venerdì 21 novembre 2014

Carnia

Il Carnia con i colori della Navigazione Libera Triestina (John H. Marsh Maritime Research Center di Capetown, via Mauro Millefiorini e www.naviearmatori.net)

Piroscafo da carico da 5451 tsl e 3378 tsn, lungo 123,2 m e largo 16,5, pescante 9 m ed avente velocità di 10 nodi. Appartenente alla Società Anonima di Navigazione Lloyd Triestino, con sede a Trieste; iscritto con matricola 117 al Compartimento Marittimo di Trieste.

Breve e parziale cronologia.

1923
Costruito nel Cantiere San Rocco (Stabilimento Tecnico Triestino) di Trieste per la Navigazione Libera Triestina. Stazza lorda e netta originarie: 5794 tsl e 3590 tsn.
6 luglio 1931
Il Carnia, in navigazione verso New York, entra in collisione, nella fitta nebbia al largo del faro di Ambrose, con il transatlantico francese France, in rotta verso est. Nessuna delle due navi riporta danni rilevanti, ma il Carnia si mette all’ancora fino al dissolvimento della nebbia, per evitare il ripetersi di incidenti simili.
14 marzo 1934
Mentre il Carnia, ormeggiato nel porto di New York, sta trasbordando il suo carico sulla chiatta Malden, Dominic Radoslovich, proprietario della chiatta, cade in mare nello scendere a terra lungo la scaletta del Carnia, ferendosi. Radoslovich intenterà una causa contro la Navigazione Libera Triestina, che ritiene responsabile dell’incidente perché responsabile di non aver assicurato a dovere la passerella al molo.
1937
Trasferito al Lloyd Triestino, che ha assorbito la Navigazione Libera Triestina.
10 giugno 1940
All’entrata in guerra dell’Italia, il Carnia è a Trieste e sta trasbordando sul piroscafo Maria un carico di 411 balle di tabacco (in totale 73,257 tonnellate) della ditta A. L. Van Beck di Rotterdam, da trasportare ad Algeri. Essendo i Paesi Bassi una nazione nemica, il carico viene confiscato dalle autorità italiane.
15 ottobre 1940
Requisito dalla Regia Marina.
5 novembre 1940
Parte da Bari alle 20.15 insieme alla motonave Carlotta ed al piroscafo Casaregis, con la scorta della torpediniera Nicola Fabrizi e del piccolo incrociatore ausiliario Lago Zuai. Il convoglio trasporta in tutto 231 veicoli e 779 tonnellate di benzina.
6 novembre 1940
Il convoglio giunge a Durazzo alle 13.45.
19 novembre 1940
Lascia scarico Durazzo insieme alle motonavi Verdi e Puccini, scortate dalla torpediniera Confienza, alle 9.30.
Alle 21.19, però, dopo che alle 20 circa il convoglio ha raggiunto il punto d’atterraggio «Y» di Brindisi, la Confienza – a causa dello spegnimento dei fari d’atterraggio provocato da un’incursione aerea – viene speronata dall’incrociatore ausiliario Capitano A. Cecchi, proveniente da Valona, riportando gravi danni. Lo stesso Capitano Cecchi prende a rimorchio la nave danneggiata nel tentativo di portarla in salvo, ma la torpediniera affonderà alle 00.35 del 20.
20 novembre 1940
Carnia, Verdi e Puccini arrivano a Brindisi alle 2.20.
28 novembre 1940
Salpa da Bari alle 18 insieme ai piroscafi Arpione e Sant’Agata, diretti a Durazzo. Il convoglio, che trasporta 81 uomini, 747 quadrupedi e 132 autoveicoli, è scortato dalla torpediniera Curtatone.
29 novembre 1940
Il convoglio arriva a Durazzo alle 10.30.
5 dicembre 1940
Parte vuoto da Durazzo alle 23.45 insieme al piroscafo Olimpia, con la scorta del cacciatorpediniere Augusto Riboty.
