Lo Strale (da “Cacciatorpediniere in guerra” di Carlo De Risio,
supplemento alla Rivista Marittima dell’ottobre 2009, via Marcello Risolo)
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Cacciatorpediniere
della classe Dardo (dislocamento standard di 1520 tonnellate, 2200 a pieno
carico). Effettuò in guerra 5 missioni di squadra, 4 di caccia
antisommergibili, 58 di scorta convogli, 5 per esercitazioni e 34 di trasferimento
o di altro tipo, percorrendo 45.143 miglia e trascorrendo 235 giorni ai lavori.
Breve e parziale cronologia.
20 febbraio 1929
Impostazione nei
cantieri Odero di Sestri Ponente.
26 marzo 1931
Varo nei cantieri
Odero di Sestri Ponente.
6 febbraio 1932
Entrata in servizio.
Insieme al capoclasse
Dardo, lo Strale sarà una delle due sole, su otto unità similari delle classi
Freccia-Folgore, ad avere la prora dritta; le altre navi, infatti, saranno
modificate durante la costruzione per avere una prua arcuata, modifica non più
effettuabile su Dardo e Strale, essendo ormai la costruzione già
troppo avanzata.
1934
Lo Strale fa parte della I Squadriglia
Cacciatorpediniere con i gemelli Dardo,
Freccia e Saetta. La I Squadriglia, insieme alla II (Folgore, Fulmine, Lampo, Baleno) forma la 1a Flottiglia Cacciatorpediniere
(conduttore l’esploratore Antonio
Pigafetta), inquadrata nella I Squadra Navale.
In questo periodo
presta servizio sullo Strale il
marinaio Pietro Venuti, futura Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Lo Strale (primo da sinistra) ed i similari (andando in ordine, verso
destra) Freccia, Fulmine, Lampo, Folgore e Baleno, ormeggiati a Gaeta nel 1935 (Coll. Guido Alfano, via
Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net)
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7 settembre 1936
Assume il comando dello Strale il capitano di corvetta Roberto Ferrari.
1937
Assume il comando dello Strale il capitano di corvetta Roberto Ferrari.
1937
Durante la guerra
civile spagnola, lo Strale partecipa,
con altre unità (incrociatori leggeri Luigi
Cadorna ed Armando Diaz, cacciatorpediniere Freccia, Dardo, Borea, Ostro, Espero, Zeffiro e Saetta, torpediniere Cigno, Climene, Centauro, Castore, Altair, Aldebaran, Andromeda, Antares) al blocco del Canale di Sicilia, per impedire l’invio di
rifornimenti alle forze repubblicane spagnole.
1938-1939
Forma la VII
Squadriglia Cacciatorpediniere, assieme a Dardo,
Freccia e Saetta. Viene temporaneamente messo a disposizione del principe
Umberto.
In seguito a nuovi
lavori viene installata un’“unghia” sopra al fumaiolo, per impedire al fumo di
recare disturbo all’equipaggio; vengono inoltre eliminate (1939-1940) le due
mitragliere singole da 40/39 mm e le due binate da 13,2/76 mm, sostituite con
5-6 mitragliere singole da 20/65 mm Breda Mod. 1939-1940 e da due scaricabombe
di profondità.
Lo Strale nel 1938 (Coll. Luigi Accorsi, via www.associazione-venus.it) |
Aprile 1939
Partecipa
all’invasione dell’Albania, a protezione delle forze da sbarco inviate a
Durazzo.
Luglio 1939
Lo Strale si reca a Mahon (Minorca) facendo
parte di una squadra navale (al comando dell’ammiraglio Oscar Di Giamberardino)
che comprende gli incrociatori leggeri Luigi
di Savoia Duca degli Abruzzi e Giuseppe
Garibaldi ed i cacciatorpediniere Dardo,
Freccia, Folgore, Fulmine, Lampo e Baleno.
10 giugno 1940
All’entrata
dell’Italia nella seconda guerra mondiale, lo Strale forma la VII Squadriglia Cacciatorpediniere con i gemelli Dardo, Freccia e Saetta. Assieme
alla VIII Squadriglia, la VII è assegnata alla V Divisione Navale (corazzate Giulio Cesare e Conte di Cavour) della 1a Squadra.
13 giugno 1940
Alle 23.21 lo Strale (capitano di corvetta Andrea Fé
D’Ostiani), impegnato – con altre unità della VII, VIII e XV Squadriglia
Cacciatorpediniere – in un rastrello antisommergibili nel Golfo di Taranto (tra
Capo Colonne e Capo Santa Maria di Leuca), sorprende in superficie il
sommergibile britannico Odin (capitano
di corvetta Kenneth Maciver Woods), inviato in agguato al largo della base
navale. Lo Strale dapprima aumenta
subito la velocità e lancia infruttuosamente un siluro contro il sommergibile
(in posizione 39°42’ N e 17°21’ E), poi apre il fuoco con i cannoni contro la
torretta del sommergibile e manovra per speronare l’Odin, che lancia un siluro dai tubi di poppa ed intanto s’immerge
rapidamente, evitando appena in tempo lo speronamento. Evitato il siluro, lo Strale getta due salve di bombe di
profondità sul punto in cui l’Odin si
è immerso, ma – ritenendo di aver affondato il bersaglio – non persevera a
lungo nella caccia, e torna a pattugliare la zona assegnata. Probabilmente l’Odin è stato danneggiato (dato che
l’indomani mattina dei ricognitori italiani avvisteranno una chiazza di nafta
nella posizione dell’attacco dello Strale);
poche ore dopo, il sommergibile s’imbatte in un altro cacciatorpediniere
italiano, il Baleno, e viene
affondato con tutto l’equipaggio, 40 miglia a sud di Capo San Vito.
Per la sua parte
nell’affondamento dell’Odin, lo Strale riceve l’elogio del Capo di Stato
Maggiore della Marina, ammiraglio Domenico Cavagnari.
Lo Strale in manovra a Napoli nel 1940 (Coll. Luigi Accorsi, via www.associazione-venus.it) |
7-9 luglio 1940
Alle 14.10 del 7
luglio lo Strale salpa da Taranto con
i tre gemelli, la VIII Squadriglia Cacciatorpediniere (Folgore, Fulmine, Lampo e Baleno) e le corazzate Giulio
Cesare e Conte di Cavour (nonché
la IV e VIII Divisione Navale, con sei incrociatori leggeri, e le Squadriglie
Cacciatorpediniere XV e XVI con otto unità) per fornire sostegno a distanza ad
un convoglio di quattro mercantili carichi di truppe rifornimenti (i trasporti
truppe Esperia e Calitea e le moderne motonavi da carico Marco Foscarini, Vettor
Pisani e Francesco Barbaro) in
navigazione verso la Libia con la scorta diretta della II Divisione Navale
(incrociatori leggeri Giovanni delle
Bande Nere e Bartolomeo Colleoni), della X Squadriglia
Cacciatorpediniere (Maestrale, Grecale, Libeccio, Scirocco) e di
sei torpediniere (le moderne Orsa, Procione, Orione e Pegaso e le
vetuste Rosolino Pilo e Giuseppe Cesare Abba) e la scorta a
distanza dell’incrociatore pesante Pola,
delle Divisioni Navali I, III e VII e delle Squadriglie Cacciatorpediniere IX,
XI, XII e XIII.
Il mattino dell’8
luglio il sommergibile britannico Phoenix (capitano di corvetta Gilbert Hugh
Nowell) lancia alcuni siluri contro Cesare
e Cavour, scortate dalle quattro
unità della VII Squadriglia, in posizione 35°36’ N e 18°28’ E (circa duecento
miglia ad est di Malta). Le armi mancano i loro bersagli e non vengono nemmeno
avvistate.
Giunto il convoglio a
destinazione, la flotta italiana si avvia sulla rotta di rientro, ma viene
informata che anche la Mediterranean Fleet è in mare per un’operazione simile,
quindi dirige per riunirsi ed incontrare il nemico, in quella che diverrà
l’inconclusiva battaglia di Punta Stilo.
Lo Strale, così come il Dardo ed il più grande Antonio Da Noli della XIV Squadriglia,
viene però colto da avarie di macchina nel mattino del 9 luglio (tra le 10.30 e
le 12.30), ed è così costretto a tornare a Taranto senza poter partecipare alla
battaglia.
(Per altra fonte,
però, lo Strale avrebbe invece
partecipato alla battaglia ed in particolare all’attacco finale dei
cacciatorpediniere italiani, durante la manovra di sganciamento della flotta
italiana seguita al danneggiamento della Cesare,
lanciando i propri siluri contro le navi britanniche).
1-2 settembre 1940
Partecipa all’uscita
in mare della flotta a contrasto dell’operazione britannica «Hats». La VII
Squadriglia cui appartiene (con Dardo,
Freccia e Saetta) parte da Taranto alle sei del mattino del 31 agosto insieme
alla IX Divisione (corazzate Littorio,
nave di bandiera dell’ammiraglio di squadra Inigo Campioni, e Vittorio Veneto), alla V Divisione
(corazzate Duilio, Conte di
Cavour e Giulio Cesare,
quest’ultima aggregatasi solo il 1° settembre a causa di avarie), alla I
Divisione (incrociatori pesanti Zara,
Pola, Fiume e Gorizia),
all’VIII Divisione (incrociatori leggeri Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi e Giuseppe Garibaldi) ed ad alle Squadriglie Cacciatorpediniere VII (Freccia, Dardo, Saetta, Strale), VIII (Folgore, Fulmine, Lampo, Baleno), X (Maestrale, Grecale, Libeccio, Scirocco), XIII
(Granatiere, Bersagliere, Fuciliere, Alpino), XV (Antonio Pigafetta, Alvise Da
Mosto, Giovanni Da Verrazzano, Nicolò Zeno) e XVI (Nicoloso Da Recco, Emanuele
Pessagno, Antoniotto Usodimare).
