Il varo del Lago Tana (g.c. Mauro Millefiorini via www.naviearmatori.net) |
Incrociatore
ausiliario, già motonave da carico da 783,01 tsl, lunga 69,72 metri, larga 9,8,
pescaggio 3,8 (minimo)-5 (massimo) m, velocità 15 nodi. Matricola 189 al
Compartimento Marittimo di Roma. Durante la guerra effettuò 273 missioni di
guerra (176 di scorta, 50 di trasporto, 40 di trasferimento e 7 di altro tipo),
percorrendo 37.296 miglia e passando 116 giorni ai lavori (o comunque fuori
servizio).
Breve e parziale cronologia.
1939
Impostazione nei
cantieri Tosi di Taranto.
1939
Varo nei cantieri
Tosi di Taranto.
1940
Entrata in servizio
come motonave da carico per la Società Anonima di Navigazione Eritrea (dal 10
aprile 1941 Società Anonima Esercizio Navigazione) di Roma. La nave, ordinata
nel 1938 con la gemella Lago Zuai per
effettuare servizio passeggeri lungo le coste dell’Eritrea, non vedrà mai le
acque del Mar Rosso.
28 giugno 1940
Lascia Catania alle 13 con
200 tonnellate di benzina in fusti, da trasportare in Libia.
29 giugno 1940
Arriva a Tripoli alle 22.30: si tratta di uno dei primi, e per il momento indisturbati, viaggi verso la Libia di quella che diverrà nota come "battaglia dei convogli".
29 giugno 1940
Arriva a Tripoli alle 22.30: si tratta di uno dei primi, e per il momento indisturbati, viaggi verso la Libia di quella che diverrà nota come "battaglia dei convogli".
13 luglio 1940
Requisita dalla Regia
Marina ed iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato (a partire
dalle 8 del 13 luglio) con sigla D 22,
come incrociatore ausiliario. Armata con due cannoni da 100/47 mm, 4
mitragliere da 20/65 mm e due scaricabombe per bombe di profondità.
Al comando dapprima
del tenente di vascello Giuseppe Oxilia (che guadagnerà, al suo comando, due
Medaglie di Bronzo al Valor Militare) e poi del tenente di vascello di
complemento Corrado Schinko (un marittimo militarizzato, al pari della maggior parte dell'equipaggio), il Lago Tana
viene adibito alla scorta di convogli.
Il comandante
Schinko, polesano, aveva combattuto contro l’Italia nell’Imperialregia Marina
Austroungarica durante la prima guerra mondiale: aveva anche preso parte ad un
tentativo di colpo di mano ad Ancona nell’aprile 1918, quando un drappello
austroungarico era sbarcato segretamente ad Ancona per tentare di catturare
un’unità italiana, ma era stato catturato con tutti i suoi compagni ed era
finito in prigionia. Finita la guerra, con l’annessione dell’Istria all’Italia,
aveva cambiato il suo nome Konrad in Corrado ed aveva navigato sotto bandiera
italiana come capitano mercantile per molti anni, per poi essere richiamato
alle armi con l’entrata in guerra.
21 ottobre 1940
Il Lago Tana viene assegnato al
ricostituito Comando Superiore Traffico Albania (Maritrafalba, già operativo
dal 5 settembre al 12 ottobre 1940 ma senza che il Lago Tana vi fosse assegnato), insieme a numerose altre unità
(cacciatorpediniere Carlo Mirabello
ed Augusto Riboty, torpediniere Confienza, Curtatone, Solferino, Castelfidardo, Calatafimi, Monzambano, Generale Antonio Cantore, Generale Marcello Prestinari, Nicola Fabrizi
e Giacomo Medici, incrociatori
ausiliari Lago Zuai, Capitano A. Cecchi e RAMB III, MAS 534, 535, 538 e 539), e viene dislocato a Brindisi, per
essere impiegato in compiti di scorta e convogli sulle rotte tra Italia ed
Albania (e, successivamente, Grecia).
