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Non sembrano
esistere immagini dell’Emma, probabilmente
per via della sua brevissima vita; qui è visibile un disegno della motonave Apuania, sua gemella.
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L’Emma era una motonave da carico da 7391
tsl. Appartenente all’armatore genovese Andrea Zanchi, non aveva nemmeno fatto
in tempo ad essere iscritta ad un Compartimento Marittimo quando venne affondata.
Completata nei
cantieri Odero Terni Orlando del Muggiano, a La Spezia (numero di cantiere
257), alla fine del 1942, il 19 dicembre di quello stesso anno la motonave
venne requisita a La Spezia dalla Regia Marina, senza essere iscritta nel ruolo
del naviglio ausiliario dello Stato; come tutte le moderne motonavi di nuova
costruzione, venne immediatamente destinata al trasporto di rifornimenti sulle
rotte per la Tunisia.
La vita dell’Emma s’interruppe prematuramente, a
poche ore dall’inizio del suo primo viaggio sulla “rotta della morte”.
Alle 17 del 15
gennaio 1943, infatti, la nave (che aveva a bordo circa 350 uomini, tra
equipaggio e militari italiani e tedeschi, ed un carico che consisteva in dieci
carri armati tedeschi – sei Panzer IV e quattro Panzer II –, 300 tonnellate di
munizioni e 650 tonnellate di altri materiali) salpò da Napoli per Biserta in
convoglio con la motonave tedesca Ankara,
fruendo della scorta della torpediniera Clio
(tenente di vascello Carlo Brambilla) e delle moderne torpediniere di scorta Groppo (capitano di corvetta Beniamino
Farina, caposcorta) ed Uragano
(capitano di corvetta Luigi Zamboni). Il tempo non era dei migliori: vento e
mare molto grosso da ponente-maestro.
Tra le 19.40 e le
19.45, una decina di miglia a sud/sudovest di Ischia (per altra fonte, cinque
miglia a sud dell’isola), l’Emma fu
colpita nella stiva situata a poppavia della sala macchine da un siluro
lanciato dal sommergibile britannico P
228 (poi Splendid; al comando del
tenente di vascello Ian Lachland Mackay McGeogh).
Il sommergibile aveva
avvistato il convoglio alle 19.10, a poppavia sinistra, quando si trovava 30° a
prora dritta dell’Emma. In quel
momento, due delle torpediniere si trovavano a proravia del convoglio, mentre
la terza si trovava vicino al secondo mercantile della fila; restando in
superficie, lo Splendid si era
avvicinato e, alle 19.27, aveva lanciato cinque siluri da 1830 metri, per poi
immergersi subito dopo.
Grazie alla sua
solida costruzione, la motonave rimase a galla; mentre l’Uragano proseguì nella scorta all’Ankara, che tirò dritto sulla sua rotta (per ordine del
caposcorta), Groppo e Clio rimasero con l’Emma, per prenderla a rimorchio.
Intanto, non avendo
subito danni per le poche e lontane bombe di profondità gettate dopo l’attacco,
lo Splendid si era allontanato per
mezz’ora, indi era riemerso, constatando la presenza della nave danneggiata e
ferma con due torpediniere che l’assistevano. Dopo aver ricaricato le batterie,
il sommergibile s’immerse alle 20.37, essendo la luna uscita dalle nubi, e
McGeogh decise di finire la preda ferita. Si avvicinò in immersione, ma la
velocità di avvicinamento era tanto bassa che dopo un’ora la distanza tra lo Splendid e le navi italiane era ancora
superiore a 2740 metri; per giunta, l’oscurità divenne più fitta, al punto da
impedire di vedere il bersaglio, così alle 21.50 lo Splendid riemerse temporaneamente per cercare l’Emma, la trovò, e s’immerse di nuovo. A
questo punto una delle torpediniere localizzò lo Splendid con l’ecogoniometro, ma, non appena accelerò per
avvicinarsi ad esso, perse il contatto.
Alle 23.50 lo Splendid lanciò un siluro dai tubi
prodieri – l’ultimo – da circa 2290 metri di distanza: l’arma mancò il
bersaglio, ed il sommergibile si allontanò di nuovo, per ricaricare le batterie
ed i tubi lanciasiluri.
Il mare grosso
vanificò i tentativi delle torpediniere di prendere l’Emma a rimorchio per portarla a Napoli: sia la Clio che la Groppo
tentarono inutilmente, e durante l’ultimo tentativo la Clio venne scagliata da un’onda contro il mercantile, subendo vasti
danni all’opera morta, che la costrinsero a rientrare a Napoli alle tre di
notte del 16.
Trascorse così una
notte d’angoscia per gli uomini dell’Emma,
bloccati sulla nave danneggiata, immobilizzata ed in balia del mare, che impediva
ogni trasbordo o rimorchio. Nel corso della notte, la motonave andò alla deriva
verso sud/sudest.
All’1.15, intanto, lo
Splendid era riemerso per la
ricarica: l’Emma, assistita da una
torpediniera, era visibile circa 7315 metri a sudest, mentre altre due
torpediniere stavano conducendo un rastrello a nordovest.
All’alba del 16
gennaio sopraggiunsero due rimorchiatori d’alto mare inviati da Napoli, l’Ursus ed il Titano, che diedero inizio alle operazioni per prendere a rimorchio
l’Emma.
Sembrava che tutto
potesse concludersi per il meglio, ma lo Splendid
non se ne era andato, ed era rimasto sul posto in attesa dell’occasione per
poter attaccare.
