Il Gorgo (da www.grupsom.com)
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Sommergibile di media
crociera della classe Tritone (dislocamento di 866 t in superficie e 1058 in
immersione). Svolse complessivamente 3 missioni offensivo-esplorative e 13 di
trasferimento, percorrendo in tutto 5629 miglia in superficie e 611 in
immersione.
Breve e parziale cronologia.
12 maggio 1941
Impostazione nei
Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone (numero di costruzione 1280).
31 gennaio 1942
Varo nei Cantieri
Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.
11 novembre 1942
Entrata in servizio.
Il Gorgo risulterà l’unico battello
della classe Tritone a non richiedere la sostituzione delle eliche a passo
costante (che su tutti i gemelli mettono in luce gravi inconvenienti) con
eliche a passo variabile.
Dopo il completamento
viene subito sottoposto ad un periodo di intenso addestramento, protrattosi
fino a fine gennaio 1943.
Inizio febbraio 1943
Lascia Cagliari al
comando del capitano di corvetta Innocenzo Ragusa per la sua prima missione, al
largo di Capo Carbon.
8 febbraio 1943
Lancia una salva di
quattro siluri contro un mercantile nemico, ma lo manca (la nave evita le armi
con una rapida manovra) e viene subito mitragliato con notevole precisione,
costretto all’immersione e poi sottoposto a pesante caccia con bombe di profondità,
che riesce comunque ad eludere senza danni scendendo in profondità.
L’affondamento
Alle 22 del 14 maggio
1943 il Gorgo, al comando del
capitano di corvetta Innocenzo Ragusa, lasciò Cagliari per la sua terza
missione, un agguato offensivo a 40 miglia da Capo Carbon. Il rientro alla base
era previsto per il 2 giugno.
Dopo la partenza del
sommergibile, tuttavia, non se ne ebbero più notizie: si ritiene oggi che si
stato affondato tra il 15 ed il 31 maggio 1943, in circostanze discusse.
Scomparvero con esso il comandante Ragusa, altri 4 ufficiali e 43 tra
sottufficiali, sottocapi e marinai.
Il 21 maggio 1943
Maricosom, il comando delle forze subacquee italiane, comunicò che il convoglio
statunitense «GUS-7A» stava per partire da Orano.
Alle 16.44 dello
stesso 21 maggio un idroricognitore francese Latecoere (spesso viene
erroneamente citato un ricognitore britannico) avvistò al largo di Orano un
sommergibile che procedeva in superficie a mezza forza, su rotta 160°: non lo
attaccò, ma lo costrinse ad immergersi rapidamente in profondità. L’aereo
informò dell’avvistamento il cacciatorpediniere statunitense Nields (capitano di corvetta Albert R.
Heckey), in pattugliamento nelle acque al largo di Orano (in attesa della
partenza del convoglio «GUS-7A»), che in quel momento – le 16.50 – si trovava
14 miglia più a sudest.
Guidato dall’aereo,
il Nields si diresse alla massima
velocità verso la posizione segnalata, e vi giunse alle 17.05. Cinque minuti
dopo, il velivolo francese gettò una bomba di profondità sul punto in cui si
doveva trovare il sommergibile, poi, insieme ad un altro aereo, gettò dei
fumogeni. Il sommergibile, avendo probabilmente rilevato il rumore delle sue
eliche all’idrofono, ridusse la velocità ed assunse rotta 180°, quasi
perpendicolare al rilevamento della nave americana, ma alle 17.16 quest’ultima
ottenne il contatto attivo con il battello subacqueo, distante 1200 metri. Dopo
essersi avvicinato ad elevata velocità, alle 17.18 il Nields lanciò una prima scarica di nove bombe di profondità, che
non colpì l’unità immersa, che frattanto tentava di allontanarsi a tutta forza
verso sud; dopo aver accostato a sua volta verso sud, il cacciatorpediniere
ritrovò il contatto alle 17.23 ed un minuto dopo lanciò una seconda sequenza di
nove cariche di profondità, ma il sommergibile scese a 110 metri, eludendo
anche questa scarica, dopo di che – forse nel tentativo di confondere le idee
al comandante avversario – compì un’ampia accostata verso nord. Il Nields accostò ancora a sud, ma non
trovò più il contatto idrofonico con il sommergibile, così si mise a cercarlo
verso nord e riuscì a ritrovare il contatto attivo.
Alle 17.31, mentre il
sommergibile accostava nuovamente a dritta per cercare di evadere l’attacco
(fino ad allora non aveva variato la propria rotta sino alla perdita del
contatto attivo, a circa 120 metri dalla sua posizione), il Nields effettuò un nuovo passaggio,
lanciando 9 bombe di profondità regolare per scoppiare a quote via via minori,
da 122 metri (la prima) a 61 metri (l’ultima); al contempo i due lanciabombe
(K-guns) prodieri lanciarono altre quattro bombe di profondità a dritta ed a
sinistra.
Terminato l’attacco,
l’unità statunitense accostò a sinistra e cercò il sommergibile con l’idrofono
su direttrice nord-sud, ma non ottenne alcun contatto, perciò virò verso est.
