Il Bolsena (da “Trasporti marittimi di linea – Volume V – Dallo smoking alla divisa – La Marina Mercantile dal 1932 al 1945” di Francesco Ogliari, via Guglielmo Lepre) |
Piroscafo da carico
di 2384 tsl, 1324 tsn e 2890 tpl, lungo 86,87 m, largo 12,73 e pescante 5,79,
con velocità di 11,5 nodi. Appartenente alla Società Anonima di Navigazione
Adriatica, immatricolato con matricola 365 al Compartimento Marittimo di
Trieste, nominativo internazionale IBOE, nome in codice «Tre».
Breve e parziale cronologia.
Maggio 1918
Completato nei
cantieri Osbourne, Graham & Co. Ltd. di North Hylton (Sunderland) come
piroscafo da carico (carboniera) del tipo standard «War A – War B» (per la
costruzione bellica in serie) con il nome di War Battery. Di proprietà dello Shipping Controller ed in gestione
a Balls & Stansfield. Stazza lorda originaria 2352 tsl.
1919
Venduto alla Società
Italiana di Servizi Marittimi, con sede a Genova, e ribattezzato Bolsena.
1932
Venduto al Lloyd
Triestino.
1937
Acquistato dalla
Società Anonima di Navigazione Adriatica, con sede a Venezia.
Utilizzato sulla
linea n. 57 Adriatico-Siria (capolinea a Trieste).
4 giugno 1937
Entra in collisione,
nelle acque di Porto Said, con la nave cisterna britannica British Valour; entrambe le navi riportano danni.
Agosto 1939
Cessa il servizio di
linea ed inizia ad essere impiegato in viaggi straordinari alle dipendenze del
governo.
18 dicembre 1939
Viene dirottato a
Malta e sottoposto a controllo da parte delle autorità britanniche.
3 gennaio 1940
Giunge a Trieste; vi
stazionerà inattivo per oltre un anno, sino al febbraio 1941.
3 novembre 1940
Salpa da Durazzo
scarico, alle 20.30, insieme alle motonavi Verdi
e Puccini, con la scorta del piccolo
incrociatore ausiliario Lago Zuai e
della torpediniera Generale Marcello
Prestinari.
4 novembre 1940
Il convoglio giunge a
Bari alle 7.30.
17 gennaio 1941
Salpa da Bari alle
22, in servizio civile, insieme ai piroscafi Diana e Monstella, che
trasportano invece truppe e rifornimenti (151 uomini, 900 quadrupedi e 78
tonnellate di materiali), e con la scorta della vecchia torpediniera Calatafimi.
18 gennaio 1941
Il convoglio arriva a
Durazzo alle 11.15.
Febbraio 1941
Noleggiato dalla
Regia Marina.
13 marzo 1941
Il Bolsena, scarico, lascia Durazzo alle
5.30 in convoglio con le motonavi Maria
(scarica), Città di Bastia e Città di Tripoli (aventi a bordo, tra
tutt’e due, 497 feriti) e la scorta della torpediniera Solferino. Il convoglio giunge a Bari alle 19.30.
25 marzo 1941
Parte da Bari alle
20.30 insieme al piroscafo Laura C.
ed alla motonave Riv (il carico dei
tre mercantili assomma in tutto a 233 veicoli, 1780 tonnellate di munizioni e
1494 tonnellate di altri materiali, oltre a 61 uomini).
26 marzo 1941
Le navi arrivano a
Durazzo alle 10.50.
4 aprile 1941
Lascia Durazzo per
Bari all’una di notte, insieme al piroscafo Perla
ed alla motonave Donizetti (tutte e
tre le navi sono scariche) e con la scorta della torpediniera Giacomo Medici. Il convoglio arriva a
Bari alle 16.40.
23 aprile 1941
Lascia Brindisi alle
4 in convoglio con i piroscafi Nennella
e Tagliamento e la torpediniera Calatafimi, trasportando foraggio ed
altri rifornimenti. Le navi giungono a Durazzo alle 15.30.
21 luglio 1941
Trasporta truppe e
materiali delle forze tedesche da Patrasso a Taranto, insieme al piroscafo
tedesco Tinos e con la scorta
dell’incrociatore ausiliario Egitto.
3 agosto 1941
Trasporta personale e
rifornimenti della Wehrmacht da Catania a Patrasso, in convoglio con i
piroscafi tedeschi Procida, Trapani e Tinos e la scorta dell’Egitto.