Complessivamente all’alba del 31 prendono il mare da Taranto, Brindisi e
Messina 4 corazzate, 13 incrociatori della I, III, VII e VIII Divisione e 39
cacciatorpediniere. Alle 22.30 la formazione italiana, che procede a 20 nodi,
riceve l’ordine di impegnare le forze nemiche lungo la rotta 155°, a nord della
congiungente Malta-Zante, dunque deve cambiare la propria rotta per
raggiungerle (o non potrebbe prendere contatto con esse), dirigendo più verso
sudovest (verso Malta) e superando la congiungente Malta-Zante. Il mattino del
1° settembre, tuttavia, il vento, già in aumento dalla sera precedente, dà
origine ad una violenta burrasca da nordovest forza 9, che verso le 13
costringe la flotta italiana a tornare alle basi, perché i cacciatorpediniere
non sono in grado di tenere il mare compatibilmente con le necessità operative
(non potendo restare in formazione né usare l’armamento). Poco dopo la
mezzanotte del 1° settembre le unità italiane entrano nelle rispettive basi;
tutti i cacciatorpediniere sono stati danneggiati (specie alle sovrastrutture)
dal mare mosso, alcuni hanno perso degli uomini in mare. Le navi verranno
tenute pronte a muovere sino al pomeriggio del 3 settembre, ma non si
concretizzerà alcuna nuova occasione.
29 settembre-1° ottobre 1940
Lascia Taranto la
sera del 29 settembre, insieme ai gemelli Dardo
e Saetta nonché all’incrociatore
pesante Pola, alle Divisioni I
(incrociatori pesanti Zara, Fiume, Gorizia), V (corazzate Giulio
Cesare e Conte di Cavour), VII
(incrociatori leggeri Muzio Attendolo
e Raimondo Montecuccoli, da
Brindisi), VIII (incrociatori leggeri Giuseppe
Garibaldi e Luigi di Savoia Duca
degli Abruzzi) e IX (corazzate Littorio
e Vittorio Veneto) e le Squadriglie
Cacciatorpediniere X (Maestrale, Grecale, Libeccio, Scirocco), XIII
(Granatiere, Bersagliere, Alpino), XV
(Alvise Da Mosto, Giovanni Da Verrazzano) e XVI (Emanuele Pessagno, Antoniotto Usodimare) (il Pola con
la I Divisione e 4 cacciatorpediniere partono alle 18.05 e le altre unità alle
19.30) e da Messina la III Divisione con 4 cacciatorpediniere per contrastare
un’operazione britannica in corso, la «MB. 5». La formazione uscita da Taranto
assume rotta 160° e velocità 18 nodi, riunendosi con le navi provenienti da
Messina alle 7.30 del 30 settembre. In mancanza di elementi sufficienti ad
apprezzare la composizione ed i movimenti della Mediterranean Fleet ed in
considerazione dello svilupparsi di una burrasca da Scirocco (che avrebbe reso impossibile una navigazione ad alta
velocità verso sud da parte dei cacciatorpediniere) Supermarina decide di
rinunciare a contrastare l’operazione ed ordina alle unità in mare di invertire
la rotta alle 6.25 del 30 ed incrociare dapprima tra i paralleli 37° e 38°, poi
(dalle 10.30) 38° e 39° ed alle 14 fare rotta verso sudovest sino a raggiungere
il 37° parallelo, poi, alle 17.20, di rientrare alle basi. Navigando nella
burrasca, la flotta italiana raggiunge le basi tra l’una e le quattro del
mattino del 1° ottobre, vi si rifornisce in fretta e rimane in attesa di
un’eventuale nuova uscita per riprendere il contrasto, ma in base alle nuove
informazioni ottenute ciò risulterà impossibile, pertanto, alle 14.00 del 2
ottobre, le navi riceveranno l’ordine di spegnere le caldaie.
11-12 ottobre 1940
Dato che alle 8.45
dell’11 ottobre un velivolo di linea italiano ha avvistato 20 navi britanniche
(15 navi da guerra e 5 di tipo imprecisato) in posizione 35°20’ N e 15°40’ O, a
65 miglia per 115° da (ad est-sudest di) Malta – si tratta dell’intera
Mediterranean Fleet, uscita in mare l’8 ottobre per fornire scorta a distanza
ad un convoglio diretto a Malta ed ora, dopo l’arrivo in porto dei mercantili
(avvenuto l’11 ottobre), in attesa di assumere la scorta di tre piroscafi
scarichi di ritorno ad Alessandria d’Egitto – Supermarina, tra le diverse
contromisure ordinate (ricognizioni con aerei, invio di MAS in agguato notturno
al largo della Valletta, approntamento delle due squadre navali, messa in
allarme delle difese di Taranto, della Sicilia e della Libia, interruzione del
traffico tra Italia e Libia), decide di inviare numerose siluranti a controllare
e, in caso di avvistamento di unità avversarie, attaccare (ricerca offensiva,
da svolgersi nottetempo). La VII Squadriglia esegue, nella notte tra l’11 ed il
12, una ricerca a rastrello sulla congiungente Marettimo-Zembra al largo di
Capo Bon (nell’ipotesi di transito di navi provenienti o dirette a Malta), ma
non trova nulla. A trovare il nemico saranno la I Squadriglia Torpediniere e la
XI Squadriglia Cacciatorpediniere, inviate più ad est, scatenando un
combattimento nel quale affonderanno il cacciatorpediniere Artigliere e le
torpediniere Airone ed Ariel.
22 ottobre 1940
Strale, Dardo, Freccia (caposquadriglia e caposcorta) e
Saetta salpano da Palermo sostituendo
le torpediniere Clio e Calliope nella scorta dei trasporti
truppe Esperia e Marco Polo, provenienti da Napoli e diretti a Tripoli. Alle 17 lo Strale, per avarie di macchina, deve
raggiungere Trapani; riparata l’avaria, ne riparte l’indomani alle 13.
23 ottobre 1940
Il convoglio arriva a
Tripoli alle 13.30.
24 ottobre 1940
Strale, Dardo, Freccia e Saetta ripartono da Tripoli alle 9.15, sempre scortando Esperia e Marco Polo, ora diretti a Bengasi.
25 ottobre 1940
Il convoglio arriva a
Bengasi alle 9.30, e poi riparte per tornare a Tripoli alle 17, dopo che i
piroscafi hanno sbarcato le truppe.
26 ottobre 1940
Il convoglio giunge a
Tripoli alle 16.
27 ottobre 1940
Esperia e Marco Polo, sempre
scortati dalla VII Squadriglia, ripartono da Tripoli alle 21 per tornare in
Italia.
28 ottobre 1940
La VII Squadriglia
lascia la scorta alle 18.15, in prossimità di Trapani, venendo sostituita dalla
torpediniera Alcione, che accompagna
i due piroscafi nell’ultimo tratto di navigazione (fino a Napoli).
11-12 novembre 1940
Insieme al resto
della VII Squadriglia, è tra le unità presenti a Taranto (ormeggiato in Mar
Piccolo, con numerose altre siluranti, alla banchina torpediniere od alla
banchina di Porta Ponente) durante la tristemente nota “notte di Taranto”,
l’attacco di aerosiluranti britannici che causa l’affondamento della corazzata Conte di Cavour ed il grave
danneggiamento delle corazzate Littorio
e Duilio, ma non viene colpito.
5 dicembre 1940
Durante
un’esercitazione congiunta della VII e della VIII Squadriglia
Cacciatorpediniere nel Golfo di Taranto, il Dardo
ed il Saetta, per errori di manovra,
rischiano di entrare in collisione con lo Strale,
che riesce ad evitarli di stretta misura.
15 dicembre 1940
Intorno alle 17 la
VII Squadriglia, insieme alle Squadriglie Cacciatorpediniere IX e XIII, alle
corazzate Giulio Cesare e Vittorio Veneto ed agli incrociatori
pesanti Zara e Gorizia, lascia Napoli diretto a La Maddalena, dove le navi sono
state temporaneamente trasferite per sottrarle ad altri attacchi aerei
britannici dopo che, nelle settimane precedenti, vari bombardamenti hanno
causato vari danni. Le unità rimangono a La Maddalena, porto non molto più al
sicuro di Napoli dagli attacchi aerei, solo per i pochi giorni necessari
all’approntamento a Napoli di adeguate contromisure contro i bombardamenti (tra
cui impianti per l’annebbiamento del porto).
Lo Strale ed il gemello Dardo (Naval History and Heritage Command, via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net) |
Fine dicembre 1940
Trasporta da Augusta
a Lero, insieme al gemello Dardo,
otto Motoscafi da Turismo Modificati, i cosiddetti “barchini esplosivi” ed i
relativi equipaggi, che saranno poi impiegati con successo in un attacco contro
la base cretese di Suda (26 marzo 1941, affondamento dell’incrociatore pesante York e grave danneggiamento della nave
cisterna Pericles).
Inverno 1940-1941
Partecipa, con altre
unità (incrociatori leggeri Eugenio di
Savoia, Duca d’Aosta, Attendolo e Montecuccoli della VII Divisione, incrociatori leggeri Duca degli Abruzzi e Garibaldi dell’VIII
Divisione, cacciatorpediniere Folgore,
Fulmine, Lampo e Baleno della VIII
Squadriglia nonché i suoi compagni di squadriglia Freccia, Dardo e Saetta), a crociere notturne (tra i
paralleli 39°45’ N e 40°18’ N, con l’impiego di due incrociatori ed una
squadriglia di cacciatorpediniere ogni volta) a protezione dei convogli che
trasportano in Albania i rifornimenti per le truppe italiane impegnate sul
fronte greco-albanese, nonché ad azioni di bombardamento navale a supporto
delle stesse operazioni.
6 gennaio 1941
Strale (caposcorta), Dardo e
la vecchia torpediniera Generale Achille
Papa salpano da Tripoli alle 19.30 per scortare a Palermo la motonave Marco Foscarini.
7 gennaio 1941
Strale e Foscarini si incagliano sulle secche di Kerkennah. Dopo lunghi sforzi, la Foscarini riesce a disincagliarsi da sola, mentre lo Strale si disincaglia con l'aiuto della Papa.
7 gennaio 1941
Strale e Foscarini si incagliano sulle secche di Kerkennah. Dopo lunghi sforzi, la Foscarini riesce a disincagliarsi da sola, mentre lo Strale si disincaglia con l'aiuto della Papa.
9 gennaio 1941
Alle 10 Strale, Dardo, Papa e Foscarini arrivano a Palermo.
In serata la VIII
Squadriglia e la XIII Squadriglia lasciano Napoli e si trasferiscono a La
Spezia scortando le corazzate Vittorio
Veneto e Giulio Cesare, fatte
partire da Napoli per sottrarle ad eventuali attacchi aerei (per maggior
sicurezza) dopo la scoperta che le forze navali britanniche sono impegnate
nell’operazione «Excess».
