Il Monrosa (da www.grafasdiving.gr) |
Piroscafo da carico
da 6703 tsl, 4216 tsn e 9035 tpl, lungo 130,5 metri e largo 16,6, pescaggio 8,3
metri, velocità 9,5-10 nodi. Di proprietà della Società Anonima di Navigazione
Alta Italia (con sede a Genova), matricola 1168 al Compartimento Marittimo di
Genova.
La nave vista da poppa (da www.grafasdiving.gr)
|
Breve e parziale cronologia.
Luglio 1920
Completato dai
cantieri J. Coughlan & Sons Ltd. di Vancouver (numero di scafo 16) come Indus, per la compagnia svedese Svenska
Ostasiatiska Kompaniet A/B di Göteborg, che l’ha acquistato durante la costruzione.
Dimensioni originarie: lunghezza m 125,10, larghezza m 16,48, pescaggio m 8,36,
stazza lorda 6485 (o 5772) tsl, stazza netta 4190 tsn, portata lorda 8800 tpl.
Registrata a Göteborg, con bandiera svedese.
21 dicembre 1921
Mentre l’Indus si trova nel porto di Valencia con
un carico di copra, iuta, pelli, olio ed altro, la disattenzione del
carpentiere di bordo nell’uso del fuoco causa un incendio a bordo. Per
estinguere le fiamme, si rende necessario affondare la nave nelle acque del
porto, abbandonandola e colpendola con 40-50 colpi di cannone. L’Indus affonda, con l’acqua che arriva
sino al ponte di coperta, ed una successiva ispezione lo valuta irrecuperabile.
L’incendio dell’Indus (da www.grafasdiving.gr)
|
1922
Venduto (forse dopo
un primo e temporaneo acquisto da parte della European Shipping Company Ltd.,
A. Rappaport, di Londra) all’armatore Cesano E. & Co. di Genova (Società
Ligure di Navigazione a Vapore), che lo recupera e lo ripara.
1923
Torna in servizio
come Indiano per la Società Ligure di
Navigazione a Vapore.
1925
Acquistato dalla Società
di Navigazione Alta Italia e ribattezzato Monrosa.
Viene impiegato sulla rotta che collega Genova e Napoli al Golfo del Messico,
ossia a New Orleans, Tampa, Port Arthur (Texas), Pensacola, Houston e
Galveston, in Texas (nonché, saltuariamente, Baytown, Jacksonville e Newport
News), dove la società di navigazione Alta Italia è nota come “Creole Line”.
15 dicembre 1933
In entrata nel porto
di Napoli, il Monrosa viene spinto
dal vento ad urtare violentemente la motonave Sardinia.
L’Indus in bacino di carenaggio (da www.grafasdiving.gr)
|
Dicembre 1939
Durante la “non
belligeranza italiana” il Monrosa,
insieme ai piroscafi Monbaldo
(anch’esso dell’Alta Italia) e Maddalena
Odero, viene fermato dalle autorità britanniche, e la Corte delle Prede di
Gibilterra, ritenendo che le 5000 balle di cotone che costituiscono il carico
delle tre navi siano di contrabbando, ne dispone il sequestro, rilasciandole
solo dopo tre mesi, quando le notizie sul contrabbando si rivelano infondate.
8 novembre 1940
Requisito a Genova
dalla Regia Marina, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario
dello Stato. Viene impiegato nel trasporto di truppe e materiali sulle rotte
dell’Albania.
24 novembre 1940
Salpa da Brindisi
alle 6 insieme alle motonavi Viminale,
Città di Agrigento e Città di Savona. Il convoglio, scortato
dalle anziane torpediniere Curtatone
e Generale Marcello Prestinari e dal piccolo incrociatore
ausiliario Lago Tana, trasporta il
primo scaglione della Divisione Alpina «Pusteria» (2524 uomini, 917 quadrupedi,
12 veicoli, 274 tonnellate di carretti, foraggio, altri materiali) ed arriva a
Valona alle 16.30.
5 gennaio 1941
Lascia Valona alle
13, scarico, insieme alla motonave Città
di Trapani (a scortare le due navi è la vecchia torpediniera Generale Antonio Cantore), alla volta di
Brindisi, dove arriva alle 22.40.
La nave in porto (da www.grafasdiving.gr)
|
10 febbraio 1941
Parte da Brindisi
alle 5.30 insieme ai piroscafi Ugo Bassi
(carico di benzina), Scarpanto
(carico di carburante) e Fanny Brunner
(che, insieme al Monrosa, trasporta
complessivamente 1129 quadrupedi e 83 tonnellate di foraggio; 159 militari sono
inoltre distribuiti sui quattro mercantili), diretto a Valona, dove giunge alle
14, con la scorta della Prestinari.
17 maggio 1941
Salpa da Bari alle
21.30 insieme al piroscafo Sant’Agata
ed alle motonavi Città di Alessandria
e Rossini (i quattro mercantili
trasportano truppe e rifornimenti), con la scorta della Prestinari, arrivando a Durazzo alle 13 del 18 maggio.