30 agosto 1941
Compie un viaggio da
Patrasso a Brindisi insieme al piroscafo tedesco Castellon e con la scorta dell’incrociatore ausiliario Attilio Deffenu.
25 settembre 1941
Requisito dalla Regia
Marina a Trieste, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello
Stato.
20 ottobre 1941
Parte da Brindisi
alle 13.50 in convoglio con il piroscafo Iseo,
scortato dal cacciatorpediniere Strale.
22 ottobre 1941
Il convoglio viene
dirottato a Navarino, dove giunge alle 10.50, per allarme navale: il giorno
precedente la ricognizione aerea ha infatti avvistato la Forza K britannica –
incrociatori leggeri Aurora e Penelope e cacciatorpediniere Lance e Lively – in arrivo a Malta, e Supermarina ha disposto per misura
precauzionale la temporanea sospensione del traffico da e per la Libia.
23 ottobre 1941
Dato che la rotta
Brindisi-Bengasi passa ad oltre 300 miglia da Malta, rendendo fortemente
improbabile che una formazione navale possa attaccare le navi su quella rotta
senza essere prima avvistata, Supermarina dispone la ripresa dei collegamenti
con Bengasi. Il Bolsena riparte alle
20.50 diretto a Bengasi con Iseo e Strale.
25 ottobre 1941
Il convoglio giunge a
Bengasi alle 13.30.
1° novembre 1941
Bolsena ed Iseo lasciano
Bengasi alle 18.30 per tornare a Brindisi, scortati dalla torpediniera Procione.
4 novembre 1941
Il convoglio arriva a
Brindisi alle 12.45.
16 novembre 1941
Nel momento più duro
della battaglia dei convogli, il Bolsena
ed il piroscafo tedesco Tinos,
scortati dalla torpediniera Orione (tenente
di vascello Gambetta), lasciano Brindisi alle 17 diretti a Bengasi. Sul Bolsena si trovano 341 tonnellate di
provviste e materiali Commissariato, 395 tonnellate di munizioni, 140
tonnellate di provviste e materiali per enti civili, 330 tonnellate di
materiali vari e munizioni per l’Afrika Korps e cinque tra autoveicoli e
rimorchi.
17 novembre 1941
Alle 11.25 le navi
vengono avvistate dal sommergibile britannico Upright (tenente di vascello John Somerton Wraith), avvicinatosi
dopo aver notato, un quarto d’ora prima, fumo ed un aereo verso nord. Alle
11.40 l’Upright, tornato a quota
periscopica dopo essere momentaneamente sceso in profondità (avendo notato che
il convoglio sembra stare allontanandosi fino ad uscire dalla propria portata),
vede che il convoglio ha virato verso di lui, dunque inizia l’attacco; alle
11.50 le navi virano però di nuovo, tornando sulla rotta precedente, ed alle
12.05, nel punto 38°09’ N e 19°29’ E (una cinquantina di miglia ad ovest di
Cefalonia) il sommergibile lancia quattro siluri (due per ciascun mercantile)
da 4570 metri. Nessuna nave viene colpita, e l’attacco passa anzi inosservato.
Alle 12.25 il
convoglio viene avvistato a 8 miglia per 300° dal sommergibile britannico Urge (capitano di corvetta Edward Philip
Tomkinson), che alle 13.02, in posizione 37°57’ N e 19°47’ E (40 miglia ad
ovest di Cefalonia), lancia tre siluri al mercantile di coda, da una distanza
di circa 4570 metri. Nessuna delle navi viene colpita, e dopo il lancio di
quattro bombe di profondità (alle 13.10) le navi proseguono.
Alle 15 il convoglio
viene pesantemente attaccato da bombardieri, che danneggiano leggermente i due
piroscafi, costringendoli a riparare a Navarino, dove giungeranno alle 7.40 del
18.
21 novembre 1941
Bolsena e Tinos ripartono da
Navarino alle 19, scortati ora anche dal cacciatorpediniere Strale (capitano di corvetta Goretti)
quale rinforzo.
Alle 23.38 il
sommergibile polacco Sokol (che alle
15.39 di quel giorno ha già infruttuosamente attaccato lo Strale con quattro siluri, nel Golfo di Navarino), nel punto 36°35’
N e 21°28’ E (ancora nel Golfo di Navarino), lancia tre siluri contro il Tinos, che viene mancato.
