La Reginaldo Giuliani appena completata, a Trieste, nel 1942 (Coll.
Guido Alfano via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net)
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Motonave da carico da
6837 tsl, 4020 tsn e 9174 tpl, lunga 138,68 (o 147,7) metri e larga 18,92,
pescaggio 12,10 metri, velocità 15,8 nodi. Appartenente alla Società Anonima di
Navigazione Lloyd Triestino (con sede a Trieste) ed iscritta con matricola 456
al Compartimento Marittimo di Trieste.
Breve e parziale cronologia.
10 aprile 1940
Impostazione nei
Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone (costruzione numero 1239). È la
quarta ed ultima della serie «Filzi» di moderne motonavi gemelle ordinate dal
Lloyd Triestino (le altre sono Fabio
Filzi, Carlo Del Greco e Gino Allegri, tutte affondate sulle
rotte della Libia, più una quinta, la Mario
Roselli, costruita per la società Italia).
26 febbraio 1941
Varo nei Cantieri
Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone. Sono madrine due suore, alla presenza del
vescovo e di varie autorità sia ecclesiastiche che militari.
4 febbraio 1942
Completata come Reginaldo Giuliani per le Linee
Triestine per l’Oriente (cioè il Lloyd Triestino) ed immediatamente requisita a
Trieste dalla Regia Marina (ma non iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario
dello Stato).
7-9 marzo 1942
Prima missione di
guerra: alle 12.30 del 7 marzo la Giuliani
lascia Brindisi alla volta di Tripoli in convoglio con la moderna motonave Nino Bixio e la scorta del
cacciatorpediniere Antonio Pigafetta
e della torpediniera Aretusa. Si
tratta del convoglio numero 1 previsto dall’operazione di traffico «V. 5», che
consiste nell’invio di tre convogli da Brindisi, Messina e Napoli a Tripoli,
per un totale di quattro moderne motonavi scortate complessivamente da cinque
cacciatorpediniere e tre torpediniere. Esce inoltre in mare, a protezione
dell’operazione, una formazione composta dagli incrociatori leggeri Giuseppe Garibaldi, Eugenio di Savoia e Raimondo
Montecuccoli e da cinque cacciatorpediniere. Uno di questi, lo Scirocco, durante la navigazione va a
sostituire l’Aretusa, che ha lasciato
il convoglio per tornare in porto.
Il convoglio della Giuliani, che procede a 15 nodi, segue
le rotte costiere fino a Santa Maria di Leuca, a sud della quale (alle 19.20
del 7) si unisce al convoglio n. 2 (motonave Gino Allegri, cacciatorpediniere Antonio Da Noli e Bersagliere)
partito da Messina, poi prosegue per meridiano sino all’imbocco del Golfo della
Sirte. Alle 7.30 dell’8 marzo si aggrega anche il convoglio n. 3 (motonave Monreale, cacciatorpediniere Fuciliere ed Ugolino Vivaldi, torpediniere Circe
e Castore), proveniente da Napoli, ed
entro le 8.30, a 190 miglia da Leuca, le quattro motonavi si trovano a formare
un unico convoglio, scortato da sei cacciatorpediniere e due torpediniere. Il
gruppo di scorta comprensivo dei tre incrociatori raggiunge il convoglio alle
9.45 dell’8 e procede a zig zag poco a poppavia del convoglio, a 16-18 nodi di
velocità, fino al tramonto, poi assume posizione “incorporata”. Nelle ore
diurne il convoglio è quasi continuamente protetto dai velivoli della scorta
aerea, ma non si concretizza alcuna minaccia dagli aerei di Malta, essendo
l’isola sottoposta a continui bombardamenti da più di due mesi (la cui
intensità viene peraltro aumentata quando vengono inviati grossi convogli).