Inizio 1941
Subisce lavori di
modifica a seguito dei quali le mitragliere binate Breda Mod. 31 da 13,2 mm in
plancia vengono sostituite con due mitragliere singole Breda da 20/65 mm Mod.
1935, ed i due obici illuminanti da 120 mm vengono sostituiti con due
mitragliere binate da 20 mm. (Per altra fonte, dopo il 1940 vengono sbarcati i
tubi lanciasiluri poppieri per installare 4 mitragliere da 37 mm e due
lanciabombe antisommergibili).
27 marzo 1941
Strale, Dardo e Folgore (caposcorta, capitano di fregata
Giuriati) partono da Napoli alle 23.45 per scortare a Tripoli i mercantili
tedeschi Galilea, Heraklea, Ruhr, Adana e Samos. Il convoglio procede ad una
velocità di 9 nodi, ed imbocca la rotta del Canale di Sicilia.
28 marzo 1941
Alle 9.45, al
traverso di Capo Bon, il convoglio assume rotta sud. Cala poi la notte, molto
buia, tanto da ridurre di molto la visibilità. Il mare è calmo.
Alle 21.58 il
sommergibile britannico Utmost
(capitano di corvetta Richard Douglas Cayley), dopo aver avvistato il convoglio
– con rotta 150° e velocità 12 nodi, a 8230 metri per 330° – nel punto 35°40’ N
e 11°19’ E (al largo delle Kerkennah e 22 miglia a sudest di Kuriat), lancia
quattro siluri contro tre dei mercantili, per poi scendere più in profondità e
ritirarsi verso est. Ad essere colpite sono l’Heraklea (avente a bordo 212 soldati tedeschi e 100 automezzi) e la
Ruhr (che trasporta 585 soldati
tedeschi e 160 veicoli), le navi che procedono in testa alle due colonne del
convoglio (lo Strale sta invece
zigzagando sul fianco del convoglio, mentre il Dardo è sul fianco opposto ed il Folgore in testa). Mentre l’Heraklea
affonda con 78 dei 212 uomini a bordo, il Samos
e l’Adana accostano e manovrano in
base alle istruzioni precedentemente impartite, ma il Galilea si ferma per parecchio tempo a raccogliere i naufraghi,
nonostante l’ordine del caposcorta di rimettersi in rotta. Anche lo Strale ripete al Galilea l’ordine del caposcorta, e poi, dato che il piroscafo non
ascolta e rimane separato dal resto del convoglio, lo Strale stesso viene distaccato dal caposcorta per scortarlo. La Ruhr, danneggiata ma galleggiante, viene
assistita e presa a rimorchio dal Dardo,
che la rimorchia a Trapani con l’assistenza delle torpediniere Circe, Alcione e Sagittario e di
due MAS.
I gruppi Galilea-Strale e Folgore-Samos-Adana navigano separati per tutta la notte, poi si riuniranno
all’alba del 29.
30 marzo 1941
Strale e Folgore arrivano a
Tripoli alle otto del mattino con Adana,
Samos e Galilea.
2 aprile 1941
Strale, Folgore (caposcorta)
e la vecchia torpediniera Giuseppe
Missori lasciano Tripoli alle 21.30 per scortare Adana e Samos che
rientrano a Napoli.
3 aprile 1941
Causa allarme navale
nel Mediterraneo centrale, il convoglio viene fatto tornare a Tripoli.
4 aprile 1941
Il convoglio riparte
alle 20.30.
5 aprile 1941
Il convoglio giunge a
Napoli alle 12.30.
7 aprile 1941
Strale e Folgore
(caposcorta), tornati a Tripoli, salpano per Napoli alle 21.30, scortando i
piroscafi Nirvo ed Adana (tedesco).
10 aprile 1941
Il convoglio
raggiunge Napoli all’una.
13 aprile 1941
Lo Strale viene assegnato, insieme al
cacciatorpediniere Euro, quale scorta
al convoglio «Tarigo», formato dai piroscafi Arta, Adana, Aegina, Iserlohn e Sabaudia
(tutti tedeschi, tranne quest’ultimo) ed avente per caposcorta il
cacciatorpediniere Luca Tarigo. Prima
della partenza, Strale ed Euro vengono però sostituiti dai
cacciatorpediniere Lampo e Baleno. Una sostituzione provvidenziale
per lo Strale: l’intero convoglio,
infatti, verrà distrutto da un attacco britannico nella notte del 16 aprile.
21 aprile 1941
Strale, Saetta, Folgore (caposcorta) ed un altro
cacciatorpediniere, il Turbine,
salpano da Napoli alle 2.30 (per altra fonte, alle 17) scortando i piroscafi
tedeschi Arcturus, Castellon e Leverkusen e la motonave italiana Giulia (convoglio «Arcturus»). Al convoglio si aggrega poi anche il
piroscafo tedesco Wachtfels, partito
da Palermo; le navi sono poi avviate a Tripoli lungo la rotta delle Kerkennah.
Nel pomeriggio – a
seguito dell’avvistamento, da parte della ricognizione aerea, di unità leggere
di superficie a Malta – il convoglio viene momentaneamente dirottato a Palermo,
poi viene fatto proseguire ma, per fornire scorta a distanza nel Canale di
Sicilia, vengono fatti uscire in mare anche gli incrociatori leggeri Giovanni delle Bande Nere (nave di
bandiera dell’ammiraglio Porzio Giovanola) e Luigi Cadorna, ed i cacciatorpediniere Maestrale e Scirocco.
22 aprile 1941
Alle 22.50 il Turbine avvista un sommergibile emerso
sulla dritta del convoglio, al largo di Marettimo, tenta vanamente di
speronarlo e, dopo che questi si è immerso, lo bombarda, ancora
infruttuosamente, con bombe di profondità.
23 aprile 1941
Alle 15.41, a 2,9
miglia per 320° dalla boa n. 1 delle secche di Kerkennah, il Turbine avvista il periscopio di un
sommergibile e lo attacca con bombe di profondità, senza risultato.
Sempre nei pressi
delle boe delle Kerkennah vengono incontrate delle barche, che il caposcorta
sospetterà appartenere al «servizio informazioni del nemico» per il loro
atteggiamento (pressoché ferme sulla rotta Pantelleria-boa n. 1), per quanto
un’ispezione non porti a trovare radio od altre prove.
Nel tardo pomeriggio,
presso le boe 3 e 4 delle secche di Kerkennah (cioè ad est delle Kerkennah), il
convoglio viene raggiunto dal gruppo di scorta in diretta, che manda lo Scirocco per prendere accordi circa le
rotte da percorrere nella notte, e si posiziona a poppavia del convoglio.
24 aprile 1941
Alle 00.44 si vedono
chiaramente, su rilevamento 80°, proiettili illuminanti e poi violento tiro
battente, ad una distanza di almeno 30 miglia. Convoglio e scorta diretta ed
indiretta deviano dalla rotta dirigendo verso ponente, in modo da allontanarsi
dal potenziale pericolo. Entrambi i gruppi incrociano poi al largo di Ras
Turgoeness, del quale non si fede il faro, in attesa del giorno, per poter
atterrare; tutti si tengono pronti a reagire ad eventuali attacchi.
Durante la notte,
salpa da Malta per intercettare il convoglio la 14th Destroyer
Flotilla britannica, con i cacciatorpediniere Jervis, Janus, Jaguar e Juno; i cacciatorpediniere britannici non riescono a trovare il
convoglio ed incontrano invece l’incrociatore ausiliario Egeo, che verrà affondato dopo un impari combattimento.
Il convoglio arriva a
Tripoli alle 17. Durante tutto il viaggio, aerei della Regia Aeronautica e del
X Corpo Aereo Tedesco provvedono continuamente a sorvegliare i cieli del
convoglio.
30 aprile 1941
Strale, Saetta, Turbine e Folgore (caposcorta, capitano di fregata Giuriati) partono da Tripoli
alle 18 per scortare a Napoli un convoglio di cinque mercantili, quattro
tedeschi (Arcturus, Leverkusen, Castellon e Wachtfels) ed
uno italiano (Giulia). Il convoglio
fruisce anche della scorta indiretta della III e VIII Divisione Navale.
1° maggio 1941
Alle 11.08 il
convoglio viene avvistato, in posizione 34°38’ N e 11°39’ E, dal sommergibile
britannico Upholder (capitano di
corvetta Malcolm David Wanklyn) che si avvicina a tutta forza in immersione,
per attaccare. Alle 11.32, due miglia a sud di Kerkennah, l’Upholder lancia quattro siluri da 2560
metri: tre vanno a segno (l’orario indicato dalle fonti italiane sono le 11.50,
discordante dunque da quello indicato dal sommergibile), colpendo l’Arcturus ed il Leverkusen (capofila delle due colonne su cui il convoglio è
disposto, che sono precedute dal Folgore
e dallo Strale impegnati nel
dragaggio), mentre il convoglio si trova presso la boa n. 5 delle Kerkennah. L’Arcturus affonda quasi subito, mentre il
Leverkusen si apprua, ma riesce poi a
tornare in assetto, procedendo a bassa velocità e venendo preso a rimorchio dal
Saetta (che tenta di riportarlo a
Tripoli). La scorta attribuisce erroneamente le esplosioni a mine magnetiche,
anziché siluri lanciati da sommergibile.
Dopo essere emerso
alle 17.30 ed aver lanciato un segnale di scoperta, l’Upholder torna ad immergersi alle 17.55, si avvicina nuovamente al
convoglio ed alle 19.01 lancia altri due siluri, da 1100 metri . Il Leverkusen viene colpito ancora, ed
affonda di prua quattro miglia a sud di Kerkennah. A recuperare i naufraghi di
entrambe le navi, che saranno poi sbarcati a Tripoli, è il Saetta, mentre Strale, Folgore e Turbine proseguono con il resto del convoglio.
Il convoglio ripara
temporaneamente a Trapani.
5 maggio 1941
Lasciata Trapani, il
convoglio giunge a Napoli alle 7. A differenza che nel viaggio di andata,
durante questo viaggio la vigilanza aerea italiana e tedesca è mancato per
diverse ore sia nel Canale di Sicilia che nel Tirreno, quando gli aerei
(ricognitori e bombardieri), trattenutisi per poco sul cielo del convoglio, se
ne sono andati senza essere sostituiti.
