Il Lombardia (da www.como.polimi.it)
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Piroscafo salone a
ruote di 237 tonnellate di dislocamento, lungo 63,50 metri, largo 12,30 e
pescante 1,40, con velocità di crociera di 23,16 km/h e massima di 28 km/h.
In servizio sul Lago
di Como, era all’epoca il più grande battello lacuale mai costruito in Italia
(primato rimasto tuttora imbattuto in lunghezza – 63,50 metri contro i 61,28
del quasi gemello Elvezia ed i 54 dei
più grandi tra i battelli costruiti in epoca successiva – e superato, in stazza
e dislocamento, solo nel 1977, con la costruzione, sul Lago Maggiore, del
grande traghetto Sempione).
Breve e parziale cronologia.
1873
Costruito dai
cantieri Escher & Wyss di Zurigo (il principale cantiere costruttore di
piroscafi per i grandi laghi del Nord Italia) insieme al quasi gemello Elvezia, per la Società Italiana per la
Navigazione a Vapore sui Laghi, fondata a Milano appena l’anno precedente.
La Società Italiana,
che intende sfidare il dominio – finora incontrastato – della Società Lariana
di Navigazione a Vapore (attiva sul Lario dal 1843 con una flotta di sette
piroscafi a ruote), lancia una concorrenza aggressiva con la costruzione nel
1873 di Lombardia ed Elvezia e nell’anno seguente di altri
due piroscafi salone, Como e Lecco, di dimensioni meno eclatanti.
I quattro piroscafi
sono più grandi e lussuosi di qualunque nave della Lariana, ed è proprio su
questo che punta la Società Italiana; la costruzione di Lombardia ed Elvezia può
anzi dirsi dettata dalle esigenze della concorrenza, più che da effettive
necessità di servizio. I due piroscafi, i più grandi mai visti sul Lario (hanno
una capienza di 800 passeggeri contro i 650 dei piroscafi Volta e Lariano, i più
grandi della Lariana, e li superano in lunghezza di una decina di metri),
finiranno infatti con l’essere impiegati piuttosto di rado in corse di linea,
dati i loro elevati costi d’esercizio (a differenza dei più “ragionevoli” Como e Lecco).
Il servizio svolto
dalla società Italiana, tra Como ed i principali paesi rivieraschi, riscuote un
buon successo tra la clientela, tanto da danneggiare la Lariana (ma il danno è
reciproco).
Il Lombardia nella sua forma originaria (da www.como.polimi.it)
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1874
La società Italiana e
la società Lariana si fondono in un’unica compagnia, che assume il nome di
Società Riunite per la Navigazione a Vapore sul Lago di Como. Il Lombardia, come tutti i battelli delle
due compagnie, confluisce nella flotta della nuova società.
1884
Le Società Riunite
cambiano nome in Lariana Società anonima in Como per la Navigazione a
Vapore nel Lago di Como.
Durante il periodo
della Belle Époque, durante il quale frotte di turisti si riversano sul lago di
Como, Lombardia ed Elvezia trovano la loro ragion d’essere,
venendo impiegati in corse di linea e potendo sfruttare appieno la loro
capienza, fruttando così lauti guadagni.
La nave in una cartolina del
1904 (da www.cuginischiantarelli.it)
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9 ottobre 1907
Disincaglia il Como, incagliatosi a Gravedona, presso
la foce del Liro.
1915-1918
Durante la prima
guerra mondiale il Lombardia viene
requisito ed impiegato come nave ospedale (o piuttosto ospedale galleggiante)
della capienza di 1000 pazienti. I feriti curati a bordo provengono dal fronte
dell’Alta Valtellina; l’attività del Lombardia
durante la guerra è molto intensa.
Un’altra foto del piroscafo
nella sua versione originaria (da www.como.polimi.it)
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1919-1925
Finita la guerra, il Lombardia viene ormeggiato in disarmo
alla diga foranea di Como.
1925
Il Lombardia viene trasferito nel cantiere
di Campo Garibaldi (Como) per essere sottoposto a grandi lavori di
rimodernamento, nell’ambito del piano di modernizzazione ed ampliamento della
flotta della Lariana. Vengono ordinate delle nuove caldaie.
Il Lombardia, all’estrema sinistra, fotografato con altri piroscafi
nel porto di Como, presso Piazza Cavour: andando verso destra, il Lariano (che ne condividerà la triste
sorte finale), l’Adda e, in secondo
piano, il Como (da www.como.polimi.it)
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22 giugno 1926
Alato per essere
sottoposto ai lavori di modifica.
17 settembre 1926
Dopo la conclusione
dei lavori di modifica dello scafo (che hanno compreso la ricostruzione della
prua e della poppa, rendendole più in linea con il gusto del tempo),
l’installazione delle nuove caldaie ed un attento ricontrollo dello scafo, il Lombardia viene ri-varato e poi
ormeggiato in cantiere per ulteriori lavori di ammodernamento, delle proprie
sovrastrutture.