Alle 7.30 del 9 marzo
viene incrociato il convoglio di ritorno da Tripoli a Taranto e Brindisi e Scirocco e Pigafetta vengono distaccati per aggregarsi alla sua scorta. La Giuliani ed il resto del convoglio
raggiungono indenni Tripoli tra le 17.30 e le 18 dello stesso 9 marzo.
17 marzo 1942
Lascia Tripoli alle 21.30 con a
bordo 43 cittadini stranieri (10 anglo-maltesi, quattro greci e 29 ebrei
inglesi), scortata dalla torpediniera Perseo.
Le due navi imboccano la rotta del Canale di Sicilia, e nella notte successiva vengono infruttuosamente attaccate da aerei.
18 marzo 1942
In mattinata la Giuliani viene raggiunta anche dai MAS 563 e 564 della XVII Squadriglia MAS (tenente di vascello Roberto Baffigo), inviati da Pantelleria, che rinforzano la scorta fino al primo pomeriggio.
22 marzo 1942
Arriva a Palermo alle 22.
Le due navi imboccano la rotta del Canale di Sicilia, e nella notte successiva vengono infruttuosamente attaccate da aerei.
18 marzo 1942
In mattinata la Giuliani viene raggiunta anche dai MAS 563 e 564 della XVII Squadriglia MAS (tenente di vascello Roberto Baffigo), inviati da Pantelleria, che rinforzano la scorta fino al primo pomeriggio.
22 marzo 1942
Arriva a Palermo alle 22.
13-14 aprile 1942
Secondo viaggio con
rifornimenti da Brindisi a Tripoli, in convoglio con le motonavi italiane Vettor Pisani e Ravello e la tedesca Reichenfels,
scortate da cinque cacciatorpediniere e due torpediniere (tra cui la Pegaso). La Giuliani, partita da Brindisi con la scorta di un
cacciatorpediniere ed una torpediniera, si aggrega al convoglio salpato da
Napoli e formato da Reichenfels e Vettor Pisani, scortate da due
cacciatorpediniere ed una torpediniera, cui si uniscono anche la Ravello, proveniente da Taranto, ed i
due cacciatorpediniere della sua scorta.
Il 14 aprile “ULTRA”
intercetta dei messaggi relativi al convoglio, che viene poi localizzato dalla
ricognizione aerea britannica: a mezzogiorno dello stesso 14 aprile decollano
da Bu Amud, in Cirenaica, otto aerosiluranti britannici Bristol Beaufort, due
del 22nd Squadron e sei del 39th Squadron, scortati da
quattro caccia Bristol Beaufighter del 272nd Squadron. Nel
pomeriggio un idroricognitore Martin Maryland britannico, che sta tallonando il
convoglio, viene abbattuto da un velivolo tedesco della scorta, e poco dopo
sopraggiungono i Beaufighter, che abbattono un cacciabombardiere Dornier Do 17
e danneggiano un caccia Messerschmitt Bf 110 ed un bombardiere Junkers Ju 88
della scorta aerea. Dopo questo primo scontro tra aerei, a qualche miglio di
distanza dalle navi, i caccia britannici avvistano anche il convoglio. Si
verifica qui, però, un errore che salverà le navi dell’Asse: i Beaufighter
della scorta, ritenendo che anche i Beaufort debbano aver avvistato il
convoglio, si allontanano in direzione di Malta, come previsto dai loro piani
(i Beaufighter, infatti, avendo minore autonomia dei Beaufort, avevano il solo
compito di accompagnare i Beaufort sull’obiettivo e localizzare il convoglio,
per permettere agli aerosiluranti di attaccare, dopo di che avrebbero dovuto
subito fare rotta per Malta, per non esaurire il carburante). In realtà i
Beaufort, che volano più bassi dei Beaufighter, avvistano le navi solo mezz’ora
più tardi, e passano all’attacco prendendo di mira la Giuliani ed il Reichenfels,
che sono le navi più grosse del convoglio: ma con loro sorpresa vedono pararsi