16 maggio 1941
Lascia Napoli alle
18.30 insieme ai cacciatorpediniere Folgore
(caposcorta), Fulmine, Turbine ed Euro, scortando in Libia il «26. Seetransport Konvoi», composto dai
mercantili tedeschi Preussen e Sparta, dagli italiani Motia, Capo Orso e Castelverde.
17 maggio 1941
Il convoglio viene
dirottato a Palermo per allarme navale, giungendovi alle 19.
19 maggio 1941
Il convoglio riparte
da Palermo alle 9.30; ad esso si sono unite le navi cisterna Panuco e Superga.
Alle 19 salpa da
Palermo anche una forza di copertura, costituita dagli incrociatori leggeri Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi e Giuseppe Garibaldi con i
cacciatorpediniere Granatiere, Bersagliere, Fuciliere e Alpino.
Alle 11.30 un
sommergibile lancia una salva di siluri contro il convoglio; per evitarli, Preussen e Panuco entrano in collisione, ma non riportano danni di rilievo e
possono proseguire entrambe.
20 maggio 1941
Tra le 9.32 e le 9.34
il sommergibile britannico Urge
(tenente di vascello Edward Philip Tomkinson) avvista la forza di copertura del
convoglio, e poi, alle 9.47, il convoglio stesso, che procede a dodici nodi con
rotta 135°. L’Urge passa quindi
all’attacco (in posizione 35°44’ N e 11°59’ E), lanciando quattro siluri contro
il Capo Orso e la Superga, poi s’immerge a maggiore
profondità, subendo il contrattacco dell’Euro.
Tanto le rivendicazioni dell’Urge (di
aver affondato una o due navi) quanto quelle dell’Euro (di aver affondato il sommergibile attaccante) risulteranno
errate: nessuna unità riporta in realtà alcun danno.
21 maggio 1941
Il convoglio giunge a
destinazione alle 11.
7 giugno 1941
Lo Strale, insieme ai cacciatorpediniere Freccia (caposcorta), Saetta e Vincenzo Gioberti, salpa da Napoli alle 2.50 per scortare a Tripoli
i trasporti truppe Esperia, Victoria e Marco Polo.
Tra l’8 ed il 9
giugno il convoglio (che procede sulla rotta di levante di Malta) fruisce anche
della scorta a distanza degli incrociatori pesanti Trieste e Bolzano (III
Divisione Navale) e dei cacciatorpediniere Ascari,
Lanciere e Corazziere.
9 giugno 1941
Il convoglio arriva a
Tripoli alle 15.
12 giugno 1941
Strale, Saetta, Freccia (caposcorta) e Gioberti ripartono da Tripoli per Napoli
alle 15, scortando Esperia, Marco Polo e Victoria che tornano scarichi.
14 giugno 1941
Il convoglio giunge a
Napoli alle 2.30.
30 giugno 1941
Strale, Turbine, Dardo e Freccia (caposcorta) salpano da Napoli per Tripoli alle 18,
scortando un convoglio composto dalle motonavi italiane Francesco Barbaro, Andrea
Gritti, Sebastiano Venier, Barbarigo e Rialto e dalla tedesca Ankara.
2 luglio 1941
Il convoglio arriva a
Tripoli alle 18.
27 luglio 1941
Strale, Dardo e Freccia (caposcorta) salpano da Napoli
alle 13.45, scortando i piroscafi Spezia,
Bainsizza ed Amsterdam e la motonave Col
di Lana. Il convoglio è scortato a distanza anche dagli incrociatori
leggeri Raimondo Montecuccoli e Giuseppe Garibaldi e dai
cacciatorpediniere Granatiere e Bersagliere.
28 luglio 1941
Si unisce alla scorta
diretta, alle 3.40, il cacciatorpediniere Turbine,
mentre alle 19 la scorta indiretta rientra in porto.
29 luglio 1941
Il convoglio arriva a
Tripoli alle 19.15.
4 agosto 1941
Strale, Freccia (caposcorta,
capitano di fregata Ghè), Turbine ed
il più grosso Lanzerotto Malocello,
insieme alla torpediniera Pegaso,
lasciano Tripoli alle 9.30 (per altra fonte, alle 8) per scortare a Napoli i
piroscafi Amsterdam, Bainsizza e Maddalena Odero e la motonave Col
di Lana, che tornano vuote. Il convoglio procede a 10 nodi.
5-6 agosto 1941
Nella notte, al largo
di Pantelleria, il convoglio viene infruttuosamente attaccato da aerei. La
scorta emette cortine nebbiogene, che però non sono molto utili, perché le navi
scorta che la emettono sono troppo distanti dai mercantili e procedono a zig
zag; di fatto le cortine nebbiogene rendono così il convoglio più visibile,
come osserverà il caposcorta.
7 agosto 1941
Il convoglio giunge a
Napoli alle 2.30.
13 agosto 1941
Lo Strale lascia Napoli alle 17 insieme ai
cacciatorpediniere Folgore, Fulmine, Ugolino Vivaldi (caposcorta, capitano di vascello Giovanni Galati)
e Lanzerotto Malocello ed alla
torpediniera Orsa, per scortare a
Tripoli le motonavi Rialto, Andrea Gritti, Francesco Barbaro, Vettor
Pisani e Sebastiano Venier.
Il convoglio viene
più volte attaccato da aerei e sommergibili, ma senza mai riportare danni.
Poco dopo la partenza
si verifica un presunto attacco di sommergibile, senza risultato (in realtà, si
tratta probabilmente di un falso allarme); la scorta reagisce prontamente.
14 agosto 1941
Poco dopo la partenza
(per altra fonte, durante un attacco aereo), un cannone da 120 mm del Vivaldi scoppia accidentalmente,
costringendo la nave al rientro a Napoli (al suo posto, assume il ruolo di
caposcorta il Folgore, al comando del
capitano di fregata Giuriati).
Poco dopo mezzanotte,
il convoglio viene attaccato da aerosiluranti che lanciano bengala, a sud di
Lampione. Nessuna nave viene colpita, grazie alla reazione della scorta.
(Naval History and Heritage Command, via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net) |
15 agosto 1941
Il convoglio giunge a
Tripoli senza danni, alle 14.
16 agosto 1941
Strale, Fulmine, Folgore (caposcorta), Orsa e Malocello ripartono da Tripoli alle 20.20 per scortare a Napoli i
piroscafi scarichi Ernesto, Nirvo, Castelverde, Ninuccia ed Aquitania e la nave cisterna Pozarica.
Durante il viaggio vengono
avvistati aerei nemici ed anche sommergibili, cui viene data limitata caccia
(per non allontanare per troppo tempo le navi della scorta), ma non si
verificano eventi di rilievo.
20 agosto 1941
Il convoglio arriva a
Napoli alle 3.30.
24 agosto 1941
Lo Strale, insieme a Freccia, Dardo, Folgore e Fulmine ed alla VIII Divisione Navale (Duca degli Abruzzi, Montecuccoli
ed Attendolo) esce da Palermo alle 5.30 a contrasto
dell’operazione britannica «Mincemeat», consistente nell’invio del posamine Manxman, camuffato da cacciatorpediniere
francese classe Leopard, a posare mine al largo di Livorno, con azione
diversiva della Forza H al largo della Sardegna ed attacco aereo su Tempio
Pausania. Altre aliquote delle forze navali italiane sono uscite il 23 da Taranto
(IX Divisione con Littorio e Vittorio Veneto, XI Squadriglia
Cacciatorpediniere con Aviere e Geniere, XIII Squadriglia con Granatiere, Bersagliere, Fuciliere ed
Alpino), Messina (III Divisione con Trento, Trieste, Bolzano e Gorizia, X Squadriglia con Maestrale e Scirocco, XII Squadriglia con Corazziere,
Carabiniere, Ascari e Lanciere),
Napoli (cacciatorpediniere Ugolino
Vivaldi e Lanzerotto Malocello
della XIV Squadriglia e Nicoloso Da Recco
della XVI Squadriglia) e Trapani (cacciatorpediniere Antonio Pigafetta e Giovanni
Da Verrazzano della XV Squadriglia). L’VIII Divisione e le due squadriglie
di cacciatorpediniere con essa dovrebbero effettuare una crociera verso La
Galite per intercettare un eventuale convoglio. Alle 16, dato che la
ricognizione aerea, spintasi sino al meridiano 3° E, non ha trovato alcun
convoglio, l’VIII Divisione ed i relativi cacciatorpediniere ricevono ordine di
non proseguire più verso La Galite (ormai in vista) dopo le 17, ma di assumere
invece rotta 30° per riunirsi, se del caso, al gruppo «Littorio». Alle 16.56 la
Divisione inizia ad accostare di conseguenza alla velocità di 22 nodi, ma
all’1.25 giungerà l’ordine di rientrare a Palermo – essendo la Forza H già
tornata a Gibilterra – dove le navi arriveranno alle 8.45.
1° settembre 1941
Lascia Napoli per
Tripoli alle 22 (per altra fonte alle 24) scortando, insieme ai
cacciatorpediniere Dardo, Folgore e Nicoloso Da Recco (caposcorta, capitano di vascello Stanislao
Esposito), un convoglio composto dalle motonavi Andrea Gritti, Vettor Pisani,
Rialto, Sebastiano Venier e Francesco
Barbaro. Il convoglio attraversa lo Stretto di Messina ed imbocca la rotta
di levante, per tenersi il più possibile al di fuori del raggio d’azione degli
aerosiluranti di Malta.
2 settembre 1941
Durante la notte sul
2 settembre, in Tirreno, il convoglio, informato della probabile presenza di un
sommergibile nemico, devia dalla rotta, manovra che lo farà passare nello
stretto di Messina con tre ore di ritardo. Passato lo stretto, il convoglio si
divide in due colonne, con Rialto e Pisani a dritta, Gritti e Barbaro a
sinistra, Venier più a poppavia, tra
le due colonne, e la scorta tutt’intorno (Da
Recco in testa, Freccia e Strale a dritta, Folgore e Dardo a
sinistra). La deviazione compiuta in precedenza fa però sì che il convoglio si
trovi in acque pericolose – nel raggio d’azione degli aerei britannici di base
a Malta – in acque notturne (senza cioè poter fruire della scorta aerea
italiana, che vi è solo di giorno), contrariamente alle previsioni iniziali. Al
calare della notte, come al solito, la scorta aerea se ne va.