19 maggio 1941
Lascia Valona alle
11.15 insieme a Sant’Agata, Rossini e Città di Alessandria, cui si è ora unito il piroscafo Istria, scortati dalla Prestinari e dall’incrociatore
ausiliario Barletta. I cinque
trasporti, che hanno imbarcato 1500 uomini, 186 automezzi e 1336 quadrupedi,
arrivano a Bari alle 6.30 del 20 maggio.
18 giugno 1941
Trasporta truppe e
materiali da Valona a Brindisi insieme ai piroscafi Aprilia, Oriani e Costante C., scortati dalla Prestinari.
Settembre 1941
Viene trasferito
dalle rotte albanesi a quelle dell’Egeo.
16 settembre 1941
Compie un viaggio dal
Pireo a Suda trasportando truppe italiane e tedesche, nonché materiali vari.
Il Monrosa come Indus (da www.grafasdiving.gr)
|
L’affondamento
Il mattino del 25
ottobre 1941 il Monrosa salpò dal
Pireo insieme al piroscafo Sant’Agata,
con la scorta del cacciatorpediniere Quintino
Sella e della torpediniera Sirio. I due piroscafi, diretti ad
Iraklion (od a Suda), trasportavano uomini, quadrupedi e materiali della
Divisione «Siena» (composta soprattutto da soldati campani), che stava venendo
trasferita dalla Morea a Creta per rinforzarne la guarigione. Il Monrosa, tra truppe ed equipaggio, aveva
a bordo 265 uomini.
Alle 12.45 il
convoglio, mentre procedeva sulla rotta di sicurezza tra le isole di Gaidaro e
Phleva (con rilevamento 142°) e stava per incrociare un convoglio minore
composto dal piroscafo tedesco Fanny
Brunner e dalla torpediniera Libra,
partiti da Lero, venne avvistato dal sommergibile britannico Triumph, al comando del capitano di
corvetta Wilfrid John Wentworth Woods. Il Triumph,
dopo aver avvistato il convoglio alla propria sinistra, manovrò per attaccare
la nave che procedeva in testa al convoglio: il Monrosa. Woods intendeva lanciare otto siluri, quattro contro
ognuno dei due piroscafi, ed alle 13.16, dalla distanza di 3200 metri, ordinò
il lancio dei primi quattro, contro il Monrosa.
Alle 13.18 il
velivolo tedesco che costituiva la scorta aerea scese in picchiata e lanciò tre
bombe contro l’unità nemica, arrecandole lievi danni e costringendola ad
immergersi in profondità (dapprima 37 e poi 46 metri) ed a rinunciare ad
attaccare anche il Sant’Agata, ma era
troppo tardi: pochi secondi dopo il Monrosa,
che aveva avvistato scie di siluri ma non aveva manovrato abbastanza
prontamente per evitarli, fu colpito al centro (nei pressi della sala caldaie) ed
a poppa (lato dritto) da almeno un siluro, forse due, mentre altri tre
esplosero in costa, sul vicino isolotto di Arsida. Le caldaie del piroscafo
scoppiarono, e la nave affondò rapidamente di poppa, inabissandosi alle 13.30
nel punto 37°41’ N e 23°53’ E, tra Gaidaro e Phleva (circa tre miglia a
nordovest dell’isola di Patroclo). La seguirono in fondo al mare 148 uomini:
solo 117 poterono essere tratti in salvo.
Intanto il Sella, vista apparire una bolla nel
punto in cui erano cadute le bombe dell’aereo, si portò sul posto alla massima
velocità, gettò 19 bombe di profondità e lanciò in mare un segnale; poi la Libra lo raggiunse, risalendo la scia di
un siluro con rilevamento 230°, poi accostando leggermente a dritta verso il
punto in cui due ricognitori continuavano a scendere in brusche e reiterate
picchiate: poco prima di arrivare sul luogo, la Libra vide due grosse bolle d’aria a proravia e lanciò su quel
punto sette cariche di profondità, poi invertì la rotta e lanciò altre due
bombe da 100 kg sull’ampia chiazza di nafta che era apparsa in superficie. La Sirio, che si trovava sul lato
settentrionale del convoglio, raggiunse la zona in cui si presumeva essere il
battello, lanciò delle bombe di profondità ed usò anche la torpedine da
rimorchio. Alle 13.45 anche dei bombardieri Junkers Ju 87 “Stuka” tedeschi
scesero in picchiata e sganciarono bombe su un punto a dieci miglia per 270° da
Gaidaro, indicando la presenza del sommergibile al MAS 534, frattanto sopraggiunto, che vi lanciò sei bombe di
profondità, vedendo poi apparire (dopo 15 secondi) tre bolle d’aria di 20 metri
di diametro e poi una densa chiazza di nafta. Alle 15.45 anche il
cacciasommergibili ausiliario AS 43 Fedelsono eseguì lancio di cariche di
profondità un miglio ad ovest di Gaidaro, avvertendo due esplosioni dopo
l’ottavo lancio, seguite dall’emersione di rottami e nafta e poi persino del
sommergibile stesso – così dichiarò il Fedelsono
– a 300 metri a poppa del Fedelsono,
che tentò di speronarlo ma non ci riuscì perché il sommergibile, notevolmente
sbandato a sinistra, s’immerse di nuovo. Alle 17.34 il MAS 538 raggiunse la zona dell’attacco del MAS 534, notando chiazze di nafta ed alcune bolle d’aria, e
lanciando quasi nello stesso punto due bombe di profondità regolate per 75
metri, dopo le quali aumentò la quantità di nafta ed iniziò ad apparire anche
petrolio; poi lanciò un’altra bomba a dieci metri di distanza, che fece
emergere una bolla alta mezzo metro, molto scura. Subito dopo, il MAS 538 vide a circa cinquanta metri un
ribollire in superficie e poi una massa scura che pensò essere il sommergibile
che tentava di emergere; il MAS lanciò altre due bombe e si apprestò a lanciare
i siluri, ma la “macchia scura” scomparve.