dinanzi a sé ben 15-20 caccia Messerschmitt Bf 109, sei Bf 110 e parecchi Ju 88
della Luftwaffe. Gli aerosiluranti britannici, privi ora di scorta, tentano
egualmente di allinearsi per lanciare contro Giuliani e Reichenfels,
ma vengono attaccati dagli aerei tedeschi. Solo cinque degli otto aerei riescono a
lanciare i propri siluri, nessuno dei quali va a segno, mentre gli altri tre
devono gettare in mare il proprio carico per alleggerirsi quando vengono
attaccati dalla scorta aerea. Uno dei Beaufort viene abbattuto da un Bf 109,
mentre gli altri, danneggiati, inseguiti dagli aerei tedeschi e con il
carburante in esaurimento, tentano disperatamente di raggiungere Malta: ma
proprio quando sono giunti in vista dell’isola, vengono abbattuti o precipitano
uno dopo l’altro. Un primo Beaufort cade in mare alle 16.45, un altro precipita
subito dopo a causa dei danni subiti, un terzo viene abbattuto da un
Messerschmitt, un quarto viene abbattuto anch’esso da un Bf 109. Alla fine,
solo tre degli otto Beaufort che avevano attaccato il convoglio riescono ad
atterrare: due con danni gravissimi (tanto che uno deve compiere un atterraggio
d’emergenza e non potrà più essere riparato), uno del tutto indenne. 15 avieri
britannici, su 20 componenti gli equipaggi dei cinque Beaufort distrutti, sono
morti. L’unico squadrone di Beaufort britannici in Egitto è stato annientato, e
ci vorranno due mesi prima che ne venga ricostituito un altro.
Le navi del convoglio
giungono a destinazione senza alcun danno.
Successivamente la Giuliani, ripartita da Tripoli,
raggiungerà Napoli.
10 maggio 1942
Lascia Napoli alle 17.15 per il suo terzo viaggio verso Tripoli, nell’ambito
dell’operazione di traffico «Mira», consistente nell’invio in Libia di 58 mezzi
corazzati, 713 autoveicoli, 3086 tonnellate di carburanti e lubrificanti, 17.505
tonnellate di munizioni ed altri materiali e 513 uomini. Il convoglio di cui fa
parte la Giuliani comprende anche le
altrettanto grandi e moderne motonavi italiane Gino Allegri, Agostino
Bertani, Ravello ed Unione e la tedesca Reichenfels, con la scorta dei cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco (caposcorta, CV Aldo
Cocchia) e Premuda e delle
torpediniere Castore, Climene, Pallade e Polluce: per
l’importanza del convoglio e del carico, ed a titolo di esperimento, per la
prima volta tutte le unità assegnate alla scorta sono dotate di ecogoniometro.
Le navi partono in due scaglioni, alle 15 ed alle 17, in formazione perfetta.
11 maggio 1942
Alle 3.30 la Giuliani, a causa di un’avaria al timone
non riparabile in mare, deve lasciare il convoglio e dirigere su Palermo, per
ordine del caposcorta. La scorta il Premuda,
appositamente distaccato. Le due unità giungono a Palermo alle 13.
Le altre navi
arriveranno a Tripoli senza problemi, dopo una traversata neppure minimamente
disturbata dal nemico.
13 maggio 1942
Terminate le riparazioni
dell’avaria, la Giuliani lascia
Palermo alle 16.30 per raggiungere Tripoli, sempre scortata dal Premuda.
14 maggio 1942
Giuliani e Premuda raggiungono
Tripoli nel pomeriggio.
21 maggio 1942
La Giuliani lascia da Tripoli all’una
di notte diretta a Taranto, scortata dal cacciatorpediniere Folgore (convoglio «K»).
22 maggio 1942
Giuliani e Folgore
arrivano a Taranto alle 14.10.
Un’altra immagine della Giuliani a Trieste nel 1942. A poppa è
ben visibile uno dei cannoni che ne costituivano l’armamento difensivo (Coll.