23 novembre 1941
I due mercantili
arrivano a Bengasi alle 8.15 senza aver incontrato ulteriori problemi.
A causa delle
distruzioni causate dalla guerra nelle strutture portuali di Bengasi, tuttavia,
la discarica dei rifornimenti richiede parecchi giorni.
26 novembre 1941
Bolsena e Tinos stanno ancora
sbarcando i loro carichi quando Bengasi viene pesantemente bombardata da aerei
nemici: mentre il Tinos viene
affondato, il Bolsena rimane
pressoché indenne e può terminare la discarica dei materiali che ha a bordo.
30 novembre 1941
Finito di scaricare,
il Bolsena lascia Bengasi alle 18.15,
diretto a Tripoli con la scorta della torpediniera Centauro.
1° dicembre 1941
Giunge a Tripoli alle
15.
15 dicembre 1941
Lascia Tripoli alle
15, scortato dalla torpediniera Calliope,
per tornare a Bengasi.
17 dicembre 1941
Arriva a Bengasi alle
8.30.
21 dicembre 1941
Tre giorni prima che
Bengasi cada in mano alle forze britanniche in avanzata – è in corso
l’operazione britannica «Crusader» –, il Bolsena
lascia Bengasi alle 18.30 alla volta di Tripoli, in convoglio con il piroscafo
tedesco Brook ed i motovelieri Rita, Delfino, Nicolò Padre e Fanum Fortunae. Si tratta di uno dei
convogli organizzati per lo sgombero di Bengasi nell’imminenza della sua
caduta; il Bolsena e le altre navi
evacuano personale militare e 400 prigionieri. La scorta è costituita dai
cacciasommergibili Cotugno e Garibaldi.
24 dicembre 1941
Il convoglio giunge a
Tripoli a mezzogiorno.
5 gennaio 1942
Salpa alle 11 da
Tripoli, diretto a Tunisi senza scorta.
7 gennaio 1942
Arriva a Tunisi alle
16.
5 febbraio 1942
Lascia Tunisi alle
quattro del mattino, di nuovo privo di scorta, alla volta di Tripoli.
6 febbraio 1942
Alle 14.31 il Bolsena, in posizione 33°07’ N e 12°03’
E (al largo di Zuara), viene avvistato da cinque miglia di distanza – mentre
procede a zig zag, scortato da aerei, su rotta 090° – dal sommergibile
britannico P 31 (tenente di vascello
John Bertram de Betham Kershaw). Il battello si avvicina ad alta velocità, ed
alle 14.59 lancia tre siluri da 4570 iarde, mancando il bersaglio; il Bolsena accosta poi in direzione della
costa, e l’aereo della scorta impedisce al P
31 di restare ancora in osservazione o di emergere per attaccare con il
cannone.
7 febbraio 1942
Giunge a Tripoli alle
nove del mattino.
21 febbraio 1942
Lascia Tripoli alle
15 diretto a Bengasi, che è stata riconquistata dalle forze dell’Asse. Non ha
scorta.
24 febbraio 1942
Arriva a Bengasi alle
undici.
6 marzo 1942
Lascia Bengasi alle
19.50 per Tripoli, scortato dal cacciatorpediniere Saetta.
9 marzo 1942
Arriva a destinazione
alle nove del mattino.
9 maggio 1942
Lascia Taranto alle
22 per Bengasi, scortato dal cacciatorpediniere Saetta.
12 maggio 1942
Alle 6.30, all’uscita
dello stretto di Messina, il Bolsena
ed il Saetta si uniscono ai piroscafi
Orsa e Menes, provenienti rispettivamente da Brindisi e Napoli il primo
senza scorta ed il secondo scortato dal cacciatorpediniere Folgore, e vanno a formare il convoglio «L». Tale convoglio viene
avvistato da ricognitori nemici ed attaccato da aerei alcune volte durante la
notte, ma non si registrano danni.
Tutte le navi
giungeranno a Bengasi alle 11.30 del giorno seguente.
L’affondamento
Alle 20.05 (19.30 per
altra fonte) del 17 maggio 1942 il Bolsena,
al comando del capitano Costantino Di Bartolo e con un equipaggio di 86 uomini
(38 civili, 26 militari dell’Esercito, 19 militari della Regia Marina e tre
carabinieri), salpò da Bengasi diretto a Taranto in convoglio con il piroscafo Iseo e con la scorta della torpediniera Pegaso (tenente di vascello Acton).