3 settembre 1941
Non appena in
franchia dello stretto di Messina, il convoglio assume rotta 116° (mettendo la
prua sulla Morea), cioè verso est, per uscire dal cerchio di raggio 160 miglia
con centro su Malta (che corrisponde al raggio d’azione dei suoi aerei, che
possono colpire nella zona dello stretto e fino a sud di Capo Spartivento, ma
non più ad est) prima di assumere rotta sud. Il ritardo accumulato nello
stretto di Messina fa sì che il convoglio si trovi nella zona pericolosa (entro
il raggio d’azione degli aerei di Malta) nelle ore notturne, quando non è
disponibile la scorta aerea.
Alle 00.25-00.30, 26 miglia a sud/sudest
(per 140°) di Capo Spartivento (nel punto 37°33’ N e 16°26 E), cioè mentre
ancora si trova – per poche miglia – entro il raggio d’azione degli aerei di
Malta, il convoglio viene attaccato da nove aerosiluranti Fairey Swordfish
dell’830th Squadron F.A.A. decollati da Malta. Gli aerei, provenienti dal lato
sinistro, nonostante la reazione delle artiglierie contraeree delle navi (il Folgore abbatte un aerosilurante),
colpiscono Gritti e Barbaro con un siluro ciascuna. La
prima, incendiata, esplode dopo pochi minuti uccidendo tutti i 349 uomini a
bordo tranne due, mentre la Barbaro viene
immobilizzata ma rimane a galla. È il Dardo
a dare assistenza alla Barbaro,
avvicinandosi all’1.05 ed imbarcandone il personale di passaggio (9 ufficiali e
294 sottufficiali e soldati del Regio Esercito) tra l’1.40 e le 7 (l’operazione
viene interrotta per alcune ore, dalle 3.30 alle 5.15, per via del pericoloso
stato del mare), dopo di che viene teso un cavo di rimorchio tra le due navi.
In questo frangente sopraggiunge lo Strale,
che comunica col Dardo, vi trasborda
del personale e poi si allontana a tutta forza verso sudest, ricongiungendosi
al resto del convoglio. Il Dardo,
rimorchiando la Barbaro, con la
scorta dei cacciatorpediniere Ascari
e Lanciere appositamente (e
successivamente rilevato, nel rimorchio, dai rimorchiatori Titano e Porto Recanati),
riuscirà a portarla a Messina, giungendovi alle 18.30 dello stesso giorno.
4 settembre 1941
Lo Strale ed il resto del convoglio arriva
a Tripoli il 4 settembre alle 18.30.
5 settembre 1941
Strale, Da Recco (caposcorta,
capitano di vascello Stanislao Esposito), Freccia
e Folgore partono da Tripoli alle 14
per scortare un convoglio formato dal piroscafo Ernesto, dalla nave cisterna Pozarica
e dalla motonave Col di Lana, dirette
a Napoli.
6 settembre 1941
Alle 23.55 iniziano
attacchi di aerosiluranti britannici. I cacciatorpediniere iniziano manovre
evasive e distendono cortine nebbiogene per nascondere i mercantili; Col di Lana e Pozarica riescono ad evitare i siluri, ma non così l’Ernesto, che viene colpito a prua. Lo Strale (capitano di corvetta Angelotti)
lo raggiunge subito e gli fornisce assistenza, tentando di prenderlo a
rimorchio; a causa del tempo fortemente avverso e della forte inclinazione del
piroscafo, tali ripetuti tentativi dello Strale
falliscono, ed il cacciatorpediniere deve passare il cavo ai rimorchiatori Costante, Marsigli e Montecristo,
frattanto inviati da Trapani. Lo Strale
rimane con essi per scortarli, mentre il resto del convoglio prosegue.
7 settembre 1941
Alle 11 si unisce allo
Strale la torpediniera Circe.
8 settembre 1941
Strale, Circe ed Ernesto arrivano a Trapani all’1.30.
23 settembre 1941
Lo Strale ed i cacciatorpediniere Fulmine, Alfredo Oriani ed Alpino
(caposcorta) partono da Napoli alle quattro del mattino per scortare a Tripoli
i piroscafi Amsterdam, Perla e Castelverde.
24 settembre 1941
Alle 13 il convoglio
viene infruttuosamente attaccato da sommergibili al largo di Pantelleria (ma
non vi è conferma di tale attacco da parte britannica).
25 settembre 1941
Il convoglio giunge a
Tripoli alle 12.30.
1° ottobre 1941
Lo Strale salpa da Tripoli per scortare a
Napoli, insieme ai cacciatorpediniere Alpino
ed Alfredo Oriani, il convoglio «H»,
formato dal piroscafo Caterina, dalla
motonave Marin Sanudo e dalla nave
cisterna Minatitland.
2 ottobre 1941
All’1.19 il convoglio
viene avvistato, a 6 miglia per 130° ed in posizione 37°53’ N e 12°05’ E
(mentre ha rotta 330°), al largo di Marettimo, dal sommergibile britannico Utmost (capitano di corvetto Richard
Douglas Cayley), che lancia un siluro contro di esso; Cayley vorrebbe in realtà
lanciarne tre, ma subito dopo il lancio l’Oriani,
che l’Utmost non aveva visto, lancia
un razzo Very verde nella sua direzione, costringendolo ad immergersi e
ritirarsi. L’Oriani lancia poi 22
bombe di profondità, delle quali nessuna, tuttavia, esplode abbastanza vicino
da danneggiare il sommergibile.
20 ottobre 1941
Parte da Brindisi
alle 13.50, scortando i piroscafi Iseo
e Bolsena diretti a Bengasi.
22 ottobre 1941
Il convoglio viene
dirottato a Navarino, dove giunge alle 10.50, per allarme navale: il giorno
precedente la ricognizione aerea ha infatti avvistato la Forza K britannica –
incrociatori leggeri Aurora e Penelope e cacciatorpediniere Lance e Lively – in arrivo a Malta, e Supermarina ha disposto per misura
precauzionale la temporanea sospensione del traffico da e per la Libia.
23 ottobre 1941
Dato che la rotta
Brindisi-Bengasi passa ad oltre 300 miglia da Malta, rendendo fortemente
improbabile che una formazione navale possa attaccare le navi su quella rotta
senza essere prima avvistata, Supermarina dispone la ripresa dei collegamenti
con Bengasi. Strale, Iseo e Bolsena ripartono alle 20.50 diretti a Bengasi.
25 ottobre 1941
Il convoglio giunge a
Bengasi alle 13.30. Cinque ore più tardi, lo Strale lascia Bengasi per scortare in Italia i piroscafi scarichi Tinos (tedesco) e Capo Orso.
La Forza K
(incrociatori leggeri Aurora e Penelope, cacciatorpediniere Lance e Lively) salpa da Malta per intercettare il convoglio, ma non ci
riesce, e rientra alla base il giorno seguente.
28 ottobre 1941
Il convoglio giunge a
Brindisi alle 12.30.
21 novembre 1941
Alle 15.39 il
sommergibile polacco Sokol (tenente
di vascello Borys Karnicki) lancia tre siluri, da 4000 metri, contro lo Strale, nel Golfo di Navarino; nessuno
va a segno.
Lo Strale (capitano di corvetta Goretti)
salpa da Navarino alle 19, quale rinforzo ad un convoglio (piroscafi Bolsena e Tinos e torpediniera Orione)
proveniente da Brindisi e diretto a Bengasi (il convoglio è stato dirottato
momentaneamente a Navarino a causa di un attacco aereo).
Alle 23.38 il Sokol, nel punto 36°35’ N e 21°28’ E
(ancora nel Golfo di Navarino), lancia tre siluri da 6000 metri contro il Tinos, che viene mancato.
23 novembre 1941
Il convoglio arriva a
Bengasi alle 8.15.
Già alle 17.20 (o
17.30) lo Strale (capitano di
corvetta Stefano Palmas) riparte scortando il piroscafo Bosforo, diretto in Italia.
24 novembre 1941
Mentre Strale e Bosforo sono in navigazione verso Brindisi, il sommergibile Luigi Settembrini rileva agli idrofoni,
a 105 miglia per 125° da Malta, la Forza K britannica – incrociatori leggeri Aurora e Penelope e cacciatorpediniere Lance
e Lively – uscita in mare da Malta
per intercettare convogli italiani. Lo Strale
intercetta il segnale di scoperta lanciato dal sommergibile, ma il comandante
Palmas ritiene correttamente che il suo convoglio, avendo già una velocità
maggiore del previsto, non può essere raggiunto dalla Forza K, considerate le
posizioni reciproche; per maggior sicurezza, comunque, Palmas ordina di
smettere di zigzagare, in modo da poter incrementare la velocità un altro po’.
Supermarina, avvisata
dal Settembrini, ordina il dirottamento di tutti i convogli in zona; al
convoglio formato da Bosforo e Strale viene ordinato di rifugiarsi a
Suda, ma le due navi non ricevono il messaggio contenente tale ordine, perché
lo Strale, contrariamente alle
disposizioni generali, non sta facendo ascolto sull’onda prevista per la zona e
l’ora in cui il convoglio si trova, avendo male interpretato le complesse norme
in vigore.
A cadere vittima
della Forza K sarà invece il convoglio «Maritza», in navigazione dal Pireo a
Bengasi, con l’affondamento dei piroscafi tedeschi Maritza e Procida
nonostante la difesa opposta dalle torpediniere di scorta Lupo e Cassiopea.
25 novembre 1941
Nel tardo pomeriggio,
mentre Strale e Bosforo sono già in prossimità di Brindisi, lo Strale riceve il segnale di soccorso lanciato dall’incrociatore
ausiliario Attilio Deffenu, silurato,
alle 17.15, dal sommergibile britannico Thrasher.
Il cacciatorpediniere ordina al Bosforo
di proseguire alla massima velocità sulla rotta di sicurezza per poi aspettarlo
presso le Pedagne (Brindisi), dopo di che si dirige verso la posizione indicata
nel messaggio. All’arrivo, lo Strale
trova il Deffenu ancora galleggiante,
ma abbandonato da quasi tutto l’equipaggio; quando le imbarcazioni cariche di
naufraghi giungono sottobordo al cacciatorpediniere, il comandante Palmas
prende a bordo soltanto i feriti, mentre ordina agli altri di tornare sulla
loro nave per tentarne il salvataggio. Poco dopo sopraggiunge un MAS inviato da
Brindisi, e lo Strale se ne va e si
ricongiunge al Bosforo, riprendendo
la navigazione. (Il Deffenu affonderà
egualmente dopo qualche ora, prima che due rimorchiatori inviati da Brindisi
possano giungere sul posto).
