La nave con l’originario nome
di Carpathian (da http://www.tynebuiltships.co.uk/C-Ships/carpathian1908.html)
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Piroscafo cisterna da
4958 tsl e 3056 tsn, lungo 117,3 metri e largo 15,5, pescaggio 8,41 metri, velocità
10 nodi. Nominativo internazionale ICJD, matricola 1614 al Compartimento
Marittimo di Genova. Appartenente alla Società Anonima Italiana Navigazione e
Commercio (con sede a Genova).
Breve e parziale cronologia.
18 maggio 1908
Varata nei cantieri
Armstrong W. G. & Whitworth Company Ltd. di Low Walker (Newcastle-upon-Tyne)
come Carpathian (numero di cantiere
802).
Luglio 1908
Completata per la
Petroleum Steam Ship Company Ltd. di Londra, e data in gestione alla Lane &
Macandrew Ltd. anch’essa di Londra. Caratteristiche originarie 4900 (o 4920)
tsl, 3087 tsn, 7140 tpl.
1914
Allo scoppio della
prima guerra mondiale la Carpathian
si trova in un porto del Texas, nei neutrali Stati Uniti. L’equipaggio si
rifiuta di partire, adducendo il rischio di essere intercettati ed attaccati
degli incrociatori “corsari” tedeschi – che si dice con insistenza incrocino
nell’Atlantico dando la caccia al naviglio mercantile dell’Intesa –, a meno di
ricevere un pagamento aggiuntivo. Per convincere l’equipaggio a prendere
egualmente il mare, il comandante della pirocisterna promette di pagare 60
sterline (oltre alla paga del contratto) a ciascuno dei suoi uomini. La Carpathian parte perciò per Rotterdam
carica di petrolio e compie un viaggio tranquillo, ma dopo l’arrivo a
destinazione il suo comandante paga agli uomini solo 5 sterline ciascuno,
invece di 60. L’equipaggio porta pertanto il suo comandante e gli armatori in
tribunale; il processo si concluderà nel febbraio 1915 ed i giudici daranno
ragione ai marinai della petroliera, costringendo il comandante e la compagnia
al pagamento della somma promessa.
Giugno 1917
In seguito
all’acquisizione della Petroleum Steam Ship Company da parte della British
Tanker Company Ltd. di Londra, la Carpathian
viene ribattezzata British Peer. (Per
altra fonte la nave passa in gestione alla British Tanker Company nel 1918,
assumendo il nome di British Peer, ma
diverrà definitivamente di proprietà della British Tanker Company solo nel
1921).
1924
Un membro
dell’equipaggio della British Peer
scompare al largo di Aden durante una nuotata in acque infestate dagli squali.
13 gennaio 1930
Acquistata dall’Impresa
Navale Commerciale Società Anonima, di Genova (per altra fonte dalla Società
Italiana di Navigazione e Trasporti, di Genova o di Palermo), e ribattezzata Tampico.
1933
Passata alla Società
Anonima Marittima Fratelli Narizzano, di Genova.
1935
Passata alla Società
Anonima Italiana Navigazione e Commercio, con sede a Genova.
21 novembre 1940
Requisita a Fiume
dalla Regia Marina, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario
dello Stato.
31 agosto 1941
Secondo alcune fonti
la Tampico viene infruttuosamente attaccata
(con lancio di siluri) in questa data, a sudest di Varna (in Mar Nero), dal
sommergibile sovietico M-34. Il fatto
che l’attacco abbia avuto luogo è però oggetto di discussione.
6 settembre 1941
La Tampico ed un’altra cisterna italiana,
la Superga, vengono avvistate in Mar
Nero dal sommergibile sovietico S-32.
Il comandante del battello dà ordine di attaccare, ma, causa l’errata
interpretazione del suo ordine, il sommergibile si immerge. I quattro uomini in
torretta annegano, e l’attacco non ha più luogo.
9 settembre 1941
La Tampico e la Superga effettuano un viaggio da Varna (Bulgaria) a Costanza
(Romania), scortate, da Capo Sabla in poi, dal dragamine romeno Sublocotenant Ghiculescu. A Costanza le
due cisterne imbarcano il proprio carico di petrolio romeno, poi ripartono
scortate dal Ghiculescu, che
all’altezza di Capo Sabla viene rilevato da una scorta bulgara.
21 settembre 1941
La Tampico e la Superga, inviate in Mar Nero per caricare prezioso carburante
romeno destinato alla Regia Marina, vengono ripetutamente attaccate, mentre
procedono in convoglio scortate dalle torpediniere romene Smeul, Sborul e Naluca, da sommergibili sovietici,
dapprima l’M-34 e poi il D-5 Spartakovets.
Alle otto l’M-34 (che imbarca anche un ufficiale
britannico, il capitano di vascello D. Fox, per supervisionare gli attacchi
alle petroliere italiane) lancia un siluro contro la Superga, al largo di Capo Tuzla (a sudest di Costanza), ritenendo a
torto di averla affondata (la cisterna viene invece mancata), e subisce il
contrattacco della scorta, che lancia 36 cariche di profondità, due delle quali
causano alcuni danni.
Alle 10.20 il D-5 Spartakovets
lancia infruttuosamente un siluro contro la Tampico
al largo di Capo Shabla (a nordest di Varna, in Bulgaria), poi subisce anch’esso
il contrattacco della torpediniera romena Naluca
e di alcuni idrovolanti, con quattro cariche di profondità, che non causano
danni.