Dopo lo sbarco del
pilota, il convoglio si dispose in linea di fila, con la Pegaso in testa, l’Iseo
al centro ed il Bolsena in coda,
procedendo a dieci nodi (secondo il rapporto del primo ufficiale del Bolsena, Dario Guerin; non più di 7-8
nodi secondo il volume “La difesa del traffico con l’Africa Settentrionale dal
1° ottobre 1941 al 30 settembre 1942” dell’USMM, che rileva la discrepanza con
la velocità indicata da Guerin, ma afferma che date la posizione del
siluramento e le rotte seguite la velocità non poteva essere stata superiore
agli otto nodi).
Del passaggio del
convoglio, tuttavia, era già stato informato il sommergibile britannico Turbulent, al comando del capitano di
fregata John Wallace Linton. Ancora una volta, il “merito” dell’agguato andava
all’organizzazione britannica «ULTRA», che il 17 maggio, sulla base di quanto
ricavato da messaggi italiani intercettati e decifrati, comunicò che Bolsena ed Iseo avrebbero lasciato Bengasi alle 19.30 di quello stesso giorno,
scortati dalla Pegaso, diretti l’uno
a Taranto e l’altro a Brindisi. ULTRA indicò anche la velocità prevista: dieci
nodi.
Il Turbulent si era portato in posizione
idonea all’attacco già alle 23.20 del 17 maggio, e nove minuti dopo, nel punto
32°02’ N e 19°30’ E, avvistò le tre navi italiane in avvicinamento (con rotta
260°, poi cambiata in 335° da un’accostata, e velocità 10 nodi), che identificò
come due mercantili di 4000 tsl ed un cacciatorpediniere di scorta, iniziando
l’attacco.
All’1.40 del 18 (ora
di bordo del Turbulent, 00.40 per
l’orario italiano), dopo aver lungamente manovrato per portarsi in una
posizione favorevole all’attacco, il sommergibile accostò per lanciare contro
il piroscafo di coda, il Bolsena, ma
Winton rilevò che la distanza era maggiore di quanto in precedenza avesse
stimato, perciò assunse rotta parallela al convoglio e si rimise
all’inseguimento. Alle due di notte (l’una per l’orario italiano) il battello
britannico accostò di nuovo per lanciare contro il Bolsena, ed alle 2.10 (1.10 ora italiana), nel punto 32°16’ N e
19°16’ E, lanciò tre siluri da 1830 metri.
All’1.12 (ora italiana) del 18 maggio, improvvisamente, il Bolsena venne colpito in rapida successione da due siluri: il primo colpì in corrispondenza della stiva numero 3, sul lato di dritta, il secondo, dopo pochi secondi, sotto la plancia, all’altezza delle caldaie. (I siluri colpirono sul lato di dritta secondo il rapporto del primo ufficiale Guerin; il comandante Acton della Pegaso, invece, scrisse nel proprio rapporto che il Bolsena fu colpito da due siluri sul lato sinistro, dei quali si udirono le potenti esplosioni).
All’1.12 (ora italiana) del 18 maggio, improvvisamente, il Bolsena venne colpito in rapida successione da due siluri: il primo colpì in corrispondenza della stiva numero 3, sul lato di dritta, il secondo, dopo pochi secondi, sotto la plancia, all’altezza delle caldaie. (I siluri colpirono sul lato di dritta secondo il rapporto del primo ufficiale Guerin; il comandante Acton della Pegaso, invece, scrisse nel proprio rapporto che il Bolsena fu colpito da due siluri sul lato sinistro, dei quali si udirono le potenti esplosioni).
Il Bolsena affondò in pochissimo tempo –
non più di mezzo minuto dallo scoppio del primo siluro al momento in cui la
nave si fu completamente inabissata – nel punto 32°36’ N e 19°16’ E (o 32°26’ N
e 19°15’ E, o 32°47’ N e 18°51’ E, o 32°21.9' N e 19°18' E; 45-50 miglia a
nordovest di Bengasi o 55 miglia a nord della stessa città), trascinando
sott’acqua, con il proprio risucchio, l’intero equipaggio. Meno della metà
degli uomini, dopo qualche secondo, venne ributtata bruscamente in superficie
insieme a due zattere (le scialuppe non poterono invece essere calate, stante
la fulmineità dell’affondamento, e s’inabissarono con la nave); alcuni dei
naufraghi si arrampicarono a bordo delle zattere, altri si aggrapparono ai
rottami che galleggiavano nel mare.
