Motonave da carico da
4301 tsl, lunga 117,4 metri e larga 15,2. Di proprietà della società Tirrenia,
ed iscritta con matricola 103 al Compartimento Marittimo di Fiume.
Apparteneva alla
classe «Poeti», una serie di undici moderne motonavi concepite sia per il
servizio commerciale per la Tirrenia (sulle rotte dell’Europa settentrionale e
lungo le coste italiane) che per l’impiego bellico nel trasporto di
rifornimenti, scopo per il avevano dimensioni inferiori alle altre motonavi di
nuova costruzione (stazza lorda sulle 4500 tsl invece di 6000-8000 tsl come le
altre navi) ed una sagoma più raccolta e bassa sul mare, pensata per ridurre la
possibilità del loro avvistamento. Robuste e dotate di buone qualità nautiche,
le «Poeti» superavano i 14 nodi di velocità (una velocità elevata per un
mercantile), il che riduceva il rischio d’intercettazione e, in caso di
attacco, di essere colpite. Grazie a queste unità fu possibile far arrivare a
Bengasi e Tripoli importanti carichi che le altre navi difficilmente avrebbero
potuto trasportare senza essere localizzate ed attaccate.
Breve e parziale cronologia.
21 febbraio 1940
Impostata (numero di
cantiere 259) nei Cantieri Odero Terni Orlando del Muggiano (La Spezia).
21 dicembre 1941
Varata nei Cantieri
Odero Terni Orlando del Muggiano (La Spezia).
Agosto 1942
Completata per la Società
Anonima di Navigazione Tirrenia (con sede a Napoli).
14 agosto 1942
Requisita dalla Regia
Marina, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
Armata con un cannone scudato da 120 mm e 5-7 mitragliere contraeree Oerlikon
da 20 mm, sistemate in due plancette quadrate a prua ed una torretta contraerea
a poppa.
Il varo della Monti (g.c. Dante Flore) |
Aerosiluramento
Come tutte le
motonavi di nuova costruzione, dopo il completamento la Monti venne destinata al trasporto di rifornimenti sulle rotte per
il Nordafrica, compito per il quale era stata espressamente concepita.
L’offensiva nemica su quelle rotte era sempre più violenta, ed i risultati non
mancarono a farsi sentire sulle motonavi che costituivano il nerbo della
decimata flotta mercantile italiana.
Il 2 settembre 1942
la Monti lasciò Messina, dov’era
giunta da Napoli, diretta a Crotone, da dove poi sarebbe proseguita per il
Pireo e poi per Bengasi. La preziosa motonave era scortata da ben tre
torpediniere, le anziane Giuseppe Sirtori ed Enrico Cosenz e la più
moderna Circe.
La sera stessa, al
largo di Roccella Ionica, la Cosenz
dovette invertire la rotta per rientrare a Messina. Alle 23.45, però, a tre
miglia per 090° da Roccella Ionica, il convoglio venne attacato da
aerosiluranti britannici della Fleet Air Arm: alle 23.55.02 la motonave fu
colpita da un siluro a poppa sinistra, restando immobilizzata. Dopo più di due
ore, alle due di notte, la Monti
venne presa a rimorchio dalla Sirtori,
che fece quindi rotta per Messina, mentre la Circe, rimasta in zona, provvedeva a recuperare gli uomini gettati
in mare dallo scoppio del siluro. Terminato il salvataggio, la Circe diede la caccia contro un bersaglio
rilevato all’ecogoniometro e ritenuto un sommergibile (non risulta in realtà
che ve ne fossero), terminandola alle 4.20, dopo di che si allontanò per
riunirsi a Sirtori e Monti in navigazione verso Messina.
Inviato sul posto da Supermarina, raggiunse la Circe anche il cacciatorpediniere Giovanni Da Verrazzano.
La situazione della Monti, tuttavia, andava aggravandosi: la
nave continuava ad imbarcare acqua, finché non si rese necessario decidere di
portarla all’incaglio per evitarne l’affondamento. Con l’assistenza della Sirtori, il mercantile venne mandato ad
incagliarsi su un fondale sabbioso presso la Fiumara Condoianni, vicino al
paese di Sant’Ilario Jonico.
Non vi erano state
vittime tra l’equipaggio della motonave; 13 uomini erano rimasti feriti, ma nessuno
in modo grave.