6 dicembre 1940
Alle 4.55, mentre i due piroscafi procedono senza zigzagare a 10 nodi nel mare agitato, l’Olimpia viene colpito a poppa da uno o due siluri lanciati dal sommergibile britannico Triton (TV Guy Claud Ian St Barbe Slade Watkins), nel punto 41°06’ N e 18°39’ E, a circa 40 miglia da Brindisi. In meno di mezz’ora il Carnia (capitano Giovanni Becker) riesce a prendere a rimorchio l’Olimpia per cercare di portarlo a Brindisi; le due navi a rimorchio procedono a 4 nodi di velocità. Da Marina Brindisi viene inviato il rimorchiatore Ercole, che, per ridurre i tempi e far giungere le unità a Brindisi prima di notte, prende a rimorchio il Carnia che sta rimorchiando l’Olimpia. La velocità del convoglio viene così notevolmente incrementata, e le navi raggiungono Brindisi alle 17.30.
20 dicembre 1940
Alle 15 il Carnia, insieme ai piroscafi Miseno, Dormio e Pontinia (tutti adibiti a traffico civile e scortati dalla torpediniera Angelo Bassini) lascia Bari diretto a Durazzo.
21 dicembre 1940
Il convoglio arriva a Durazzo alle sei del mattino.
26 dicembre 1940
Lascia Durazzo scarico alle 18.30, insieme al piroscafo Monstella, scortato dalla torpediniera Castelfidardo.
27 dicembre 1940
Il convoglio arriva a Bari alle 9.30.
6 gennaio 1941
Parte da Bari alle 23 insieme al piroscafo Casaregis (proveniente da Ancona) ed alla motonave Donizetti. Il convoglio, che trasporta 693 uomini, 101 veicoli e 1733 tonnellate di rifornimenti, è scortato dal posamine Azio e dall’incrociatore ausiliario Brioni.
7 gennaio 1941
Il convoglio giunge a Durazzo alle 13.20.
16 gennaio 1941
Lascia Durazzo vuoto insieme al piroscafo Zena ed alla torpediniera Generale Marcello Prestinari, alle sette del mattino.
17 gennaio 1941
Arriva a Bari all’1.15 con il resto del convoglio.
26 gennaio 1941
Lascia Bari alle 17 insieme ai piroscafi Laura C., Rosandra ed Iseo (quest’ultimo adibito al traffico civile), scortati dalla torpediniera Solferino e dall’incrociatore ausiliario Brindisi. Il convoglio ha a bordo 26 militari, 276 automezzi e 177 tonnellate di carne congelata.
27 gennaio 1941
Il convoglio arriva a Durazzo alle 9.15.
2 febbraio 1941
Salpa da Durazzo alle 21.30, scarico, insieme alla motonave Città di Alessandria, e con la scorta della torpediniera Aretusa.
3 febbraio 1941
Il convoglio giunge a Bari alle 11.50.
11 febbraio 1941
Parte da Bari alle 23.45 in convoglio con i piroscafi Casaregis (che insieme al Carnia trasporta 271 automezzi), Padenna (carico di carburante) e Rosandra (che trasporta 1600 operai) e la scorta di Brioni e Solferino.
12 febbraio 1941
Il convoglio arriva a Durazzo alle 14.
24 febbraio 1941
Riparte vuoto da Durazzo alle 15.45, in convoglio con i piroscafi Titania e Padenna scortati dalla torpediniera Andromeda.
25 febbraio 1941
Il convoglio giunge a Bari alle 13.15.
6 marzo 1941
Salpa da Brindisi all’1.15 insieme ai piroscafi Sagitta e Monrosa (il carico complessivo del convoglio assomma a 113 veicoli e 1072 quadrupedi), scortati dalla Solferino, giungendo a Durazzo alle 14.15.
15 marzo 1941
Riparte da Durazzo alle 6.30 in convoglio con i piroscafi Titania e Luana, scarichi come il Carnia stesso, e la scorta della Prestinari.
16 marzo 1941
Il convoglio arriva a Bari alle 00.30.

