giovedì 23 aprile 2015

Bolsena

Il Bolsena (da “Trasporti marittimi di linea – Volume V – Dallo smoking alla divisa – La Marina Mercantile dal 1932 al 1945” di Francesco Ogliari, via Guglielmo Lepre)

Piroscafo da carico di 2384 tsl, 1324 tsn e 2890 tpl, lungo 86,87 m, largo 12,73 e pescante 5,79, con velocità di 11,5 nodi. Appartenente alla Società Anonima di Navigazione Adriatica, immatricolato con matricola 365 al Compartimento Marittimo di Trieste, nominativo internazionale IBOE, nome in codice «Tre».

Breve e parziale cronologia.

Maggio 1918
Completato nei cantieri Osbourne, Graham & Co. Ltd. di North Hylton (Sunderland) come piroscafo da carico (carboniera) del tipo standard «War A – War B» (per la costruzione bellica in serie) con il nome di War Battery. Di proprietà dello Shipping Controller ed in gestione a Balls & Stansfield. Stazza lorda originaria 2352 tsl.
1919
Venduto alla Società Italiana di Servizi Marittimi, con sede a Genova, e ribattezzato Bolsena.
1932
Venduto al Lloyd Triestino.
1937
Acquistato dalla Società Anonima di Navigazione Adriatica, con sede a Venezia.
Utilizzato sulla linea n. 57 Adriatico-Siria (capolinea a Trieste).
4 giugno 1937
Entra in collisione, nelle acque di Porto Said, con la nave cisterna britannica British Valour; entrambe le navi riportano danni.
Agosto 1939
Cessa il servizio di linea ed inizia ad essere impiegato in viaggi straordinari alle dipendenze del governo.
18 dicembre 1939
Viene dirottato a Malta e sottoposto a controllo da parte delle autorità britanniche.
3 gennaio 1940
Giunge a Trieste; vi stazionerà inattivo per oltre un anno, sino al febbraio 1941.
3 novembre 1940
Salpa da Durazzo scarico, alle 20.30, insieme alle motonavi Verdi e Puccini, con la scorta del piccolo incrociatore ausiliario Lago Zuai e della torpediniera Generale Marcello Prestinari.
4 novembre 1940
Il convoglio giunge a Bari alle 7.30.
17 gennaio 1941
Salpa da Bari alle 22, in servizio civile, insieme ai piroscafi Diana e Monstella, che trasportano invece truppe e rifornimenti (151 uomini, 900 quadrupedi e 78 tonnellate di materiali), e con la scorta della vecchia torpediniera Calatafimi.
18 gennaio 1941
Il convoglio arriva a Durazzo alle 11.15.
Febbraio 1941
Noleggiato dalla Regia Marina.
13 marzo 1941
Il Bolsena, scarico, lascia Durazzo alle 5.30 in convoglio con le motonavi Maria (scarica), Città di Bastia e Città di Tripoli (aventi a bordo, tra tutt’e due, 497 feriti) e la scorta della torpediniera Solferino. Il convoglio giunge a Bari alle 19.30.
25 marzo 1941
Parte da Bari alle 20.30 insieme al piroscafo Laura C. ed alla motonave Riv (il carico dei tre mercantili assomma in tutto a 233 veicoli, 1780 tonnellate di munizioni e 1494 tonnellate di altri materiali, oltre a 61 uomini).
26 marzo 1941
Le navi arrivano a Durazzo alle 10.50.
4 aprile 1941
Lascia Durazzo per Bari all’una di notte, insieme al piroscafo Perla ed alla motonave Donizetti (tutte e tre le navi sono scariche) e con la scorta della torpediniera Giacomo Medici. Il convoglio arriva a Bari alle 16.40.
23 aprile 1941
Lascia Brindisi alle 4 in convoglio con i piroscafi Nennella e Tagliamento e la torpediniera Calatafimi, trasportando foraggio ed altri rifornimenti. Le navi giungono a Durazzo alle 15.30.
21 luglio 1941
Trasporta truppe e materiali delle forze tedesche da Patrasso a Taranto, insieme al piroscafo tedesco Tinos e con la scorta dell’incrociatore ausiliario Egitto.
3 agosto 1941