Strale e Bosforo giungono
indenni a Brindisi alle 22.30, senza aver subito attacchi.
Dicembre 1941
Sostituendo il
capitano di corvetta Stefano Palmas, assume il comando dello Strale il capitano di corvetta Enea
Picchio.
12 dicembre 1941
Lo Strale (caposcorta) ed il cacciatorpediniere
Turbine salpano da Taranto alle 11
diretti ad Argostoli, scortando i piroscafi Iseo
e Capo Orso.
13 dicembre 1941
Il convoglio arriva
ad Argostoli in mattinata, ma ne riparte alle 15.30 (o 18) per Bengasi,
nell’ambito dell’operazione di traffico «M. 41» (ora è caposcorta il Turbine). Dopo le gravi perdite subite
dai convogli diretti in Libia nelle settimane precedenti, infatti, le forze
italo-tedesche in Nordafrica si trovano in situazione di grave carenza di
rifornimenti proprio mentre è in corso una nuova offensiva britannica,
l’operazione «Crusader», ed Urge
rifornirle.
Con la «M. 41»,
Supermarina intende inviare a Tripoli e Bengasi tutti i mercantili già carichi
presenti nei porti dell’Italia meridionale, mobilitando per la loro protezione,
diretta e indiretta, pressoché tutta la flotta in condizioni di efficienza.
Sono previsti tre
convogli: l’«A», da Messina a Tripoli, formato dalle moderne motonavi Fabio Filzi e Carlo Del Greco scortate dai cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco ed Antoniotto Usodimare (poi dirottato su
Taranto per unirsi da subito all’«L» ma distrutto durante tale percorso dal
sommergibile britannico Upright); l’«L»,
da Taranto per Tripoli, formato dalle motonavi Monginevro, Napoli e Vettor Pisani scortate dai cacciatorpediniere
Freccia ed Emanuele Pessagno (con a bordo il contrammiraglio Amedeo Nomis di
Pollone) e dalla torpediniera Pegaso;
e l’«N», da Navarino ed Argostoli per Bengasi, costituito da Strale, Turbine, Iseo e Capo Orso cui si devono aggiungere la
motonave tedesca Ankara, il
cacciatorpediniere Saetta e la
torpediniera Procione provenienti da
Argostoli.
Ogni convoglio deve
fruire della protezione di una forza navale di sostegno, che di giorno si terrà
in vista dei trasporti e di notte a stretto contatto con essi. Il gruppo
assegnato al convoglio «N» è composto dalla corazzata Andrea Doria e dalla VII Divisione (ammiraglio di divisione
Raffaele De Courten) con gli incrociatori leggeri Muzio Attendolo ed Emanuele
Filiberto Duca d’Aosta, mentre gli altri due convogli saranno protetti dalla
corazzata Duilio (nave ammiraglia dell’ammiraglio
di squadra Carlo Bergamini) e da un’eterogenea VIII Divisione composta per
l’occasione dagli incrociatori leggeri Giuseppe
Garibaldi (nave di bandiera dell’ammiraglio Giuseppe Lombardi, comandante
della VIII Divisione) e Raimondo
Montecuccoli e dall’incrociatore pesante Gorizia (con a bordo l’ammiraglio di divisione Angelo Parona).
Infine, a tutela
dell’intera operazione contro un’eventuale uscita in mare delle corazzate della
Mediterranean Fleet, prende il mare la IX Divisione Navale (ammiraglio di
squadra Angelo Iachino, comandante superiore in mare) con le moderne corazzate Littorio e Vittorio Veneto, scortate dalla XIII Squadriglia Cacciatorpediniere
(Granatiere, Bersagliere, Fuciliere, Alpino). Queste navi si dovranno
posizionare nel Mediterraneo centrale.
A completamento dello
schieramento, un gruppo di sommergibili viene dislocato nel Mediterraneo
centro-orientale con compiti esplorativi ed offensivi; è inoltre previsto un
imponente intervento della Regia Aeronautica.
Per via della carenza
di navi scorta e del tempo necessario a reperirne, l’operazione, inizialmente
prevista per il 12 dicembre, viene posticipata di un giorno.
Nel tardo pomeriggio
del 13, quando i convogli sono già in mare, la ricognizione aerea comunica a
supermarina che una consistente forza britannica, comprensiva di corazzate ed
incrociatori (in realtà sono solo quattro incrociatori leggeri: i ricognitori
hanno grossolanamente sovrastimato la composizione e potenza della forza
avvistata), si trova tra Tobruk e Marsa Matruh, diretta verso ovest. La somma
delle forze italiane in mare è complessivamente superiore, ma si trova divisa
in gruppi tra loro distanziati e vincolati a convogli lenti e poco manovrieri;
per questo, alle ore 20 Supermarina decide di sospendere l’operazione, ed i
convogli ricevono ordine di rientrare. Ciò non basterà ad evitare danni:
durante la notte, il sommergibile britannico Urge silurerà la Vittorio
Veneto, danneggiandola gravemente.
Alle 22.50 il Turbine ordina ad Iseo e Capo Orso, che
procedono in linea di fronte, d’invertire la rotta: durante la manovra, a
coronamento di una delle notti più funeste della guerra per la Marina italiana,
l’Iseo sperona il Capo Orso, ed entrambe le navi riportano
seri danni.
14 dicembre 1941
Entrambi i piroscafi
e la loro scorta riescono a raggiungere Argostoli alle nove-dieci del mattino.
22 dicembre 1941
Il sommergibile
britannico Torbay (capitano di
corvetta Anthony Cecil Capel Miers) avvista in mattinata (intorno alle dieci)
lo Strale ed un altro
cacciatorpediniere, lo Scirocco,
mentre escono dalla baia di Navarino; il sommergibile si prepara ad attaccarli,
ma deve rinunciare dopo un improvviso cambiamento di rotta da parte dei
cacciatorpediniere.
21 febbraio 1942
Alle 17.30 lo Strale salpa da Messina insieme ai
cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi
(nave ammiraglia del contrammiraglio Amedeo Nomis di Pollone, caposcorta), Lanzerotto Malocello, Nicolò Zeno e Premuda ed alla torpediniera Pallade,
scortando un convoglio (il numero 1) composto dalle moderne motonavi Monginevro, Ravello ed Unione
nell’ambito dell’operazione di traffico «K. 7».
I convogli fruiscono
inoltre della scorta indiretta del gruppo «Gorizia» (ammiraglio di divisione
Angelo Parona; incrociatori pesanti Trento
e Gorizia, incrociatore leggero Giovanni delle Bande Nere,
cacciatorpediniere Alpino, Alfredo Oriani ed Antonio Da Noli) e del gruppo «Duilio», formato dall’omonima
corazzata (ammiraglio di squadra Carlo Bergamini) insieme a quattro cacciatorpediniere
(Aviere, Geniere, Ascari e Camicia Nera).
Alle 23.15, la
divisione «Gorizia» si unisce al convoglio n. 1, che prosegue per Tripoli
seguendo rotte che passano a circa 190 miglia da Malta.
22 febbraio 1942
All’alba del 2 il
convoglio n. 1 viene raggiunto anche dal gruppo «Duilio», che lo segue a breve
distanza.
Intorno alle 12.45
(per altra versione, verso le dieci), 180 miglia ad est di Malta, il convoglio numero
1 si congiunge con il convoglio numero 2 della «K. 7», proveniente da Corfù e
formato dalle motonavi Lerici e Monviso e dalla nave cisterna Giulio Giordani, con la scorta dei
cacciatorpediniere Antonio Pigafetta
(caposcorta, capitano di vascello Enrico Mirti della Valle), Emanuele Pessagno, Antoniotto Usodimare, Maestrale
e Scirocco e della torpediniera Circe.
Il convoglio n. 2 si
accoda – con una manovra piuttosto lenta – al convoglio n. 1. La formazione (di
cui è caposcorta l’ammiraglio Nomis di Pollone) assume rotta 184° e velocità 14
nodi; sin dalla prima mattina (e fino alle 19.45) volano sul suo cielo aerei
tedeschi Junkers Ju 88 e Messerschmitt Bf 110 decollati dalla Sicilia per la
sua scorta.
Dalle prime ore del
mattino (precisamente, dalle 7.25) compaiono anche ricognitori britannici, che
segnalano il convoglio agli aerei di base a Malta; tra le 14 e le 16 si
verifica un attacco aereo, che i velivoli della Luftwaffe respingono,
abbattendo tre degli aerei attaccanti ed impedendo agli altri di portare a
fondo l’attacco (tranne un Boeing B 17 che lancia delle bombe di piccolo calibro
contro la Duilio, senza colpirla).
Quando l’ammiraglio Bergamini chiede altri aerei mediante il collegamento radio
diretto, la richiesta viene prontamente soddisfatta.
La sera del 22, in
base agli ordini ricevuti, il gruppo «Duilio» lascia i convogli, che proseguono
con la scorta diretta ed il gruppo «Gorizia».
Nella notte seguente
il convoglio, che è rimasto diviso in due gruppi (cioè i convogli 1 e 2, che
procedono uno dietro l’altro ma separati), viene più volte sorvolato da dei
bengalieri nemici (tra le 00.30 e le 5.30 del 23 dei bengala si accendono sul
cielo dei convogli), ma non subisce danni, grazie alle manovre ed all’emissione
di cortine fumogene.
23 febbraio 1942
Poco dopo le otto del
mattino sopraggiungono due torpediniere inviate da Marilibia in rinforzo alla
scorta, cui l’ammiraglio Parona ordina di unirsi al gruppo «Vivaldi». La
foschia impedisce ai due convogli, distanti solo 8-9 miglia, di vedersi, ed
alla scorta aerea della Luftwaffe di trovare le navi; le trovano invece, ma
solo quelle del gruppo «Gorizia», i caccia italiani FIAT CR. 42 inviati
anch’essi per la scorta.