L’aviazione
britannica tentò ancora di distruggere la moderna motonave ed il suo prezioso
carico, ora che era incagliata ed immobile, la sera del 4 settembre: alle 23.21
alcuni aerei britannici sorvolarono a quota media Locri lanciando poi quattro
razzi illuminanti nei pressi di Sant’Ilario, scatenando l’immediata reazione
delle mitragliere di un treno armato della Regia Marina, ed alle 23.45
sganciarono tre o quattro bombe proprio contro la Monti. Gli ordigni, fortunatamente, mancarono il bersaglio e
caddero sulla spiaggia di Sant’Ilario. Anche la Monti aprì il fuoco con le mitragliere contro gli aerei. A
mezzanotte gli aerei sorvolarono di nuovo a bassa quota Locri e Sant’Ilario,
dove sganciarono tre bengala, per poi dileguarsi verso sud.
L’incursione non
causò vittime; tre militari vennero feriti non gravemente da schegge di bombe.
La nave venne
successivamente disincagliata, rimorchiata a Messina e riparata, e riprese a
navigare sulle rotte dei convogli.
La Monti incagliata presso la Fiumara Condoianni dopo il siluramento
(da “Navi mercantili perdute” di Rolando Notarangelo e Gian Paolo Pagano, USMM,
Roma 1997)
|
L'affondamento
La fine, per la Monti, era solo stata rimandata. Alle
5.30 del 21 marzo 1943 la nave, avente a bordo un carico di carburante e
munizioni (comprese 3164 tonnellate di carburante e merci varie, otto automezzi
ed undici cannoni destinati alle forze tedesche) oltre a 143 uomini tra
equipaggio e militari di passaggio, partì da Napoli in convoglio con un’altra
moderna motonave, l’Ombrina, pure
carica di carburante e munizioni. Le due unità, scortate dalle torpediniere Libra e Perseo e dalla moderna torpediniera di scorta Tifone, erano dirette a Biserta.
Anche in questo caso,
«ULTRA» aveva intercettato e decifrato i messaggi relativi alla partenza del
convoglio, e già il 19 marzo aveva avvisato i comandi britannici che Monti ed Ombrina erano attese a Biserta per il pomeriggio del 21. La
partenza del convoglio era stata poi rinviata per altri motivi, ma «ULTRA»
aveva decrittato anche i messaggi relativi a questo cambio di programma, ed il
21 marzo aveva comunicato ai comandi britannici che le due motonavi sarebbero
dovute arrivare a Biserta nel pomeriggio del 22.
Di conseguenza vennero
organizzati degli attacchi aerei. Dopo aver superato indenne un primo attacco
di aerosiluranti ad est di Capo Carbonara, avvenuto nella notte del 21 marzo, intorno
alle due del pomeriggio del 22 marzo il convoglio venne nuovamente attaccato da
una nutrita formazione di bombardieri nemici 18 miglia ad est di Biserta: all’inizio
dell’attacco, verso le 14, la Monti
fu colpita da una bomba e prese fuoco. Alle 15.15 la motonave esplose ed
affondò a 18 miglia da Biserta, portando con sé 41 uomini. I sopravvissuti
furono 102. Partecipò ai soccorsi anche il dragamine RD 18 della Guardia di Finanza, che trasse in salvo diversi
naufraghi.
L’Ombrina, uscita indenne dall’attacco,
urtò una mina e fu poi affondata da un bombardamento aereo su Biserta.
Il 23 ed il 24 marzo,
a seguito di nuove decrittazioni, «ULTRA» ebbe modo anche di confermare ai
reparti attaccanti i risultati conseguiti.
Le vittime tra l'equipaggio civile:
(si ringraziano Carlo Di Nitto e Giancarlo Covolo)
Salvatore Albano, cuoco, da Gaeta
Antonio Ascione, cameriere, da Torre del Greco
Cristino Bartoli, marinaio, da Isola del Giglio
Francesco Biagini, ufficiale di macchina
Pietro Bianchi, piccolo di camera, da Carrara
Bruno Brumnich, cameriere, da Fiume
Antonio Bucich, cambusiere, da Fianona
Luigi Calzona, marinaio, da Catania
Giovanni Dalle Mura, marinaio, da Camaiore
Giuseppe De Ponte, carpentiere, da Capodistria
Franco Esposito, capitano di lungo corso, da Cagliari
Giacomo Falanga, piccolo di camera, da Torre del Greco
Bruno Gandolfo, primo ufficiale di macchina, da Trieste
Eneo Loriani, elettricista, da Spalato
Mario Lupi, fuochista, da Livorno
Michele Manrotta, marinaio, da Vasto
Giulio Massei, marinaio, da Viareggio
Andrea Prischich, cuoco, da Laurana
Giuseppe Russo, ufficiale di macchina, da Messina
Antonio Simonetti, operaio, da Susak
Raffaele Vigezzi, marinaio, da Lerici
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