28 ottobre 1940
Lascia Brindisi alle
6.35 unitamente all’anziana torpediniera Giacomo
Medici, scortando a Valona un convoglio formato dai piroscafi Argentina e Tagliamento e dalla motonave Città
di Trapani. Il convoglio arriva a Valona alle 15 dello stesso 28 ottobre,
dopo aver eluso, al largo di Brindisi, un attacco (non accertato) da parte del
sommergibile greco Papanikolis.
13 novembre 1940
Lascia Bari all’1.45
insieme all’anziana torpediniera Confienza,
di scorta ad un convoglio composto dal piroscafo Olimpia e dalla motonave Birmania,
carichi di 799 veicoli. Le navi arrivano a Durazzo alle 8.30.
22 novembre 1940
Il Lago Tana e la torpediniera Calatafimi salpano da Brindisi alle 5.40
scortando il piroscafo Firenze e
la motonave da carico Barbarigo,
aventi a bordo 781 uomini, 38 quadrupedi e 59 tonnellate di materiali. Il
convoglio giunge a Durazzo alle 11.45.
24 novembre 1940
Il Lago Tana e le torpediniere Curtatone e Generale Marcello Prestinari partono da Brindisi alle 6,
scortando le motonavi Viminale, Città di Agrigento e Città di Savona ed il piroscafo Monrosa, che trasportano il primo scaglione
della Divisione Alpini «Pusteria» (in tutto 2524 uomini, 917 quadrupedi, dodici
veicoli, 274 tonnellate di carrette ed altri materiali, tra cui del foraggio).
Il convoglio raggiunge Valona alle 16.30.Inizio 1941
Assegnato alla scorta
di convogli per l’Africa Settentrionale.
25 gennaio 1941
Lascia Napoli di
scorta ai piroscafi tedeschi Duisburg
ed Ingo. Il convoglio sosta a
Palermo, poi riparte alle 7 del 26 gennaio diretto a Tripoli, dove dovrebbe
arrivare alle 9 del 28. A Trapani il Lago
Tana viene rilevato dal più grande incrociatore ausiliario Caralis, che non potrà però impedire che
l’Ingo sia affondato da un attacco di
aerosiluranti, ed il Duisburg
gravemente danneggiato dal sommergibile britannico Upholder.
28 febbraio 1941
Salpa da Palermo alle 20 di scorta alla
motonave cisterna Rondine, diretta a Tripoli. Il Lago Tana scorta la petroliera solo fino a Trapani; da lì la Rondine prosegue per Tripoli, dove arriverà alle tre di notte del 3 marzo, scortata da varie altre unità.
16 marzo 1941
Il Lago Tana (tenente di vascello Giuseppe
Oxilia) salpa da Catania per scortare a Gallipoli e Bari i piroscafi Boccaccio (con a bordo 2000 tonnellate
di zolfo), Maddalena G. e Valsavoia.
Alle 11.20 il fumo
prodotto dalle navi del convoglio viene avvistato dal sommergibile britannico Parthian (capitano di corvetta Michael
Gordon Rimington), che mezz’ora dopo avvista anche le navi, identificando il Lago Tana (dapprima scambiato per un
incrociatore) per una nave “tipo sloop o corvetta”. Alle 12.39, nel punto
37°57’ N e 15°40’ E (nel Mar Ionio, al largo di Capo dell’Armi) il Parthian lancia tre siluri contro il
primo mercantile del convoglio, da 1920 metri di distanza, seguiti alle 12.41
da altri tre siluri diretti contro il Valsavoia
(scambiato, avendo il fumaiolo a poppa, per una petroliera) da una distanza di
915 metri.
Il Lago Tana avvista una scia di siluro e
poi altre tre; dà immediatamente l’allarme e poi accosta, evitando un siluro
che gli passa a proravia e gli altri che gli passano a poppavia. Il Boccaccio, tuttavia, viene colpito da un
siluro, con tre feriti tra l’equipaggio e gravi danni che costringono a
portarlo ad incagliare presso Melito di Porto Salvo.