Guido Alfano via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net)
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L’affondamento
Alle 22.45 del 2
giugno 1942 la Reginaldo Giuliani salpò da Taranto alla volta di Bengasi, per la sua quarta traversata verso la Libia. A bordo, oltre ad un carico di nafta e rifornimenti destinati alla
Libia, c’erano 225 uomini tra equipaggio e militari di passaggio. La scorta era
considerevole: alla protezione della moderna nave erano stati assegnati il
cacciatorpediniere Freccia (caposcorta, capitano di fregata Alvise Minio Paluello), la
torpediniera Partenope e la moderna
torpediniera di scorta Pegaso. Ma non
fu sufficiente.
Già il 31 maggio
“ULTRA” aveva avuto modo di comunicare ai comandi britannici, a seguito delle
decrittazioni di messaggi italiani, che la Giuliani,
la cui partenza era stata ritardata, sarebbe partita da Taranto nella notte tra
il 2 ed il 3 giugno con la scorta di Freccia,
Partenope e Pegaso; dai messaggi intercettati i britannici erano venuti a
conoscenza anche della prevista velocità del convoglio, 15 nodi, e del previsto
orario d’arrivo a Bengasi, le 10.30 del 4 giugno.
Nella notte tra il 3
ed il 4 giugno, durante la navigazione, il convoglio venne illuminato dallo
sgancio di numerosi bengala, cui seguì una serie di attacchi di aerosiluranti,
che si protrassero per più di due ore. Alle 4.52 (o 4.53; per altra versione,
probabilmente erronea, alle 5.30) del 4 giugno, infine, a 125 miglia per 20° da
Bengasi, un aerosilurante riuscì a portarsi molto vicino prima di sganciare, e
la Giuliani fu colpita a poppa
sinistra dal suo siluro, rimanendo immobilizzata con gravi danni. Il Freccia, dopo vari e vani tentativi,
prese a rimorchio la motonave nel tentativo di portarla in salvo a Bengasi, ma
il 5 giugno le paratie della Giuliani
cedettero alla pressione dell’acqua, permettendo al mare di allagare
progressivamente tutti i compartimenti ed impedendo di proseguire nel rimorchio.
Da Bengasi fu inviato un rimorchiatore, ma nemmeno questo servì a salvare la
nave. Tutti i 225 uomini imbarcati sulla motonave (nessuno era rimasto ucciso
nell’attacco) dovettero essere trasferiti sulle unità della scorta. Benché
condannata, la Giuliani si rifiutava
di morire: pur abbandonata da tutto il personale, continuò a galleggiare per
più di ventiquattr’ore dopo il siluramento, sebbene in lento ed inesorabile
affondamento. Nella notte tra il 4 ed il 5, infine, giunse da Marina Bengasi
l’ordine al Freccia di darle il colpo
di grazia. Fu la Partenope ad
assumersi il mesto incarico: la Reginaldo
Giuliani – che a soli quattro mesi di vita già si poteva definire una
“veterana” dei convogli – scomparve sotto la superficie alle 6.30 del 5 giugno.
“ULTRA” permise ai
comandi britannici di apprendere anche dell’avvenuto affondamento della
motonave italiana, intercettando un messaggio inviato da Marina Bengasi la
notte tra il 4 ed il 5, che spiegava che la Giuliani
era stata affondata dalle unità della scorta.
Non avendo più nulla
da fare, Freccia, Partenope e Pegaso raggiunsero Bengasi, dove sbarcarono i 225 naufraghi, ma qui
la perdita della Giuliani rivelò uno
dei suoi perniciosi aspetti. La nafta necessaria al rifornimento delle due
torpediniere (per permettere loro di tornare in Italia), infatti, era quella che
era stata caricata a bordo della motonave: ed ora giaceva in fondo al mare. Per
permettere a Freccia, Partenope e Pegaso di tornare a Taranto si rese necessario prelevare la nafta
dai serbatoi di altre due torpediniere, impedendo così che queste ultime, come
programmato, potessero compiere la loro programmata missione di caccia
antisommergibile.