L’affondamento

Alle undici di sera del 22 marzo 1941 il Carnia partì ancora una volta da Bari alla volta di Durazzo, insieme ai piroscafi Anna Capano (adibito a traffico civile), Vesta e Monstella. Il convoglio (capo convoglio tenente di vascello di complemento Gennaro Greco), che trasportava 89 militari, 66 quadrupedi, 89 autoveicoli, 2773 tonnellate di munizioni e 958,5 tonnellate di altri materiali, era scortato dalla torpediniera Castelfidardo e fece tappa a Brindisi prima di proseguire verso l’Albania.
Alle 10.28 del 23 marzo il convoglio venne però attaccato dal sommergibile greco Triton (capitano di corvetta Georgios Zepos; per singolare coincidenza il sommergibile era omonimo dell’autore del danneggiamento dell’Olimpia, ma si trattava di due unità diverse), che lanciò quattro siluri, con angoli di mira divergenti, contro il Carnia, che procedeva in testa al convoglio. Fu il Monstella, che era invece in coda, il primo ad avvistare le scie dei siluri, dando l’allarme con il segnale convenzionale e poi virando rapidamente verso la probabile posizione del sommergibile. Gli altri piroscafi eseguirono la stessa manovra del Monstella (l’Anna Capano fu mancato da tre siluri), ed il Carnia riuscì ad evitare i primi due siluri, che passarono a pochi metri dalla sua prua: non fu così, però, per gli altri due, che lo colpirono pochi secondi più tardi. Uno dei siluri non esplose, ma l’altro invece funzionò e scoppiò, aprendo una falla sul lato sinistro della stiva numero 6, ad una quarantina di metri dal dritto di poppa. Erano le 10.30.
I primi controlli portarono a ritenere che la nave fosse irrimediabilmente perduta, così il comandante del Carnia, d’accordo con il capo convoglio Greco, ordinò di abbandonare la nave; l’equipaggio scese disciplinatamente nelle lance, grazie anche al mare calmo che permise di abbandonare la nave in sicurezza.
Il Comando Superiore per il Traffico con l’Albania (Maritrafalba), subito dopo aver ricevuto il segnale di soccorso del Carnia, fece partire una sezione di MAS per vigilanza antisommergibile e, se fosse stato necessario, assistenza ai naufraghi; non essendovi siluranti pronte, Maritrafalba ordinò inoltre al vecchio cacciatorpediniere Carlo Mirabello (CC Ludovico Puleo), di scorta ad un convoglio diretto a Valona ma che ormai doveva già aver imboccato la rotta di sicurezza, di lasciare il convoglio per portarsi a tutta forza nel punto 40°57’ N e 18°32’ E, una trentina di miglia a nordest di Brindisi. Infine, Maritrafalba richiese alla Regia Aeronatica di inviare almeno un aereo della 141a Squadriglia sul luogo del siluramento, anch’esso per vigilare contro i sommergibili.
Nel frattempo la Castelfidardo aveva dato la caccia al Triton con bombe di profondità, ed ordinato agli altri mercantili di proseguire. Terminato questo compito, la torpediniera recuperò l’equipaggio del Carnia, ma un’ora dopo il siluramento il piroscafo era ancora a galla, quindi il suo comandante ed alcuni altri membri dell’equipaggio tornarono a bordo, per vedere se sarebbe stato possibile tentare di prenderlo a rimorchio e condurlo in salvo.
Alle 11.50 la Castelfidardo comunicò a Maritrafalba che il Carnia galleggiava ancora, pertanto tale comando richiese dapprima a Marina Brindisi di approntare due rimorchiatori. Alle 13.20, inoltre, Maritrafalba ordinò alla torpediniera Solferino, in arrivo a Durazzo, di andare incontro a Vesta, Monstella ed Anna Capano, che stavano navigando senza scorta, per scortarli in porto (dove giunsero alle 16.30).
I rimorchiatori chiesti da Maritrafalba lasciarono Brindisi alle 14.15, mentre alle 14.53 il Mirabello raggiunse Carnia e Castelfidardo. Il comandante Puleo del Mirabello fece venire sulla sua nave il comandante del Carnia, si fece informare sulla sua galleggiabilità e decise infine di tentarne il rimorchio a Brindisi. Alle 16 il vecchio cacciatorpediniere iniziò a navigare verso Brindisi a 4,5 nodi, rimorchiando il Carnia.
Proprio ora che sembrava possibile salvare la nave, però, il tempo voltò le spalle ai comandanti italiani. Il mare andò ingrossandosi, con onde che giunsero a superare in altezza le murate sino a raggiungere la coperta della nave danneggiata, ed alle 17.40 il cavo di rimorchio si spezzò. A questo punto fu il rimorchiatore Bagnoli ad assumere il rimorchio del Carnia, mentre il Mirabello si posizionò di scorta. Il piccolo convoglio riuscì a riprendere la navigazione in condizioni relativamente normali ed a proseguire per alcune ore, ma alle 21.40 il Carnia aumentò repentinamente il proprio appoppamento ed iniziò ad affondare. Nel giro di pochi minuti, alle 21.45, il piroscafo colò a picco nel punto 40°58’ N e 18°27’ E, circa 28 miglia a nordest di Brindisi e 30 miglia a nordest di Capo Gallo.
Tra l’equipaggio del Carnia si dovette lamentare un disperso.
Maritrafalba ordinò un’inchiesta che affidò al capitano di vascello Carlo Daviso di Charvensod, che alla conclusione dell’inchiesta elogiò l’opera del Mirabello e non trovò nulla da rimproverare al comandante del Carnia.


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