L’RD 7 a
Venezia il 5 ottobre 1940 (da www.grafasdiving.gr)
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Rimorchiatore-dragamine della classe RD 7
(215,67 tonnellate di dislocamento a pieno carico, 35,25 metri di lunghezza,
5,88 di larghezza e 2,11 di pescaggio, velocità 14,4 nodi, autonomia 750 miglia
a 14 nodi, armamento 1 cannone da 76/40 mm e due mitragliere da 6,5 mm).
Appartenente alla Regia Marina ma passato alla Regia Guardia di Finanza.
Breve e parziale cronologia.
15 maggio 1916
Impostazione nei cantieri Franco Tosi di
Taranto.
28 settembre 1916
Varo nei cantieri Franco Tosi di Taranto.
2 marzo 1917
Entrata in servizio per la Regia Marina.
Non si registra attività di rilievo
durante la prima guerra mondiale, mentre nel periodo interbellico l’RD 7 verrà assegnato al Gruppo Dragamine
dell’Alto Adriatico.
Anni ’30
Il cannone antinave ed antiaereo da 76/40
mm dell’RD 7 (avente elevazione di
75°) viene sostituito con un cannone antinave da 76/50 (con elevazione di 20°),
prelevato dalle corazzate delle classi Cavour e Doria in corso di rimodernamento.
Per ovviare ai problemi di stabilità causati dal maggior peso del nuovo cannone
rispetto a quello precedente, la nave deve essere appesantita in carena.
10 giugno 1940
All’entrata in guerra dell’Italia l’RD 7 fa parte della XXI Flottiglia
Dragamine, avente base al Lido di Venezia. La sua velocità massima è scesa da
14 a 9 nodi per la sua anzianità.
Per nove mesi sarà impiegato sulle rotte
di sicurezza dell’Alto Adriatico.
26 marzo 1941
L’RD
7 (TV Salvatore Galàtola) viene inviato nelle acque della zona di confine
tra Albania e Grecia, dove infuriano i combattimenti.
Maggio 1941
A seguito della resa della Grecia, viene
dislocato al Pireo (facendo tappa a Patrasso durante il viaggio di
trasferimento), venendo assegnato (insieme all’RD 27 ed ai posamine Albona
e Rovigno) alla II Squadriglia della neonata
XXXIX Flottiglia Dragamine ed operando sulle rotte di atterraggio al Pireo,
principalmente tra le isole del Golfo Saronico, agli ordini di Marisudest (il Comando Gruppo Navale dell’Egeo Settentrionale). Si tratta di uno dei primi dragamine italiani inviati nella Grecia
appena occupata.
Il dragamine fotografato in Alto Adriatico nell’ottobre
1940 (da www.grafasdiving.gr)
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L’affondamento
La perdita dell’RD 7, un dragamine, finì coll’essere cagionata proprio da una mina.
La sera del 14 giugno 1942 la piccola nave prese il mare per una missione di
vigilanza a sud di Egina, al comando del sottotenente del CREM (Corpo Reali
Equipaggi Marittimi) Vito Guglielmi.
La navigazione proseguì senza incidenti
sino alle 7.15 del mattino del 15 giugno, quando l’RD 7, in navigazione nel Golfo Saronico tra la penisola di Methana
e l’isolotto di Moni, urtò una mina e saltò in aria, affondando in pochi
secondi. Le barche di pescatori partite da Perdika (un villaggio sull’isola di
Egina) poterono salvare solo sei uomini; morirono il comandante Guglielmi ed altri
diciassette membri dell’equipaggio (secondo mentre i diari di guerra del
comando navale tedesco dell’Attica, mentre per Aldo Fraccaroli i morti furono
oltre venti, oltre al comandante Guglielmi, ed i superstiti solo cinque).
La mina su cui il dragamine era saltato
faceva parte di un vecchio sbarramento greco di 115 ordigni, posato al largo di
Methana tra le isole di Moni, Egina e San Giorgio, nella notte tra il 29 ed il
30 ottobre 1940, dai posamine ellenici Strymon
ed Aliakmon, assistiti dal
cacciatorpediniere Vassilissa Olga. Le
mine, del tipo Vickers, formavano una fila (che iniziava al largo del faro
dell’isola di Moni e si estendeva per 5700 metri sino all’isola di Agios
Georgios) di ordigni distanziati tra loro di 50 metri, ad una profondità di tre
metri. La posa di queste mine era stata pianificata sin dal 23 agosto 1940,
otto giorni dopo che il sommergibile italiano Delfino, pur non essendovi ancora guerra tra Grecia ed Italia,
aveva affondato il vecchio incrociatore greco Helli presso l’isola di Tinos. La posizione dello sbarramento era
nota alle autorità tedesche, che si erano fatte consegnare i piani dei campi
minati greci alla resa della Grecia e li avevano incorporati nel proprio
sistema difensivo.
La fine dell’RD
7 registrata sul diario del comando navale tedesco dell’Attica in data 15
giugno 1942 (g.c. Dimitris Galon)
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Il relitto dell’RD 7 è stato localizzato da un gruppo di subacquei e ricercatori
greci nell’agosto 2010 a sud dell’isolotto disabitato di Moni (a sudovest
dell’isola di Egina), nel Golfo Saronico. Il relitto del dragamine, rintracciato
grazie a ricerche d’archivio ed alle informazioni fornite dai vecchi pescatori
di Perdika ed esplorati e fotografati per la prima volta dal gruppo di
subacquei ellenici (Anthony Grafas, subacqueo e capo del gruppo, Kostas
Mylonakis, fotografo subacqueo, ed i
subacquei Giannis Liardakis, Giannis Moustakas, Tasos Tsalavoutas ed Anna
Barbopoulos; hanno partecipato al ritrovamento anche il ricercatore Dimitris
Galon ed il proprietario della barca Dimitris Damigos), nell’aprile 2014, giace
in assetto di navigazione su un fondale sabbioso/fangoso in pendenza, ad una
profondità compresa tra i 96 ed i 102 metri, con “rotta” 275°. La prua,
compreso il cannone da 76 mm, è scomparsa, asportata di netto fino a proravia
della plancia dalla violenza dell’esplosione, mentre la parte poppiera versa in
buone condizioni, con timone ed elica ancora visibili. Il fumaiolo è scomparso,
mentre i resti dell’albero e delle sovrastrutture giacciono sul fondale. Parte
delle maniche a vento, le attrezzature per il dragaggio e le gru dell’unica
scialuppa del dragamine sono ancora in posizione. Attorno al relitto sono
sparsi vari rottami irriconoscibili e coperti di benthos, che ricopre anche
gran parte del relitto.
Ancora una foto dell’unità al Lido di Venezia il 5 ottobre 1940 (da www.grafasdiving.gr) |
Si ringrazia Dimitris Galon.
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