Trasporta personale e rifornimenti della Wehrmacht da Catania a Patrasso, in convoglio con i piroscafi tedeschi Procida, Trapani e Tinos e la scorta dell’Egitto.
30 agosto 1941
Compie un viaggio da Patrasso a Brindisi insieme al piroscafo tedesco Castellon e con la scorta dell’incrociatore ausiliario Attilio Deffenu.
25 settembre 1941
Requisito dalla Regia Marina a Trieste, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
20 ottobre 1941
Parte da Brindisi alle 13.50 in convoglio con il piroscafo Iseo, scortato dal cacciatorpediniere Strale.
22 ottobre 1941
Il convoglio viene dirottato a Navarino, dove giunge alle 10.50, per allarme navale: il giorno precedente la ricognizione aerea ha infatti avvistato la Forza K britannica – incrociatori leggeri Aurora e Penelope e cacciatorpediniere Lance e Lively – in arrivo a Malta, e Supermarina ha disposto per misura precauzionale la temporanea sospensione del traffico da e per la Libia.
23 ottobre 1941
Dato che la rotta Brindisi-Bengasi passa ad oltre 300 miglia da Malta, rendendo fortemente improbabile che una formazione navale possa attaccare le navi su quella rotta senza essere prima avvistata, Supermarina dispone la ripresa dei collegamenti con Bengasi. Il Bolsena riparte alle 20.50 diretto a Bengasi con Iseo e Strale.
25 ottobre 1941
Il convoglio giunge a Bengasi alle 13.30.
1° novembre 1941
Bolsena ed Iseo lasciano Bengasi alle 18.30 per tornare a Brindisi, scortati dalla torpediniera Procione.
4 novembre 1941
Il convoglio arriva a Brindisi alle 12.45.
16 novembre 1941
Nel momento più duro della battaglia dei convogli, il Bolsena ed il piroscafo tedesco Tinos, scortati dalla torpediniera Orione (tenente di vascello Gambetta), lasciano Brindisi alle 17 diretti a Bengasi. Sul Bolsena si trovano 341 tonnellate di provviste e materiali Commissariato, 395 tonnellate di munizioni, 140 tonnellate di provviste e materiali per enti civili, 330 tonnellate di materiali vari e munizioni per l’Afrika Korps e cinque tra autoveicoli e rimorchi.
17 novembre 1941
Alle 11.25 le navi vengono avvistate dal sommergibile britannico Upright (tenente di vascello John Somerton Wraith), avvicinatosi dopo aver notato, un quarto d’ora prima, fumo ed un aereo verso nord. Alle 11.40 l’Upright, tornato a quota periscopica dopo essere momentaneamente sceso in profondità (avendo notato che il convoglio sembra stare allontanandosi fino ad uscire dalla propria portata), vede che il convoglio ha virato verso di lui, dunque inizia l’attacco; alle 11.50 le navi virano però di nuovo, tornando sulla rotta precedente, ed alle 12.05, nel punto 38°09’ N e 19°29’ E (una cinquantina di miglia ad ovest di Cefalonia) il sommergibile lancia quattro siluri (due per ciascun mercantile) da 4570 metri. Nessuna nave viene colpita, e l’attacco passa anzi inosservato.
Alle 12.25 il convoglio viene avvistato a 8 miglia per 300° dal sommergibile britannico Urge (capitano di corvetta Edward Philip Tomkinson), che alle 13.02, in posizione 37°57’ N e 19°47’ E (40 miglia ad ovest di Cefalonia), lancia tre siluri al mercantile di coda, da una distanza di circa 4570 metri. Nessuna delle navi viene colpita, e dopo il lancio di quattro bombe di profondità (alle 13.10) le navi proseguono.
Alle 15 il convoglio viene pesantemente attaccato da bombardieri, che danneggiano leggermente i due piroscafi, costringendoli a riparare a Navarino, dove giungeranno alle 7.40 del 18.
21 novembre 1941
Bolsena e Tinos ripartono da Navarino alle 19, scortati ora anche dal cacciatorpediniere Strale (capitano di corvetta Goretti) quale rinforzo.
