggio in cui era stata affondata la Manfredo Camperio, ebbe il dispiacere di vederne il relitto mentre si apprestava ad entrare nel porto di Tobruk.

Un'altra immagine della motonave (Archivio Società Premuda)

1 commento:

  1. su questa nave, mio nonno Lorenzo Zarotti di Pirano d'istria, moriva
    nel 1935 in incidente a bordo a Penang.

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