La Pegaso, dopo aver visto la sagoma del Bolsena colpito sparire in una manciata
di secondi per lasciare il posto solo a pochi segnali luminosi dei mezzi di
salvataggio, raggiunse il probabile punto del lancio dei siluri e lanciò alcune
bombe di profondità a scopo intimidatorio, non riuscendo a localizzare il
sommergibile attaccante con l’ecogoniometro.
La torpediniera non
si fermò a raccogliere i superstiti, dovendo scortare l’Iseo, ma proseguì all’1.50 dopo aver lanciato il segnale di
scoperta e comunicato per radiosegnalatore a Bengasi (distante circa 50 miglia)
la posizione dell’affondamento e la richiesta di mandare mezzi di soccorso per
salvare i sopravvissuti (Iseo e Pegaso arrivarono a Taranto alle 15.30
del 20 maggio). Da Bengasi salparono alle cinque del mattino due motodragamine
tedeschi, l’R 11 e l’R 16 della 6.Räumboots-Flotille, e
Marina Bengasi dirottò sul luogo dell’affondamento anche l’anziana torpediniera
Generale Marcello Prestinari, che era
in mare.
I naufraghi rimasero
in acqua per tutta la notte, finché non vennero avvistati da un aereo della
Croce Rossa Italiana. Solo verso le 9.15 del mattino (secondo il resoconto del
primo ufficiale Guerin) i superstiti del Bolsena
vennero recuperati dai due dragamine tedeschi: erano 9 civili e 29 militari
(secondo il primo ufficiale Guerin, mentre R
11 e R 16 riferirono di aver
recuperato 36 sopravvissuti: 17 l’R 11,
19 l’R 16). Altri quarantotto uomini
erano affondati con la nave o scomparsi in mare prima dell’arrivo dei soccorsi.
La Prestinari arrivò anch’essa poco più
tardi (secondo il volume dell’USMM, alle 9.10, ma ciò è in disaccordo con
quanto affermato dal primo ufficiale Guerin), ma solo per constatare che l’R 11 e l’R 16 avevano già recuperato tutti i superstiti ancora in vita.
I naufraghi vennero
sbarcati a Bengasi; qui due dei civili recuperati spirarono nell’ospedale della
città, portando il numero delle vittime a 50: trentatré membri dell’equipaggio
civile, tra cui il comandante Di Bartolo ed il direttore di macchina, cinque
militari della Regia Marina, tra cui il Regio Commissario, e 12 militari del
Regio Esercito che erano a bordo di passaggio.
Le vittime tra l’equipaggio civile:
(si ringraziano Carlo Di Nitto, Michele Strazzeri e Giancarlo Covolo)
Vincenzo Amadei, marinaio, da Livorno
Amedeo Apollonio, carbonaio, da Monte Marciano
Epremio Arsenio, fuochista, da Brindisi
Francesco Augustoni, ufficiale di coperta
Augusto Bavdaz o Ravdaz, garzone di cucina, da Gorizia
Matteo Bazzarini, nocchiero, da Rovigno
Guido Bin, meccanico, da Trieste
Giuseppe Buetti, garzone di cucina
Bruno Cantarutti, ufficiale radiotelegrafista
Marcello Dagri, carpentiere, da Isola d’Ischia
Augusto Delfino o Dolfin, fuochista, da Chioggia
Nicola Del Re, marinaio, da Mola di Bari
Costantino Di Bartolo, comandante, da Palermo
(si ringraziano Carlo Di Nitto, Michele Strazzeri e Giancarlo Covolo)
Vincenzo Amadei, marinaio, da Livorno
Amedeo Apollonio, carbonaio, da Monte Marciano
Epremio Arsenio, fuochista, da Brindisi
Francesco Augustoni, ufficiale di coperta
Augusto Bavdaz o Ravdaz, garzone di cucina, da Gorizia
Matteo Bazzarini, nocchiero, da Rovigno
Guido Bin, meccanico, da Trieste
Giuseppe Buetti, garzone di cucina
Bruno Cantarutti, ufficiale radiotelegrafista
Marcello Dagri, carpentiere, da Isola d’Ischia
Augusto Delfino o Dolfin, fuochista, da Chioggia
Nicola Del Re, marinaio, da Mola di Bari
Costantino Di Bartolo, comandante, da Palermo
Domenico Flego, marittimo, da Pirano