Intanto, il Lago Tana risale le scie dei siluri e
lancia prima cinque e successivamente altre sette di profondità (tre delle
quali non esplodono) sulla posizione presunta dell’attaccante; in effetti le
ultime due bombe del primo attacco esplodono molto vicine al Parthian, scuotendolo violentemente, e
poi anche le sette della seconda scarica esplodono molto vicine al battello
britannico, il quale tuttavia non subisce danni. Il Lago Tana prosegue la caccia per alcune ore, ma senza avere più
contatto, ed entro le 15.45 la caccia può dirsi conclusa.
L’avvistamento di una
chiazza di carburante affiorata in superficie induce erroneamente a ritenere
che il sommergibile sia stato danneggiato; per quest’azione sette membri
dell’equipaggio del Lago Tana (il
guardiamarina Italo Fonda, il direttore di macchina sottotenente D.M. Giobatta
Origone, i nocchieri di seconda classe Antonino Balletta ed Alvaro Della Latta,
il secondo capo radiotelegrafista Gianfranco Pavesi Negri, il sergente
segnalatore Cesare Minelli ed il marinaio scelto Vito Scorcia) vengono decorati
con la Croce di Guerra al Valor Militare.
Il convoglio,
intanto, prosegue verso la destinazione con il rinforzo della torpediniera Giuseppe Dezza; il Boccaccio potrà essere disincagliato e rimorchiato a Reggio
Calabria il 25 marzo dai rimorchiatori Littorio,
Impero e Titan.
Distintivo del Lago Tana commemorante l’azione del 16
marzo 1941 (g.c. Carlo Di Nitto via www.naviearmatori.net)
|
27 settembre 1941
Alle 13.10 il Lago Tana, mentre scorta verso ovest un
mercantile nei pressi di Capo Milazzo, viene avvistato in posizione 38°20’ N e
15°18’ E dal sommergibile britannico Upright (tenente di vascello John Somerton Wraith),
che alle 13.45 lancia due siluri da 1645 metri: entrambe le armi mancano il
bersaglio, a causa della sottostima della reale velocità delle navi da parte
del comandante britannico.
Il Lago Tana, dopo aver avvistato i siluri,
contrattacca con il lancio di sette bombe di profondità, ma nessuna di queste
esplode vicino all’Upright, che si è
frattanto immerso a 21 metri ed ha modificato la rotta.
23 febbraio 1942
Alle 18.40 parte da
Pantelleria per scortare a Lampedusa le motozattere tedesche F 152, F 154, F 156 e F 158, giunte da Palermo cariche di carri
armati urgentemente richiesti dall’Afrika Korps, ma nonostante vi siano solo
vento forza 2-3 da sud e mare forza 4, le motozattere, sovraccariche e la cui
già scarsa tenuta del mare è stata ulteriormente ridotta dai danni causati nei
giorni precedenti dal mare mosso, alle 21.40 devono invertire la rotta per tornare
a Pantelleria, giungendovi alle 23.55 e ponendovisi all’ancora.
24 febbraio 1942
Lago Tana e motozattere lasciano di nuovo Pantelleria alle 18.30,
giungendo (nonostante vento forza 2 da nordest e mare notevolmente mosso) a
Lampedusa, da dove le motozattere proseguono da sole verso Tripoli.
1° aprile 1942
Il Lago Tana, insieme al cacciatorpediniere
Aviere, alle torpediniere Libra, Pallade e Centauro ed
alla nave soccorso Capri, partecipa
alle operazioni di soccorso dei naufraghi dell’incrociatore leggero Giovanni delle Bande Nere, silurato ed
affondato dal sommergibile britannico Urge
alle 8.54, in posizione 38°37’5” N e 15°22’ E. In tutto vengono salvati 391
uomini, su 772 che erano imbarcati sul Bande Nere.
1° ottobre 1942 Il Lago Tana e la torpediniera Circe posano
una boa sul Banco Avventura (zona di fondali profondi meno di 100 metri, tra
Pantelleria e Capo Lilibeo) in preparazione della posa in questa zona, da
effettuarsi l’indomani, dello sbarramento di mine «S 61».