Alle 23.38 il sommergibile polacco Sokol (che alle 15.39 di quel giorno ha già infruttuosamente attaccato lo Strale con quattro siluri, nel Golfo di Navarino), nel punto 36°35’ N e 21°28’ E (ancora nel Golfo di Navarino), lancia tre siluri contro il Tinos, che viene mancato.
23 novembre 1941
I due mercantili arrivano a Bengasi alle 8.15 senza aver incontrato ulteriori problemi.
A causa delle distruzioni causate dalla guerra nelle strutture portuali di Bengasi, tuttavia, la discarica dei rifornimenti richiede parecchi giorni.
26 novembre 1941
Bolsena e Tinos stanno ancora sbarcando i loro carichi quando Bengasi viene pesantemente bombardata da aerei nemici: mentre il Tinos viene affondato, il Bolsena rimane pressoché indenne e può terminare la discarica dei materiali che ha a bordo.
30 novembre 1941
Finito di scaricare, il Bolsena lascia Bengasi alle 18.15, diretto a Tripoli con la scorta della torpediniera Centauro.
1° dicembre 1941
Giunge a Tripoli alle 15.
15 dicembre 1941
Lascia Tripoli alle 15, scortato dalla torpediniera Calliope, per tornare a Bengasi.
17 dicembre 1941
Arriva a Bengasi alle 8.30.
21 dicembre 1941
Tre giorni prima che Bengasi cada in mano alle forze britanniche in avanzata – è in corso l’operazione britannica «Crusader» –, il Bolsena lascia Bengasi alle 18.30 alla volta di Tripoli, in convoglio con il piroscafo tedesco Brook ed i motovelieri Rita, Delfino, Nicolò Padre e Fanum Fortunae. Si tratta di uno dei convogli organizzati per lo sgombero di Bengasi nell’imminenza della sua caduta; il Bolsena e le altre navi evacuano personale militare e 400 prigionieri. La scorta è costituita dai cacciasommergibili Cotugno e Garibaldi.
24 dicembre 1941
Il convoglio giunge a Tripoli a mezzogiorno.
5 gennaio 1942
Salpa alle 11 da Tripoli, diretto a Tunisi senza scorta.
7 gennaio 1942
Arriva a Tunisi alle 16.
5 febbraio 1942
Lascia Tunisi alle quattro del mattino, di nuovo privo di scorta, alla volta di Tripoli.
6 febbraio 1942
Alle 14.31 il Bolsena, in posizione 33°07’ N e 12°03’ E (al largo di Zuara), viene avvistato da cinque miglia di distanza – mentre procede a zig zag, scortato da aerei, su rotta 090° – dal sommergibile britannico P 31 (tenente di vascello John Bertram de Betham Kershaw). Il battello si avvicina ad alta velocità, ed alle 14.59 lancia tre siluri da 4570 iarde, mancando il bersaglio; il Bolsena accosta poi in direzione della costa, e l’aereo della scorta impedisce al P 31 di restare ancora in osservazione o di emergere per attaccare con il cannone.
7 febbraio 1942
Giunge a Tripoli alle nove del mattino.
21 febbraio 1942
Lascia Tripoli alle 15 diretto a Bengasi, che è stata riconquistata dalle forze dell’Asse. Non ha scorta.
24 febbraio 1942
Arriva a Bengasi alle undici.
6 marzo 1942
Lascia Bengasi alle 19.50 per Tripoli, scortato dal cacciatorpediniere Saetta.
9 marzo 1942
Arriva a destinazione alle nove del mattino.
9 maggio 1942
Lascia Taranto alle 22 per Bengasi, scortato dal cacciatorpediniere Saetta.
12 maggio 1942
Alle 6.30, all’uscita dello stretto di Messina, il Bolsena ed il Saetta si uniscono ai piroscafi Orsa e Menes, provenienti rispettivamente da Brindisi e Napoli il primo senza scorta ed il secondo scortato dal cacciatorpediniere Folgore, e vanno a formare il convoglio «L». Tale convoglio viene avvistato da ricognitori nemici ed attaccato da aerei alcune volte durante la notte, ma non si registrano danni.
Tutte le navi giungeranno a Bengasi alle 11.30 del giorno seguente.