Giuliano Flego, carbonaio, da Trieste
Giuliano Flego, carbonaio, da Trieste
Giuseppe Fontana, fuochista, da Orsera
Giovanni Gargiulli, ufficiale di macchina, da Civitavecchia
Alfredo Gianbenedetti, fuochista, da Ancona
Fortunato Giani o Gianni, cambusiere/dispensiere, da Capodistria
Giovanni Kobald, dispensiere, da Stans (Austria)
Daniele Liuba, marinaio, da Slarin (Croazia)
Paolo Menga, fuochista, da Mola di Bari
Giovanni Minervini, marinaio, da Molfetta
Francesco Orofino, carbonaio, da Catania
Marcello Rabas, fuochista, da Trieste
Andrea Rade o Rode, fuochista, da Trieste
Pietro Ratti, ufficiale di macchina, da Monfalcone
Bruno Rismondo, marinaio, da Rovigno
Mario Rizzardi, ufficiale di macchina, da Trieste
Giuseppe Robertovich, fuochista, da Eso Grande (Croazia)
Dante Semi, maestro di camera, da Trieste
Teodoro Tortorella, fuochista, da Brindisi
Enrico Urbani, cameriere, da Villa Santina
Personale della Regia Marina morto sul Bolsena:
Gherardo Bogi, tenente del Genio Navale, da Calci
Elio Ceccarelli, marinaio, da Monte San Vito
Mauro Orlando, marinaio segnalatore, da Guardiagrele
Umberto Pezzini, marinaio cannoniere, da Predore
Sergio Sortini, marinaio cannoniere, da Ferrara
Alfredo Gianbenedetti, fuochista, da Ancona
Fortunato Giani o Gianni, cambusiere/dispensiere, da Capodistria
Giovanni Kobald, dispensiere, da Stans (Austria)
Daniele Liuba, marinaio, da Slarin (Croazia)
Paolo Menga, fuochista, da Mola di Bari
Giovanni Minervini, marinaio, da Molfetta
Francesco Orofino, carbonaio, da Catania
Marcello Rabas, fuochista, da Trieste
Andrea Rade o Rode, fuochista, da Trieste
Pietro Ratti, ufficiale di macchina, da Monfalcone
Bruno Rismondo, marinaio, da Rovigno
Mario Rizzardi, ufficiale di macchina, da Trieste
Giuseppe Robertovich, fuochista, da Eso Grande (Croazia)
Dante Semi, maestro di camera, da Trieste
Teodoro Tortorella, fuochista, da Brindisi
Enrico Urbani, cameriere, da Villa Santina
Personale della Regia Marina morto sul Bolsena:
Gherardo Bogi, tenente del Genio Navale, da Calci
Elio Ceccarelli, marinaio, da Monte San Vito
Mauro Orlando, marinaio segnalatore, da Guardiagrele
Umberto Pezzini, marinaio cannoniere, da Predore
Sergio Sortini, marinaio cannoniere, da Ferrara
L’affondamento del Bolsena nel giornale di bordo del Turbulent (da Uboat.net):
“17 May 1942
2320 hours - Arrived in the patrol position ordered to intercept the expected convoy.
“17 May 1942
2320 hours - Arrived in the patrol position ordered to intercept the expected convoy.
2329 hours - Sighted
three ships and a minute later heard their HE. These were two merchant ships,
of about 4000 tons each [Iseo e Bolsena], and one escorting destroyer [la
Pegaso]. Started attack.
18 May 1942
0140 hours - After a lot of manoeuvring to get into a favourable attack position, turned in to fire at the rear ship [il Bolsena]. It turned out that the range was greater then was thought. Turned to a parallel course and started to catch up again.
0140 hours - After a lot of manoeuvring to get into a favourable attack position, turned in to fire at the rear ship [il Bolsena]. It turned out that the range was greater then was thought. Turned to a parallel course and started to catch up again.
0200 hours - Turned
in again to fire at the rear ship.
0210 hours - Fired
three torpedoes from 2000 yards resulting in two hits. Dived. The torpedoed
ship was heard to be breaking up shortly afterwards.”
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