Cannoniera del
dislocamento di 562 tonnellate (per altra fonte, probabilmente erronea, 472 t),
lunghezza 40 metri per 6 di larghezza e 3,6 di pescaggio, 8,5 nodi di velocità,
armata con un cannone contraereo da 76/40 mm (per altra fonte con un pezzo da
57 mm), venti (per altra fonte ottanta) uomini di equipaggio.
Breve e parziale cronologia.
1902
Costruito nei
cantieri Cook, Welton & Gemmell di Hull come piropeschereccio d’altura
(trawler) Saxon, da 242 tsl.
1906
Acquistato dall’Armada
Española, trasformato in rimorchiatore d’altura e ribattezzato Mary. (Altre fonti parlano dell’unità
come se fosse stata in servizio nella Marina spagnola, come Mary, sin dalla sua costruzione nel
1902).
1916
Acquistato dalla
Regia Marina e ribattezzato Palmaiola.
19 febbraio 1916
Entrata in servizio
per la Regia Marina come dragamine e/o rimorchiatore d’alto mare. Impiegato
anche come vedetta.
Luglio 1921
Riclassificato
cannoniera (o cannoniera-dragamine).
1926
La Palmaiola, insieme alle cannoniere Alula e Berenice ed all’esploratore Taranto,
è alle dipendenze del Comando Superiore Navale dell’Oceano Indiano. Le quattro
unità vengono impiegate nella colonizzazione ed italianizzazione della Somalia
(ed in particolare della Migiurtinia, dove è in corso la transizione dal protettorato
italiano sui locali sultanati alla colonia vera e propria sotto totale
controllo dell’Italia), assicurando i collegamenti, partecipando
all’occupazione e difesa di località della costa e trasportando e sbarcando
truppe, operando continuamente (per 75 giorni) lungo le sue coste anche durante
il monsone di sudovest, che causa forte rollio e notevoli problemi alle piccole
cannoniere, che cionondimeno continuano a navigare. Gli equipaggi della Palmaiola e delle altre unità vengono
elogiati dal Capo di Stato Maggiore della Regia Marina per la loro condotta in
condizioni così avverse.
10 giugno 1940
All’entrata
dell’Italia nella seconda guerra mondiale, la Palmaiola, insieme alle altrettanto piccole cannoniere Dante De Lutti, Riccardo Grazioli Lante, Giovanni Berta e Valoroso, fa
parte del Gruppo Navi Ausiliarie Dipartimentali della base di Tobruk, e
precisamente della IX Squadriglia da Dragaggio, che forma insieme a Grazioli Lante e Berta.
12 giugno 1940
Qualche minuto dopo le
quattro del mattino Palmaiola, Grazioli Lante e Berta (la IX Squadriglia Dragaggio), uscite da Tobruk per effettuare
dragaggio di mine (altra versione parla di servizio di vigilanza a qualche
miglio dal porto, ma è errata), s’imbattono a 3,5 miglia da Punta Tobruk,
mentre procedono su rotta 328° dirette verso il punto da cui dare inizio al
dragaggio, in una formazione britannica inviata a bombardare la base libica: la
compongono gli incrociatori leggeri Liverpool
e Gloucester e quattro
cacciatorpediniere. Le unità britanniche appaiono improvvisamente nella foschia
(Liverpool e Gloucester sono in linea di fronte, mentre i quattro
cacciatorpediniere li seguono a poppavia) a 2,5 miglia dalle piccole cannoniere
italiane (che dopo averle viste cercano di dirigere verso la costa per portarsi
sotto la protezione delle batterie costiere, la cui distanza dalle navi
britanniche è di 14.000 metri), e subito accostano in fuori ed aprono il fuoco
con tutti i cannoni e le mitragliere: Palmaiola
e Grazioli Lante riescono a riparare
nel porto di Tobruk, ma la Berta,
ultima e più grossa unità della fila, bersagliata fin dall’inizio, viene
colpita più volte e, ridotta ad un rottame, affonda intorno alle 5.
27 luglio 1941
Alle sette del
mattino la Palmaiola lascia Tripoli
diretta a Napoli insieme ai piroscafi Ernesto,
Nita, Nirvo, Castelverde ed Aquitania (il convoglio «Ernesto»),
scortati dai cacciatorpediniere Folgore,
Saetta, Alpino e Fuciliere.
Un’altra immagine della cannoniera (da www.betasom.it)
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28 luglio 1941
Alle 18.15 si unisce
alla scorta anche il cacciatorpediniere Fulmine,
mentre poco più tardi Fuciliere ed Alpino lasciano la scorta per andare ad
assistere l’incrociatore leggero Giuseppe
Garibaldi, silurato dal sommergibile HMS Upholder mentre era in mare (insieme all’incrociatore leggero Raimondo Montecuccoli ed ai
cacciatorpediniere Granatiere e Bersagliere) a copertura del convoglio.