Il Lago Tana od il gemello Lago
Zuai a Palermo nel 1941 (g.c. Coll. Domenico Iacono via www.betasom.it)
|
L’affondamento
Alle 22 del 16 novembre 1942
il Lago Tana, al comando del tenente di vascello di complemento Corrado Schinko, lasciò Trapani diretta a Tripoli (dove avrebbe dovuto
trasportare dei rifornimenti), via Pantelleria e Lampedusa.
La nave raggiunse Pantelleria alle 15 del 17 novembre e vi sostò fino alle otto del mattino del 20 novembre, quando ripartì facendo rotta su Lampedusa, dove doveva trasportare 127 militari delle varie Armi di rinforzo per il presidio dell’isola. Due ore dopo la partenza da Pantelleria, tuttavia, il Lago Tana venne avvistato da un ricognitore nemico, e tra le 12.05 e le 12.35 fu attaccato da aerei alleati: si trattava di cacciabombardieri Bristol Beaufighter del 227th Squadron della Royal Air Force, guidati dal capitano (Flight Lieutenant) statunitense Carl Johnson, che la colpirono con un siluro, incendiandola e rendendola inutilizzabile. Secondo il racconto dei sopravvissuti, la nave venne improvvisamente attaccata da otto quadrimotori, bombardata e mitragliata; di tutto l’armamento del Lago Tana, solo una mitragliera ebbe il tempo di rispondere al fuoco. Molti dei 217 uomini a bordo rimasero uccisi o feriti, e la motonave fu rapidamente ridotta in condizioni tali che il comandante Schinko, giudicando ormai impossibile salvarla, ordinò di abbandonare la nave.
Quando gli uomini cercarono di mettere a mare le zattere e le scialuppe, però, le trovarono tutte crivellate di colpi ed inutilizzabili, perché erano state colpite quando la Lago Tana era stata mitragliata dagli aerei, nel corso dell’attacco. Gli uomini dovettero ugualmente abbandonare la nave, che stava sbandando ed era avvolta dalle fiamme, perciò si gettarono in mare o calarono ugualmente tutte le lance e le zattere disponibili, che tuttavia, per i danni, si allagarono ed affondarono subito.
La nave raggiunse Pantelleria alle 15 del 17 novembre e vi sostò fino alle otto del mattino del 20 novembre, quando ripartì facendo rotta su Lampedusa, dove doveva trasportare 127 militari delle varie Armi di rinforzo per il presidio dell’isola. Due ore dopo la partenza da Pantelleria, tuttavia, il Lago Tana venne avvistato da un ricognitore nemico, e tra le 12.05 e le 12.35 fu attaccato da aerei alleati: si trattava di cacciabombardieri Bristol Beaufighter del 227th Squadron della Royal Air Force, guidati dal capitano (Flight Lieutenant) statunitense Carl Johnson, che la colpirono con un siluro, incendiandola e rendendola inutilizzabile. Secondo il racconto dei sopravvissuti, la nave venne improvvisamente attaccata da otto quadrimotori, bombardata e mitragliata; di tutto l’armamento del Lago Tana, solo una mitragliera ebbe il tempo di rispondere al fuoco. Molti dei 217 uomini a bordo rimasero uccisi o feriti, e la motonave fu rapidamente ridotta in condizioni tali che il comandante Schinko, giudicando ormai impossibile salvarla, ordinò di abbandonare la nave.
Quando gli uomini cercarono di mettere a mare le zattere e le scialuppe, però, le trovarono tutte crivellate di colpi ed inutilizzabili, perché erano state colpite quando la Lago Tana era stata mitragliata dagli aerei, nel corso dell’attacco. Gli uomini dovettero ugualmente abbandonare la nave, che stava sbandando ed era avvolta dalle fiamme, perciò si gettarono in mare o calarono ugualmente tutte le lance e le zattere disponibili, che tuttavia, per i danni, si allagarono ed affondarono subito.
Più tardi, alle 14.55,
un nuovo attacco aereo, da parte di tre aerosiluranti Bristol Beaufort guidati
dal tenente colonnello (Wing Commander) Graine, diede il colpo di grazia al
piccolo incrociatore ausiliario, che, colpito ancora intorno alle 16,
resistette comunque fino a dopo il tramonto prima di affondare in posizione
36°04’ N e 12°02’ E, tra Pantelleria e Lampedusa.