L’affondamento della Giuliani fu il primo successo, dopo
quattro mesi e mezzo privi di risultati (dall’affondamento della motonave Victoria, avvenuto il 23 gennaio 1942),
colto dagli aerei britannici di base a Malta.
L’affondamento
della Giuliani nel diario
del geniere Benvenuto Spagnuolo (classe 1917, in servizio nella Compagnia
Trasmissioni del XXV Battaglione Misto Genio, Divisione «Bologna»), imbarcato
sulla nave per rientrare in Libia dopo una breve licenza (si ringrazia il
figlio Mario):
“4-6-942 XX
Alle due siamo
svegliati da un'incursione aerea. Subito ci alziamo e ci prepariamo ad essere
pronti a qualsiasi evento. Ci affacciamo e vediamo numerosi razzi. Dopo pochi
minuti le nostre mitragliere incominciano a sparare, ottenendo in risposta
altri colpi di mitragliatrice dagli aerei attaccanti. Viviamo momenti di ansia
essendo noi l'unico obiettivo per gli aerei nemici, ... ci terrorizza il
pensare che la nave è tutta carica di esplosivo. L'animo è in un indescrivibile
tensione, ma dopo circa un'ora e mezza ritorna la calma, poiché gli
aerosiluranti, dopo aver lanciato tre siluri ed una bomba, si allontanano. I
colpi per fortuna vanno a vuoto ma a pochissima distanza dalla nave.
Si prevede il ritorno
degli aerei nemici, ma ci conforta il pensare che con l'alba verranno i nostri
aerei. Alle ore 4.46 i nostri aerei non sono ancora arrivati, quando
improvvisamente notiamo la venuta degli aerei nemici. Alle 4.48 un siluro
colpisce la nave a poppa, producendo un cupo scoppio che provoca l'arresto
immediato e l'inclinazione a poppa.
Tutti corriamo verso
le scialuppe e le zattere, indecisi se dobbiamo buttarci in mare o meno. Ma
alla vista del personale di bordo e di alcuni ufficiali che abbandonano la
nave, in men che si dica le scialuppe vengono buttate in acqua e tutti si
buttano dal ponte. Da tutte le parti si odono grida di aiuto. Descrivere il
tutto, è una cosa semplicemente assurda.
Terminate le
scialuppe e le zattere, sulla nave restano ancora una cinquantina di uomini e
fra questi anch'io, non avendo fatto in tempo a buttarmi subito in acqua. Alla
vista di ciò non so io stesso cosa far. Senza perdermi d'animo, e cercando di
confortare anche qualcuno più avvilito, vado sul ponte maggiore della nave, ove
vedo il Comandante e gli altri uomini dell'equipaggio, che preparano un'altra
scialuppa riservata al Comandante. Coopero anch'io materialmente, mentre
constato a che punto arriva la mentalità di alcuni esseri, che, anche in caso
di pericolo, non fanno che pigliare bottiglie di liquori, aprirle e bere, quasi
a festeggiare l'avvenimento.
Dopo circa mezz'ora
di febbrile attesa, mi è possibile scendere nella scialuppa che è già in acqua
per mezzo di una scaletta.
Alle 5.40, la
motonave colpita è stata già da tutti abbandonata. Sono quindi venuti due
nostri aerei, ma ormai nulla possono fare, poiché gli aerei nemici dopo di
averci colpiti sono subito andati via.
Dato il carico che
portava la nostra nave, possiamo considerarci fortunatissimi, poiché di sei
stive, ben cinque erano piene di esplosivo, il siluro aveva colpito l'unica
stiva piena di cemento e farina.”