Dopo aver mantenuto
il contatto visivo con la motonave per tutta la notte, alle sei del mattino il
sommergibile si era immerso in profondità, aveva caricato due siluri ed aveva
iniziato la manovra di avvicinamento. Salito a quota periscopica alle 7.15,
McGeogh aveva visto il bersaglio alla distanza di 2290 metri, con una
torpediniera ancora nei suoi pressi (per altra fonte, però, tutte le
torpediniere erano rientrate a Napoli nel corso della notte) ed un
rimorchiatore affiancato. Fatalmente, il rimorchio dell’Emma verso Napoli avrebbe portato le navi italiane proprio ad
avvicinarsi inconsapevolmente allo Splendid,
che alle 8.35 del 16 gennaio lanciò un siluro da soli 685 metri.
Dopo meno di un
minuto, quando si stava per completare la presa a rimorchio dell’Emma, la motonave venne centrata dal
siluro (sul momento, da parte italiana, si pensò che i siluri fossero due).
Lo scoppio delle armi
coinvolse le trecento tonnellate di munizioni che si trovavano a bordo, e l’Emma si disintegrò in una terrificante
esplosione nel punto 40°25’ N e 13°56’ E (per altra fonte 40°37’ N e 13°47’ E),
17 miglia a sudovest di Capri (per altra fonte, a 12 miglia per 240° da Capri).
Anche i due
rimorchiatori vennero investiti dall’esplosione: l’Ursus, che aveva già teso il cavo di rimorchio, venne colpito da
dei rottami che uccisero un uomo e ne ferirono due; ancor peggio andò al Titano, che si trovava accanto all’Emma per prendere un altro cavo e fu
travolto dall’onda generata dall’esplosione, che uccise sette uomini del suo
equipaggio e ne ferì altri venti.
Le torpediniere e
vari mezzi salpati da Napoli e guidati da aerei da ricognizione – ora il tempo
stava rapidamente migliorando – perlustrarono a lungo lo specchio di mare in
cui l’Emma era saltata in aria, ma
riuscirono a salvare soltanto sette sopravvissuti, dei circa 350 uomini che
erano a bordo.
La lunga e pesante
caccia antisommergibile (lo Splendid,
tornato a quota periscopica alle 8.45, aveva constatato il risultato del lancio
– la nave era scomparsa – e poi era sceso a 21 metri, allontanandosi verso
nordovest) non portò alcun risultato: una bomba di profondità esplose vicina al
sommergibile alle 10.07, poco dopo che un’accidentale perdita di quota l’aveva
quasi portato ad affiorare, e poco più tardi, dopo che lo Splendid era sceso a 107 metri, un pacchetto di dieci bombe era
esploso poco a poppavia; dopo quest’attacco, però, le unità impegnate nella caccia
avevano perso il contatto.
Lo Splendid avrebbe incontrato la sua fine
in quelle stesse acque tre mesi più tardi, per mano del cacciatorpediniere
tedesco Hermes.
L’affondamento dell’Emma nel diario di bordo dello Splendid (da Uboat.net):
“15 January 1943
1910 hours - A lookout sighted ships on the starboard quarter. P 228 was 30 degrees on the starboard
bow of the target, a 6000 tons merchant ship. She was in convoy with one other
merchant ship. They were escorted by three destroyers. Two of the destroyers
were ahead of the leading merchant ships. The third destroyer was near the
second merchant ship. Started a surface attack.
1927 hours - Fired
five torpedoes from 2000 yards. Dived immediately afterwards. One explosion was
heard that was thought to be a hit. A few depth charges were dropped following
this attack but these were not close. After withdrawing for 30 minutes P 228 surfaced. One merchant ship was
seen to lay stopped with two destroyers standing by. The starboard engine was
out of action. Kept the damaged merchant ship in sight while charging the
depleted battery on the port engine.
2037 hours - Dived as
the moon came from behind the clouds. Decided to finish off the damaged
merchant ship. An hour after diving the range was still over 3000 yards when
the darkness became more intense so that the target could no longer be seen.
2150 hours - Surfaced
to locate the target. Successfully did so and submerged again. When the range
closed one of the destroyers obtained contact with her Asdic on P 228 but when the destroyer picked up
speed she lost contact again.
2350 hours - Fired
the last remaining bow torpedo in the tubes from a range of about 2500 yards.
It missed. P 228 then retired from
the scene to charge the battery and reload the torpedo tubes.
16 January 1943
0115 hours - Surfaced to charge. The target could be seen at a range of 8000
yards to the South-East. One destroyer was still standing by. Two other
destroyers were to the North-West, sweeping. During the rest of the night the
target was kept in sight.
0600 hours - Dived
deep and loaded two torpedoes. Also started to close the target.
0715 hours - Came to
periscope depth. Saw the target at a range of 2500 yards. One destroyer was
still with her. A tug was seen alongside the target and soon afterwards the tow
towards Naples began. Fortunately the target had to be towed towards P 228 to get there. Started attack.
0835 hours - Fired
one torpedo from 750 yards. It hit. Breaking up noises were heard immediately
afterwards.
0845 hours - Returned
to periscope depth. A destroyer and two tugs were in sight but the merchant
ship had gone so it must have sunk. P 228
then went to 70 feet and withdrew to the North-West. No immediate counter
attack followed.
1005 hours - Depth
control was lost and P 228 broached.
She dived immediately again.
1007 hours - A depth
charge exploded fairly near. HE and Asdic impulses were also picked up coming
nearer. P 228 went to 350 feet. A
pattern of 10 depth charges were dropped which exploded close astern. After
this attack the enemy lost contact. P 228
meanwhile continued to retire to the North-West.
1400 hours - Returned
to periscope depth. No ship or aircraft in sight.”
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