Gli equipaggi dei tre
Beaufort, che avevano trovato la nave ancora fumante, rivendicarono di aver
messo a segno tutti e tre i siluri, dopo di che il Lago Tana fu avvolto da fiamme altissime ed iniziò ad affondare;
notarono anche l’equipaggio della nave italiana andare alle scialuppe.
I naufraghi, in larghissima parte feriti, senza
una sola imbarcazione intatta, rimasero in acqua senza galleggianti su cui
porsi in salvo, e scomparvero quasi tutti.
Da parte italiana si ebbe contezza che qualcosa fosse accaduto al Lago Tana alle 16.40 di quel 20 novembre, quando un velivolo dell'Armata Aerea segnalò di aver avvistato una nave sbandata ed in fiamme 40 miglia a nordovest di Lampedusa. Da Pantelleria vennero immediatamente fatti salpare un MAS e la nave soccorso Capri, che diressero sul punto della segnalazione.
Da parte italiana si ebbe contezza che qualcosa fosse accaduto al Lago Tana alle 16.40 di quel 20 novembre, quando un velivolo dell'Armata Aerea segnalò di aver avvistato una nave sbandata ed in fiamme 40 miglia a nordovest di Lampedusa. Da Pantelleria vennero immediatamente fatti salpare un MAS e la nave soccorso Capri, che diressero sul punto della segnalazione.
Il Lago Tana aveva a bordo 90 uomini di
equipaggio e 127 militari diretti a Lampedusa: i sopravvissuti furono soltanto
due, recuperati dalla Capri. Il MAS non trovò alcun sopravvissuto.
Nei
giorni seguenti 55 salme vennero recuperate dal mare o depositate dalle onde
sulle spiagge di Lampedusa. Soltanto 16 erano riconoscibili.
Ne rimane
traccia nel Registro dei Morti dell’Ospedale da Campo 870, che proprio a
Lampedusa aveva sede: oltre ai pazienti che qui decedevano, il registro
riportava puntualmente anche i tanti morti che il mare portava incessantemente
sulle spiagge dell’isola. Marinai, soldati e avieri di ogni nazionalità,
italiani, tedeschi, britannici, falcidiati con le loro navi ed i loro aerei
dalla guerra che infuriava nel mare e nel cielo del Canale di Sicilia:
Lampedusa, spettatrice, ne raccoglieva i resti e li seppelliva. Per il Lago Tana, la “pesca degli uomini” durò una settimana.
Tra di
essi il marinaio Alfonso Postiglione, la cui salma fu rinvenuta insieme a
quella di un altro marinaio alle sei del mattino del 25 novembre, a bordo di un
canotto alla deriva al largo dell’isola. I due marinai giacevano uno sull’altro;
furono sepolti nel cimitero dell’Ospedale 870. Annota il Registro: «Ambedue erano imbarcati sul piroscafo Lago
Tana il quale partito da Trapani la sera del 19/XI/42 doveva arrivare a
Lampedusa il giorno 20 verso le 16. Invece a circa 40 km dall'isola è stato
bombardato da aerei nemici, colpito prima alla radio ed incendiato.
L'equipaggio si è salvato sulle imbarcazioni ma sfortunatamente non sono stati
avvistati dagli aerei e quindi la maggior parte sono deceduti per
assideramento, fame – alcuni fra i quali (vedi 51 Campi Morti) sono stati
raccolti dopo 4 giorni da una Nave Ospedale proveniente dalla Tripolitania.
Pare che un S.T. della 49 Compagnia Lavoratori sia stato salvato da navi
inglesi. Si è salvato anche un...della Dicat, C. La Nave Ospedale Epomeo uscita
dal porto non ha potuto salvare nessuno perché non li ha trovati. Il piroscafo
Lago Zuai il giorno 21 proveniente da Trapani ha avvistato al largo di Linosa
il Lago Tana in fiamme ma essendo stato assalito da aerei nemici è rientrato a
Pantelleria con numerosi feriti a bordo. Per la mancanza di mezzi di
salvataggio lo sfortunato equipaggio che poteva essere salvato è perito dopo
più giorni di atroce agonia. La morte della salma risale a 2 – 3 giorni».
