L’Unie nel 1942 (da navyworld.narod.ru)
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Posamine classe Selve
(515 tonnellate di dislocamento standard, 590 a pieno carico), lungo 59,6 metri
e largo 7,30, pescaggio 2,15 metri, velocità massima 16 (poi calata a 14) nodi,
autonomia 2000 (poi ridotte a 1680) miglia a 14 nodi. Armato con due cannoni da
90/45 mm, due mitragliere contraeree da 13,2 mm, uno scaricabombe per 16 bombe
di profondità ed attrezzature per trasportare e posare 12 (o 24) mine, nonché
attrezzature per il dragaggio. Riclassificato poi come cacciasommergibili AS 110 Unie, viene anche menzionato come cannoniera.
Breve e parziale cronologia.
1917
Impostato nei
cantieri Actien-Gesellschaft "Neptun" Schiffswerft und
Maschinenfabrik di Rostock (numero di scafo 434) come dragamine M 121 (classe Minensuchboot 1916) per la
Kaiserliche Marine (la Marina imperiale tedesca).
10 settembre 1918
Varato nei cantieri Actien-Gesellschaft
"Neptun" Schiffswerft und Maschinenfabrik di Rostock.
25 ottobre 1918
Entra in servizio
come M 121 per la Kaiserliche Marine,
ma la prima guerra mondiale si conclude di lì ad un mese con la sconfitta della
Germania.
13 luglio 1921
Radiato dalla Marina
tedesca per essere venduto.
20 luglio 1921
Acquistato dalla
Marina jugoslava (Jugoslovenska Kraljevska Ratna Mornarica) tramite una
compagnia di Amburgo, al prezzo di 1.400.000 marchi (analogamente ad altri
cinque dragamine tedeschi della classe Minensuchboot 1916: le sei unità vanno a
formare la classe di posamine “Galeb” della Marina jugoslava). Comprato senza
armamento, ufficialmente classificato rimorchiatore e denominato SKSKHS, non
appena entra in servizio sotto bandiera jugoslava viene ribattezzato Kobac e riclassificato posamine.
Assegnato al “settore
meridionale” della flotta jugoslava.
13 aprile 1941
L’arsenale di Teodo e
la base di Cattaro, dove il Kobac si
trova con altre unità della flotta jugoslava, vengono bombardati da una
quarantina di bombardieri CANT Z. 1007 bis e FIAT BR. 20 della Regia
Aeronautica. Il Kobac viene colpito e
gravemente danneggiato, e dev’essere portato all’incaglio per evitarne l’affondamento.
17 aprile 1941
Con l’occupazione
della Jugoslavia da parte delle forze dell’Asse, la quasi totalità della flotta
jugoslava, i cui equipaggi in gran parte si sono ammutinati od hanno disertato,
viene catturata ed incorporata nella Regia Marina.
Il 17 aprile il
danneggiato Kobac viene catturato
dalle truppe italiane a Cattaro (altra fonte lo dà come catturato a Spalato il
10 aprile, altra ancora a Sebenico sempre il 10, ma ciò appare inverosimile
dato il suo stato). Il grosso della flotta jugoslava (ossia, oltre al Kobac e dal gemello Jastreb, i cacciatorpediniere Beograd
e Dubrovnik, le torpediniere T 1 e T 8, i sommergibili Hrabri,
Smeli ed Osvetnik, i posamine Meline
e Mljet, le cannoniere Dalmacija e Bjeli Orao, il dragamine D 2,
le navi appoggio sommergibili Hvar e Sitnica, la cisterna militare Perun, la nave scuola Jadran, le motosiluranti Orjen, Velebit, Dinara, Triglav, Suvobor e Rudnik ed i
rimorchiatori Silni, Jaki, Snazni ed Ustraini), che
staziona inattivo e con equipaggi ridotti al minimo dalle diserzioni nella base
di Cattaro, si arrende la sera del 17 aprile dopo una riunione, durata un’ora,
tra i comandanti jugoslavi e l’ammiraglio italiano Ettore Sportiello,
comandante militare marittimo dell’Albania, giunto a Cattaro insieme alla
Divisione fanteria «Messina» e subito recatosi a bordo delle unità jugoslave
per trattarne la resa. Il “passaggio di consegne” è incruento, le navi
ammainano la bandiera jugoslava ed issano quella italiana, dopo di che i pochi
uomini rimasti a bordo vengono sbarcati. Dall’Italia verranno poi inviati nuovi
equipaggi per rimettere in efficienza e riarmare le navi catturate, che
entreranno tutte in servizio sotto bandiera italiana.
Settembre-novembre 1941
Il Kobac viene danneggiato con cariche
esplosive piazzate a bordo da partigiani jugoslavi.
30 novembre 1941
Riparato e ribattezzato
Unie, l’ex Kobac entra in servizio per la Regia Marina a Spalato. Verrà
impiegato soprattutto come cacciasommergibili (riceverà infatti la
caratteristica AS 110 in aggiunta al
nome) e cannoniera per pattugliamento costiero; non poserà invece una sola mina
durante tutta la guerra.
Inizialmente viene
dislocato ad Argostoli, operando come cacciasommergibili nelle acque di
Cefalonia, dello Ionio e dell’Egeo.
Febbraio 1942
Posto alle dipendenze
di Marina La Spezia insieme ai gemelli Eso
e Vergada.
7 settembre 1942
Durante la scorta ad
un convoglio in navigazione tra Cefalonia a Zante, l’Unie localizza un sommergibile e lo bombarda con otto bombe di
profondità, vedendo poi comparire chiazze di nafta in superficie, ma in realtà
l’unità nemica non è stata colpita.
Dicembre 1942
Impiegato sulle rotte
della Libia e della Tunisia, è di base a La Goletta (Tunisi).
L’affondamento
Nel pomeriggio del 30
gennaio 1943 l’Unie era ormeggiato
nell’arsenale di Sidi Abdallah, a Ferryville (Biserta), quando, alle 14.05,
ebbe inizio un bombardamento della base da parte di bombardieri statunitensi
Boeing B-17 “Flying Fortress” della 12th USAAF: centrato in pieno
dalle bombe, l’Unie esplose ed
affondò accanto al molo dov’era ormeggiato. Tre dei 71 uomini del suo
equipaggio rimasero uccisi (altra fonte parla invece di trenta vittime, ma questo non sembra trovare conferma nell'Albo dei caduti e dispersi della Marina Militare), molti altri furono feriti (tra questi il marinaio
segnalatore Modesto Rolando Perino, di Cuorgné, che fu ferito alla gamba destra
ed al piede sinistro, perdendo parte dell’alluce). I feriti furono ricoverati
all’ospedale di Tunisi, ed il 15 febbraio vennero trasferiti in Italia con la
nave ospedale Sicilia.
Nello stesso
bombardamento venne incendiato anche il piroscafo da carico Noto, che saltò in aria in serata.
Caduti in guerra tra
l’equipaggio dell'Unie
Tefan Fatmo Abbati, sottocapo fuochista,
deceduto in territorio metropolitano il 9.2.1944
Antonio Baroni, sottocapo cannoniere, deceduto
nell'affondamento
Giacomo Campana, marinaio torpediniere,
deceduto nell'affondamento
Sergio Cappellesso, marinaio, deceduto nell'affondamento
Aldo Rolle, marinaio, deceduto in territorio
metropolitano il 2.6.1943
Aldo Staico, capo radiotelegrafista di seconda
classe, deceduto nel Mediterraneo centrale il 2.1.1943
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