Da parte italiana si
ritenne che il sommergibile attaccante, danneggiato dal primo contrattacco ad
opera di Sella, Sirio e Libra, fosse
riuscito ad allontanarsi di 2,6 miglia, lasciandosi dietro una scia di nafta,
per poi essere sicuramente affondato dai MAS
534 e 538.
In realtà, il Triumph, che durante l’attacco si era
ritirato lentamente verso ovest mentre le esplosioni lo scuotevano
violentemente, era stato seriamente danneggiato dall’ordalia di bombe di
profondità (delle cui esplosioni vennero contate, a bordo del battello
britannico, tra le 60 e le 70, ma con accuratezza decrescente), ma ne era alla
fine uscito, e giunse ad Alessandria nove giorni più tardi, con alcuni feriti a
bordo.
L’affondamento del Monrosa nel giornale di bordo del Triumph (da Uboat.net):
“1245 hours - Sighted a convoy on the Port
quarter coming from the direction off Phreva Island. The composition of the
convoy was 2 6000 tons merchant ships [Monrosa
e Sant’Agata] escorted by one Sauro
(or similar)-class destroyer [il Sella],
a Spica-class torpedo boat [la Sirio]
and one aircraft overhead. Started an attack on the leading ship. At the same
time a convoy of 1 4000 tons merchant vessel escorted [il Fanny Brunner] by a torpedo boat (possibly Monzambano) [in realtà
la Libra] and one aircraft were seen
on the Port bow passing close to Gaidaro Island on an opposite course. All the
merchant ships were flying light and thus not heavily laden. Cdr. Woods decided
to attack the convoy of 2 ships firing four torpedoes at each of the merchants.
1316 hours - Fired 4
torpedoes at the leading ship [il Monrosa]
from 3500 yards. As Cdr. Woods put the periscope down he saw an aircraft diving
straight towards. He was therefore forced to abandon the attack on the second
merchant vessel. Two heavy explosions occurred shortly afterwards, this caused
to torpedo fire indicator light of torpedo tube nr.5 to burn, so this tube was
fired (in error).
1319 hours - While Triumph was going deep and taking
evasive action three torpedo explosions were heard thought to be hits.
1320 hours - Heavily
depth charging started that shook the submarine violently. Triumph retired Westwards at slow speed.
1436 hours - Depth
charging ceased, between 60 and 70 had been dropped. The area was patrolled
during the whole afternoon by smaller A/S vessels and aircraft.”
Ancora un’immagine del piroscafo
(da www.grafasdiving.gr)
|
Il relitto del Monrosa, che giace a profondità compresa
tra gli 80 ed i 95 metri, è stato individuato nel 2003 dal subacqueo greco
Antony Grafas al largo di Anavissos e nei pressi dell’isoletta di Arsida, nel
Golfo Saronico, dopo una lunga ricerca con il sonar, nel luglio 2003. Grafas,
con altri subacquei, ha inoltre esplorato il relitto nel giugno 2011 ed ha
compiuto in tutto, tra il 2003 ed il 2011, 28 immersioni sul relitto,
esplorandolo e fotografandolo. Il relitto è stato definitivamente identificato
dalla IANTD (International Association of Nitrox and Technological Divers) nel giugno
2011. La nave giace in assetto di navigazione, con la prua rivolta a sud e la
poppa gravemente danneggiata dai siluri, che hanno aperto grossi squarci a
poppa dritta (facendone collassare le strutture poppiere) nonché a centro nave
(dov’è stata aperta una vera e propria breccia, forse anche a causa dello
scoppio delle caldaie). Nell’ultima giornata della spedizione (protrattasi dal
10 al 20 giugno), prima di andarsene, i subacquei della IANTD hanno deposto in
mare una corona d’alloro in memoria delle 148 vittime.
Scheda dell’attacco al Monrosa su Historisches Marinearchiv
Nessun commento:
Posta un commento