L’affondamento

Alle 20.05 (19.30 per altra fonte) del 17 maggio 1942 il Bolsena, al comando del capitano Costantino Di Bartolo e con un equipaggio di 86 uomini (38 civili, 26 militari dell’Esercito, 19 militari della Regia Marina e tre carabinieri), salpò da Bengasi diretto a Taranto in convoglio con il piroscafo Iseo e con la scorta della torpediniera Pegaso (tenente di vascello Acton).
Dopo lo sbarco del pilota, il convoglio si dispose in linea di fila, con la Pegaso in testa, l’Iseo al centro ed il Bolsena in coda, procedendo a dieci nodi (secondo il rapporto del primo ufficiale del Bolsena, Dario Guerin; non più di 7-8 nodi secondo il volume “La difesa del traffico con l’Africa Settentrionale dal 1° ottobre 1941 al 30 settembre 1942” dell’USMM, che rileva la discrepanza con la velocità indicata da Guerin, ma afferma che date la posizione del siluramento e le rotte seguite la velocità non poteva essere stata superiore agli otto nodi).
Del passaggio del convoglio, tuttavia, era già stato informato il sommergibile britannico Turbulent, al comando del capitano di fregata John Wallace Linton. Ancora una volta, il “merito” dell’agguato andava all’organizzazione britannica «ULTRA», che il 17 maggio, sulla base di quanto ricavato da messaggi italiani intercettati e decifrati, comunicò che Bolsena ed Iseo avrebbero lasciato Bengasi alle 19.30 di quello stesso giorno, scortati dalla Pegaso, diretti l’uno a Taranto e l’altro a Brindisi. ULTRA indicò anche la velocità prevista: dieci nodi.
Il Turbulent si era portato in posizione idonea all’attacco già alle 23.20 del 17 maggio, e nove minuti dopo, nel punto 32°02’ N e 19°30’ E, avvistò le tre navi italiane in avvicinamento (con rotta 260°, poi cambiata in 335° da un’accostata, e velocità 10 nodi), che identificò come due mercantili di 4000 tsl ed un cacciatorpediniere di scorta, iniziando l’attacco.
All’1.40 del 18 (ora di bordo del Turbulent, 00.40 per l’orario italiano), dopo aver lungamente manovrato per portarsi in una posizione favorevole all’attacco, il sommergibile accostò per lanciare contro il piroscafo di coda, il Bolsena, ma Winton rilevò che la distanza era maggiore di quanto in precedenza avesse stimato, perciò assunse rotta parallela al convoglio e si rimise all’inseguimento. Alle due di notte (l’una per l’orario italiano) il battello britannico accostò di nuovo per lanciare contro il Bolsena, ed alle 2.10 (1.10 ora italiana), nel punto 32°16’ N e 19°16’ E, lanciò tre siluri da 1830 metri.
All’1.12 (ora italiana) del 18 maggio, improvvisamente, il Bolsena venne colpito in rapida successione da due siluri: il primo colpì in corrispondenza della stiva numero 3, sul lato di dritta, il secondo, dopo pochi secondi, sotto la plancia, all’altezza delle caldaie. (I siluri colpirono sul lato di dritta secondo il rapporto del primo ufficiale Guerin; il comandante Acton della Pegaso, invece, scrisse nel proprio rapporto che il Bolsena fu colpito da due siluri sul lato sinistro, dei quali si udirono le potenti esplosioni).
Il Bolsena affondò in pochissimo tempo – non più di mezzo minuto dallo scoppio del primo siluro al momento in cui la nave si fu completamente inabissata – nel punto 32°36’ N e 19°16’ E (o 32°26’ N e 19°15’ E, o 32°47’ N e 18°51’ E, o 32°21.9' N e 19°18' E; 45-50 miglia a nordovest di Bengasi o 55 miglia a nord della stessa città), trascinando sott’acqua, con il proprio risucchio, l’intero equipaggio. Meno della metà degli uomini, dopo qualche secondo, venne ributtata bruscamente in superficie insieme a due zattere (le scialuppe non poterono invece essere calate, stante la fulmineità dell’affondamento, e s’inabissarono con la nave); alcuni dei naufraghi si arrampicarono a bordo delle zattere, altri si aggrapparono ai rottami che galleggiavano nel mare.
La Pegaso, dopo aver visto la sagoma del Bolsena colpito sparire in una manciata di secondi per lasciare il posto solo a pochi segnali luminosi dei mezzi di salvataggio, raggiunse il probabile punto del lancio dei siluri e lanciò alcune bombe di profondità a scopo intimidatorio, non riuscendo a localizzare il sommergibile attaccante con l’ecogoniometro.
La torpediniera non si fermò a raccogliere i superstiti, dovendo scortare l’Iseo, ma proseguì all’1.50 dopo aver lanciato il segnale di scoperta e comunicato per radiosegnalatore a Bengasi (distante circa 50 miglia) la posizione dell’affondamento e la richiesta di mandare mezzi di soccorso per salvare i sopravvissuti (Iseo e Pegaso arrivarono a Taranto alle 15.30 del 20 maggio). Da Bengasi salparono alle cinque del mattino due motodragamine tedeschi, l’R 11 e l’R 16 della 6.Räumboots-Flotille, e Marina Bengasi dirottò sul luogo dell’affondamento anche l’anziana torpediniera Generale Marcello Prestinari, che era in mare.
I naufraghi rimasero in acqua per tutta la notte, finché non vennero avvistati da un aereo della Croce Rossa Italiana. Solo verso le 9.15 del mattino (secondo il resoconto del primo ufficiale Guerin) i superstiti del Bolsena vennero recuperati dai due dragamine tedeschi: erano 9 civili e 29 militari (secondo il primo ufficiale Guerin, mentre R 11 e R 16 riferirono di aver recuperato 36 sopravvissuti: 17 l’R 11, 19 l’R 16). Altri quarantotto uomini erano affondati con la nave o scomparsi in mare prima dell’arrivo dei soccorsi.
La Prestinari arrivò anch’essa poco più tardi (secondo il volume dell’USMM, alle 9.10, ma ciò è in disaccordo con quanto affermato dal primo ufficiale Guerin), ma solo per constatare che l’R 11 e l’R 16 avevano già recuperato tutti i superstiti ancora in vita.
I naufraghi vennero sbarcati a Bengasi; qui due dei civili recuperati spirarono nell’ospedale della città, portando il numero delle vittime a 50: trentatré membri dell’equipaggio civile, tra cui il comandante Di Bartolo ed il direttore di macchina, cinque militari della Regia Marina, tra cui il Regio Commissario, e 12 militari del Regio Esercito che erano a bordo di passaggio.