Alle 10.14 del
mattino, una novantina di miglia ad est di Tripoli ed al largo di Capo
Misurata, la Circe localizza con
l’ecogoniometro il sommergibile britannico P
38, che sta tentando di attaccare il convoglio (poco dopo ne viene
avvistato anche il periscopio, che però subito scompare poiché il sommergibile,
capendo di essere stato individuato, s’immerge a profondità maggiore), e, dopo
aver ordinato al convoglio di virare a dritta, alle 10.32 lo bombarda con bombe
di profondità, arrecandogli gravi danni. Subito dopo il P 38 affiora in superficie, per poi riaffondare subito: a questo
punto si uniscono alla caccia anche l’Usodimare
ed il Pessagno, che gettano altre
cariche di profondità, e, insieme ad aerei della scorta, mitragliano il
sommergibile. L’attacco è tanto violento e confuso che un marinaio, su una
delle navi italiane, rimane ucciso dal tiro delle mitragliere, e la Circe deve richiamare le altre unità al
loro posto per poter proseguire nella sua azione. Dopo questi ulteriori
attacchi, la Circe effettua un nuovo
attacco con bombe di profondità, ed alle 10.40 il sommergibile affiora di nuovo
con la poppa, fortemente appruato, le eliche che girano all’impazzata ed i timoni
orientati a salire, per poi affondare di prua con l’intero equipaggio in
posizione 32°48’ N e 14°58’ E. Un’ampia chiazza di carburante, rottami e resti
umani marcano la tomba dell’unità britannica.
Intanto, alle 11.25,
il sommergibile P 34 (tenente di vascello
Peter Robert Helfrich Harrison) avvista su rilevamento 040° il convoglio
formato da Ravello, Unione e Monginevro e scortato da Strale, Vivaldi, Malocello, Zeno, Pallade e Premuda, che
procede su rotta 250°. Alle 11.49, in posizione 32°51’ N e 13°58’ E
(un’ottantina di miglia ad est di Tripoli), il P 34 lancia quattro siluri da 4150 metri di distanza; nessuna nave
è colpita, e la scorta inizia alle 11.58 un contrattacco nel quale sono
lanciate 57 bome di profondità, alcune delle quali esplodono molto vicine al
sommergibile. Il P 34, in ogni caso,
riesce ad allontanarsi.
Nel frattempo, alle
10.30, lo Scirocco, come stabilito in
precedenza, lascia la scorta del convoglio numero 2 e si aggrega al gruppo «Gorizia»,
che – essendo ormai il convoglio vicino a Tripoli, e non presentandosi più
rischi di attacchi di navi di superficie – si avvia sulla rotta di rientro.
I convogli giungono
indenni a Tripoli tra le 16 e le 16.40 del 23.
27 febbraio 1942
Lo Strale (capitano di corvetta Enea
Picchio) lascia Tripoli alle 15.50 (o 16) diretto a Palermo, scortando il
piroscafo Tembien, che ha a bordo 137
tra marittimi e militari italiani, 20 militari tedeschi e 498 prigionieri
britannici. Le due navi seguono le rotte costiere.
Alle 18.45 il
sommergibile britannico Upholder
(capitano di corvetta Malcolm David Wanklyn) avvista le due navi in posizione
32°55’ N e 12°42’ E, ed alle 19.05 lancia tre siluri contro il Tembien.
Alle 19.06 il Tembien viene colpito da due siluri e sbanda
subito di 40°, impedendo di mettere a mare le imbarcazioni, poi si abbatte sul
fianco sinistro ed affonda alle 19.20, 24 ad ovest miglia di Tripoli. Lo Strale dapprima lancia nove bombe di
profondità senza riuscire a danneggiare l’Upholder,
poi inizia a recuperare i naufraghi. Lo Strale,
le torpediniere Clio e Generale Antonio Cantore (inviate da
Tripoli per i soccorsi ed arrivate sul posto alle 22) e la nave soccorso Laurana (fatta salpare da Tripoli per
partecipare ai soccorsi) riescono a salvare solo 147 sopravvissuti. Muoiono 68
italiani, 10 tedeschi e 419 prigionieri. Da Tripoli sono inviate anche le
torpediniere Pallade e Circe, che danno infruttuosamente la
caccia al sommergibile.
Lo Strale con colorazione mimetica, in una foto risalente alla fine del febbraio 1942 (Coll. Luigi Accorsi, via www.associazione-venus.it) |
8 marzo 1942
Lo Strale e le torpediniere Cigno e Procione partono da Tripoli alle 21, scortando un convoglio di ritorno
formato dalle moderne motonavi Unione,
Lerici e Ravello (la Lerici
trasporta 110 «indesiderabili», le altre due 470 prigionieri britannici) e
dalla grossa motonave cisterna Giulio
Giordani.
9 marzo 1942
Alle 7.30 il
convoglio s’incontra con un altro proveniente dall’Italia e diretto a Tripoli,
nell’ambito dell’operazione «V. 5»; i cacciatorpediniere Scirocco ed Antonio Pigafetta,
appartenenti alla scorta di quest’ultimo, lo lasciano e si uniscono alla scorta
del convoglio dello Strale (il Pigafetta, capitano di vascello Enrico
Mirti della Valle, ne diviene anzi il caposcorta). Il convoglio gode inoltre
dell’appoggio del gruppo di scorta «Garibaldi» (incrociatori leggeri Giuseppe Garibaldi – nave di bandiera
dell’ammiraglio di divisione Raffaele De Courten, comandante superiore in mare
–, Eugenio di Savoia e Raimondo Montecuccoli,
cacciatorpediniere Aviere, Geniere, Oriani ed Ascari).
In mattinata
l’ammiraglio De Courten, avendo intercettato comunicazioni di aerei britannici
che seguono la formazione italiana e ne riportano la presenza (il convoglio è
stato avvistato), ordina che il convoglio ed il gruppo di scorta compiano una
deviazione verso est, per allontanarsi da Malta, da dove si presume che
arriveranno gli attacchi aerei. Ciononostante, tra le 16.40 e le 17.20, mentre
la scorta aerea è più ridotta, il convoglio viene attaccato da aerosiluranti
Bristol Beaufort, che De Courten ritiene provenire dalla Marmarica. In realtà
sono decollati da Malta; comunque, nessuna nave subisce danni.
Durante la notte, il
gruppo di scorta s’incorpora nel convoglio; per tutta la notte le navi sono
sorvolate da bengalieri che chiamano più volte altri aerei all’attacco, ma non
ci sono conseguenze (un primo gruppo di aerei non trova le navi; del secondo,
venti bombardieri Vickers Wellington decollano per attaccare il convoglio, ma
solo in tre riescono a trovarlo, e le loro bombe mancano le navi).
10 marzo 1942
Di nuovo il convoglio
è tallonato da ricognitori. Da Alessandria, in seguito all’errata notizia che
un incrociatore italiano sarebbe stato colpito durante gli attacchi di Beaufort
del pomeriggio precedente, prende il mare una formazione al comando del
viceammiraglio Philip Vian, per intercettarlo; naturalmente non troveranno
nulla e l’indomani, durante il ritorno, l’incrociatore leggero Naiad (nave ammiraglia di Vian) sarà
affondata dal sommergibile tedesco U 565,
con la perdita di 82 uomini.
Alle 17.30 la scorta
è rinforzata dall’arrivo della torpediniera Aretusa.
11 marzo 1942
Il convoglio si
divide in due gruppi. Strale, Procione ed Unione giungono a Brindisi alle 14, mentre le altre navi
raggiungono Taranto.
18 marzo 1942
Salpa da Napoli per
Bengasi alle 18, scortando il piroscafo tedesco Brook (convoglio «B»).
20 marzo 1942
Strale e Brook arrivano a
Messina alle otto del mattino, e vi sostano per alcune ore.
21 marzo 1942
Le due navi ripartono
all’una di notte.
23-27 marzo 1942
A seguito di allarme
navale, il convoglio viene dirottato ad Argostoli e Navarino tra le 9.15 del 23
e le 19.30 del 27.
29 marzo 1942
Strale e Brook arrivano a
Bengasi alle 11.
Alle 18.30 (19.45 per
altre fonti) dello stesso giorno lo Strale
(capitano di corvetta Enea Picchio) riparte di scorta al piroscafo scarico Bosforo, diretto a Brindisi.
Decrittazioni da
parte di “ULTRA”, però, permettono ai comandi britannici di apprendere che le
due navi sono partite da Bengasi nel pomeriggio, procedendo a 10 nodi per
arrivare a Brindisi alle otto del mattino del 1° aprile; il sommergibile
britannico Proteus (capitano di
corvetta Philip Stewart Francis), che si trova sulla rotta seguita dal
convoglio, ne viene informato.
30 marzo 1942
Per un giorno la
navigazione, alla velocità di dieci nodi, procede tranquilla, ma alle 20.34 il Proteus, in posizione 36°25’ N e 21°16’
E, avvista le due navi – che procedono nel mare lungo da sud-sudest tra i
saltuari piovaschi ed il vento teso da ovest – a 4,5 miglia per 140°, quindi
s’immerge alle 21.20, per poi lanciare due siluri dai tubi di poppa alle 21.49,
da soli 410 metri di distanza.
Alle 21.53, mentre Strale e Bosforo stanno virando e si trovano in posizione 36°35’ N e 21°15’
E, circa 24 miglia ad ovest dell’isola di Sapienza, il Bosforo viene colpito a poppa da uno dei siluri. Mentre il Bosforo inizia ad affondare, abbandonato
da parte dell’equipaggio, lo Strale
inizia alle 21.55 una breve caccia antisommergibile, lanciando in tutto cinque
bombe di profondità che però non danneggiano il Proteus (il quale, dopo il lancio, è sceso in profondità e si è
allontanato verso ovest). Sullo Strale
si ha dapprincipio l’impressione che il Bosforo
galleggi bene, così ci si prepara a prenderlo a rimorchio; l’abbandono del Bosforo da parte di parte
dell’equipaggio, e le condizioni del mare, impediscono tuttavia di stendere un
cavo da rimorchio. Dopo aver ricevuto una richiesta d’aiuto dal Bosforo, lo Strale invia sottobordo al piroscafo una lancia con un ufficiale
che chiede se sia possibile tentare il rimorchio, ma lo sbandamento della nave
– 40 gradi, con la coperta che sta già cominciando ad immergersi – lo rende
impossibile. L’imbarcazione dello Strale
prende allora a bordo quanti ancora si trovano sul Bosforo, mentre il cacciatorpediniere provvede al recupero degli
uomini che hanno abbandonato la nave in precedenza; in tutto vengono tratti in
salvo 90 uomini, mentre i dispersi saranno 13. L’invio da Patrasso dei
rimorchiatori Teseo e Valente, del quale Marimorea informa lo Strale, sarà troppo tardivo: il Bosforo colerà a picco alle 7.42 del 31
marzo nel punto 36°54’ N e 21°18’ E.