Tra le vittime vi furono anche il comandante Schinko, la cui
salma – ritrovata il 27 novembre, fu una delle poche
identificate – fu inizialmente inumata a Lampedusa ed in seguito
traslata al Sacrario di Cristo Re a Messina, ed il direttore di macchina, il
capitano del Genio Navale Giobatta Origone.
Caduti tra l’equipaggio militare del Lago Tana:
Dante Alighieri, camicia nera della MILMART,
deceduto
Mario Amidani, capo radiotelegrafista di terza
classe, deceduto
Giuseppe Ammirata, marinaio cannoniere,
disperso
Antonio Balletta, guardiamarina, disperso
Giovanni Bellantoni, sottocapo nocchiere,
disperso
Flaviano Berio, marinaio elettricista,
disperso
Mario Bielli, sergente furiere, deceduto
Lodovico Bogaro, sottocapo motorista, disperso
Antonio Bonaccorso, marinaio cannoniere,
disperso
Augusto Bradaschia, sottocapo motorista,
disperso
Cosimo Cacicia, marinaio, disperso
Francesco Calabrò, marinaio, disperso
Ennio Campanini, marinaio motorista, disperso
Matteo Cappadonia, marinaio cannoniere,
disperso
Gaetano Caruso, marinaio fuochista, deceduto
Francesco Castro, marinaio, disperso
Aristide Cecchini, marinaio segnalatore,
disperso
Gino Cecchini, marinaio cannoniere, disperso
Francesco Centrangolo, sottocapo
radiotelegrafista, disperso
Achille Cimino, marinaio cannoniere, disperso
Costante Cionini, secondo capo motorista,
deceduto
Antonio Cortinovis, marinaio, disperso
Salvatore Cusmano, marinaio, deceduto
Antonio D’Agostino, secondo capo cannoniere,
deceduto
Paolo D’Agostino, marinaio, disperso
Vincenzo De Michele, marinaio cannoniere,
disperso
Andrea Desco, capo nocchiere di seconda
classe, disperso
Nicola Di Ciero, marinaio, disperso
Michele Di Giorgio, sottocapo furiere,
disperso
Vito Di Giovanni, marinaio, disperso
Aurelio Faldelli, marinaio elettricista,
disperso
Luigi Fracassi, marinaio cannoniere, disperso
Nicola Furio, sottocapo motorista, disperso
Giovanni Ghersini, marinaio, disperso
Lelio Giorgi, capo meccanico di seconda
classe, disperso
Milano Granata, marinaio cannoniere, disperso
Carmelo Grosso, marinaio, disperso
Antonio Gussio, marinaio cannoniere, disperso
Giuseppe Iacono, marinaio cannoniere, disperso
Salvatore Ingrao, marinaio cannoniere,
disperso
Francesco Livigni, marinaio fuochista,
disperso
Agatino Lo Giudice, marinaio, disperso
Virginio Maioli, marinaio torpediniere,
disperso
Francesco Maltese, marinaio, disperso
Nicola Marolla, marinaio motorista, deceduto
Vincenzo Marotta, marinaio, disperso
Giorgio Martelli, marinaio cannoniere,
disperso
Giuseppe Martello, sergente cannoniere,
disperso
Arnaldo Marzano, marinaio, disperso
Orazio Mirabella, sottocapo torpediniere,
disperso
Edoardo Monti, marinaio cannoniere, disperso
Nello Natali, sottocapo elettricista, disperso
Giobatta Origone, capitano del Genio Navale
(direttore di macchina), disperso
Pasquale Panetta, marinaio cannoniere, disperso
Trento Pellegrini, sottocapo cannoniere,
disperso
Giacomo Pellegrino, sottocapo nocchiere,
disperso
Pasquale Pernice, sottocapo cannoniere,
disperso
Felice Pesce, secondo capo motorista, disperso
Felice Pesce, sottocapo segnalatore, disperso
Rocco Petronio, sottocapo nocchiere, disperso
Giuseppe Piccirillo, marinaio cannoniere,
disperso
Giuseppe Picheo, marinaio cannoniere, disperso
Giovanni Pinto, guardiamarina, deceduto