Le vittime tra l’equipaggio civile:
(si ringraziano Carlo Di Nitto, Michele Strazzeri e Giancarlo Covolo)
 
Vincenzo Amadei, marinaio, da Livorno
Amedeo Apollonio, carbonaio, da Monte Marciano
Epremio Arsenio, fuochista, da Brindisi
Francesco Augustoni, ufficiale di coperta
Augusto Bavdaz o Ravdaz, garzone di cucina, da Gorizia
Matteo Bazzarini, nocchiero, da Rovigno
Guido Bin, meccanico, da Trieste
Giuseppe Buetti, garzone di cucina
Bruno Cantarutti, ufficiale radiotelegrafista
Marcello Dagri, carpentiere, da Isola d’Ischia
Augusto Delfino o Dolfin, fuochista, da Chioggia
Nicola Del Re, marinaio, da Mola di Bari
Costantino Di Bartolo, comandante, da Palermo
Domenico Flego, marittimo, da Pirano
Giuliano Flego, carbonaio, da Trieste
Giuseppe Fontana, fuochista, da Orsera
Giovanni Gargiulli, ufficiale di macchina, da Civitavecchia
Alfredo Gianbenedetti, fuochista, da Ancona
Fortunato Giani o Gianni, cambusiere/dispensiere, da Capodistria
Giovanni Kobald, dispensiere, da Stans (Austria)
Daniele Liuba, marinaio, da Slarin (Croazia)
Paolo Menga, fuochista, da Mola di Bari
Giovanni Minervini, marinaio, da Molfetta
Francesco Orofino, carbonaio, da Catania
Marcello Rabas, fuochista, da Trieste
Andrea Rade o Rode, fuochista, da Trieste
Pietro Ratti, ufficiale di macchina, da Monfalcone
Bruno Rismondo, marinaio, da Rovigno
Mario Rizzardi, ufficiale di macchina, da Trieste
Giuseppe Robertovich, fuochista, da Eso Grande (Croazia)
Dante Semi, maestro di camera, da Trieste
Teodoro Tortorella, fuochista, da Brindisi
Enrico Urbani, cameriere, da Villa Santina
 
Personale della Regia Marina morto sul Bolsena:
 
Gherardo Bogi, tenente del Genio Navale, da Calci
Elio Ceccarelli, marinaio, da Monte San Vito
Mauro Orlando, marinaio segnalatore, da Guardiagrele
Umberto Pezzini, marinaio cannoniere, da Predore
Sergio Sortini, marinaio cannoniere, da Ferrara

Giuseppe Pressendo, nato ad Este il 3 giugno 1920, in una foto scattata all’età di 102 anni. Capopezzo delle mitragliere Breda 20/65 mm imbarcate sul Bolsena per la difesa contraerea, fu l’unico superstite tra il personale delle due mitragliere prodiere (g.c. Roberto Bobbio)

L’affondamento del Bolsena nel giornale di bordo del Turbulent (da Uboat.net):

17 May 1942
2320 hours - Arrived in the patrol position ordered to intercept the expected convoy.
2329 hours - Sighted three ships and a minute later heard their HE. These were two merchant ships, of about 4000 tons each [Iseo e Bolsena], and one escorting destroyer [la Pegaso]. Started attack.
18 May 1942
0140 hours - After a lot of manoeuvring to get into a favourable attack position, turned in to fire at the rear ship [il Bolsena]. It turned out that the range was greater then was thought. Turned to a parallel course and started to catch up again.
0200 hours - Turned in again to fire at the rear ship.
0210 hours - Fired three torpedoes from 2000 yards resulting in two hits. Dived. The torpedoed ship was heard to be breaking up shortly afterwards.”


Il Bolsena su Lemairesoft

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