1° aprile 1942
Lo Strale arriva a Brindisi alle 3.05, e vi
sbarca i naufraghi.
Aprile 1942
Il capitano di
corvetta Enea Picchio lascia il comando dello Strale per assumere quello del gemello Saetta.
17 aprile 1942
Lo Strale (capitano di fregata Luigi Cei
Martini) salpa da Brindisi per Bengasi alle 13, scortando il piroscafo tedesco Bellona, carico di 9 automezzi e
rimorchi, 510 tonnellate di carburante e 410 tonnellate di materiali. Il
mercantile procede ad una velocità esasperantemente – e pericolosamente –
bassa, mai superiore ai cinque nodi e mezzo. Già dal 16 aprile i comandi
britannici, per mezzo delle decrittazioni di “ULTRA”, hanno appreso i dati su
rotta ed orari del convoglio Strale-Bellona.
18 aprile 1942
Alle 3.56 il
sommergibile britannico Torbay
(capitano di corvetta Anthony Cecil Capel Miers) avvista lo Strale in posizione 38°58’ N e 18°17’ E,
diretto verso sud. Il sommergibile s’immerge alle 6.18, essendo ormai prossimo
il sorgere del sole, ed alle 6.58 avvista di nuovo lo Strale ed ora anche il Bellona;
alle 7.25, in posizione 38°46’ N e 18°17’ E, lancia due siluri contro il Bellona, per poi scendere in profondità
ed allontanarsi in direzione di Suda.
Alle 7.28 il Bellona viene colpito a poppa da uno dei
siluri; dopo essersi appoppato, il piroscafo affonda alle 7.45 nel punto 38°30’
N e 18°10’ E (in Mar Ionio, una cinquantina di miglia ad est-sud-est di Capo
Colonna). Lo Strale trae in salvo 45
dei 46 membri del suo equipaggio (il nostromo è morto mentre ammainava una
lancia), poi dà la caccia al sommergibile fino a pomeriggio inoltrato, ma senza
riuscire a danneggiarlo.
29 aprile 1942
Assume il comando dello Strale il capitano di corvetta Oderisio Maresca, 38 anni, da Piano di Sorrento.
30 aprile 1942
Lo Strale salpa da Brindisi alle 8.30
insieme al gemello Saetta
(caposcorta) ed alla torpediniera Orsa,
scortando le moderne motonavi Ankara
(tedesca) e Monviso.
2 maggio 1942
Tra le 10 e le 15.15
il convoglio entra a Bengasi.
Alle 20 dello stesso
giorno, lo Strale (ora caposcorta)
riparte da Bengasi insieme alla torpediniera Castore, scortando la motonave cisterna Panuco, che ritorna vuota a Napoli.
3 maggio 1942
Dopo aver percorso le
rotte costiere, il convoglio giunge al largo di Sfax, dove si unisce ad esso la
motonave Giulia, proveniente da quel
porto con un carico di fosfati.
5 maggio 1942
Il convoglio arriva a
Napoli alle 9.30.
Incaglio
Dopo due anni di
infaticabile servizio sulle pericolose rotte per la Libia, lo Strale si perse a causa di un
banalissimo incidente.
Alle due di notte (2.30
per altra versione) del 20 giugno 1942, la nave (al comando del capitano di
corvetta Oderisio Maresca) salpò da Napoli alla volta di Tripoli, scortando, insieme al
cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco
(caposcorta, capitano di vascello Aldo Cocchia) ed alla torpediniera Centauro, un convoglio veloce composto
dalle moderne motonavi Rosolino Pilo
e Reichenfels (tedesca). Le due
motonavi trasportavano un carico che consisteva in quattro carri armati, 376
veicoli, 638 tonnellate di carburante e 7117 tonnellate di altri materiali,
oltre a 290 militari di passaggio.
Il caposcorta Cocchia
ricordò poi: “Quando la notte sul 20 giugno partii da Napoli avevo un preciso
presentimento che questa volta le cose non sarebbero andate bene. Presentimento
motivato (…) da un elemento preciso e tangibile: la composizione della scorta.
Mi avevano assegnato il Centauro,
buona torpediniera, e lo Strale,
brutto cacciatorpediniere. Il comandante dello Strale, capitano di corvetta M. [Maresca], era stato per lungo
tempo destinato a terra e pareva che dovesse essere definitivamente escluso dal
comando navale quando dal ministero, cedendo alle domande che egli, mosso da
nobile impulso, aveva reiteratamente avanzate, finì col nominarlo comandante
dello Strale. Era questa la prima
missione che M. faceva con la sua unità e mi parve molto perplesso sin da
quando lo convocai per la consueta riunione dei comandanti. A bordo aveva tutti
ufficiali di complemento poco pratici e anche, a quanto potei capire,
scarsamente affiatati tra di loro e con il comandante.”
In base agli ordini
di Supermarina, il convoglio doveva seguire una rotta che sarebbe passata tra
Zembra e la costa della Tunisia, avrebbe prolungato Capo Bon tenendosi ad un
miglio dalla riva, e poi avrebbe percorso il Canale di Sicilia sino a giungere
a destinazione.
Così fu fatto, e
durante la giornata del 20 giugno non si verificarono inconvenienti, né si
manifestarono attacchi nemici. Lo Strale,
però, non tardò a confermare le preoccupazioni di Cocchia: “Lo Strale mi diede subito misura delle sue
scarse possibilità stentando ad uscire, accendendo il proiettore quasi per
aprirsi una via, chiedendo infine più volte l’accensione dei fanali di via
mentre, come è ovvio, dovevamo navigare a fanali spenti. La sua posizione era
su uno dei fianchi del convoglio, ma lo vidi così incerto che lo mandai di
poppa e ve lo tenni fino all’alba. In quella posizione non serviva a niente, ma
almeno non poteva causare danni. Di giorno lo rimisi al suo posto”.
Fino alle 00.47 del
21 giugno, il convoglio procedette su rotta vera 88° (con prua sul faro di Capo
Bon) con Da Recco in testa, seguito
dal Reichenfels e poi dalla Pilo in linea di fila, lo Strale in scorta laterale sulla dritta e
la Centauro in scorta laterale sulla
sinistra, ad una distanza di circa 700 metri dai mercantili. Alle 00.47, il
caposcorta Cocchia ordinò – come d’altro canto previsto – di assumere rotta
vera 68°, ed allo Strale di accodarsi
alla Pilo, in modo da non passare
troppo vicino alla costa. Ciò significava che il cacciatorpediniere avrebbe
dovuto accostare a sinistra; invece, per ragioni sconosciute, lo Strale virò a dritta e – secondo una
fonte, anche a causa del mare grosso – andò ad incagliarsi sulle secche di Ras
el Ahmar (non lontano da Capo Bon), tre chilometri fuori rotta rispetto al
convoglio. Era l’una di notte del 21 giugno.
Lo Strale comunicò la situazione via radio,
ed il Da Recco distaccò la Centauro per assisterlo, proseguendo poi
da solo nella scorta alle due motonavi.
Ancora Cocchia:
“Lasciai lo Strale sul fianco finché
fummo lontani da terra, poi, a scanso di equivoci, come la notte precedente,
gli diedi ordine di mettersi a poppa. Per un pezzo non mi rispose, né io,
nell’oscurità, riuscivo a vedere dove fosse, infine mi segnalò per radio che
era incagliato a Ras el Amar. Lì per lì non seppi assolutamente capire come
fosse andato a finire su quella punta dalla quale il convoglio era distante
almeno due miglia (…)”.
Né gli sforzi della Centauro e della torpediniera Cigno poi inviata a sostituirla, né
quelli di due rimorchiatori, appositamente inviati da Trapani, riuscirono a
disincagliare lo Strale. Alla fine, la
Centauro dovette imbarcare parte
dell’equipaggio del cacciatorpediniere ed abbandonare la nave sul posto.
Vi fu, purtroppo, una
vittima, morta per annegamento: il capo elettricista di seconda classe Domenico
Autiero, 37 anni, da Napoli.
Degli altri 222
uomini dell’equipaggio – 10 ufficiali e 212 tra sottufficiali e marinai – 136
vennero sbarcati immediatamente, mentre gli altri rimasero a bordo per tentare
ancora di disincagliare la nave. Non ebbero successo; tra i danni subiti
nell’incaglio e quelli provocati dall’azione del mare, il recupero dello Strale venne giudicato inattuabile, ed
il cacciatorpediniere considerato perduto (dichiarato ufficialmente perduto dal
5 agosto 1942) ed abbandonato sul posto.
Il relitto dello Strale incagliato a Ras el Ahmar, a fine giugno 1942 (A. Barili via M. Brescia e www.associazione-venus.it) |
Viene spesso
riportato che il relitto abbandonato dello Strale
venne silurato il 6 agosto 1942 dal sommergibile britannico Turbulent, che ne causò così il definitivo
affondamento. In realtà, però, il Turbulent
era partito da Beirut il giorno precedente, 5 agosto (e ben difficilmente
avrebbe potuto raggiungere Ras el Ahmar in sole ventiquattr’ore), e la sua
missione si svolse tra Mar Egeo e coste della Grecia, senza mai nemmeno
avvicinarsi alla Tunisia. Sembra quindi che il siluramento non abbia mai avuto
luogo, e sia frutto di qualche errore poi perpetuato da “copincolla” tra fonti.
Ricerche da parte di Platon Alexiades ne danno conferma, mostrando che nei documenti di Supermarina e nelle varie storie ufficiali non si cita nessun siluramento della nave dopo il suo incaglio.
In ogni caso, lo Strale non rimase incagliato a Capo Bon
per sempre: in un’epoca imprecisata, forse per la semplice azione distruttiva
del mare, il cacciatorpediniere s’inabissò in acque più profonde. Il suo
relitto giace oggi a 72 metri di profondità, presso Capo Bon.
Una foto aerea dello Strale (www.marina.difesa.it via Marcello Risolo) |
Bgiorno. Lo Strale dal 7 settembre 1936 fu al comando del CC Roberto Ferrari.
RispondiEliminaIl comandante Maresca ebbe delle conseguenze disciplinari?
RispondiEliminaBuongiorno, non lo escludo ma non ho informazioni in merito. Un anno dopo lo troviamo a Lampedusa, come comandante in seconda di quel Comando Militare Marittimo.
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