Rosario Piromalli, secondo capo meccanico,
deceduto
Alfonso Postiglione, marinaio, deceduto
Antonio Quatraccioni, sottocapo carpentiere,
disperso
Carlo Rizzo, marinaio, disperso
Romolo Romani, sergente motorista, disperso
Giuseppe Saccà, marinaio radiotelegrafista,
disperso
Corrado Schinko, tenente di vascello
(comandante), deceduto
Nicola Soldano, sottocapo motorista, disperso
Felice Spadaro, marinaio, disperso
Giuseppe Spartà, marinaio, disperso
Alfio Stanchina, sottocapo infermiere,
disperso
Lorenzo Stella, marinaio radiotelegrafista,
disperso
Angelo Trani, marinaio motorista, disperso
Giovanni Vianello, secondo capo motorista,
disperso
Antonio Viganò, marinaio, disperso
Pietro Zampaglione, marinaio, disperso
Giuseppe Zanin, marinaio motorista, deceduto
Natale Zappaterra, sottocapo
radiotelegrafista, disperso
Antonio Zoppi, secondo capo segnalatore,
deceduto
Dagli
elenchi dei caduti e dispersi della Marina risultano anche i nominativi di
almeno 50 componenti della Milizia Artiglieria Marittima (MILMART), una branca
della M.V.S.N. incaricata della difesa costiera (in particolare, del presidio
ed impiego delle batterie costiere), deceduti o dispersi nel Mediterraneo
Centrale il 20 novembre 1942: non viene per essi indicato il nome del Lago Tana, ma dal momento che questa fu
l’unica nave italiana affondata il 20 novembre 1942, e che gran parte del
presidio di isole come Lampedusa era composto da personale della MILMART,
sembra quasi certo che essi fossero tra i 127 militari diretti a Lampedusa
imbarcati sul Lago Tana e scomparsi
quasi al completo. I loro nomi:
Vitaliano Aloe, camicia nera della MILMART di
Messina, disperso
Gaetano Amara, camicia nera della MILMART di
Lampedusa, deceduto
Agostino Atanasio, camicia nera della MILMART
di Messina, disperso
Michele Balzano, camicia nera della MILMART di
Messina, disperso
Giuseppe Bellomo, camicia nera della MILMART
di Messina, disperso
Carmelo Biondo, camicia nera della MILMART di
Messina, disperso
Giovanni Brugnoni, camicia nera della MILMART
di Trapani, disperso
Giuseppe Buscemi, camicia nera della MILMART
di Lampedusa, disperso
Gaetano Capone, camicia nera della MILMART di
Messina, disperso
Rosario Carbone, camicia nera della MILMART di
Messina, disperso
Santi Cardia, camicia nera della MILMART di
Messina, disperso
Carmelo Carpinteri, camicia nera della MILMART
di Lampedusa, disperso
Filippo Cassaro, camicia nera della MILMART di
Napoli, disperso
Antonio Cicero, camicia nera della MILMART di
Messina, disperso
Cesare Cirillo, camicia nera della MILMART di
Messina, disperso
Antonino Cordaro, camicia nera della MILMART
di Messina, disperso
Domenico Coviello, camicia nera della MILMART
di Messina, disperso
Pietro D’Aleo, camicia nera della MILMART di
Messina, disperso
Antonio D’Andrea, vice capo squadra della
MILMART di Messina, disperso
Gennaro De Grazio, camicia nera della MILMART
di Messina, disperso
Antonio Di Troia, camicia nera della MILMART
di Messina, disperso
Sofia Nicola Diolosà, camicia nera della
MILMART di Messina, disperso
Raffaele Donadio, camicia nera della MILMART
di Messina, disperso
Pasquale Fattorino, camicia nera della MILMART
di Messina, disperso
Luigi Festa, camicia nera della MILMART di
Messina, disperso
Donato Grieco, camicia nera della MILMART di