29 luglio 1941
La vecchia
torpediniera Giuseppe Sirtori si unisce alla scorta. Alle 3.20
il convoglio viene avvistato dal sommergibile britannico Upholder, che dopo aver dovuto rinunciare ad un primo tentativo di
attacco alle 3.35, a causa dell’avvicinamento di un cacciatorpediniere, emerge
alle 3.46 e sei minuti dopo lancia infruttuosamente il suo ultimo siluro contro
alcune delle navi del convoglio, in posizione 38°28’ N e 12°14’ E, ma l’arma
non va a segno e l’attacco non viene nemmeno notato dalle navi italiane.
Alle 13.09, in
posizione 39°51’ N e 13°46’ E (una sessantina di miglia a sudovest di Napoli),
il sommergibile olandese O 21 avvista
a sua volta i fumi del convoglio, ed alle 14.51, avvistate le alberature, passa
all’attacco. Alle 15.53 l’O 21 lancia
quattro siluri contro due dei mercantili prima di allontanarsi verso sudovest;
nessuna delle armi va a segno, e la scorta contrattacca con bombe di profondità
tra le 16.09 e le 17.01.
30 luglio 1941
Il convoglio «Ernesto»
raggiunge Napoli alle 3.10.
1942
Riclassificata nave
idrografica ed impiegata in lavori idrografici. Viene anche adibita a vigilanza
foranea.
L'affondamento
Il 27 febbraio 1943
la Palmaiola, al comando del tenente di
vascello Bruno Veick (che l'estate precedente era già sopravvissuto
all’affondamento della torpediniera Generale
Antonio Cantore, di cui era il comandante), era alla fonda nel porto di
Siracusa, quando la città venne attaccata da dodici cacciabombardieri
Supermarine Spitfire degli Squadrons 185 (sei aerei) e 229 (gli altri sei)
della Royal Air Force, decollati da Malta ed aventi per obiettivo la centrale
elettrica, il porto e l'idroscalo. Le bombe raggiunsero i loro obiettivi e
caddero anche sulla città (specialmente nella zona di Piazza Santa Lucia),
causando gravi distruzioni ed uccidendo 39 civili, compresi diversi bambini. La
Palmaiola era una delle pochissime
unità, se non l'unica, presenti nel modesto porto della città siciliana, e fu
inevitabilmente il bersaglio delle bombe: colpita, alle sette di sera la cannoniera
affondò nelle acque del porto. Tra i morti vi fu anche il comandante Veick.
Il relitto della nave
venne recuperato nel dopoguerra solo per essere demolito.
Undici gli uomini della Palmaiola che riposano tuttora nel “Campo di guerra” del cimitero
di Siracusa:
Pasquale Carneri, marinaio fuochista, 20 anni, da Locri
Vincenzo Cosenza, allievo cannoniere, 19 anni, da San Benedetto del Tronto
Francesco De Mento, marinaio (o nocchiere), 22 anni, da Spadafora
Luigi Di Giovanni, marinaio (o nocchiere), 28 anni, da Napoli
Oliviero Marcello, marinaio fuochista, 32 anni, da Giulianova
Saverio Martino, allievo fuochista, 19 anni, da Bari
Renato Pasqualini, marinaio, 21 anni, da Osimo
Lorenzo Signorile,
secondo capo meccanico, 32 anni, da Bari
Alindo Sola, marinaio cannoniere, 23 anni, da Valdengo
Giovanni Torri, marinaio fuochista, 22 anni, da Quinzano d'Oglio
Bruno Veick, tenente di vascello (comandante), 33 anni, da Trieste
Inoltre il 18 marzo 1943 morì, presumibilmente per le ferite riportate, il marinaio Raffaele Borrelli, da Crotone. Aveva compiuto vent'anni da sei giorni.
La Palmaiola (foto tratta da http://www.italiaunita150.it/media/89474/impaginato%20della%20memoria.pdf)
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Buongiorno e grazie per questo contributo. Mio nonno (che è ancora vivo ed ha 98 anni) era imbarcato sulla Palmaiola ed è rimasto molto stupito dalla precisione dell'articolo. Se le fa piacere ho delle foto che potrei condividere.
RispondiEliminaBuongiorno, la ringrazio per avermi scritto. In effetti mi farebbe molto piacere, me le potrebbe inviare a lorcol94@gmail.com e - con il suo permesso - le aggiungersi a questa pagina.
EliminaMio zio ora deceduto era sul Palmaiola quando affondò mi raccontò l'episodio mi sarebbe piaciuto trovare l'elenco dei superstiti ma non ci sono riuscito .il suo nome era UGO Marani della provincia di Parma
EliminaMio zio UGO Marani della provincia di Parma affondò con il Palmaiola si salvò mi farebbe piacere vedere foto dell'equipaggio.Ora lui è venuto a mancare,mi raccontava di questo dramma e posso confermare la dinamica dei fatti.Grazie
EliminaPurtroppo conosco solo i nomi delle vittime. È possibile che l'elenco dei sopravvissuti si trovi a Roma all'ufficio Storico della Marina Militare...
Eliminacredo che il nome esatto di uno dei Caduti sia
RispondiEliminaDE MENTO FRANCESCO
SOLA ALINDO
RispondiEliminaTORRI GIOVANNI
RispondiEliminaMARCELLO OLIVIERO
RispondiEliminaPossibile sapere i nomi dei dispersi
RispondiEliminaBuongiorno, sono tutti elencati nella pagina
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