29 settembre 1941
Tampico e Superga, in
navigazione in convoglio cariche di migliaia di tonnellate di carburante e di
petrolio non raffinato, subiscono un nuovo attacco, da parte del sommergibile
sovietico SHCH 211. Quest’ultimo,
dopo essersi dovuto frettolosamente immergere subito dopo aver avvistato la
scorta, si avvicina e silura la Superga,
che affonda spezzandosi in due. Le unità della scorta, appartenenti alla Marina
bulgara, ritengono a torto che la nave abbia urtato una mina, perciò non
eseguono alcun contrattacco.
Un’altra foto della Tampico come Carpathian (g.c. Mauro Millefiorini via www.naviearmatori.net)
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La fine
Dopo aver imbarcato
il proprio carico di nafta romena, la Tampico
lasciò il Mar Nero per tornare in Mediterraneo e raggiungere il Pireo con il suo
prezioso carico. Dopo aver superato lo stretto dei Dardanelli, la pirocisterna
uscì dal limite delle acque territoriali turche alle 13.30 del 2 novembre 1941,
e venne raggiunta dalle anziane torpediniere Castelfidardo e Monzambano,
che ne assunsero la scorta.
Il 3 novembre, alle
10.37, dopo aver superato il Canale di Doro, la Tampico fu colpita in posizione 37°53’ N e 24°30’ E (allo sbocco
meridionale del canale di Doro, 50 miglia a sudest di Atene, tre miglia a sud
dell’isola di Mandili e ad est dell’isola di Andros) da un siluro lanciato dal
sommergibile britannico Proteus, al
comando del capitano di corvetta Philip Stewart Francis. Secondo alcune fonti,
il Proteus compì il suo attacco ai
danni della Tampico avvalendosi
dell’ausilio del radar, e questo sarebbe stato il primo successo conseguito da
un sommergibile con l’impiego del radiolocalizzatore. La cisterna, pur
abbassandosi di molto sull’acqua, non affondò; le unità della scorta
contrattaccarono dapprima con bombe di profondità (impedendo al Proteus di attaccare nuovamente e finire
la nave colpita), pensando, erroneamente, di aver affondato il sommergibile
attaccante, poi diedero assistenza alla petroliera. La Castelfidardo tentò quindi di rimorchiare la Tampico in salvo, ma per due volte i cavi di rimorchio si ruppero:
Marisudest dispose allora l’invio, oltre che della torpediniera Cassiopea (per rinforzare la scorta),
anche del potente rimorchiatore Ardenza.
Quest’ultimo riuscì a prendere a rimorchio la petroliera danneggiata ed a
portarla al Pireo, dove la Tampico
giunse all’una di notte del 4 novembre. Fortunatamente, nessun membro
dell’equipaggio era rimasto ucciso nel siluramento.
Anche se non fu
affondata, la Tampico non avrebbe mai
più solcato i mari, almeno non con i propri mezzi. La pirocisterna danneggiata
venne successivamente rimorchiata dal Pireo a Venezia per essere riparata e
rimessa in servizio, ma i lavori di riparazione non erano ancora conclusi
quando, l’8 settembre 1943, venne dichiarato l’armistizio tra l’Italia e gli
Alleati.
Immobilizzata a causa
delle riparazioni, la Tampico si
autoaffondò a Venezia l’11 settembre 1943, quando la città si arrese alle forze
tedesche, e venne da queste ultime riportata a galla per essere riparata ed
entrare in servizio per la Mittelmeer Reederei GmbH (la compagnia tedesca che
gestiva il naviglio in servizio per conto delle forze tedesche in
Mediterraneo). Nel 1944, tuttavia, i tedeschi rinunciarono a terminare le
riparazioni, e consegnarono la petroliera alla Repubblica Sociale Italiana.
La Tampico fu portata appositamente ad
arenarsi di prua sull’isola di San Giorgio all’Alga (nella laguna di Venezia),
con la prua arenata nella sabbia e la poppa galleggiante, e mimetizzata, venne
impiegata come bersaglio per l’addestramento degli incursori (nuotatori
d’assalto) del Gruppo Gamma «Licio Visintini» della X Flottiglia MAS. I «Gamma»
venivano addestrati nelle tecniche di attacco subacqueo da Luigi Ferraro,
Medaglia d’oro al Valor Militare per le sue imprese solitarie di minamento di
mercantili nemici ad Alessandretta, eseguendo finti attacchi ai danni della Tampico.
Nell’aprile 1945 la Tampico fu trovata a Venezia ancora
danneggiata o forse anche affondata (secondo una fonte nel 1945 la vecchia
pirocisterna venne nuovamente autoaffondata a Venezia). Nel settembre 1945 la
nave risultava priva dell’apparato motore e di parte delle sovrastrutture.
Ormai troppo vecchia
e malridotta perché delle riparazioni potessero essere convenienti, la Tampico fu recuperata e venduta per
demolizione nel giugno 1947 e smantellata a Venezia nel corso di quello stesso
anno.
Due foto della Tampico, mimetizzata, in uso a Venezia
come nave bersaglio per la X MAS (da http://www.betasom.it/forum/index.php?s=09347c4bd155d403c1f5999faa221297&showtopic=24711&page=86)
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