Messina, disperso
Pietro Lalomia, camicia nera della MILMART di
Trapani, disperso
Santo Gaetano Maghenzani, camicia nera della
MILMART di Trapani, disperso
Carmelo Santo Mallamaci, camicia nera della
MILMART di Reggio Calabria, disperso
Renzo Marino, centurione della MILMART di
Lampedusa, disperso
Renato Masiello, camicia nera della MILMART di
Siracusa, disperso
Vincenzo Migliocco, camicia nera della MILMART
di Messina, disperso
Vito Moceri, camicia nera della MILMART di
Lampedusa, disperso
Guido Mollo, camicia nera della MILMART di
Trapani, disperso
Francesco Morfino, camicia nera della MILMART
di Pantelleria, disperso
Nicolò Pace, camicia nera della MILMART di
Lampedusa, deceduto
Giuseppe Patrian, capo squadra della MILMART
di Messina, disperso
Antonio Penna, camicia nera della MILMART di
Siracusa, disperso
Giuseppe Ristuccia, camicia nera della MILMART
di Lampedusa, disperso
Gaetano Salemi, camicia nera della MILMART di
Messina, disperso
Silvio Santinato, camicia nera della MILMART
di La Spezia, disperso
Francesco Sperandeo, capo squadra della
MILMART di Lampedusa, disperso
Bruno Strati, camicia nera della MILMART di
Messina, disperso
Nicola Tripaldi, camicia nera della MILMART di
Reggio Calabria, disperso
Alfredo Tutone, camicia nera della MILMART di
Napoli, disperso
Vincenzo Undiemi, camicia nera della MILMART
di Messina, disperso
Ignazio Vaccaro, camicia nera della MILMART di
Siracusa, disperso
Vincenzo Votta, camicia nera della MILMART di
Lampedusa, disperso
Salvatore Zappalà, camicia nera della MILMART
di Messina, disperso
Pasquale Zollo, camicia nera della MILMART di
Messina, disperso
Il soldato Battista Moroni, 31 anni, da Albano Sant’Alessandro, morto sul Lago Tana. Assegnato all’Ospedale da Campo 870 di Lampedusa, vi stava facendo ritorno dopo un ricovero ospedaliero a Palermo (da “Sessantuno” di Roberto Zanga e Daniele Bernabei, via Rinaldo Monella e www.combattentibergamaschi.it) |
La nave è senza meno a Palermo.
RispondiEliminaLa nave Lago Zuai é senz'altro a Palermo.
RispondiEliminaLa ringrazio.
EliminaTutto quello che posso riportarvi sono i pochi ricordi riportati da nio nonno il Com Giuseppe Oxilia, diceva sempre che non avrebbe voluto lasciare la sua nave e i suoi uomini, visto purtroppo il triste epilogo, uno dei marinai gli disse "Comandante non ci lasci, resti con noi... è morto con questo triste pensiero nel suo uore,
RispondiEliminaGrazie mille per aver scritto tutta la storia, è stato molto commovente .. Perché un marinaio, purtroppo disperso, era mio nonno .. Giuseppe Piccirillo ...
RispondiEliminaGrazie per la storia dettagliata , ho cosi potuto sapere su che nave era mio zio Giuseppe Zanin ,motorista, mi piacerebbe sapere qualcosa in PIÙ su di lui ,visto che non ho PIÙ parenti che mi possano dare dettagli al suo riguardo
RispondiEliminaPurtroppo non conosco ulteriori dettagli su di lui...
EliminaGrazie ugualmente
EliminaGrazie,
RispondiEliminamio zio Pasquale Panetta è nell'elenco.
Era marinaio cannoniere.
Grazie mio zio santo Gaetano maghenzani e nell'elenco
RispondiEliminaho saputo solo l'anno passato come e dove era morto mio zio Nello Natali. Mia madre non aveva mai fatto ricerche approfondite .... sapevamo solo che era morto in mare!
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