Alle 17.39 il Nields ritrovò il
contatto attivo, ora molto meno nitido, a 1600 metri di distanza; il battello
sembrò virare a nord a mezza velocità, ma alle 17.41 il cacciatorpediniere
lanciò con i tre lanciabombe di sinistra un’altra serie di bombe di profondità,
a quote decrescenti da 137 metri a 76 metri. Il sommergibile forse virò a tutta
forza a sinistra, ma questa volta la scarica di bombe apparve essere centrata
sul bersaglio: qualche secondo dopo la detonazione delle bombe di profondità a
sinistra, le vedette del Nields
avvistarono delle chiazze di nafta, e l’unità statunitense accostò verso
nordovest, svolgendo ricerca idrofonica. Nessun contatto.
Il Nields segnalò al proprio comando di
aver affondato un sommergibile e continuò a setacciare la zona sino alle sette
del mattino successivo. Per quel tempo, carburante e pezzi di fasciame del
ponte erano sparsi in raggio di tre miglia. Terminata la ricerca, il Nields tornò verso il convoglio «GUS-7A»
per riassumere la propria posizione di scorta. Il presunto affondamento aveva
avuto luogo nel punto 36°01’ N e 00°34’ O.
Tale azione è
generalmente considerata quella che portò all’affondamento del Gorgo: se così fu, il battello di Ragusa
fu il primo sommergibile italiano affondato da navi statunitensi in
Mediterraneo (solo un altro, l’Argento,
avrebbe subito analoga sorte prima dell’armistizio).
Un’altra possibilità
presa in considerazione è che il sommergibile sia rimasto vittima di un attacco
aereo.
Le fonti ufficiali
italiane e statunitensi attribuiscono la perdita del Gorgo all’azione del Nields,
tuttavia permangono dubbi. Le autorità statunitensi incaricate dell’analisi
delle azioni antisommergibile, nel valutare l’attacco del Nields, ritennero che questi avesse attaccato un sommergibile
probabilmente tedesco e, tutto considerato, assegnarono l’esito dell’azione
alla categoria “E”, cioè solo “probabile leggero danneggiamento”.
Platon Alexiades,
ricercatore e storico canadese, in seguito a nuove ricerche ha rilevato che l’area
operativa assegnata al Gorgo era a
sudest di Minorca, a ben 300 miglia dal luogo dell’azione del Nields; la sua conclusione è che il
cacciatorpediniere statunitense, probabilmente,
danneggiò in realtà il sommergibile tedesco U 414 (poi affondato con tutto l’equipaggio, quattro giorni dopo,
dalla corvetta britannica Vetch),
mentre le cause della perdita del Gorgo
rimangono ignote, forse anche accidentali.
Perirono sul Gorgo:
Dino Amaiani, comune
Salvatore Balzano, sergente
Antonio Bastiancich, comune silurista, 21
anni, da Fiume
Michelino Bellini, sottocapo
Ettore Bendinelli, sottocapo
radiotelegrafista, 21 anni, da Uzzano
Michele Bonocore, sottocapo
Felice Caccavale, sergente
Paolino Canciani, secondo capo motorista
navale, 27 anni, da Gorizia
Riccardo Capannoli, secondo capo
Pasquale Castagliuolo (o Costagliuolo), comune
s.m., 22 anni, da Forio
Alfio Catenazzo, sottocapo
Ignazio Dobrilla, comune, 28 anni
Antonio Franco, capo di terza classe
Salvatore Galletti, capo di seconda classe
Giobatta Guerra, sottotenente di vascello
Domenico Guinea, sottocapo
Bruno Iuvacich, secondo capo
radiotelegrafista, 28 anni, da Trieste
Francesco Leone, sergente
Pietro Leone, comune
Michele Lubrano, comune
Giuseppe Marra, comune
Domenico Mascolo, comune
Sebastiano Mignosa, comune
Tullio Milanese, sottocapo radiotelegrafista,
19 anni
Ignazio Niciforo, sottocapo
Giovanni Parisi, comune
Piero Pini, comune
Lorenzo Pirelli, tenente del Genio Navale
Bruno Pitteri, comune
Innocenzo Ragusa, capitano di corvetta
(comandante), 34 anni, da Crotone (MAVM)
Rinaldo Rinaldi, tenente di vascello
Bruno Todeschini, tenente di vascello, 23
anni, da Trieste
Antonio Rosito, guardiamarina
Antonio Rossetti, capo di terza classe
Enrico Sambo, comune
Sincero Scarfini, secondo capo
Ubaldo Schieppati, comune
Silvano Sernesi, capo di terza classe
Giannico Spezia, sergente
Luciano Statua, sottocapo
Filippo Torrelli, sergente
Renzo Tovaglieri, sergente
Spartaco Trafelli, secondo capo
Giovanni Trevisan, sottocapo
Ivo Urbinati, sottocapo
Luigi Zaffanella
Emer Zanfi, sottocapo
Giuseppe Zodiaci, comune
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