Ancora una foto della
motonave fresca di cantiere, a Trieste nel ’42 (Coll. Guido Alfano via Giorgio
Parodi e www.naviearmatori.net)
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Con immenso piacere ho avuto modo di conoscere la storia della Motonave Reginaldo Giuliani .... su questa nave si trovava mio padre che, da militare, rientrava a Tripoli. Nei suoi diari di guerra c'è il racconto della notte fra il 3 ed il 4 giugno 1942.
RispondiEliminaMi farebbe piacere pubblicare la testimonianza di suo padre, se lei lo desiderasse.
EliminaRiporto di seguito uno stralcio del diario di mio padre Benvenuto Spagnuolo, classe 1917, in forza nel XXV Battaglione Misto Genio compagnia trasmissione della Divisione Bologna dislocato in Libia.
RispondiEliminaMio padre stava ritornando in Libia dopo una breve licenza ed era partito alle 22.00 del 2 giugno 1942 dal porto di Taranto con la Motonave Reginaldo Giuliani
4-6-942 XX
Alle due siamo svegliati da un'incursione aerea. Subito ci alziamo e ci prepariamo ad essere pronti a qualsiasi evento. Ci affacciamo e vediamo numerosi razzi. Dopo pochi minuti le nostre mitragliere incominciano a sparare, ottenendo in risposta altri colpi di mitragliatrice dagli aerei attaccanti. Viviamo momenti di ansia essendo noi l'unico obiettivo per gli aerei nemici, ... ci terrorizza il pensare che la nave è tutta carica di esplosivo. L'animo è in un indescrivibile tensione, ma dopo circa un'ora e mezza ritorna la calma, poichè gli aerosiluranti, dopo aver lanciato tre siluri ed una bomba, si allontanano. I colpi per fortuna vanno a vuoto ma a pochissima distanza dalla nave.
Si prevede il ritorno degli aerei nemici, ma ci conforta il pensare che con l'alba verranno i nostri aerei. Alle ore 4.46 i nostri aerei non sono ancora arrivati, quando improvvisamente notiamo la venuta degli aerei nemici. Alle 4.48 un siluro colpisce la nave a poppa, producendo un cupo scoppio che provoca l'arresto immediato e l'inclinazione a poppa.
Tutti corriamo verso le scialuppe e le zattere, indecisi se dobbiamo buttarci in mare o meno. Ma alla vista del personale di bordo e di alcuni ufficiali che abbandonano la nave, in men che si dica le scialuppe vengono buttate in acqua e tutti si buttano dal ponte. Da tutte le parti si odono grida di aiuto. Descrivere il tutto, è una cosa semplicemente assurda.
Terminate le scialuppe e le zattere, sulla nave restano ancora una cinquantina di uomini e fra questi anch'io, non avendo fatto in tempo a buttarmi subito in acqua. Alla vista di ciò non so io stesso cosa far. Senza perdermi d'animo, e cercando di confortare anche qualcuno più avvilito, vado sul ponte maggiore della nave, ove vedo il Comandante e gli altri uomini dell'equipaggio, che preparano un'altra scialuppa riservata al Comandante. Coopero anch'io materialmente, mentre constato a che punto arriva la mentalità di alcuni esseri, che, anche in caso di pericolo, non fanno che pigliare bottiglie di liquori, aprirle e bere, quasi a festeggiare l'avvenimento.
Dopo circa mezz'ora di febbrile attesa, mi è possibile scendere nella scialuppa che è già in acqua per mezzo di una scaletta
----
Alle 5.40, la motonave colpita è stata già da tutti abbandonata. Sono quindi venuti due nostri aerei, ma ormai nulla possono fare, poichè gli aerei nemici dopo di averci colpiti sono subito andati via.
Dato il carico che portava la nostra nave, possiamo considerarci fortunatissimi, poichè di sei stive, den cinque erano piene di esplosivo, Il siluro aveva colpito l'unica stiva piena di cemento e farina. ....