Un’altra foto del Lombardia (da forum.milanostrasporti.com)
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25 giugno 1927
Radicalmente ricostruito,
al punto da essere irriconoscibile, con aumento della portata a 1000 passeggeri
(capienza mai raggiunta, prima e dopo, da nessun altro battello lacuale
italiano), il Lombardia rientra in
servizio. È l’ammiraglia della flotta della Lariana; si può ben considerare
come il piroscafo più maestoso in servizio sui laghi italiani. La velocità è
aumentata, e gli arredi interni sono stati sostituiti con altri dall'eleganza
mai vista prima.
Anni ‘30
L’aumento del
trasporto su gomma, a discapito di quelli su acqua, danneggia seriamente la
Lariana, costringendola a effettuare tagli alla propria flotta. Mentre l’Elvezia viene addirittura demolito
(1937), il Lombardia passa la maggior
parte del proprio tempo nell’inattività, venendo impiegato solo per corse
speciali e noleggi da parte di privati.
1934
Il Lombardia viene temporaneamente
trasformato in “cannoniera” per la legione marinaretti dell’Opera Nazionale
Balilla, armato con alcune mitragliere e persino con un piccolo cannone da
campagna.
Il Lombardia ed il Como ormeggiati alla diga di Como, verosimilmente prima dei lavori di trasformazione del 1926-1927 (da www.como.polimi.it) |
Cacciabombardieri
La fase finale della
seconda guerra mondiale colpì duramente anche la zona del Lario: anche qui,
cacciabombardieri angloamericani presero a compiere frequenti incursioni contro
«targets of opportunity», bersagli da scegliersi a discrezione dei piloti tra
quelli potenzialmente impiegabili dalle forze tedesche per i loro collegamenti.
Scopo di queste missioni era paralizzare gli spostamenti delle truppe tedesche,
colpendo tutto quello che avrebbero potuto impiegare per i loro movimenti: cioè
qualsiasi mezzo di trasporto. Ne fece le spese la flotta della Lariana.
Il Lombardia subì il primo attacco aereo
(un mitragliamento) già nel gennaio 1945, a Villa Olmo, riportando modesti
danni.
Alcuni giorni dopo,
il 31 gennaio si rivelò una giornata particolarmente pericolosa per i battelli
lariani, dei quali ben quattro furono mitragliati in altrettanti episodi
diversi (il Como ad Onno, il Volta a Domaso, il motoscafo Moltrasio a Como). Il Lombardia, che era ormeggiato al pontile
di Blevio per le riparazioni, nell’ambito delle misure per il decentramento della
flotta, venne mitragliato (da velivoli provenienti dalla direzione di Erba), subendo
dei danni ma restando comunque in grado di galleggiare e muovere con le proprie
macchine. I danni vennero riparati poco dopo nei cantieri di Tavernola e
Dervio.
Nel febbraio 1945,
tuttavia, la Lariana prese una decisione che rimane a tutt’oggi priva di
spiegazione sensata: fece arenare il Lombardia
ed altri due dei propri battelli, i piroscafi mezzo salone Lariano e Volta, sulla
spiaggia La Punta (comune di Sorico, alla foce del fiume Mera), di prua ed
affiancati bordo contro bordo (per altra versione i tre piroscafi non furono
fatti arenare, ma posti alla fonda).
I tre battelli erano
stati mimetizzati, ma le loro grosse dimensioni, il fatto che fossero
ormeggiati fianco a fianco, ed il loro contrasto con quello della pianura verde
a proravia e l’acqua azzurra del lago e la spiaggia giallastra a poppa,
rendevano comunque impossibile non vederli: messi lì così, erano un vero e
proprio invito per i piloti angloamericani.
E ciò che era
prevedibile, accadde. Il 14 marzo 1945, a metà mattina, una squadriglia di sei
cacciabombardieri statunitensi – tenendosi fuori del tiro delle mitragliere del
vicino forte di Montecchio Nord – attaccò i tre piroscafi immobilizzati ed
indifesi. Dopo reiterati passaggi di mitragliamento, Lombardia, Lariano e Volta furono trasformati in altrettanti
roghi. I pompieri volontari di Menaggio e Gravedona e numerosi soldati della
RSI accorsero rapidamente sul posto, ma i tentativi di domare le fiamme non valsero
a nulla: i tre battelli bruciarono furiosamente per tutto il giorno e tutta la
notte successiva. A causa dei fori aperti negli scafi dai colpi di
mitragliatrice, affondarono tutti e tre sul bassofondale sabbioso.
Quando le fiamme si
spensero, del più maestoso battello mai visto su un lago italiano non restava
che un pietoso relitto carbonizzato. Dato che a bordo non c’era nessuno al
momento dell’attacco, non si lamentarono vittime.
I relitti dei
battelli rimasero a La Punta per oltre due anni, in stato di sequestro da parte
dell’autorità di occupazione.
Il relitto del Lombardia venne rimorchiato al cantiere
di Tavernola nel maggio 1947, e lì demolito dopo un superfluo, ultimo esame dei
suoi resti.
Il Lombardia alla boa (da www.cuginischiantarelli.it) |
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