Il racconto poi continua con la descrizione del viaggio verso Bengasi su un Cacciatorpediniere e di un successivo attacco subito da parte di un sommergibile.
Mario Spagnuolo
La ringrazio moltissimo per questo prezioso documento.
EliminaRiporto di seguito uno stralcio del diario di mio padre Benvenuto Spagnuolo, classe 1917, in forza nel XXV Battaglione Misto Genio compagnia trasmissione della Divisione Bologna dislocato in Libia.
RispondiEliminaMio padre stava ritornando in Libia dopo una breve licenza ed era partito alle 22.00 del 2 giugno 1942 dal porto di Taranto con la Motonave Reginaldo Giuliani
4-6-942 XX
Alle due siamo svegliati da un'incursione aerea. Subito ci alziamo e ci prepariamo ad essere pronti a qualsiasi evento. Ci affacciamo e vediamo numerosi razzi. Dopo pochi minuti le nostre mitragliere incominciano a sparare, ottenendo in risposta altri colpi di mitragliatrice dagli aerei attaccanti. Viviamo momenti di ansia essendo noi l'unico obiettivo per gli aerei nemici, ... ci terrorizza il pensare che la nave è tutta carica di esplosivo. L'animo è in un indescrivibile tensione, ma dopo circa un'ora e mezza ritorna la calma, poichè gli aerosiluranti, dopo aver lanciato tre siluri ed una bomba, si allontanano. I colpi per fortuna vanno a vuoto ma a pochissima distanza dalla nave.
Si prevede il ritorno degli aerei nemici, ma ci conforta il pensare che con l'alba verranno i nostri aerei. Alle ore 4.46 i nostri aerei non sono ancora arrivati, quando improvvisamente notiamo la venuta degli aerei nemici. Alle 4.48 un siluro colpisce la nave a poppa, producendo un cupo scoppio che provoca l'arresto immediato e l'inclinazione a poppa.
Tutti corriamo verso le scialuppe e le zattere, indecisi se dobbiamo buttarci in mare o meno. Ma alla vista del personale di bordo e di alcuni ufficiali che abbandonano la nave, in men che si dica le scialuppe vengono buttate in acqua e tutti si buttano dal ponte. Da tutte le parti si odono grida di aiuto. Descrivere il tutto, è una cosa semplicemente assurda.
Terminate le scialuppe e le zattere, sulla nave restano ancora una cinquantina di uomini e fra questi anch'io, non avendo fatto in tempo a buttarmi subito in acqua. Alla vista di ciò non so io stesso cosa far. Senza perdermi d'animo, e cercando di confortare anche qualcuno più avvilito, vado sul ponte maggiore della nave, ove vedo il Comandante e gli altri uomini dell'equipaggio, che preparano un'altra scialuppa riservata al Comandante. Coopero anch'io materialmente, mentre constato a che punto arriva la mentalità di alcuni esseri, che, anche in caso di pericolo, non fanno che pigliare bottiglie di liquori, aprirle e bere, quasi a festeggiare l'avvenimento.
Dopo circa mezz'ora di febbrile attesa, mi è possibile scendere nella scialuppa che è già in acqua per mezzo di una scaletta
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Alle 5.40, la motonave colpita è stata già da tutti abbandonata. Sono quindi venuti due nostri aerei, ma ormai nulla possono fare, poichè gli aerei nemici dopo di averci colpiti sono subito andati via.
Dato il carico che portava la nostra nave, possiamo considerarci fortunatissimi, poichè di sei stive, den cinque erano piene di esplosivo, Il siluro aveva colpito l'unica stiva piena di cemento e farina. ....
Il racconto poi continua con la descrizione del viaggio verso Bengasi su un Cacciatorpediniere e di un successivo attacco subito da parte di un sommergibile.
Mario Spagnuolo
MIOPADREST
Eliminase vuole può contattarmi al seguente indirizzo mail: mariospagnuolo.dmc@libero.it
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